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Autore: Henya    15/03/2021    3 recensioni
Salve a tutti :) questo è il proseguimento della mia prima fanfiction "Never Lose Hope".
Anya , dopo essere partita con Rai per la Cina, ritorna a Tokyo dopo avere ricevuto alcune notizie dalla sua amica Hilary. Da qui ha inizio una lunga e ingarbugliata serie di eventi che, per chi già mi conosce, non saranno certo rose e fiori ^_^""
Spero possa piacervi :) Buona Lettura!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Nuovo personaggio, Rei Kon, Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 “Adesso che tuo nonno, insomma…non c’è più, hai ancora intenzione di finire il corso per il diploma?”.
La voce di Anya interrompe il flusso dei miei pensieri e costringe gli occhi stanchi a staccarsi dalla pagina di questo libro, che tento di leggere da alcuni minuti ormai, senza capirne il significato.
Perché ogni volta che mi rivolge la parola sembra terrorizzata?
“Sì…” rispondo sospirando stancamente. “Una delle clausole del testamento mi obbliga a proseguire gli studi se voglio dirigere quell’azienda” spiego in tono piatto, riportando gli occhi sul libro.
In questi giorni ho passato molto tempo insieme agli avvocati del vecchio, per discutere del testamento e del mio futuro. Come pensavo, Soichiro non ha lasciato nulla al caso e, quasi sapesse della sua morte imminente, ha aggiunto alcune modifiche proprio all’ultimo minuto. Una di queste mi vieta di accedere all’eredità completa prima del compimento dei 35 anni. Inoltre, ha prescritto che per diventare unico e solo direttore dell’azienda, ossia diventare ciò che era lui, devo perfezionare la mia formazione prendendo un diploma, una laurea in economia aziendale, nonché diversi master in direzione e gestione d’impresa.
Insomma, nonostante il vecchio non ci sia più, l’incubo continua.
Da quando ha lasciato questo mondo, faccio fatica a chiudere occhio. Le poche ore di sonno che mi concedo vengono tormentate dall’immagine di lui a terra privo di vita, o peggio, di lui ancora vivo che mi scaglia addosso una serie di insulti. Non so quale dei due sogni sia peggiore.
Perché continuo a sognarlo?
Probabilmente alcuni risponderanno ‘beh…era tuo nonno, un tuo parente, una persona a te cara, che hai visto morire davanti agli occhi. È normale che tu stia soffrendo e che la tua mente produca queste immagini.
Insomma, sì, mi dispiace che sia morto, e in quel modo, ma…la cosa non mi tocca più di tanto. Perché dovrei essere ipocrita e dire che gli volevo bene o che mi manca e ne sto soffrendo, quando in realtà non è così?
L’unica cosa che mi dispiace è che sia morto proprio adesso, lasciandomi in eredità un’azienda in piena crisi finanziaria.
Se Anya, che adesso studia qui accanto a me, nel mio salotto,  potesse sentire quello che sto pensando, rimarrebbe sconvolta da tanta freddezza e strafottenza.
È stata proprio lei a definirmi fino a qualche sera fa ‘un freddo e cinico calcolatore’.
Sarò pure freddo e cinico, come dice lei, ma non sono un ipocrita. Non posso fingere che una cosa m’importa solo perché gli altri si aspettano che sia così.
E quella stessa sera, Anya mi ha posto una strana domanda: c’è qualcuno di cui ti importa, a parte di te stesso?
Ed ecco che agli appellativi freddo e cinico, si aggiunge, ora, anche quello di egoista.
Freddo, cinico ed egoista.
In una parola: Io.
Ho sempre messo al primo posto me stesso, lo ammetto. Tutto ciò che ho fatto, l’ho sempre fatto per il mio tornaconto, anche quando non sembrava essere così.
Ho sposato Eva, è vero, ma ancora oggi mi chiedo: perché l’ho fatto? Quale motivo oscuro mi ha spinto a chiederle di sposarmi? Di sicuro non è stato per amore, di questo ne sono certo. Credo che la ragione fosse perché avevamo litigato e lei non voleva tornare a casa. Volevo averla vinta? Probabilmente sì. O, forse, come mi ha suggerito Yuri, ho voluto questo matrimonio solo perché mi avrebbe permesso di avere dei vantaggi sull’affidamento di Hope? Sì. Potrebbe essere una spiegazione plausibile.
Poi ho annullato la pratica per l’affidamento, ma non l’ho fatto per fare un favore ad Anya, questo no. Ho cambiato idea solo perché avevo scoperto che Kon era ormai fuori gioco e che non avrebbe portato via mia figlia. Avevo vinto, Anya e la bambina sarebbero rimaste qui, che senso aveva togliergliela ormai?
Voglio sempre vincere e ottenere quello che voglio, anche se questo comporta far soffrire le persone. Non m’importa di quello che pensano. Non m’importa se ferisco i loro sentimenti.
Gli unici a sapere come sono fatto realmente sono Yuri e Boris. Loro non mi hanno mai criticato o fatto notare che stavo sbagliando. Beh, forse Ivanov ci ha provato, ma si è spesso arreso di fronte alla mia testardaggine, limitandosi a commentare dal di fuori, senza mai essere troppo invasivo.
Il suo stile è: “Va bene, Kai, fai come vuoi, ma sappi che questa tua scelta comporterà questo, mentre quell’altra scelta comporterà qualcos’altro. A te l’ardua scelta!”. Questo è il modo di agire di Yuri Ivanov.
Lui, a differenza mia (e anche di Boris) si è sempre preoccupato delle conseguenze delle sue azioni e il modo in cui queste si ripercuotono sui sentimenti delle persone. Lo dimostra il fatto che abbia rinunciato ad entrare in una delle più prestigiose scuole di medicina del Giappone, perché questa scelta lo avrebbe portato lontano da Hilary. Chi avrebbe fatto lo stesso? Chi avrebbe rinunciato alla propria ambizione per rimanere accanto ad una ragazza conosciuta da poco a scuola?
Non io, sicuramente.
Io che me ne sono andato dopo avere appreso la notizia di aver messo incinta una ragazza, perché non volevo assumermi una tale responsabilità e non m’importava.
La verità è che ha ragione Anya: non mi è mai importato di niente e di nessuno, a parte di me stesso.
E adesso mi chiedo: Cos’è importante per me? O meglio, chi reputo veramente importante nella mia vita?
Il fatto di perdere l’unico parente mi ha messo di fronte a questo grande interrogativo. Chi è ora la mia famiglia?
Secondo Yuri, adesso, la mia famiglia è Hope.
M’importa di lei? Di mia figlia?
Credo di sì.
È vero che inizialmente ho voluto avvicinarla a me solo per tenerla lontano da Kon, ma, da qualche tempo a questa parte, sento che qualcosa è cambiato e anche se Anya fa fatica a crederlo, di Hope m’importa. Sì, certo che m’importa! o non mi sarei messo in ridicolo davanti a tutti con un costume da albero!
Il mio rapporto con lei è cambiato e lo dimostra il fatto che abbia iniziato a chiamarmi papà, senza che nessuno le abbia spiegato come stanno le cose. Ciò vuol dire che ho fatto qualcosa di buono per meritarmi una tale considerazione da parte di una bambina di appena cinque anni che, fino a poco fa pensava, che suo padre fosse quel cinese.
Sta iniziando a vedere in me una figura paterna e ne sono fiero. Io, invece, sto iniziando a vedere in lei qualcuno a cui dedicare le mie attenzioni; attenzioni che, lo ammetto, non ho mai dedicato a nessuno, nemmeno ad Eva.
L’unico momento in cui le sono stato più vicino è stato quando ho scoperto che era incinta e, ammetto anche, di esserci rimasto di sasso quando la sua gravidanza si era rivelata una menzogna, perché avevo visto in quel futuro bambino una nuova opportunità, l’opportunità di rimediare al precedente errore.
“Io ho finito, tu?”.
Di nuovo la voce di Anya mi riporta alla realtà e di nuovo alzo gli occhi da questo libro di cui non ho captato nessuna parola o significato.
“Sì…” sussurro perso nei miei pensieri, fissando assorto un punto ignoto del tavolo.
Ripensandoci, cosa sarebbe cambiato?
Insomma, se invece di scappare, fossi rimasto, le cose sarebbero state più facili?
Probabilmente no.
Anzi, assolutamente no, dal momento che tra me e Anya c’è sempre stato un rapporto molto strano, che non saprei definire con certezza.
No, non sarebbe andata meglio, ne sono sicuro…
E poi a cosa serve pensare a come sarebbero potute andare le cose?
Non ha senso.















