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Autore: Nephertiti    14/03/2021    1 recensioni
*SEQUEL DI GIRL OF LIFE*
Molte cose sono cambiate dalla prima volta in cui Mitsuko ha messo piede in villa Sakamaki.
E adesso può affermare di essere parte della famiglia.
Ma con il suo diciottesimo compleanno alle porte, il destino sembra avere in serbo altri piani per lei.
***
Estratto da un capitolo:
“All’improvviso, a qualche chilometro di distanza, notai una figura in mezzo alla strada e, man mano che ci avvicinavamo, realizzai si trattasse di un uomo.
Mi resi conto che non accennava a muoversi, mentre il maggiordomo, al mio fianco, sembrava ignorare la sua presenza.
Urlai a George di frenare e questo, colto di sorpresa, affondò il piede nel freno: la limousine ruotò su sé stessa, facendomi sbattere contro il finestrino.
Un’auto dietro di noi ci tamponò.
Quando sollevai lo sguardo, ancora dolorante per il colpo, dell’uomo non v’era traccia.
Tuttavia, ciò che mi era rimasto impresso, prima che quella sagoma svanisse nel nulla, erano stati i suoi lunghi capelli bianchi.
***
Per poter leggere questa storia avrete bisogno di conoscere “Girl of Light” e “Girl of Life”, quindi correte a recuperare!
La fan fiction prende alcuni spunti dal videogioco, ma la trama sarà ben diversa.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ruki Mukami, Shuu Sakamaki, Sorpresa, Subaru Sakamaki
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 18 - First Blood race -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Tu non sei mio padre.”
Avrei voluto usare un tono più sicuro, meno esitante, tuttavia quella frase uscì in un sussurro.

“È così, invece. –, obiettò Carla. – Non mi sorprende che tu non ne abbia memoria. Sono stato io a cancellare i tuoi ricordi, e così ho fatto con tua madre.”

Mi sforzai di cercare tra i ricordi, ma il suo viso continuava a restare un’incognita.
E tanto meno notavo qualche somiglianza nei tratti del suo volto.

Lo vidi avvicinarsi e sollevare una mano: d’istinto indietreggiai.
“Non è mia intenzione farti del male.”, mi rassicurò.
Ma non mi fidavo affatto di quell’uomo.

Mi posò due dita sulla fronte ed ebbi l’impulso di scansare il capo, tuttavia un calore si irradiò da esse e rimasi inerme, mentre delle immagini scorrevano veloci davanti ai miei occhi.

Il mio respiro si fece affannoso: mi trovavo ancora nella camera da letto, ma la stanza era libera dalle ragnatele e le pareti sembravano appena verniciate di un tenue arancio.
In un angolo, in piedi vicino al letto, sostava l’uomo che diceva di essere il mio vero padre.
E poi c’era la mamma, con un neonato fra le braccia.
Continuava a fare dei versi buffi e il bebè rideva.

Sentii un nodo alla gola.

La scena cambiò: non ero più fra le braccia della mamma, ma scorrazzavo per la camera. 
Mi domandai quanti anni avessi, probabilmente uno o due, considerati i movimenti scoordinati e le mie parole senza un filo logico.
La mamma era entrata nella stanza come una furia.

“Perché ti importa tanto di lui? –, aveva domandato. – Quell’uomo è pericoloso!”
Carla era dietro di lei, lo sguardo perso nel vuoto, come se fosse sordo alle sue parole.

“Non permetterò che prenda il mio posto. Sono io il vero re.”

Aggrottai le sopracciglia, a cosa si riferiva?

Carla era tornato a guardare fuori dalla finestra e la mamma lo aveva abbracciato da dietro.
Lui si era voltato, apparentemente impassibile, e lei gli aveva depositato un bacio sulle labbra.  
“Sono solo preoccupata per te e per Ellen. Potrebbe venire a cercarla.”
“Non lo farà, mi libererò di lui una volta per tutte.”

Mi sentii strattonare, come se qualcuno mi avesse legato con una corda e tirato per qualche metro.
La camera da letto era tornata ad essere tetra e decadente.

“Ricordi ora?”

“Lei sapeva.”, constatai.
“Sì, tua madre sapeva di Karl Heinz, sono stato io a dirglielo –, rispose Carla, ristabilendo una certa distanza tra noi. – Il suo piano era quello di concepire con lei un figlio. Mettere al mondo una nuova razza di vampiri.”

“Ma lei aveva già avuto me.”
Quindi Carla conosceva la leggenda di Adamo ed Eva, ed aveva perfino messo in guardia mia madre.
Ma cosa aveva a che fare lui con tutto questo?

