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Autore: lady lina 77    10/03/2021    3 recensioni
Post S5... Prima di tuffarmi in una fanfiction lunga e drammatica, volevo scrivere qualcosa di leggero che desideravo mettere nero su bianco dalla fine della S5. E così eccovi questa breve fanfiction, pochi capitoli, dove racconterò il ritorno di Ross e Dwight dalla Francia e le vicende delle loro famiglie in crescita che purtroppo la serie BBC ci ha celato. E quindi eccovi Ross, Dwight, Demelza, Caroline, Jeremy, Clowance e i piccoli in arrivo, da Isabella-Rose a Sophie Enys.
Perché in fondo credo che fosse tutto quello che avremmo voluto dalla serie tv, no?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Penvenen, Demelza Carne, Dwight Enys, Ross Poldark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Fu una cena rumorosa dove Prudie, per una volta, si superò. In onore del signor Ross, con l'aiuto dei bambini, in poco tempo cucinò della carne con patate e carote e riuscì anche a mettere nel forno una torta in modo che in quella serata tanto attesa, Nampara si trasformasse quasi in una festa di Natale.
Demelza rimase quasi in silenzio, in disparte, lasciando che fossero i bambini a godersi il padre mentre mangiavano, sapendo che poi avrebbe avuto suo marito tutto per se appena giunti in camera.
Jeremy raccontò a Ross di quanto fosse diventato bravo a pescare ottenendo la promessa di uscire a breve in barca con lui, dei giochi coi suoi amici, di come si fosse reso utile a casa e dei progressi fatti a scuola con Rosina mentre Clowance, da sempre incuriosita dai cunicoli della Wheal Grace, ottenne di accompagnare suo padre in miniera quanto prima dopo avergli giurato di essere sempre stata obbediente e bravissima e di aver aiutato la mamma.
Demelza osservò Ross e nei suoi occhi vide l'orgoglio per i suoi figli. Lui non parlò molto, lasciò ai bambini l'onore di intrattenere la serata e finita la cena, per un pò si misero tutti e quattro davanti al camino a godersi il calore delle fiamme che, anche se era ormai primavera, risultavano gradevoli la sera, quando imbruniva.
I bimbi chiesero al padre della Francia, se fosse diventato un eroe della nazione e se gli avrebbero dato una medaglia ma alle risposte non troppo esaltanti del padre circa le sue avventure oltre-Manica, cambiarono argomento ricominciando a raccontare la loro vita in quegli ultimi mesi.
Alle nove Prudie venne a chiamare i bambini per andare a letto e Clowance protestò all'idea di dover tornare a dormire nella cameratta.
Ross le diede un leggero pizzicotto sulla punta del nasino all'insù. "Ognuno deve dormire nella sua stanza e la mia è con la mamma. La tua in fondo al corridoio...".
"Ma io e Jeremy abbiamo dormito con mamma in questi mesi, le abbiamo tenuto compagnia" - protestò la bimba.
"E io ringrazio tutti e due, ma ora ci penso io a tenere compagnia alla mamma come è giusto che sia".
Demelza ridacchiò, Ross sembrava decisamente divertito ma anche deciso a riappropriarsi dei suoi spazi. Le sarebbero mancati i suoi bambini ma era anche decisamente contenta di tornare ad essere una donna e una moglie e non solo una mamma. "Coraggio bambini, salutate vostro padre e correte a dormire".
"Sentito marmocchi!" - tuonò Prudie - "Si va a letto senza storie! Voi e io!".
Prudie strizzò un occhio ai due ma prima di riuscire a portare i bambini di sopra, Clowance si fermò e tornò indietro, correndo ad abbracciare Garrick che sonnecchiava davanti al fuoco. "Posso portarlo a dormire con me e Jeremy?".
Garrick sbuffò ma Demelza, annuendo, lo spinse a seguire i figli. "Certo, sarà contento di stare con voi".
