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Autore: ShadowsOfBrokenGirl    11/03/2021    1 recensioni
Non riuscivo a smettere di guardarli, mi trasmettevano calore, speranza. Erano il qualcosa che cercavo. Erano l’unica bussola che potesse guidarmi verso un porto di pace. Un’ancora in quella tremenda tempesta che stava avvenendo intorno a me. Dentro di me.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chocola Meilleure, Houx, Pierre Tempête de Neige, Vanilla Mieux
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN’ ANCORA  NELLA TEMPESTA

La calma prima della tempesta 
Pierre

Ero immerso in una massa informe di acqua scura che sembrava diventare sempre più densa a ogni attimo che passava. Sotto uno spaventoso cielo nero che mi atterriva dimenavo le braccia nel mare, cercando di avanzare. Per quanto ci provassi però restavo sempre nello stesso punto a combattere contro le onde e con l'acqua scura come la pece che mi spingeva giù. Ero senza fiato e stavo per mollare, quando udii una voce lontana che urlava il mio nome. Avrei voluto risponderle ma dalla mia bocca non usciva alcun suono. Ero distrutto e non riuscivo più a muovermi in quella massa che sembrava essere diventata ancora più viscosa. Un'onda mi travolse e mi fece calare in un'immensa e silenziosa oscurità in cui non riuscivo a vedere oltre il palmo del mio naso. Ero atterrito: dovevo tornare da lei, dovevo salvarla. Ma non ne avevo le forze e stremato chiusi gli occhi. Quando li riaprii ero steso nel mio letto, mentre Vanilla al mio fianco aveva i suoi begli occhi color lilla puntati su di me.
-Hai avuto un incubo? Ti agitavi e sembrava non riuscissi a respirare.-
Annuii, anche se sapevo bene che quello non era stato affatto un sogno: avevo semplicemente rivissuto il mio ultimo incontro con Chocola, quando le avevo salvato la vita in mare prima di dirle addio per sempre. Non ci voleva molto a capire perché fossi ritornato con la mente a quel momento. Sebbene cercassi in tutti i modi di non informarmi su quello che stesse accadendo al Palazzo di Extramondo, le voci giravano e si stavano facendo più insistenti. Non potevo girare per le stanze del castello senza udire qualche cameriera che, mentre spolverava i soprammobili, spettegolasse raccontando a un'altra che la regina di Extramondo aveva perso la testa.
"Si dice che non ragioni più da quando ha perso il bambino. Si è rinchiusa nella sua stanza e non si fa vedere più"
"Il popolo ha perso la sua guida. La vittoria è nostra ormai perché il re non è altro che un buon a nulla."
-Comprendo la tua inquietudine- Vanilla mi distolse dai miei pensieri e mi fece tornare alla realtà. -Il potere di Glace è sempre più imponente. Sicuramente tra poco tornerà in vita e a quel punto per noi sarà finita.-
La sua osservazione purtroppo era incontestabile e ogni tanto anche io ero assalito da questo timore. Quando il re degli Orchi sarebbe tornato in vita, avrebbe ripreso il comando del suo popolo e si sarebbe sbarazzato di me. Lo stesso destino sarebbe toccato a Vanilla se non si fosse piegata alla sua volontà.
-Dobbiamo iniziare i preparativi per la nostra fuga. Se saremo lontani, non potrà farci nulla e dubito che si impegnerebbe a cercarci.-
Le sue parole erano più che ragionevoli eppure mi misero in agitazione. Avevamo già parlato qualche settimana fa di questa eventualità, ma ora che si stava avvicinando il momento e che il progetto rischiava di diventare reale era tutta un'altra storia. Il suo viso mi guardava interrogativo ed era evidente che attendesse una risposta da parte mia.
