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Autore: Ghillyam    17/03/2021    5 recensioni
Salire su un autobus e incrociare la vita di altre persone. Osservare qualcuno e immaginare dove stia andando, cosa debba fare. Desiderare di far intrecciare due destini.
[Dal testo]
Ogni giorno, per quarantacinque minuti, la osservava sfogliare le pagine del suo nuovo libro e ogni giorno si chiedeva quale lo avrebbe sostituito. Perché non era mai lo stesso? Questo era il tarlo che più la tormentava, e incuriosiva.
[La storia partecipa al contest "Storie alfabetiche" indetto da LadyPalma sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prima della prossima fermata
 
 
Aveva notato le copertine diverse, i diversi titoli, i differenti autori – beh, quelli non sempre cambiavano, a volte era lo stesso per due giorni di fila – restava il fatto, però, che l’aveva notata. Bastava alzare gli occhi e la vedeva lì, accovacciata sul sedile accanto al finestrino con un libro tra le mani. Che salissero i controllori o meno sembrava non importarle: manteneva la stessa posizione, allungando distrattamente la mano per estrarre il biglietto dalla tasca del giubbino.
Deve essere una di quelle a cui dell’autorità non frega niente, pensava. E questo era solo uno dei tanti aspetti su cui si interrogava: la sua età, la scuola che frequentava, il suo nome… tutti dubbi a cui desiderava dare una risposta. Forse, si diceva, forse è meglio mantenere il mistero. Guardare e non toccare, rimirare da lontano. Ha il suo fascino dopotutto, no? Inventare storie su storie e illudersi che corrispondano alla realtà.
Lo faceva di continuo, prima, ma questo, lo ha capito fin dall’inizio, è un caso diverso dagli altri. Mai prima di allora le era capitato di interessarsi a una sconosciuta, men che meno a una tizia qualsiasi a cui l’accomunava, per quanto ne sapeva, solamente la stessa linea di autobus. Non sapeva nemmeno a che fermata scendesse né dove salisse – era sempre già a bordo quando toccava a lei varcare le porte automatiche e prendere posto.
Ogni giorno, per quarantacinque minuti, la osservava sfogliare le pagine del suo nuovo libro e ogni giorno si chiedeva quale lo avrebbe sostituito. Perché non era mai lo stesso? Questo era il tarlo che più la tormentava, e incuriosiva; avrebbe voluto trovare il coraggio per avvicinarsi e chiederglielo e poi magari iniziare una conversazione stimolante e costruttiva.
Rimaneva inevitabilmente delusa quando vedeva avvicinarsi l’ultima curva prima della fine del suo percorso e non era riuscita a muovere neanche un passo verso di lei. Sapeva di aver sprecato un’altra occasione.
Temeva, inoltre, di salire un giorno e non trovarla più; cosa avrebbe fatto allora? Una domanda interessante e anche l’unica a cui non volesse dare una risposta. Vederla, guardarla, studiarla era diventata l’attività preferita della sua giornata e non poteva pensare di mettervi fine prima di aver superato le sue ritrosie e averle parlato anche solo una volta. Zitta di solito non ci sapeva stare, tutto stava, quindi, nel dimostrarsi abbastanza audace da svelare il mistero prima che il campanello di chiamata la informasse che la successiva sarebbe stata per lei l’ultima fermata.

 


NdA: questa è una scena che avevo in mente da veramente tanto tempo, mi ronzava in testa sperando di essere presa in considerazione e per fortuna ho trovato il contest giusto per metterla nero su bianco.
Le due protagoniste potrebbero essere chiunque di noi - vi sfido a trovare qualcuno che non abbia fissato o sia stato fissato in modo creepy da un altro passeggero almeno una volta nella vita - ma sono anche due persone reali e distinte, almeno nella mia testa. Un giorno mi piacerebbe poter esplorare meglio la loro storia, ma intanto sono felice di aver dato loro uno spazio in cui emergere, per quanto piccolo.

A proposito del contest: c'era una sola regola da seguire ossia cominciare ogni frase con una lettera dalla A alla Z e procedere in ordine alfabetico. Che dite, ve ne eravate accort*?
   
 
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