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Autore: Angie_Dreyar    15/03/2021    1 recensioni
Lucy scopre che Laxus e Fried hanno una relazione, chiedendo informazioni in più i Raijinshuu finiscono per raccontare la storia di come si sono conosciuti ai loro compagni di gilda.
Dal testo:
-Quindi la squadra non è nata in suo onore?- chiese Lucy stupita sgranando gli occhi.
-Eh no, all’inizio anzi non andavamo molto d’accordo- ridacchiò Evergreen -In effetti quando lo raccontiamo nessuno ci crede, volevamo stare in squadra con Laxus solo perché era forte e volevamo diventare più forti anche noi. Ovviamente provavamo ammirazione per lui, ma non molta simpatia- le disse.

[Mini long da 4 capitoli, Fraxus]
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Bixlow, Evergreen, Fried/Laxus, Il Raijinshuu, Luxus Dreher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lealtà reciproca

 
 
*****Fried delle Tenebre*****
 
Ormai era da più di un mese che Laxus aveva preso a parlare di magia con Fried. Scopriva sempre cose nuove, quel ragazzo era un pozzo di conoscenza sul serio e il biondo si rendeva conto di quanto potesse essere potente. Di quanto avrebbe potuto esserlo lui stesso se solo avesse imparato una parte di quegli incantesimi oscuri. Inoltre, dopo che Laxus aveva rivelato ai tre ragazzi di aver impiantata una Lacrima di Drago, Fried gli aveva raccontato alcuni fatti molto interessanti sui Dragon Slayer e la loro magia. Si sapeva poco su di loro, ma in qualche modo il ragazzo era riuscito a capire il funzionamento della sua Dragon Force e lo aveva aiutato anche con quella.
 
In quel momento però i pensieri del ragazzo erano altri, quell’ultima missione aveva richiesto più impegno del previsto e tutti loro ne erano usciti con ferite profonde. Evergreen non riusciva a muovere la gamba avendo un taglio profondo, Bickslow era costretto a stare seduto tutto il tempo a causa di una ferita allo stomaco, Fried aveva un braccio inutilizzabile e Laxus a malapena riusciva a respirare senza sentire dolore in tutto il corpo.
 
-Senza di te saremmo morti- disse Evergreen seduta sotto a un albero. Il biondo si voltò verso di lei.
 
-Ha ragione, sei sicuramente il più forte di Fairy Tail- disse Bickslow. Laxus ghignò arrogantemente, lo sperava. Anche se sapeva bene che c’era un altro tipo che quei tre non avevano mai conosciuto: Mistgun. Inoltre, doveva ancora superare suo nonno e suo padre. Il pensiero di quei due lo innervosì e tornò scuro in volto. Se suo padre lo avesse visto ridotto in quello stato gli avrebbe detto che era un debole. Si alzò in piedi.
 
-Vado a fare un giro-.
 
-Assolutamente no. Ti si riaprirà la ferita, siediti a terra- disse Fried alzando con il braccio sinistro la spada davanti a sé. Laxus sbuffò, quel ragazzo sapeva diventare davvero fastidioso quando ci si metteva.
 
-Non mi si riaprirà un cazzo e ho fame-.
 
-Allora andrò a comprare qualcosa. Siediti subito, non ho intenzione di fasciarti di nuovo dopo- gli disse malamente Fried. Laxus sbuffò ma alla fine obbedì perché davvero sentiva dolore ovunque. Osservò il ragazzo mentre si allontanava, c’era una cosa che voleva chiedergli. In effetti era da un po’ che voleva saperne qualcosa in più su Fried, dato che non conosceva nulla di lui. Inoltre, non gli era sfuggito il nome con cui lo avevano chiamato prima i nemici. Fried delle Tenebre. Laxus non aveva mai sentito nessuno chiamare in quel modo Fried. Era un soprannome un po’ strano, però era un soprannome che incuteva timore e rispetto.
 
-Perché lo hanno chiamato Fried delle Tenebre quei tizi di prima?- chiese Laxus a Evergreen e Bickslow, che alzarono lo sguardo sorpresi.
 
-Non te ne ha parlato?- chiese Bickslow sorpreso. Laxus scosse la testa. -Mi dispiace amico, ma non posso dirti niente se Fried non vuole- disse quindi. Laxus lo guardò pensieroso.
 
-Fried è abbastanza riservato del suo passato, non gli piace parlarne, perciò è normale non ti abbia detto nulla- disse Evergreen -Ma sai, secondo me se glielo chiedi ti risponde-.
 
***
 
Si passò una mano sulla fronte asciugandosela dal sudore: era esausto. Lanciò un’occhiata a Fried, che aveva letto per tutto quel tempo ogni tanto osservandolo. Laxus gli si avvicinò.
 
-Ho imparato ad attivarla da lontano- disse.
 
-Ho visto. Hai imparato in due soli giorni, ogni tanto mi chiedo se sei umano- disse Fried. Laxus alzò lo sguardo un po’ confuso notando che il ragazzo aveva un leggero sorriso sul volto. -Dovrei smetterla di elogiarti, il tuo ego è già abbastanza grande- commentò. Laxus ghignò.
 
-Parla quello che si è autoproclamato Capitano di una squadra- commentò. Fried sorrise divertito.
 
-Non dirmi che vedresti meglio Bickslow o Evergreen al mio posto- disse. Laxus gli si sedette accanto ai piedi dell’albero.
 
-Nah, se fosse successo scommetto che ti saresti opposto a ogni loro idea e avresti finito per ottenere il ruolo lo stesso- obiettò. Fried ridacchiò.
 
-Si, può essere- ammise.
 
-Ho una domanda- disse Laxus a quel punto. Fried si voltò verso di lui.
 
-Vuoi sapere del mio passato?- chiese. Laxus rimase in silenzio, come diavolo aveva fatto a capirlo? Annuì e Fried poggiò la testa al tronco dell’albero.
-Sapevo che prima o dopo avrei dovuto dirtelo- disse guardando il vuoto davanti a sé. Laxus lo scrutò vedendo che i suoi occhi si stavano velando di tristezza. -Te lo dico, non è una bella storia-.
 
-Nemmeno quelle di Evergreen e Bickslow lo erano- ribatté Laxus.
 
-Hai ragione, ma io non sono come loro. Basta pensare alla magia che uso. Il fatto che io possa causare dolore, torturare le persone, portarle alla pazzia e sì, anche ucciderle direttamente, dipende dal mio cuore. Non sono una brava persona- disse. Laxus lo osservò un po’ stupito. Fried sembrava serio. Eppure a Laxus non sembrava una cattiva persona, era sempre educato e gentile con tutti, era giusto nel dividere equamente la ricompensa, badava a tutti loro, li curava quando erano feriti. Certo, rubava libri e minacciava le persone, usava magie tremende ma le usava pur sempre contro i nemici per buone cause.
 