-Domani mattina inizierò a mettermi in moto per spostare i miei soldi su un nuovo conto che non possa essere rintracciato. Cercherò poi qualcuno che possa procurarci dei documenti falsi.-
Mi sorrise e nella sua espressione dolce trovai un po' di sollievo ai miei sensi di colpa. Le baciai la fronte e le ricordai che era meglio tornare a dormire e rimandare all'indomani le preoccupazioni. Lei mi sfiorò le labbra con le sue e la baciai dolcemente. Spense la luce ed entrambi appoggiammo nuovamente la testa sul cuscino pronti a riaddormentarci. Ma mentre Vanilla dormiva profondamente, io non facevo che girarmi e rigirarmi nel letto. Ero preda di nuovo dei miei innumerevoli sensi di colpa e una domanda continuava ad assillarmi.
Come avrebbe preso Chocola la notizia della mia fuga con Vanilla?
Ero ben consapevole di quello che stava passando, io meglio di chiunque altro conoscevo l'oscurità contro cui stava combattendo. Le avrei inferto un colpo terribile, andando via con la sua migliore amica dal quale forse non si sarebbe ripresa. Allo stesso tempo era evidente che non potessi più restare su Extramondo e che se fossi rimasto avrei rischiato la vita. Forse se me ne fossi andato una volta per tutte, magari lei sarebbe andata avanti con la sua vita, come stavo cercando di fare io. Alla fine il nostro amore non aveva fatto altro che farci soffrire e forse saremmo stati meglio lontani. Magari si sarebbe riavvicinata a Houx e sarebbe stata felice e avrebbero avuto un altro bambino. Dovevo ammettere che la sola idea che fossero felici mi faceva impazzire.
E poi c'era Vanilla: senza di me non sarebbe mai partita e non potevo farle del male, dopo che lei mi stava donando una serenità e una stabilità che non credevo di poter avere nella mia vita. Ogni volta che chiudevo gli occhi mi apparivano immagini terribili. Mi alzai dal letto, cercando di non svegliare la mia compagna e andai a versarmi un bicchiere d'acqua. Mentre bevevo osservavo la grande camera immersa nell'oscurità. Appoggiai il bicchiere di vetro sul comò e nel farlo mi accorsi della presenza di qualcosa che non avevo notato prima: un biglietto di carta piegato era comparso dal nulla. Mi avvicinai alla finestra e spostai leggermente la pesante tenda che la copriva affinché la flebile luce lunare mi guidasse nella lettura. Doveva essere stato scritto in fretta e furia da una mano agitata perché la calligrafia era tremolante e quasi illeggibile. Riuscii comunque con un po' di difficoltà a comprendere cosa ci fosse scritto.
"Dobbiamo parlare di Chocola. Domani sera al ponte incantato all'una di notte. Vieni solo."
Lo scritto non era firmato ma non avevo dubbi su chi volesse incontrarmi. All'inizio mi assalì un grande timore: di cosa doveva parlare? Chocola stava davvero così male? Però in un certo senso avvertii un grande sollievo perché finalmente avrei scoperto quanto ci fosse di vero nelle dicerie che avevo udito. Non avevo mai creduto che Chocola si fosse trasformata in una donna altera e crudele. Per me lei non poteva essere nulla di diverso dalla dolce e pura ragazza che avevo conosciuto. Sorrisi ricordando l'imbarazzo con cui tentava di difendersi dalle mie tecniche di seduzione, quando andavamo alle superiori. Come poteva essere diventata un mostro? Comunque domani avrei finalmente avuto delle risposte.
 
Non mi fu difficile trovare una scusa per nascondere a Vanilla la ragione della mia assenza. Mi bastò dirle che mi sarei dovuto incontrare con un uomo che avrebbe potuto procurarci dei documenti falsi e che era più prudente che ci andassi da solo. Sapevo benissimo dove si trovasse il ponte a cui si riferiva Houx perché da ragazzino ero andato spesso a giocarci con Chocola. Era stato costruito diversi secoli fa per collegare le due parti del regno in una valle che un tempo era stata molto fertile. Ormai dei campi verdi pieni di vegetazione che di notte erano visitati da decine di lucciole, che si riunivano per ballare nella notte, non era rimasto più nulla. Per un secondo ricordai il viso della piccola Chocola cinto dalle sue due trecce rosse e l'espressione sognante che aveva, mentre mi indicava quegli splendidi animali che volteggiavano nella tiepida aria della sera. Il terreno, ora secco e arido, non produceva più nulla e gli animali di conseguenza lo avevano abbandonato. Anche il ponte era stato in parte distrutto ed era ormai solo un ammasso di macerie. Proprio sotto quella sorta di arco senza tetto, che un tempo era stato la parte inferiore del piccolo ponte, una figura camminava nervosamente avanti e indietro. Respirai profondamente e mi avvicinai a lui. Prima che arrivassi davanti a lui, mi afferrò e mi spinse contro la parete. Houx era decisamente fuori di sè e questo mi spaventò non poco: che cosa lo aveva ridotto in quello stato?
