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Autore: velvetmouth    27/08/2009    1 recensioni
Paul litiga con gli altri e sale sulla macchina partendo all'impazzata. Trova una giovane autostoppista e decide di farla salire... Ma non sa che sta per succedere qualcosa di straordinario...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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No, no, non ci siamo! Fermi tutti!
Gridò una voce acuta. La musica cessò.
Le chitarre si ammutolirono e i piatti della batteria non tintinnavano più.
Oh, che palle Paul, sempre la stessa storia!
John era esasperato e si notava dal tono della sua voce.
Possibile che stai sempre a bacchettare come una vecchia maestrina zitella?
Ringo e George scoppiarono a ridere.
Paul lanciò loro un’occhiata di fuoco.
Mi chiedo ancora perché resto con voi, che di musica non ne capite un’emerita sega!
I tre lo guardarono offesi e anche un po’ stupefatti.
Sì,ok, era noto che Paul fosse il più pignolo e il più esperto di musica in genere, ma il fatto che glielo facesse notare fece capire loro che era come temevano.
Paul aveva sempre pensato di essere superiore.
Non era una sorpresa, a dirla tutta, ma Ringo, George e John non ci avevano mai dato peso.
Pensavano che Paul scherzasse, che sì, avesse un ego molto smisurato rispetto all’effettiva realtà, ma per loro non era un problema.
Era definito il ‘’bel Beatle’’, un po’ di orgoglio bisognava lasciarglielo.
Ma non si trattava di questo...
Erano arrivati ad un punto di rottura, di non ritorno.
Non erano più i quattro ragazzini di Liverpool che suonavano al Cavern con due tizi come pubblico, adesso erano i Fab Four e i rapporti, anche se come fama e soldi andavano alla grande, si iniziavano a rompere.
E allora vattene Paul, la porta è lì! Nessuno ti fermerà, sta tranquillo!
Disse George, stranamente irritato, indicando la porta dietro di loro.
Lo sguardo di Paul era tradito, infastidito...
Quelli che aveva davanti non erano più i suoi amici di un tempo. Prese la giacca e se ne andò, sbattendo la porta.
Che se ne vadano al diavolo quei tre imbecilli! Non sono niente senza di me! Niente!
Paul salì sulla sua macchina, dando un ultimo sguardo alla porta della sala prove dalla quale era uscito.
Non aveva nessun rimorso...
Proprio nessuno...
Pigiò il piede sull’acceleratore e partì.
Ripensò agli anni addietro.
Di come tutto andasse stramaledettissimamente bene, di come si trovassero tutti più o meno d’accorto, certo le liti con John c’erano sempre, ma si sapeva che fra i due erano quelli con il comportamento da leader...Gli scontri erano inevitabili...
Ma basta pensare al passato.
Adesso i Beatles non c’erano più, erano morti.
La velocità aumentava e Paul si rendeva conto di quello che aveva fatto.
Troppo tardi, è troppo tardi ormai...Non saremo mai più quelli di prima, sia che io ritorni o meno...Cazzo, voglio solo tornare a casa!
Pensò a Linda e a come avrebbe rotto le scatole sapendo che aveva di nuovo litigato con ‘’i ragazzi’’ come li chiamava lei.
Non capiva, non capiva che non erano più il gruppetto di amici di un tempo...
Era preso dai suoi pensieri quando vide una ragazza, scossa in volto, lacrime che scendevano sulle guance.
Decise di fermarsi, tanto, peggio di così non poteva andare e poi, la ragazza non sembrava stare bene.
Hey, me lo daresti un passaggio?
Chiese lei, ancora piagnucolante.
Certo, salta su!
Disse Paul, con la sua voce allegra di sempre.
Scaccia via i pensieri brutti, Paul, dai...
Si ripeteva.
La ragazza salì sopra.
Non lo aveva riconosciuto, infatti continuava a guardare fuori dal finestrino.
Sembrava preoccupata, scossa.
Qualcosa non va?
Chiese Paul, stranamente tranquillo rispetto a poco prima.
La ragazza rimase a fissare il finestrino, volgendogli le spalle.
Tirò su col naso.
E’ che...Sono incinta...
Rivelò continuando a scrivere sul vetro appannato. Paul si voltò un attimo a guardarla.
Scommetto che i tuoi non lo sanno e sei scappata per questo...
Disse con un sorrisetto confortante.
Voleva aiutarla, anche solo parlandogli.
Già...
Disse in una specie di mugolio, aveva le braccia attorno alle gambe e continuava a guardarsi le scarpe.
Il mio ragazzo lo sa e ha detto che è contrario all’aborto, ma io questo bambino non lo voglio...Io...Io non so se potrei...
Stavolta la ragazza si era voltata, alla ricerca di un appoggio in quel ragazzo così gentile che l’aveva soccorsa.
Erano all’interno di una galleria, perciò non riuscì a vedere il viso del guidatore.
Senti...L’unica cosa che posso dirti è di seguire il tuo cuore, non pensare al dopo...Pensa a quello che ti senti dentro...Un bambino è un bambino, me ne rendo conto, ma... Pensa al suo futuro...Se lo uccidi non avrà possibilità...
Si interruppe, sorridendo verso la giovane.
A proposito, mi chiamo Paul.
Non aveva pensato neanche per un momento che la ragazza fosse una fan accanita dei Beatles e quindi, non aveva pensato ad un nome fittizio.
Paul...Mi ricordi qualcuno...
Disse la ragazza osservandolo nella penombra.
Ah, si?, me lo dicono in tanti...
Rispose Paul nascondendo un sorrisetto.
Io sono Rita, comunque!
Disse cercando di sorridere.
Vado all’ospedale per...
Disse intristendosi.
Sicura di volerlo fare?
Chiese di nuovo Paul, accelerando.
Sì, ci ho pensato molto...
Ok, ti porto lì e poi vado a casa, tanto non è molto lontano...
In quel momento la luce tornò sui loro volti e Rita, che aveva avuto una strana sensazione, capì perfettamente di avere il suo idolo accanto.
Oddio mio!
Gridò entusiasta.
Cosa?
Rispose Paul leggermente spaurito.
Sei Paul McCartney, oh mio dio! Oh no, non ci credo sei proprio tu! Sei il mio preferito!
Rita iniziò a saltare addosso a Paul.
Lui era nel panico.
Rita, si ok...Mi fa piacere, ma possiamo...Rita, ti prego, staccati!
Aveva iniziato a baciarlo sulla guancia e a stringerlo in un abbraccio così stretto che non riusciva più ad arrivare al volante.
Superarono un semaforo a tutta velocità.
Era rosso.
In quel momento un enorme camion attraversava la strada.
Un grosso boato, poi più nulla.
L’ultima cosa che aveva visto era stato un albero, aveva sentito come in lontananza, ovattato, l’urlo di terrore di Rita.
Lo sapevo che le fan, prima o poi...Mi avrebbero ucciso...
Pensò sarcastico, prima di chiudere gli occhi, come preso da un sonno profondo.