***









Oggi è una bellissima giornata.
Con un vassoio vuoto in mano, mi soffermo a fissare il cielo attraverso una vetrina della caffetteria.
Mi piacerebbe uscire a fare una passeggiata insieme ad Hope. Potremmo andare al parco e mangiare un gelato, e invece no: Hope è all’asilo ed io devo lavorare.
Da quando ho deciso di studiare insieme a Kai per prendere il diploma, non ho più tempo da dedicare all’ozio. È sempre tutta una corsa tra lavoro e studio, studio e lavoro.
Sbuffo sonoramente e porto indietro la testa, dirigendomi a passi pesanti al bancone, dove Dana mi fissa stranita, mentre mi affloscio goffamente su uno dei sgabelli.
“Che ti prende?”.
“Sono stanca” borbotto, adagiando la fronte sulla fredda superficie del bancone in marmo.
“Beh, fatti passare le stanchezza. Sono ancora le dieci del mattino” mi ricorda saggiamente.
Fantastico. Lavoro da due ore ma mi sembra essere passata un’eternità.
Mi ridesto dal mio stato catatonico solo quando, dopo l’apertura della porta principale, alle mie orecchie arriva il sonoro “Buongiorno donzelle” di Boris.
Non è da solo.
“Ciao Yuri!” lo saluto, piacevolmente colpita dalla sua presenza.
“Ciao, Anya!”.
“Che sorpresa, come mai da queste parti?”.
“Ero venuto a far controllare l’auto a Boris e mi ha detto che qui fate un caffè ottimo!”.
“E’ vero!” confermo beffardamente “E poi Boris è uno dei nostri clienti più affezionati!” aggiungo, rivolgendo al diretto interessato un sorriso complice.
“Parla per te!” ci tiene a precisare Dana, in tono irritato, prima di sparire in cucina.
“Ok…ehm, uno dei miei clienti più affezionati!” mi correggo prontamente, beandomi della smorfia contrariata di Huznestov e dell’espressione interrogativa di Yuri, ignaro dei diverbi tra quei due.
“Allora, come sta Hilary? E i gemelli?” chiedo al nuovo arrivato, mentre mi sposto nella parte opposta del bancone per preparare due caffè.










***









Il comportamento di quella cameriera nei confronti di Boris mi fa pensare che lo detesti profondamente. E anche se lui ha cercato di rassicurarmi sottovoce, dicendomi che lei si comporta così solo perché in realtà lo adora, beh, non ne sono così convinto! Conosco Boris e il suo rapporto con le donne.
 “Allora, come sta Hilary? E i gemelli?”.
“Stanno bene” rispondo prontamente, nonostante suoni come una risposta meccanica di circostanza.
“Sei sicuro che vada tutto bene?” domanda per la seconda volta, e stavolta scandendo lentamente ogni singola parola, come a voler darmi il tempo di pensare ad una risposta più elaborata.
“Beh…” inizio a dire, mescolando il caffè appena servitomi. “Sento che sto per impazzire!” rivelo in tono disperato.
“Cos’è successo?” domanda preoccupata.
“Non fraintendermi!” ci tengo a puntualizzare parando due mani avanti “io amo Hilary e i bambini, ma sento che non ce la faccio a far coincidere tutto”. La sua espressione interrogativa mi costringe ad essere più chiaro. “Sì, insomma…il lavoro e i turni in ospedale sono stressanti, i bambini piangono dalla mattina alla sera, Hilary non vuole abbandonarli nemmeno mezzo secondo, a volte litighiamo per stupidaggini! E in tutto questo, io devo far coincidere lo studio per la specializzazione!” spiego in tono disperato. Nei secondi che susseguono, cala un silenzio quasi sgradevole, durante il quale osservo quei due scambiarsi un’occhiata sbigottita.
“E’ normale, Yuri! Non devi giustificarti, ci sono passata anch’io quando Hope era piccola. Io e…”. Fa una lunga pausa prima di dire la parola successiva “…e Rei abbiamo passato quasi la stessa cosa. Dico quasi perché avevamo una sola figlia e non due, quindi immagino che con dei gemelli la situazione si complichi il doppio”.
“Puoi dirlo forte! Ripeto…io li adoro e tutto il resto, ma…vorrei un po’ di pace, tutto qui!” dichiaro con aria colpevole. È da egoisti volere un po’ di tempo per se stessi? E poi… “Venerdì sarà il nostro anniversario di matrimonio” annuncio in un sorriso amareggiato. “Mi sarebbe piaciuto organizzare qualcosa per Hilary, ma non credo sia possibile” concludo con aria dispiaciuta.
“Beh, potreste aspettare che i gemelli si addormentino, chiudervi in stanza a darci dentro!”. Boris, che finora non aveva aperto bocca, decide di intromettersi nel discorso dicendo, come sempre, qualcosa di inopportuno. E lo sguardo minaccioso che gli sto riservando, sostenuto da quello di Anya, gli sta intimando di star zitto.
“Potresti chiedere alla mamma di Hilary di tenere i gemelli per una sera”. Anya, dal canto suo, prova a dire qualcosa di più sensato e opportuno, ma mi vedo costretto a contraddire anche lei.
“Sua madre ha già la nonna a cui badare, è da tempo che non la vediamo”.
“Capisco…” sussurra abbassando lo sguardo con aria cupa. Ma ecco che un’istante dopo esclama “Ci sono! Bado io ai gemelli!” con una luce viva negli occhi.
“Davvero?” chiedo sorpreso e perplesso.
“Sì! Tu organizza pure una serata insieme a tua moglie, ci penso io ai gemelli!” ribadisce con più convinzione, nonostante io la osservi incredulo.
“Ne sei sicura? Insomma, sono due bambini e tu hai già Hope a cui badare” le ricordo.
“Non devi preoccuparti di questo! Hope starà da Kai e anche se sono due, mi farò in quattro per loro, che cosa sarà mai badare a due gemelli per una sera?” conclude con aria stizzita.
Sono sorpreso lo ammetto. La soluzione era davanti ai miei occhi per tutto questo tempo e non ci ho fatto minimamente caso.
“Grazie, Anya”.
“Forza, avvisa Hilary e dille che venerdì sera farete una bella cenetta romantica al lume di candela!” annuncia entusiasta.
Beh sì, dovrò convincere Hilary ad abbandonare i gemelli per una sera, ma penso che se sarà Anya a stare con loro, starà più tranquilla e si godrà la serata.
“Io starei attento al dopo cena! Stavolta usa le dovute precauzioni o potrebbero venirne al mondo altri due!”.
Boris apre di nuovo la sua boccaccia e, di nuovo, i nostri sguardi minacciosi sono rivolti in sua direzione.












