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Autore: Greenleaf    13/03/2021    4 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3
 
 
Sorse il sole in cielo, riscaldando la fredda  terra e risvegliando con la sua luce gli animali, la natura e i fiori variopinti.  Il vento mosse delicatamente i capelli di Gimli e le sue trecce, accarezzando simultaneamente le guance di Eldihen. I due si guardarono rattristiti. Non avevano vissuto molto tempo insieme ma provavano affetto e stima reciproca.
 
“E’ giunto il momento di salutarti mastro Gimli!” esordì malinconicamente Eldihen.
 
“Stammi bene ragazza” il nano abbassò gli occhi rammentando i momenti insieme, momenti semplici ma belli. La presenza di Eldihen nella compagnia aveva portato una nota di allegria, anche se la donna era stata trovata in gravi condizioni.
 
“Namàrie! (addio)” si chinò lasciandogli un dolce bacio sulla fronte, proprio come aveva fatto quando si erano appena conosciuti.
 
Impensierita la ragazza sollevò il viso, girandosi verso Legolas. Stava già soffrendo dopo aver detto addio a Gimli, non voleva nemmeno immaginare come sarebbe stato con Legolas, non voleva  pensarci, si sentiva triste e sola. Lui l’aveva salvata, l’aveva calmata ed Eldihen piano piano si stava affezionando, affascinata dal suo viso bellissimo, dagli occhi azzurri come il cielo sopra la sua testa.
 
Si avvicinò all’elfo e ad Aragorn che la stavano aspettando, stringendo il mantello in modo che le ricadesse su tutto il corpo. Chissà cosa sarebbe successo, presto si sarebbe ritrovata in casa di un estraneo, ed anche se l’idea non la convinceva più di tanto non poteva dir nulla, consapevole che Legolas l’avrebbe trattenuta se lei si fosse rifiutata a raggiungere Nihil, creando dei dissapori con Aragorn che attendeva di ritrovare i suoi amici. Doveva tacere e augurarsi il meglio.
 
Quando il falco si allontanò dalla sua testa, provocando un rumore sgradevole, Eldihen si sentì investita da mille emozioni. Il cuore prese a battere velocemente, l’ansia la perseguitò insieme ai dubbi e alle domande. Non si seppe spiegare il motivo ma, aveva uno strano presentimento. Storse il naso, passandosi una mano sui capelli -Ma cosa mi prende? Presto andrò a Lorien e sarà tutto finito, devo stare serena, non accadrà nulla- ripeté a sé stessa, sperando che quella strana sensazione l’abbandonasse definitivamente.
 
“Eldihen andiamo” Legolas aveva notato che lei indugiava impensierita. Posò la sua mano sulla sua spalla, invitandola a seguirlo.
 
“Meglio incamminarsi. Entro pomeriggio torneremo Gimli, non starai solo a lungo” Aragorn lanciò la sua occhiata in direzione del nano, rassicurandolo “Forza!” piegò il volto verso Eldihen e le regalò un sorriso incoraggiante, facendo un cenno con il capo in direzione del piccolissimo bosco dietro le sue spalle.
 
“Si andate pure. Io attenderò il vostro ritorno” Gimli si appoggiò ad una roccia, guardando i suoi compagni allontanarsi da lui.
 
La ragazza seguì Aragorn esaminando minuziosamente i piccoli alberi e la fitta rete di rami che si poteva vedere in lontananza. Il falco si stava addentrando nel bosco, muovendosi velocemente, fino a sparire dalla sua visuale. Sospirò, leggermente preoccupata, non poteva tirarsi indietro proprio in quel momento. Doveva ammettere che se avesse visto prima quel posto, di certo a Lorien ci sarebbe andata da sola.
 
“Eldihen che c’è?” Legolas non aveva perso di vista gli occhi della ragazza, guardandola per tutto il tempo. Strinse vigorosamente la sua spalla, lasciando poi scorrere le dita tra le ciocche di capelli castano chiaro. Eldihen sembrava un po’ preoccupata, si stava mordendo il labbro, torturando il lembo del suo mantello con le dita. L’elfo le prese una mano e la girò piano verso di sé, voleva capire come stava. Lui non parlò, ma la osservò, come a volerle comunicare i suoi dubbi. Passò i suoi occhi tra i capelli arruffati, il viso leggermente sporco, il naso delicato e le labbra turgide, fermandosi infine ad ammirare i suoi occhi azzurri con delle sottili sfumature blu, incorniciati da folte ciglia scure.
 
“Nulla, andiamo!” Eldihen strinse la mano di Legolas, abbassò il volto interrompendo il loro contatto visivo. Ogni volta che lo guardava avvertiva delle sensazioni contrastanti: gratitudine, preoccupazione per il suo futuro, tristezza per la loro separazione e una strana e travolgente attrazione.
 
Aragorn aspettò con ansia che Eldihen incitasse l’amico a partire. Sistemò la sua spada bene dentro il fodero, stringendo la sua cintura, alzò poi gli occhi verdi per osservare i due.
 
“Andiamo, faccio strada” si girò e camminò lungo la via. Conosceva bene il sentiero, sapeva muoversi dentro la piccola foresta, camminava senza voltarsi, sicuro di essere seguito.
 
