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Autore: Immersi nella vita    17/03/2021    1 recensioni
Le avventure tragicomiche delle Nazioni alle prese con i loro sentimenti.
[ Pairing: Gerita, Spamano, Fruk, Rochu ]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10: Una festa in maschera pt 2 

Ludwig e Feliciano si guardarono sorpresi. Il rumore dello sparo riecheggiò nella sala. Italia impallidì di colpo, si portò le mani al cuore, un dolore sordo gli oppresse il petto, non riuscì a respirare. La vista gli si fece sfocata, lampi bianchì l' attraversarono. Cadde a terra con un tonfo, le ginocchia deboli non lo ressero, dalle sue labbra uscì un gemito strozzato. Il suo viso imperlato di sudore ghiacciato si bagnò di lacrime, sussurrò: " Lov-ino.. ". Germania fu subito al suo fianco, lo strinse a sé, un' espressione di panico a deformargli i lineamenti . Veneziano si sentiva debole, non riusciva a sentire le parole del tedesco, vedeva le sue labbra muoversi ma un rumore bianco gli tappava le orecchie, schiacciandogli il cranio. Un respiro strozzato fuoriuscì dalle sue pallide labbra, " Ro...mano"  gemette, una lacrima solcò la sua guancia. 

Quel dolore incontenibile che gli aveva attraversato il petto  e lacerato l'anima, altro non era che il riflesso di quello che stava accadendo al fratello. Si portò una mano al petto e strise il pugno, gli occhi soffocati dal dolore si fecero improvvisamente lucidi. 

Lovino stava male. 
.

Svizzera controllò l' ambiente circostante. Si pose a debita distanza dal suo obiettivo, la folla a dividerli. Durante tutta la serata i suoi occhi erano rimasti fissati risolutamente su di lui. Un cieco sentimento di rabbia lo fece fremere, le mani strinsero la presa sul calcio della pistola che celava nelle tasche del grande pastrano. Lo vide interagire con suo fratello, poi con il prussiano e infine con Spagna. Si nascose dietro a una parete, restrinse appena le labbra. Pensò che non sarebbe stato facile regolare i conti con Romano, se  continuava a stare vicino allo spagnolo. Sospirò, aveva visto come Spagna aveva cercato di affettare Bulgaria per quel bacio. Doveva rimanere paziente e trovare l'occasione giusta. La pistola divenne improvvisamente rovente fra le sue mani, deglutì. 

Non poteva fare a meno di non guardare con odio colui che con le sue vili calunnie aveva rovinato la reputazione del suo amato. Si sentì il sangue ribollire. Tutto era iniziato da quel fatidico messaggio. Quella spudorata menzogna aveva macchiato l'onore e l'integrità del suo Roderich. Nonostante non stessero insieme, l' elvetico provava per quest'ultimo un profondo sentimento. Non sapeva come era successo, ma si era innamorato di lui, così tanto che quasi credeva di esserne impazzito. La passione bruciava da anni quieta nel suo animo, ormai rassegnato che la loro non sarebbe stata altro che amicizia; infatti era terribilmente consapevole del rapporto che univa l' austriaco e l'ungherese. Ciò nonostante non riusciva a non provare sdegno per il gesto meschino dell' italiano. Se per alcuni era stato semplicemente uno scherzo di pessimo gusto, lui l' aveva vissuto come un affronto terribile alla  sua persona più cara. Negli anni si era sempre mantenuto neutrale, senza mai ingaggiare in conflitti, ma questa volte non avrebbe esitato a combattere per lui.  

Il suo sguardo si concentrò nuovamente su Romano. Lo vide parlare con Spagna, si stavano dirigendo verso le vivande. Restò acquattato contro la parete, nessuno lo aveva ancora notato. L' italiano e lo spagnolo stavano discutendo con Francia e Inghilterra, Svizzera corrucciò la fronte.
.

