Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Severa Crouch    14/03/2021    8 recensioni
È al suo terzo anno, Asteria Greengrass, quando si offre come cavia per sperimentare le Merendine Marinare di Fred Weasley. Sarà Fred a spiegarle che "non possono fermare la primavera, la musica, la leggerezza e le risate" e mentre la guerra piomba sul mondo magico, Asteria e Fred iniziano la loro lotta contro chi desidera solo silenzio, pesantezza e il gelo invernale.
[Questa one-shot è nata come regalo di compleanno per Bessie ed è tragicamente ispirata dal pezzo sanremese di Colapesce e Di Martino]
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Fred Weasley | Coppie: Astoria/Fred
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Musica leggera, anzi leggerissima
Fred Weasley / Asteria Greengrass
 
 

 
A Bessie, buon compleanno!
 


 

“Vuoi farci finire nei guai, Greengrass?”

George Weasley l’aveva domandato con un sopracciglio alzato e l’espressione scettica sul volto. Asteria aveva scosso la testa con veemenza ed era arrossita. “N-no!” aveva balbettato come la tredicenne che era.

“E allora perché vuoi fare da volontaria per le Merendine Marinare?” Lee Jordan la scrutava con le braccia conserte mentre un paio di treccine erano sfuggite alla presa del suo elastico ed erano scese sul collo fino a sfiorare la cravatta rosso-oro dell’uniforme.

“I-io… ho bisogno di soldi,” si era giustificata arrossendo.

Era la prima cosa che le era venuta in mente. Asteria non poteva certamente dire che una volta Fred Weasley le aveva fatto un occhiolino perché lei aveva sorriso a una sua battuta a voce alta su quello strambo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure e il cuore aveva iniziato a palpitare in un modo nuovo e inaspettato.

“Sei una Greengrass, la tua camera blindata è piena di Galeoni…” aveva obiettato Lee Jordan, sempre più sospettoso. Asteria aveva alzato gli occhi al cielo e per la prima volta si era detta che se non avesse avuto la cravatta verde e argento probabilmente l’avrebbero presa senza farle troppe storie. Salazar, illuminami tu!

“Sì, la mia famiglia è ricca, ma controlla ogni spesa che faccio e… insomma… vorrei poter comprare qualcosa senza che loro lo sappiano.”

Un sorriso malandrino era comparso sul volto di Fred, George aveva guardato il fratello e gli aveva domandato: “Che dici, Freddie, rischiamo di finanziare i Mangiamorte?”

“Nah,” aveva obiettato Fred, “i Greengrass sono a posto, e poi, il solo fatto che abbia compilato quei moduli senza nascondere il suo nome significa che non ha niente da temere.” Le aveva rivolto un sorriso ampio, rassicurante, seguito dal suo occhiolino: “Benvenuta a bordo, Asteria!”

Si erano stretti la mano mentre il cuore di Asteria sembrava scoppiare e il respiro si fermava nella gola.
 

 
***
 
 
“Si può sapere dove finisci ogni pomeriggio e perché stai sempre così male?”

Daphne si era insospettita per le sue continue sparizioni e per lo strano malessere che spesso manifestava, ma solo quando Fred era lontano da lei, durante le lezioni, le sere in sala comune, dopo il coprifuoco.

“Non è niente,” aveva risposto Asteria rifugiandosi tra le tende del baldacchino. “Draco ti cerca” era la frase con cui riusciva a liberarsi della sorella, perché non esisteva che Malfoy avesse bisogno di qualcuno e non lo trovasse nel giro di pochi minuti. Così, Daphne correva da Draco, e Asteria respirava.

Sospirava nel letto al pensiero dei sorrisi di Fred dell’occhiolino incoraggiante che le rivolgeva, di quella strana complicità che provava verso un ragazzo più grande di lei, così affascinante. Nemmeno le importò quando lo vide arrivare al Ballo del Ceppo con Angelina Johnson al suo fianco. Era tipico di lui, invitare una compagna di squadra.

Lei si era presentata insieme a Jacob Mulciber, Serpeverde come lei, del suo stesso anno, e forse poteva definirlo uno dei suoi migliori amici. Jacob era segretamente innamorato di Theodore Nott e così si erano alleati, decisi a fare il minimo indispensabile per non ricevere noie e rimproveri sulla partecipazione – poco entusiasta – al ballo.

Ciò che Asteria non si aspettava, era che Fred le chiedesse di ballare mentre Jacob era andato a prendere da bere e si era fermato a parlare con Theodore.

“Sei rimasta da sola, ti va di ballare?” Le si era avvicinato con il suo sorriso complice, lo stesso che aveva quando le portava un prodotto da sperimentare e poi si accertava che stesse bene.

