Segreti di famiglia
“Se tu
muori non posso vivere, la mia vita e la mia morte
sono legate a te, perché ti amo, Alcesti”
Harry
bussò impaziente alla porta. Dopo lunghi attimi
spuntò
il volto del professor Lupin. «Oh Harry, sei tu.»
«Sì.
Sono passato a vedere Teddy. Gli ho portato una scopa
giocattolo per fare qualche tiro a Quiddictch e…»
La
vivacità di Harry sparì quando vide meglio
l’aspetto di
Lupin. L’uomo sembrava invecchiato di dieci anni. Aveva visto
altre volte la
prossimità della luna piena, fargli quell’effetto,
ma mai così.
«Posso
ripassare, se è un brutto momento.»
«No,
no, entra pure. Teddy è di là nella sua
cameretta.»
«Va
bene» disse dubbioso «Tonks è in
casa?»
«No.
Lei è… uscita.»
«Remus
sei sicuro che va tutto bene.»
«A
dire il vero non sono mai stato meglio in vita mia»
rispose amaramente Lupin.
Harry
fissò il corpo magro e incurvato e poi andò dal
suo
figlioccio.
Varie
ore dopo Harry entrò nella cucina. Trovò Luoin
davanti a un piatto intonso. “Remus”
disse. L’uomo ci mise un po’ ad accorgersi di lui.
“Sì?” “Teddy era molto
strano oggi. Piangeva diceva delle cose senza senso su Tonks. Ci ho
messo un
sacco a distrarlo. Remus, cosa è successo?”
L’uomo
si prese il volto tra le mani.
“È
successo che… Che sono guarito” fece una risata
strozzata.
“Cosa?”
“Guarito.
Non sono più un lupo mannaro.”
“Ma
è impossibile.”
«Lo
pensavo anch’io. Ma mi sono imbattuto in un’antica
magia.
Una magia in grado di spezzare la mia maledizione, liberarmi della mia
natura
di mannaro. Non l’avessi mai trovata. La magia è
in grado di liberare una
persona dalla maledizione, ma a patto di trasferirla in un altro corpo.
Un’altra persona deve prendersi questo peso e deve farlo
volontariamente.
I miei attacchi
si stavano facendo sempre più feroci e le
pozioni non bastavano più. Dovevo liberarmi della
maledizione o sarei stato un
pericolo per Tonks e Teddy e avrei dovuto abbandonarli per andare a
vivere tra
i branchi selvaggi dei mannari. Ma a chi dare un simile fardello? Mio
padre si
offrì. “Io ti ho causato questo male io te ne devo
liberare.” Parole purtroppo,
nel suo cuore non riusciva ad accettare di ricevere una simile
maledizione e
perciò, quando
abbiamo provato a usare
l’incanto, non ha funzionato. Nessun altro si è
sofferto degli amici senza famiglia.
E come biasimarli?
Mi ero
rassegnato a passare l’ultimo ciclo lunare con Dora e
Teddy per poi abbandonarli per sempre. Ma invece lei ha
deciso… lei ha…» non
riuscì a finire.
«Si
è offerta lei?»
«Non
l’ho realizzato fino a quando era troppo tardi»
singhiozzò Lupin «Ha detto che avevo sofferto per
tutta la vita, mentre lei
aveva avuto solo felicità. Non voleva che non potessi stare
con Teddy. Sapeva
che era la mia paura più grande quella di non poter essere
un padre normale.»
«Perché
mi hai accolto come se nulla fosse. Sono un ragazzo, ma
sono anche il padrino di tuo figlio. Non hai alcuna fiducia in
me?»
«Tu
hai già sofferto abbastanza Harry, non volevo addossarti
anche questo. Non sono mai stato bravo a condividere i miei dolori. Con
Dora
ero riuscito… Ma ora non ha importanza. Harry, non sposarti
mai e non avere mai
figli. Non hai idea del dolore che–»
«Dove
si trova adesso?»
«Io
non…»
«DOVE
SI TROVA?»
«Nella
Foresta Proibita. Il branco a cui dovevo unirmi si
trova lì. Almeno avrei sempre avuto Hogwarts nelle
vicinanze. Ora che so che
Dora è laggiù, non credo riuscirò mai
più a avvicinarmi al castello» si prese
il viso tra le mani.
Harry
sbuffò infuriato. Anche ora che Voldemort era
sconfitto, tutti continuavano a nascondergli segreti, a proteggerlo, a
sacrificarsi per il Ragazzo che è Sopravvissuto.
Lasciò
Lupin nel salotto e salì nel suo studio.
Quando ridiscese
il suo vecchio professore era crollato sul
divano in un sonno agitato. Harry passò un’ultima
volta nella cameretta di Teddy.
I capelli del figlioccio cambiavano colore a ogni respiro rilassato,
dentro la
culla. «Basta madri che devono morire per propri
figli.»
Lupin depose
Teddy nel lettino. Gli sembrava un miracolo che
fosse riuscito a addormentarsi dopo i pianti isterici di quella serata.
A quel punto
crollò anche lui. Si trovò a piangere accanto
alla
culla, soffocando i singhiozzi. Come aveva potuto fare una cosa del
genere a
Dora e a Teddy? La sua maledizione aveva colpito nel modo peggiore. Ora
con che
coraggio avrebbe potuto guardare negli occhi i suoi amici, suo figlio,
sapendo
ciò che aveva causato all’amore della sua vita.