Dopo essersi sbarazzato del francese e dell' inglese Lovino si mise a bere diversi bicchierini. Romano si sentì la testa pulsare, forse aveva bevuto troppo e il clima soffocante della sala gli stava dando la nausea. Sospirò, lo spagnolo si voltò nella sua direzione, sul volto un' espressione preoccupata. Gli disse dolcemente: " Stai bene, sei un po' pallido... " gli mise una mano sulla spalla. Lovino si scostò e boffonchiò: " Vado un attimo  fuori in giardino a prendere una boccata d' aria fresca" e aggiunse: " Tu non mi seguire, voglio stare un po' da solo. ". Spagna gli sorrise, rispose allegro:" Va bene, querido. Io vado un attimo in bagno, poi ti raggiungo " gli fece l'occhiolino.  Romano sospirò sconsolato e si diresse in giardino.

 Una volta uscito l' aria fresca della sera gli permise di rilassarsi. Era molto buio, solo la luce della luna a illuminare debolmente il paesaggio circostante. Si appoggiò alla muro esteriore della casa, chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Un brivido gli scese lungo la schiena. ' Allora state insieme?' la voce del francese gli riecheggiò nella mente. Piegò le labbra all' ingiù, un senso di vergogna lo schiacciò alla parete. Pensò ' come se potessi stare con Antonio, siamo solo amici. E poi sono una persona così  orribile come potrebbe mai stare con me!?' . Una risata gracchiante proruppe dalle sue labbra, morì improvvisamente così come era nata, i suoi occhi si fecero lucidi. Tirò un pugno al muro, rabbia e imbarazzo si stavano accumulando nel suo petto, arrossì e si morse il labbro.

  I suoi tumultuosi pensieri vennero interrotti da un rumore improvviso.  Era quello della porta finestra che si apriva. Spagna lo aveva raggiunto, si affacciò sul giardino, la luce della sala a illuminarlo da dietro, un grande sorriso   stampato sul volto.  Lo salutò allegramente e disse: " Ehi Lovi, scusa l' attesa". Romano si riascosse e gli andò incontro. Stava per raggiungerlo quando  un dolore sordo gli eplose  nel petto. Si fermò pietrificato, non ebbe neanche il  tempo di capire che cosa gli era successo, che le ginocchia gli si fecero molli, cadde fra le braccia di Spagna. Lovino guardò il viso dello spagnolo, esso era dipinto di sgomento, il terrore e il panico deformavano i suoi lineamenti. Romano si sentì mancare il respiro, provò a dire qualcosa, ma la gola fu invasa dal sangue, un rivolo scarlatto fuoriuscì dalle sue labbra. Un sibilo strozzato passò dalle sua bocca aperta, agonizzante. Il cuore battè qualche palpito doloroso. Un dolore bruciante lo stava invadendo, lacerando, la vista gli si fece oscura. Poteva sentire le urla disperate  di Antonio. Chiamava il suo nome, gli premeva una mano sul petto, cercando di tamponare la ferita zampillante. Gli diceva di aprire gli occhi, di rimanere con lui, la sua voce tremava di una dolorosa disperazione, bagnata dalle lacrime. Sciami di vertigini lo invasero, la pelle gli si bagnò di sudore gelido, non riusciva a respirare, aprì a fatica gli occhi. Antonio gli prese con una mano il volto, il suo viso era inondato di lacrime, le sue labbra si muovevano vicino alle sue, ma Lovino non riusciva più a sentire niente. Aveva  perso la sensibilità agli arti, il mondo divenne freddo intorno a sé. Romano chiuse gli occhi, perdendo coscienza. L' erba si bagnò del suo sangue.  