-Mi sa che stai esagerando- disse Laxus.
 
-No- ribatté Fried subito -Ho ucciso delle persone- Laxus fece le spallucce.
 
-Lo hanno fatto anche Evergreen e Bickslow, questo non li rende cattivi- replicò. Ci aveva pensato molto ed era giunto alla conclusione che quei ragazzi avevano solo avuto una brutta vita.
 
-Bickslow ha ucciso i suoi cinque amici per salvarli dal dolore, Evergreen lo ha fatto per sbaglio e con una sola persona e qualche animale. Davvero, non puoi compararli con me dopo quello che ho fatto- disse Fried.
 
-Quante persone hai ucciso?- chiese Laxus.
 
-Onestamente ho perso il conto-.
-Vengo dalla nobile famiglia dei Justine, una famiglia abbastanza ricca e potente. Mio padre voleva che la nostra famiglia fosse la più forte, voleva attaccare tutti i vicini e non si faceva alcuno scrupolo per avere sempre più ricchezze. Otteneva sempre quello che voleva, il suo metodo preferito era la tortura-.
 
Osservò l’uomo urlare davanti a lui, il suo volto era coperto da un’espressione di puro dolore e le sue grida rimbombavano per le orecchie del bambino, che lo osservava spaventato. Sentiva l’occhio destro bruciare e sapeva che era colpa sua se quell’uomo stava male. Interruppe l’incantesimo e osservò come l’uomo smetteva di gridare e si limitava a singhiozzare.
-Ricomincia- ordinò suo padre accanto a lui. Fried alzò di nuovo la mano davanti a sé.
-Dark Écriture, Dolore- sussurrò e le urla ricominciarono. Il corpo dell’uomo era completamente inerme sotto al suo controllo. Per Fried era faticoso tenere quell’incantesimo attivo, ma ancora più faticoso era dover sopportare quelle urla. Il suo occhio pulsava e Fried cominciò a sentirsi nauseato. Interruppe l’incantesimo e si inginocchiò a terra sentendo che l’occhio ora gli stava facendo male.
-Devi migliorare- commentò suo padre.
-Guarda e impara- gli ordinò e Fried alzò lo sguardo obbedendo istantaneamente.
-Dark Écriture, Dolore- disse. Un attimo dopo l’uomo davanti a lui ricominciò a urlare. Fried sentì le lacrime agli occhi e inevitabilmente quelle cominciarono a scendere sulle sue guance, bagnando l’erba sotto di sé. Rimase fermo a guardare l’uomo davanti a sé per lunghi minuti, finché suo padre non decise che era abbastanza. Fried cercò di asciugarsi in fretta le lacrime per non mostrare la sua debolezza, ma lui aveva già visto e lo afferrò per i capelli facendolo gemere.
-Un Justine non piange- gli sibilò in faccia -Non piange e non prova emozioni. Ricordatelo-.
 
-Fried?- sentì una voce dolce e il bambino si alzò dal letto correndo alla porta della propria camera, vedendo sua sorella entrare sorrise e le saltò addosso. -Oh Fried, come stai? Cosa ti ha fatto papà?- gli chiese passandogli una mano sui capelli. Fried si staccò dall’abbraccio.
-Ho imparato la runa del dolore- le disse orgoglioso. La ragazza si scurì in volto e si sedette sul letto facendogli cenno di sedersi accanto a lui.
-Sai cosa diceva nostra madre?- gli chiese e Fried scosse la testa -Diceva che le brave persone non uccidono né torturano nessuno. Non è una cosa buona-.
-Ma nostro padre ci ha ordinato…- cominciò subito Fried, ma la ragazza lo interruppe subito e gli mostrò la foto di una donna dai lunghi capelli verdi. Fried passò le dita sopra, era sua madre, se la ricordava, anche se era morta qualche anno prima.
-Quando sarò abbastanza forte ti porterò via di qua- gli promise la ragazza -Ce ne andremo insieme e non torneremo più. Seguiremo la nostra strada, quella che avrebbe voluto nostra madre- Fried alzò lo sguardo.
-Nostro padre non sarà contento- disse.
-Nostro padre non lo deve sapere- disse lei e lo girò verso di sé osservandolo -Fried, so che è difficile, ma anche se obbedisci a nostro padre, non devi mai dimenticarti di tua mamma-
-Non la dimenticherò mai- rispose lui. Eveline gli passò una mano sui capelli arruffandoglieli.
-E ricordati, dopo gli allenamenti vieni sempre da me- Fried la guardò confuso, poi però si limitò ad annuire. Sua sorella ogni tanto parlava di cose strane e ogni tanto non capiva i suoi discorsi, ma gli piaceva stare con lei, ed era come una seconda mamma. Di una cosa era certo: non si sarebbe mai dimenticato né di sua mamma né di sua sorella, erano le persone più importanti per lui.
 
Osservò la donna davanti a sé, aveva capito come funzionava l’incantesimo: poteva farcela. Non sapeva perché, ma l’idea di lanciare una magia del genere gli dava una certa sensazione di disagio. Alzò la mano davanti a sé e sentì l’occhio bruciargli, era il momento.
-Dark Écriture, Estinzione- pronunciò. La donna davanti a lui sbiancò, e un istante dopo ricadde pesantemente a terra con gli occhi sbarrati.
-Buon lavoro, Fried Justine- disse suo padre raggiungendolo. -Ora, devi farlo a ognuno di loro. Aumenterà la tua forza- gli disse. Fried si voltò e osservò freddamente le altre cinque persone in piedi che pallide li osservavano spaventate.
-Sì, padre- disse e alzò di nuovo la mano davanti a sé, pronto a ripetere l’incantesimo.
 
