Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: Lodd Fantasy Factory    15/03/2021    1 recensioni
Non ho tempo per le introduzioni. Devo raccontare questa storia, e voglio farlo il prima possibile. Prima che qualcosa mi possa fermare... prima che loro... sono dietro ogni angolo. Sono nella mia casa... cancelleranno tutto. Persino me...
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

15 marzo 2021,

 

 

La normalità ha assunto un sapore amaro. Questa cosa non ha senso!

Mi sento intrappolato all’interno di una bolla, ed ogni mia azione non sembra comportare alcuna differenza nel lento scorrere dei miei giorni. Ieri, preso da un sinistro presentimento, mi sono avventurato nella cupa oscurità della città. Cercavo qualcuno, cercavo qualcosa che rendesse i miei ricordi reali, e non solo delle fantasia destinate a morire, vittime del mio scetticismo.

Continuo a chiedermi se non abbia finito per inventarmi tutto... ma subito dopo i miei pensieri ed il mio sguardo tornano sul Diario di Philipp Lloyd. Lui e Avorio sono reali. Perdonatemi se continuo a ripetere sempre le stesse cose.

Non ho avuto avventure spiacevoli.

Non ho incontrato nessuno.

Non ho percepito tetre e sinistre presenze.

Sarete delusi, immagino.

Non sono riuscito a rientrare in quella visione, in quella specie di proiezione astrale.

Non saprò mai la verità su quell’incontro.

Chi mi aspettava? Cosa voleva da me?

Dovrei evitare di volerlo incontrare di nuovo?

Eppure, ogni volta che chiudo gli occhi, fosse anche per rilassarmi un attimo, spero di poter tornare in quella caverna. Spero di poter formulare quella domanda che sono certo stia tormentando anche voi: chi sei? */

*/Ho un risposta a questa domanda. È l’Uomo Ombra. Forse, è lui a scegliere quando e come comunicare con me. Intende farmi una proposta, ne sono certo. Cosa vuole da me? Dovrei forse accettare il mio destino?

Ho quindi deciso di trascrivere il resoconto di Philipp. Per farvi capire sino a che punto è stato costretto a spingersi. Questa entità ha il potere di farci perdere la ragione. Credo di star affrontando la stessa sorte…

 

Giorno…? Anno…?

 

Perdonami, Adeline.

Perdonatemi, figli miei

Cosa sono diventato?

Ho ribrezzo di me stesso.

Ieri ho messo in atto il mio piano. Solo ora, con le tenebre a favorire la mia lucidità, riesco a scrivere queste parole. Mi pento delle mie azioni. Ma era necessario farlo.

Ieri, come avevo già annunciato, ho deciso di recarmi da Padre Alberto, pronto a mentire a riguardo del mio male. Avevo studiato un piano infallibile.

Prima di entrare nel suo ufficio, avevo ingerito delle bacche che crescono all’interno del giardino dell’abazia. Mia madre me ne parlava sempre: se tenute in bocca senza essere state lavate, possono indurre la paralisi della lingua e parzialmente anche delle corde vocali. La bocca diventa insensibile, producendo un eccesso di salivazione. Subentra poi la dilatazione delle pupille e forti crampi allo stomaco che inducono la persona ad emettere lamenti ferini.

Avevo rivestito le bacche di sale, così che il loro effetto potesse essere ritardato.

Non troppo dopo essermi annunciato ed aver preso a rispondere alle canoniche domande di rito del sacerdote, è iniziata la mia farsa. Con gli occhi ribaltati, la bocca schiumante e dei versi disumani, mi sono lasciato cadere a terra. Ho provato ad aggiungere ai miei lamenti qualche parola in latino, ma ero troppo intorpidito per formulare una qualsiasi frase di senso compiuto.

Padre Alberto è caduto vittima del mio tranello. Ha chiamato a raccolta altri sacerdoti, per combattere la mia possessione. Dopo avermi cosparso la fronte e il collo di acqua santa, gettandomi addosso una fascia sacra, ha cercato di interpellarmi in latino sulla mia origine. Alle mie risposte gutturali, ha creduto il mio fosse il linguaggio degli antichi: l’aramaico.

Avrei riso di lui, se solo il dolore allo stomaco non fosse stato tale da rivoltarmi le budella. Nel cercare di apparire realistico, avevo esagerato con le dosi. La mia vita fu seriamente in pericolo, ma non avevo intenzione di dare un freno al mio progetto: egli era un impostore!

Volevo smascherarlo a tutti i costi.

Ho sentito una moltitudine di formule senza senso, frattanto che si disperava nel cercar di combattere il mio male. Ho avuto modo di vederlo sudare, come se fosse la prima volta che un fedele gli si rivelasse realmente posseduto. Quale squisita espressione di terrore gli riempiva gli occhi.

Poi, ammettendo la propria fatica davanti agli altri sacerdoti, Padre Alberto ha annunciato: ‘Dio posa il suo sguardo lontano da noi, fratelli. Il suo potere non ha volontà su questo suo figlio dominato dal caos. Non c’è redenzione per la sua anima: l’oblio… suo, o del nostro mondo. Siamo chiamati a giudizio, ora! Noi siamo giudici, giuria e boia, se lo vorremo. Non è una decisione che un solo uomo può prendere per conto dell’umanità!’

Ed ecco finalmente il momento per cui avevo programmato quel tranello!

