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Autore: musa07    21/03/2021    5 recensioni
"Era successo tutto così velocemente.
Ok, Iwaizumi era sempre veloce. Diretto e immediato. Ma caspita!
E dire che l’aveva visto incazzato un’infinità di volte. E la maggior parte contro di lui.
Ma così non l’aveva visto mai. Perché non era incazzato con lui, come per il novantanove per cento dei casi, ma lo era per lui. Per difendere lui [...]
Erano usciti da una delle porte sul retro, illuminati dalla luce fioca di un lampione che si stagliava sopra le loro teste.
Da quando avevano lasciato la sala erano ancora in completo silenzio. Tooru gli aveva preso la mano con la quale aveva colpito il tizio e vi aveva posato sopra il ghiaccio, continuando a tenere gli occhi su di essa – in un ostinato silenzio - e Iwaizumi sentiva perfettamente come la mano che aveva preso la sua stesse tremando. Lui, dal canto suo, non riusciva a staccare gli occhi da quel volto perfetto, scrutava tra le ciocche castane gli occhi nocciola, cercando di decifrarne l’espressione, non capendo se Tooru fosse arrabbiato o meno [...]"
Di come Iwa-chan difende Toorulovegnocco e poi è costretto a scendere a patti con la realtà.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stranamente
non ho niente da dire,
ci sentiamo alla fine.

È iniziata la primavera
(anche se dalle mie parti
fa ancora molto freddo per fortuna)
vado in letargo, cia’.

 

 

Esiste un momento in cui il Silenzio inizia a raccontare

 

Era successo tutto così velocemente.

Ok, Iwaizumi era sempre veloce. Diretto e immediato. Ma caspita!
E dire che l’aveva visto incazzato un’infinità di volte. E la maggior parte contro di lui.
Ma così non l’aveva visto mai. Perché non era incazzato con lui, come per il novantanove per cento dei casi, ma lo era per lui. Per difendere lui.

Era successo tutto così velocemente. Un istante prima aveva la mano di quella lurida merda che gli stringeva il polso con il chiaro intento, non solo di fargli volutamente male, ma anche per tentare di trascinarlo distante da lì e l’istante dopo ecco che la mano che si era posata sullo stesso identico punto era quella di Iwaizumi; la presa era salda e sicura ma delicata. Non che Tooru avesse bisogno di essere difeso, si sapeva difendere egregiamente, e molto bene anche, in particolar modo con la lingua tagliente che si ritrovava ad avere e le sue battutine al vetriolo. Né tanto meno si poteva dire che fisicamente fosse debole, con il suo metro e 84 e senza contare che di forza nelle braccia ne aveva, per sparare i suoi servizi killer. Però a volte la gente si faceva ingannare dal suo bel faccino, da quei lineamenti praticamente perfetti, dall’aria da (quasi) bravo ragazzo dalla faccia pulita, il ragazzo della porta accanto che ogni mamma avrebbe voluto per la propria figlia (o figlio. Perché Oikawa era in grado di assassinare l’eterosessualità di qualsiasi appartenete al genere maschile).

E Hajime inizialmente non si era preoccupato. Non più di tanto almeno, ma tenendo la situazione sott’occhio, da lontano. Era il primo ad essere perfettamente consapevole che Tooru non avesse bisogno di essere difeso, che si sapesse perfettamente difendere da solo. Anzi: all’inizio, sorseggiando la sua coca-cola, aveva assistito divertito alla sicura dipartita del povero malcapitato che aveva puntato il suo migliore amico.
Aveva osservato come il tizio si era fatto incantare – comprensibilmente, aveva pensato – dai lineamenti perfetti del volto di Tooru, dai suoi movimenti sinuosi, dai suoi sguardi che erano un vero e proprio attentato alle coronarie di chiunque. Anche se l’alzatore non ci stava minimamente provando, né tanto meno ci stava flirtando. Anzi, a dirla tutta Tooru nemmeno si era accorto di quell’individuo. Si era semplicemente recato al bancone a chiedere un altro smoothie e poi ritornare dai suoi tre amici. Ed ecco che quel pezzo di merda - che Hajime aveva calcolato dovesse esser uno studente universitario al primo anno proprio come il fratello di Hanamaki, grazie al quale si erano riusciti ad imbucare a quella festa di matricole universitarie, mentre loro quattro avevano appena iniziato il loro terzo anno di liceo - nel momento in cui l’aveva visto finalmente da solo era calato su di lui come un avvoltoio.
E lo schiacciatore si era ben accorto di come quel tizio stesse puntando Tooru da un pezzo. Oh, eccome se non se n’era accorto! Ultimamente era molto suscettibile in merito a chiunque si avvicinasse ad Oikawa. Anche se non si sapeva spiegare il motivo. O meglio: non voleva spiegarsi il motivo, preferiva continuare a negarlo a forza.