In realtà Garrick non pareva molto felice di allontanarsi dal calore del camino ma, sonnecchioso, fece quanto richiesto e sparì con i bambini e Prudie su per le scale.
Ross si stiracchiò sul divano, attirando Demelza a se. "Dovremmo andare a letto anche noi".
"Hai sonno?".
"No" - le rispose, con sguardo malizioso. "Amo i nostri figli ma non vedevo l'ora che andassero a dormire!".
Demelza rise, si alzò dal divano e poi gli porse la mano, facendosela stringere da lui. "Sbrigati allora, prima che i bambini cambino idea".
Ross si alzò a sua volta. "Chiuderemo la porta a chiave!".
"Buono a sapersi".
E per mano, salirono al piano di sopra.
La camera era illuminata da uno scoppiettante camino che Prudie aveva acceso poco prima e sei candele poggiate sulla toeletta e sul davanzale davano all'ambiente un'atmosfera ancora più ovattata e riposante.
Ross entrando, si sentì definitivamente a casa. "Finalmente una notte in una vera camera da letto!".
Demelza, sedutasi alla toeletta a legarsi i capelli in una lunga treccia, rise. "In Francia dove dormivi?".
Ross si sedette sul materasso, togliendosi gli stivali. "In camere d'albergo. Che forse saranno eleganti e raffinate ma mai potranno essere come la propria stanza e il proprio letto".
Lei si alzò e lo raggiunse, sedendosi sulle sue gambe. "E' bello averti a casa" - disse solo, baciandolo sulle labbra.
"E' bello ESSERE a casa!" - ribadì lui, di rimando.
Lo abbracciò, godendo di quegli attimi di pace col viso affondato sulla spalla di suo marito. "I bambini sono così contenti, non li vedevo così eccitati a tavola da tanto".
"Sono cresciuti in questi pochi mesi. Mi sembra di essere stato via un secolo, quando li guardo".
"Sono ancora piccoli" - li rassicurò lei. "E nel caso ti sembrassero grandi, a breve ci sarà un piccolo essere umano tutto nuovo a ricordarti cosa significhi avere figli piccoli".
Ross le accarezzò il pancione. "Andrà tutto bene, vero?".
"Giuda Ross, certo! Sìì ottimista".
"Non è una cosa che mi riesce bene, soprattutto quando sono coinvolte le persone che amo".
Gli sorrise, prima di baciarlo. "La Francia ti ha reso più romantico".
Le mani di Ross le accarezzarono i fianchi in modo lento e sensuale. "Sono un uomo che è rimasto lontano dalla sua donna per cinque lunghi mesi e ora non desidero altro che averti e riconquistarti".
"Non mi devi riconquistare" - gli rispose, baciandogli il collo.
"Ma preferisco andare cauto, essere galante e non rischiare di farti arrabbiare".
Demelza parve divertita. "Giuda, stai diventando decisamente saggio! Apprezzo i tuoi sforzi!"
"Buono a sapersi" - sussurrò lui, baciandola a sua volta sulla spalla.
"Eccetto che...".
Demelza alzò il viso di scatto e Ross si bloccò. "Cosa?".
"Avevi detto che avresti parlato con Jeremy di Mary e dell'amore e a tavola non ne hai fatto parola!".
Ross sospirò, accarezzandole il viso. "Parlarne a tavola, davanti a tutti, lo avrebbe solo imbarazzato. Io alla sua età, e anche quando era più grande, mi vergognavo da morire quando mio padre si metteva a parlare di donne e quindi credo che affronterò il discorso con lui quando usciremo in barca, da soli".
Lei rimase davvero stupita da quelle parole. Ross era sempre stato un uomo che agiva d'istinto ancor prima di pensare eppure sembrava cambiato, improvvisamente cresciuto e sicuramente più consapevole delle proprie responsabilità. "Non diventare troppo assennato o rischierai di perdere il tuo fascino" - lo ammonì.