***









Arriva il venerdì sera e come stabilito, raggiungo casa Ivanov per fare da babysitter ai gemelli e consentire ai loro genitori di festeggiare l’anniversario di matrimonio.
“Anya, mi raccomando: se dovesse succedere qualcosa o hai bisogno di aiuto non esitare a chiamarci!” mi avverte Hilary per la millesima volta.
“Tranquilla, Hila! Goditi la tua serata!”.
Yuri mi supplica con lo sguardo. Da dieci minuti prova a convincere sua moglie a mettere la giacca ed uscire.
“Forza, andiamo Hilary!”. Ecco che decide di intervenire e prendere la sua consorte per le spalle, spingendola verso l’uscio di casa.
“Ricorda, per il latte devi…”.
“Aggiungere due misurini e mezzo, sì lo so…ciao” ripeto per l’ennesima volta, agitando la manina in segno di saluto.
Poi la porta si chiude e io rimango qui in piedi a fissarla un po’ preoccupata.
Ok…devo solo badare a due bambini. Anya, puoi farcela!









***












Odio studiare e odio fare i compiti. Per questo ho chiesto aiuto ad Anya, per rendermi la vita più facile. E anche se si è vista costretta ad assistermi sulla base di un accordo, si è, più o meno, offerta di farlo senza lamentarsi e, grazie a lei, i miei esami sono andati, finora, piuttosto bene. Tuttavia, la signorina oggi mi ha piantato in asso perché aveva altre cose da fare e io mi sono ritrovato da solo alle prese con una relazione di scienze sull’estinzione di alcune specie animali.
Ho provato a scriverla, scopiazzando da internet, ma rileggendo ciò che ho scritto, sento che c’è qualcosa che non va, che non torna. Il tema non sembra avere un inizio, una fine e nemmeno un senso logico.
Scommetto che lei lo ha già concluso e che sarà migliore del mio.
Scendo dall’auto e mi dirigo verso la porta principale di casa Ivanov: so che è qui a fare da babysitter ai marmocchi e, anche se mi dirà che non ha tempo da perdere, la costringerò a correggermi questa schifezza che ho scritto.
Il mio dito sta per suonare, ma una voce alle mie spalle mi costringe a voltarmi.
“Che cosa ci fai tu qui?”.
È Boris.
“Potrei farti la stessa domanda…” chiedo a mia volta, fissandolo con aria investigativa.
Sul serio: che ci fa qui?
“Sono venuto a vedere come se la cava Anya con i bambini!” rivela tranquillamente, stringendosi nelle spalle.
“E da quando ti interessi dei bambini?” domando accigliandomi.
“Da quando tu e Yuri avete deciso di ripopolare il pianeta, riproducendovi!” asserisce pungente. “Tu, invece, sei qui per la babysitter?” aggiunge poi, con una nota maliziosa nel tono, che, però, decido di ignorare.







***









Nel momento esatto in cui i due gemelli hanno capito che la madre non era più in casa e che a badare a loro ci sarei stata io, hanno iniziato a urlare, piangere e dimenarsi all’interno dei loro rispettivi seggiolini, posti al centro della cucina. Ho provato di tutto per farli calmare, dalle canzoncine ai balletti. All’inizio sembravano funzionare, ma poi hanno deciso di dar sfogo alla loro frustrazione urlando come forsennati.
Adesso capisco perché Yuri si sente così esaurito!
Se non c’è Hilary, questi due bambini paffutelli dai capelli rossi non si danno pace.
La mamma è pur sempre la mamma…
Ma ecco che, all’improvviso, accade qualcosa che li fa zittire all’istante e che, a dire la verità, lascia, per un attimo, interdetta anche me: il suono del campanello.
E adesso chi è?
Non sarà mica tornata mamma chioccia preoccupata per i suoi cuccioli, spero!
Senza rendermene conto, e forse anche stupidamente, raccomando ai bambini di non muoversi e stare tranquilli. Dopodiché, mi avvio a passi lenti e scanditi verso la porta principale, che apro immediatamente, convinta di trovarvi Hilary e Yuri.
 “Che cosa ci fate voi due qui?” esordisco stranita alla vista di due persone che non mi sarei aspettata di vedere.
“Siamo venuti ad aiutarti con i bambini!” annuncia beffardamente Boris, facendosi spazio per entrare, mentre l’altro, Kai, alza gli occhi al cielo, seguendolo a ruota.
“Prego, accomodatevi pure!” e con un gesto faccio finta di invitarli ad entrare, anche se loro sono già spariti in cucina, sorvolando le buone maniere.
Ci mancavano solo loro…














