Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: eli_mination    19/03/2021    2 recensioni
[AU Distopico]
Sembrava tutto troppo perfetto per gli abitanti del Satellite. Dopo anni, finalmente si sarebbero riscattati con la costruzione del ponte che collega la zona malfamata alla grande città, Nuova Domino. Qualcosa va però storto, a qualcuno piace giocare con il tempo e inserisce un pezzo mancante nella storia che Allen, neo-diplomato nato nel Satellite che è cresciuto con i cambiamenti del suo luogo, conosce. Perché, improvvisamente, si ritrova in una guerra civile che vuole rivendicare i diritti di quell’isola? Con quale assurda coincidenza si unisce ad una banda di sciroccati del Satellite capitanati da Crow Hogan? E come mai quest’ultimo gli ride in faccia quando Allen gli racconta della lotta contro Z-ONE? In quello che sembra un assurdo sogno, Allen abbraccia la causa e darà un’importantissima mano alla rivoluzione in corso. Il tutto mentre cerca di capire come sia finito in quell’arco temporale a lui totalmente nuovo…
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crow Hogan, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Alyssa’s POV

Due paia di occhi scuri e un ciuffo azzurro si sporgono dalla porta, posandosi prima su di me, poi su Crow.

“Ah, sei tu!” esclama il tipo, spalancando l’uscio e invitandoci ad entrare.

Siamo alla sede di riunione degli alleati. Stando a quello che mi ha detto Crow, un tempo questo doveva essere un luogo reclamato dai Vylon, tuttavia, in seguito a svariati scontri, i nostri colleghi sono riusciti a prenderselo togliendo loro anche una parte del dominio che esercitavano sulla zona. Insomma, se prima c’era un favoreggiamento per i Vylon, ora non c’è più! Una piccola vittoria, ma per eliminarli del tutto dovremmo fare ancora molti progressi.

“E chi è questa figa? La tua nuova conquista, eh Crow?” dice, senza mostrarsi.

“Ringrazia che hai la porta a proteggerti.” gli sussurro a denti stretti.

“Nah, ignoralo… Dice spesso cose stupide…” mi rassicura Crow, nascondendo l’imbarazzo ma anche una nota di nervosismo.

Mettendo piede nell’edificio, quella che subito sale al mio naso è una puzza di stantio e di fumo. Poi la mia vista capta anche gli interni del lungo corridoio, che sembra appartenere ad una casa di lusso. Ricordano un po’ il teatro, se non fosse per il fatto che quello non è legno vero ma semplicissima carta da parati. La moquette è impolverata e in alcuni punti forma delle bolle d’aria con il pavimento. Tutto sommato, è molto meglio di quello a cui sono abituata. Mi dà una buona impressione, vorrei vivere qui se non fosse per le lampade a neon gialle e sfarfallanti, il soffitto annerito dal fumo e l’odore di marijuana che mi fa girare la testa.

Le cose positive che avevo da dire sul posto si interrompono appena mettiamo piede nella sala che si trova alla fine del corridoio, sulla destra. È di medie dimensioni, presenta la stessa carta da parati, lo stesso soffitto, si riesce a respirare meglio grazie a delle finestre rettangolari collocate a ridosso del soffitto… Per il resto, sono presenti delle sedie e un divano in pelle marrone così rovinato che per rattopparlo è stato utilizzato del nastro adesivo. Le luci sono molto soffuse, c’è qualche applique in vetro crepato, e, a dare ulteriore atmosfera al luogo, c’è uno stereo che riproduce della musica perfetta per ubriacarsi o farsi una canna…

Difatti, non a caso, in un angolo della stanza ci sono alcuni ragazzi della nostra età che discorrono tra di loro mentre aspettano che uno di loro rolli una joint. Preferirei mille volte stare in mezzo ad una discarica dove danno fuoco agli pneumatici…

“Crow, vecchio mio!”

La voce di un ragazzo attira la mia attenzione. Poco più alto di Crow, il tipo ha una felpa con cappuccio rossa che gli copre la testa, da cui spuntano delle ciocche verdi che gli ricadono sulla fronte, gli occhi blu notte e un sorriso accompagnato da un piercing al lato del labbro inferiore. Ha dei pantaloni neri sgualciti e degli anfibi impolverati color verde militare.

