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Autore: Gatto1967    17/03/2021    5 recensioni
Vi siete mai chiesti perché Paulina Giddings e Suor Lane/Maria abbiano deciso di fondare la Casa di Pony?
Come hanno preso una decisione che ha cambiato la vita di tanti bambini sfortunati?
E Miss Mary Jane?
Come si sono conosciute lei e Miss Pony?
Sappiamo che lavoravano insieme come infermiere, ma poi hanno preso strade diverse, perché?
Perché una persona buona come la futura Miss Pony ha deciso di lasciare un mestiere che amava?
E a proposito di Pony... che c'entrano i pony con un orfanotrofio?
Perché le sue fondatrici hanno deciso di chiamarlo proprio "Casa di Pony"?
E chi ha affibbiato il soprannome di Miss Pony a Paulina Giddings che un nome già ce l'aveva?
Parliamo anche della Croce della Felicità che Miss Pony dona a Candy... come l'ha avuta? Cosa significa per lei?
Tranquille/i!!!!!
Ci hanno pensato Tamerice e Gatto1967 a rispondere a tutte queste domande in questa fan fiction, un po' "La casa nella prateria", un un po' giallo alla Fantomas, e un po' Candy Candy naturalmente!
Questa storia è già stata pubblicata nel Candy Candy e Klin forum del circuito forumfree di cui Tamerice è admin, ma ovviamente la pubblicheremo anche su EFP.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La Porte, anno 1870

- Sbrigati, Pauly! Corri più in fretta!

- Jane, più veloce di così non posso! È tutta colpa tua! Anche oggi arriveremo tardi a scuola!

- Non se attraversiamo per i campi.

- Ma dovevamo proprio andare allo stagno di prima mattina! Jane, a cosa ti serve quella rana? Non vorrai mica fare uno dei tuoi soliti scherzi a quell'antipatica di Lucy?

- È il momento migliore per la cattura. Non ti preoccupare, oggi nessuno scherzo, te lo prometto. La rana è per Victor.

- Chi? Victor Carson? Il nuovo arrivato? Quello con i capelli rossi? Non dirmi che ti piace!

- Ma cosa dici, Pauly! Victor mi ha promesso che se gli procuravo una rana bella grossa mi avrebbe insegnato a dissezionarla.

- Mio Dio, che schifo! Jane, ti metterai nei guai, quella rana non starà buona fino alla fine delle lezioni.

- Sì che lo farà! Le ho dato un bel colpetto per tramortirla come mi ha insegnato Victor. Sai, mi ha detto che da grande vuole diventare un medico chirurgo.

- Ah sì? E da quando siete diventati così grandi amici e confidenti?

- Uffa, Pauly, adesso non metterti a fare la gelosa per una nuova amicizia, tanto Victor resterà in paese per poco tempo. La sua famiglia è diretta verso Ovest, nelle terre di frontiera, in cerca di fortuna. Mi ha riferito che il padre intende percorrere la pista dell'Oregon. Tutto qua.

Mary Jane e Paulina, due grandi amiche fin dall'infanzia, per non fare tardi a scuola, tenendosi per mano correvano a perdifiato sulla stradina tutta bianca che portava in paese, sollevando un polverone dietro di loro come se stesse passando un carretto trainato da un cavallo in corsa.
Se qualcuno si fosse fermato in quel momento ad osservare l'insolita scenetta campestre avrebbe riso a crepapelle nel vedere quelle due ragazzine che correvano a tutta birra, sembrava avessero le ali ai piedi tanto erano veloci.

Mary Jane, alta e magra come un chiodo, occhi acuti ed intelligenti e con la pelle sempre abbronzata dal sole, trascinava nella sua veloce corsa l'amica Paulina, affettuosamente ribattezzata Pauly, appena più bassa di lei ma di corporatura più grassottella e con un paio di occhiali da vista tondi sul naso che le conferivano un'aria particolarmente graziosa e vispa. Erano due ragazzine di 12 anni, tanto diverse nell'aspetto quanto simili nel carattere, buone e generose con tutti, brave a scuola e con un grande desiderio di conoscenza, ma erano altrettanto vivaci e monelle come tutti i bambini di quell'età ed anche loro combinavano spesso e volentieri qualche marachella.

Mentre correvano sulla strada, dalla direzione opposta videro arrivare il signor Charles Whites, un fattore della zona vedovo e senza figli, un buon uomo che conoscevano da sempre e che era molto affezionato alle due bambine poiché spesso andavano nella sua fattoria per passare un po' di tempo con lui e per giocare con il suo cane.
Charles fermò il carretto, trainato dal vecchio cavallo baio, per salutarle.

- Buongiorno mie belle bambine. Vedo che anche oggi siete in ritardo per andare a scuola – disse il buon fattore facendo loro l'occhiolino.

- Buongiorno signor Charles! - esclamarono all'unisono Mary Jane e Paulina, fermandosi e sorridendo all'uomo.

- Ci dà il permesso di attraversare il suo campo per arrivare prima in paese? – chiese tutta trafelata Mary Jane, mentre Paulina approfittava della fermata per respirare a pieni polmoni.