***









Senza badare ad Anya, ci siamo introdotti in casa Ivanov e, dimenticando il motivo per cui sono venuto, ovvero parlare con lei, ho seguito Boris fino in cucina. Una volta arrivati, abbiamo trovato al centro della stanza due buffi seggiolini con all’interno i due marmocchi Ivanov.
Cavoli, sono uguali: se non sbaglio, uno dovrebbe essere maschio e l’altra femmina.
Ci fissano come se avessero visto dei fantasmi.
“Cazzo, sono identici a Yuri!” esclama Boris, osservandoli imbambolato.
“Ehm…ehm” un finto colpo di tosse alle nostre spalle ci costringe a voltarci e, solo in quel momento, mi ricordo del motivo per cui sono venuto qui stasera. Non certo per vedere i bambini… “Cosa volete?” ci chiede lei, giustamente.
“Io sono venuto a curiosare!” confessa apertamente Boris, afferrando una sedia per sedersi vicino ai gemelli e provare a farli reagire.
Lo osservano terrorizzati.
“E tu?” domanda a me, stingendo gli occhi sospettosi.
 “Devi controllare questa relazione” spiego in fretta, sventolandogli dei fogli sotto al naso.
“Che relazione?” sento dire a Boris, impegnato ad agitare uno stupido giocattolo rumoroso davanti agli occhi di un bambino.
“Come vedi sono impegnata!” mi fa notare Anya, puntando il dito in direzione dei gemelli.
“Ti ci vorrà un attimo!”.
“No, Kai! Ti avevo detto di scriverla da solo perché non avevo tempo!” ribatte duramente.
“E ci ho provato, ma devi solo controllare che abbia senso e che non ci siano troppi errori” insisto, porgendole i fogli che lei si rifiuta di afferrare.
Boris si avvicina, fissandoci con un sopracciglio alzato.
“Devo consegnarla domani, se non va bene, devo riscriverla stanotte!” lamento in tono scocciato.
“Consegnare cosa?”. Boris continua a intromettersi senza successo nella conversazione.
“Kai, ho da fare adesso!”. Anya non sembra voler cedere.
“Ma tu l’hai già scritta! Cosa ti costa?”. Io non voglio demordere.
“Scritto cosa?”. Boris e la sua insolenza stanno per ricevere un pugno.
“Non lo farò!” dichiara Anya in tono categorico.
“Fare cosa?”.
“Affari che non ti riguardano!” sbotto rabbioso rivolgendomi a Boris, per intimargli di non immischiarsi.
“Io e Kai stiamo prendendo il diploma!”. Ma Anya, diversamente da me, decide di rivelargli tutto.
“Cooosa?!” esclama in una specie di stridulo contenuto. “Sul serio? E perché?”.
“Perché non ce l’abbiamo, idiota!” e lo colpisco in testa col rotolo di fogli che tengo in mano.
“E quindi voi due studiate insieme?”. Il suo tono è stranito e divertito allo stesso tempo.
“Sì” gli conferma Anya.
“Ohoh! Ma…studiate sul serio? ooo…studiate come facevate a scuola? Sentivo i rumori che provenivano dalla tua stanza e non erano certo di due persone che stavano studiando” se la ride, con aria da gradasso. Ma il suo divertimento finisce immediatamente, quando il mio sguardo minaccioso si posa su di lui. “Ok…ok! Questa potevo pure risparmiarmela!” ammette, alzando le mani in segno di difesa. “Continuate pure!” conclude infine, congedandosi per tornare a infastidire i gemelli.
Quando sono ormai sicuro che l’elemento di disturbo si sia allontanato, prendo un profondo respiro e torno a guardare Anya, che cerca di contenere un’espressione di rabbia, mista probabilmente a imbarazzo.
“Allora?” torno a ribadire, tendendo quei fogli verso di lei.
Non risponde subito. Si prende qualche secondo di silenzio, durante il quale fissa accigliata quel rotolo di carta. Il suo petto si gonfia e sgonfia lentamente finché…
“E va bene!” annuncia scocciata, strappandomi il foglio dalle mani. “Ma voi due dovete tenere d’occhio i gemelli!”.








***










Quei due studiano assieme?
Questa sì che è bella!
Vedo Anya che strappa quei fogli dalla mano di Hiwatari e gli rivolge quella che, a giudicare dalla sua espressione furibonda, sembra una minaccia a cui Hiwatari reagisce con una smorfia di disgusto. Poi lei esce dalla cucina e lui si volta in mia direzione, fissandomi con aria particolarmente irritata.
“Allora? Ha ceduto?”.
“Sì…” si sforza di dire, afferrando una sedia.
“Sai, io avevo una tattica! Quando Yuri non voleva aiutarmi, facevo quei compiti in modo sbagliato di proposito. Poi, lo pregavo di controllarli per vedere se c’erano errori, ma era evidente che fossero un disastro! Così Yuri, per evitare di farmi prendere un brutto voto, si impietosiva e mi rifaceva lui i compiti da capo!”.
Oh sì, quella tattica funzionava sempre! Yuri ci cascava puntualmente: la sua mania di perfezionismo è sempre stato il suo punto debole.
“Cosa credi che stia facendo adesso? Non mi sono mica impegnato per scrivere quella relazione!” confessa Kai, cercando di sembrare disinvolto.
Wow.
Lo osservo a bocca aperta!
“Sei un grande!” mi congratulo a bassa voce, invitandolo a darmi il cinque.
Guardate che vi sento, idioti!”, ma una voce meccanica proveniente da un walky talky posto sul tavolo ci prende alla sprovvista.
“Cazzo, ma cos’è?”. Lo afferro e lo porto alla bocca. “Anya ti ricevo, passo! Qui è il sergente Huznestov che parla, rispondete!” aggiungo, ingrossando la voce, sotto lo sguardo allibito di Kai che si limita a alzare gli occhi al cielo e scuotere il capo in segno di disperazione. “Pronto! Sergente Sarizawa, qui è il tenente Huznestov e il sotto ufficiale Hiwatari a rapporto! Passo!”.








***









Sto cercando di concentrarmi, ma la voce di Boris che fuoriesce da quel walky talky è veramente fastidiosa!
Ultima chiamata per il sergente Sarizawa!
Stringo la penna che ho in mano e chiudo gli occhi. Poi mi alzo di scatto e a passi pesanti mi dirigo in cucina, dove trovo Boris che mi sorride tenendo quell’apparecchio vicino alla bocca. Ma non gli do il tempo di rispondere, perché con un gesto repentino, che evidentemente non si aspettava, glielo strappo dalle mani con violenza.
“Ve lo dico una volta e per tutte! Se dovete stare qui e se vuoi che io ti faccia quel tema…” e il mio dito punta sulla faccia impassibile di Hiwatari “dovete fare quello che vi dico! Tenete d’occhio questi bambini e smettetela di fare i bambini” e queste parole sono indirizzate per lo più a Boris, che preso di mira, si limita a far scoccare la lingua scocciato.
“Si stavano divertendo un mondo questi bambini, prima che arrivassi tu!”.
“Oh, sì, uno spasso” mormora acidamente Kai a bassa voce, beccandosi un’occhiata ostile dall’amico.
Stasera avrei dovuto badare a due bambini, non a quattro!








***





“Secondo te, come se la starà cavando Anya con i bambini?” domanda Hilary, cercando di non sembrare troppo preoccupata.
“Se la starà cavando benissimo, puoi stare tranquilla!” le dico, sorridendole sereno.
“Spero solo che non piangano tutto il tempo”.
Arriva un cameriere che ci versa del vino rosso nei calici.
“Hilary, stai tranquilla! Non dobbiamo parlare dei bambini tutto il tempo…” le dico in tono di supplica.
“Hai ragione. È la nostra serata e dobbiamo godercela fino in fondo!” annuncia sorridente, prendendo in mano il bicchiere e invitandomi a brindare!”.
Esatto.
Quando ci ricapiterà di passare una serata da soli?
So quanto le stia costando stare lontana dai bambini stasera, ma deve capire che non le fa bene essere così ossessiva. Anch’io mi preoccupo per i miei figli, ma lei ha una sorta di fissazione quasi maniacale nei loro confronti. L’altra sera l’ho beccata mentre cercava di assicurarsi che i bambini stessero respirando mentre dormivano.
Mi sembra che stia un po’ esagerando, a dire la verità.
Non capisce che non può tenerli sotto osservazione ventiquattro ore su ventiquattro! Prenderli in braccio ogni volta che piangono o stanno per piangere, non gli giova affatto, anzi! In questo modo li vizierà e capiranno che solo piangendo otterranno ciò che vogliono.
Non dico che è una cattiva madre, questo mai. Dico solo che dovrebbe essere un po’ meno apprensiva, o per lo meno, non esserlo a livelli maniacali.
Anche se sta cercando in tutti i modi di dimostrarsi tranquilla, so che in questo momento il suo pensiero è rivolto ai gemelli.
Non nascondo che anch’io ci sto pensando! Insomma, abbiamo lasciato ad Anya due bambini…










