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Autore: Asayuna    17/03/2021    1 recensioni
Yllayra Forestspirit è una giovane maga apprendista, e vive sul fianco di un enorme albero, dove la sua tribù ha costruito il piccolo villaggio di Silverspark. Un mattino però è chiamata d'urgenza dal capo villaggio, Mastro Naewarin, che le rivelerà una verità dolorosa.
Genere: Avventura, Fantasy, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La luce verde smeraldo del Cuore di Giada illuminava il mio villaggio anche quella sera: ogni passo che compievo sulla scalinata legnosa spaventava le piccole lucertole appisolate in branco ai margini, che un po' infastidite dalla mia presenza s'allontanavano dal viottolo. Alzai lo sguardo, ancora assonnata, e fissai la grande struttura in marmo del Quartier Generale. Saranno state sì o no le prime luci dell'alba, e Mastro Naewarin non mi aveva mai chiamato così presto prima di allora. La cosa mi preoccupava alquanto: non era quel tipo di Firbolg esagitato, anzi, non l'avevo mai visto perdere la calma.

Salii gli ultimi gradini del Sentiero Vithroth, e dopo un breve passaggio in piazza centrale fui d'arrivo; presi un bel respiro al grande portone di legno, e bussai come di consueto. Mi accolse alla porta Elaren, l'allieva del Mastro; avendo iniziato l'apprendistato da pochissimo, non si era ancora abituata a rivolgermi lo sguardo per parlare, così mi persi la sua domanda. Lei si girò verso di me, mi fissò qualche secondo, e il suo viso divenne rosso come un pomodoro fresco maturo. S'inchinò e mi guardò fissa negli occhi stavolta, prestando la dovuta attenzione al labiale. È una brava persona, si vede, ma questa differenza di comunicazione, per me che sono sordomuta, è sempre motivo di disagio con gl'impreparati. La rassicurai sulla mia convocazione, lei controllò i dovuti incartati e mi lasciò entrare quasi subito, salutandomi con l'inchino più buffo del secolo.

Il Quartier Generale è un grande complesso antico, di qualche altra popolazione mi dissero tempo addietro: si tratta di un enorme spazio circolare, suddiviso in varie sezioni da dei lunghi muri in pietra ricoperti d'edera, lasciata crescere incolta un po' per tutto il perimetro. Ovunque giri lo sguardo c'è qualche libro che coglie l'attenzione; la maggior parte sono tutti maltenuti e usurati, ma Mastro Naewarin li protegge con una tenacia estenuante. Ha sempre sostenuto che la storia non dev'essere cancellata, così si prende cura di questo posto come se fosse casa sua.

Mi feci spazio tra le librerie, facendo attenzione ai fogli sparsi sul pavimento, e percorsi la lunga scalinata in marmo grigio, diretta verso la Sala della Mezzanotte. Era il ritrovo di tutti noi consiglieri di Silverspark, l'unica stanza del Quartier Generale che rende visibile tutto il villaggio dall'ampio spazio ritagliato nel muro; inoltre era anche lo studio personale del Mastro, come anche l'unico posto dove potevi sapere per certo di trovarlo.

La porta era leggermente socchiusa, così bussai brevemente al muro ed entrai. Come potevo immaginare Mastro Naewarin era lì, con la sua lunga tunica pesante, così sproporzionata che gli finiva sempre sotto i piedi, nonostante tutto il lavoro sartoriale di Yestris, la sua compagna. Il Mastro si girò verso di me, mi prese per mano e si scusò per avermi fatto svegliare così presto. Non persi tempo e lo rassicurai, dopotutto, ero sicura che avesse un motivo più che valido per farlo. Il suo sguardo s'incupì di colpo, e per un attimo girò il viso di lato. Non volli rimarcargli quanto questo gesto mi desse fastidio perché non riuscivo a fare altro che pensare al suo dolore, glielo si leggeva in viso. Gli lasciai un momento per prepararsi, e quando fu pronto mi parlò a sguardo basso. Io all'inizio non trovai modo di credergli: il Cuore di Giada, il nostro centro vitale, la nostra protezione dalla foresta, si stava spegnendo. Era arrivato il momento di migrare nuovamente, alla ricerca di un posto più sicuro. Gli presi forte le spalle, incredula: Silverspark mi aveva vista nascere, aveva messo radici assieme a me, mi aveva assistita alla cerimonia di ammissione al consiglio come mi aveva stretta nel suo caldo abbraccio quando persi l'udito. Non era solo un villaggio, era tutto il mio mondo, e abbandonarlo così presto mi sembrava surreale.

Mastro Naewarin iniziò a raccontarmi altro, ma non feci in tempo a leggergli le labbra che una scossa di terremoto mi distrasse da lui; assieme ci dirigemmo alla balconata del piano, e la paura prese il sopravvento quando assistemmo al rapido declino del fulcro della città. Il Cuore, infatti, brillò prima di una luce accecante, facendoci stringere gli occhi e coprirci il volto col braccio. Poi lentamente iniziò ad estinguersi, portando il paesino nel buio più totale. Sentii la mano del Mastro sulla mia spalla, dovevamo prepararci al peggio. La luce di Giada non solo illuminava il nostro villaggio, ma impediva alle belve feroci di Yinro di penetrare nelle nostre mura.

