La Venere
Siano sacre le rive
Ove approdò il tuo fresco tocco
Benedette la battigia
E la spuma da cui emergesti
Che si fondono col mare gli occhi tuoi
E i tuoi rossi coralli
Giocano nell’aria ignari
Di quanto desideri sfiorarli
Così, benedette saranno le mie mani
Tanto da non poter toccar più niente
Tanto da non voler sfiorar più nulla
Che del corpo tuo ne resti impressa la forma
E accecati siano gli occhi miei
Da tanto splendore
Che non voglio veder altra luce
Che non sia la tua.