“La tua accompagnatrice dov’è?”

“È andata a cambiare le scarpe. Angelina non è tipo da tacchi e le avevo detto che si sarebbe riempita di vesciche.”

“Per fortuna che il Quidditch è sospeso quest’anno.”

Fred ridacchiò e le fece l’occhiolino: “Non dirlo mai ad Angelina, è piuttosto suscettibile sull’argomento!”

“Sarà il nostro segreto.” Lo aveva detto con un sorriso imbarazzato e pensò che se fosse stata sicura di sé come Pansy, o come Daphne, gli avrebbe fatto l’occhiolino. Invece, Asteria era riuscita solo a sorridere con le guance in fiamme e sentì che quella notte avrebbe faticato a prendere sonno.

Avevano ballato trascinati dalle note di una canzone rock e Fred l’aveva condotta in pista insieme a George, Lee e le altre cavie delle merendine, studenti un po’ di tutte le Case che si erano offerti volontari. Quella sera era riuscita a dimenticare la vocina che nella sua testa le ricordava che Fred la stesse trattando come se fosse sua sorella Ginny. Quella sera, mentre prendeva la mano di Fred per fare una giravolta, Asteria ebbe la sensazione di non essere proprio come Ginny agli occhi di Fred.
 

 
*** 
 

L’arrivo della Umbridge tra le mura di Hogwarts aveva fatto precipitare ogni cosa. Fred e George avevano iniziato a sperimentare in modo più serio le loro merendine, lei aveva dovuto farsi da parte dopo che Daphne le aveva trovato un Torrone Sanguinolento in borsa e aveva capito la ragione delle sue sparizioni.

“Finirai nei guai, Asteria!”

“So badare a me stessa!”

“Ma figurati! Ti rendi conto che rischi di mettere in imbarazzo la famiglia e di far perdere punti a Serpeverde? Siamo l’unica Casa che non è sotto il mirino di quella pazza e non vogliamo finire come i Grifondoro.”

“Lo spirito di Hogwarts va oltre le Case, dovremmo aiutarci, aiutare i Grifondoro!” Asteria aveva protestato, proprio non capiva perché Serpeverde avesse deciso di chiudersi a riccio in quel modo. L’Oscuro Signore era tornato, alcuni dei suoi compagni di Casa erano nervosi, altri terrorizzati, e molti avevano perso il sorriso.

Daphne, tuttavia, sembrava non capire. Forse, voleva solo proteggere i suoi compagni di Casa. Aveva alzato un sopracciglio e incrociato le braccia, il sospetto sul volto di sua sorella si era intensificato: “Dì un po’, non ti sarai mica presa una cotta per un Grifondoro?”

Lo aveva domandato a bruciapelo, prima che lei fosse pronta anche solo ad ammettere a sé stessa la natura dei sentimenti che le agitavano l’animo. Asteria aveva scosso la testa con forza, mentre le guance la tradivano e la voce non riusciva nemmeno a negare, si era limitata a morire in gola.

“Chi si è preso una cotta per un Grifondoro?” l’arrivo di Pansy, pronta a dare manforte a Daphne, era l’ultima cosa di cui Asteria aveva bisogno.

“La mia sorellina. Guarda cosa le ho trovato in borsa.” Daphne mostrò la confezione di Torrone Sanguinolento che le aveva sequestrato.

“Non sarà mica uno dei gemelli Weasley? Vi ho visti ballare l’anno scorso al ballo del Ceppo.” Il sorrisetto perfido di Pansy rivelava quanto si stesse divertendo a metterla in imbarazzo. Pansy l’aveva vista ballare con Fred, George, Lee e gli altri ragazzi e non le aveva detto niente. L’informazione è potere, le aveva detto una volta suo padre, e non sai mai quando arriva il momento di usarla.

“Cosa? Asteria, no!” Daphne scuoteva la testa spaventata, con gli occhi sgranati e un leggero tremolio nelle mani. “Sai cosa si dice sui Weasley… Cosa direbbero mamma e papà? E gli altri?” Asteria era rimasta senza parole nel vedere una reazione così esagerata e fuori luogo. Non credeva che Daphne si fosse radicalizzata tanto.

“Cosa direbbe Malfoy se scoprisse che tua sorella ha una cotta per un Weasley?”

Il modo in cui Pansy si divertiva a girare il coltello nella piaga rivelava molto del suo sadismo. “Ma sai che c’è, Daphne? Questa cosa può tornarci utile. L’Inquisitore supremo ha bisogno di aiuto, tua sorella può dirci dove si radunano, dove nascondono le scorte di quei prodotti e mettiamo fine a un traffico illecito.”