-Tu hai rovinato la mia vita- gridò e fece per tirarmi un pugno in piena faccia. Ma prima che potesse realizzare il suo proposito io svanii e riapparii alle sue spalle. Aveva dimenticato che ero molto più sveglio di lui?
Mentre mi toglievo la polvere dalla giacca, gli consigliai di calmarsi e di dirmi quello che doveva dire. 
-Sono qui perché ho bisogno di risposte, Pierre. Cosa è successo tra te e Chocola?-
Fui molto sorpreso dalla sua domanda. -Sono mesi che non la vedo, amico mio.-
-Non fare il finto tonto. Voglio sapere cosa è accaduto quella notte di febbraio, quella in cui ha avuto la sua prima crisi. Ho trovato dei vestiti bagnati nella stanza e sono convinta che foste insieme.-
Provai a dire che non sapevo a cosa si stesse riferendo, ma la mia espressione mi tradì.
-Dovrebbe essere lei a dirtelo, non è giusto che lo faccia io.-
-Glielo ho chiesto ma lei non vuole spiegarmelo. Devi dirmelo: io sto impazzendo. Devo capire cosa l'ha ridotta in questo stato, cosa l'ha fatta trasformare in un... Tu devi dirmelo. Se tu la vedessi, ti giuro non la riconosceresti.-
-Sta così male? Che cos'ha? É vero quello che dicono?-chiesi con maggiore sollecitudine di quanto volessi mostrare.
-Non dorme, non mangia. Non è rimasto nulla della mia dolce Chocola, ci sono giorni in cui mi disgusta, altri in cui mi fa paura come ieri notte, quando mi ha puntato un coltello alla gola durante una discussione.-
Accolsi le sue parole con terrore e sentii il mio cuore stretto in una morsa. Come avevo potuto abbandonarla al suo destino?
-Le hai fatto qualcosa? L'hai ridotta tu così?-
-Non potrei mai farle del male-sbottai adirato.
-E allora dimmi cosa è successo-
Mi arresi e cominciai a raccontargli di come lei fosse venuta a chiedere il mio aiuto per recuperare i suoi ricordi e di come la avessi accompagnata da un mago che le aveva rivelato un segreto terribile sul suo passato e su sua madre. Quando stavo per rivelargli chi fosse il padre, mi bloccai. Mi chiesi se Houx l'avrebbe aiutata anche se avesse saputo che era la figlia del re degli Orchi. Ben conoscendo i pregiudizi che gli abitani di Extramondo nutrivano verso di noi, preferii non correre il rischio.
-Ora che sai che lei non ha nessuna colpa, devi aiutarla a ritornare in sè.-lo supplicai.
-Non me lo permetterà. C'è solo una persona che può farla rialzare e sei tu, Pierre.-
Queste parole mi sconvolsero e mi chiesi dove fosse andato a finire quel ragazzo che era sempre pronto a lottare perché non mi avvicinassi a sua moglie. Ormai sembrava annichilito e nei suoi occhi c'era solo tanta rassegnazione.
-Non posso più aiutarla. Tra qualche settimana io sarò lontano da qui. Ho chiuso quel capitolo e sto andando avanti.-dissi.
-Chocola non ha smesso di... -si interruppe e sospirò afflitto, prima di fare quella terribile ammissione: sua moglie mi amava e non avrebbe mai smesso.