“Esatto. Ma Karl Heinz ignorava che tu fossi mia figlia. Per questo ho dovuto cancellare i vostri ricordi, sarebbe stato un rischio.”
Mi chiesi chi fosse veramente quell’uomo e perché essere sua figlia avrebbe comportato delle conseguenze.
“Io sono uno dei Primi Fondatori della razza demoniaca.1
Improvvisamente respirare era diventato impossibile.

“Noi Fondatori racchiudiamo tutte le caratteristiche delle razze dei Demoni Superiori. –, spiegò Carla – Vampiri, Vibora, Lupi e Adler.”

Cercai di assimilare ogni informazione, ma erano troppe e tutte insieme, mi dovetti sedere sul letto per evitare di stramazzare al suolo.
Ma Carla non se ne curò, continuando a parlare.

“Tra noi Fondatori c’è sempre stato dell’attrito, ci siamo uccisi a vicenda e Karl Heinz ne ha approfittato, conquistando il mondo dei Demoni e divenendo il re dei vampiri. Ma quel posto spetta a noi Fondatori di diritto, e al momento, io sono l’unico in vita.”

“Ma cosa c’entra tutto questo con me?”
Carla attese qualche istante prima di continuare, lanciò un’occhiata alla culla e notai i suoi occhi dorati scintillare innaturalmente.

“Tua madre era una discendente di Eva e ha scelto me come suo Adamo.”

Dopo quell’affermazione, anche io osservai la culla con occhi sbarrati, intuendo come avrebbe proseguito il discorso.

“Tu non sei solo una discendente di Eva. Tu sei la primogenita di una nuova razza di vampiri.”

Non dissi nulla.
Mi limitai a balzare in piedi, sconcertata, e corsi via da quella casa.
Scesi rapidamente la scala a chiocciola, rischiando di inciampare e rompermi l’osso del collo, ma quello sarebbe stato l’ultimo dei miei problemi.

Aprii la porta con una forza tale che andò a sbattere contro la parete e i muri vibrarono.
Uscii nel giardino e caddi in ginocchio, come se mi avessero prosciugato di tutte le mie forze.

Carla Tsukinami si materializzò dinanzi a me, da bravo vampiro.
“Immaginavo che la cosa non ti avrebbe reso entusiasta.”
“Entusiasta? – ripetei, la voce stridula – Io sono terrorizzata! Ho scoperto di essere la figlia di un demone antico e far parte della nuova razza che Karl Heinz tenta di creare disperatamente da anni!”

Iniziai a scuotere il capo, doveva esserci un errore.
“Io non sono una vampira.”
“E non lo diventerai.”
La notizia non mi bastò a consolarmi.
“Ma, col tempo, avrai la forza e la resistenza dei vampiri. –, annunciò Carla, – e in più avrai dei poteri speciali.”

Osservai le mie mani: quindi c’era un motivo se potevo fare quelle cose.
C’era un motivo se avevo quasi ammazzato Kanato.

“E da quanto mi ha riferito La Dama, puoi controllare un elemento naturale, la Terra.”

Mi chiesi chi fosse quella “dama” di cui aveva parlato, non mi ero resa conto di essere seguita.
Una lampadina si accese all’improvviso e tornai in piedi, puntando un dito contro il demone.
“Quella vampira dai capelli biondi! L’hai mandata tu!”

Carla annuì, senza nemmeno provare a giustificarsi.
“Le ho chiesto di stimolare i tuoi poteri.”

In quell’istante capii perché aveva provato ad uccidere Shu: voleva testare le mie capacità, spingermi ad usare i poteri per proteggere qualcuno a me caro.
Tant’è che aveva esordito con un “sei pronta”, dopo aver scoperto cos’ero in grado di fare.
“Quella psicopatica ha quasi ucciso un mio amico!”

“I figli di Karl Heinz sono tuoi amici?”, s’informò Carla, evidentemente scettico.

In effetti, ero affezionata a dei vampiri che si nutrivano regolarmente del mio sangue, ma il nostro rapporto era ben più complesso ormai: né lui, né Karl Heinz avrebbero potuto dissuadermi, sapevo di far parte della famiglia, di avere uno stretto legame con ognuno di loro.
Tralasciando Kanato.
Lui probabilmente mi odiava, ma mi sarei fatta perdonare in qualche modo.

“Non mi aspetto che tu capisca. –, annunciai, prima che mi sorgesse spontanea una domanda. – Effettivamente, dov’eri quando Karl Heinz ha rapito me e la mamma?”
“Durante l’ultimo scontro, Karl Heinz mi ha intrappolato nel Mondo dei Demoni, poiché lui ne è diventato il re.”

“Però la mamma ti aveva messo in guardia. –, protestai. – E hai scelto di non darle ascolto.”