Presi una bella rincorsa e mi gettai dal balcone, aiutandomi con le liane a scendere senza farmi male, atterrando nella parte più bassa della città. Di sicuro il fatto che Silverspark si sviluppava lungo il fianco dell'albero più grande di tutta la foresta mi dava sollievo, così non avrei messo in pericolo nessuno per lottare. Quasi a tempo con me, un gruppo di Orsogufo si proiettò dalla porta principale, scardinata e frantumata, fermandosi a fissarmi con ferocia nello sguardo. Richiamai Keyfina, il mio fedele bastone, con un rapido gesto della mano, stringendolo forte. Con un secco colpo dietro di me mi assicurai di non farli avvicinare, evocando un muro di fiamme. Dapprima arretrarono, poi si lanciarono alla carica. Il combattimento non fu molto lungo: avevo cacciato così tanti Orsogufo che mi fu facile spaventarli e rimandarli nella foresta. Il vero problema era un altro, e mi stava aspettando per cogliermi impreparata.
La foresta di Yinro nascondeva, infatti, un terribile segreto centenario, che da un lato ci proteggeva da visitatori indesiderati, e dall'altro ci teneva rinchiusi: Mastro Naewarin la chiamava "La Breccia", una spaccatura nel terreno senza fondo che collegava il nostro mondo ad una dimensione a noi sconosciuta, temuta. Ogni giorno creature demoniache uscivano ed entravano a loro piacimento, talvolta attaccando a vuoto il villaggio, molto spesso semplicemente errando nell'immensa foresta. E, senza la protezione del Cuore di Giada, niente più gli impedì di sferrarci il colpo di grazia.
Quando mi girai di nuovo verso la porta principale ormai era troppo tardi: un gruppo numeroso di Demoni d'Ombra correvano freneticamente in mia direzione, pronti a squartarmi in poche artigliate pur di spargere sangue. Mi ero preparata a questo giorno da un decennio, conoscevo a grossi somme i loro movimenti, schemi di attacco, assi nella manica, ma non mi ero mai ritrovata a doverli affrontare in un vero scontro. Mi era nota anche la loro vulnerabilità ad un particolare tipo di luce, ma gl’incantesimi di quel calibro erano troppo oltre alla mia portata, da maga apprendista. Cercai di lottare al massimo delle mie forze, ma il loro movimento incorporeo mi rendeva impossibile bersagliarli con facilità. Fui accerchiata e ferita con una facilità soverchiante, e ben presto mi ritrovai in ginocchio in una pozza del mio sangue. Lasciai cadere Keyfina al mio fianco, non avevo più speranze. Non solo un mostro immondo come questo mi aveva, anni prima, portato via la capacità di sentire, adesso mi stava per portare via la vita. Alzai lo sguardo, ed incontrai quello della creatura. La sua stazza nero pece m'incuteva una paura tremenda. Chiusi gli occhi, aspettando d'esalare l'ultimo respiro, eppure quel momento tardava ad arrivare. Aprii lentamente le palpebre, impaurita dal vedere il mio destino palesarsi davanti a me, e fissai incredula Mastro Naewarin mentre veniva trapassato da parte a parte dagli artigli del demone. Se avessi potuto farlo avrei urlato a squarciagola. Presi il mio fedele bastone da terra e lo sbattei violentemente sull'erba, lasciando che un'onda di forza spingesse tutte le creature prone. In quel momento, mi ricordai di un vecchio incantesimo che mi fu trasmesso all'inizio del mio apprendistato, una di quelle formule magiche per esperti che non mi riusciva mai. La dea Hiatea doveva star vegliando su di me, perché riuscì a far funzionare l'incantamento: evocai una sfera di luce, pronunciai l’abiura come la ricordavo, e tutti i demoni vennero fatti sparire con un debole rumore di scoppio, dissolti dall’incantesimo, tornando al loro mondo.
Esausta e sanguinante, mi lasciai cadere sul terreno; Mastro Naewarin era poco distante da me, e lo vedevo di sfuggita con la vista annebbiata. Cercai di allungare la mano verso di lui, volevo assicurarmi che fosse ancora vivo, ma le forze mi venivano meno, e sentivo ch'ero prossima a perdere i sensi. Chiamai il suo nome, nella speranza che potesse sentirmi, poi il vuoto.

Penso che da quel giorno sia passato qualche mese. Ho saputo che Silverspark, nel mentre combattevo i Demoni d'Ombra, fu evacuata con successo da Yestris ed Elaren, e che non ci fu nessuna vittima nel villaggio. Adesso si sono tutti trasferiti al bordo più nord della foresta, e condividono un piccolo appezzamento di terreno con un'altra tribù di Firbolg. Mastro Naewarin ha sacrificato la sua vita per me, ed è adesso sepolto nel Cimitero delle Farfalle, il nostro luogo sacro. Io, invece, sono stata ritrovata da un gruppo di avventurieri di passaggio nella foresta di Yinro tra carcasse di dubbia provenienza, probabilmente scambiata da qualche Orsogufo per un pasto da conservare: mi hanno curata, accolta tra loro, e dato un motivo per seguirli nel loro viaggio. Sono sicura che il Mastro approverebbe, ha sempre desiderato che trovassi qualcuno con cui condividere una storia.


Ancora oggi i miei compagni scherzano sul fatto che non ho un vero nome; i miei genitori sono morti quando ero appena in fasce, e Mastro Naewarin è stato l'unico che potessi chiamare "padre". Mi ricordo ancora che mi spiegò, molti anni prima, come avrei potuto scegliere il mio nome tra i tantissimi scritti su quei vecchi libri polverosi del Quartier Generale, una volta trovata la mia strada. Però non ho mai avuto il coraggio di dirgli che io un nome l'avevo già scelto, anzi, che l'aveva scritto lui per me. Da sempre gli leggevo il diario di nascosto, alla ricerca di nozioni di magia, e il Mastro sognava tanto che portassi avanti il nome della sua famiglia.
In un vecchio angolo di una pagina sgualcita aveva annotato, un ventennio d'anni fa, il nome "Yllayra Forestspirit". Ed è il nome che adesso porto con orgoglio
   
 
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