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Autore: Lodd Fantasy Factory    18/03/2021    1 recensioni
Non ho tempo per le introduzioni. Devo raccontare questa storia, e voglio farlo il prima possibile. Prima che qualcosa mi possa fermare... prima che loro... sono dietro ogni angolo. Sono nella mia casa... cancelleranno tutto. Persino me...
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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18 Marzo 2021,

 

 

Spero mi perdonerete: ieri ho dovuto mentirvi, per mettervi alla prova e per scovare gli impostori. Vi ho consegnato l’indirizzo di un video caricato su un canale Youtube, ‘preso in prestito’ da un amico, perché so che non lo utilizza spesso. Lì, vi ho fornito delle coordinate. Il codice non è stato scoperto, dunque potrete continuare a mettere in evidenza ciò che non è scritto. Ci sono sempre spazi da riempire con pensieri e segreti. */

*/Vi ringrazio per la fiducia. Vi voglio bene.

 

Sono sorpreso delle risposte che ho ottenuto. I pochi di voi che mi sono davvero fedeli hanno saputo trovarmi; ormai vi conosco abbastanza da sapere che non potreste essere parte di questo baratro di follia. Mi auguro il vostro interesse nei miei confronti non possa mettervi nei guai. Voglio ringraziare te, Anduin, per le belle parole che sei solito regalarmi. Non è il tuo vero nome, anche se hai voluto rivelarmelo di tua spontanea volontà in quest’ultima mail.

Esisti.

Sei reale.

Molto più di quanto possa sembrarlo io.

Ho scelto questo nome per te, perché ti vedo come il fiume che è definito da questo nome nel mondo di Arda. Le tue parole, come un flusso galoppante, riescono a tenere lontani gli spettri che mi inseguono da troppo tempo.

Adesso so che posso fidarmi di tutti voi.

Questa notte ho dormito bene, anche se il fischio del mio naso ha continuato a svegliarmi di tanto in tanto. Forse non crederete a quel che vi sto per dire, ma Avorio ha fatto più volte dei balzi di puro terrore al suono prodotto dalle mie cavità nasali.

Sembra quasi un gatto normale. Quasi…

 

Sono andato avanti con il Diario di Philipp. Abbiamo delle novità, e non potreste neanche immaginare quali. Vi trascrivo di seguito una parte del suo resoconto. */

 

*/ Non ho notato niente di strano in casa. Ho lavato mia tutte le orme. Nessuna traccia dei Dadi. Se solo esistesse un modo per trovarli...

 

Giorno…? Anno…?

 

Quanto tempo ho trascorso nell’oscurità di questa abazia?

Ho vagato come un’ombra nei meandri della mia mente, sinché la sua voce non mi ha richiamato alla realtà: implorava la mia presenza; esigeva la mia attenzione.

Ho errato, nel fare di questo luogo la tomba di quegli infedeli?

Ho errato nel cercar di mio pugno la verità attraverso il sangue?

Sono domande prive di risposta.

Non mi sento colpevole, anche se una parte di me vorrebbe gridare al crimine. Non esiste crimine ingiustificato, se portato ai danni di chi si spaccia per santo!

Ma questi discorsi non mi appartengono… non fanno parte di me. Vengono sussurrati da qualcosa che ho dentro… che sento scavarmi nel profondo.

Vagando nei pressi degli alloggi di Padre Alberto, ho udito spesso una voce eterea.

L’urlo disperato di una donna!

Ho pensato alla Vergine che implora la mia morte, unica via d’espiazione per chi versa il sangue nella casa del Signore. Mi chiedo: questa vergine ha avuto da versare lacrime anche quando i Coloni hanno massacrato la tribù di Zhùt, i Pokanoket, pur sempre nel nome di Dio?

Ho mangiato e bevuto, saccheggiando la dispensa: vi è cibo per una decade, destinato per un solo uomo; vino e sidro per ubriacare i ricordi per sempre. Ma mi manca il sapore del pane. Nel tempo che ho trascorso qui dentro, non ho mai imparato a farlo. In compenso, c’è molto altro che può donarmi sostentamento, e poi c’è l’orto. Ora abbandonato a se stesso.

Nonostante l’abazia sia lontana dai centri abitati, qualcuno è giunto a chieder consiglio, a presentare i propri figli, a consegnare missive da ogni dove. Con voce tonante, li ho respinti tutti:

L’abazia è chiusa: i posseduti non debbono uscire!’ così ho detto loro. ‘Dio lo vuole!’