Fried osservò la sorella legata davanti a sé. La ragazza aveva gli occhi furenti e continuava a urlare a loro padre. -Lasciaci andare! Lasciaci andare!- urlò adirata cercando di divincolarsi dalla presa, ma le manette che la tenevano erano strette e le impedivano di usare la magia. Fried non sapeva cosa fare, era terrorizzato e non aveva mai visto Eveline così.
-Sei sempre stata una scocciatura. Troppo simile a tua madre- sibilò l’uomo camminando avanti e indietro -È ora di finirla con queste sciocchezze. Stai solo dando vergogna alla tua famiglia. Un’intera generazione di Justine e tu rovini tutto- le ringhiò addosso. Eveline gli sputò in faccia.
-Maledetto!- urlò -Non farò quello che vorrai, uccidimi se vuoi!- gridò.
-Oh, tu morirai oggi- le disse. Eveline assottigliò lo sguardo.
-Pensi che risolverai qualcosa? Non avrai alcun erede- gli disse malamente.
-Oh, il mio erede è proprio qua- disse l’uomo indicando Fried. Il bambino alzò lo sguardo sul proprio padre. -È arrivato il momento di diventare un vero demone, Fried Justine. Uccidila- gli ordinò. Eveline sbiancò e Fried si voltò verso sua sorella. Doveva ucciderla. Era un ordine, se non lo avesse fatto avrebbe subito le torture peggiori. Non avrebbe ricevuto semplici frustate, no, suo padre lo avrebbe rinchiuso per una giornata intera in una stanza bloccandogli la magia e scrivendogli addosso rune del dolore e del terrore. Sarebbe stata un’agonia. Ma poteva sopportarlo. Per sua sorella lo avrebbe fatto. Non voleva morisse. Si voltò verso suo padre.
-Puniscimi per non aver obbedito all’ordine- disse impassibile. Il padre gli lanciò un’occhiataccia e Fried sentì il terrore nel suo corpo.
-Nessuna obiezione. Uccidila- ripeté. Fried si voltò verso Eveline, che aveva cominciato a piangere.
-Fried…sei una brava persona, qualunque cosa tu scelga di fare, ricordalo- gli disse.
-Uccidila!- tuonò il padre. Fried alzò una mano davanti a sé. Ma non riusciva. Non poteva farlo. Eppure aveva già ucciso molte persone, ma non le conosceva, non sapeva nulla di loro. Lei era sua sorella, l’unica sorella che aveva. L’unica persona che si curava di lui, che si assicurava di tenerlo sempre al sicuro. Sentì il suo occhio destro bruciare e una lacrima scivolare fuori dal sinistro. Aprì la bocca per parlare ma non uscì alcun suono.
-Fallo adesso!- tuonò l’uomo e lanciò una runa del dolore su Eveline. Fried lo guardò sgomento mentre il padre continuava a lanciare rune su rune su sua sorella. -Dolore, dolore, terrore, tormento- continuava a lanciare il demone. Eveline gridava e piangeva e Fried non poteva fare altro che guardare terrorizzato.
-Smettila…- pregò senza riuscire a distogliere lo sguardo.
-Vuoi che la smetta? Uccidila!- tuonò. Fried cominciò a piangere e si inginocchiò a terra tremando.
-Basta. Ti prego, basta- scongiurò. Una runa lo colpì in pieno petto e sentì un dolore intenso espandersi dal suo corpo. Alzò lo sguardo sul proprio padre, che lo fissava scuro in volto.
-Sei una vergogna, Fried Justine- disse calmo e un attimo dopo lanciò la runa dell’estinzione su Eveline. Fried sbarrò gli occhi vedendo come la sorella perdeva vita davanti a sé. -Ti aspetta una lunga tortura per aver disobbedito ai miei ordini. Portatelo in cella- ordinò il padre alle due guardie, che obbedirono all’istante. Fried non si oppose mentre continuava a osservare Eveline. I suoi lunghi capelli verdi ricadevano sul suo corpo privo di vita, i suoi occhi sbarrati erano vitrei. Fried aveva la runa del dolore addosso, ma non sentiva alcun dolore. Non sentiva niente, se non una voragine dentro di sé. Eveline era morta. Sua sorella era morta. Morta di una morte atroce. Non l’avrebbe più rivista. Si lasciò trascinare lungo il corridoio dalle sue guardie sentendo che qualcosa si stava animando dentro di lui. Esattamente dietro al suo occhio destro, sentiva che qualcosa si stava risvegliando. Morte. Voleva morte. Voleva sentire le urla disperate, voleva assaporare il vero dolore.
-Che sta succedendo?- chiese una guardia lasciando andare il braccio di Fried. Il suo corpo si stava ricoprendo di un’energia scura e demoniaca.
-Signorino…Justine- lo chiamò una guardia. Fried si voltò verso di lui e alzò il braccio.
-Estinzione- pronunciò. La guardia si portò le mani alla gola e ricadde per dietro, sbatté la testa contro al muro e subito cadde a terra.
-Padrone, padrone!- cominciò a urlare l’altra guardia. Fried si voltò verso di lui e con un gesto lo uccise. Voleva solo morte. Chiunque si sarebbe messo in mezzo al suo obiettivo non avrebbe più visto la luce del giorno.
 
-Li ho uccisi tutti- disse Fried freddamente -Guardie, soldati, ogni uomo che mio padre mandava contro di me. Li ho uccisi tutti uno dopo l’altro. Tutte le persone che vivevano nella villa. Ho risparmiato solo le domestiche. Poi sono arrivato di fronte a mio padre e l’ho torturato a lungo, finché la mia magia non si è esaurita- raccontò. La sua voce era distante e fredda, come se stesse raccontando una storia qualunque che non lo riguardava in prima persona. -Dopo quel giorno ho cominciato a vagare per diverse città. Rubavo cibo per sopravvivere, attaccavo chi cercava di ingannarmi con buone parole e chi cercava di derubarmi. Pian piano ho imparato a cavarmela da solo e per molto tempo ho vissuto per le strade- Fried si voltò verso Laxus, che non aveva detto una parola da quando aveva iniziato a raccontare. -Non sono una brava persona. Se potessi tornare indietro lo rifarei- disse chiaramente.
 
Calò il silenzio e nessuno dei due parlò per un po’. Laxus ascoltò il vento che passava tra le foglie degli alberi, il cinguettio degli uccellini e il canto di alcuni grilli. Non se lo era aspettato. Onestamente, non sapeva cosa pensare di Fried. Aveva ucciso davvero molte persone. Suo padre lo aveva obbligato a uccidere solo per fargli imparare un incantesimo, dopo di che Fried aveva perso il controllo sul demone che abitava dentro di lui e aveva ucciso tutti gli abitanti della villa. Non era terribile, era peggio. Eppure, non riusciva davvero a pensare che Fried fosse una cattiva persona. Era quello che si preoccupava più di tutti loro, che si assicurava sempre che stessero bene.
 
-Capirei se non volessi più avere a che fare con me. Io non lo vorrei- disse Fried. Laxus si voltò verso di lui.
 
-Sei un mezzo demone?- chiese. Fried scosse la testa.
 
-No, è solo una magia legata agli occhi. C’è un demone dentro di me, è vero, ma io sono nato da due umani, semplicemente mio trisnonno aveva assorbito la magia di Absolute Shadow, che poi è passata di generazione in generazione. Mio padre era convinto che se avessimo usato magie demoniache ci saremmo trasformati definitivamente in demoni e saremmo diventati più potenti. Per questo motivo ci costringeva a uccidere. Non penso abbia tutti i torti, usare Absolute Shadow è pericoloso, c’è il rischio di perdere il controllo- spiegò. Laxus annuì.
 
-Bhe, non penso tu sia una cattiva persona- disse Laxus.
 
-Ho ucciso tante persone innocenti- ribatté Fried.
 