 Negli anni aveva più volte incontrato Nihil, parlando con lui dell’episodio che aveva portato Legolas a bandirlo da Bosco Atro. Nihil aveva raccontato ad Aragorn una versione differente da quella dell’amico, ma l’uomo non gli credeva, o meglio, sapeva che Legolas era un principe assennato e teneva al suo popolo. Nihil aveva sbagliato e Legolas si era comportato di conseguenza.
 
Eldihen imitò Aragorn, muovendosi lungo la via. Era pensierosa, aveva lasciato la mano di Legolas dirigendosi verso la foresta, l’elfo però le si avvicinò affrettando il passo, impensierito. La reazione di Eldihen non gli era piaciuta affatto, sembrava che si muovesse senza riflettere, preoccupata, con la mente da tutt’altra parte. Portò il suo arco dietro le spalle, vicino alla faretra colma di frecce. Affiancò Eldihen, guardandola, mentre avanzava a braccia conserte.
 
“Cosa ti preoccupa?” le domandò girando il suo viso. I suoi occhi si fermarono su di lei, sulle sue palpebre abbassate e le labbra serrate.
 
“Non sono preoccupata” rispose a bassa voce, rigirandosi le maniche della tunica azzurra.
 
“Eldihen ti prego parlami, ti vedo, sei pensierosa” assottigliò le palpebre, attendendo che la ragazza si confidasse.
 
“In realtà…” la fanciulla si sfregò gli occhi con una mano, inumidendosi le labbra “Mi dispiace separarmi da voi. Mi ero abituata ed è stato difficile salutare Gimli. Non so, mi sento triste, non mi va di lasciarvi!” camminava rapidamente, avevano quasi raggiunto i primi alberi. I fiori a terra sfoggiavano i loro colori accesi, Eldihen ne percepì il gradevole profumo ma non li contemplò, lasciandosi trasportare dai pensieri.
 
“Siamo costretti a lasciarti da Nihil. Io non l’avrei mai fatto Eldihen, ma non pensare che per noi sia facile. Non ti stiamo abbandonando, cerchiamo di  salvarti …” la guardò e si rattristì, vedendo Eldihen proseguire con il viso abbassato, quasi rassegnata. Lo percepiva, stava andando da Nihil proprio perché non aveva alternativa. Tirò le labbra e bloccò la ragazza dal polso, trattenendola gentilmente ”Appena terminerò la mia missione verrò a trovarti. Te lo garantisco!”

“Non mi dire cosi… te ne prego” trattenne il respiro per qualche istante. Avrebbe tanto voluto dirgli di non lasciarla, di portarla con sé, perché lei si sentiva sicura a suo fianco, nessuno  avrebbe potuto farle del male. Era riuscito a risollevarla dopo il trauma subito, ed ora che si dovevano separare, si sentiva minacciata dai dubbi e dalle emozioni negative.
 
“Io sono serio Eldihen, non lo dico tanto per dire” pochi giorni fa l’aveva stretta tra le sue braccia, aiutandola a rialzarsi dopo la brutta caduta, riuscendo a calmarla. Ricordava il suo volto bagnato, l’odore delle sue lacrime e il senso di pace che lo aveva travolto quando lei aveva riaperto gli occhi. Da quel momento il loro legame era divenuto indissolubile.
 
“Lo so Legolas, ma non dire così… stranamente mi mancherai, non ci conosciamo da molto, ma per me è come se ti conoscessi da sempre”  si girò per guardare i suoi occhi, sarebbe stata una delle ultime volte che l’avrebbe visto. Nel petto avvertì un vuoto, spaventata dall’idea di non rivederlo più, anche se Legolas le aveva promesso che sarebbe tornato.
 
“Vale lo stesso per me, mi è difficile lasciarti”
 
Complici si scambiarono un lungo sguardo, ricercandosi più volte, studiandosi e perdendosi l’uno dentro gli occhi dell’altra, in silenzio senza aggiungere parole, non vi era bisogno infondo. I loro occhi parlavano benissimo. Legolas era estremamente preoccupato, sarebbe stato ancora più difficile separarsi da lei dopo quella rivelazione. Non avrebbe voluto ferirla abbandonandola, ma aveva promesso prima di salvare Merry e Pipino dagli orchi. 
 
Per un attimo ad  Eldihen mancò l’aria. Si sentiva come quando era stata ritrovata, con la unica differenza che Legolas, senza saperlo, era riuscito a risanare le ferite della sua anima,  ma ora ogni cosa stava riemergendo. Proprio come chi dopo un sogno apre gli occhi, ritornando alla realtà.
 
“Eldihen, non puoi immaginare quanto mi stai facendo preoccupare” Legolas non aveva smesso di guardare il suo viso triste. Sembrava che lei non reggesse la situazione, tenendosi tutto dentro, ignara che i suoi occhi parlavano a posto suo. L’elfo aveva imparato in quei pochi giorni a comprenderla, a capire quando stava bene o invece si sentiva giù.
 
“Non voglio farti preoccupare, è che…” si fermò un attimo, cercando di non pensare alle seguenti giornate. Non riusciva a realizzare che presto non l’avrebbe più rivisto, era come se le stessero strappando il cuore dal petto. La sua reazione era assurda, ma Eldihen si sentì infelice. In quei giorni si era ciecamente affidata a lui, affezionandosi inconsapevolmente, ed anche se la sua mente sapeva che avrebbero dovuto lasciarsi, il suo cuore non voleva accettarlo “Non so proprio che mi prende, perdonami!” aveva gli occhi leggermente lucidi.
 
