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Autore: Fiore di Giada    15/03/2021    0 recensioni
Raccolta di drabble e flash fic su Rashid, basata sulle quartine di Khayyàm, grande poeta persiano.
Il titolo della raccolta è quello arabo delle quartine.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cos’è tutto questo affannarsi per il denaro, e
tormentarsi per questo mondo?
Hai mai visto qualcuno che sia vissuto eterno?
Questi uno o due soffi di vita che son nel tuo corpo,
sono un imprestito:
con cosa d’imprestito, a mo’ d’imprestito bisogna vivere.



La stanchezza e il dolore tormentano il corpo di Rashid, abbandonato sul letto.
Fissa un raggio di luce, che penetra da una finestra e si posa sul pavimento, sollevando pulviscolo dorato in danze sempre differenti.
Sorride. Un tempo, si sarebbe nutrito della bellezza, che si spiega oltre le mura della sua stanza.
Avrebbe corso in ogni luogo, bramoso di vita, esperienze e avventura.
Ma non è più così.
Fang… Alla fine, ce l’hai fatta a uccidermi. – mormora. Il combattimento con quel demone non è stato senza conseguenze.
Quel veleno ha contaminato il suo corpo e gli ha inflitto un cancro alla colonna vertebrale..
Ha provato a curarsi, sostenuto dall’affetto della sua famiglia e degli amici acquisiti nel corso della battaglia, ma non è servito a nulla.
Le metastasi del male si sono estese ad altri distretti corporei, condannandolo a dolori lancinanti, da lui sempre celati dietro una maschera d’ironia.
Le cure hanno rimandato l’inevitabile.
Chiude gli occhi e riflette. E’ riuscito ad accettare la sua prossima fine, ma non la sofferenza rabbiosa delle persone a lui care.
I suoi genitori si sono proclamati devoti musulmani, ma il loro amore ha sovrastato la loro fede religiosa.
Suo padre si macera nella frustrazione, mentre sua madre piange, stretta a suo fratello maggiore e a sua sorella minore.
Gli è parso di vedere la commozione negli occhi dei lottatori da lui conosciuti un anno prima.
Perfino Ryu, poco incline ad effusioni, gli ha posato una mano sulla spalla in un gesto autentico di stima.
La porta, ad un tratto, con un fruscio,si apre ed entra Azam.
Rashid fissa il suo sguardo lucido sul gigante e scuote la testa. Gli occhi castani dell’uomo sono rossi di lacrime e il suo volto sembra trafitto di rughe sempre nuove.
Lui si sta consumando in una frustrazione straziante e rabbiosa.
No, non sopporta quell’angoscia.
Avvicinati e siediti qui, Azam. – gli dice, gentile.
L’uomo, silenzioso, si avvicina e, cauto, si siede sul letto.
Vedendo la cautela del gigante, Rashid sorride.
Stai tranquillo. Ormai, ci ho fatto l’abitudine al dolore fisico. – dice.
Sospira, si appoggia sul cuscino e chiude gli occhi.
Quello che mi fa male è vedere l’affanno tuo e delle persone a me care. Mi sento quasi colpevole della vostra disperazione… Credimi, vedervi così mi strazia più del cancro. – mormora, la voce incrinata dall’amarezza.
Azam, sentendo quelle parole, si irrigidisce, come una sbarra di ferro, e le sue mani si stringono a pugno.
Non devi pensarlo per nessun motivo. Siamo tristi per te, è vero, ma non è colpa tua. Non hai scelto tu di ammalarti e di soffrire così. – replica, il tono deciso. Rashid, di nuovo, ha palesato il suo animo limpido e generoso.
Soffre più per il loro tormento che per la sua malattia e si angoscia per la loro infelicità.
Quel dolore soverchia la sofferenza del cancro e delle cure inutili, da lui affrontate con spirito forte e incrollabile.
La sua grande mano sinistra, leggera, esitante, si appoggia sulla guancia destra in una gentile carezza.
Lacrime di commozione sgorgano sulle pallide guance del giovane. Sente il calore di quel tocco…
Il male, per quanto presente, quasi svanisce, sfiorato dal gentile calore di un gesto così semplice.
Sente la pace e la serenità avvolgere il suo cuore ed è felice, perché sa di non essere solo e di contare sull’affetto delle persone a lui più care.
Azam, grazie… Grazie di tutto. – mormora, il tono tremante d’emozione.
Perché? – domanda l’uomo, stupefatto.
Mi basta questo… Io non voglio niente, se non questo… La nostra vita è un prestito e può svanire da un momento all’altro… Se volete aiutarmi, non sprecate tempo in cure inutili. Desidero solo i vostri abbracci e le vostre carezze. Voglio presentarmi ad Allah in questo modo. Puoi dire questo ai miei genitori e agli altri? – chiede il lottatore arabo.
Con un debole gesto del dito, Azam asciuga le lacrime di Rashid e le sue labbra si posano sulla sua fronte in un bacio tenue e affettuoso. Vorrebbe abbracciarlo, ma il corpo del suo signore è fragile e teme di romperlo, sotto la pressione delle sue braccia nerborute.
Stai tranquillo. Farò quanto desideri. –


   
 
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