E se Dio lo vuole, tutti fanno la sua volontà.”

 

Salto poi alla pagina seguente:

 

Quell’urlo disperato non mi ha lasciato dormire. Così, ebbro di follia, ho ceduto alla devastazione: con una zappa ho deturpato gli alloggi, intimandole di tacere! Il suo tono, in tutta risposta, si è fatto più forte, attraverso le pareti. Quel lamento è andato trasformandosi in un verso di senso compiuto.

Ho fame… Perdonatemi, Padre!’

E il mio cuore si è stretto nell’agonia!

Ho creduto Ella, la vergine, avesse fame della mia anima! Così ho ceduto nuovamente ad un impeto di follia. Ho scaraventato a terra la libreria di Padre Alberto, ho mandato in pezzi la sua scrivania e, con un ultimo colpo dotato di una forza che ancora ora stento a creder di aver mai posseduto, ho tirato via il letto che ancora odorava di acqua di rose!

Sconcertato, ho veduto ciò che invero era stato sotto ai miei occhi in tutte quelle ore che avevo trascorso a vagare per la sua stanza, a leggere i resoconti delle sue conquiste: una botola chiusa da una serratura! La voce, con mia estrema sorpresa, giungeva dalle fondamenta della terra…

Il trucco del Diavolo!’ è il primo pensiero che ha ghermito la mia mente.

Ma ero io l’unico diavolo in quel luogo.

Secondo padre Alberto, l’oscurità regnava dentro di me.

Fu questo pensiero a darmi il coraggio di forzare la serratura e, con una lanterna, a spingermi verso il fondo di quella scala in muratura, stretta e ripida, carica di odori malsani e forte di muffa.

Ho sentito dapprima come degli squittii, poi tonfi di passi calcati sulle ossa.

Le tenebre dimoravano nella stanza attigua, ed in quel momento mi soggiunse il tetro stillare di un liquido dal soffitto; la mia mente lo associò al sangue che avevo anzitempo versato, anche se illogico: avrebbe dovuto essersi già seccato. Ma all’arcano è concesso tutto!

Ora che ero lì sotto, mi chiesi, perché non mi riusciva di udire quel lamento?

Vieni fuori, oh vergine che esigi il mio tormento!’ mi venne da gridare; la mia mancanza d’animo però lo tradusse in poco più di un sussurro. Cercai di schiarirmi la gola, ma il terrore che mi assalì, all’udire di nuovo quel tonfo sordo davanti a me, arrivò a seccarmi addirittura la lingua e gli occhi. L’intensità del lume della lanterna, come se un gas lo stesse alimentando, arrivò a darmi fastidio alla vista.

Poi, vidi quell’essere delinearsi al calore della fiamma, al passo del suo macabro tonfo.

Sempre più vicino.

Sempre più rapido.

Mostrati!’ avrei voluto gridare; ma, nonostante il mio volto fosse corrucciato in un’espressione di cieca follia, dentro ero paralizzato dalla paura. Quel vecchio dormiva davvero sopra il Diavolo!

Un altro colpo sordo portò la creatura ad una distanza tale da poterla vedere, da poterne distinguere la rattrappita e deforme ossatura; il cespuglio crespo che ne ricopriva una parte del volto scavato e segnato da ombre profonde come l’abisso dello spazio. Il suo incedere era un atroce scricchiolare d’ossa e cartilagine e, da una bocca che non mi era ancora concesso di scorgere, prese ad esalare uno strozzato lamento gutturale.

L’ennesimo tonfo… e mi fu concesso di vederla in tutta la sua aberrante natura!”

 

Un colpo sordo è riecheggiato per la casa, proprio mentre sto trascrivendo questi appunti di Philipp. Lo sento dall’esterno della mia camera. È lento, cadenzato, come se stesse avanzando nel mio corridoio. Potrebbe essere presto alla mia porta...

Avorio è balzato in piedi da subito, e miagola in modo feroce, come se avvertisse una presenza.

Un altro tonfo!

Credo giunga, in realtà, dal portone blindato.

Non posso restare ancora qui a parlare con voi.

Devo capire cosa sta succedendo.

 

 

Aggiornerò…

 

 

Philipp Lloyd.

   
 
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