Hanamaki e Matsukawa si erano dati di gomito tra di loro divertiti, pronti a godersi lo spettacolo di Oikawa Tooru che rifiutava l’ennessima proposta in quella serata.
- Scommettiamo scommettiamo! - proferì tra il serio e il faceto Takahiro.
- Su che cosa? Su quanti secondi ci impiegherà a scaricarlo o su quale tecnica userà? - gli diede manforte Issei.
- Hummm… - Makki incrociò le braccia al petto, diventando meditabondo – Iwaizumi tu che ne pensi? -
- Bah, io credo ch.. - ma si era improvvisamente bloccato e dalla posizione felicemente stravacata sul pouf nella quale si trovava ecco che gli altri due lo videro farsi improvvisamente serio ed attento. E da seria videro la sua espressione divenire furente.
- Iwaizumi? - lo chiamarono gli altri due contemporaneamente, immediatamente allertati a loro volta. Ma l’altro non li stava praticamente ascoltando e loro due lentamente si voltarono a vedere cosa stesse fissando con così tanta intensità e odio. E scattarono immediatamente in piedi. Ma Hajime era stato più veloce di loro. Appoggiando il proprio bicchiere sul tavolino, che si trovava in mezzo a loro, si era alzato.
- Torno subito. Vado ad insegnare ad un pezzo di merda che non si deve nemmeno degnare di poter pensare di poter mettere le mani addosso ad Oikawa Tooru. -
Forse Tooru non l’avrebbe mai perdonato per il fatto che avesse pensato che non sapesse cavarsela da solo, come già aveva fatto altre volte quando gli erano capitati in passato molestatori più o meno pressanti e invadenti. Né tanto meno quello che si ostinava a chiamare il suo migliore amico aveva cercato con uno sguardo o qualsiasi altra cosa al suo indirizzo una richiesta di aiuto, ma miseria schifa non ci aveva visto più! Come cazzo si permetteva quella merda umana che non era degno neanche di mangiare la polvere del suo Kusokawa – sì cazzo: aveva proprio pensato SUO! e senza rendersene conto - mettere le sue merdose mani addosso a quel concentrato di perfezione assoluta?

E se Tooru era rimasto spiazzato e non si era riuscito a liberare in quattro e quattr'otto di quel deficiente era proprio perché si era sentito a disagio nella misura in cui temeva che Iwaizumi potesse pensare che per lui era ok, che gli andasse bene anche solo flirtare con quel pezzo di merda. Non voleva che Hajime pensasse questo. Quello che Tooru avrebbe voluto è che al suo migliore amico fosse chiaro che era lui l’unico con il quale gli sarebbe piaciuto flirtare. E ormai si era convinto da giorni che in qualche modo avrebbe dovuto dirglielo, non rovinando la loro amicizia… Impresa pressoché titanica se Iwaizumi gli avesse dato, e con buone probabilità, un due di picche. Certo, avrebbero potuto far finta entrambi che non fosse successo nulla di grave, di così irreparabile, ma una frattura si sarebbe di sicuro creata. Dapprima sarebbe stata solo una faglia ma, a lungo andare, sarebbe divenuta una voragine.
E proprio a questo stava pensando Tooru quando si era recato al bancone per prendersi da bere, ed ecco perché era stato colto in contropiede da quel rompicoglioni che proprio non si decideva di levarsi dalle palle, sicuramente affascinato da quella sua espressione pensierosa, da come si era sporto leggermente sopra il bancone, assumendo una posa sinuosa, con la schiena leggermente inarcata, le maniche della camicia bianche diligentemente arrotolate sugli avambracci, i pantaloni scuri che gli fasciavano le gambe toniche.

Si era dovuto allontanare un istante perché altrimenti avrebbe strozzato con le sue stesse mani quella troi… ehm: quella ragazza seduta in uno dei divanetti di fronte a loro, che tipo da quando loro quattro avevano fatto la loro entrata in scena aveva puntato come un avvoltoio Hajime, mettendo in mostra la mercanzia del davanzale così scoperto che lasciava ben poco spazio all’immaginazione.
“Troia! Saranno di sicuro rifatte!” stava pensando stizzito facendo schioccare rumorosamente la lingua sul palato.
- La sai usare in qualche altro modo questa lingua? - si era sentito frusciare all’orecchio e si era risvegliato immediatamente dai suoi pensieri meditabondi, girando il volto di lato di scatto, stupito dall’essersi fatto cogliere così alla sprovvista. Per uno che aveva sempre tutto sotto controllo, una visione a 360 gradi – sia nel campo di gioco che fuori – era veramente strano.
Sgranò gli occhi sorpreso e a quelli dell’altro sicuro apparve come una delle sette meraviglie del mondo, ora che lo vedeva da vicino. Ancora meglio di quello che gli era parso da distante: le labbra leggermente schiuse che rivelavano tutta la loro morbidezza, i capelli con quel tocco fintamente disordinato, per non parlare del fatto che quando non giocava e nelle sere in cui sentiva la vista un po' più affaticata, aveva addosso gli occhiali da vista. Insomma: una visione in grado di far venire la qualunque anche solo a guardarlo. A stuzzicare le fantasie più proibite e inconfessabili di chiunque.

