078. Spazio in ascissa e tempo in ordinata
Prompt: Dove?/ Fandom: Saint Seiya – serie classica / Autore: Scorciacrape / Personaggi: Shura, Aiolia, Aiolos / Quando: primavera 1974
“Tous les Problèmes de Géométrie se peuvent facilement réduire à tels termes, qu'il n'est besoin
par après que de connaître la longueur de quelques lignes droites, pour les construire.”
(René Descartes, Géométrie, 1637, Libro I, Capitolo 1)
Il mondo è un piano cartesiano nudo, vuoto, strozzato tra due linee sbilenche, scritte in rosso con una mano pesante, tra l’arco dell’aorta e l’arteria femorale; fatali, s’incrociano sul cuore – ascisse ed ordinate senza senso.
Lo spazio stesso non ha direzione: la sola dimensione è da scavare; l’unica x – equazione mozza – è quella che qualcuno dovrà pur piantare.
I passi, algoritmo abituale, sono una funzione che non decide niente: non contano le scale; né fuggono ad Aiolia, che l’insegue pregando una risposta, ancora ignaro che siano coordinate –assurde, insanguinate, tracciate dalla mano che prova a trattenere.
“Shura, dov’è mio fratello?”
Stando alle nostre mamme – ché noi e la maternità siamo due rette parallele e quindi, per definizione, non c'incontreremo mai – un marmocchio impara a gattonare tra i sei e i dieci mesi, quanto basta perché la creatura (mandolini napoletani in sottofondo) abbia sviluppato a sufficienza i muscoli del collo e della schiena.
Dando per scontato che Atena si sia reincarnata ai piedi della propria statua il 1° settembre 1973 (altrimenti, all'inaugurazione della Guerra Galattica non potrebbe avere 13 anni), quando avrà iniziato a gattonare? Verso marzo/aprile/maggio, poiché nell'anime la marmocchia gattona verso il ciglio del burrone nel quale Aiolos è finito, scartavetrato da Shura. Sorvoliamo sul perché il nostro Shushu non le rifili un calcione e chiuda la questione o non se la riporti indietro (pannolino fradicio? Questa scagazza e non voleva impiastricciarsi l'armatura?), altrimenti non ne usciamo vive.
Il titolo, Spazio in ascissa e tempo in ordinata, l'abbiamo preso in prestito da "Quando Cantano le Spade" (cap. 5 ) di Francine. Abbiamo il permesso, ché questa frase calza a pennello con la visione del Gesuita Euclideo (vestito come un bonzo eccetera eccetera).