-E per te è lo stesso altrimenti non saresti corso qui solo per avere sue notizie-aggiunse.
Se ne andò, prima che potessi negarlo.
 
Le sue parole mi colpirono e per giorni pensai e ripensai all'incontro che avevamo avuto. L'immagine di Chocola da quel momento divenne un'ossessione per me. La vedevo ovunque: in un angolo buio del Palazzo, arrampicata su un alto ramo di un albero, rannicchiata nella Sala del Trono a piangere. Sia che fossi sveglio o addormentato, sia che fossi lucido o ubriaco lei non mi abbandonava mai. E man mano che io e Vanilla progettavamo la nostra fuga, i miei sensi di colpa mi stringevano ancora di più il cuore, togliendomi il respiro. Quando mancavano solo poche ore alla nostra partenza, mi resi conto che non potevo andarmene prima di averla vista almeno per un'ultima volta. Dovevo accertarmi che stesse bene e che non si fosse trasformata nel mostro di cui tutti parlavano.
Così la sera prima della partenza, dopo aver liquidato Vanilla con una scusa, ero sul balconcino che conduceva alla stanza della camera di Chocola, cercando di scrutare la sua immagine tra i vetri della porta.
La vidi: era rannicchiata su una grande poltrona e il suo corpo era coperto da un morbido plaid. Tra le mani stringeva un grosso libro che teneva appoggiato sulle ginocchia, ma era evidente che la sua mente stesse vagando lontano da quelle pagine. Spinsi leggermente la porta e quella si aprì senza fare alcun rumore. Camminai silenziosamente nella stanza buia verso l'unico punto illuminato da una grande lampada d'ebano. Chocola era così persa nei suoi pensieri che non mi vide arrivare, fin quando non fui davanti a lei. Potei quindi osservare gli effetti che le passate settimane avevano avuto su di lei. Sembrava un fantasma: il suo viso era pallido e smunto, sotto i suoi occhi color smeraldo c'erano dei profondi solchi e il polso destro, che non era nascosto dalla pesante coperta, era scheletrico. Vederla in quello stato mi colpì più di quanto avrei potuto immaginare.
Quando mi vide davanti a lei, scattò in piedi per la sorpresa, facendo cadere a terra il grosso volume e il plaid.
-Pierre...-sussurrò e per un secondo nei suoi occhi brillò una strana luce e le sue labbra accennarono un lieve sorriso.
Mi sentii incatenato da quello sguardo: mi resi conto in quel momento del reale potere che quella donna aveva su di me.
La sua eccitazione durò solo un attimo e Chocola riprese immediatamente il controllo di sé stessa e il suo sguardo si indurì.
-Devo parlarti-
Con uno sguardo pieno di disprezzo mi gridò di andare via e lasciarla in pace. In pochi attimi il suo corpo fu scosso da un tremore spaventoso e i suoi occhi erano iniettati di sangue. Mi ritrovai a supplicarla di non cacciarmi, mentre le afferravo le mani e gliele baciavo per tentare di calmarla. Il suo viso e la sua voce erano deformate dalla rabbia e dal dolore: quello spettacolo mi spezzò il cuore: avrei voluto solo stringerla a me e chiederle mille volte scusa. In quel momento mi sentivo l'uomo più miserabile che esistesse per non esserle stato vicino nelle terribile ore che aveva passato. Dovette leggere la pena che provavo per lei nei miei occhi lucidi perché sottrasse le sue mani dalla mia stretta e mi voltò le spalle, rintanandosi nell'oscurità come un animale ferito.
-Non avere pietà di me, non ti permettere! Mi hai lasciato sola a gestire questo dolore immenso e questa rabbia che mi sta divorando dentro. Io ti amavo, ero pazza di te e tu mi hai dato la colpa di tutto. E mentre io ero qui a soffrire come un cane, tu cosa facevi? Ti organizzavi per fuggire con Vanilla...-
Le sue ultime parole mi colsero totalmente di sorpresa: com'era possibile che lei conoscesse il nostro piano?