-Sì, ma sei stato obbligato. E poi hai perso il controllo quando hai visto tua sorella morire, penso che chiunque lo avrebbe fatto- disse Laxus e si voltò verso di lui -Tua sorella aveva ragione, sei una brava persona- gli disse. Fried sgranò leggermente gli occhi incredulo.
 
-Tu…lo pensi davvero?- chiese incerto. Laxus annuì.
 
-Certo, non ho mai conosciuto nessuno che si preoccupa così tanto per i suoi amici. Sei sempre lì ad aiutarci e a badare a noi, non puoi essere una cattiva persona- gli disse convinto. Fried sorrise e per un attimo nessuno dei due disse nulla.
 
-Laxus- Il biondo si voltò inarcando un sopracciglio e aspettando che andasse avanti. Fried si voltò verso di lui e fissò i suoi occhi nei propri. -Te lo giuro, non ti pentirai di aver riposto la tua fiducia in me- gli promise.
**********
 
Era calato il silenzio, Lucy osservava come Fried evitava i loro sguardi e come Laxus aveva posato una mano sulla sua spalla stringendogliela in segno di conforto.
-Abbiamo già avuto questa discussione- disse Makarov a un certo punto -E sai già cosa ne penso- Fried spostò lo sguardo su di lui e annuì.
-Bhe, penso che li avrei ammazzati anche io. Se qualcuno dovesse portarmi via i miei amici non esiterei a combattere- disse Natsu.
-E io so cosa si prova a perdere il controllo dei propri poteri- fece Elfman.
-In ogni caso direi che siamo tutti d’accordo, chiunque di noi si sarebbe comportato allo stesso modo- fece Erza e gli sorrise -Laxus aveva ragione, questo non ti rende una cattiva persona- Fried sorrise lievemente.
-Te l’ho detto, siamo una famiglia- gli disse Mirajane strizzandogli l’occhio.
-Bhe, abbiamo sentito le storie dei Raijinshuu, ora tocca a te, ragazzo- disse Makarov al nipote che corrugò la fronte.
-Che dovrei dire?- fece inarcando un sopracciglio.
-Raccontare la tua storia- disse Makarov -Qua tutti abbiamo raccontato la nostra, tu non hai detto nulla-
-Non ho niente da dire che non sappiate già. Mio padre era uno stronzo e fine- fece seccato, Fried si voltò verso di lui e i suoi occhi si velarono di tristezza a un ricordo di loro due.
 
*****Laxus*****
 
Fried non capiva perché Laxus ci tenesse così tanto ad allenarsi continuamente data la sua forza, doveva però ammettere che gli piaceva passare del tempo con lui, perciò anche se si lamentava continuamente quando il ragazzo veniva a casa sua, in realtà gli faceva piacere. Sia perché gli sembrava di conoscere il ragazzo meglio, sia perché migliorava lui stesso, oltretutto parlare di magia era sempre entusiasmante. O forse era Laxus ad essere entusiasmante.
 
Quel giorno però Laxus non era venuto a casa sua. Il che era strano, dato che di solito arrivava sempre in anticipo per allenarsi di più. Fried alzò lo sguardo sull’orologio: era in ritardo di mezz’ora. Sicuramente c’era un motivo. Aspettò altri cinque minuti, per poi decidersi ad alzarsi e infilarsi il cappotto per andare a cercare l’amico. Quando raggiunse casa sua però non lo trovò e a quel punto decise, seppur controvoglia, di passare per la gilda. Non lo trovò nemmeno lì, così diede un’occhiata in giro per la città, alzandosi in volo sulle sue ali runiche. Quando però fu in aria notò subito che a qualche chilometro da lì c’era una violenta tempesta di fulmini. E di chi altri potevano essere se non di Laxus? Si avviò volando verso quella direzione, chiedendosi contro chi stesse combattendo. Quando però arrivò fino a lì notò che Laxus stava combattendo da solo. Inizialmente confuso pensò si trattasse di un allenamento, ma ben presto si rese conto che non poteva essere. L’amico stava sprigionando una quantità enorme di magia e le sue azioni non sembravano avere alcun obiettivo, se non quello di distruggere tutto ciò che aveva attorno a sé.
 
Fried si ritrovò incapace di fare niente, sia perché era sicuro che se si fosse avvicinato sarebbe rimasto ferito, sia perché era terribilmente affascinante. Tutto quel potere era terrorizzante, e mandava scariche di pura adrenalina nel corpo di Fried. Pensare che proprio Laxus era un concentrato di così tanto potere era eccitante. Un’unica persona poteva causare quel disastro? Fried non lo pensava, quel ragazzo assolutamente non era umano.
 
È un Dio, pensò. Subito dopo cacciò il pensiero ripromettendosi di non dirlo mai all’amico: era già abbastanza presuntuoso così.
 
Fried rimase perciò a guardare affascinato la tempesta, finché non notò che si stava calmando. I fulmini persero vigore, l’elettricità nell’aria si fece meno intensa e l’energia che prima aveva sentito diminuì drasticamente. Fried osservò gli alberi abbattuti e volò verso il basso, pronto a rimproverare il ragazzo per aver distrutto così l’ambiente. Quando però fu abbastanza vicino si rese conto che Laxus era inginocchiato a terra. Stava piangendo.
 
Fried rimase per un attimo impietrito, non sapendo come comportarsi. Laxus non aveva mai mostrato nessun segno di debolezza. In tutti quei mesi, era sempre stato scontroso e pronto alla battaglia, perciò vederlo così lo colse impreparato. Fried sentì un nodo al petto ma poggiò i piedi a terra a qualche metro da lui. Rimase per un attimo in silenzio, pensando che forse l’amico avrebbe preferito restare solo. Ma ora era lì e Fried non poteva ignorarlo. In ogni caso era sicuro che Laxus lo avesse sentito arrivare a causa dei suoi sensi sviluppati, e se non gli aveva ancora detto di andarsene probabilmente lo voleva lì. Una cosa che Fried aveva capito di Laxus era che non diceva mai quello che voleva, ma se qualcosa gli dava fastidio sicuramente lo avrebbe fatto notare senza mezzi termini.
 
Perciò Fried fece qualche passo verso di lui, gli si sedette accanto e poggiò una mano sulla spalla dell’amico, che continuò a singhiozzare senza dire una parola. Fried non aveva la minima idea di cosa avesse potuto ridurlo in quegli stati, ma non era sicuro che Laxus ne volesse parlare, perciò cominciò a passare la mano sulla sua schiena in silenzio. Voleva fargli sapere che era lì, se aveva bisogno, ma che non lo avrebbe forzato a dire nulla.
 