Ross scoppiò a ridere. "Oh, non crucciarti! Credo che potrei ancora fare a pugni con George al Red Lion se mi punzecchiasse a dovere".
Demelza scosse la testa, divertita. "Bene, allora tutto è a posto! E trovo sia una buona idea quella di uscire in barca con Jeremy! Manca solo una cosa...".
"Cosa?".
"Le donne francesi? Come le hai trovate?".
La domanda di Demelza era scherzosa ma detta con un tono malizioso che lo lasciò momentanemente a corto di parole. Era così affascinante e seducente quando ci si metteva... "Le donnine francesi erano piuttosto belle ma...".
"Ma?".
"Ma io e Dwight abbiamo standard troppo elevati e quelle poverine hanno dovuto ammettere la loro sconfitta davanti al fascino femminile inglese".
"Giuda, sei diventato romantico davvero!".
"E se senza giri di parole ti dicessi che voglio fare l'amore con te, mi troveresti ancora romantico?".
Demelza finse di pensarci su. "Non è molto galante ma ti perdono a una sola condizione! Spegni tutte le candele".
"Perché?".
"Perché per quanto le donne inglesi siano più seducenti di quelle francesi, io con questa pancia non mi sento affatto tale. E preferirei il buio".
Ross rise. "Sai vero, che questa è una cosa davvero sciocca?".
Demelza si alzò e indietreggiò fino alla scrivania dove c'erano alcune candele, guardandolo con aria di sfida. "Sarà anche una cosa sciocca ma io le spegnerò lo stess...".
Con un balzo Ross si alzò, prendendola per la vita e sollevandola con la stessa facilità con cui si solleverebbe una piuma. Era incinta eppure era leggera come una libellula e la maternità l'aveva resa ancora più affascinante e seducente. "Il giorno in cui sembrerai una matrona, prometto, te lo farò sapere. Ma quel giorno non è ancora arrivato".
Fingendosi dispiaciuta, Demelza tentò di divincolarsi per sfuggire alla sua presa e raggiungere nuovamente la scrivania. "Questo è un gioco sporco!".
"Sono una spia del governo inglese, che ti aspettavi?".
"Lasciami!".
"Neanche morto!".
"E se urlassi ai bambini di correre quì?".
Lui ricambiò lo sguardo di sfida. "Ho chiuso la porta a chiave, mia cara, ci andrebbero a sbattere contro..." - sussurrò, baciandola sul collo e facendola rabbrividire.
Demelza sospirò, arresa al fatto che lui l'aveva in pugno e che la cosa non le dispiaceva affatto. Quelle labbra sulla sua pelle erano come lingue di fuoco e improvvisamente non sentì più nulla se non la presenza fisica di suo marito finalmente accanto a lei. "L'ultima volta che mi hai portata a letto in braccio, sono rimasta incinta, ricordi?" - sussurrò, raggiungendo le sue labbra.
Ross ricambiò il bacio. "Beh, questa volta decisamente, non corriamo alcun rischio".
La baciò ancora, portandola a letto. La poggiò delicatamente sul materasso, in un gesto veloce si sfilò la maglia e poi la raggiunse, facendo scivolare le mani sotto la sua camicia da notte. Santo cielo, non aveva fatto altro che desiderare tutto questo per mesi...
Attento a non farle male o a farla sentire scomoda, la racchiuse fra le sue braccia baciandola con foga, abbandonandosi all'amore carnale che per troppo tempo non aveva potuto vivere con lei.
E nessuna candela fu spenta...

...

Le braci del camino erano quasi spente ma né Ross né Demelza parevano sentire il freddo.
Nudi, stretti fra le braccia l’uno dell’altro e ancora perfettamente svegli, semplicemente si godevano la vicinanza reciproca e il piacere di essere ancora insieme.