- Certamente, ma state attente a non sporcarvi. Ieri l'ho arato in previsione della nuova semina e le zolle sono ancora troppo morbide per camminare sopra, correte il rischio di restare infangate.

- Grazie! Non si preoccupi, saremo leggere come due uccellini! – trillò Mary Jane.

- Che Dio la benedica, signor Charles! E buona giornata – riuscì solo a dire Paulina, prima di riprendere la corsa, mano nella mano, con Mary Jane che la trascinava di nuovo di gran carriera dentro il campo arato.

- Buona giornata a voi, bambine – disse il buon fattore, anche se le due monelle ormai non potevano più sentire le sue parole, essendo già lontane. Sorridendo, restò ancora un attimo ad osservarle mentre correvano veloci come il vento tra le zolle del suo campo, per poi riprendere il cammino fischiettando allegramente un motivetto che conosceva da sempre.

Mary Jane e Paulina arrivarono a scuola che la lezione era già iniziata.
Se non fosse stato per il loro ottimo rendimento scolastico, la giovane insegnante Rose Dingley le avrebbe sempre punite per tutti quei ritardi, ma erano le migliori allieve della classe e per questo chiudeva spesso un occhio, a volte anche due.

- Buongiorno, signorina Dingley! – dissero in coro entrando di corsa in classe e prendendo subito posto al loro banco, lasciando dietro al loro passaggio una scia di terriccio sul pavimento in legno.

Lucy Dalton, la pettegola della scuola, che non aspettava altro che un'occasione per deriderle, esclamò ad alta voce:
- Ma le guardi, signorina Dingley! Sono zozze come un contadino che è appena tornato dai campi!

In effetti attraversare il campo appena arato e bagnato dalla rugiada del mattino per fare prima, non era stata una buona idea. Gli stivaletti di Mary Jane e di Paulina erano sporchi di terra come gli orli dei loro vestiti, inzaccherati da una buona dose di fango.

- A tutto c'è una spiegazione logica, Lucy – disse l'insegnante in loro difesa – sia per il ritardo che per la terra sul pavimento, ed ora Mary Jane e Paulina ce la diranno – continuò la signorina Dingley guardando affettuosamente le due allieve, certa che avrebbero inventato un'altra bella scusa come giustificazione.

Paulina, che nel frattempo si era preparata cosa dire per l'ennesima volta per coprire il loro ritardo, esordì: - Ci scusi per il ritardo, signorina Dingley, ma questa mattina prima di venire a scuola, io e Mary Jane siamo andate dal signor Charles Whites per portargli della zuppa calda appena fatta da mia madre. In questi giorni non sta molto bene e già che eravamo lì abbiamo provveduto a dar da mangiare ai polli, a pulire i suoi due maiali ed a raccogliere la verdura nell'orto.

Con lo sguardo rivolto all'insegnante, Mary Jane rimanendo impassibile fece solo cenno con la testa che tutto ciò che la sua amica del cuore raccontava corrispondeva al vero.

- Che schifo! Ecco cos'è questa puzza che avete addosso! – esclamò Lucy, facendo una smorfia e tappandosi il naso.

L'insegnante si trattene dal ridere poiché le bugie fantasiose di Paulina le piacevano sempre un sacco e perché non si sentiva proprio nessuna puzza come invece alludeva Lucy. Sapeva benissimo che quella bugia appena raccontata non corrispondeva alla verità. Aveva visto il signor Whites attraversare il paese per andare a lavorare nei campi poco meno di mezz'ora prima, mentre era diretta a scuola ed il buon fattore, che godeva di ottima salute, l'aveva salutata cordialmente. In fondo, anche se ben congegnata per giustificare il ritardo, sembrava una bugia del tutto innocente e lasciò perdere.


- Bene, ora che anche questo caso è risolto, riprendiamo con la nostra lezione.


La mattinata proseguì con le consuete lezioni e tutto andò bene fino quando ad un certo punto, nel silenzio della classe mentre tutti erano concentrati a risolvere un complicato problema di matematica, si udì un potente "Cra! Cra! Cra!" ed una rana uscì dal cestino della merenda di Mary Jane per finire spavalda sul banco adiacente, proprio quello di Lucy Dalton.

Alla vista di quella rana bella grossa, Lucy iniziò a gridare con tutto il fiato che aveva in gola, non sopportava proprio le rane, e si creò un gran trambusto. La rana iniziò a saltellare in giro per la stanza, mentre Mary Jane aiutata da Victor cercava di prenderla, finendo per scontrarsi più volte con il ragazzo nel tentativo di afferrare quella rana così indisciplinata.

Una rana spaventata non si cattura tanto facilmente e l'insegnante ovviò alla situazione aprendo la porta e lasciando andare l'animaletto che, finalmente libero, continuò a saltellare per le vie del paese andando a nascondersi nel giardino dell'anziana signora Marta Owen.