Riaprire gli occhi fu difficile, anche perché credeva di essere nell’Aldilà.
O forse c’era veramente.
Vide John, Ringo e George.
Ehy ragazzi, sono tornato...Sono stato un coglione, lo so!
Disse con aria dispiaciuta, alzandosi a fatica e poggiando il braccio sulla spalla di John.
Loro non sembrarono accorgersi di nulla... Lo ignoravano, ma non sembravano farlo apposta, sembrava piuttosto che fossero stati immobilizzati.
John...?
Chiese Paul parandosi davanti all’amico e passando una mano davanti agli occhi.
No, non lo vedeva...
Sembrava cieco.
Andò davanti a Ringo.
Dai, basta con gli scherzi, scemo!
Gli disse scompigliandogli i capelli con un sorriso idiota.
Nessuna risposta, neanche un battito di ciglia.
Paul si ammutolì all’improvviso, preso dal panico.
Lo sguardo degli amici era fisso, vitreo.
Oh mio Dio...
Cosa è successo Georgy? Rispondimi!

Aveva detto in preda al panico, iniziando a scuotere il chitarrista dalle spalle.
Eddai, vi prego! Ho detto che mi dispiace!
Urlò, preso dalla paura e con fiotti di lacrime che uscivano dagli occhi.
Era un incubo, doveva esserlo!
Oh dio,che cazzo...Oh no, io non volevo morire! Che ho fatto?!
Iniziò a tormentarsi, mettendo le mani fra i capelli e a piangere disperatamente.
Dov’era?
Spostò lo sguardo dove c’erano i suoi amici.
Erano ancora lì, le facce inespressive e immobili.
Si, Paul, è un brutto sogno, ora chiudi gli occhi e non ci sarà più niente...


Cercava di ripetersi, tranquillizzandosi, ma non faceva altro che peggiorare...
  
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