Tooru lo squadrò per un istante, indurendo lo sguardo per poi farli assumere quella sua espressione a metà tra lo strafottente e il canzonatorio. Non gli andava di giocare quella sera, non in quel momento, non con quella pseudo incazzatura – soprattutto con se stesso per essere così codardo da non aver mai avuto il coraggio di dire a Iwa ciò che provava per lui – in corso.
Di solito metteva su la sua faccia da bravo ragazzo per poi rivelarsi un vero demonio. Imprevedibile come solo lui sapeva essere. Ma non quella sera. E nemmeno nelle ultime settimane.

Certo, quel ragazzo in qualche modo sarebbe stato fisicamente il suo tipo. Perché era, esteticamente parlando, tutto l’opposto di Hajime. Se li sceglieva sempre fisicamente differenti dal suo migliore amico apposta. Perché il tutto, emotivamente parlando, fosse il meno doloroso possibile. Soprattutto per quanto riguardava il colore degli occhi. Quel verde così profondo lo scombussolava troppo. E da un pezzo. Nemmeno ne aveva più memoria. La prima volta che si era toccato pensando a quegli occhi, quando se n’era reso conto, si era pietrificato. “No, Tooru, ti prego, no!” si era detto, sentendosi morire dentro. Ma, tra tutti, proprio del suo migliore amico doveva prendersi una cotta stratosferica che, con il tempo, si era trasformata in vero e proprio innamoramento? Se non fosse stato uno che comunque era in grado di farsi scivolare le cose addosso in qualche modo, ci sarebbe stato da impazzire. Certo era che c’era da impazzire veramente durante il momento delle docce in spogliatoio dopo gli allenamenti. Come miseria facesse ogni volta ad avercelo lì davanti, con le gocce d’acqua che gli lambivano ogni cesellatura della schiena e delle braccia dopo aver indugiato sulla rotondità delle spalle, Tooru non se lo sapeva veramente dire. Indubbiamente dava prova di stoicità. Per non parlare delle volte in cui, e capitavano molto spesso, l’uno si fermava a dormire a casa dell’altro, come avevano sempre fatto fin da piccoli.

- Perché non glielo dici? - gli aveva chiesto più volte Takahiro. Con i suoi due amici si era inevitabilmente confidato. Sarebbe veramente impazzito se non si fosse sfogato in qualche modo con qualcuno.
- Makki, ohy, pronto? Ci tengo in qualche modo alla mia vita. -
- Ma non credo che ti ucciderebbe. Forse… -
- No, ma grazie Mattsun! - ma si era accodato alle risate dei suoi due amici. Era indubbiamente un sollievo potersi togliere quel peso dalle proprie spalle e condividerlo, in qualche modo, con qualcuno di fidato.

Chiaro era che quando Tooru si era reso conto di preferire i ragazzi alle ragazze, il primo a cui l’aveva confidato – perché sapeva che l’avrebbe ascoltato e non giudicato né tanto meno avrebbe iniziato a trattarlo in modo differente, peggio: schifato! – era stato Hajime ovviamente.
Ovvio, si diceva, che ben si era guardato – fino ad allora – di rivelargli che alla fine era lui l’oggetto dei suoi desideri - pena la morte di sicuro - e se non l’aveva fatto finora era perché temeva di rovinare l’amicizia. Egoisticamente – masochisticamente, stupidamente – soffriva in silenzio ma si teneva saldo quell’affetto, quel bene sincero che Hajime gli donava.

“Mi faccio pena da solo…” aveva pensato sarcasticamente una infinità di volte.
- Mi passerà… - aveva sentenziato. Poco convinto. Ed infatti la cosa era peggiorata sempre di più, tanto che era arrivato al punto da non riuscire più a baciare nessuno perché gli sembrava in qualche modo di tradire Hajime.