Questo saluta Crow stringendogli la mano e poi abbracciandolo con una veloce pacca sulla spalla.

“Cavolo, è da un po’ che non ci vediamo!” afferma il ragazzo.

“Beh, da un paio di mesi o giù di lì… Ti vedo dimagrito!” scherza Crow.

Ridono per alcuni istanti, poi si accorge della mia presenza.

“Tu devi essere… Alyssa, giusto?” mi porge la mano lui. “Molto piacere, Joseph! Questo delinquente mi ha parlato di te!”

Si riferisce a Crow… Cosa avrà mai detto? Oh, Alyssa, magari gli avrà semplicemente riferito che sarebbe venuto con me… Non farti strane idee…

“Spero che te ne abbia parlato bene.” dico con un mezzo sorriso mentre gli stringo la mano.

“Mh, chissà!” alza le braccia Joseph. Crow, d’altro canto, si gratta la testa. “Accomodatevi pure!”

Il ragazzo dai capelli verdi ci indica il divano, su cui io e Crow ci sediamo, proprio di fronte a lui.

“Allora, Crow, come vi stanno andando le cose? Ho sentito dire che avete fatto passare una banda dalla nostra parte!”

“Si, gli X-Saber! Anche se vorremmo prima testarli per capire quanto possano essere affidabili…” gli spiega Crow, incrociando le gambe. “Arriviamo al sodo, come mai ci avete convocato?”

Joseph si sporge in avanti, poggiando i gomiti sulle cosce.

“Dunque, alla riunione doveva essere presente anche il resto dei Flamvell, i miei compagni… Purtroppo sono dovuti scappare in missione per andare a placare un po’ le acque in una zona neutrale del Satellite, per questo mi faccio portavoce di tutti, in particolare del mio capo…” dice. “Dovevamo discutere del piano per arrivare a Neo Domino senza farci ammazzare.”

“Si, con le barche…” sussurra Crow.

“Quello era il piano iniziale, però, grazie ad un confronto nella nostra coalizione ci siamo resi conto che non si può assolutamente fare. In primis ci localizzerebbero subito e moriremmo prima di rendercene conto. Seconda cosa, non possiamo scaricare un centinaio di persone su delle barche. Dove ce le procuriamo?” puntualizza Joseph.

“Vero, non abbiamo le risorse per farlo.”

“Però non scartiamo completamente questa opzione, magari potremmo mettere alcuni di noi su dei pescherecci e farli infiltrare a Neo Domino come clandestini, in qualche modo… Non sappiamo cosa aspettarci, sicuramente il porto sarà sorvegliatissimo, ma le altre aree costiere? Insomma, capisci che è un rischio enorme…”

“Il rischio c’è sempre, qualsiasi sarà la nostra soluzione.” mi intrometto io. Di certo non siamo stupidi, non possiamo aspettarci di compiere una rivoluzione con le forze dell’ordine che ci dicono “Prego, da questa parte per assassinare il dittatore!”.

“Esatto, ma dobbiamo far sì che un gran numero di noi arrivi effettivamente in città. Se perdessimo anche solo metà del nostro esercito, sarebbe una missione suicida. Niente di più.” sostiene Joseph.

“Capisco il ragionamento, ma credo che in parte sappiamo a cosa stiamo andando incontro…” ribatto.

“Alyssa ha ragione.”

Mi giro verso il capo.

“D’altronde, anche il fatto di riunirci qui è un grosso pericolo che stiamo correndo, quindi ormai che importanza ha?” continua a dire. “In sostanza, siate meno cagasotto!”

“Oh, ma lo penso anche io, Crow!” sorride Joseph. “Il discorso è ‘Come introdurci in città senza perdere troppi uomini’!”

Bella domanda… Non che ci siano chissà quante alternative.

“Le idee sono svariate: c’è chi vorrebbe fare un raid sul ponte, chi vuole le barche…” continua il ragazzo. “Qualche pazzo vuole arrivarci a nuoto… Non sopravviverà…”

Come facevano prima le persone a raggiungere la città senza farsi beccare o rischiando al massimo la prigione? Un momento…

“Yusei.” dico. Solo quel nome attira lo sguardo di Crow su di me. “Yusei Fudo. Come ha fatto a raggiungere la città?”

Entrambi si prendono del tempo per riflettere.