***









“Come diavolo si spengono questi bambini?” lamenta Boris, irrompendo nella stanza in cui mi trovo.
“Devi prenderli in braccio, in genere funziona!” gli spiego irritata, quasi fosse la cosa da fare più naturale del mondo. Ma dimentico con chi ho a che fare.
“Io non li prendo quei cosi!” asserisce categorico. “E non sembra intenzionato nemmeno Kai!” ci tiene a precisare, costringendomi a prendere in mano la situazione.
Va bene, tanto ho già finito di scrivere.
E così mi alzo e mi avvio in cucina, dove trovo i due gemelli che urlano e sbattono oggetti sul seggiolino o li portano alla bocca.
Credo che abbiano fame.
“Dobbiamo preparare il latte, hanno fame!” comunico ai qui presenti babysitter falliti.
“Dobbiamo?” ripete perplesso Boris.
“Mi ricordate perché voi due siete ancora qui?”.
Ma cosa si sono messi in testa?
“Io ero venuto per curiosare e lui, beh, per il suo tema”.
“Se il mio tema è pronto, tolgo il disturbo, anzi, togliamo il disturbo!” comunica Hiwatari, alzando le sue chiappe regali dalla sedia.
“Oh no! No, no, Hiwatari! Non funziona così! Il tuo tema è pronto, ma visto che sei venuti qui a infastidirmi, non l’avrai finché non mi avrai aiutato a dare il latte a questi bambini!” gli comunico ufficialmente, sotto il suo sguardo contorto.
“Io non allatto bambini!”.
“Se vuoi il tuo tema, dovrai farlo! Mi serve un aiuto. Non posso allattarli contemporaneamente. Ho solo due braccia” faccio notare al diretto interessato. “Quindi, Boris, tu sei congedato e tu, Hiwatari, no, rimani qui!” sentenzio categorica, ignorando la smorfia di disapprovazione.
“Oh, no! Io rimango qui. Devo vedere con i miei occhi Kai mentre allatta un bebè!”  annuncia divertito Boris, sfregandosi le mani.
“Bene, allora alletterete un bambino per uno!” concludo infine, dirigendomi ai fornelli per preparare il latte.









“Devi controllare che la temperatura del latte sia giusta!” spiego, consegnando i biberon ai qui presenti omoni scorbutici.
“E come si fa? Dovrei berlo?” domanda stupidamente Boris, prendendo in mano l’oggetto in questione.
“No, idiota! Si fa così!” e vedo Kai spruzzare un po’ di latte in faccia a Boris, prendendolo in un occhio.
“Ahia, cazzo! Che schifo Kai!”. Ed ecco che Huznestov si prepara al contrattacco, puntando il biberon in faccia all’amico.
“Ok, basta! Smettetela!” li rimprovero, tenendo a bada i loro biberon. “dovete mettere una goccia di latte sul dorso della mano, così!” e senza dar loro il tempo di replicare, afferro la mano di Kai e lo incito a fare ciò che ho detto, nonostante mi stia riservando un’occhiata di quelle sue antipatiche.
“Che schifo…” gli sento mormorare disgustato, mentre porta il biberon alla mano.
E Boris, con fare perplesso, esegue la medesima azione, facendo cadere, però, più latte del dovuto.
“Allora?”.
“Sembra tiepido” risponde Kai, osservando schifato la goccia di latte che scorre lungo il dorso della sua mano.
“Perfetto, allora eccoti il piccolo Alexander”. Prendo il bambino e lo consegno a Kai, che, lo afferra quasi fosse un sacco di patate. “E a te consegno Hiromi!”. Anche Boris si irrigidisce nel prendere la bambina tra le braccia.
“Perché stiamo facendo una cosa simile?” commenta tra sé e sé, sistemandosi meglio la piccola in braccio. “Wow, lo ha preso subito” esclama meravigliato, nel vedere che Hiromi ha subito iniziato a poppare dal biberon.
Kai rimane per un attimo scettico e incerto sul da farsi e mi vedo costretta a intervenire.
“Devi portarlo alla bocca e lui farà il resto! Ma sta attento a tenerlo nella giusta inclinazione o soffocherà!” e al suono della parola soffocamento, mi guarda allarmato. Ma nonostante ciò, riesce comunque nell’impresa: anche il piccolo Alexander sta bevendo il suo latte.
“Visto? Non è difficile!”. Ma la sua faccia suggerisce il contrario.
Kai è completamente immobile e non si muove di un millimetro. I suoi occhi sono fissi sul bambino, quasi non credesse a ciò che sta facendo. Boris, invece, sembra più a suo agio adesso, infatti ha iniziato a camminare per la stanza.
 “Wow, è troppo fico!” esclama con aria stupefatta.
“Sì, troppo fico…” ripete con meno entusiasmo Kai.
Solo adesso mi rendo conto di quanto buffa sia questa scena: per la prima volta in vita mia sto assistendo ad uno spettacolo più unico che raro: Kai e Boris che allattano i figli di Yuri.
Devo assolutamente immortalare questo momento in una foto.
Mi avvicino furtivamente alla mia borsa e, sperando che quei due non se ne accorgano, afferro il cellulare e attivo la fotocamera, puntandola nella loro direzione.
Prima foto fatta.
Seconda foto fatta.
Ahaha!
È fantastico.
Quando Yuri le vedrà, non crederà ai suoi occhi!
“Anya, credo che abbia finito!” mi avverte Boris, alzando il biberon per controllare che ce ne sia ancora. “Hey, ma che fai? Delle foto?”.
“Ehm…giusto qualcuna!”.
“Voglio vederle! Ne hai fatta qualcuna a Kai??” domanda curioso. E in un attimo ci scambiamo ciò che teniamo in mano: lui mi consegna la bambina e io gli porgo il mio cellulare.




