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Autore: _slytherin    27/08/2009    11 recensioni
– E se Hermione dopo aver visto Ronald e Lavanda amoreggiare se ne stesse un pò per conto suo, da occhi indiscreti, per dar sfogo alla sua frustrazione?
Piccola One-Shot su un momento breve ma molto, molto intenso.
I commenti sono sempre graditi, grazie!
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autore: Bene gente, questa è la mia prima 'opera' qui su Efp; spero piaccia come scrivo o, comunque, spero di riuscire a rendere l'idea di ciò che voglio comunicarvi. La Shot è ambientata ad Hogwarts con pochi riferimenti a qualcuno che non è Hermione Granger o Draco Malfoy. Dramione è il pairing da me preferito. Che dire, spero che recensiate e se avete consigli o cose simili, sono ben lieta di leggerli! Heva fun! <3

The Only One


Era stufa di litigare con Ron, lo sapeva bene. Poi quella sera, accadde.
Dopo la vittoria di Grifondoro a Quidditch, dopo la litigata sulla presunta Felix Felicis che Harry aveva finto di dare a Ron per farlo sentire fortunato... dopo tutto. Ron avvinghiato a Lavanda, poi il buio.
- Hermione? Hermione! - la voce di Harry le era chiara, ma decise di lasciarsela alle spalle.
Evitando di parlare o guardare chiunque, uscì dalla Sala Comune, singhiozzando. Non poteva fermare il pianto, le era automatico. Che le era passato per la testa? Credere forse che Ronald la ricambiasse? Non doveva aspettarsi niente, non dopo il Ballo del Ceppo due anni prima.
Con quei pensieri fissi in testa si mise con le spalle al muro, in un luogo in ombra di un corridoio, traendo grandi respiri mozzati dagli spasmi del pianto. Chiuse gli occhi e si lasciò scivolare verso il pavimento in marmo del castello, con le ginocchia contro il petto.
I riccioli a coprirle il volto, non si era nemmeno presa la briga di legarli quelo giorno, per domarli. Aveva perso il suo fermacapelli preferito.
Non aveva idea di dove si trovasse o se fosse sola, non le importava. Le braccia erano sopra le ginocchia, la faccia che si nascondeva mentre cercava di calmarsi. Ma le pareva impossibile, e quando ci provava vedeva Ronald mangiare la bocca a Lavanda e le parole «Non tiranneggiare su di me, Hermione». Era davvero così? Si era spinta davvero così oltre senza pensare, per un attimo, che a lui di lei non importava niente?
Non si accorse nemmeno che dall'ombra qualcosa stava prendendo forma, come di qualcosa o qualcuno che avanzava.
Da una vetrata un pò distante da cui proveniva flebile la luce della luna, si intravide una chioma biondo platino riconoscibile quasi quanto gli occhi grigi.
Draco Malfoy, a passo leggiadro, si fermò a pochi metri dalla figura che sapeva essere Hermione con aria beffarda.
- Che ci fa qui una Grifondoro... Mezzonsague? – esitò per poi riprendere. -Sangue sporco, non dovresti essere a scodinzolare in mezzo a San Potter e Lenticchia? – chiese beffardo il Serpeverde con il suo solito ghigno sul volto pallido.
Hermione alzò il capo decisa, lasciando che le gambe si distendessero, guardando distrattamente il suo nuovo interlocutore. La voce le tremava; quando si rese conto di poter riprendere il controllo, rispose. - Che diavolo ti importa, Malfoy? Sparisci – il suo sguardo andò alla finestra.
Intravide il ragazzo ghignare ancora di più. - Io da qui non mi muovo – rispose mettendosi a braccia conserte. - Che ci fai qui, Mezzosangue, mentre tutti i tuoi patetici compagni di Casa festeggiano? – la guardò sprezzante, ma non capiva dentro sè perchè lei fosse lì in quel momento, isolata a piangere. Era troppo intento a pensare ai fatti suoi fino a poco prima che lei arrivasse. Col suo arrivo, lo aveva ridestato dai suoi pensieri, provando a concentrarsi sui pensieri di lei.
Non che gli importasse, ma era perplesso a vederla piangere; in sei anni non l'aveva mai vista in quello stato. Si divertiva a offenderla e umiliarla, ma vederla così fragile aveva tradito le sue aspettative su di lei. Non c'era gusto a prendersela con una Granger così debole.
- Cazzi miei, se permetti. Ora vattene - il suo tono era glaciale.
Sentirla arrabbiata in quel modo, lo rendeva più forte di prima. Ma alla vista di quegli occhi nocciola-dorati così brillanti alla luce lunare, tentennò perdendovisi. Poco dopo riacquistò il suo impeccabile autocontrollo e si affrettò a rispondere con la prima cosa che gli passò per la testa.