Le mani di Ross, dolcemente, le accarezzavano i capelli e la schiena e lei di rimando gli sfiorava il petto con le dita, perfettamente serena ed appagata da quanto appena vissuto. Per quei cinque mesi era stata solo una madre e la signora di Nampara e ora con Ross era tornata ad essere anche donna e moglie. “Alla fine abbiamo fatto ancora come volevi tu” – sussurrò mollemente, sospirando.
Cosa?” – chiese Ross, appagato quanto lei e desideroso di averla ancora e ancora dopo quei mesi di lontananza, ma timoroso di nuocerle per via della gravidanza.
Demelza sorrise. “Le candele… Alla fine non ne abbiamo spenta nessuna”.
Ross rise, di rimando. “Oh, PER UNA VOLTA l’ho avuta vinta”.
Tu l’hai sempre vinta!”.
In realtà l’ultima parola spetta a te da sempre!” – borbottò lui. “Ma stavolta ho vinto io e non me ne rammarico, amo guardare il corpo di mia moglie mentre faccio l’amore con lei e il fatto che tu sia incinta di certo non ha intaccato la mia attrazione per te, nel caso non te ne fossi accorta”. Era strano, non capiva questo lato del carattere di Demelza… Era una amante appassionata ma in un certo senso timida nel farsi vedere nuda da lui, come se non avesse mai superato qualche strano senso di inferiorità che la attanagliava da sempre.
Una donna incinta non è molto bella da vedere!”.
Non sono d’accordo!” – ribadì lui. “E poi non è naturale? Aspetti il mio bambino, non credi che ne sia felice?”.
Demelza alzò il viso a guardarlo negli occhi. “Non hai più paura? Come una volta, come successe per Jeremy…?”.
Ross divenne serio. “Oh, io ho sempre paura, quale stolto non ne avrebbe? Le incognite sono molte, il destino rimane incerto ma alla fine tu e i nostri figli mi avete insegnato che il risultato finale e la meta valgono ogni attimo di terrore che potrò mai vivere”.
Un movimento del bimbo nel suo ventre fu colto da Demelza come un segno che lui o lei volessero farsi conoscere dal suo papà. Prese la mano di Ross e dolcemente la poggiò nel punto dove il bambino scalciava. “Lo senti? E’ così scatenato, è il più vivace dei nostri figli”.
Il cuore di Ross prese a battere più forte. Suo figlio, che aveva immaginato, pensato, desiderato conoscere per tutti quei lunghi mesi di lontananza era finalmente lì, reale e vicino. Il suo erede nel mondo, come Jeremy, Clowance e come avrebbe potuto essere la sua Julia, il bambino concepito dopo un periodo concitato, pericoloso, difficile, in una notte d’amore e passione totali come lui e Demelza forse non avevano mai vissuto. Senza ombre, senza recriminazioni, senza segreti, senza dolori a dividerli. Il figlio dell’amore maturo, quello vero che non teme confronti… Accarezzò il ventre di sua moglie, rapito dal movimento vivace del piccolo. “Questi sono i calci di una bambina dispettosa e piena di grinta” – sentenziò infine, non immaginando altro che una femminuccia.
Demelza lo guardò divertita. “Bambina? Come lo sai?”. “Oh, io sono molto sensibile al fascino delle donne della mia vita e lei è una bambina! Ne sono certo come sono certo che ci sia una vena di rame ricchissima nei cunicoli inesplorati della Wheal Grace”.
Stai paragonando nostra figlia a una miniera?” – chiese Demelza, scoppiando a ridere.
Anche Ross rise, stringendo a se sua moglie e baciandola sulla spalla. “Lo trovo un complimento per Isabella-Rose”.
Allora ti ricordi il suo nome?”.
Come potrei scordare il nome della nostra bambina?”.
Lei gli prese entrambe le mani nelle sue, intrecciando le loro dita. Il lenzuolo le scivolò dalla schiena lasciandole scoperto il seno e il ventre ma non si sentì imbarazzata. “Le piace la musica, quando è troppo agitata si calma se canto o se suono la spinetta”.