“Yusei utilizzò il tunnel di scarico per arrivare a Nuova Domino e sfidare Jack Atlas.” dice Joseph. “O almeno credo…”

“Non avete mai considerato l’ipotesi di usare proprio quel tunnel?” domando.

“In effetti no… Però credo che sia lo stesso discorso del Ponte Dedalo, anche quello avrà un sacco di sorveglianza…” sussurra Crow.

“Credi oppure ne sei certo? Avete mai messo piede lì da quando si è instaurato il regime dittatoriale?” chiedo a entrambi. Si guardano e scuotono la testa.

“Dobbiamo condurre delle indagini più approfondite per capire se si può fare… Intanto, teniamo in considerazione l’idea!” sostiene Joseph. “Qualche altra-”

Sentiamo un rumore di porta che sbatte, che porta i ragazzi impegnati a discorrere nell’angolo a girarsi e spegnere quella musica ripetitiva. Il silenzio, seguito da un vociare insistente e dei passi sempre più vicini. Per un attimo temo il peggio, poi vedo un ragazzo e una ragazza insanguinati che reggono sulle spalle un loro compagno. Il volto completamente pieno di sangue, la maglia sporca di quello stesso liquido viscoso e gli occhi chiusi, a significare che il ragazzo è quasi incosciente.

“Spostatevi da quel divano!” urla la ragazza, terrorizzata e affranta. Io e Crow ubbidiamo all’istante, mentre Joseph si alza lentamente dalla sua seduta.

“George…” mormora, con poco fiato. “Chi cazzo è stato?!”

“I Vylon! Si sono intromessi nello scontro!” esclama il ragazzo, mentre aiuta l’altra a stendere il tipo insanguinato sul divano. All’apparenza, George sembra essere più giovane di me e Crow, avrà sui sedici anni... Cosa diavolo ci hanno fatto… Ci mettono ogni giorno l’uno contro gli altri…

“Giuro che li ammazzo!” grida Joseph, arrabbiatissimo. Fa per gettarsi sull’uscio quando viene bloccato da Crow, preso per le spalle.

“Joseph, ora sei solo arrabbiato, non farlo!”

“Cosa dovrei essere? Felice perché il mio migliore amico è stato ferito in quel modo da membri di quella banda?!” domanda, divincolandosi dalla presa del mio amico.

“Tu, piuttosto, cosa vorresti fare? Gettarti da solo nella mischia e facendoti picchiare a morte da tutti?” ribatte Crow, scuotendolo. “Troveremo il modo, Joseph.”

“Allora spero per voi che riusciate ad organizzare una squadra numerosa perché non vedo l’ora di abbatterli tutti, uno dopo l’altro!” ringhia Joseph. I suoi occhi si illuminano per le lacrime di rabbia che sta trattenendo. “Non ci andrò da solo, ma voglio almeno la testa di uno di loro! Solo uno, il resto per me può essere cibo per i pesci!”

“Joseph, adesso basta!” esclama la ragazza, ancora in lacrime. Poi si rivolge anche a me e Crow. “Voi due, ci sono altri due ragazzi che sono stati feriti. Potete prestargli soccorso? Hanno ferite meno gravi!”

Io guardo Crow, lui guarda me.

“Andiamo!” gli dico, scattando verso la porta.

 

Jasper’s POV

Parcheggio la moto nel garage e getto la giacca sul divano con un colpo secco. Per il momento ho finito, forse dopo dovrò ritornare in sella e per la perlustrazione notturna.

Allen solleva finalmente lo sguardo verso di me dopo essere stato fisso sulla televisione a premere tasti a caso sul controller di quella stupida console. Non capisco cosa ci sia di divertente, sono solo delle immagini su schermo che compiono azioni dopo aver dato loro un comando, un “input”, come dicevano quei saccenti professoroni che erano i miei colleghi poliziotti.

“Non ti rompi il cazzo a passare le giornate con il culo sul divano a distruggerti la vista davanti allo schermo?” gli domando, posando il casco su un vecchio mobile in legno rovinato dal tempo.

“Oh, beh… In realtà si, volevo farmi un giro anche io ma… Beh, ordini di Crow…” bofonchia.

“La prossima volta ribellati, caccia gli attributi!” esclamo, sedendomi sulla poltrone e sprofondandoci dentro.

