Una lama di luce si insinua nella stanza, creando deboli giochi luminosi sul pavimento ligneo. – Dovremo alzarci e riprendere ad allenarci. – dice Rashid, pigro. In realtà, non ha nessun desiderio di riprendere i combattimenti. Desidera la pace di quel contatto sublime. Le braccia forti di Ryu cingono la vita di lui in un abbraccio silenzioso, ma forte. L’arabo sorride e si appoggia al suo tronco, gli occhi chiusi. Cullato da quelle braccia, sta bene. Gli sembra di essere in pace col mondo. Adora Ryu, ama quel sentimento insolito. La bocca dell’asiatico, leggera, si posa sulla sua tempia, mentre la sua mano destra sfiora i suoi capelli. – Sei tranquillo. Lo avverto dal tuo respiro. – dice, sorpreso. Rashid gira la testa e i suoi occhi neri, lucidi di emozione, si specchiano nelle iridi di Ryu. Poi, un sorriso gioioso solleva le sue labbra. – Perché non dovrei esserlo? – chiede. La mano, lieve, disegna la linea della mascella del nipponico e questi, deliziato, chiude gli occhi. Poi, li riapre e le sue labbra si posano sulla fronte di Rashid. – Tu sei musulmano. Come riesci a non provare sensi di colpa per quello che stiamo facendo? – chiede. Gli pare quasi di condannare quel giovane uomo all’Inferno, col suo legame peccaminoso. Ma non riesce a farne a meno e Rashid gli si dona con gioioso abbandono. Il sorriso del combattente arabo si addolcisce in una quieta malinconia. – Ti amo. Mi ami. Allah ha inscritto i nostri nomi nel registro dell’Amore. E a lui non importa quello che siamo. – mormorò. Prese la mano di Ryu e la portò sul suo petto, poi appoggiò la sua sul torace dell’altro. – Qui i nostri cuori battono. E questo va oltre le nostre differenze. Anzi, ci lega in questo sentimento. E ad Allah piace. Siamo noi, sciocchi, a non comprendere il suo messaggio e a causare continui conflitti e paure. – risponde, tranquillo. In realtà, il suo cuore era turbato, anche se era solido nei suoi convincimenti. Scaccia quel timore nei recessi della sua mente. Ryu non deve preoccuparsi per lui.