“La mia priorità era Karl Heinz. Ho scelto tua madre per sottrarla a lui, – dichiarò Carla, – lei si è innamorata di me.”
“Ma tu no.”, appurai.
Dovevo aver preso dalla mamma il difetto di amare persone che sono incapaci di amare.

“Portarla via a Karl Heinz era tutto ciò che mi interessava. E la sua discendenza sarebbe stato un punto a mio vantaggio. Nient’altro.”

Provai profonda costernazione dinanzi quelle parole, così gelide e prive di emozioni: era evidente che la mamma fosse innamorata di Carla, adesso che i ricordi iniziavano a riaffiorare nella mente, potevo riconoscere quegli occhi pieni d’amore con cui lo osservava: era lo stesso modo in cui io guardavo Raito.
Ma Carla l’aveva solo manipolata per raggiungere il suo scopo.

“Ci hai abbandonate!”, sbottai.
“Non avrei potuto fare altrimenti, ero in trappola nel Mondo dei Demoni. Ma appena ne ho avuto l’occasione sono fuggito.”

Indietreggiai: quello poteva essere il mio padre biologico, ma non l’avrei mai considerato il mio vero padre.
“Sei qui per i miei poteri, non per me!”
Feci dietro-front, avviandomi verso la casa, ma Carla si materializzò davanti a me, quasi seccato.

“Tu non riesci a comprendere. Grazie ai tuoi poteri potremo sconfiggere Karl Heinz.”

“Non sono la sua pedina e non sarò la tua.”

In quell’istante vidi lo sguardo di Carla adombrarsi, e seppi che nessuno dei Sakamaki mi aveva mai fatto tanta paura.
Mi afferrò il collo, e mi si mozzò il respiro in gola.
Chinò il capo per guardarmi dritto negli occhi, alcune delle sue ciocche mi sfiorarono il viso.

“Io sono l’unico che può aiutarti a controllare i tuoi poteri.”

Provai a spiccar parola, ma la mancanza di ossigeno non mi aiutava, vedevo l’ambiente intorno a me vorticare troppo velocemente.
Annaspai in cerca d’aria.

“Tu sei un mostro, proprio come lui…” – Riuscii a mormorare, con un tono appena udibile, – hai lasciato… che la uccidesse.”

Carla mollò la presa, ed io finii sul terreno.
Rimasi a tossire per qualche minuto, gli occhi bruciavano perché mi aveva strangolato, certo, ma anche per le lacrime di rabbia che cercavo di trattenere.

“Io… -, attese un istante prima di continuare, come se stesse cercando le parole giuste. – Io rispettavo Natsumi. Se fossi stato presente, l’avrei difesa.”

“Ma tu non c’eri!”, avrei voluto urlarglielo contro, ma la voce era fin troppo roca per farlo, anche solo parlare mi procurava un fastidioso bruciore.

Tutta quell’ira scatenò qualcosa dentro di me, fissai il terreno e delle liane sbucarono da esso, crebbero numerose intorno a me, divenendo man mano più affilate.
Mi sollevai in ginocchio e, con una sola occhiata, le indirizzai verso Carla.

Quest’ultimo scattò a destra, per evitare di finire infilzato, ma le liane seguirono i suoi movimenti.
Altre si avvinghiarono intorno le sue caviglie, per ostacolarlo, ma lui si liberò di esse e schivò quelle acuminate.

Emisi un verso di stizza: una serie di sassi, grossi come palle da bowling, si sollevarono dal suolo, puntando il vampiro.
Glieli scagliai contro e pensai che fossero fin troppi affinché riuscisse ad evitarli tutti, ma Carla levò una mano ed un’ombra scura strisciò sul terreno, prima di innalzarsi come un muro: i sassi l’attraversarono e si ridussero in cenere nel farlo.

“Si, ho delle abilità anche io.”

Ancor più furente, se possibile, strinsi le mani in un pugno e toccai il pavimento: una moltitudine di rami appuntiti spuntò sotto i piedi del vampiro: divennero sempre più numerosi ed alti.
Carla li evitò, teletrasportandosi in diversi punti del giardino, ma non lo persi d’occhio nemmeno per un istante e continuai a sollevare tralci di legno appuntiti, finché uno gli ferì di striscio il braccio.
Esultai internamente.

Il vampiro mi fissò minaccioso e mutò forma: divenne un’aquila dagli occhi dorati, planò su di me e quando atterrò era di nuovo nella sua forma originale.

Cercai di creare qualcosa per allontanarlo, ma lui fu più veloce: ficcò i suoi canini nel mio collo e morse con foga.
Strillai per il dolore, cadendo all’indietro.
Carla si staccò quasi immediatamente.