“Ne hai passate tante, è normale che tu ti senta così. Non c’è nulla da perdonare” Legolas le carezzò la guancia, infastidito alla vista delle lacrime dentro i suoi occhi. Si sentì un po’ in colpa, infondo lei stava male per la separazione avvenuta troppo velocemente “Non so cosa posso fare per aiutarti, ma se c’è qualcosa chiedi pure” con le dita percorse il suo volto, fermandosi sul labbro superiore.
 
Eldihen sapeva cosa le avrebbe fatto bene, ma si sentì imbarazzata a chiedere. Abbassò lo sguardo e appoggiò la sua mano su quella dell’elfo, accarezzandola “Vorrei che mi abbracciassi” confessò timidamente. Quello era il suo unico desiderio.
 
Legolas sorpreso schiuse le labbra, allontanò la sua mano dal viso e le si avvicinò, appoggiando le dita sulle sue spalle. La strinse a  sé, imprigionandola nel suo petto. L’abbracciò, cullandola per diversi istanti, carezzandole i capelli castani. Inebriato respirò il profumo dei suoi capelli e la baciò gentilmente sulla fronte. Il calore del corpo di Eldihen lo scaldò a punto da sentire il bisogno di stringerla più forte. Provava una gradevole sensazione ogni qual volta la teneva in quel modo, e lo stesso valeva per Eldihen. Il vuoto dentro il petto sembrava non esistere più. Chiuse gli occhi abbracciando Legolas per un instante che le sembrò eterno.
 
“Ti senti un po’ meglio?” le sussurrò  vicino all’orecchio.
 
“Si, mi sento incoraggiata” Eldihen si allontanò lasciando le sue mani sul torace di Legolas. I suoi abbracci le facevano bene.
 
“Presto tornerai a casa tua, ti sentirai meglio” le sorrise accarezzando le sue mani. Eldihen strinse le dita di Legolas, per poi distanziarsi.
 
“Quando verrai a trovarmi ti preparerò una bella tazza di te!” sorrise, cercando di allontanare i pensieri negativi. Legolas doveva avere la mente sgombra da qualsiasi preoccupazione. Non voleva angustiarlo. Se gli fosse successo qualcosa a causa sua non se lo sarebbe mai perdonato.
 
“Non vedo l’ora” l’elfo trovò conforto quando la vide sorridere “Vieni, andiamo” la invitò ad avanzare. La foresta era davanti a loro ed Aragorn la stava raggiungendo.
 
Proseguirono senza parlare. Legolas la fissava felicemente sorpreso di vedere che la sua espressione era cambiata, non più cupa come prima. Si sentì sollevato, anche se, doveva ammettere che la fanciulla gli sarebbe mancata.
 
Si addentrarono nella foresta, sotto i rami degli alberi, facendosi strada tra i sassi e le serpeggianti radici al suolo. Eldihen si bloccò, per osservare il sentiero. Lei e Legolas avevano raggiunto Aragorn, rimanendo uniti.
 
 
“L’aria è pesante e mi sembra che sia giunta già notte!” commentò Eldihen girandosi intorno. I tronchi ricoperti di muschio arrivavano ad altezze enormi, coprendo la luce del sole con i rami rivestiti di larghe foglie. Il sentiero era dissestato e sconnesso, il terreno secco pareva duro come la pietra, nemmeno l’acqua filtrava. Eldihen lanciò uno sguardo in lontananza: gli alberi erano fitti, uno appresso all’altro, creando una sorta di muraglia con le spesse cortecce. Udì il suono di qualche uccellino fuggire insieme agli scoiattoli. Non c’erano fiori, né erbetta, solo pigne e ghiande.
 
“La foresta è abbandonata da anni. Solo Nihil vi dimora” spiegò Aragorn osservando le sfumature delle foglie “La sua casa non è molto distante, non avere paura…” confortò Eldihen con il suo sguardo intenso   “Seguitemi” guardò Legolas che era rimasto fermo su una grossa radice, con il suo arco in mano, un’espressione severa e gli occhi vigili.
 
“Stammi vicina Eldihen” l’elfo affiancò Eldihen saltando dal punto in cui era.
 
Camminava guardandosi le spalle, sempre vicino alla fanciulla, attento ad aiutarla a proseguire, anche quando il sentiero risultava frantumato, ricoperto da aghi di legno e foglie essiccate.
 
Eldihen non aveva mai visto una foresta così scura, ma allo stesso tempo piena di animali. Aveva portato la sua attenzione ai movimenti sugli alberi, scorgendo sopra la sua testa, il nido di qualche uccellino. Guardò Aragorn e le sue forzute spalle muoversi. Lui l’aiutò a superare una grossa liana. Eldihen strinse la mano dell’uomo, bloccandosi quando si trovò di fronte ad una specie di dirupo, che portava al cuore della foresta.
 
“Se vuoi ti prendo in braccio!” disse Aragorn prima di saltare dal precipizio, appoggiandosi su un alberello avvizzito, proponendo ad Eldihen di superare l’ostacolo insieme.
 