Spagna strinse a sé il corpo esanime dell'italiano. Dal suo petto continuò a fuoriuscire quel liquido caldo e rosso, si espanse dopo ogni debole battito e creò una larga pozza sotto di lui. Antonio venne preso dal panico, poggio una mano sul viso del suo Lovino, respirava a malapena, gli disse con voce rotta, terrorizzata: " L-Lovi ti, ti prego apri gli occhi.. " .  Non ricevette risposta. Una serie di singhiozzi gli sfuggirono dalle labbra tremanti, sentì il suo cuore spezzarsi. Spagna strinse con forza gli occhi, le ultime lacrime fluirono sul suo viso, si costrinse a diventare nuovamente lucido; passò un braccio dietro le gambe dell'italiano, con l'altra gli strinse la schiena, e si issò in piedi. Lo tenne saldamente in braccio e si precipitò nella sala in cerca di aiuto. 
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Svizzera rimise la pistola nella fondina nascosta sotto il cappotto. Vide con soddisfazione il suo "nemico" cadere, era molto buio ma era riuscito a prendere bene la mira e lo aveva colpito alla schiena, all' altezza del cuore. Da quella distanza non era certo  del danno che aveva inferto, ma sapeva  che era una ferita fatale. Almeno per un essere umano, ovviamente non era così ingenuo da credere che lo avrebbe ucciso, ma era consapevole che sarebbe stato molto doloroso, e che avrebbe laciato una cicatrice. Avrebbe voluto vedere l'espressione sconvolta e atterrita di Romano, ma dalle reazione di Spagna era in grado di capire che la sua vendetta si era compiuta pienamente.

 Sopirò e iniziò ad allontanarsi a passo veloce dalla scena del crimine, non aveva la minima intenzione di farsi scoprire. Prima di prendere la via delle Nazioni verso casa, si voltò indietro, al posto di Romano, rimaneva solamente una pozza del suo sangue. Si rigirò e si concesse un sorriso, i suoi occhi brillarono come quelli della volpe che aveva appena divorato la sua preda.  

Sparì nell'aria autunnale di quella sera di festa.
.

Germania era sconvolto, prima stava ballando tranquillamente con Feliciano, e un momento dopo se lo trovava steso a terra paralizzato dal dolore; gli occhi che fino a un momento prima riplendevano di gioia, ora affogavano nel panico, lucidi di lacrime. Ludwig lo strinse a sé, gli passò una carezza rassicurante dietro la schiena e gli disse: " Veneziano, calmati. Respira". Cercò di calmarlo, un senso d'ansia misto a preoccupazione si impossessò del suo animo. Tentò di essere forte e di non far trapelare il suo turbamento, lentemente i respiri di Feliciano ripresero un ritmo normale, il suo corpo smise di tremare. Una voce rotta fuoriuscì dalle sue labbra: " Lu-Ludwig, io...R-ro...romano lui" prese un respiro profondo, " sta male, lo so". Germania corrucciò le sopracciglia, stava per chiedere spiegazioni all' italiano, quando nella sala scoppiò il putiferio. Diverse urla interruppero l'atmosfera di festa, note di allarme ad accompagnarle. 

 "Cosa è successo!?"

 " Fate passare! "

 " Qualcuno chiami un'ambulanza! "

 " Chi è stato!? "

E altre voci caotiche si unirono al coro.

Germania si voltò verso Italia, il suo viso aveva assunto una sfumatura grigia,  gli occhi grandi, lucidi e vacui.

Feliciano si alzò di scatto, e iniziò a dirigersi verso il centro della stanza, dove si erano raccolte a cerchio varie Nazione.