“Non c’è nessun traffico illecito. Hanno chiuso tutte le sperimentazioni dopo il decreto della Umbridge.” Sperava di salvare Fred, George e Lee da perquisizioni e punizioni. Riuscì a convincerle perché la tristezza che provava al pensiero di non avere più dei momenti da condividere con Fred le spezzava il cuore.
 

 
***
 
 
Asteria e Fred si erano rincorsi per tutto l’anno, riuscivano a rubare pochi attimi da trascorrere insieme, in qualche aula dimenticata, tra le scaffalature della biblioteca. Il tempo con Fred era sempre troppo poco, eppure, in quel castello diventato improvvisamente così opprimente, era una boccata d’aria.

Asteria sentiva la primavera sbocciare nel suo cuore ogni volta che gli occhi azzurri di Fred la cercavano o incrociava il suo sorriso. Aveva il potere di farla sorridere e forse questa cosa suscitava il narcisismo in lui, forse lei gli piaceva veramente (no, non poteva essere, lui era grande, e lei era una ragazzina), forse era solo un’anima gentile che le regalava sorrisi per farla star bene. Asteria non conosceva il vero motivo e nemmeno le importava visto che i Mangiamorte erano evasi da Azkaban e tutti loro sarebbero stati inghiottiti dal buco nero della guerra.

“Hanno bandito la musica…” aveva mormorato sottovoce Asteria.

“È da pazzi, qualcuno deve fare qualcosa. Non si può fermare la musica, le risate, la gioia. È la nostra adolescenza, la nostra primavera.”

Fred era seduto accanto a lei e cercava di farla sorridere agitando la bacchetta ed evocando alcuni uccellini che cantavano. “Cosa vuoi che cantino?”

“Le Sorelle Stravagarie…” aveva chiesto Asteria, senza pensarci troppo.

“Ti piace la musica leggera?”

“Daphne mi prende in giro, dice che è musica leggerissima, ma è la sola che non mi fa pensare all’orrore che ci circonda.”

“Cosa c’è di male nella leggerezza? Pensa come sarebbe più difficile salutarsi con un’altra musica.” Asteria aveva sgranato gli occhi e la bocca era rimasta socchiusa. “In che senso, salutarsi?” aveva domandato con la paura che le arpionava lo stomaco come una Passaporta.

Fred aveva scrollato le spalle e infilato le mani in tasca. La osservava con il suo sorriso malandrino e le aveva domandato complice: “Sai tenere un segreto?”

Asteria aveva annuito. Non lo aveva tradito negli ultimi due anni, avrebbe tenuto qualsiasi altro segreto.

“Beh, diciamo che io e George abbiamo in mente un finale… scoppiettante… per il giorno degli esami. La Umbridge ha passato il limite. Sarà un crescendo. Ci troverai a Diagon Alley, il negozio lo abbiamo trovato e quest’estate lo inaugureremo. Non mi servono i M.A.G.O.”

“Quindi è un addio.”

“È un arrivederci. Conto di vederti a Diagon Alley. Alla fine, è grazie a voi volontari se abbiamo dei prodotti testati da mettere in vendita.”

Se c’era una cosa che Asteria amava di Fred, era il suo entusiasmo e l’ottimismo verso la vita. Il mondo precipitava nell’oscurità, i Mangiamorte uscivano da Azkaban e loro aprivano un negozio di scherzi, perché il mondo aveva bisogno di risate e di leggerezza.

“Buona fortuna, Fred, non potranno fermare la primavera.”

“E nemmeno la musica, e le risate, e la leggerezza, Asteria, ricordalo sempre.”

Asteria lo aveva abbracciato con il coraggio di chi sa di non avere nulla da perdere e Fred l’aveva stretta a sé.

Come una sorella, le aveva suggerito la solita vocina.

Come un’amica, aveva corretto un’altra parte di sé.
 
 
***
 

È proprio vero che non si può fermare la primavera né la musica né le risate o la leggerezza. Se Asteria fu in grado di rivedere Fred dopo quel giorno, infatti, fu tutto merito di Lord Voldemort.

La notizia del Marchio Nero imposto a Draco Malfoy, come punizione per l’arresto del padre e di altri dieci Mangiamorte, era corsa di bocca in bocca tra le confidenze delle madri terrorizzate da tale crudeltà.

Erano cresciute con il ricordo della prima guerra magica e nessuna di loro voleva che i figli affrontassero gli stessi tormenti dei loro padri. Narcissa si era confidata con la cugina, Eloise Rosier, il marito, Jago Mulciber, era tornato da poco in libertà e lei temeva per Jacob, il migliore amico di Asteria.

