Desidero
parlare con chi mai
ha udito
la mia voce,
[di frivolezze
ed eruditi discorsi];
vorrei
sapere quanto l’immagine
collima
con il reale,
[oltre l’apparenza].
Desidero
urlare il veleno
interiore,
di subdoli
fragili pensieri
voraci,
dannati
peccatori!
Ogni
volta sento
quelle
quattro lettere disposte a caso,
[e piango, rido
e scivolo],
ed in viso
la calma
(nasconde
ogni rigurgito di
bile immaginaria).
Sono
davvero così
bianca
come credevo?
Cercando
la luce,
accettandomi,
ho
realizzato quanto nero
c’è
nascosto nelle mie viscere,
[e nello
stomaco;
ribolle!]
Posso
smettere di bruciare per
favore?
Posso
spegnermi e
fuggire verso il cielo?
Non
c’è posto per
me.
Non
è
bello come dicono
essere
desiderati [credo]
o
desiderare.
Ma
qualcosa di bene
l’ha
fatto, in fondo,
questo male;
ora non sono più
terrorizzata dall’idea di sparire.