- Tipo a perculare le persone che ci provano in modo così poco elegante e raffinato? - alla fine aveva risposto, incurvando di poco le labbra nel suo sorrisetto strafottente e sardonico, mentre si portava il bicchiere alla bocca e scrutava l’altro dal bordo. Era raro per lui dover sollevar lo sguardo per poter arrivare agli occhi del suo interlocutore, ma quel tipo, che doveva sfiorare il metro e novanta, faceva indubbiamente eccezione.
Pensò che sarebbe riuscito a scrollarselo di dosso velocemente, con quella sua freddura. Fece quindi per allontanarsi da lì, dopo avergli fatto un cenno di saluto con il capo ma l’altro gli sbarrò la strada, avvicinandosi ancora di più a lui, intrappolandolo in qualche modo tra sé e il bancone dietro di Tooru.
Sbuffò internamente, Oikawa, pronto a lanciargli un’altra delle sue battute al vetriolo. Non sopportava quando qualcuno non lo ascoltava. E soprattutto quel tipo doveva aver bevuto parecchio, quindi meglio liberarsene il più velocemente possibile.
- Oh, ci avrei scommesso che con uno come te ci sarebbe stato da divertirsi – proseguì l’altro, per nulla intimorito anzi: estremamente stuzzicato – Dai, non perdiamo altro tempo, non ho solo voglia di immaginarmi che cosa sai fare con quella lingua. -
E se lo sguardo avesse potuto veramente incenerire, ecco che questo sarebbe stato lo sguardo che Tooru aveva assunto. Uno di quelli che era raro vedere in lui, carico di astio e fastidio.
- Infatti: tu non devi immaginare proprio niente. - gli sibilò contro sempre quel suo sorrisetto che sapeva benissimo quanto potesse essere fastidioso perché stava chiaramente ad indicare il disprezzo che provava per la persona che aveva di fronte in quel momento, mentre si posava una mano sul fianco inclinando di poco la testa di lato.
Ed era stato allora che il deficiente l’aveva preso di forza sul polso ed Iwaizumi – veloce come un fulmine, che aveva sempre tenuto sottocchio la situazione, non staccandogli gli occhi di dosso neppure per un istante e che quando aveva visto quel pezzo di merda sbarrare la strada a Tooru aveva iniziato già ad alzarsi dal divanetto – era arrivato da lui. E un destro micidiale in pieno volto non gliela aveva risparmiato nessuno.

- Iwa! -
Per la seconda volta, nel giro di poco, non aveva avuto tutta la situazione sotto controllo.
Tooru era uno portato all’azione, veloce ed immediata sì ma ragionata e calcolata. Hajime, invece, aveva agito d’istinto. Come sempre quando c’era Tooru di mezzo. Fin da piccoli. Quando c’era Oikawa di mezzo, la sua incolumità, ecco che agiva velocemente. Ma mai alzando le mani, non era da lui, non sopportava la violenza. Ma aveva sentito il sangue ribollirgli nelle vene e il famoso click oscurargli in parte la ragione. Non ci aveva più visto. Il suo campo visivo si era concentrato tutto su quel polso stritolato con forza.

Se per Tooru era avvenuto tutto velocemente – e dicasi lo stesso per Takahiro e Issei che non avevano fatto in tempo a realizzare la cacciata di Hajime ed erano arrivati quell’istante dopo, ergendosi nella loro statura, protettivi, al fianco dei loro due amici – anche il tizio si era trovato completamente spiazzato. Trovandosi per un istante a boccheggiare, aveva mollato la presa dal braccio di Tooru, mentre lo schiacciatore l’aveva preso per la maglia e l’aveva strattonato a sé, con i due volti che si sfioravano.
- Bastava che me lo dicessi che avevi già l’amichetto, stronzo. E tiratela di meno, che non sei l’unico culo da sfondare qua dentro. -
Tooru fece per ribattere ma nuovamente la voce di Hajime si levò. Ed era pressoché un sussurro.
- Sparisci dalla mia vista prima che ti ammazzi di botte, pezzo di merda. - gli sibilò contro.
E lo pensava veramente. Che avrebbe anche potuto ammazzarlo di pugni. E lo capì anche il tizio. E Tooru ovviamente, che gli posò una mano sul braccio, sentendo i muscoli di Iwaizumi che fremevano ancora.
- Hajime… - con il tono più calmo possibile, quasi una dolce carezza, nonostante fosse a sua volta pieno di adrenalina. Non lo chiamava mai per nome. E la bella e calda voce dell’alzatore ebbe il potere di calmarlo. Mollò la presa ma sempre tenendo sotto controllo l’altro.
- Che succede qui? - nel frattempo il fratello maggiore di Hanamaki - colui il quale li aveva fatti intrufolare a quella festa universitaria - e i suoi amici si erano avvicinati e capendo la situazione si intrufolarono tra i due contendenti, portando fuori l’altro.
- Tranquilli, lo conosciamo questo, è un imbecille attacabrighe. - li rassicurò uno di loro.

Iwaizumi prese un grosso inspiro, buttando fuori l’aria per calmarsi ulteriormente, sentendo come la mano destra gli pulsasse e di come quella di Tooru fosse ancora posata sul suo braccio. Non aveva il coraggio di guardarlo.
Dal canto loro, Issei e Takahiro non sapevano cosa dire per tentare di alleggerire in qualche modo la tensione. Non volevano in qualche modo peggiorare la situazione o essere fuori luogo.
Spezzò quel lungo silenzio carico di tensione proprio Tooru.
- Andiamo fuori, muoviti. - proferì, con un tono indecifrabile, quasi atono ma duro. Così inusuale in lui che modulava la sua voce in mille e più modi.
Gli altri due gli lanciarono un’occhiata per capire le sue intenzioni in qualche modo ma l’attenzione dell’alzatore era tutta sul volto di profilo del suo migliore amico. Il quale si limitò ad assentire con il capo.
- Tesoro, tieni un po' di ghiaccio per il tuo amico. - la barista gli lanciò un sacchettino di plastica che aveva riempito con dei cubetti di ghiaccio che Oikawa prese al volo ringraziandola con il capo.