-Vi ho sentito parlare qualche sera fa.- spiegò, anticipando la mia domanda. -Ero venuta da te perché credevo che, se non ti avessi visto, sarei morta. Credevo di mancarti almeno un po' ed ero convinta che, chiedendoti scusa, avrei potuto risolvere tutto. Ma voi eravate insieme e sembravate una coppia ed eravate così felici . E stavate progettando di scappare.-
La sua voce fu rotta dal pianto, mentre mi fece la domanda che le bruciava nel petto da anni:-Perché non sei fuggito con me, Pierre? Saremmo stati felici-
Non avevo mai riflettuto realmente su quanta sofferenza le avevo inflitto e quella consapevolezza mi cadde addosso annientandomi. Stavolta non avevo alcuna risposta sprezzante, alcuna battutina. Quando si voltò a guardarmi per gongolare della sua vittoria, rimase molto impressionata da quello che vide.
Senza accorgermene mi ero piegato sulle ginocchia, schiacciato dai miei sensi di colpa e dalla vergogna e lungo le mie guance scendevano copiose lacrime. Chocola allora fece qualcosa che mi sorprese molto: si avvicinò a me e dopo per essersi inginocchiata, mi cinse la testa con le sue braccia e mi strinse a sé. Sentivo il suo cuore a battere all'impazzata e quando il suo profumo inondò le mie narici, mi sembrò di tornare indietro nel tempo. Mi ricordai della notte di Valpurgis e di quando, dopo avermi visto in lacrime, Chocola era corsa ad abbracciarmi. Allora era così giovane e pura e credeva ancora che fossi recuperabile. Allora non le avevo ancora spezzato il cuore, allontanandola da me per sempre. Fu in quel momento, mentre mi accarezzava i capelli con le dita sottili, che capii quello che nessuno era stato in grado di comprendere. Quella dolce ragazzina esisteva ancora, nemmeno il dolore e la rabbia erano riuscite a cambiarla. E appresi con un certo sollievo che non mi odiava affatto e che probabilmente non sarebbe stata mai capace di farlo.
-Dovresti odiarmi...-
-Forse dovrei. Ma anche tu dovresti...-Lei mi diede un bacio leggero sulla fronte.
-Non potrei mai-
La scrutai in viso e lei accennò un timido sorriso. La tentazione di avere quelle labbra così vicine era troppo forte perché potessi resistervi. Avvicinai ancora di più il mio viso al suo e le baciai avidamente. Lei non si scostò e ricambiò il mio bacio. Le sue carezze, i suoi baci, l'espressione che leggevo nelle sue iridi color smeraldo mi convincevano che avevo ancora una possibilità, che potevamo essere ancora felici. Mentre la stringevo a me baciandole il collo, mi colsero per un attimo i sensi di colpa. Nelle settimane passate avevo davvero provato qualcosa per Vanilla: lei mi aveva dato la stabilità e la serenità che avevo sempre cercato. Dovevo ammettere però a me stesso che, quando ero con Chocola, il mio cuore batteva così forte che sembrava potesse uscirmi dal petto. Non sapevo cosa fosse l'amore, né se si potessero amare due persone contemporaneamente ma una cosa la sapevo. Quello che provavo per Vanilla era come una piacevole pioggia estiva, mentre il mio amore per Chocola era una terribile tempesta travolgente che avrebbe avuto la forza di distruggere qualsiasi cosa. La mia partenza con Vanilla era fissata per il mattino successivo e quindi avevo poco tempo per decidere cosa fare. Dovevo rifugiarmi nel calmo sorriso di Vanilla o rischiare e fuggire con Chocola? Sarei riuscita a convincerla a scappare con me? Saremmo stati felici o ci saremmo distrutti reciprocamente?
Fortunatamente avrei dovuto trovare una risposta a quelle domani solo all'indomani. Prima che sorgesse il sole e che mi costringesse a fare i conti con la realtà, potevo godermi la calma prima della terribile tempesta che mi aspettava.
Before you let go, just one more time
Take off your clothes, pretend that it's fine
A little more hurt won't kill you tonight
  
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