- Oh-Oh, Granger. No, così non va. Non te l'ha detto nessuno che la brava gente non parla in questo modo? – ghignò lui, divertito. Si avvicinò di un passo.
- Se permetti, parlo come diavolo mi pare – concluse Hermione che già ne aveva fin sopra i capelli di stare a rovinarsi la serata anche litigando con Malfoy. Asciugandosi gli occhi con una manica della divisa, si alzò e si stiracchiò un pò la schiena, dandogli le spalle e iniziando a muovere passi per tornare indietro, o, comunque, cambiare direzione.
Lui esitò un attimo, non ne sapeva il motivo, ma non voleva che se ne andasse. Voleva sapere perchè se ne stava a piangere, come ad essere preso dai problemi di lei anzicchè dare retta ai suoi. - Granger, aspetta. –
Il ghigno si spense sul suo volto mentre con due falcate la raggiunse. Lei era lì arrestata, chiedendosi perchè doveva stare a sentire una serpe come quella. Si voltò con aria riluttante, ancora tristemente persa nei suoi pensieri, con le guance bagnate di lacrime. - Che altro vuoi? – - Sapere perchè piangi – replicò freddo, lui.
- Non sono affari che ti riguardano, Malfoy – sentenziò lei non poggiando neanche lo sguardo su di lui, era troppo offuscata la sua mente, per rispondere come sempre per le rime a quel viscido ragazzo che si divertiva a discapito di lei, in quel momento.
- E invece ora lo voglio sapere e me lo dirai – disse inaspettatamente Draco.
- Incarceramus! – Hermione si sentì avvolta da qualche cosa che la teneva stretta, mentre la serpe la scortava nell'ombra più fitta del corridoio isolato.
Forse il suo era un gioco per non farle vedere il suo volto? Era forse preoccupato che lei scorgesse qualcosa che non doveva scorgere? Probabilmente Malfoy era troppo pieno di segreti, più di quanto potesse immaginare la Grifone. Hermione finì contro un muro. Sbattendo le spalle, ora un pò doloranti. Gli occhi socchiusi e il respiro affannato per cercare di non piangere, fra la rabbia, la delusione e il dolore di prima che arrivasse il Serpeverde, mischiati alla sensazione sgradevole di avere lui intorno. Poteva andare peggio, quella serata?
- Lasciami andare, viscido essere – cercò di divincolarsi da quella presa invisibile, aveva la voce roca dal pianto percui era già un miracolo se Malfoy riuscisse a sentirla.
Si poggiò con l'avambraccio sinistro a un lato del volto di lei e la guardò dall'alto del suo metro e ottantacinque, nonostante lei non fosse bassa. - Sciocca Mezzosangue, posso avere la mia risposta? – chiese lui con uno sguardo che anche nel loro buio si riusciva a notare, era interessato ma anche arrabbiato, per qualche motivo.
Perchè le chiedeva ancora del suo pianto? Che diamine poteva interessare a lui?  -Perchè ti interessa al punto da tenermi legata con un incantesimo? – chiese lei, piena di rabbia cercando ancora di liberarsi, invano.
In tutta risposta lui ghignò per un attimo, sciogliendola. Lei si massaggiò i polsi e fece per andarsene. - Bene – disse, passandogli al suo fianco. Lui era ancora nella stessa posizione. Voltò il viso verso la sua figura e la trattenne con una mano nel suo polso. - Prima rispondimi, Granger. O te ne starai qui finchè non sarà mattino –
A quell'idea lei si arrese e lui la fece nuovamente andare a sbattere contro il muro, stavolta non aveva scampo: davanti a lei c'era lui con ambo le mani poggiate al muro alle sue spalle, ai lati del suo viso. La luna riusciva ad illuminarlo e la fissava con uno sguardo impenetrabile, come una barriera; lei per non vedere oltre chiuse gli occhi e dopo circa un minuto e mezzo, gli spasmi del pianto cessarono. Respirava con la bocca appena schiusa e tremante, quando aprì gli occhi, lo trovò fisso a guardarle il volto, ma c'era qualcosa di diverso nel suo sguardo, che, dopo qualche istante, scomparve. Il suo alito cacao misto vaniglia pareva confonderla, oltre al muschio dei suoi capelli. Si sentiva coem trasporare.
Basta, Hermione: riprendi il controllo - si impose. - Prima voglio sapere perchè me lo chiedi – disse lei, mordendosi il labbro inferiore in modo da  zittirsi, aspettando.
Lui sbuffò e guardò altrove per qualche attimo per poi osservare la finestra, inziando a rispondere. - Non ho niente da fare, mi annoiavo. –