Per un paio di minuti rimasero in silenzio e dopo un po’ Fried notò che c’erano i pezzi di una Lacrima a terra a pochi metri da loro. Pian piano i singhiozzi di Laxus diminuirono e il ragazzo ricominciò a respirare normalmente. Fried lo osservò mentre si passava le mani sul volto per asciugarsi le lacrime e lo vide mettersi seduto a fissare il vuoto davanti a sé.
 
-Possiamo allenarci sulla velocità- gli disse duro. Fried scosse la testa, poteva sentire da lì che Laxus non aveva più molte energie in sé.
 
-Possiamo fare domani- rispose quindi cautamente.
 
-No, non perdo un giorno di allenamento- sbottò Laxus.
 
-Sono stanco- mentì Fried -Insomma, volevo appunto chiederti di rimandare a un altro giorno, ultimamente ci siamo allenati parecchio- gli disse. Il biondo annuì e il mago delle rune sospirò di sollievo. Almeno lo aveva convinto subito. Rimasero ancora per un po’ in silenzio e dopo un po’ Fried decise di parlare.
-Non voglio farmi i fatti tuoi ma…se hai bisogno di parlare sappi che ci sono- gli disse un po’ incerto, non sapendo bene come Laxus potesse prenderla. Lui non rispose. Non era proprio un cattivo segno, perlomeno non gli aveva ringhiato addosso. Laxus gli lanciò un’occhiata.
 
-Odi ancora tuo padre?- gli chiese il biondo.
 
-Sì- rispose subito Fried. Laxus cominciò a strappare dei ciuffi d’erba nervosamente. Fried non sapeva cosa dirgli, ma sapeva che il padre di Laxus era stato cacciato dalla gilda qualche anno prima. Non aveva idea di che rapporto ci fosse tra lui e Laxus, e non si era effettivamente mai chiesto come avesse reagito Laxus alla notizia. Sicuro non doveva essere stato facile.
-Tu odi il tuo?- osò domandare.
 
-Sì- disse subito Laxus, poi però scosse la testa -Non lo so- si corresse. -È uno stronzo ma…non così stronzo. È solo una cazzata, non so neanche perché reagisco così- ammise seccato. Fried lo osservò attentamente.
 
-Non è una cazzata- disse subito.
 
-Non sai neanche cos’è successo- sbottò Laxus.
 
-Bhe, qualunque cosa sia, se ti fa stare male, non è una cazzata- disse convinto -Sei il ragazzo più forte che conosca, non solo dal punto di vista fisico, intendo proprio come forza interiore. Se ti ha fatto stare così male sicuro c’è un motivo- Laxus fece le spallucce.
 
-Dovrei essermi abituato- disse -Ma ancora spero che cambi qualcosa- borbottò. Fried rimase in silenzio continuando a fare passare la mano sulla schiena del compagno, dato che non lo aveva allontanato fino a quel momento supponeva gli facesse piacere.
-Ho sentito mio padre- gli rivelò -Non so nemmeno perché l’ho chiamato. Per lui sono sempre stato il figlio debole, malato, una nullità. È per questo che mi ha impiantato la lacrima di drago- raccontò. Fried rimase in silenzio, temendo di interrompere il racconto a ogni minimo suono.
-Così ho cominciato ad allenarmi senza sosta sotto i suoi allenamenti. Erano duri e non era mai contento di nulla. Qualunque cosa facessi era sempre troppo poco. Qualunque progresso, non c’era mai…- borbottò.
-Non so nemmeno perché te lo sto dicendo, probabilmente non ti interessa- mormorò poi. Fried si voltò verso di lui e strinse la presa su una sua spalla.
 
-Mi interessa- gli disse -Sono un tuo amico, ci tengo a te- insistette sincero. Laxus si voltò verso di lui e fece un sorriso amaro.
 
-Confronto alla tua famiglia non ho nulla di cui lamentarmi- borbottò. Fried a quel punto lo afferrò per le spalle e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
 
-Non confrontare mai il dolore di due persone. Non è qualcosa che si può fare. Se ti fa stare male allora vuol dire che è importante- gli disse duramente e poi addolcì il tono.
-Laxus, sono qua per te. Non voglio costringerti a dire niente, ma fidati se ti dico che fa bene parlarne con qualcuno, l’ho provato io stesso. Io ho avuto Evergreen e Bickslow quando ero più piccolo, tu probabilmente non hai avuto nessuno. Ma ora siamo qui. Tutti e tre- gli disse dolcemente. Laxus lo guardò per un istante, poi si chinò in avanti e poggiò la fronte sulla spalla di Fried. Il ragazzo rimase sorpreso ma non si mosse se non per passare le mani lungo le sue braccia.
 
-Voglio solo che qualcuno mi apprezzi per ciò che sono- mormorò. Fried rimase sorpreso da quella rivelazione.
 
-Noi lo facciamo. Tutti noi tre- gli disse e sentì Laxus scuotere la testa.
 
-No. Io…non sono così- borbottò.
 
-Allora mostraci chi sei. Ma io lo so già, non cambieremo idea- gli disse. Laxus si staccò da lui e Fried notò che aveva ancora gli occhi lucidi. Vederlo così era terribile. Laxus era evidentemente distrutto. -Vuoi andare a casa mia? Così ne parliamo lì- gli propose. Laxus annuì e si alzò in piedi. Accanto a lui Fried si avviò in silenzio, sperando che l’amico si riprendesse.
 
***
 
Era disteso sul suo divano ormai da molti minuti. Aveva finito di bere il caffelatte che gli aveva preparato e ora era in silenzio che fissava il soffitto davanti a sé. Fried si alzò e prese le tazze portandole a lavare in cucina. Non avevano parlato molto, solo del più e del meno. Fried voleva dargli il suo spazio, sapeva bene che tentare una persona a parlare non faceva altro che chiuderla di più. Finì di lavare e tornò in salotto trovando l’amico nella stessa identica posizione di prima.
 
-Non vuoi sapere perché mi sono arrabbiato?- chiese Laxus. Fried si voltò verso di lui e si sedette sulla poltrona.
 
-Se vuoi parlarne sì-.
 
Aveva male ovunque. Riusciva a malapena a camminare, ogni passo gli dava una fitta allo stomaco e si espandeva poi per tutto il corpo. Sentì le lacrime di dolore sgorgare dagli occhi.
-Pure con una Lacrima sei così debole?- sbottò suo padre. Laxus alzò lo sguardo.
-No, ce la faccio- disse debolmente.
-E allora muoviti, fai vedere come usi la magia- gli ringhiò addosso. Laxus si sforzò ad alzare una mano davanti a sé, cercando di ricordare le parole del padre. Doveva concentrarsi e richiamare l’Ethernano nel suo corpo come gli aveva insegnato. Chiuse gli occhi e dopo un po’ di secondi sentì delle scariche elettriche percorrergli il braccio. Aprì gli occhi e vide che c’erano delle piccole scariche di elettricità. Sgranò gli occhi: prima non ci era mai riuscito. Era la prima volta che poteva richiamare la magia e usarla.
-Allora quella Lacrima è servita davvero- commentò aspro Ivan -Anche se, per essere un Dragon Slayer sei debole, mi sa che ci dovremo allenare parecchio-.
 