Erano usciti da una delle porte sul retro, illuminati dalla luce fioca di un lampione che si stagliava sopra le loro teste.
Da quando avevano lasciato la sala erano ancora in completo silenzio. Tooru gli aveva preso la mano con la quale aveva colpito il tizio e vi aveva posato sopra il ghiaccio, continuando a tenere gli occhi su di essa – in un ostinato silenzio - e Iwaizumi sentiva perfettamente come la mano che aveva preso la sua stesse tremando. Lui, dal canto suo, non riusciva a staccare gli occhi da quel volto perfetto, scrutava tra le ciocche castane gli occhi nocciola, cercando di decifrarne l’espressione, non capendo se Tooru fosse arrabbiato o meno; orgoglioso com’era, Hajime sapeva benissimo che voleva sempre cavarsela da solo.
Gli posò la mano sana sulla sua, tremante, e solo allora Tooru sollevò gli occhi di scatto su di lui. Già un Oikawa Tooru silenzioso era difficile da gestire, figurarsi con quell’espressione in qualche modo indecifrabile ma sorpresa dal suo gesto.
Iwaizumi strinse di poco la mano sulla sua, delicato, per farle fermare il tremolio.
- Sei arrabbiato? - Hajime andò diretto al punto, come sempre, inutile girarci intorno. Oltretutto sapeva che era una cosa che Tooru apprezzava, essendo diretto e senza mezzi giri inutili di parole a sua volta.
- Ma certo che lo sono! - sbottò, con tono di voce durissimo che praticamente mai gli aveva sentito, soprattutto nei suoi confronti.
- Lo so che ti sai difendere da solo e non hai bisog... – ma l’altro lo interruppe facendo un gesto infastidito con la mano libera.
- Cretino, sono incazzato perché ti sei fatto male non perché sei venuto in mio soccorso. - ammorbidendo di poco il tono, sempre continuando a tenergli il sacchetto del ghiaccio sulla mano.
Dal canto suo Iwaizumi sgranò gli occhi verdi interdetto per un istante, fece per ribattere ma la voce di Oikawa si levò nuovamente.
- E se si fosse incazzato e ti avesse colpito a sua volta? - ecco che anche la voce ora aveva iniziato a tremare, mentre si mordicchiava il labbro inferiore nervosamente, continuando a sostenere il suo sguardo, che mandava bagliori di orgoglio.
Quanto poteva essere bello? Si chiese lo schiacciatore. Tanto. E ne era sempre stato più che consapevole, ma da qualche tempo a questa parte, Hajime aveva assunto una consapevolezza diversa in merito alla fiera bellezza di Tooru.
- Ohy Trashykawa, ti sei preoccupato per me? - si permise di prenderlo bonariamente in giro, lo aveva in qualche modo ucciso di dolcezza con quella sua preoccupazione e quelle sue parole.
- Ovvio che mi preoccupo per te, imbecille! - corrucciando la bella bocca in una espressione a dir poco adorabile. E Hajime dovette fare uno sforzo titanico per non ridere di fronte a quella espressione a dir poco adorabile.
- Siamo in vena di complimenti vedo. – proferì divertito, sentendo che finalmente le dita dell’altro avevano smesso di tremare.
- Ma senti da che pulpito... – borbottò, le labbra che si erano increspate ancora di più, mentre riportava gli occhi sulla mano dell’altro, spostando il ghiaccio per controllare se si fosse in qualche modo gonfiata.
- Ehy? - addolcendo il tono della voce così come lo sguardo, allungando la mano fino ad accarezzargli, altrettanto dolcemente, una guancia – Sto bene. - 