 Il cuore gli batteva all'impazzata, sapeva con dolorosa certeza che qualcosa era successo a suo fratello. Da quando erano divenuti una sola Nazione, una sorta di legame li teneva uniti, il dolore fantasma che aveva provato poco prima, non era altro che lo specchio di quello che aveva subito Romano. Le lacrime tornano ad accumularsi tra i suoi occhi. Si fece largo fra la folla, il cerchio di persone si aprì intorno a lui. La vista del sangue lo pietrificò, sentì la forza nelle gambe venire meno e cadde in ginocchio accanto al corpo esanime di suo fratello. Vicino a Romano c'era Spagna che gli stava tamponando la ferita, a fianco a lui vi era America che stava chiamando i soccorsi. Feliciano afferrò una mano del fratello e chiese con la voce strozzata dalle lacrime: " Che gli è successo? ".
Germania si avviccinò  all'italiano e rimase sconvolto dalla scena che si palesò davanti ai suoi occhi. Si chinò a terra e   passò una carezza di conforto sulla schiena dell'italiano. Italia singhiozzò, e fissò  sperduto Spagna . Antonio era pallido in viso, gli occhi arrossati, le guancie ancora bagnate, i vestiti completamente inzuppati di sangue. Disse a voce bassa, rotta: " Non lo so, io.... eravamo in giardino, qualcuno...qualcuno ha sparato.." .
America disse: " Non so cosa sia successo, ma ho chiamato l' FbI, lo porteranno d'urgenza in un ospedale militare; spero che questo incidente non intaccherà le nostre relazioni diplomatiche. Il mio paese  darà tutta l' assistenza necessaria, troveremo il colpevole. " il suo guardo era serio. 

Lo statunitense imprecò mentalmente e pensò con rammarico 'le cose stavano andando così bene, uffa! Spero che il mio capo non mi sgriderà, devo cercare di tenermi lontano da questo pasticcio...' lo sguardo dietro le lenti divenne improvvisamente cupo. Si chiese perché ogni volta che pianificava di divertirsi andava tutto in malora. Il principio di un mal di testa iniziò a premere sulla nuca. Si riscosse quando sentì nuovamente il telefono suonare. Erano arrivati i soccorsi. 

Spagna prese in braccio Romano e lo mise sulla barella, c' era poco spazio e salirono con il ferito solo il fratello e lo spagnolo. Germania fissò a lungo nella direzione in cui  l' elicottero  era partito, si sentiva improvvisamente molto stanco, il senso di preoccupazione a pesargli sul petto. Il pensiero di restare in quel posto gli era ormai insopportabile, pensò ' vado a prendere Gilbert e ce ne andiamo' . Camminò a passi veloci, continuando a ripetersi che andare a quella festa era stata davvero una pessima idea. Si fermò improvvisamente, un' immagine comparve nell' occhio della sua mente: Feliciano che rideva dolcemente vicino al suo collo, il suo fiato caldo a solleticarlo, il suo corpo morbido premuto contro il suo, le loro mani intrecciate. Quell' istante in cui si erano fissati a lungo e nel quale aveva creduto di perdersi , il suo cuore aveva saltato un battito. Arrossì, e allontanò velocemente da sé quei pensieri, si affrettò ancor di più a trovare il fratello, doveva andaresene da quella maledetta festa.

Si rese conto che molti come lui stavano abandonando il party, un senso di inquietudine era calato sulla sala. Vi erano però molti altri che  al contrario rimanevano, ignorando la macchia di sangue sul pavimento, troppo ubriachi per dargli importanza. Inoltre America che non aveva alcuna intenzione di finire la serata avava cercato di rassicurare la gente, dicendo che era troppo "presto" per andare a casa. 