Laxus aveva avuto intenzione di sorprendere suo padre. Si era allenato tutte le notti in quell’ultimo mese, per prepararsi alla missione che avrebbe intrapreso con lui. Quando però si era ritrovato di fronte a ben dieci Balcan qualcosa era andato storto. Era riuscito a sconfiggere i primi cinque, poi però uno lo aveva colpito alle spalle e da lì era tutto andato a rotoli. Stava cercando di combattere ugualmente, anche con una ferita alla schiena cercando di sopportare il dolore. Strinse i denti e si voltò tirando un pugno a un Balcan e spingendolo indietro. Ma era troppo debole, non riusciva nemmeno a muoversi bene a causa di quella ferita. Se non ci fosse stato suo padre si sarebbe arreso, ma si era allenato parecchio e non voleva deluderlo. Si voltò verso i quattro nemici e cercò di evitare i loro colpi, ma uno lo colpì al fianco e lo fece volare addosso alla parete. Laxus boccheggiò e cercò di rialzarsi sulle ginocchia, tossì e notò di avere sapore di sangue in bocca. Alzò il volto e subito dopo un Balcan gli fu di fronte, lo afferrò per la gola e lo sbatté per terra. Cercò di dimenarsi, ma la presa era forte e il dolore sempre più pungente. Il mondo davanti ai suoi occhi si fece buio e poi perse i sensi.
Si risvegliò su un lettino sentendo delle urla provenire da oltre la porta.
-Ti avevo detto che era troppo difficile! Ha nove anni, cosa credevi di fare?- era la voce di suo nonno.
-Se non spingo i suoi limiti non diventerà mai più forte- rispose suo padre.
-Vuoi farlo uccidere per caso? Per la sua età è già tanto che sia tornato vivo a casa!- sbraitò il vecchio. Laxus spostò lo sguardo sulla finestra sentendo le urla da lì. Era ancora troppo debole. I suoi allenamenti erano stati inutili. Sentì qualcuno entrare nella stanza e non volendo vedere nessuno chiuse gli occhi e finse di dormire.
 
Laxus barcollò ma si sforzò a stare in piedi sulle proprie gambe. Gli allenamenti con suo padre erano sempre duri, ma gli permettevano di migliorare più in fretta. Vide qualcosa arrivare da destra con la coda dell’occhio e si voltò in tempo per bloccare l’attacco. Poi corse verso il padre ricoprendo il pugno con dei fulmini e cercò di colpirlo, ma quello lo afferrò per il polso e lo buttò a terra.
-Sei troppo lento- gli ringhiò addosso. Laxus si rialzò respirando affannosamente. Si ricoprì ancora di scariche elettriche per velocizzarsi ma quando colpì il padre quello lo rispedì di nuovo a terra.
-Troppo debole- gli disse. Laxus fece per rialzarsi ma sentì qualcosa premergli sulla schiena. Ricadde a terra e boccheggiò, sentendo poi un dolore lancinante per tutta la schiena. Cercò di divincolarsi e in qualche modo riuscì a voltarsi, ma non fece in tempo a fare altro che vide Ivan con un pugnale in mano avvicinarsi al suo volto e subito dopo sentì una stilettata di dolore acuto all'occhio destro. Urlò di dolore e si portò le mani al volto, mentre sentiva del sangue bagnarlo. Il dolore era insopportabile e non riuscì più a pensare lucidamente, cominciando ad agitarsi sentendo solo le grida di Ivan.
-Rialzati!- gli stava urlando, ma Laxus a malapena riusciva a sopportare il dolore, non riusciva più ad aprire l’occhio e non vedeva nulla.  -Che stai facendo?- sbraitò l’uomo e Laxus sentì qualcosa colpirlo in pieno petto. Era debole, troppo debole, ma in quel momento il dolore era talmente forte che non riusciva a reagire adeguatamente. -Stupido idiota!- ruggì Ivan.
-Basta!- gridò Laxus -Smettila!- quelle urla fecero solo incazzare di più Ivan, e Laxus sentì una mano afferrarlo per un braccio e alzarlo a forza in piedi. Tentò di divincolarsi.
-Non osare parlarmi in questo modo- gli ringhiò.
-Basta! Fa male!- gridò Laxus cercando di fare qualche passo indietro per allontanarsi da lui. Aveva già ferite su tutto il corpo, quella era stata la goccia finale e davvero si stava facendo prendere dal panico.
-Pensi di poterti fermare nel mezzo di un combattimento così?- continuò a urlare Ivan.
-Che sta succedendo qua?- un’altra voce intervenne -Che gli hai fatto?- era suo nonno. Laxus si rilassò leggermente mentre sentiva delle mani più ruvide passargli per il volto.
-Non intrometterti- ringhiò Ivan.
-L’allenamento è finito!- ordinò Makarov. Subito dopo Laxus si lasciò guidare da suo nonno.
 
Non era soddisfatto. Era appena diventato un mago di classe S ma non c’era alcuna gioia in lui, non aveva nemmeno voluto festeggiare nonostante la festa fosse in suo onore. A dir la verità, non si era nemmeno presentato in gilda. Era ancora arrabbiato con suo nonno per aver cacciato suo padre dalla gilda. Prese la Lacrima incerto sul da farsi, alla fine però la attivò e dopo un po’ di attesa il padre gli rispose.
-Ciao Laxus, come mai mi hai chiamato?- gli chiese l’uomo con un ghigno sul volto. Il biondo si sedette comodo e fece una smorfia.
-Volevo avvertirti, ho superato l’esame di mago di classe S- disse.
-Finalmente ce l’hai fatta. Sei andato sull’isola di Tenroujima, giusto?- gli chiese. Laxus annuì nascondendo la sua delusione. -E dimmi, sei arrivato alla tomba?- Laxus corrugò la fronte.
-Non c’era nessuna tomba- disse.
-Stupido vecchiaccio- borbottò Ivan. Laxus non capì ma decise di spiegargli le prove che aveva affrontato.
-Le prove erano…-.
-Senti, che ha deciso di fare tuo nonno?- lo interruppe Ivan. Laxus corrugò la fronte. -Non dirmi che non gli hai parlato- aggiunse poi.
-Io…mi sono allenato per l’esame- disse il biondo. La realtà era che non voleva parlare con il nonno e di quelle storie tra il padre e il vecchio non gliene poteva fregar di meno.
-Bhe, vedi di scoprire qualcosa per la prossima volta. Ora ho da fare- gli disse e la chiamata si chiuse. Laxus fissò la Lacrima per un po’, sentendo il nervosismo crescere dentro di lui. La buttò a terra e quella si spaccò in mille pezzi. Sentì qualcuno entrare in casa e subito si alzò dal letto ricacciando indietro le lacrime uscendo dalla stanza.
-Laxus, perché ti sei chiuso qua dentro?- chiese il nonno avanzando su per le scale e fermandosi a metà quando Laxus si fermò in cima a esse. -La festa è per te, ci stiamo tutti divertendo-.
-Non c’è nulla da festeggiare- ringhiò Laxus e camminando veloce gli diede uno spintone fiondandosi giù per le scale e uscendo di casa sbattendo la porta dietro di sé.
 