La notizia del Marchio Nero di Draco aveva sconvolto Daphne che non aveva opposto alcuna obiezione quando Asteria le aveva chiesto se le andasse di fare un giro a Diagon Alley dai Tiri Vispi Weasley.

“È anche merito mio se hanno aperto,” le aveva detto per strapparle un sorriso.

Asteria sorrise non appena entrò in quel negozio. Nell’aria risuonavano le canzoni delle Sorelle Stravagarie, si ritrovò a canticchiare allegra mentre girava tra gli scaffali e si sorprendeva di quanti prodotti avessero inventato.

“Ti rendi conto di quanto ci manca la musica?” domandò a Daphne che aveva iniziato a lasciare ondeggiare la testa.

“È musica sciocca, questa.”

“È musica per non pensare, per sorridere e dimenticare la guerra che ci sta inghiottendo. Sembra di respirare, vero?”

“È questo che ti piaceva di Fred?”

“È questo che mi piace,” confessò mentre, oltre Daphne, Fred le faceva un cenno con la mano e il suo occhiolino complice. Lo vide superare il bancone e raggiungerle con l’aria scanzonata e un aspetto decisamente migliore di quanto non ricordasse.

“Sei venuta!” esclamò allegro. Salutò Daphne: “Tua sorella è stata una dei nostri volontari e ha diritto a uno sconto a vita del 10% su tutti i nostri prodotti.”

“Wow!” esclamò Asteria. “Adesso so come spendere i Galeoni che ho guadagnato.”

“Vuoi rinvestirli nella nostra attività?” domandò Fred sorpreso. “Credevo che voi Serpeverde preferiste Borgins & Burke.”

“Nah, c’è bisogno di leggerezza e di musica e di primavera.”

“E di risate.” Fred le sorrise. Venne richiamato dietro il bancone da George e poi il negozio divenne così affollato che Asteria e Daphne pagarono i loro acquisti e andarono via. Fuori, il gelo dei Dissennatori incombeva su Diagon Alley e un silenzio irreale le faceva sentire nuovamente sole e senza speranza, Daphne asciugò una lacrima e le disse: “Grazie per avermi portata in quel posto. Avevo bisogno di un po’ di leggerezza. Se vorrai tornare, ti coprirò con mamma e papà.”
 

 
*** 
 

“Dov’è tua sorella?” le domandò Fred. Erano seduti sui gradini del retro del negozio. Asteria presto sarebbe tornata a Hogwarts per il suo quinto anno ed era passata a salutare Fred durante la sua pausa.

“Tra i vinili. Abbiamo bisogno di un po’ di musica a casa e ce ne sarà bisogno in sala comune, ora che Silente è tornato.” Fred le sorrideva con le braccia morbidamente appoggiate sulle ginocchia, sembrava felice. Così, gli domandò: “Fred, come fate ad essere così spensierati?”

“È come con la Umbridge,” disse lui, “Non possiamo permettergli di fermare la primavera. È terrificante quello che stanno facendo, ma per ogni sorriso che loro provano a spegnere, noi vogliamo accenderne un altro. Non possono vincere.”

“Sei proprio un Grifondoro.”

“Puoi contarci! E tu non lasciarti mettere i piedi in testa, o incantare dai suonatori di flauto, mia piccola serpe.” Le guance di Asteria si tinsero di rosso mentre Fred ridacchiava e l’attirava a sé. “Lo so che sei terrorizzata. Non deve essere facile per voi.”

“Hai presente i Mangiamorte evasi?” gli domandò con la voce che le tremava. Fred annuì. “Il papà di Jacob è uno di loro. Lo hanno arrestato quando lui aveva un anno e non l’ha mai conosciuto. Adesso è tornato a casa ed è… strano. Ha passato quattordici anni tra i Dissennatori…”

Asteria sentì la mano di Fred accarezzarle la schiena e farle forza. Fred sospirò e le disse: “Vedi, Asteria… Naturalmente mi dispiace per Jacob, che non ha colpe ed è un bravo ragazzo, benché sia un pessimo Battitore, ma credo che suo padre avesse una scelta e ha scelto di seguire le persone sbagliate, ed è finito ad Azkaban perché durante la prima guerra magica ha fatto qualcosa di terribile. Forse, se avesse messo la musica giusta non avrebbe sentito quell’incantatore di serpenti… Sai che Tu-Sai-Chi parla il serpentese, vero?”

“L’ho sentito dire.”

“Ecco, stai attenta, serpentella, e tieni alto il volume della musica, d’accordo?”