“No, no…” la fanciulla allungò il collo, studiando il terreno inclinato “ mi terrò da un ramo, tu salta pure, preferisco che ci sia qualcuno a sostenermi a terra, ti sarà più facile proseguire”
 
“Come desideri mia signora” Aragorn si lanciò, atterrando al suolo, si sostenne dalle mani. La distanza non era grande. Si girò repentinamente verso Eldihen, guardando Legolas dietro le sue spalle.
 
L’elfo aiutò la ragazza a sostenersi, suggerendole dove posare i piedi “Dammi la mano Eldihen, lascia perdere il ramo, è troppo fragile per reggersi” spostò le foglie e l’affiancò, cingendole gentilmente la vita. L’oscurità lasciava poco da vedere, l’unica luce presente era quella sopra ad un albero, probabilmente lì si trovava la casa di Nihil. Eldihen non perse tempo e seguì i suggerimenti di Legolas, lanciandogli uno sguardo. La sua tunica verde camosciata sembrava molto più scura, anche i capelli e gli occhi dell’elfo sembravano essersi spenti.
 
“Tienimi stretta la mano, ho paura di cadere” Eldihen anticipò le mosse di Legolas, ricercò la sua mano e strinse le sue dita stupendolo. L’elfo col pollice le carezzò il dorso della mano, ricambiando la sua stretta.
 
“Non accadrà mai!” si avvicinò al limite del dirupo, sostenendo Eldihen. Lasciò che la ragazza raggiungesse il suolo, trascinandosi a terra con il busto e con lui presente a tenergli la mano. Aragorn le si avvicinò e l’afferrò dalla vita, prendendola in braccio. Non avrebbe mai raggiunto il suolo senza il suo aiuto.
 
“Grazie” Eldihen si aggrappò alle spalle di Aragorn, lasciando il mantello ricadere sul terreno. La sua pelle si scontrò contro la barba dell’uomo, mentre lui l’aiutava a scendere.
 
“Non c’è di che!”
 
“Manca molto?” chiese allontanandosi dal ragazzo.
 
 “No, siamo quasi arrivati. Seguitemi!”
 
 Legolas grazie ad un’abile salto raggiunse i suoi compagni, ricadendo  in piedi, con l’arco in mano. Si  fermò nonostante l’invito di Aragorn. Trattenere la sua irritazione in quel momento gli risultò impossibile. Il sangue gli stava ribollendo dentro le vene al solo pensiero di rincontrare Nihil. Eldihen lo guardò senza disturbarlo, si decise poi ad avvicinarsi  indecisa se parlargli o no.
 
“Ascoltami” era serio, lei non l’aveva mai visto così autorevole. Le sue sopracciglia erano incurvate, ed i suoi occhi si muovevano di ramo in ramo, da foglia a foglia, posandosi poi sul volto della fanciulla “Io voglio sapere ogni cosa Eldihen… non tralasciare nessun dettaglio d’ora in avanti. Se Nihil non ti tratterà come meriti me lo devi dire, sarà compito mio occuparmene”
 
“Ma cosa mai mi dovrebbe fare?” impressionata alzò un sopracciglio, chiedendosi il motivo che aveva spinto Legolas a parlarle in quel modo.
 
“Non ti farà niente, ci parlerò io. Non voglio impensierirti, tranquilla” la rassicurò posandole una mano sulla spalla “Voglio solo che tu stia bene, scusami ma sono preoccupato!”
 
“Starò benissimo… andiamo?” gli passò la mano sulla spalla, sperando di rasserenarlo con quel gesto gentile.
 
“Certo!” si incamminarono, seguendo Aragorn  verso il sentiero che conduceva ad un piccolo laghetto scuro. Eldihen lo oltrepassò speditamente, seguita da Legolas.
 
Per lei fu facile intuire quale fosse l’abitazione di Nihil superata la pozza d’acqua a terra, infatti, su una largo arbusto si innalzava una piccola dimora, dalla quale fuoriuscivano delle lanterne. Eldien ammirò i gradini posti sul tronco, sembravano essere intagliati e decorati a mano. Anche  per terra erano state poste con cura delle larghe mattonelle bianche che delineavano il percorso, terminando ai piedi dell’albero.
 
“Non sembra affatto male!” commentò ammirando le mura esterne, create con delle spesse tavole di legno. Le finestre erano ovali, Eldihen cercò di scorgere qualcosa all’interno ma non riuscì: la casa era troppo alta e lei si trovava ancora distante.
 
Ringraziò in cuor suo i Valar di ritrovarsi di fronte quell’accogliente abitazione. I suoi presagi non erano rosei considerando la foresta in cui si trovava, infatti, intorno alla piccola casetta tutto era differente dal percorso che aveva superato: gli alberi erano meno attaccati, l’aria circolava meglio e il terreno sotto i suoi piedi era spianato.
 
“Procediamo!” Aragorn li invitò a percorrere la stradina, arrivando fino alle scalinate sull’albero.
 
Il principe elfico mosse qualche passo verso la ragazza che proseguiva ignorando le mille preoccupazioni che attanagliavano la sua mente. La bloccò avvolgendole il polso, lei si girò totalmente in sua direzione, scontrandosi contro il suo petto.
 