Germania sospirò e si passò una mano sul volto, vide con la coda dell' occhio Giappone; stava parlando con Prussia. Si diresse verso di loro. Stavano discutendo dell' accaduto, Gilbert stava dicendo: " Non so chi sia stato, ma Romano con quella bocca larga non sta simpatico a molti. Quello che è certo è che chiunque sia stato dovrà vedersela con Spagna "in modalità assassina"... " Giappone annuì. Prussia propuppe in quella sua strana risata: " Kesekese...sai che Spagna mi ha rotto una gamba? Zoppico ancora per colpa sua.... " il giapponese gli chiese il motivo, ma non ebbe il tempo di rispondergli perché arrivò Germania.  Ludwig gli afferrò un braccio e disse in tono sbrigativo: " Andiamocene". Gilbert si girò verso il fratello e lo guardò sorpreso, poi disse in modo dubbioso: " Ma...West, siamo appena arrivati! Andiamo... ". Vedendo l' espresione cupa del tedesco, aggiunse: " Non sarà per caso che l'incidente di Süditalien, che c'è ti ha spaventato? " e si mise a ridere. Germania gli strinse il braccio e ripeté impassibile: " Andiamocene. Non ho nessuna intenzione di rimanere qui, e tu devi venire con me visto che sono io che ti porto a casa". Gilbert sospirò, non voleve far arrabbiare Ludwig che sembrava sul punto di perdere la pazienza. Prussia si rivolse a Kiku: " Be' che dire, devo andare". Giappone che era rimasto in silenzio ad osservare la conversazione tra i due fratelli, si inchinò verso entrambi e disse educato: " Arrivederci, fate un buon viaggio". Germania salutò a sua volta il giapponese e trascinò  via suo fratello.
.

Giappone li osservò allontanarsi, sospirò. Durante la festa aveva conversato con molte Nazioni, ma non era riuscito ancora a parlare con Cina. Si ricordava ancora con amarezza quello che era successo qualche settimana prima, non si era sentito in grado di scrivergli un messaggio, e voleva chiarire con lui faccia a faccia. Ormai erano rimaste poche nazioni in giro e non fu molto difficile individuare Cina. Stava conversando con Russia, sembrava molto allegro e brillo. Kiku rimase per un po' ad osservarli, improvvisamente non fu più molto convinto della sua decisione. 
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Cina bevve un altro bicchiere, si sentiva la testa leggera, una piacevole euforia scorreva calda nelle sue vene. Ivan gli poggiò una mano sulla spalla e disse: " Yao non stai bevendo un po' troppo? " . La nazione asiatica sospirò infastidita: " Senti non volevo venire qui già in principio, ci sono venuto solo per te, bǎobèi (tesoro), quindi già che ci sono bevo per divertirmi. E poi sono vecchio sai, pensi che non possa reggere così poco alcool alla mia età!? ". La mano sulla sua spalla si mosse a prendergli il viso, lo inclinò verso l' alto; Russia disse dolcemente: " Ero solo preoccupato per te caro" . Gli accarezzò dolcemente la guancia tinta dello stesso colore delle foglie di acero. Yao sorrise e chiuse gli occhi, godendosi il calore che quel momento gli procurava.  Russia si chinò verso di lui e gli baciò la fronte. Il loro dolce momento di tenerezza venne però interrotto dall' arrivo dell' americano. 

America diede una pacca sulla spalla a Russia e disse:'' Allora, come andiamo amico? " un sorriso a trentaduedenti stampato sulle labbra. Cina aprì gli occhi, e guardò malissimo quell' importunatore. Ivan gli rivolse quel suo tipico sorriso inquietante, disse: " Salve, Amerika, cosa vuoi?" il suo sguardo lo invitava implicitamente ad andare a fanculo. America sembrò non cogliere quelle sottigliezze e continuò sorridendo: " Vi vedo tutti vicini vicini, come va tra di voi? " gli occhi brillavano di morbosa  curiosità. Yao si staccò dall'abbraccio del Russo e si girò verso l'americano, una vena pulsò in rilievo sulla sua fronte, corrucciò le sopracciglia. Disse: " Non sono affari tuoi, 美国(měi guó)! " strinse le mani a pugno. Lui e Russia avevano tenuto segreta la loro relazione, e Cina non aveva alcuna intenzione di rivelare la sua vita privata all'americano. Lo statunitense lo ignorò e si rivolse invece al russo, disse: " Russia, puoi dirlo a un amico, no? " . Cina osservò Ivan, pensò ' amici?' ; Russia sorrise ad America e disse: " Amerika non posso dirti niente, questo è un segreto tra me e Yao" il suo sguardo era infuso di simpatia. Alfred li guardò scettico, mise il broncio e bevvé d'un fiato il contenuto del bicchiere rosso che aveva in mano. Iniziava ad irritarsi, il suo sorriso più tirato, finto.