“D’accordo.”

“Buona fortuna.”

“Anche a te.”


 
*** 
 
 
Asteria seguì il consiglio di Fred e la sala comune di Serpeverde risuonò con le canzoni più leggere che riuscisse a trovare. Il professor Lumacorno si era detto entusiasta di quella iniziativa e l’aveva invitata a curare la colonna sonora delle feste che organizzava. Così, Asteria si era ritrovata circondata di vinili, improvvisava scalette musicali, e cercava di sollevare il morale ai suoi compagni di Casa.

“Cos’hai da sorridere?” le domandava Draco Malfoy.

“Sto pensando a una canzone per la prossima festa di Lumacorno.”

“Sai che non mi ha invitato? Mi tiene a distanza, perché mio padre è ad Azkaban.”

“Mi spiace, Draco, se vuoi ti faccio ascoltare un po’ di musica leggera.”

“Non voglio la tua stupida musica! Non capisci che il mondo sta crollando e non sarà una stupida canzone a salvarci? Non capisci che stanno uccidendo la nostra primavera, e siamo tutti in pericolo?”

Asteria aveva scosso la testa con forza e lo aveva ripetuto per l’ennesima volta: “Non possono fermare la primavera né la musica né la leggerezza o le risate.”

“Continua a raccontartelo, Greengrass, io non ho tempo da perdere con la tua musica.”

Fu così che Asteria capì che nelle orecchie di Draco era arrivata un’altra musica e l’incantatore di serpenti si stava portando via uno dei più brillanti compagni di Casa. L’osservò isolarsi, cercare il silenzio e sparire per ore intere senza che nessuno sapesse dove fosse.

Continuare a mettere la musica anche quando il terrore le divorava l’anima fu la cosa più difficile da fare, ma pensava a Fred, nel suo negozio, che cercava di strappare sorrisi, in guerra con chi provava a spegnerli. Si scrivevano ogni tanto, scambiandosi idee sulle scalette e commenti sulle nuove uscite musicali.

La musica, però, finì in una sera in cui la primavera stava lasciando il posto all’estate, quando Albus Silente cadde dalla torre di Astronomia lasciando gli studenti sgomenti. La voce che l’assassino fosse il direttore della loro Casa, poi, li lasciò senza fiato, così come i mormorii sul coinvolgimento di Draco Malfoy nell’omicidio.

Asteria si trovò a piangere tra le braccia di Daphne, terrorizzata dalla paura di fare la stessa fine del loro preside. Fu così che il dolore iniziò a gelarle il cuore e le lacrime a lasciarle solchi sotto gli occhi.

“Non possono uccidere la primavera,” si ripeteva, ed era più una speranza, sempre più flebile, man mano che i giorni passavano.
 

 
***
 
 
Persino Fred era cambiato dall’ultima volta che si erano incontrati. Il sorriso che le rivolgeva era meno largo, meno contagioso e se spegnevano anche Fred Weasley, la situazione era drammatica.

“George è rimasto ferito…” le aveva confidato sottovoce. “Pare sia stato Piton.”

“Uccide Silente, ferisce George, ma cosa succede Fred?” Asteria aveva singhiozzato tremante. “Non siamo così, Fred, devi credermi.”

“Lo so, Asteria, non siete così, non tutti. Tu continua con la musica, alza il volume e tieni lontani gli incantatori di serpenti, è la sola cosa che puoi fare in questa guerra,” le disse stringendola a sé. Fred le posò un bacio sulla fronte mentre Asteria si stringeva a lui nel retrobottega del negozio. Fu lei a intrecciare le sue dita a quelle di Fred e portare la mano di lui alle labbra. Le sfuggì la presa di quella mano, Fred le sfiorò il viso e si chinò a baciarla restituendo a entrambi la primavera, la musica, la leggerezza e il sorriso. Le risate sarebbero arrivate nei giorni successivi, durante le pause di Fred, quando lei non sapeva che scuse inventare per andarlo a trovare e a un certo punto si era persino seccata e aveva smesso di giustificarsi.

I suoi genitori sembravano talmente annichiliti dalla guerra e dalle notizie che arrivavano nel silenzio di villa Greengrass, che la lasciavano fare.

“È felice, lasciala stare,” aveva sentito dire alla mamma, chiusa nello studio del papà.

“Ma non vuoi sapere chi è?” domandava suo padre.

“No, Frederik, non è uno del nostro mondo, e più ne sta lontana, più è al sicuro. Non ti dico che spero che sia un Babbano, ma mi auguro che non abbia nulla a che vedere con i Mangiamorte.”

