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Autore: DanzaNelFuoco    10/03/2021    1 recensioni
Gli anni Settanta per Crowley sono una macchia confusa, una sbavatura sulla sua linea temporale, piena di cose che potrebbero essere successe o meno, che lui potrebbe aver sognato dopo aver lasciato sciogliere un francobollo di LSD sulla lingua ancheggiando ubriaco in una discoteca di Soho. È quasi certo di essersi trasformato in serpente davanti a qualcuno una volta, ma in ogni caso erano tutti in pieno delirio allucinogeno, quindi non importa.
La nebbia che è stato quel periodo per lui si era interrotta improvvisamente una notte, quella in cui ha rischiato di far perdere la ali ad Aziraphale.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Reality challenge (LandeDiFandom) 
Prompt: Disco eleganza
(07/09/2019) 


 
- Forgotten Nights - 

Aziraphale direbbe che Crowley ha una vera e propria ossessione per le sue ali. 

Non è che gli dispiacciano le attenzioni ma l’angelo si domanda se dietro la richiesta di vedere le sue ali ogni volta che si separano dopo un incontro non ci sia un dolore profondo per aver perso il candore delle proprie. Crowley infatti non si limita a guardare, il demone deve toccare, esaminare, una volta ha persino affondato il naso tra le piume iridescenti. 

Aziraphale non sa cosa ci sia dietro. Sa solo che è iniziato una notte del 1976. I suoi ricordi sono un po’ confusi perché ammette di essersi lasciato ubriacare - e forse altro, potrebbe o meno aver accettato un qualche altro preparato umano che abbia interferito con il suo corpo di carne prestata e  aver indugiato nelle sensazioni senza essersi costretto a smaltire la sbornia come avrebbe dovuto. 

Ora che ci pensa in questi termini Aziraphale si domanda - arrossendo - come sia possibile che non sia ancora caduto. 

 

* * * 

 

Gli anni Settanta per Crowley sono una macchia confusa, una sbavatura sulla sua linea temporale, piena di cose che potrebbero essere successe o meno, che lui potrebbe aver sognato dopo aver lasciato sciogliere un francobollo di LSD sulla lingua ancheggiando ubriaco in una discoteca di Soho. È quasi certo di essersi trasformato in serpente davanti a qualcuno una volta, ma in ogni caso erano tutti in pieno delirio allucinogeno, quindi non importa. 

La nebbia che è stato quel periodo per lui si era interrotta improvvisamente una notte, quella in cui ha rischiato di far perdere la ali ad Aziraphale. Crowley non sa se il rischio sia mai stato reale, se non sia soltanto una sua paranoia e Aziraphale non abbia mai davvero corso il rischio di cadere, ma per la prima volta in secoli si era reso conto di una cosa: gli importava. 

E Aziraphale non era caduto, non quella volta, ma Crowley non poteva sapere se non fosse stato ad un passo dalla caduta ad ogni singola parola che si erano scambiati. Dopotutto Crowley è caduto nella stesso modo, frequentando compagnie sbagliate, facendo troppe domande, questionando e facendo battute poco spiritose - così era caduto Crowley, non in maniera spettacolare, ma con un processo graduale, involontario e che quasi era passato inosservato. 

A Crowley non dispiace essere un demone, agire per l’inferno e tutte quelle cose lì. Crowley non rimpiange i bei tempi andati in cui le sue ali erano bianchissime e passava il suo tempo a suonare l’arpa su una nuvoletta - ad essere onesti il suono dell’arpa gli faceva venire mal di testa. Forse era destinato a diventare un demone fin dagli albori - ma questo non vuol dire che augurerebbe ad Aziraphale la stessa cosa. Lui è… troppo buono. Non resisterebbe nemmeno dieci minuti se cadesse. 

Perciò non c’è niente di strano se Crowley chiede ad Aziraphale di vedere le sue ali ogni volta che si separano e se continua ad esaminarle spasmodicamente alla ricerca di una infinitesimale macchiolina di sporco, di una lieve sfumatura di grigio, finanche ad una solitaria piuma nera dopo essere stato in sua compagnia. Passare del tempo con il demone deve essere sbagliato - va contro ogni ragionevolezza il fatto che sia giusto - e quindi Crowley lascia che la sua paranoia prenda il sopravvento ogni singola volta, perché non è logico che Aziraphale non abbia come minimo iniziato a cadere. Anche se a ben pensarci, se non è caduto quella notte del 1976 Crowley dubita che Aziraphale cadrà mai. Forse. In fondo hanno ancora un’Apocalisse da fermare. 

 

* * * 

 

La discoteca è rumorosa e affollata e buia come sono sempre state le discoteche fin dall’inizio dei tempi. 

Crowley è andato, talmente fatto da continuare a ballare anche se la musica è finita perché il DJ deve cambiare disco. O forse il ritmo che sente è solo in un frequenze non percepibili dall’orecchio umano. Solo che almeno altre tre persone stanno ballando nelle vicinanze, ognuna su una musica diversa. 

Qualcuno gli afferra il braccio e le pupille di Crowley si restringono a due lame sottili per mettere a fuoco. I suoi occhi gialli sembrano brillare ancora di più nel buio della discoteca quando riconosce Aziraphale nella figura davanti a lui. “Aaaangelo! Sssseiii quiiii!” Le sue parole sono strascicate e cantilenanti e si perderebbero nella canzone appena cominciata se Aziraphale non potesse comunque sentirlo a prescindere. 

L’angelo non sembra particolarmente sorpreso - né turbato - di trovarlo in quelle condizioni. “Crowley, volevo parlarti perchè-”

Ma al demone in quel momento non potrebbe importare meno di qualunque missione che andrebbe ad autobilanciarsi nel grande schema delle cose, perciò gli sventola una mano davanti alla faccia. 