“Sappi che ci mancherai anche tu Eldihen” le confessò prima di entrare a casa di Nihil. Aragorn era distante da loro due. Legolas approfittando del momento parlò ad Eldihen, non distogliendo i suoi occhi da quelli azzurri e sorpresi di lei. Gli sarebbe mancata, era abituato ormai ad osservarla, trascorrendo insieme a lei istanti brevi ma intensi. I suoi occhi azzurri non lo avrebbero più rasserenato, lo sapeva. L’ammirò in silenzio, sentendo  in cuor suo un lieve calore, provocato dallo sguardo ingenuo di lei.
 
 
“Legolas, non ci conosciamo da molto ma provo affetto nei tuoi confronti. Spero che non mi prenderai per una stupida ma… ti voglio bene”non riuscì a trattenersi e lo lasciò così, rivelandogli l’affetto che nutriva e che aumentava giorno dopo giorno. L’elfo l’aveva salvata, curata e rassicurata. Grazie a lui era viva ed aveva superato un momento orribile “Grazie per tutto quello che hai fatto per me”
 
Legolas sorrideva toccato da quelle parole. Si piegò leggermente e avvicinandosi, adagiò una mano sulla sua spalla, delicatamente. La sorprese, lo poteva notare dai suoi occhi sgranati. Non si distanziò da lei, rimase per svariati istanti ad accarezzarle il braccio. Un lieve calore gli stava scaldando il petto, una scintilla, accesa dallo sguardo della giovane fanciulla, dalle sue parole, dalle sue labbra.
 
 
 
 
 
 
Epon era appena tornato, poggiandosi su un ramo sopra la finestra. Nihil chiese al suo fidato compagno di confidargli cos’aveva visto, conoscendo in tal modo i dettagli della compagnia, di Eldihen e  di Legolas. Nihil lasciò che il falco avvolgesse le sue zampe sul suo braccio, ascoltando i suoi versi, come solo lui sapeva fare, apprendendo che presto il suo principe sarebbe tornato da lui.
 
Si fermò in mezzo alla casa, tra il camino acceso ed il tavolo rotondo “Dunque Legolas è qui!” esclamò guardando le fiamme divampare dentro il focolare. L’animale aprì le sue ali marroni, come a voler dare conferma alle parole del suo padrone “E alla fine è giunto da me” raggiunse frettolosamente l’armadio in legno, riponendo il suo adorato falco nella sua gabbia.
 
Camminò avanti e indietro con le giunte, ferme sulla schiena. I suoi occhi chiari percorsero tutto il perimetro della casa, fermandosi sulla porta intagliata. Da lì sarebbe entrato Legolas, stentava a crederci. Epon raramente si sbagliava. Mordicchiò nervosamente le unghie, sistemando i libri ed i fogli sparsi sulla scrivania, all’interno di un cassetto.
 
 Velocemente accese le candele, assicurandosi di nascondere accuratamente l’armatura nera e blu che aveva appoggiato sul tavolo, dentro l’armadio.
 
Era nervoso, più agitato delle fiamme che si muovevano dietro le sue spalle. Legò frettolosamente i suoi capelli castani ed indossò una lunga tunica blu con delle cuciture oro. Non riuscì a spiegarsi il motivo di quella visita. Si sedette scomposto su una sedia, chiedendosi come avrebbe reagito Legolas e come si sarebbe comportato lui. In cuor suo ancora lo disprezzava per essere stato bandito dal regno. Sospirò, tamburellando le dita sul tavolo. Il suo piede iniziò a muoversi freneticamente su e giù. Doveva controllarsi, cercare di mascherare il nervosismo per accogliere al meglio il principe, anche se  era riluttante all’idea.
 
Tre tocchi sulla porta riportarono la sua attenzione alla stanza, al caldo fuoco e alla concretizzazione dei suoi pensieri. Erano arrivati
 
Sospirò, avvicinandosi alla porta, tese la mano e piegò la maniglia, ripetendosi di rimanere forte, di non vacillare proprio ora. Non se lo poteva permettere.
 
Spalancò il portone, rimanendo inerme dinanzi al volto di Aragorn.
 
“Mae govannen mellon (Ben trovato amico)” sorrise all’uomo, sfoggiando i suoi denti dritti e bianchi. Gli posò una mano sulla spalla, invitandolo ad entrare con un gesto del capo.
 
“Non vengo da solo Nihil” Aragorn si piegò su un lato, per mostrare all’elfo dai folti capelli scuri, la figura di Legolas che altero lo fissava. Dietro le sue spalle trovò una  fanciulla, dai lunghi capelli castani e dai profondi occhi azzurri. Era molto magra, il suo viso scarnato e pallido. Indossava un vestito celeste, ricoperto da sporcizia e sangue.
 
“Non c’è bisogno che tu dica nulla, Epon gli avrà raccontato ogni cosa, vero Nihil?” chiese con tono canzonatorio Legolas, coprendo con il busto il viso di Eldihen. La sua mano si era posata sulla vita di lei, per bloccarla. Voleva studiare bene Nihil prima di presentargliela, assicurandosi di esporre attraverso la sua espressione tutta la sua autorevolezza.
 
“In effetti mi ha raccontato qualcosa. Ti prego mio principe, entra in casa, non puoi immaginare quanto io sia lieto di vederti” chinò il viso, trattenendo le sue emozioni.
 
“Si, immagino!” Legolas prese la mano di Eldihen che curiosa osservava i comportamenti di Nihil, sorpresa di sentire chiamare Legolas principe. Giorni fa anche Gimli aveva usato quell’appellativo, ma lei non l’aveva preso sul serio.
 