Sarà una cantante, quindi? Niente futuro da minatore, per la mia piccola erede?”.
Demelza rise ancora. “Temo di no!”.
Ross finse di rammaricarsi, ma poi attirò sua moglie a se per baciarla sulle labbra. “Mi sei mancata”.
Demelza si strinse a lui. “Anche tu… Come l’aria…”.
Rimasero stretti abbracciati a lungo, in uno strano silenzio carico di parole non dette che fu Ross a rompere. “Lo avresti mai detto?”.
Cosa?”.
Che ci saremmo amati così, quando ci siamo sposati?”.
Demelza sospirò. “No… In realtà non ci credevo per niente”.
Questo un po’, pur capendolo, lo ferì. “Davvero?”.
Lei alzò le spalle, sentendosi un po’ a disagio a raccontare dei suoi sentimenti in quei primi mesi di matrimonio. Era un argomento in un certo senso difficile e non lo avevano mai affrontato prima. “Eri gentile, buono con me. E questo mi bastava, non potevo aspirare ad altro. Sapevo che non mi amavi quando mi hai sposata e sapevo anche di non poter competere con la donna che allora era nei tuoi sogni”.
Ross si irrigidì, ricordando quanto avesse sbagliato e quanto, pur senza volerlo, avesse fatto soffrire sua moglie. Era un ragazzino in un certo senso, più immaturo della giovane moglie che aveva sposato, un ragazzino che seguiva un sogno adolescenziale perfetto e utopistico non rendendosi conto che era la realtà che aveva accanto la realizzazione di quell’utopia. “Eppure ti sbagliavi perché io mi sono innamorato ben presto di te”.
Demelza scosse la testa. “Forse. O forse no…”.
Che vuoi dire?” – chiese Ross allarmato. “Hai ancora dubbi su di me?”.
Demelza gli sorrise, tornando ad abbracciarlo. “No. Voglio solo dire che per com’era allora, non sbagliavo a pensarla così. Ma il tempo e le cose che sono successe ci hanno fatto crescere e scoprire lati di noi che non conoscevamo. Ci siamo plasmati Ross, a vicenda. Ed è stato bello ma in alcuni momenti anche doloroso, eppure non rimpiango nulla. Nemmeno gli errori, soprattutto gli errori. Miei e tuoi… Perché ci hanno portati qui, adesso, in questo letto, felici e con una bambina in arrivo”.
Ross rimase in silenzio per lunghi istanti, pensando al significato della parola ‘errori’. Demelza aveva parlato al plurale, degli errori di entrambi e sia lui che lei erano consapevoli che c’erano nel loro rapporto zone d’ombra su cui era meglio non far luce. Ma in fondo, era così importante sapere tutto? Ross sapeva quanto bastava di Demelza, che era la donna giusta per lui, il suo amore, non il primo della sua vita ma quello di tutta la vita, che era una madre amorevole e che era una donna buona, gentile e dall’animo puro. E che la amava e sapeva che lei lo amava con altrettanta passione. C’era davvero bisogno di sapere altro? No, perché quell’altro erano le manchevolezze umane che ogni persona possiede, che ci rendono forse fallibili ma terreni, capaci di cadere e rialzarsi. E lui amava Demelza come lei amava lui ed entrambi avevano fatto loro i pregi e i difetti di ognuno, accettandoli e sì, anche custodendoli come facenti parte di se stessi. Forse lui avrebbe sbagliato ancora, forse lo avrebbe fatto lei ma la cosa certa era che tutti e due, in quel momento, non avrebbero voluto andare avanti da soli ma fermarsi, tendere la mano a chi era caduto per poi proseguire insieme. “Sai una cosa, amore mio? Hai ragione, in fondo che importa di cosa è stato? Ci ha portati qui, a questo momento. E Demelza, questo momento è tutto quello che voglio”.
Lei lo baciò, con dolcezza ma anche passione. “Anche io Ross, anche io…”.


  
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