“Non adescio, Afy - Azra - Azyf- Angelo! Adescio è tempo di divertirsssi!” Crowley biascica e gli ficca in mano il proprio bicchiere pieno di una miscela di vodka e un altro liquido che ha il sospettoso odore di una marca diversa di vodka. “Conscidera tutto fatto!” 

Aziraphale tentenna, guardandosi intorno. Sperava di poter recuperare Crowley e andarsene in un posto meno affollato, ma in fondo non sarebbe la prima volta che si lascia intossicare dal demone e poi il loro ben oliato meccanismo per bilanciare bene e male nell’equilibrio dell’universo è così perfetto che Aziraphale può perdersi un giorno di ferie. 

Così Aziraphale beve il cocktail e quando Crowley gli infila tra le labbra una pastiglia, facendola sbattere contro i suoi incisivi bianchissimi, l’angelo apre la bocca e la manda giù senza farsi troppe domande e lascia che agisca. Quando si rende contro che forse avrebbe dovuto controllare meglio cosa stava prendendo è troppo perso per preoccuparsene. 

Quindi non è ben chiaro come alla fine si ritrovi in un angolo su un divanetto, con Crowley spalmatogli addosso e la lingua biforcuta del demone in bocca. Aziraphale sapeva di star entrando in un luogo di depravazione, ma in un luogo tanto pubblico… 

Crowley gli si sfrega addosso e l’angelo può percepire attraverso la stoffa leggera dei pantaloni come il demone stia desiderando abbastanza intensamente di avere un sesso. E - strano a dirsi, ma non se ne era accorto fino a quel momento - anche lui stesso sta avendo lo stesso tipo di desiderio. 

“Crowley,” Aziraphale ansima anche se prendere fiato non gli servirebbe, “dovremmo… ti dispiace?” 

Il demone annuisce contro l’incavo del suo collo e li trasporta nel proprio appartamento, senza nemmeno una parola - non pensa che la voce possa reggergli e dopotutto non ha nemmeno bisogno di chiedere “cosa?” L’angelo è un libro aperto. 

È solo più tardi, molti più tardi, nel fresco delle lenzuola appena stropicciate, in un letto che ha usato per la prima volta quella sera, che lo coglie l’epifania. 

Aziraphale si è unito carnalmente a lui. 

Non che questa sia l’epifania, non era così andato da non rendersi conto di cosa stesse accadendo. 

Ma. 

Aziraphale - l’angelo retto e probo - si è unito carnalmente a lui, Crowley - demone dell’inferno. L’angelo ha desiderato e ha amato e ha reso parte di sé un demone. Non possono non esserci conseguenze in tutto questo. 

“Oh, per tutte le fiamme di Lucifero! Aziraphale! Perderai le ali!” 

Aziraphale ridacchia. “Beh, perdere è un termine un po’ forte, dopotutto le mie ali non sono certo una macchina che io possa dimenticare dove l’abbia parcheggiata - anche se effettivamente servono a portarmi in giro, quindi sono un mezzo di trasporto! E pure per svariate dimensioni! Ora che ci penso è un po’ che non visito la quinta, è la mia preferita…” 

“Az, stai divagando!” Crowley sente la necessità di sbattere la testa contro il muro fino ad uccidere il sacco di carne che lo contiene perché Aziraphale non è abbastanza in sé per capire. 

“Oh, sì, è vero. Ma non ho voglia di tornare sobrio! Altri cinque minuti Crowley!” 

Forse è un effetto della droga ancora in circolo, ma il demone sente la disperazione crescergli in petto - nel punto esatto dove si suppone che lui non debba provare nulla da migliaia di anni. 

“Angelo! Mostrami le ali!” 

“Cos’è, un tuo kink?” Aziraphale lo prende in giro e Crowley rabbrividisce, perché fino a quella sera l’angelo nemmeno sapeva cosa fosse un kink. L’idea che ormai le sua ali debbano essere irrimediabilmente ingrigite solidifica nel suo cervello: Aziraphale è sicuramente ad un passo dal cadere ed è tutta colpa sua. 

“Sì, diciamo sì, adesso tirale fuori!” Crowley gli ordina bruscamente. Non ha tempo di spiegare. Deve valutare quanto grave sia il danno. 

Aziraphale si sposta su un fianco e spiega le ali. Ali bianche, candide, lattescenti ed immacolate, con sfumature dorate quasi impercettibile nello spettro dei colori demoniaci. 

Non è possibile. 

Crowley non riesce a credere ai suoi occhi. Ci deve essere qualcosa che gli sta sfuggendo, una macchiolina subdola, nascosta nel folto del suo piumaggio, abbastanza in profondità da passare inosservata in modo che Aziraphale non se ne renda conto e la lasci proliferare - una piccola crepa  scura in grado di sgretolare la sua anima immortale. Il demone immagina per un secondo come sarebbe un demonico Aziraphale e inorridisce. 

Così Crowley esamina piuma per piuma, arruffando e lisciando la lieve peluria delle penne, alla ricerca del più piccolo segno che l’anima di Aziraphale non sia abbastanza degna del Paradiso. 

Non ne trova, ma non riesce a dirsi sollevato perché “Non ha senso. Non è logico che tu non abbia come minimo iniziato a cadere. Non. È. Logico.”

Aziraphale ritira la ali e si volta verso di lui, prendendogli il volto tra le mano e costringendo gli occhi dorati del demone a fissarsi sui suoi. “No, certo che non è logico, Crowley. Lo sai anche tu.”

Aziraphale sorride e Crowley riesce finalmente a calmarsi. 

“È ineffabile.”  

  
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