Eldihen osservò Nihil, ammirando i suoi occhi blu, il viso delicato e gli zigomi alti. Non le sembrò scontroso o pericoloso, ma alquanto misterioso. Si trattava di un elfo molto saggio, o meglio, pareva che avesse vissuto a lungo, lo si poteva vedere dai suoi occhi, pieni di esperienza e di dolore. Lo guardò incantata finché Nihil puntò i suoi occhi azzurri su di lei, facendole abbassare timidamente le palpebre.
 
Aragorn fu accolto dal tepore proveniente dal camino. La dimora di Nihil era piccola: un tavolo rotondo al centro, una tovaglia bianca al di sopra e delle candele sparse qua e là. Le pareti erano completamente di legno, ricoperte da vecchie mappe e appunti. Vicino al camino si trovava un grosso armadio squadrato, confinante con una porta che conduceva alla camera dal letto, anch’essa in legno.
 
Legolas imitò il suo amico, entrando dalla porta mano nella mano con Eldihen. Lei aveva mollato la sua presa, imbarazzata dalla presenza dello sconosciuto, ma Legolas la strinse a sé, impedendole di lasciarlo. Non avrebbe voluto separarsi da lei e, sembrava il modo migliore per far capire all’altro elfo l’importanza di Eldihen.
 
Assorto dai suoi pensieri Nihil osservò i tre senza dir nulla. Analizzò i movimenti dell’elfo che discuteva a voce bassa con Eldihen, notando immediatamente l’arco che portava Legolas dietro le spalle. L’arco dei Galadhrim. Non poteva essere, strabuzzò gli occhi e lo guardò, come se fosse presente solo quell’oggetto. Fu meravigliato. Quella giornata si presentava proprio strana, non credeva che oltre la sorpresa di trovare Legolas in carne ed ossa a casa sua, dovesse scorgere proprio con i suoi occhi l’arco che indossava. Chi gliel’aveva donato? Per quale ragione Legolas se ne trovava in possesso?
 
Strinse i pugni respirando profondamente. Il sangue stava ribollendo nelle sue vene. La vista dell’arco per lui fu quasi come uno schiaffo in faccia, una sorta di rimprovero che gli ammoniva che era inferiore rispetto al suo principe. Avrebbe tanto voluto strapparglielo, portarlo a sé, scacciare Legolas da casa sua proprio come lui l’aveva tolto da Bosco Atro.
 
“Nihil spero che non ti abbiamo disturbato!” il flusso dei suoi pensieri venne interrotto dalle parole di Aragorn. Nihil piegò leggermente il collo, portando la sua attenzione all’uomo dai capelli e barba scura.
 
“No di certo Aragorn. Mi chiedo il motivo di questa visita, scusatemi ma non aspettavo ospiti” sfoggiò un falso sorriso per mascherare la sua frustrazione “Ho solo un fiasco di vino a casa”
 
“Non ti disturbare, non ci tratterremo a lungo” Aragorn puntò Eldihen con i suoi occhi verdi, che in silenzio li ascoltava, stringendo la mano di Legolas.
 
Legolas era talmente serio e nervoso che Eldihen non lo riconosceva. Anche prima quando le aveva impedito di lasciargli la mano, non era da lui. La fanciulla intimorita gli si avvicinò e gli parlò, nel momento in cui Aragorn riprese a dialogare con Nihil.
 
“Tutto apposto?” chiese timorosa guardando i suoi occhi irritati.
 
“Si” Legolas non allentò la presa sulla mano di lei, né si volto per guardarla, attento a studiare Nihil.
 
“Non si direbbe, lo vedo che sei teso” per tranquillizzarlo iniziò ad accarezzargli le spalle, percorrendo con le dita la stoffa del suo mantello. Non voleva vederlo nervoso, non l’aveva mai visto in quel modo, ed era profondamente amareggiata.
 
“Va tutto bene Eldihen, non ti preoccupare per me” piacevolmente sorpreso lasciò che la fanciulla continuasse a toccarlo, accarezzandole la mano con il pollice.
 
Aragorn terminò di parlare del tempo e dello stato in cui si trovava Nihil, notando che Legolas dietro lui, con sguardo rigido li fissava senza pronunciare parola. Decise dopo un po’ di affrontare l’argomento, spiegando a Nihil il motivo della loro visita.
 
“Abbiamo portato con noi Eldihen. Questa ragazza elfo è scampata all’agguato di un gruppo di orchi” indicò la fanciulla a Nihil, che aveva posato già i suoi occhi su di lei.
 
Legolas le strinse maggiormente la mano, senza mutare espressione.
 
“Mia signora!” Nihil chinò il capo e la considerò “Il mio nome è Nihil, ti porgo il ben venuto”
 
 “Ti ringrazio” Eldihen scrutò il suo volto illuminato dalla luce fioca delle candele. L’abitazione sembrava essere più piccola, si sentì soffocare dall’imbarazzo. Alzò gli occhi per ammirare il tetto e il lampadario di ferro battuto.
 
“Siamo venuti fino a qui per chiederti un favore che riguarda Eldihen” Aragorn con voce seria continuò a parlare.
 