***








Che situazione assurda!
Mi ritrovo a fare da babysitter ai marmocchi di Ivanov insieme a quel testone di Boris, che sembra che ci abbia persino preso gusto! Ammetto che è strano vedere un uomo della sua stazza che tiene in braccio uno scricciolo di bambino. Beh, a dire la verità, devo sembrare ridicolo anch’io.
Non mi sento per niente a mio agio e ho paura di farlo cadere o farlo strozzare.
Per fortuna il latte sta per finire e mi toglierò questa responsabilità dalle mani.
Che hanno da ridere quei due?
“Hai fatto delle foto, non è vero, Sarizawa?” le chiedo in tono minaccioso.
“Qualcuna…” ammette, con finta aria colpevole.
“Sembri un pezzo di legno con in mano un bambino!” commenta ridendosela Boris.
“Beh, non è che tu fossi un bel vedere!” ribatto acidamente.
“Hey, un momento, cosa sono queste foto??” gli sento dire, mentre il suo dito scorre sul display. “Perché hai delle foto di Kai vestito in questo modo?” chiede rivolgendosi ad una Anya, che inizia a diventare rossa in viso e tenta di togliergli dalle mani lo smartphone.
Foto di Kai vestito in questo modo?
Ma di che parla?
“E tu? Perché sei vestita in questo modo???”.
“Boris, ridammi il telefono!”.
Anya cerca in tutti i modi di riappropriarsi del suo cellulare, ma Boris è talmente più alto da impedirle di arrivare all’oggetto.
“Oh MIO DIO, c’è persino un video!!” esclama sbalordito e divertito, scansando le mani di Sarizawa, che cercando invano di riavere ciò che è suo.
“Si può sapere di che foto e video sta parlando?”.
Non capisco.
“Dammelo subito!”. Ecco che strappa con forza il cellulare dalle mani di Huznestov, il quale mette il broncio come un bambino a cui hanno appena tolto le caramelle. “Non ti hanno insegnato che non si scorre il dito nella galleria di foto di un telefono che non ti appartiene!” lo rimprovera, severa.
“Perché hai delle mie foto nel telefono?” chiedo per la seconda volta.
“Sono le foto della recita!” confessa infine.
“Hai fatto delle foto??” domando sconcertato.
“Quale recita?” si intromette Boris.
“Non le ho fatte io! Le hanno inserite nel gruppo dei genitori in cui tu ti sei rifiutato categoricamente di entrare!”.
Sono allibito e credo che la mia espressione glielo stia comunicando.
Ci sono delle foto di me vestito da albero parlante del bosco che girano tra le chat??
Senza rendermene conto, affido il bambino a Boris, che, dal canto suo continua a fare domande per capire a quale recita Anya si stia riferendo.
Ci manca solo che lui scopra di questa recita ridicola e sarà la fine!
“Kai ha fatto una recita??”.
“Dammi quel telefono e cancella quelle foto!” la minaccio in tono autoritario.
“Non posso cancellarle, sono ricordi!”.
“Ricordi?? Non m’importa, nessuno deve vederle!” ribadisco in tono più severo.
“Io voglio vederle! Non cancellarle Anya!” suggerisce Boris, intromettendosi come sempre.
“Cancellale!”. È il mio ultimo avviso.
“Non farlo, Anya!” continua a insistere Huznestov. “Devo vederle!”.










***












Non ci sto capendo più niente! Mi ritrovo accerchiata da questi due idioti e non so a chi dar retta. Kai mi chiede di cancellare le foto, mentre Boris, con in braccio il piccolo Alexander, mi prega di non farlo.
“Sentite, il telefono è mio e decido io cosa fare! Le foto non verranno cancellate e tu non le vedrai!” asserisco col dito rivolto prima sull’uno e poi sull’altro.
“Posso almeno sapere di che recita si sta parlando?” domanda imperterrito Boris.
“Io e Kai abbiamo fatto una recita con altri genitori, lui era vestito da albero e io da ape, tutti qui!” rivelo di getto, evitando di guardare Kai, che mi starà lanciando un’occhiata fulminante delle sue.
Boris scoppia a ridere e insiste sul voler vedere le foto, nonostante io nascondi il cellulare stretto in mano dietro la schiena.
“Ti sei vestito da albero?? Ecco perché c’erano quelle foglie sulla tua maglietta!” dice in tono di sfottimento.
“Adesso basta! Allontanatevi da me!”. Alzo un braccio per creare uno spiraglio da cui poter uscire, ma qualcuno approfitta della situazione e mi sferra il cellulare dalle mani.
“Kai!”.
È stato lui, non posso crederci!.
“Questo lo tengo io” comunica, inserendo il mio smartphone nella tasca posteriore dei jeans. “E dopo cancelliamo quelle foto!” sentenzia infine, abbandonando la cucina, sotto lo sguardo costernato dei qui presenti.
“Poi me le fai vedere, giusto?”.
Decido di non rispondere a Boris, e in un gesto rapido strappo dalle sue braccia il piccolo Alexander per metterlo nel seggiolino accanto a sua sorella.









***











“Sai, avevi ragione! Avevamo bisogno di staccare la spina!” ammette in tono sereno Hilary, poggiando la testa sul mio torace.
“Dobbiamo ringraziare Anya!” e le scocco un bacio tra i capelli.
“Sai, mi aspettavo la cena, ma non una camera d’hotel dove passare il dopo cena!” afferma stupita.
“Beh, ho voluto organizzare le cose per bene!”.
Hilary alza la testa e mi osserva con i suoi occhi da cerbiatta attraverso la frangia spettinata.
“Stai pensando ai gemelli, vero?” le chiedo sorridendo e scostandole alcune ciocche dalla fronte.
“Sì…” confessa colpevole.
Lo sapevo, ma non mi dà fastidio, anzi. Mi diverte…
“Che hai da sorridere?” mi domanda curiosa.
“Niente, Tachibana!”. La invito a posare di nuovo la testa sul torace per bearmi di qualche altro minuto di pace, prima di rivestirci e abbandonare questa camera d’albergo.














***








 A passi lenti e quasi impercettibili abbandono la camera dei bambini e mi dirigo, fluttuando, in salotto.
“Si sono addormentati!” bisbiglio ai due ragazzi seduti sul divano.
“Wow, come hai fatto?” chiede Boris incredulo, mentre si scosta più in là per farmi accomodare al centro.
“Non lo so! Credo fossero stanchi di urlare!” spiego ancora sottovoce, per timore che il minimo rumore possa svegliarli e farli ricominciare a piangere.
“Ma dobbiamo parlare tutto il tempo a bassa voce?” mi prende in giro, bisbigliando in modo buffo.
“No!” rimbecco a tono più normale, colpendolo sul braccio. “Che cosa state guardando?” domando poi, osservando lo schermo della tv acceso.
“Uno strano film su combattimenti tra le montagne…” sintetizza annoiato.
Ok.
Sposto gli occhi alla mia destra, in direzione di Kai. I suoi occhi sono fissi sulla tv.
 “A proposito…” inizio a dire, fingendo di schiarirmi la voce per attirare la sua attenzione “Tu hai qualcosa di mio!” gli ricordo.
Kai mi lancia un’occhiata in tralice. “Vuoi dire il telefono che vibra sotto al mio sedere?”.
“Sono arrivati dei messaggi?? Ridammelo!”.
“No, Sarizawa! Anche tu hai qualcosa di mio, se non sbaglio!”.
Si riferisce alla relazione di scienze che ho nascosto nella mia tasca.
“Dammi il telefono e ti do la relazione, mi sembra uno scambio equo!” propongo, sperando che la questione si chiudi il prima possibile.
“Devi cancellare le foto…” mi ricorda.
“Tanto sai benissimo che le foto possono essere riscaricate dai gruppi! E poi Boris è sempre in caffetteria, potrei fargliele vedere comunque senza che tu lo venga a sapere…”.
“Ha ragione!” bisbiglia Boris, facendo capolino dalla sua postazione, dandomi man forte. Solo ora Kai si scomoda a voltarsi, ma lo fa solo per lanciare una delle sue occhiate più penetranti all’amico,  trattenendosi dall’insultarlo pesantemente.
“E va bene…” si arrende infine, estraendo da sotto al sedere il mio cellulare. “Tenete, divertitevi pure…” ci augura con aria offesa.
Wow, si è arreso!
Ho di nuovo il mio cellulare!
Non mi resta che dargli la relazione, come promesso.



