Lei alzò un sopracciglio, asciugandosi il volto. - Ah, bene – disse ironica, mentre tirava su col naso. Malfoy tornò col volto su di lei.  - Attendo – le disse semplicemente.
- Ronald e Lavanda– disse lei, chiudendo gli occhi al pensiero, non voleva sentire questi pizzicarle a quelle parole.
- Lentiggini e la Brown? Bella coppia – sghignazzò lui. L'aveva scambiata forse per uno dei suoi patetici amici tipo Zabini? O Tiger e Goyle? Guardò in un punto indefinito, oltre lui.
Malfoy si accorse che lei non rispose, quindi tornò serio e la scrutò, per poi riparlare. - Stai forse piangendo per Weasel, Granger? – quella domanda suonò quasi come se lui la facesse a se stesso incredulo, poi però si rese conto del suo tono e assunse un'espressione di disgusto anzicchè di sopresa.
Herm alzò gli occhi rossi e gonfi. Lo incenerì con lo sguardo, per poi rivolgersi altrove. - Te l'ho già detto Malfoy, non sono affari che ti riguardano. Ora che ti ho risposto, posso andarmene? – Gli chiese prendendolo per gli avambracci e spostandolo per poter uscire. Se li era aspettati ghiacciati, anche attraverso la divisa, invece erano tiepidi, quasi caldi al contatto. Ma quello durò poco.
D'altra parte, il Serpeverde non fece obiezioni a scansarsi: era troppo preso da quel tocco che l'aveva spaesato, non se l'era certo aspettato.
- Hermione, lui non merita quello che stai facendo – disse di getto lui, nel volto aveva un'espressione fra lo schifato e il deciso, il suo tono di voce sembrava qualsi sofferente, ma anche risoluto. Lei rimase con gli occhi mezzi sgranati e la bocca semiaperta. - Her-Hermione? – chiese, incredula. L'aveva chiamata Hermione? Hermione? E da quando?
In sei anni non l'aveva mai fatto. Dopo aver esitato, continuò abbassando lo sguardo. - Non importa se lo merita o meno. –
Draco si maledisse in tutte le lingue che conosceva per essersi lasciato sfuggire il suo nome. Le dava ancora le spalle. Ci teneva a far passare per veritiero il suo comportamento nei confronti della Grifondoro. Neanche Blaise Zabini, il suo migliore amico, aveva mai visto da parte sua un tentennamento nell'offendere la Granger in tutti quegli anni. Eppure, solamente quando nel suo dormitorio le tende del suo baldacchino erano chiuse e nessuno lo vedeva, in segreto guardava dalle finestre alte del sotterraneo la Torre Grifondoro, perdendosi nei suoi pensieri.
- Sbagli, Mezzosangue – replicò lui voltandosi verso lei e guardandola dritto negli occhi. - Ha già troppa fortuna ad averti accanto, uno come quello – Era talmente rabbioso che Hermione pensò agli occhi di lui -che solitamente erano color del ghiaccio-, che parevano quasi prendere fuoco a quelle parole. Non se l'era aspettata una risposta del genere e se gliel'avessero detto cinque minuti prima, non ci avrebbe scommesso neanche uno zellino. Ed invece quelle parole sembravano rieccheggiarle nella testa all'infinito. Poi ricambiò il suo sguardo e si accorse che la sua non era una semplice supposizione, ma una constatazione. Gli occhi del Serpeverde fiammeggiavano.
Draco se ne stava andando a passi veloci, probabilmente ancora arrabbiato per un motivo a lei sconosciuto.
- Draco! – lo chiamò, muovendo alcuni passi, nonstante fosse un bel pò distante da lui. Immediatamente la Serpe si voltò interrogativo e incredulo anche lui, al suono del suo nome sulle labbra di Hermione. Lei era talmente agitata che una mano si torturava i capelli di dietro e l'altra era al petto. - Sì... – sospirò lei. - Grazie – acennò un sorriso,che sembrò più una smorfia. Lui invece, aveva gli occhi che parevano essersi animati e questo le bastò più di qualsiasi parola, ma lui la sorprese, ancora, in quella notte.
La sua mano si posò al cuore e se la lasciò li guardando quella ragazza che ora occupava tutta la sua mente; lei si accorse che la sua mano sinistra era nella stessa posizione. Nonappena rialzò lo sguardo dalla propria mano, lo vide voltare un angolo che andava sicuramente al suo dormitorio. Con un sorriso sulle labbra si incamminò per tornare nel suo, di dormitorio.
- Parola d'ordine, cara? – le chiese la Signora Grassa, a cui donò a malapena uno sguardo. - Patacca – disse, per poi varcare la soglia.
Non c'era quasi nessuno, i residui dei festeggiamenti erano piuttosto evidenti, apparte il crepitio del fuoco e alcuni dei Grifoni ancora svegli.
Harry l'aspettava prima della scala del dormitorio femminile. - Era ora – disse, alzandosi da un gradino.
- Scusa ero a fare una passeggiata – disse lei, fingendo. Purtroppo ancora aveva gli occhi rossi e Harry parve accorgersene, ma non disse niente, apparte un normale - Fa niente. – La circondò in un abbraccio e posò il suo mento sulla spalla di lei, che lo ricambiò. Quell'abbraccio era significativo, carico di dolore e delusione, lui lo capì da come la guardò appena si staccarono.
- 'Notte Harry – disse lei sorridendo lievemente.
- Buonanotte 'Mione – rispose quello, salendo le scale per il suo dormitorio.
Lei non ci pensò due volte a entrare nel suo. Trovò Lavanda già addormentata e per sua fortuna non le fece venire un'altra crisi di pianto. Una civetta di fronte alla finestra del suo letto a baldacchino pareva attenderla con un biglietto attaccato alla zampa. Con un'aria interrogativa  lei si affrettò a mettersi il pigiama e chiudersi con le tende nel suo letto. Sfidò la gelida aria di Dicembre e fece entrare il gufo un una manciata di secondi. Gli sfilò il biglietto con uno stemma verde ben conosciuto. Lo fissò per qualche attimo, incredula. Poi infine, lo aprì grazie alle beccate leggere della civetta color cenere sulle sue dita.

