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Autore: E_AsiuL    18/03/2021    1 recensioni
Il rapporto tra il medico legale Tessa Beale e il detective Gabriel Giuliani non è mai stato idilliaco. Ma le cose potrebbero cambiare per via di un serial killer, il cui operato toccherà Tessa un po' troppo da vicino.
Genere: Introspettivo, Noir, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Ehilà! Tutto bene? Eccoci al capitolo 9 e... niente, vi lascio leggere in pace. Note in fondo.
 

9

Gabriel aveva passato l’ultima mezz’ora a far roteare il tappo della bottiglia sul tavolo. Lo bloccava, mettendoci la mano sopra, e poi ricominciava a farlo girare, fissandolo senza realmente vederlo.

Si era rifiutato di rispondere al telefono, lasciando il compito alla segreteria di registrare il messaggio di chiunque avesse deciso di rompergli i coglioni a casa, per una volta che aveva la serata libera. Seduto al tavolo della cucina, la bottiglia di birra riesumata nei meandri del frigo appena aperta e non ancora alle labbra, dopo il bip aveva sentito quella voce… e si era immobilizzato.

«Sarah…» aveva sussurrato, poggiando la bottiglia sul tavolo, il tappo di metallo stretto talmente forte nel palmo da farsi male.

La sua ex moglie, che si faceva sentire poco e solo per lamentarsi, lo chiamava per dargli due notizie orribili: la prima, aveva intenzione di sposare quel bellimbusto con cui lo aveva riempito di corna quando erano ancora sposati, per cui, per cortesia, Gabriel, vieni a prenderti le cose che hai dimenticato in garage o le brucio? La seconda, forse pure peggiore, era che Bill, il loro cane – in realtà, il cane di Gabriel – era scappato in strada ed era stato messo sotto da un’auto. Il veterinario aveva deciso che era meglio sopprimerlo, tanto, ormai, aveva una certa età, non sarebbe comunque vissuto ancora a lungo, e perché rendere i suoi ultimi anni un’agonia, Gabriel? È stato meglio così, Gabriel, no? E vieni a prenderti ‘sta roba in garage, mi serve lo spazio.

Dopo il click che segnalava la fine del messaggio, Gabriel aveva cominciato a giocare col tappo.

Aveva conosciuto Sarah per caso ad una festa. Lei se ne stava in disparte, un po’ annoiata. Lui le si era avvicinato, si era presentato, avevano chiacchierato… e finito la serata sul sedile posteriore della sua auto. Avevano fatto tutto in fretta, come quella sera. Erano andati presto a vivere insieme – lei aveva sfarfallato le ciglia e lui, povero scemo innamorato perso, aveva detto di sì. Altrettanto presto, si erano sposati.

Per qualche anno dopo il matrimonio, Gabriel aveva creduto di essere l’uomo più fortunato del mondo: era sposato con una donna bellissima che lo riempiva di attenzioni, aveva una bella casa, un cane… sembrava una vita uscita da un film: lui al lavoro in polizia, lei a casa a spolverare. Gabriel aveva ventilato l’ipotesi figli, lei aveva accettato. Avevano provato per un paio d’anni, ma niente. Gabriel era persino andato a fare tutti i test del caso, ma niente, non era lui il problema.

Il problema era che la sua amata e adorata moglie non aveva mai smesso di prendere la pillola. Ma questo lui non lo sapeva.

Come, poi, aveva scoperto di non sapere molte cose. Una su tutte, che Sarah non ricambiava per niente l’amore di Gabriel, anzi. Probabilmente, suo marito era l’uomo che detestava di più al mondo.

Le fette di prosciutto dagli occhi il detective Giuliani, che sul lavoro, aveva un certo fiuto, ma, a quanto pareva, lo perdeva quando si trattava della moglie, se le era tolte nel modo più classico: l’aveva beccata con l’amante.

Era rientrato sorprendentemente prima e sperava di riuscire a sorprendere Sarah, portandola a cena e facendosi perdonare per le lunghe assenze. Peccato che, facendo per entrare in garage, l’avesse trovato occupato da un’auto che non conosceva. Il suo lato ingenuo aveva voluto sperare che Sarah avesse un’amica a cena, per avere compagnia… ma qualcosa, nel suo cervello, aveva fatto scattare un campanello. Entrando in casa senza fare rumore, aveva trovato Sarah in salotto, in compagnia, certo, ma di un bellimbusto con l’aria da idiota che se ne stava allungato sul suo divano, le braghe calate, e sua moglie in ginocchio davanti a lui. Gabriel ebbe un attimo per pensare che, quando era lui a chiedere la stessa cosa a Sarah, lei lo guardava schifata e, se accettava, era piuttosto riluttante.

Gabriel sospirò, fermando di nuovo il tappo sul tavolo. Allungò una mano verso la bottiglia, portandosela alle labbra e allontanandola subito.

«Piscio di vecchia…» sbottò, facendo una smorfia alla birra che, ormai, era a temperatura ambiente.

Scosse la testa, stringendosi la radice del naso tra pollice e indice. Possibile che, dopo anni, gli facesse ancora così male? Possibile che ancora non riuscisse a levarsela dalla testa? Eppure, era stato lui a fare le valigie, sbattere la porta e andarsene. Avrebbe potuto prendere e sbatterla fuori, invece di lasciarle la casa. Ma, d’altronde, in quella casa non sarebbe riuscito a restarci. Soprattutto non sarebbe riuscito nemmeno più a dormire nel suo letto, col dubbio che sua moglie c’avesse potuto portare l’amante.

Si passò di nuovo le mani sul viso, dandosi dell’imbecille. Ormai era andata. E col cazzo che si sarebbe lasciato incastrare così da un’altra. Col cazzo che…

Il suo cellulare cominciò a squillare con la suoneria che aveva associato al numero della centrale. Si riscosse dalle sue riflessioni e rispose.

Quando riattaccò, pensò che sarebbe stato meglio se avesse ignorato la telefonata.

 
Alex si asciugò le mani con uno strofinaccio. Tessa si era seduta sul tavolo, e faceva dondolare le gambe, aspettando che il detective finisse di sistemare piatti e pentole. Il cellulare di Alex, accanto a lei sul tavolo, prese a squillare. Tessa lo prese, sbuffando quando vide il nome sul display.

«È Giuliani», lo avvisò, allungandogli il telefono che ancora squillava.

Alex aggrottò le sopracciglia, perplesso. Era difficile che il suo partner gli telefonasse, preferendo veloci messaggi.

«Gabriel? C’è qualche problema?» rispose al telefono, allarmato.

«Direi di sì. Abbiamo la terza vittima».

 

A quanto pare, lo scorso capitolo il Capitano se l'era tirata e c'è scappata la terza. Piccola nota: la scena tra Alex e Tessa, in realtà, avrebbe dovuto essere nel capitolo successivo, che avrebbe dovuto essere tutto su di loro e concludersi con la telefonata. Poi ho pensato di avervi annoiati abbastanza con 'sti due e che, magari, si potevano accelerare un po' i tempi, o no? 
Il prossimo capitolo è in fase di scrittura. Spero di riuscire a concluderlo presto e darvelo in pasto lunedì.
Alla prossima!


 
  
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