Chiusa la porta, con un'espressione severa in volto la signorina Dingley si girò a guardare Mary Jane e sulla classe calò il silenzio. Era vietato portare animali a scuola senza il permesso specifico dell'insegnante e per giunta di nascosto. Non poteva soprassedere a questa manchevolezza e, a malincuore, doveva punire Mary Jane, altrimenti la sua autorità nei confronti del resto della classe sarebbe stata messa in discussione.

- Mary Jane, si può sapere cosa ti è saltato in mente? Lo sai che è proibito portare animali in classe, ora devo assegnarti una punizione – disse l'insegnante avvicinandosi al banco dell'allieva, la quale in silenzio e con il capo chino sembrava molto dispiaciuta, ed infatti lo era, ma non per la punizione che stava per ricevere bensì per aver perso la rana che aveva catturato per il suo nuovo amico, Victor Carson.

- Signorina Dingley, la prego mi ascolti, non punisca Mary Jane – esordì Victor ad alta voce e facendosi subito avanti.
– La colpa è soltanto mia. Sono io che le ho chiesto di portarmi una rana facendole commettere questa infrazione, perciò se qualcuno merita una punizione quello sono io, non Mary Jane.

L'insegnante restò colpita dalla proprietà di linguaggio e dal generoso gesto del ragazzo che aveva preso le difese di Mary Jane, comportandosi come un perfetto gentiluomo e si trovò un attimo in imbarazzo non sapendo come procedere. Allora disse alla classe che in questa circostanza andavano puniti tutti e due e ordinò a Victor ed a Mary Jane di fermarsi entrambi al termine delle lezioni per la punizione che avrebbe deciso nel frattempo.


Concluse le lezioni, mentre alunni ed alunne uscivano festosi dalla scuola per rientrare a casa, la signorina Rose Dingley invitò Victor e Mary Jane a prendere posto nel primo banco. I due ragazzi obbedirono preparandosi alla punizione che li attendeva.

- Bene, ora che siamo soli mi volete dire cosa volevate fare con quella rana? Sappiate che non ho intenzione di punirvi ma voglio sapere la verità, tutta la verità e senza bugie fantasiose di contorno.

Mary Jane che di solito non aveva peli sulla lingua, non sapeva cosa dire in quella circostanza.
Fu Victor a prendere la parola per raccontare tutta la verità.

- È vero, signorina Dingley, sono stato io a chiedere a Mary Jane di prendere una rana per me. Volevo mostrarle come si fa a dissezionarla per poi osservare gli organi interni. Non è la prima volta che lo faccio, così mi esercito poiché voglio studiare per diventare un bravo dottore. Un giorno io sarò un medico chirurgo.

L'insegnante restò profondamente colpita dalle parole di quel ragazzo non ancora tredicenne ma con le idee ben chiare in testa su ciò che voleva fare nel futuro e, dimenticandosi delle regole e delle punizioni, restò ancora un po' a chiacchierare con loro, parlando di biologia e di anatomia del corpo umano, notando con suo grande piacere che sia Victor che Mary Jane avevano una spiccata propensione per tali materie.
Quell'ora passata assieme e la mancata punizione restò un segreto tra loro tre ed il giorno seguente avrebbero raccontato ai compagni della classe che l'insegnante li aveva obbligati a leggere a turno per un'ora intera alcune pagine di Storia Americana.

Salutata l'insegnante, Mary Jane e Victor in silenzio si incamminarono sulla strada principale per fare ritorno alle rispettive case. Ad un tratto: - Grazie Victor per... - Grazie Mary Jane... esclamarono insieme.

Colti entrambi da un leggero imbarazzo, si misero a ridere.

- Prima tu – disse Victor sorridendo e cedendo la parola alla sua nuova amica.

- Victor, grazie per aver condiviso la punizione con me.

- Mary Jane è stato un piacere e sono io che devo ringraziarti per aver catturato quella grossa rana per me. Sei stata proprio brava.

- Già, la rana. Mi dispiace che sia scappata – rispose Mary Jane mortificata – ci tenevo tanto alla tua lezione su come dissezionarla. Però possiamo sempre catturare un'altra.

- È una bella idea! E quando possiamo farlo?

- Anche adesso, Victor! Andiamo!

Non appena pronunciate quelle ultime parole, Mary Jane d'istinto come faceva sempre con Paulina, prese Victor per mano ed iniziò a correre. Il ragazzo, sorpreso, strinse forte la mano dell'amica ed iniziò a correre stando perfettamente al suo passo finché arrivarono allo stagno che si trovava poco distante dalla fattoria del signor Charles Whites, a confine con un piccolo boschetto.

Quel pomeriggio Paulina aspettò inutilmente Mary Jane per fare i compiti assieme come loro solito.
Per la prima volta dacché si conoscevano, Mary Jane si era completamente scordata di Paulina, la sua amica del cuore, e passò molte ore allo stagno in compagnia di Victor, chiacchierando, ridendo e scherzando, e dimenticandosi di tutto il resto. Aveva appena scoperto di avere una passione in comune con quel ragazzo dai capelli rossi e con gli occhi azzurri.
Purtroppo non riuscirono a catturare un'altra rana ma insieme si divertirono un mondo nel tentativo di farlo.



Scritto da Tamerice
 
   
 
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