***









Nonostante io mi stia sforzando in tutti i modi di far finta di vedere questo film, le mie orecchie non possono fare a meno di ascoltare le risate di quei due seduti qui accanto a me.
Si, bravi, ridete pure delle mie foto.
Boris si contorce dalle risate da un quarto d’ora e non si fa frenare dagli sguardi intimidatori che gli lancio di tanto in tanto per intimargli di smetterla.
“Non ho mai riso così tanto in vita mia!” gli sento dire, mentre fa il gesto di asciugarsi delle lacrime. “Devi inviarmele, Anya! Sono uno spasso!” se la ride, consapevole di farmi irritare.
Ma non gli darò la soddisfazione di guardarlo. Mi sto imponendo di tener gli occhi puntati su quello schermo, su cui ormai vedo la sua faccia che viene presa a pugni da me.
Anya, invece, nonostante si sia fatta scappare qualche risata, ha cercato di contenersi, per lo meno.
“Ok, adesso basta!”. È lei a porre fine allo spettacolo che tanto li ha divertiti in quest’ultima parte della serata, forse perché sente le vibrazioni negative che si propagano da questa parte del divano.
Una volta messo via il cellulare cala il silenzio più totale, intervallato solo dai rumori provenienti dalla tv, che tutti e tre guardiamo assorti.








***








Ok, forse abbiamo un po’ esagerato, ma ammetto che è stato divertente veder ridere di gusto Boris. Credo di avere intravisto delle lacrime nei suoi occhi. Alla vista di quelle foto, gli è stato difficile contenersi!
E non ho potuto fare a meno di non notare le occhiate sprezzanti che Hiwatari lanciava continuamente ai sottoscritti: deve essere parecchio arrabbiato, anche se non lo dà a vedere.
È passata circa mezz’ora dalla fine delle nostre risate e ormai Boris si è addormentato con la testa reclinata all’indietro sul divano. Kai, invece, continua a guardare questo film, che io reputo orrendo. Non fanno altro che combattere per ottenere uno stupido talismano. Mi chiedo se lui lo stia guardando seriamente o si stia sforzando di farlo solo per non degnarci della sua considerazione.
“Fammele vedere!” esordisce improvvisamente, rompendo il silenzio.
“Vedere cosa?”.
“Le foto, visto che ormai le conoscono tutti, voglio almeno vedere di cosa ridevate”.
“O-ok…”. E con un gesto rapido, afferro il cellulare e apro la galleria, ma prima di consegnarglielo in mano, lo avverto di una cosa… “Non provare a cancellarle!” e gli punto un dito minaccioso proprio davanti al naso.
“Non lo farò…” risponde portando gli occhi al cielo, visibilmente irritato.
Il suo dito inizia a scorrere da una foto all’altra, e ogni sua azione viene sorvegliata dai miei occhi attenti, pronti a impedirgli di premere sul tasto 'elimina'.
“Anche tu sei ridicola, ma non ha riso di te…” lo sento commentare, mentre fa zoom sul mio pungiglione.
“Hey!” lo rimprovero, mentre lui se la ride sotto ai baffi.
“Andiamo, il tuo pungiglione era più ridicolo del mio costume!” torna a ribadire, girando la testa verso di me. E solo adesso mi rendo conto di quanto il suo viso sia vicino al mio. Riesco persino a specchiarmi nelle sue iridi ametista.
Lo vedo accigliarsi, forse stranito dal fatto che mi sono immobilizzata a guardarlo.
“Sì, in effetti, era ridicolo…”. Riesco a dire, nervosamente.
 “Io direi…molto ridicolo”. Gli sto guardando le labbra come una rincitrullita.
Mi sento strana.





***




Quando mi sono voltato verso di lei, non mi aspettavo di trovarmi il suo viso così vicino. Ammetto di essere rimasto, per un attimo, sorpreso. Come anche lei, visto il modo in cui mi guarda.
E adesso, per qualche ragione a me ignota, non riesco a staccare gli occhi da lei.
Si, insomma, non l’ho mai vista così vicina, beh, in realtà è passato molto tempo dall’ultima volta. Mi guarda sempre allo stesso modo: paralizzata e timorosa che possa succedere qualcosa.







***






Quanti secondi saranno passati?
Forse pochi, ma a me sembra che il tempo si sia fermato.
Sbaglio o mi sta guardando in modo strano?
Perché il suo viso sembra essere sempre più vicino?
Io sono sicura di essere rimasta immobile nella mia posizione.
Il battito del cuore inizia ad accelerare e il respiro diventa sempre più corto ogni volta che lui fa saettare il suo sguardo dai miei occhi alle mie labbra.
Che cosa sta succedendo?







***










Boris sta dormendo, scorgo la sua figura, illuminata dalla luce della tv, oltre la testa di Anya, ma non m’importa, i miei occhi non si sono spostati dal viso di lei. Anzi, lo vedono sempre più vicino. Mi sto per caso avvicinando?
È solo che, non so, sembra che mi stia chiedendo di farlo. O sono solo io che me lo sto immaginando?
Inclino meglio la testa di lato per riuscire a sfiorare le sue labbra, ma proprio un istante prima che il contatto avvenga, Boris inizia a farfugliare delle cose nel sonno e poi si sveglia improvvisamente, facendoci saltare per aria.
Cazzo!
Ritiro la testa e mi rimetto dritto, puntando gli occhi di nuovo sullo schermo della tv. Anche Anya ritorna nella sua posizione, irrigidendosi.
“Ragazzi, ma che ore sono?” domanda con voce assonnata Boris, stiracchiandosi.
Ma sia io che Anya, rimaniamo dritti nella nostra posizione, senza rispondere, forse perché ancora troppo sconvolti da ciò che stava per succedere un minuto prima.
Cazzo, la stavo per baciare??
“Io vado a controllare i gemelli!” annuncia con voce meccanica, alzandosi per dirigersi a passi spediti al piano di sopra.
“Cavolo, che sonno!”. Boris sbadiglia ancora sonoramente e io mi volto a fissarlo con fare irritato.
Ero veramente sul punto di baciare  Sarizawa?
“Sei ancora arrabbiato per le foto? Stavamo scherzando…” dice con voce impastata dal sonno.
E se Boris non ci avesse interrotto, sarebbe successo veramente?
Per qualche ragione che lui ignora, mi ritrovo a fissarlo indispettito.
Non posso crederci. Stavo veramente per farlo?
Che cosa mi è preso?
Devo essere impazzito!




