Tooru sollevò di colpo gli occhi verso i suoi, sgranandoli, sbigottito. E perplesso. Cosa significava quel gesto? Incredulo, socchiuse di poco gli occhi spostandoli fino a poter vedere il dorso bollente della mano. Non poteva di sicuro essere una presa in giro, non da parte di Iwa. E allora come lo doveva interpretare quel gesto? La dolcezza di quel tocco… della voce… Non osava nemmeno sperarlo o pensarlo. Praticamente andò in apnea.
- Ci vuole ben altro per mandarmi al tappeto. - fu Hajime a proseguir a parlare dato che Tooru pareva aver perso l’uso della parola. La capacità di articolare qualsiasi suono. Era sempre così, d'altra parte, nell’ultimo periodo; aver Iwaizumi intorno lo mandava in tilt completo e totale, a parte quando si trovavano sul parquet di gioco, dove la loro intesa rimaneva sempre perfetta, ad incastro perfetto.
- Lo so… - mormorò in un fruscio, incatenando i propri occhi ai suoi, mentre la carezza sulla sua guancia da parte dell’altro proseguiva lieve e delicata, quasi in netto contrasto con la ruvidità dei polpastrelli data dai tanti allenamenti.
Che cosa poteva fare? Dar sfogo a ciò che tanto desiderava da tempo? Con quelle premesse poteva anche permettersi di osare. Forse… Quel mordicchiarsi il labbro inferiore di Iwa, gli occhi sui suoi… stavano forse ad indicare una sorta di attesa? Di invito? Per uno portato all’azione come era lui, quella specie di limbo lo stava massacrando…
Doveva dirgli che era innamorato di lui? In definitiva il suo intento era proprio di dirglielo quella sera, quella notte stessa, per questo lo aveva invitato a dormire da lui – come accadeva praticamente almeno una volta alla settimana da quando ne avevano memoria. Avrebbe potuto iniziare restando sul vago tipo.
Ma no, no! Ma quale restare sul vago mai? Doveva essere chiaro, arrivare diretto al punto e senza possibilità di replica.
Oh mio Dio, si faceva pena da solo. Se la situazione, dal suo punto di vista, non fosse stata così tragica, ci sarebbe stato da farsi una grassa risata. Ok, doveva agire punto, fine e cià!
- Iwa-chan, voglio fare una cosa. -
Cazzooooo! L’aveva veramente detta una cagata del genere? Quanto si maledì internamente. Lui, sempre così maledettamente sicuro di sé, un’aria che sempre si trasmetteva anche all’esterno, si sentiva così in ansia, così imbranato che nemmeno al suo primo bacio, che - per inciso - era stato proprio con Hajime anni addietro, un pò per scherzo e un pò per provare come si facesse.
- Oddio Idiokawa: sento già i brividi gelati corrermi giù per la schiena. – proferì l’altro con tono neutro lanciandogli un’occhiata divertita di trequarti, non aspettandosi di certo ciò che l’altro stava per fare e sgranò gli occhi perplito nel momento in cui si sentì prendere per i lembi del cappuccio della felpa. Tooru lo aveva strattonato a sé.

La distanza tra i loro visi era praticamente azzerata tanto che i respiri avevano preso a mescolarsi. Tooru gli lanciò un’ultima occhiata, come a volergli chiedere il permesso per ciò che stava per fare. Allentò la presa con la quale lo aveva strattonato a sé in maniera tale da lasciarlo libero di allontanarlo, respingerlo, se avesse voluto.
Ma Hajime non lo allontanò. Anzi: gli poggiò una mano sul fianco, sospirando appena prima di chiudere gli occhi e l’ultima cosa che Iwa vide fu uno sguardo dolcissimo nell’altro che mai aveva visto prima, perché quando le labbra di Tooru sfiorarono leggermente le sue, chiuse gli occhi. 
Lo sentì posargli lievi baci, giusto per permettergli di abituarsi alla sua bocca e allora lui, seguendo una sorta d’istinto primordiale, cominciò a ricambiare quei baci dati a fior di labbra circondandogli la schiena con le braccia e fu solo dopo aver ottenuto questa reazione da parte sua che l’alzatore si permise di osare di più. Permise alla punta della sua lingua di leccargli le labbra, seguendo cerchi immaginari sulla sua bocca. Iwaizumi schiuse le labbra fino ad aprirle, permettendogli di insinuarsi quel minimo che gli fece incontrare la sua lingua che cominciò ad accarezzare piano con la propria e Tooru fu costretto ad aggrapparsi in qualche maniera al suo corpo, circondandogli le spalle con le braccia per obbligarlo ad approfondire il contatto tra le loro labbra e allora, quando sentì una mano dell’altro appoggiata sulla nuca, si permise di essere più ardito e iniziò a sua volta a leccare con la punta della lingua la bocca dell’altro, invitandolo a dischiuderla ancora un altro pò. Cosa che non si fece ripetere due volte, e fu il Paradiso per entrambi.
Nessuno dei due sapeva cosa registrare. Se il corpo dell’altro stretto al proprio, se quel bacio che si muoveva perfettamente in sincronia come se non avessero fatto altro per tutta la vita, piuttosto che i mugolii di soddisfazione che entrambi stavano emettendo.
Nessuno dei due seppe mai dirsi, neanche successivamente, quanto tempo rimasero così, permettendo alle loro lingue di cercarsi, trovarsi, incontrarsi, sfiorarsi.

Si staccarono con ancora il fiato ansante, con Tooru che dovette raccogliere tutto il proprio coraggio da condottiero indomito per riportare gli occhi su quelli del suo miglior amico.
- Iwa, lasciami spiegar... - ma venne interrotto dall’indice dell’altro che si poggiò sulle sue labbra.
- Shhh… - gli sussurrò – La tua ridicola faccia è più che eloquente. - si permise di prenderlo in giro. E cercando in qualche modo di guadagnar tempo. Perché avrebbe dovuto spiegare a sua volta. Soprattutto, e in primo luogo, a se stesso.