“Devi condurla a Lothlorien a posto nostro, proteggendola dai pericoli che si presenteranno, anche a costo della tua vita” Legolas senza scomporsi aveva preso la parola, attirando l’attenzione dei presenti su di sé.
 
Nihil scrutò il suo viso duro e inflessibile, non distogliendo lo sguardo dai suoi occhi e dalla sua mano che stringeva quella della ragazza. Era estremamente protettivo nei suoi confronti, la teneva dietro le sue spalle, lanciandogli uno sguardo profondo.
 
“Mio signore Legolas, se questa è la tua richiesta l’accetterò volentieri” rispose sdegnato Nihil, avvicinandosi.
 
“A dir il vero il mio è un ordine. Esigo massima serietà da parte tua”
 
“Che curioso caso mio principe, parli come se io facessi parte del tuo regno, forse dimentichi che mi hai cacciato” con tono irrisorio si fermò davanti ad Eldihen lanciandogli una lunga occhiata, alla quale lei rispose sostenendo lo sguardo, incuriosita dalla frase che aveva ascoltato.
 
“In passato hai commesso degli errori ed è giunto il momento di porvi rimedio!” Legolas serio si avvicinò a lui, bloccandosi davanti al suo viso “Voglio la massima precisione… ti assicuro che stavolta la pena sarà molto più amara dell’esilio se sbaglierai”
 
“Non accadrà” gli sorrise, concentrandosi in seguito su Eldihen “Avvicinati sarai stanca e affamata” gli disse gentilmente posando gli occhi sul viso delicato di lei. La trovò bella, nonostante lo sporco e la sofferenza che si celava dietro il suo sguardo.
 
“Abbiamo curato noi i suoi bisogni fino ad ora, mi aspetto da te lo stesso trattamento” tagliò corto Legolas impedendo ad Eldihen di muoversi verso Nihil. Non le aveva lasciato la mano e non intendeva farlo.
 
“Sarà fatto. Appena Eldihen intenderà partire, l’accompagnerò” Nihil si stupì dell’autocontrollo che stava mostrando, senza mai cedere alla tentazione di controbattere a Legolas.
 
“Ti ringrazio mio signore” Eldihen sorrise flebilmente a Nihil, per smorzare la pesante atmosfera che stava respirando da quand’era entrata. La tensione si poteva tagliare con la lama di un coltello.
 
“E’ un piacere”
 
Aragorn poggiò la mano sull’elsa della sua spada, guardando malinconicamente la ragazza e Legolas. L’elfo era molto preso dalla situazione, sperava che il distacco da Eldihen non lo influenzasse particolarmente. Si girò in direzione dei suoi compagni.
 
“Legolas abbiamo fatto il nostro dovere è giunto il momento di salutare Eldihen e di ringraziare Nihil” annunciò sistemando il colletto della tunica grigia.
 
L’elfo lasciò perdere Nihil e si girò con il viso verso Eldihen, sentendo la stretta della sua mano farsi sempre più forte. La ricercò con gli occhi, guardò i suoi capelli, le sue guance arrossate e gli occhi persi. Sembrava che gli stesse chiedendo di non andare. La fissò, perdendosi dentro l’azzurro chiaro delle sue iridi. Anche lui non voleva allontanarsi. Rafforzò la presa e le strinse le mani con forza, quasi a volerle dire che non avrebbe voluto separarsi da lei. In cuor suo avvertì una grande preoccupazione e tristezza.
 
“Legolas” Aragorn gli strinse la spalla, incoraggiandolo a lasciare Eldihen. L’elfo fece un cenno con il capo, girandosi completamente verso la ragazza, ignorando Nihil che lo guardava.
 
Eldihen quando lo vide davanti a sé, alzò il viso, osservandolo bene: i suoi capelli biondi erano ben legati come sempre, e il suo aspetto era perfetto. Essendo più alto di lei, dovette avvicinarsi per poterlo guardare bene. Il cuore nel suo petto batteva forte, riscaldandola completamente. Lui era bellissimo, non avrebbe voluto lasciarlo, quando si sarebbero rincontrati? Quando avrebbe potuto rivedere i suoi occhi azzurri? Era giunto il momento di dirsi addio, ma perché così presto? Perché Eldihen doveva rinunciare alla sua presenza? Schiuse di poco le labbra, rattristita a causa della loro separazione e, ammaliata dal viso serafico di Legolas. Le sembrò che le stessero prendendo il cuore con le mani, avvertendo una pungente sensazione, talmente brutta da avvertire le lacrime agli occhi. Avrebbe voluto buttarsi tra le sue braccia ma rimase composta, quando dentro di sé sentiva un fuoco ardere sempre di più. Solo in quell’istante in cui lo stava salutando riuscì a comprendere la forza dei suoi sentimenti.
 
“Eldihen…” le dita di Legolas accarezzarono la guancia di Eldihen, fermandosi ai lati della bocca.
 
“No” la ragazza scosse la testa. Quell’addio era troppo amaro, già aveva previsto la sua reazione.
 