***







Io e  Yuri siamo di ritorno a casa.
Abbiamo trascorso una bella serata, che, ahimè, è finita troppo presto. Abbiamo convenuto che non era il caso di fare troppo tardi, per non far stancare Anya alle prese con i gemelli. Anche se ammetto che è stato difficile abbandonare quel comodo letto d’albergo, in cui regnava un silenzio meraviglioso!
Yuri apre la porta e ci introduciamo in casa, fino in salotto, dove troviamo due figure massicce sedute sul divano.
“Voi due che ci fate qui?” esordisco stranita, nel vedere che Kai e Boris sono seduti sul nostro divano a guardare un film. “E dov’è Anya?”. La domanda giunge spontanea, dal momento che i miei occhi non captano la sua presenza come previsto.
“Anya è di sopra con i gemelli”. A rispondere è la voce assonnata di Boris, che continua a stiracchiarsi sul mio divano, quasi fosse a casa sua.
Senza badare a loro, mi appresto a raggiungere la stanza dei gemelli, dove trovo Anya a fissarli con aria persa in chissà quali pensieri.
Non credo si sia accorta della mia presenza.
“Hey Anya!” la richiamo a bassa voce, per evitare di svegliare i bambini.
Lei, che era immersa nel suo mondo, viene presa da un sussulto, che la costringe a mettersi una mano sul petto per lo spavento.
“Va tutto bene?” le chiedo, notando che ha una faccia strana.
“Sì…” si limita a dire, spostando gli occhi su un punto ignoto della parete alle mie spalle.
Ne è sicura?
“I bambini ti hanno sconvolta troppo?” chiedo ironica.
Che l’abbiano fatta penare troppo?
Sanno essere molto irritanti quando iniziano a piangere.
Ma il suo sorriso mi rassicura di no. “No, Hilary! I bambini sono stati più o meno gestibili! Sono stati gli altri due bambinoni a farmi esaurire stasera!” rivela seccata.
Posso immaginare.
“Ma cosa ci fanno qui?” chiedo stranita.
“Non lo so, guarda, si sono presentati e…ma la tua serata? Com’è andata?”. Anya cambia subito argomento. E la cosa mi lascia un po’ perplessa all’inizio. Poi, però, notando il suo sorriso ammiccante, decido di raccontare a grandi linee quello che è successo.
“E’ stata una serata meravigliosa Anya!” esclamo con aria sognante. “Atmosfera romantica, vino, musica di sottofondo…” e mi perdo al pensiero di quei ricordi ancora recenti. “ e poi…beh, puoi immaginare!”.
“Sì, posso immaginare!” ripete divertita.
“Grazie, Anya! Senza di te, questa serata non sarebbe stata possibile!”. Prendo le sue mani e le stringo forte in segno della più sincera gratitudine.
“L’ho fatto con piacere!”.
Non so perché. Ma nonostante il suo apparente sorriso sereno, noto qualcosa di strano in lei.
Ma forse è solo una mia impressione.








***









Hilary mi invita a scendere al piano di sotto ma, il solo pensiero di tornare giù e vedere Hiwatari, mi provoca una strana sensazione allo stomaco.
Che cosa stava per succedere?
Posso giurare che lui stesse per…baciarmi?
No. No. No!
Forse l’ho solo immaginato!
Ricordo solo che il mio corpo è entrato in una sorta di paralisi nel momento in cui ha iniziato a fissarmi in quel modo. E io fissavo lui.
Eppure l’ho sentito così vicino!
Ho avvertito la tipica sensazione dell’attimo che precede il bacio. Sì, insomma, la conosciamo quasi tutti: quella strana impressione che il tempo, e tutto intorno a te, ad un tratto si fermi; che il respiro ti diventa sempre più corto, mentre il battito del cuore accelera improvvisamente; in quel momento ti aspetti solo una cosa: che le tue labbra vengano sfiorate.
Mio dio…
Kai stava seriamente per baciarmi.
Non posso crederci.
No, no. Me lo sono immaginato.
Ne sono sicura.









***












“Quindi avete fatto bibidi bobidi boom!". E Boris mima con le mani una grande esplosione.
“Non sono affari che ti riguardano!” risponde Yuri, indispettito da tanta insolenza.
“Lo prendo come un sì!” dichiara l’altro, abbozzando un ghigno soddisfatto.
“Ma non mi avete spiegato perché siete qui!” torna a ribadire Yuri.
“Oh, beh…è una lunga storia!” sintetizza Boris, che evidentemente ha troppo sonno per elaborare un discorso di senso compiuto. Yuri sposta i suoi occhi sospettosi prima su Huznestov e poi su di me, alla ricerca di qualche indizio.
“Ah proposito, devo inviarti delle foto di Kai! Non la smetterai di ridere!”.
“Ok…basta che non sia nudo…” ci tiene a sottolineare il rosso, perplesso.
“Oh, è molto peggio!”.
Il mio sguardo lo sta minacciando di smetterla se vuole tornare a casa tutto intero.
Ma non ho il tempo di replicare, perché in salotto arrivano le ragazze. Il mio sguardo cade subito su Anya, mentre quello suo, evita in tutti i modi di incrociare il mio.
“Io vado!” annuncia Boris, sbadigliando per l’ennesima volta stasera.
“Vengo con te!”. Anya si avvicina a lui, chiedendogli di darle un passaggio a casa. E nel farlo mi passa davanti senza degnarmi di uno sguardo.
“Ok! Buonanotte gente!” saluta Boris, seguita a ruota da Anya, la quale agita la manina ai padroni di casa in segno di saluto, dimenticandosi del sottoscritto.
Fisso la sua figura svanire oltre la porta e lo faccio con una strana sensazione che non mi è molto familiare.
Mi ha bellamente ignorato.
Ho la vaga sensazione che abbia chiesto  un passaggio a Boris, prima che questi se ne andasse, per non rischiare di dover tornare a casa con me.
Ha approfittato della situazione per evitare che ciò accadesse.
E posso immaginare il motivo.
Anche se ancora non me ne capacito e non mi spiego il perché, poco fa stavo quasi per baciarla.
“Va tutto bene, Kai?”. Sento una voce fuori campo che sembra essere quella di Yuri.
Stavo veramente per baciarla?
L’avrei veramente baciata?
“Kai…”. Una mano passa più volte davanti al mio volto, come a voler farmi riprendere da uno stato di trans.
Forse sì, se Boris non si fosse svegliato proprio in quel momento.
“Sì, sto bene” rispondo infine, tornando alla realtà.
Che diavolo mi è preso?















Salve a tutti!
Finalmente, dopo mille peripezie e imprevisti, sono riuscita a completare questo capitolo.
Ma abbiamo capito e letto bene?? Kai stava davvero per baciare Anya o se lo sono immaginati?? XDD
Ve lo aspettavate?
Se solo Boris non si fosse svegliato! È sempre in mezzo u.u
Ho voluto regalarvi quest’immagine di Boris e Kai nelle vesti di babysitter falliti. Sono venuti a rompere le scatole ad Anya? Beh, li ha fatti sgobbare un po’. Ho evitato di far cambiare pannolini, quindi miei cari personaggi ringraziatemi!
Kai si è perso una parte dell’infanzia di Hope e si è risparmiato di fare un po’ di cose da genitore, ma non è mai troppo tardi. Yuri ne ha fatti ben due e poverino, voleva solo passare un po’ di tempo con la moglie XDDD
Nel frattempo però, Hope è rimasta a casa Hiwatari con Reina (faremo una statua un giorno a questa domestica paziente).
Insomma, sono curiosa di sapere cosa ne pensate di Kai.
In questo capitolo ho voluto mettergli in testa una serie di dubbi amletici e riflessioni esistenziali sull’essere o non essere (?). La morte del nonno gli ha stravolto la sua visione del mondo??? AHAAH
Beh sicuramente gli ha stravolto i piani per il futuro. Dovrà sgobbare parecchio prima di riavere le redini del potere dell’azienda Hiwatari u.u
Ringrazio come sempre tutti i lettori e recensori *_* spero vi sia piaciuto e che sia comprensibile XD
Ci sentiamo alla prossima!
   
 
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