Ma fu Oikawa a partire. Come un fiume in piena e le sue parole iniziarono a riversarsi come un torrente che avesse finalmente spezzato gli argini.
- Perdonami... Perdonami per aver in qualche modo rovinato la nostra amicizia con questo mio sentimento. Ho cercato di sopprimerlo in tutti i modi, ma Iwa… cazzo, sono innamorato di te e non posso farci niente. - ma si sentì placare in quella sua dichiarazione sofferta da una mano dell’amico che si poggiò leggera e delicata come una farfalla sulla sua spalla obbligando a guardare per davvero in quegli occhi verdi mentre una leggera brezza si era levata e aveva iniziato a scompigliare dolcemente i capelli di Tooru.
- Ohy-ohy, Kusokawa, frena… -
- Almeno mentre mi sto dichiarando potresti non inventarti nuovi e coloriti modi di storpiare il mio cognome? - sbuffando sonoramente e incrociando le braccia al petto.
E Hajime dovette fare uno sforzo assurdo per non scoppiargli a ridere in muso per l’espressione seccata e infastidita, il tono della voce così dolcemente infastidito. L’avrebbe baciato di nuovo.
- Tooru, ascoltami – prendendogli il volto tra le mani, serissimo – Sono io quello che si deve scusare, per non aver capito i tuoi sentimenti, per averti di conseguenza magari ferito in qualche modo. E non è vero, idiota, che hai rovinato la nostra amicizia. Come avresti potuto con un sentimento nobile e puro com’è l’amore? -
Oikawa lo ascoltava attonito, a bocca aperta. Si era aspettato tutto il suo odio e invece… Gli poggiò le mani sulle sue.
- Quindi n-non mi disprezzi? Nè continuerai ad essermi amico per pura pietà? -
- No. – lo sentì ridere lieve, con quella sua risata roca e bassa che gli mandava in pappa il cervello. E anche il bassoventre, ma dettagli. – No Tooru: non ti disprezzo né tanto meno continuerò ad esserti amico per pietà. -
- Iwa, non importa quanto forti possano essere i miei sentimenti nei tuoi confronti, ho… ho paura di poterti ferire in qualche modo perché so che nel relazionarmi con le persone sono pessimo… -
- Sei tu sei pessimo a relazionarti con le persone, cosa dovrei dire io? - se ne uscì candido Hajime, con una serietà comica e gli fece guadagnare una finta alzata di occhi al cielo da parte di Tooru con annesso inarcamento del sopracciglio destro.

Ed ora? Si ritrovò a pensare lo schiacciatore. Per la seconda volta in quella serata, tutto stava avvenendo così velocemente... Hajime iniziò a far lavorar alacremente i propri neuroni. Dunque, ricapitolando: piaceva a quell’idiota? E come aveva fatto a nasconderglielo fino ad allora? Oikawa era sempre stato un libro aperto per lui… Sarà mica stato perché, negli ultimi tempi, era stato così preso dal cercar di zittire a forza i suoi di sentimenti nei confronti di Tooru? Ahh, ma chi se ne fregava di quello che era stato. Ora aveva una ben altra questione da risolvere!
Sapeva che toccava a lui ora parlare. Ma cavoli: da dove iniziare? Hajime si grattò la nuca imbarazzato, scostando per un attimo lo sguardo di lato. Possibile che quell’imbecille era così andato in panico in quegli istanti da non essersi accorto che lui aveva risposto ampiamente a quel bacio. Doveva forse tirargli una testata? No, indubbiamente poco romantico, visto che gli si era appena dichiarato. Ok, se fosse stato onesto con se stesso, avrebbe dovuto ammettere da tempo che forse per quell’idiota del suo miglior amico provava qualcosa…
“Hajime togli pure il forse và!” pensò dentro di sé.
E allora anche lui passò all’azione...

Tooru quasi si sottrasse quando sentì le labbra dell’altro poggiarsi nuovamente sulle sue ma fu questione di un solo attimo. Lo lasciò fare, si mise quietamente alla sua mercé ma proprio non gli riuscì di non far scivolare una mano lungo la spalla dell’altro per poi scendere giù lungo la schiena.
Avrebbe voluto che quell’istante non finisse mai, in quel momento la sua mente non era più in grado di collegare, né connettere alcunché e assecondò quello sfiorarsi lieve-lieve e quando sentì la bocca dell’altro staccarsi dalla sua, socchiuse gli occhi.