«Non c'è di che, Mezzosangue. Se prova a farti versare ancora una lacrima, sentirà addosso a lui l'ira di un Malfoy»
c'era un piccolo fermaglio con dei brillanti. Non seppe dire se erano veri o falsi, ma a giudicare dalla persona di Malfoy, dovevano essere veri. Era forse un regalo? Che vi faceva in camera di lui? Non le passò neanche per l'anticamera del cervello.
C'era anche una pietrolina color dell'ametista. Era forse una del suo fermacapelli perso?
I conti tornavano, adesso.

Non capendo le sue intenzioni e dovendo rileggere il biglietto almeno cinque volte, poi sorrise. Stranamente, all'idea di Malfoy, sorrise. Carezzò la civetta e rispose subito. Non sapeva che scrivergli, e dato che un altro grazie le sembrava scontato, prese la bacchetta e bisbigliò un incantesimo ad una busta. Un solo bigliettino bianco,in una busta del medesimo colore e dal profumo alla vaniglia:
«Buon natale, Malfoy.» fuori, nel retro della busta solamente le sue iniziali – H.G.

La sigla non avrebbe destato sospetti fra i suoi compagni di stanza e lui, sicuramente, avrebbe capito. Anche se non sapeva se la prendesse bene o male, legò la busta alla civetta e la fece uscire, in volo verso il dormitorio del Serpeverde nei pressi del Lago Nero.
Si accucciò nel tepore del suo letto e si addormentò, certa che in qualche modo avrebbe saputo cosa pensare e soprattutto a chi, quando qualcuno la faceva star male.
E, dopotutto, avrebbe sempre potuto chiamare lui.
L'unico.
Draco Lucius Malfoy.
  
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