“Ellaria…” la riprese bonariamente suo padre, spaventato da quel nome. I Greengrass erano Purosangue, facevano parte delle Sacre Ventotto ma non si erano mai distinti per le posizioni estremiste, erano come i Nott, dei mediatori e suo padre aveva consigliato a Lucius Malfoy di stare lontano da certi giri.

“Fred, è meglio che ascolti la sua musica che certi discorsi…”

“Sono d’accordo, ma potremo avere altri problemi.”

“Nelle sue condizioni… Lo sai che il destino non sarà clemente con la nostra bambina.”

Era quella dannata maledizione.

La mamma ne aveva parlato quando avevano iniziato a prendere contatti per il fidanzamento di Daphne. Qualcuno si era interessato a lei e ogni volta che i suoi genitori avvisavano di quella maledizione che le scorreva nelle vene, i pretendenti si tiravano indietro. Sarebbe rimasta sola, libera, pensava Asteria.

In un mondo ossessionato dal sangue, la maledizione che ti scorre nelle vene ti indebolisce e ti rende libera.


 
*** 
 
 
Fu Fred Weasley a farle scoprire l’amore, in una sera di fine estate, quando mancavano una decina di giorni al suo rientro ad Hogwarts. In quei giorni, Harry Potter era scomparso, i Mangiamorte avevano preso il controllo del Ministero della Magia e Fred e George non sapevano se tenere aperto o meno il negozio.

Asteria si era presentata al negozio per fare incetta di dischi. “Arriveranno tempi difficili,” aveva detto con la voce tremante. Fred le aveva accarezzato la schiena, era scivolato alle sue spalle e le sue braccia l’avevano circondata. Dalla sua altezza, Fred riusciva a vedere i dischi che Asteria cercava. Le dita corsero tra i vinili superando quelle di Asteria, scorse un paio di grandi classici e le sussurrò: “Prova con questo. Ti piacerà.”

“È musica leggera?” domandò alzando gli occhi verso di lui.

“Leggerissima,” le sussurrò Fred posandole un bacio a fior di labbra.

George aveva chiuso il negozio ed era salito nel suo appartamento e loro due erano rimasti tra i vinili nel piccolo angolo musicale dei Tiri Vispi Weasley. Asteria aveva appoggiato la testa e la schiena contro il petto di Fred e si era lasciata abbracciare.

Fred le aveva preso una mano e le aveva fatto fare una giravolta, come durante il ballo del Ceppo. Si era ritrovata di fronte a lui che, con un gesto della bacchetta, aveva fatto partire la musica. Il volume era basso perché la musica loro due l’avevano dentro, oramai.

Ci furono baci, carezze e strette. Fred deglutì quando le domandò: “Hai mai…” Asteria lo sorprese con la risposta: “Un paio di volte.”

“E con chi, sentiamo, signorina Greengrass?”

“Jacob.”

Le sopracciglia di Fred si alzarono ancora di più per la sorpresa. “Ma non era il tuo migliore amico?” Asteria sorrise e annuì. “Sì, ci siamo lasciati trasportare dalla musica. E dall’idromele che aveva rubato a Lumacorno. È stato divertente.”

“Ti piacciono i ragazzi che ti fanno ridere, quindi?”

“Dovresti averlo capito, Fred Weasley, che c’è un disperato bisogno di musica, leggerezza e risate.”

“Sei nel posto giusto.”

Fred le strappò un bacio, e un altro, e un altro ancora, finché non si tolsero i vestiti di dosso e quella fu la volta in cui Asteria, tra i vinili dei Tiri Vispi Weasley, scoprì cosa volesse dire fare l’amore. Alla fine, era così leggera, sorridente e in testa aveva la musica dei loro respiri, e il ritmo dei loro gemiti, da non essere scalfita dal rimprovero di Daphne per averla costretta ad aspettarla al Paiolo Magico, terrorizzata dallo stare in giro dopo l’orario di chiusura dei negozi.

Asteria e Fred riuscirono a strappare altri momenti per loro due, nell’appartamento sopra il negozio, mentre la situazione intorno a loro precipitava.

I Carrow, come la Umbridge prima di loro, bandirono la musica. Asteria raccolse i vinili e organizzò feste clandestine nei sotterranei. Finì in punizione quando somministrarono il Veritaserum a un Corvonero che aveva origliato una conversazione sottovoce tra due Serpeverde del terzo anno. Per fortuna, il suo stato di Purosangue l’aveva protetta dalle maledizioni senza perdono, a differenza degli altri.

Un silenzio irreale scese tra le mura di Hogwarts.