Laxus si era zittito. Non diceva più una parola, dopo aver riversato tutta la sua frustrazione su Fried, che lo aveva ascoltato in silenzio. Il biondo continuava a guardare il soffitto perso nei suoi pensieri, finché Fried non si sedette per terra poggiando la schiena sul divano su cui era disteso l’amico.
 
-Lo chiami spesso?- gli chiese.
 
-Ogni tanto. Ma non lo chiamerò più- fu la risposta. Fried pensava che lo avesse pensato più volte, ma non osò supporlo a voce alta.
 
-Se ti fa stare male non dovresti. Sei molto forte, non hai bisogno della sua approvazione-.
 
-Non abbastanza- disse subito Laxus. Fried alzò lo sguardo su di lui.
 
-Sei il mago più forte che conosca. Sei sicuramente il più forte a Fairy Tail, lo pensano tutti- gli disse.
 
-Non è vero- ribatté Laxus -Le sento le voci, che credi? Ogni volta dicono che è normale, sono il figlio del Master, se non fossi forte io chi dovrebbe esserlo? Non dire che non è vero, perché lo pensavi anche tu- gli disse seccamente. Fried non aveva di che ribattere.
 
-Bhe, mi sbagliavo- gli disse dopo un po’. -Sei forte, ma questo non dipende da chi sei figlio-.
 
-E comunque non è solo questo- sbottò Laxus. Fried annuì.
 
-Non sei più solo- gli disse. Laxus voltò la testa a destra incrociando gli occhi di Fried. -Ora hai degli amici e non ti abbandoneremo mai- gli promise. Laxus sorrise amaro.
 
-Tutti se ne vanno- ribatté -Lo ha fatto mia madre, e poi mio padre, non mi stupirei se lo facesse anche il vecchio-.
 
-Io non lo farò- disse subito Fried -Ti resterò accanto per sempre. Ti seguirò ovunque- gli disse -È una promessa e non me la rimangio. E sono sicuro che anche Bickslow ed Evergreen la pensano come me- gli disse.
 
-Perché dovreste?- domandò Laxus.
 
-Perché sei nostro amico. Perché ci hai salvati un sacco di volte e perché sei il primo ad averci accettati senza aver paura dei nostri occhi e nonostante le nostre azioni- rispose Fried. Laxus non replicò e i due ragazzi rimasero in silenzio per un po’ di minuti. Il biondo voltò di nuovo lo sguardo verso il soffitto e Fried gli sorrise leggermente -Ti senti meglio?-.
 
-Sai, ti pentirai di avermi fatto quella promessa. Ho intenzione di romperti i coglioni ogni notte-
 
-E io ho intenzione di starti appiccicato a parlare di libri anche quando ti sanguineranno le orecchie- fu l’immediata risposta di Fried. Laxus si lasciò andare a una mezza risata e Fried gli prese la mano nella propria.
-Non importa cosa succederà, al massimo ti prenderò a calci in culo, ma non ti abbandonerò mai-.
**********
 
-A che stai pensando così assorto?- chiese Mirajane e Fried si riscosse dai propri pensieri lanciando un’occhiata a Laxus, se il ragazzo non voleva parlarne lo avrebbe rispettato e non lo avrebbe fatto.
-Un ricordo- rispose solamente.
-Non volete sapere com’è stato il primo appuntamento di Laxus?- intervenne Bickslow.
-Oh dio, no- fece lamentoso il biondo portandosi una mano sul volto e l’amico ridacchiò.
-Questo sarebbe interessante- ghignò Kana.
 
*****Primo appuntamento*****
Laxus 18 anni, Bickslow 17 anni, Fried 15 anni, Evergreen 15 anni
******************************************************
 
Laxus aveva un appuntamento. O meglio, Bickslow gli aveva combinato un appuntamento di coppia perché a quanto pare il mago Seith si era infatuato di una ragazza che però non beccava mai nei locali dove andava la sera, e aveva trascinato l’amico con sé. Laxus non era molto contento. Gli piaceva pomiciare e divertirsi con le ragazze, ma di solito le beccava solo la sera nei locali e generalmente non ricordava nemmeno i loro nomi. Questa volta era diverso e quando Bickslow gli aveva mostrato la ragazza, bhe, doveva ammetterlo, era una bomba sexy. Laxus sperava che quell’appuntamento potesse concludersi nel letto di uno dei due, anche se Bickslow gli aveva detto che dovevano andarci piano, perché lui voleva una cosa seria.
 
Il biondo però non era mai uscito per un appuntamento, onestamente voleva subito passare al sodo, quando l’amico aveva cominciato a dirgli che dovevano parlare e intrattenere le ragazze lo aveva guardato del tipo Ma dove cazzo mi stai portando? In ogni caso, ormai era lì e si stava preparando per quell’appuntamento. Bickslow si era fatto sistemare i capelli con il gel da Evergreen, che aveva accettato ben volentieri ad aiutarlo a sistemare quei ciuffi strani che si ritrovava al posto dei capelli, sì, erano esattamente quelle le parole che aveva utilizzato. Ora però stava discutendo con la ragazza sul vestiario.
 
-Così le farai scappare- gli disse Evergreen.
 
-Sono figo- ribatté Bickslow guardandosi allo specchio.
 
-Sei ridicolo. Dove hai comprato quei pantaloni?- gli chiese esasperata la ragazza -Hai chiesto il mio aiuto, accettalo-.
 
-Questo va di moda-.
 
-Ti assicuro che non va di moda e non ci andrà mai- gli disse malamente e poi si voltò verso Laxus -E tu, non credere di passartela meglio. Si può sapere perché indossi dei pantaloni leopardati? No, no, no- gli disse.
 
-A me piacciono- ribatté seccato.
 
-I tuoi gusti in fatto di moda fanno schifo, solo Bickslow riesce a superarti- commentò la ragazza acida. Laxus le lanciò un’occhiataccia e si guardò allo specchio, secondo lui stava bene. -Fried, diglielo anche tu- insistette Evergreen e il ragazzo alzò seccato lo sguardo dal libro che stava leggendo.
 
-Sto cercando di leggere- fece notare loro.
 
