Lo scopo del contest era scrivere uua flash incentrata su un rapporto amoroso abbastanza sofferto. Un amore che scardina i muri.
La dama errante
Rose aveva la vita in disordine. La madre l’aveva sempre definita così – una con il cuore in subbuglio che quando esce di casa dimentica anche la testa. Lei non ci dava peso e continuava a perdersi e ritrovarsi, incessantemente, da sola.
Scorpius si era innamorato di quella follia, di quella pazza luce che brillava nei suoi occhi smunti, di quella voglia di vivere che sfioriva al contatto con la realtà.
Sentiva la mancanza della mera ordinarietà. Lui non aveva mai voluto il caos; eppure, ci era finito dentro con la testa e pure il cuore.
Rose sbocconcellava attimi e di cibo vero non ne mangiava quasi mai.
Voleva diventare trasparente diceva, scomparire piano piano e smetterla di pesare sulla terra – c’era un posto, dall’altra parte, in cui il suo disordine sarebbe stato ordine.
Intanto balzava di qua e di là da un lavoro all’altro, senza essere coerente. Questo faceva alzare gli occhi alla madre, dispiacere il padre e parlottare la sua schiera di cugini, poveri di argomenti e incapaci di guardare dritti.
Era Scorpius ad assicurarsi che lasciato un lavoro ne trovasse un altro. Lui, però, non riusciva a infischiarsene del parere della gente – tutti sembravano affermare che il rampollo di casa Malfoy cercava una donna e si era trovato tra le mani una bambina.
Quando facevano l’amore nella penombra della loro camera da letto, Scorpius sentiva tra le dita le ossa sgretolate di Rose.
Piangeva sulla spalla piccola e indifesa della sua donna, piangeva perché sapeva che se ne stava andando e lui a ruota insieme a lei. Gli accarezzava i capelli e in un sussurro proclamava: «L’anima è intatta e resta qui con te. Il corpo è solo materia, non ne sentirai la mancanza.»
Era forse, questa, una lucida promessa?
Avevano provato a salvarla, lunghi ricoveri al San Mungo alternati a recuperi forzati. Ma lei lo aveva guardato con i suoi occhi limpidi e l’aveva pregato – supplice – di lasciarla andare.
Il giorno del funerale fin troppe bacchette si alzarono al cielo per ricordarla. Ipocriti sibilava la sua mente piena di rabbia.
Sulla tomba era incisa un’antica citazione:
Che un morbido cespuglio copra le sue tenere ossa, e tu, terra, non esserle di peso: lei a te non lo fu.¹
Scorpius cercò per anni – forse secoli – di ritrovare la sua Rose sottoforma di fantasma. Aveva sperato che ella lasciasse l’impronta del suo spirito e gli restituisse quello che gli aveva promesso: la sua anima, se non poteva avere il suo corpo.
Rose vagò per anni – forse secoli – incapace di ritrovare il suo Scorpius. La promessa l’aveva mantenuta ma qualcuno dall’alto l’aveva condannata.
Se togliersi la vita era un peccato, quella era la sua punizione; da tutti era conosciuta come la dama errante, in cerca dell’amore che con involontaria crudeltà aveva abbandonato.
¹ Per Erotion, Marco Valerio Marziale