 La nazione asiatica iniziava a sentirsi a disagio, che cosa voleva esattamente da loro lo statunitense? Che rapporti aveva avuto con Russia? Si ricordò che quando lui e Ivan si erano lasciati negli anni '60, dopo la fine della guerra fredda, America si era avvinato a Russia, ma non sapeva bene cosa era successo alla fine tra i due. Un' improvvisa fiammata di gelosia gli bruciò all'altezza del cuore, abbaiò scontroso: " America, levati dalle palle e smettila di importunarci!! Tu non centri niente nelle nostre questioni! ". Alfred rispose scazzato:" Perché se no che fai? " lo guardò con aria di sfida : " mi fai  male? " un sorriso sardonico a piegargli le labbra. L' ironia nella voce dell'americano era come benzina sul fuoco della rabbia di Cina. Avvenne tutto in troppo poco tempo, Yao non si rese nemmeno conto di quello che aveva fatto, fino a che non sentì la consistenza calda e umida del sangue di America scorrere sulle sue nocche. 

Si era scaraventato con forza contro Alfred, aveva estratto il pugnale che custodiva nascosto sotto il vestito e lo aveva accoltellato all'addome. La lama era affondata fino al manico, Cina strinse l'impugnatura e girò il coltello. Notò con soddisfazione che il sorrisetto ironico di America era scomparso, rimpiazzato da una faccia attonica. Prima sorpreso, poi sofferente il suo volto sbiancò, contorcendosi dal dolore, sputò sangue dalla bocca. Cina gli sussurò sibillino all'orecchio: " Adesso non mi sfotti più, vero? ". Yao estrasse il pugnale, America cadde in ginocchio davanti a lui.  Si coprì la ferita con una mano e piegato sul pavimento tossì altro sangue. Russia si avvicinò a Cina e lo guardò preoccupato, ma non disse niente. 

Alfred prese a fare diversi respiri, si stava dissanguando, gli aveva perforato il fegato, quel bastardo. Guardò dal basso quei due, Cina con quel sorriso da vipera in viso, Russia impassibile al suo fianco che non lo degnava neanche di uno sguardo, aveva  gli occhi solo per il cinese. Strinse i denti e si tirò in piedi, gli girò la testa, le gambe traballanti lo ressero a malapena in piedi. Inghiottì altro sangue e disse irato: "Motherfucker, come ti permetti!? ", estrasse la pistola al suo fianco e sparò sue colpi in successione, uno al braccio, e l'altro al ginocchio di Yao, facendolo crollare a terra, proprio come  era succeso a lui poco prima . Un sorriso insanguinato baluginò sul volto di America, prese la mira, ma la sua pistola venne scaraventata a terra dal "tubo magico del dolore" di Russia, che si era parato protettivamente davanti alla nazione inginocchiata. Alfred fece un passo indietro, gli occhi di Ivan lo fissavano minacchiosi, simili a una tempesta invernale, i lampi improvvisi a illuminare la notte di viola. 

Nella sala calò il silenzio, la musica si fermò, tutti si girarono a guardarli  preoccupati, una pesante aura di tensione avvolse l' ambiente. 

Molti pensarono che quella notte  sarebbe stata un bagno di sangue.

Note dell' Autrice:

Salve a tutti, finalmente riesco a pubblicare la seconda parte di questa festa infernale ^^. Mi scuso ancora una volta per il ritardo, non so perché ma finisce sempre che non riesco a rispettare le scadenze che mi sono prefissata.
Ringrazio di cuore tutti i lettori che sono arrivati a leggere la storia fino a questo punto, fatemi sapere cosa ne pensate nelle recensioni~.
ヾ(❀╹◡╹)ノ~




   
 
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