“E’ molto difficile per me lasciarti” proseguì l’elfo accarezzandola con i polpastrelli. Non sopportava la vista delle lacrime negli occhi di Eldihen, in più si sentiva angosciato al solo pensiero di doverla affidare a Nihil. Risoluto riuscì a contenere le sue sensazioni, ammirando il viso della ragazza. Il suo cuore si scaldò quando passò per l’ennesima volta le dita sulla guancia, lasciandole delle carezze tenere “Ti verrò a trovare presto”
 
Non riuscì a vedere nulla quando le lacrime le annebbiarono la vista. Cercò di ricacciarle senza successo, era tutto sfocato: il viso di Legolas, la luce delle candele. Non vedeva più nulla, sentiva solo il suo cuore battere forte, e quel senso di vuoto aprirsi all’altezza dello stomaco.
 
“Eldihen ti prego, se fai così peggiori la situazione. Sai che mi addolora vederti piangere” le sussurrò cogliendo con le dita una lacrima. Portò i capelli di Eldihen dietro le spalle accarezzandole il viso.
 
“E’ che mi mancherai tanto, già lo so!” confessò avvicinandosi al suo petto.
 
“Mancherai anche a me, ma tornerò da te per bere il te che mi hai promesso, ricordi?” le baciò la fronte, appoggiando la testa della ragazza sul suo petto, lisciandole i capelli affettuosamente.
 
“Si, certo!” sorrise felice di avvertire le mani di lui. La stava abbracciando, accarezzandola ritmicamente, come guidato da un’antica melodia. Eldihen stretta nel suo torace ricambiò l’abbraccio. Spinta dal sentimento alzò il viso per baciargli la guancia prima di lasciarlo. Legolas chinò il mento e, come lei, si avvicinò con lo stesso intento. Per sbaglio e per fortuna le loro labbra si sfiorarono di poco. Eldihen arrossì vistosamente, Legolas sorrise e si bloccò, spostando le labbra nell’angolo della sua bocca, baciandola dolcemente sulla guancia.
“Ti saluto Eldihen, mi raccomando rimani forte” disse stringendola a sé per l’ultima volta. Si separò da lei a malincuore.
 
“Bada a te Legolas e torna presto” Eldihen aveva ancora la sua mano sul petto di Legolas, e il cuore gonfio di emozione.
 
Aragorn aveva chiacchierato un po’ con Nihil, concedendo ai due elfi un attimo per congedarsi.
 
“Eldihen, ti saluto e ti auguro il meglio” Aragorn le si avvicinò,  l’abbracciò, guardandola ed augurandole di trovare pace e serenità, infondo se lo meritava, era una brava ragazza.
 
“Buona fortuna Aragorn e grazie tante. Che i Valar ti benedicano” Eldien gli sorrise augurandosi di rivederlo.
 
Legolas non perse tempo, raggiungendo Nihil. Si guardarono senza dir nulla, con irritazione “Mi raccomando Nihil!”
 
“Tranquillo Legolas, la ragazza è in buone mani”
 
Non commentò, gli girò le spalle ritornando da Eldihen. La guardò intensamente, attento a memorizzare bene i suoi occhi azzurri, per ricordarseli quando lei non ci sarebbe più stata.
 
“Stammi bene” gli augurò Eldihen.
 
“Anche tu” Legolas le posò una mano sulla spalla, si allontanò a malincuore costringendosi a uscire dalla casa.
 
Si guardarono per tutto il tempo, fino a che l’elfo uscì dalla porta.
 


 
Note autrice:
Salve a tutti ed eccoci alla fine di questo capitolo. Siamo arrivati da Nihil, io nel frattempo sorrido, indovinate perché? E già non potete saperlo, lo scoprirete leggendo.
Vi è piaciuto? Che ne dite? Ogni volta devo stare attenta perché la scorsa volta stavo per pubblicare il dodicesimo cap, oggi il tredicesimo… ma come si fa ? xD (E’ perché ho tipo tre pagine di Word aperte e vado sempre avanti e indietro)
Io sono felicissima di essere arrivata a questo punto perché adesso la trama si fa viva e capirete un casino di cose. Fin ad ora sono stati capitoli “introduttivi” in cui ho descritto un po’ le emozioni dei personaggi e piccoli momenti trascorsi insieme, ma da adesso in poi si da il via alle danze, finalmente… poi ci sarà una parte in cui mi blocco con la trama (ma si parla del quindicesimo cap tranquilli), appunto per dare il giusto peso a cose che comprenderete strada facendo, fino a giungere alla parte finale della storia (ok io ci sono assai vicina e sono pronta a scatenarmi) Eldihen è diversa nella parte finale e tutto quello che le è successo  e le accadrà, l’aiuterà a “farsi le ossa”, ma ovviamente avrà uno sviluppo, mi pare normale anche. Parte da Imladris tutta tranquilla e poi si ritroverà…. (no spoiler!) fosse per me posterei tutti i cap e ciao xD ma ovviamente non posso, con la mia Beta abbiamo visto insieme fino al dodici. La mia Beta-salvezza, che oltre a scrivere la sua storia bada anche la mia <3  menomale che lei mi ha dato una mano con questo cap perché oggi non sarei riuscita a pubblicare, reduce di una bruttissima settimana agrr. Ci tengo a ringraziarvi perché i vostri commenti mi hanno dato la carica e mi sento pronta per passare a scrivere parti abbastanza importanti e rivivere scene vecchie (per me) come questa.
Grazie a chi legge, segue e commenta ;)
Riguardo gli aggiornamenti: il prossimo è sempre di  sabato.
Un bacione, spero di sentirvi in qualche commento.
 

 
   
 
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