“Non fa nulla, ero anche stanco…” sospira. Che mammone! Oh, poverino, ha sonno! Bah… Qui siamo stanchi perennemente ma non ci lamentiamo se ci prendono a calci in culo tutti i giorni. Eseguiamo… E poi, al momento giusto, attacchiamo.

“Un momento, dov’è Lucy?” domanda Allen. “Non eravate usciti assieme?”

“Se non te ne fossi accorto, eravamo su due moto diverse.” rispondo freddamente. “Ogni volta che perlustriamo si prende sempre del tempo per recarsi da una parte… Non so bene dove, ma tanto… Cazzi suoi.”

“E se fosse in pericolo?!”

“Ci hai per caso presi per stupidi?!” mi altero io. “Non siamo di certo dei coglioncelli, se vediamo un guaio cerchiamo di allontanarci il più possibile. Non come te, che per ben due volte hai rischiato la vita… Per cosa poi? Perché in determinate situazioni non sai come comportarti. Il fatto che quel giorno tu l’abbia fatta scampare a Crow e Tom è stato fantastico, ma se la sarebbero cavata benissimo anche senza di te.”

Lo vedo aprire bocca come per ribattere, ma quello che fa è storcere il naso e abbassare lo sguardo, indispettito. Espressione corrucciata, occhi semichiusi dalla rabbia.

“Come volevasi dimostrare.” commento io, con una risata. Quanto amo avere ragione! “Non riesci nemmeno ad argomentare sul perché Crow non avrebbe dovuto introdurti alla squadra.”

“Taci.”

“Oh, perché dovrei farlo?” continuo io. Amo provocare la gente, vedere fino a che punto si spinge. Solo in situazioni di stress puoi capire davvero il carattere di una persona. “Perché non dovrei avere motivo di parlare così di te?”

“Tu hai questa convinzione che io non abbia mai lottato una singola volta da quando sono nato qui al Satellite. Da quando mia madre è morta e ha lasciato me, mio fratello e mio padre a cavarcela da soli. Non è stato per niente facile, Jasper. Mio fratello Kyle era ancora piccolo quando è successo. Nonostante lo sconforto ho sempre lottato, garantendo a me stesso e al resto della mia famiglia un barlume di speranza, anche piccolo.”

Rimango ad ascoltare attento le sue convinzioni, espresse con tono rabbioso. Non ha ancora spiegato il perché dovrebbe rimanere qui.

“Come te, non sono mai stato privilegiato. Siamo molto simili. Entrambi siamo cresciuti in un posto schifoso, entrambi abbiamo avuto le nostre difficoltà… Ed entrambi abbiamo la stessa speranza a portare avanti il Satellite, la stessa che ti ha fatto creare questo gruppo più o meno unito.”

Sbarro gli occhi mentre lui solleva la testa e mi fissa.

“Si, Crow me lo ha raccontato. Voi due siete i fondatori.” annuisce, alzandosi in piedi. “Vuol dire che tu, di tua spontanea volontà, un giorno ti sei alzato dal letto e hai pensato a quanto fosse sbagliato tutto questo. Hai accettato di creare quello che vedi. Hai accettato di riunire persone con lo stesso obiettivo. Beh, io sono uno di loro, che ti piaccia o no.”

Rimane quei pochi secondi in silenzio. Dannato Crow, perché gli hai raccontato che sono venuto da te a chiederti di aiutarmi a formare un gruppo di sostegno del genere?!

“Datemi fiducia, datemi il tempo di migliorare. Vedrete che vi sarò più utile di quello che pensate.” sibila, infine. “Per il resto, non mi aspetto che tu capisca le mie motivazioni. Non sai cosa vuole dire volere bene a qualcuno, Jasper.”

Detto ciò, si reca in bagno sbattendo la porta. Mi fa incazzare, mi fa davvero incazzare. Che cosa, precisamente? Il fatto che si sia permesso di alzare la voce? No, me ne sbatto. Il fatto che mi abbia additato come un senza emozioni? Quello per me è un mezzo complimento: meno ti fai guidare dalle emozioni, più intelligentemente vivi la tua vita perché ti affidi solo al cervello.

No… è il fatto che lui abbia dannatamente ragione. Non ho mai avuto persone accanto a me a cui volere bene, non ho mai avuto rapporti umani con delle persone, ho sempre provato schifo per tutti tranne di me stesso. Allen ha ragione, non potrò mai capire che cosa si cela dietro la sua scelta di salvare il Satellite, così come non potrò mai capire perché lo facciano Lucy o Crow.