“Ti avevo avvertito all’inizio
Dora, che il mio amore non ti avrebbe portato altro che
sofferenze.”
Improvvisamente
sentì bussare. Se fosse stata Andromeda non
avrebbe avuto la forza di reggere un confronto. A malincuore si
alzò e andò ad
aprire. Trovò Harry invece. La sua visita di pochi giorni
prima gli sembrava
una vita fa. Il ragazzo doveva avere un aspetto anche peggiore del suo.
La
faccia era sporca e graffiata e i capelli, che già
normalmente erano
indomabili, sembravano la tana di qualche animale.
“Harry
cosa ci fai qui a quest’ora?”
“Ho
bisogno di parlarti.”
“Harry
scusami, ma è stata una giornata lunga. Entra pure
mangia e riposati, ma per favore non voglio parlare
di…”
Fu allora che
noto la figura dietro di lui. Era una donna,
poco più grande di lui, dai lineamenti comuni, i capelli
color topo. Non voleva
che la sconosciuta sentisse altro su quella storia.
“Non
devi parlare” disse Harry. “Basta che ascolti.
Remus
io non ho mai voluto che qualcuno dovesse morire per me. E ho
continuato a vedervi
sacrificare tutto a fare tutto per proteggere me. Quindi capisco quanto
tu stia
male in questo momento. Ma se tu… e Dora, mi avete scelto
come padrino di Teddy
mi avete chiesto di far parte della vostra famiglia. E non voglio che
mi più ci
si debba nascondere qualcosa nella nostra
famiglia!»
“Papà”
risuonò una vocina. Harry doveva aver alzato troppo la
voce. Una piccola figura apparve sulla porta. Teddy si stropicciò
gli occhi rossi. Appena vide la
donna urlò: «Mamma!». Gli occhi di Lupin
guizzarono tra il figlio e la
sconosciuta. Teddy corse verso la donna e le si avvinghiò
alle ginocchia fino a
farle perdere l’equilibrio. Il viso finora impassibile di lei
si aprì in un’espressione
di gioia. I connotati ribollirono e i capelli smorti guizzarono
colorandosi di
viola. Remus afferrò lo stipite della porta per non cadere.
Gli occhi si riempirono
di un nuovo tipo di lacrime. «Dora!»
Corse
ad abbracciarla
insieme al figlio. “Tesoro perdonami, perdonami. Sono stato
uno sciocco anche
solo a pensare di volere ricorrere a quella magia. Non avrei
dovuto…» la voce
si incrinò. Dora sorrise e gli passò una mano
sulla guancia.
Gli occhi di
Lupin fissarono per un attimo la luna piena nel
cielo e poi la donna tra le sue braccia.
«Stai
bene? Non ti hanno fatto niente di grave?»
La moglie scosse
la testa sorridendo dolcemente.
«Non
potrà parlare per almeno tre giorni» disse Harry.
«Un
piccolo prezzo del processo per portarla via dalla foresta.»
Lupin continuava
a lanciare singhiozzi felici.
«Harry
tu non avresti dovuto. Come hai fatto Harry? Nessuno mago
è mai guarito dalla maledizione dei mannari.»
«Davvero?
Credevo di aver parlato con uno di quelli qualche
sera fa. E ho seguito le sue ricerche. Ho studiato le istruzioni per
l’antica
magia tra i tuoi appunti. E ho trovato un modo per evitare che qualcuno
dovesse
pagare il prezzo della maledizione.»
«Ma
come? Io–»
«Sono
andato nella Foresta Proibita a cercare Dora. Ma prima
sono passato a prendere una certa cosa che avevo lasciato a
scuola.» Sfilò
fuori dalla tasca una bacchetta. Non la sua in acero, ma una in
sambuco.
«Ora
la maledizione ha abbandonato il suo corpo e l’ho
confinata in un luogo sicuro. Dove non potrà più
far male a nessuno.»
Remus rimase
senza fiato. «Harry io non so come ringraziarti»
liberò un braccio da Tonks e tese la mano. «Vieni
qui»
Harry ancora
dolorante per la battaglia con i mannari si
avvicinò e strinse la coppia.
Passarono
un’altra ora tutti insieme prima che Teddy si
addormentasse. Harry lo prese come il segnale per ritirarsi.
Salutò Lupin che
non smetteva di ringraziarlo. Sull’uscio diede un ultimo
sguardo alla famigliola,
poi chiuse la porta.
Attraversò il
vialetto e i raggi della luna, ormai alta, splendettero
su di lui. La testa gli barcollò. Si grattò la
mano sinistra e la piccola frase,
ormai illeggibile, di molti anni prima: Non devo dire bugie. “Nella
nostra famiglia non voglio che si debba nascondere qualcosa mai
più. Ti ci
vorrebbe una bella punizione Signor Potter. Stavolta l’hai
fatta veramente
grossa.”
Note
d’autore
Questo
contest mi ha tirato
fuori da un blocco creativo. Un connubio interessante. “Fun
fact”: mi è
sembrato molto meta che nella versione di Alcesti che ho trovato su
YouTube
l’attore di Ercole era il doppiatore di Sirius.