Asteria continuava a fischiettare motivetti con un’ostinazione che non sapeva nemmeno dove avesse trovato.

“Cos’hai da cantare, non lo vedi che il mondo va a pezzi?” aveva sbottato Draco Malfoy, in un moto di impazienza.

“E tu vuoi sentire il tonfo di ogni pezzo che cade?” gli aveva risposto Asteria. “Perché io no, non riesco a sentire le urla dei nostri compagni torturati, o i pianti di chi si trova i genitori scomparsi, e nemmeno quelli di chi perde un genitore in battaglia. Non lo capisci che siamo tutti terrorizzati?”

“Io non posso permettermi di cedere al terrore, Asteria,” le disse sedendosi accanto a lei. Si morse un labbro e sospirò prima di sollevare la manica dell’uniforme e mostrarle il braccio sinistro. “Lui scoprirebbe la mia paura e la userebbe contro di me.”

“E allora ascolta la musica, Draco, perché nemmeno lui può fermare la primavera, la musica, la leggerezza e le risate.”

“Tu non hai idea di cosa sia capace.”

“E tu sottovaluti il potere della musica. Non c’è tiranno che sia riuscito a fermarla.”

Asteria mosse la bacchetta e un incantesimo sonoro iniziò a diffondere per quel corridoio un po’ di musica leggera. Era un pezzo delle Sorelle Stravagarie che non riusciva a togliersi dalla testa e persino Draco lasciò ondeggiare la testa e finì per battere il piede, finché l’incantesimo non venne spezzato da un Prefetto che aveva urlato loro: “Ma siete impazziti?”

Asteria e Draco erano scoppiati a ridere ed erano andati via canticchiando quel motivetto. Pensò a Fred, a quanto sarebbe stato orgoglioso di lei nel sapere che era riuscita a far sorridere persino Draco Malfoy.
 

 
***
 
 
Asteria non sapeva che l’interruzione di quel Prefetto anticipava la fine della musica, perché quando il mondo cade a pezzi, puoi anche alzare il volume, ma finisce sempre che ti ritrovi sommersa dalle macerie. O a scavare con le mani nude, dimentica della bacchetta, per recuperare il corpo del ragazzo che ami.

Trovò Fred con un sorriso sul volto e in testa sentì la sua voce sussurrarle: “Non potranno fermare la primavera, la musica, la leggerezza e le risate.” La risata di Fred si era tinta di eternità così come la sua primavera e la leggerezza che lo aveva spezzato sotto il peso delle macerie.

Quando anche il rumore della battaglia cessò e l’ultimo suono che si sentì fu il tonfo del corpo di Lord Voldemort, Asteria si tappò le orecchie e fuggì tra le braccia di suo padre, l’altro Fred della sua vita, che la strinse a sé e le sussurrò: “È finita, Asteria, è finita. Torniamo a casa.”

La primavera era giunta anche a Hogwarts, infine. Quel due maggio, alcuni fiori resistevano stoicamente tra i segni degli incendi e i crolli delle mura. I professori e gran parte delle persone del mondo magico iniziarono a riparare i danni, a cancellare le ferite più evidenti, mentre i pianti di cordoglio, di gioia, di stanchezza, di disperazione creavano la peggiore colonna sonora che Asteria avesse ascoltato.
Draco era stato trascinato via da sua madre, Asteria aveva lasciato oscillare la testa mentre si scambiavano un ultimo sguardo. Vide un sorriso malinconico affiorare sul viso di Draco e un cenno di saluto.

Non aveva idea che presto si sarebbero incontrati nuovamente. Draco si era scoperto avido e bisognoso di musica, di risate e di leggerezza. L’aveva cercata, indifferente ai moniti di suo padre su una fidanzata più degna, sul bisogno di un sangue migliore, non maledetto.

“Hai perso ogni diritto sull’indicare ciò che è degno, padre,” gli aveva risposto severo.

Persino la preoccupazione per la sua futura felicità da parte di sua madre non lo aveva fatto desistere. Asteria aveva assistito alle trattative con il cuore spezzato dalla morte di Fred. Si guardava i polsi, Asteria, seguiva con l’indice il percorso blu delle vene che intravedeva e pensava alla maledizione che avvelenava il suo sangue. Non sarebbe vissuta a lungo, si diceva. Il tempo a disposizione non era molto e forse, prima di raggiungere Fred, poteva aiutare Draco. Fu per questo che accettò di sposarlo e insistette per dargli un figlio. Si applicò come un tempo faceva per le festa di Lumacorno. Realizzò la festa migliore della sua vita e Scorpius fu un capolavoro di colonna sonora.