-Aiutali, non vedi che sono disperati? Se vanno in giro così non combineranno mai nulla!- esclamò Evergreen. Fried prese un profondo respiro.
 
-Lasciali vestire come vogliono, quando andrà male potrai dire loro che avevi ragione- le disse non molto interessato.
 
-Andrà bene- ribatté Bickslow.
 
-Ne dubito, ma in ogni caso smettetela. È da tre ore che state parlando di vestiti. Che chiacchiere inutili- borbottò Fried cercando di concentrarsi sul libro.
 
-Dovresti uscire anche tu ogni tanto- gli disse Bickslow.
 
-E perdere tempo? No grazie- fu la fredda risposta del ragazzo.
 
-Allora cosa dovrei indossare?- sbottò Laxus irritato. Evergreen gli passò subito una camicia bianca, una giacca elegante nera e dei pantaloni scuri. Laxus li prese e li osservò accigliato. -Sembrerò un pinguino- disse nervoso.
 
-Hai chiesto il mio aiuto, indossala e non lamentarti. Bickslow, tu prendi questo. Levati quei pantaloni, sono orrendi- gli disse e gli buttò in mano una camicia azzurra che il ragazzo buttò di lato irritato. Laxus continuava a osservare i vestiti in mano, poi decise di cambiarsi ma quando si guardò allo specchio decise che sembrava davvero un pinguino, assolutamente no, così non andava.
 
-Oh, così sei proprio figo!- esclamò Evergreen. Laxus ricominciò a spogliarsi e la ragazza alzò gli occhi al cielo. -Ma perché ti stai cambiando di nuovo?- sbottò.
 
-Perché sembro un fottuto pinguino, ecco perché- fu la secca risposta di Laxus che lanciò la giacca addosso a Fried. Il ragazzo gli lanciò un’occhiataccia e ringhiò innervosito, ma la spostò senza dire una parola cercando di riprendere la lettura, anche se sembrava impossibile a causa dei suoi tre amici. Continuava a pensare che stessero solo parlando di una marea di stronzate.
 
-E tu, vuoi metterti questa camicia? Ti starà bene- disse Evergreen a Bickslow.
 
-Le camicie sono fastidiose- le disse.
 
-Cioè fammi capire, vai in giro con l’elmo tutto il giorno e non ti infastidisce, ma una camicia sì?- sbottò lei. Laxus intanto si stava rivestendo con gli abiti di prima e si guardò soddisfatto allo specchio. Sì, stava decisamente meglio. Evergreen si passò le mani tra i capelli. -Non chiedetemi più aiuto, mai più!- esclamò esasperata -Non so neanche come abbiate ottenuto un appuntamento- disse loro.
 
-Te l’ho detto, è stato il mio charme- rispose Bickslow. Evergreen inarcò un sopracciglio, ne dubitava parecchio.
 
-So che non mi ascolterai, ma te lo dico: lascia qui le tue bambole- gli disse la ragazza.
 
-Assolutamente no, ma sei pazza?-.
 
-Fried, aiutami- sibilò la ragazza strappando di mano il libro dall’amico, che le lanciò un’occhiataccia.
 
-Rovinalo e ti ammazzo- la avvisò -E che ti interessa, se vogliono fare delle figure pietose nei loro abiti lasciali fare- le disse.
 
-Non dirmi che sei d’accordo con Evergreen- sbottò Laxus incrociando le braccia. Fried passò lo sguardo dalla cima fino ai suoi piedi, poi scosse la testa come se fosse rassegnato.
 
-Certo che sono d’accordo con lei- si limitò a dire. Laxus si irritò ancora di più.
 
-Cos’ho che non va?- chiese sbalordito.
 
-I pantaloni leopardati sono troppo accesi e quel colore fa a cazzotti con la camicia che, tra l’altro, potevi almeno stirare prima di indossarla. Le scarpe sono rovinate e sporche di fango, i capelli sono pieni di gel e a quanto pare inutilmente dato che vanno comunque dove vogliono, inoltre potresti almeno togliere le cuffie per fingere di ascoltare cos’hanno da dire le ragazze- disse, poi si voltò verso Bickslow. -Onestamente penso che ci metterei troppo a dire cosa non va in te- fece e tese il braccio verso Evergreen -Il mio lavoro l’ho fatto, dammi il libro- le disse. Bickslow scrollò le spalle.
 
-Chissenefrega, siamo fighi Laxus. Vedrai, cadranno ai nostri piedi!- esclamò. Il biondo annuì d’accordo con lui e i due uscirono di casa.
**********
 
-Stai tergiversando- fece notare Kana. Bickslow ridacchiò.
-Perché se racconto davvero l’appuntamento Laxus mi ammazza- si scusò -In ogni caso l’appuntamento è andato veramente da schifo, ma non a causa dei vestiti- ci tenne a precisare.
-Bickslow era disperato- precisò Fried -Ricordo che sono tornati a casa, lui avvilito e lui incazzato- disse indicando prima Bickslow e poi Laxus, che incrociò le braccia nervoso.
-Perché Laxus le ha fatte scappare- disse Bickslow.
-Cos’è? Hai di nuovo perso il controllo sui fulmini?- sghignazzò Gajeel, Laxus gli lanciò una bieca occhiata.
-Affatto, semplicemente volevo divertirmi ma a quanto pare quella stronzetta non ne aveva voglia-.
-Le ha palpato il seno e poi ha provato a toccarle il culo, lei lo ha preso per un pervertito e le due ragazze se ne sono andate- spiegò Bickslow e Laxus gli lanciò un’occhiataccia.
-Non ci sai proprio fare- rise Kana.
-A sua discolpa c’è da dire che fino a quel momento Laxus era abituato a frequentare esclusivamente locali in cui non serviva flirtare- lo difese Fried.
-Tu smettila di perdonarlo, e poi sei il suo ragazzo, non dovresti essere geloso?- domandò la bruna.
-Non sono geloso delle sue avventure di una notte, e poi a quel tempo non ero ancora interessato a lui-.
-E quand’è che ti sei interessato a lui?- chiese Kana curiosa e Fried arrossì leggermente. Laxus ghignò.
-In effetti sono curioso anche io- disse. Fried sospirò.
-È stata una cosa molto graduale, più passavamo il tempo assieme e più imparavamo a conoscerci, ma sì, mi ricordo il momento in cui mi sono accorto che i miei sentimenti erano più di amicizia- disse sorridendo lievemente e portandosi il bicchiere alle labbra.
 




 
***********
Nota: A molti sembrerà esageratamente drammatico il passato di Fried, io onestamente mi aspetto qualcosa del genere per due motivi: il nome Fried delle Tenebre, e il fatto che possa utilizzare la runa dell’estinzione che permette di uccidere, in qualche modo deve averla imparata. Ovviamente potete dirmi la vostra. Grazie come al solito a voi che leggete. Alla prossima <3
   
 
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