“Guarda cosa sei in grado di fare.”, disse, indicando la ramificazione che avevo creato.

Provai a scollarmelo di dosso, ma invano.
Una liana si mosse sul terreno alle sue spalle, prima di sollevarsi, pronta a perforargli il petto, ma con un solo gesto della mano, Carla creò nuovamente l’ombra scura di prima, che spazzò via la liana e tutti i rami acuminati che avevo modellato.

Per un brevissimo istante strizzò gli occhi e serrò la mascella, come se quel gesto lo avesse indebolito.
Ma si riprese rapidamente.

“Non vuoi vendicare la morte di Natsumi?”
“Non osare. Non pronunciare il suo nome.”
“Sai bene che Karl Heinz merita di morire.”

Sì, ne ero consapevole: Karl Heinz meritava di morire, ma non per mano mia.
“Non diventerò un’assassina.”
Carla roteò gli occhi, probabilmente esasperato.

“Sarò io stesso ad ucciderlo, ma ho bisogno del tuo aiuto.”

Lo fissai dritto nei suoi occhi dorati.
Non dovevo nulla a quell’uomo, lui mi aveva abbandonata e aveva permesso che la mamma venisse uccisa, per inseguire le sue manie di potere.

Tuttavia, Karl Heinz era il vero colpevole della morte di mia madre, in fondo.
Aveva manipolato me e i suoi figli.
Aveva provocato la morte di Raito…
E anche se avessi rifiutato la proposta di Carla, non mi sarei liberata del padre dei Sakamaki.

Quindi stavo veramente considerando di scendere a patti con lui?

Avevo bisogno di tempo per pensare: da quel momento in poi, seppi che avrei dovuto mentire a lui e anche ai Sakamaki.
Ma se Carla poteva davvero insegnarmi a controllare i miei poteri, valeva la pena tentare.
Il ricordo di come avevo quasi ucciso Kanato era ancora fresco nella mia mente.

“D’accordo, mi aiuterai a gestire questa cosa che mi scorre nelle vene. Ed io ti aiuterò a spodestare Karl Heinz. A patto che possa tornare a casa e avvisare gli altri.”

Carla si mise in piedi, il labbro ancora sporco del mio sangue.
Mi porse una mano, per rimettermi in piedi, o forse per suggellare il nostro “patto”, ma non l’afferrai.
Mi tirai in piedi per conto mio, seppur dolorante.

“Non puoi tornare, i tuoi amici non appoggeranno la tua decisione.”
Mi pulii il vestito, sporco di terriccio.
“Credo che vogliano Karl Heinz morto tanto quanto lo vuoi tu. -, annunciai. – Ma non gli parlerò del nostro accordo.”
Carla inarcò un sopracciglio, incuriosito.

“Dirò loro solo che sei il mio vero padre, che vorrei passare del tempo con te e che mi aiuterai con i poteri.”
Il vampiro accennò un piccolo sorriso, il primo da quando l’avevo incontrato.

“Se non ci saranno interferenze col mio piano, posso accettarlo.”
Mi porse la mano, probabilmente per smaterializzarci.
“Ma se proverai a tradirmi...”
“Anche io voglio liberarmi di lui. Una volta per tutte.”
Carla fece un cenno col capo, compiaciuto, ed io afferrai la sua mano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Primi Fondatori della razza demoniaca (o più semplicemente Fondatori/Antenati): Questa informazione è tratta dal videogioco, spero quindi di aver tradotto correttamente “First Blood Race”.
I Fondatori sono coloro che hanno creato la linea di sangue dei demoni, Carla Tsukinami è uno di loro.
La Razza Demoniaca si divide in Demoni Superiori: quindi Vampiri(pipistrelli), Vibora(serpenti), Licantropi(Lupi) e Adler(aquile).
I Demoni inferiori sono i Ghoul e altre razze di cui non conosciamo il nome.

 

 

 

 

 

Piccole note autrice:

In quanto Demone Fondatore, Carla Tsukinami racchiude tutte le caratteristiche base dei Demoni Superiori.
Il potere di controllare “l’ombra”, l’ho inventato, anche perché nel videogioco Carla non utilizza quasi mai i suoi poteri, ma di certo ha altre capacità, oltre a quella di trasformarsi in un pipistrello, un’aquila, un serpente e così via.
Nel videogioco è stato realmente intrappolato nel mondo dei Demoni, ma il modo in cui Karl Heinz è diventato il re dei vampiri l’ho immaginato per conto mio.
Spero di non essere stata troppo prolissa, ma ci tengo a darvi informazioni riguardo la trama reale e alcune curiosità che magari non conoscevate (e che ho scoperto anche io con delle ricerche)

 

 

 

   
 
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