Quando chiuse gli occhi sentì nella testa la canzone che Fred aveva fatto andare nel negozio durante il loro ultimo incontro. Si addormentò con un sorriso e la musica in testa mentre fuori era primavera.

Poi, aprì gli occhi e si trovò di nuovo in negozio con i suoi diciassette anni, il nuovo disco delle Sorelle Stravagarie e gli occhi azzurri di Fred che la cercavano, un sorriso obliquo gli era comparso sul volto.

“Perdona l’attesa,” gli aveva detto non appena l’aveva scorto tra la folla che riempiva il negozio. Si guardò intorno confusa: “Ma cos’è tutta questa gente?”

“Beh, qui c’è solo musica leggera, anzi leggerissima, le persone vogliono ridere dopo una vita di sofferenze e noi siamo qui per questo. Ti va di curare la sezione musica con me?”

Fred si chinò su di lei per darle un bacio.

Fu strano perché Asteria sentì l’anima di Fred, e lui la sua, e fu il bacio più intenso e profondo che sperimentò in vita sua. O forse doveva dire nella sua morte, beh, era complicato.

Si limitò a sorridere a Fred e dirgli: “Con immenso piacere,” mentre lo seguiva in quello che sarebbe diventato il loro angolo di paradiso.

 


 
Metti un po' di musica leggera
Perché ho voglia di niente
Anzi leggerissima
Parole senza mistero
Allegre, ma non troppo
Metti un po' di musica leggera
Nel silenzio assordante
Per non cadere dentro al buco nero
Che sta ad un passo da noi, da noi
Più o meno
(Musica leggerissima, Colapesce, Di Martino)
 
 





 
 
Note:
Probabilmente, con questa one-shot ho rovinato la Frasteria, la Drasteria (?) e chissà quante altre ship. Abbiate pazienza e spero che Bessie non ne abbia a male. Volevo usare qualche strofa di Irama, ma poi è partita la canzone di Colapesce e Dimartino e ho pensato che fosse perfetta per Fred e il tipo di rapporto che avevo in mente (e poi ogni scusa è buona per rimanere con questo motivetto in testa).

Premetto che io solitamente mi riferisco ad Astoria Greengrass, che è come alla fine la Rowling ha scelto di chiamarla, però, visto che questa one-shot è un regalo per il compleanno di Bessie e lei nelle sue storie la chiama Asteria, ho scelto di chiamarla come lei.  

Come sapete, non sono solita frequentare la Tana e Fred l’ho tirato fuori solo in Ghosts from the past. Spero di non averlo reso OOC. Immagino che possa essere più fastidioso e “simpatico” e che forse l’ho reso troppo serio, ma non lo so. Non sono abituata a scrivere di lui e francamente mi sta un po’ sulle scatole da quando ha messo lo scarafaggio nella zuppa di Bill durante il viaggio in Egitto.

Non ricordo esattamente quando Fred e George iniziano a sperimentare le Merendine Marinare. Sono sicura nel quinto anno, dopo che Harry ha dato loro la vincita del Torneo Tremaghi, ma mi sono presa la libertà di immaginare che lavorassero a dei prototipi anche l’anno precedente. Così come mi sono presa la libertà di inventare l’angolo musicale all’interno del negozio.

Altra notazione, il Lexicon riferisce che Astoria è nata nel 1982, anche se non c’è una vera e propria conferma canonica. Io l’ho immaginata coetanea di Ginny, così ho leggermente ridotto l’age-gap con Fred.

Chiudo con un piccolo accenno di Severa!verse: Jacob Mulciber è il primogenito di Eloise Rosier e Jago Mulciber. Chi ha letto Kintsugi sa che Eloise sposa Jago nel dicembre del 1979 e ho immaginato che nel 1981 sia arrivato Jacob che è il primo di quattro figli: Jacob e Virna concepiti durante la prima guerra magica (Jacob nel corso nel 1980 e Virna dopo la nascita del fratello e prima della caduta di Voldemort) mentre Evan e Anselm sono nati nel 1996 e nel 1998 dopo l’uscita di Mulciber da Azkaban. Anselm lo trovate come Caposcuola di Serpeverde in Ghosts from the past. Non potevo evitare di mettere un po’ del mio universo anche in questa storia.

“Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera,” è un aforisma di Pablo Neruda che avevo tirato fuori per la drabble night di ieri sera e che non è stato sorteggiato ma mi ha ispirato la storia.

Spero che vi sia piaciuta e come sempre, per domande, commenti, scleri e info, sono a vostra disposizione.

Ancora una volta, buon compleanno Bessie!

Un abbraccio,
Sev
 
   
 
Leggi le 8 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Severa Crouch