Il loro dissennato assenso a lapidarmi, a tagliarmi la testa per colmarla di ostie e poi seppellirla in campo sacro, quasi fossi una creatura di pura tenebra. La follia del loro credo, o sarebbe più corretto dire l’avidità, li aveva infine rivelati per la loro natura: mostri nascosti sotto il saio di un santo.

 

Mi hanno percosso, invocando il nome di Dio.

Calci, pugni e sputi. Ho assistito ai loro sguardi invasati, divertiti. Ho udito i loro gridolini di gioia, gongolandosi al pensiero di ottenere la mia fortuna.

Ripensando a quei dadi, nascosti chissà dove, ho trovato la forza che mi aveva dato Zhùt con i suoi consigli. ‘Anche il lupo più solitario prima o poi si unisce a un branco. Noi uomini non siamo diversi: scegliamo sempre da che parte stare. Alcuni credono di essere nel giusto, come i pellegrini venuti dal vostro mondo, e che portano con loro la parola del vostro Dio in croce.’ mi aveva detto lo Sciamano. ‘Con una mano innalzano il nero dorso della bibbia, invitando la mia gente a cambiare fede; e con l’altra ci macellano con le asce, tagliando i nostri alberi e profanando le Terre Sacre. Tutti stanno da una parte. Esistono però entità che sono venute prima di noi. Entità che hanno imparato a dominare gli uomini. Capirai, Philipp. Capirai.’

Ho sentito una rabbia primordiale montarmi dentro!

Mi ha fatto vincere i dolori.

Mi ha fatto vincere il loro numero.

Ho veduto i loro volti di tenebra e quegli occhi a forma di ellisse; ho veduto i corpi che si trascinavano su membra rettili sotto gli orli del saio. Ma ho scelto di vederli per l’ultima volta, mentre brandivo il candelabro.

La testa squamosa di Padre Alberto mi esplose davanti agli occhi, dopo aver vibrato per la terza volta l’arnese contro il suo cranio. Il sangue, viscoso e di un giallo intenso, m’impregnò sin dentro la gola della sua linfa fetida. Gli altri sacerdoti, in preda al panico, hanno urlato al demonio!

Demoni! Loro, vestiti da santi, che chissà quanti hanno trucidato per la gola dell’omicidio!

Il mio intero corpo vibrò in quei momenti di un’estasi che non avevo mai avuto occasione di esperire prima. Con la croce, diedi l’estrema unzione ad uno dei più agguerriti, prima di fiondarmi su colui che aveva cercato la fuga.

Ho urlato come una belva, tanto ero intorpidito sino allo stomaco.

Mi hanno colpito, ma non avvertivo il dolore. Questo trucco mi ha permesso di uscire vivo di lì, e di scrivere queste pagine.

Presi le loro vite, lentamente, bevendone il sangue, cospargendomelo sul viso così come facevano gli antichi, pitturandosi rune. Ho bevuto le loro anime, prima di avventurarmi negli alloggi dell’abazia, poi nella mensa, ed infine nella cappella. Ad ogni colpo vibrato, mi sentivo sempre più vivo.

E avreste dovuto vedere come correvano quei demoni!

Mi guardavano con orrore; no, con timore!

La furia divina calò infine su tutti loro.

Mi sono fermato all’altare, davanti al loro Dio, offrendogli in dono il sangue dell’ultimo apostata. Ho ingurgitato la sua oscurità dalla coppa cerimoniale: vino scuro come la notte che aveva dentro. Ed infine mi sono saziato, da solo, del mio ultimo pasto come mortale.

Ho giaciuto in silenzio per ore, finché non sono tornato in me.

Ma quando l’effetto delle bacche è finalmente venuto meno, ho potuto vedere che cosa avevo fatto. Uomini, di bassa moralità, e di questo non ho alcun dubbio, giacevano ai miei piedi ancora sanguinanti. Un’intera abazia sterminata da una furia omicida che mi aborriva.

Sono stato io. Io!

Terrorizzato, ho raggiunto i miei effetti, chiusi dentro un baule accessibile solo grazie alla chiave custodita dall’abate. Il mio denaro era sparito, ma i dadi erano ancora lì, racchiusi all’interno della loro custodia in pelle di bufalo.

Mi sono caduti.

Tre simboli:

Una goccia con dentro un occhio. Dado da sei.

Un bozzolo che si schiude. Dado da sei.

Un sole squarciato a metà. Dado a piramide.”

 

Vorrei andarmene.

Ma non posso.

Sento di avere ancora qualcosa da fare qui.

Sento una voce.

Mi sembra di impazzire.”

 

 

Alla fine, pare che stia tornando ad essere il suo Diario.

Come credere alle sue parole?

Ma non è forse giustificata la sua disperazione?

L’ossessione lo ha trasformato in un assassino. Vorrei credergli, vorrei credere che la sua azione sia stata sensata, giustificata… ma nessuno di noi avrebbe la capacità di credergli.

Non gli credo.

Spero solo di non ritrovarmi nella stessa situazione.

Mi sembra d’impazzire a mia volta.

Un'ultima cosa: ho controllato i dadi, per scrupolo. Nessuno di essi riporta quei simboli citati da Philipp. Questo, a dirla tutta, non so proprio come spiegarmelo...

 

 

Aggiornerò, se avrete ancora il coraggio di seguirmi.

 

 

Philipp Lloyd.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Lodd Fantasy Factory