Ma la cosa che più mi fa ribollire è il fatto che anche Crow non aveva torto. Prendersi Allen in squadra è stata un’ottima scelta… brutto stronzo di un pel di carota…

 

Lucy’s POV

Apro gli occhi, con la luce del sole che, seppur soffocata da alcune poche nuvole vaganti, mi acceca. Ah, devo essermi addormentata… Che ore sono? Mi alzo per affiancare la moto e rovisto nel portaoggetti. Ecco, l’orologio. Sono le undici e mezza. Menomale, credevo fosse passato molto più tempo. Non avrei voluto far preoccupare i miei compagni…

Mi scrollo di dosso un po’ di sabbia rimasta attaccata ai miei vestiti e i lunghi capelli neri. Shinji mi aveva detto di non tagliarli, secondo lui ci stavo bene.

Vengo spesso qui in spiaggia dopo le ricognizioni, mi ricorda quegli appuntamenti che io e lui ci gustavamo. Al tempo eravamo poco preoccupati dei nostri destini, due fidanzati che facevano tutto quello che due fidanzati facevano normalmente… A dire il vero, non mi sono mai preoccupata dei miei coetanei e non mi è venuto il pensiero di unirmi ad una banda finché lui… No, non oso credere che sia morto. Tutti mi dicono “Non voglio illuderti, quindi ti dico che secondo me lui non ne è uscito vivo da quando la polizia lo ha catturato!”. Stronzate, lui non è morto. Lo credevo anche io, il giorno in cui l’hanno portato via… Temevo che fosse morto, che l’avrebbero ucciso. Invece qualcosa mi dice che lui è ancora tra noi. Me lo sento.

Sono molto spirituale, se fosse morto lo avrei sentito proteggermi, in qualche modo avrei percepito la sua presenza. Invece no, lui non mi ha mai difeso da quando se n’è andato. Se non può farlo, vuol dire che la sua anima è ancora nel suo corpo e non può aiutarmi. Sono io a dover aiutare lui, costi quel che costi. Non lo lascerò morire.

Lascio le spiegazioni solo a chi vuole ascoltarmi davvero, mi sono stancata di sentirmi dire che sono pazza solo per questo. Lui si è impegnato così tanto per il Satellite, non lascerò che il suo lavoro venga sprecato. Questo è il motivo per cui mi ritrovo nella banda. Da sola non ce l’avrei mai potuta fare.

Sollevo lo sguardo verso l’orizzonte. Non c’è nulla, solo il mare. Chissà, magari oltre c’è qualcos’altro… Per ora, non lo sapremo mai, quasi nessuno ha avuto la possibilità di lasciare il Satellite appena era possibile. Beati quelli che ce l’hanno fatta… Se ce l’hanno fatta…

Mi metto in sella alla moto.

Shinji, ovunque tu sia, ti prometto che un giorno torneremo qui ad osservare l’orizzonte. Per adesso, mi tocca tornare alla base.

 

Angolo Autrice

Ciao ragazzi!

Lo so, il capitolo di oggi è più breve del previsto, seppur di una centinaia di parole. L’ispirazione non è stata molto dalla mia parte, per la verità ^^’

Ho già in mente cosa far succedere nel prossimo capitolo, quindi spero di performare (?) meglio con la settimana prossima.

Intanto vi lascio, come di consueto, la canzone di oggi. Avrete notato il titolo in cirillico… Beh, qui vi verrebbe da dire “E adesso come me la cerco? Non ho mica la tastiera in alfabeto russo!”. Tranquilli ragazzi, vi basta cercare “Sudno” (la trascrizione in alfabeto latino di quella parola) di una band chiamata Molchat Doma. Stra-consigliata da ascoltare sia nel POV iniziale che in quello finale!

Tuttavia, c’è un remix di questa canzone in particolare che mi ha catturata parecchio, che trovate cliccando qui. È stata proprio con questa versione che ho scritto gran parte del capitolo, quindi ve la consiglio di più rispetto l’originale (ma alla fine, fate quello che volete xD).

Nulla ragazzi, nella speranza che in questa settimana riesca a scrivere di più, noi ci rivediamo venerdì! ^^

Ciauuuu!

  
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