– Tieni gli occhi chiusi. – lo invitò Hajime, ricambiandone lo sguardo.
E Tooru obbedì, sentendo di nuovo il suo respiro mescolarsi a quello del suo migliore amico e le mani di quest’ultimo, che dapprima si erano posate sui suoi fianchi, circondarlo lungo la schiena e avvolgerlo in una stretta forte ma accogliente nella quale Oikawa si lasciò andare sentendosi perfettamente a suo agio e al sicuro. E per quanto riguardava l’erezione che gli si stava risvegliando prepotentemente, beh: pazienza se Iwaizumi l’avesse sentita premergli contro il suo bacino. Finché quest’ultimo si ostinava a strusciarsi in maniera inconscia e involontaria contro di lui, non poteva farci più di tanto. Ma questo fu niente rispetto a quando sentì le labbra dell’altro sgusciare lungo il mento per poi slittare verso il collo depositandogli una lunga scia di baci.
“Oh mio Dio!” l’urlo si infranse dentro di lui nel momento in cui la bocca si socchiuse per riprendere fiato. Sentiva le labbra di Iwaizumi scendere sempre di più, come una dolce tentazione ammaliante e quindi proprio per questo perfide. Sentì come la punta del naso dritto e regolare dell’altro gli andasse stuzzicando l’incavo del collo, così come sentiva il respiro caldo solleticargli la pelle, percossa da innumerevoli brividi. Sentì come le proprie dita fossero scivolate sotto la felpa di Hajime e avessero iniziato ad accarezzarlo sulla pelle nuda della schiena.
- Iwa...? – Tooru sussurrò il suo nome, chiedendo una implicita spiegazione, nel momento in cui le labbra tentatrici di Iwaizumi si erano staccate da lui e aveva nuovamente sollevato il volto fino a far incrociare i loro sguardi.
- Volevo darmi delle risposte. – fu la replica disarmante.
Per un istante si specchiarono l’uno negli occhi dell’altro. Oikawa non osava parlare o chiedere nient’altro per timore di rovinare quel momento e si perse ad ammirare le pagliuzze grigie negli occhi dell’altro.
- E le risposte che ti sei dato ti sono piaciute? – spezzò infine il silenzio l’alzatore, invitandolo con lo sguardo a continuare a parlare.

E l’ultimo velo cadde…

- Perdonami, perché sono stato cieco non solo di fronte ai tuoi sentimenti ma anche sordo nei confronti dei miei. E per codardia. Perché ero semplicemente terrorizzato all’idea di provare qualcosa per te. – spiegò Iwaizumi mentre gli scostava dagli occhi le punte del solito ciuffo ribelle.

- Sono proprio così pessimo ai tuoi occhi che l’idea di provare dei sentimenti per me era qualcosa di così tremendo? - proferì seccato Tooru corrucciando la bella bocca e facendolo scoppiare a ridere di gusto.
- No, idiota! Era perché ero terrorizzato dall’idea di poterti perdere. - attirandolo nuovamente a sé, stringendo i due corpi l’uno addosso all’altro e ad entrambi scappò una piccola risata nel momento in cui non riuscirono a non imbarazzarsi perché era palese che l’uno avesse percepito chiaramente l’eccitazione dell’altro. Tooru appoggiò la testa sulla spalla di Hajime mentre l’abbraccio si approfondiva ulteriormente.
- Ti fermi lo stesso a dormire da me stanotte o hai paura che ti salti addosso? - chiese il neo capitano con tono fintamente serio. Ora più che mai aveva bisogno di passare del tempo da solo con lui, per chiarire tutta la situazione e potergli finalmente parlare in tutta tranquillità, ma la sadica tentazione di dargli in qualche modo il tormento era troppo forte.
- Saprei come difendermi. -
- Ma come Iwa-chan: non vorresti che ti saltassi addosso? - con tono petulante apposta, mentre sollevava di nuovo il volto.
- Ohy Kusokawa oggi la Fortuna ti ha già aiutato una volta, non la provocare. -
- L’unico che vorrei provocare sei t... -
Ma Hajime non gli diede modo di finir di parlare, perché le sue labbra si erano di nuove infrante sulle sue.
E se avessero chiesto ad Iwaizumi perché l'avesse fatto, la risposta (falsa) sarebbe stata perché zittire uno come Oikawa Tooru non aveva prezzo. Mentendo, ben si intende e sapendo di mentire.

- Mattsun, tu sei riuscito a leggere il loro labiale e hai capito quello che hanno detto? – chiese Takahiro, mentre continuava a strizzare gli occhi, infastidito dal fatto che, comprensibilmente visto che si trovavano distanti di qualche metro, non si sentiva una beata cippa di niente.
La risposta che si beccò fu un’occhiataccia da parte di Issei.
- Io veramente quello che vorrei capire è cosa ci facciamo qui fuori a spiarli. – rispose quest’ultimo, in evidente disagio, accovacciato a terra e con la sola testa che faceva capolino, dove Makki lo aveva trascinato a forza.

 

FINE


 

Allora, questa os è stata un parto in merito alla sistemazione e alla correzione (ce l’ho sul pc da settimane). Tanto che oggi mi ero messa di buona lena per farla diventare una minilong ma poi ho deciso che, forse, era meglio non infierire ulteriormente sulla mia povera sanità mentale, avendo già una BokuAka minilong in corso. E poi perché le battute finali (compresi i due spioni) mi piacevano e mi sarebbe dispiaciuto perderle. Ciò non toglie che un giorno potrei davvero scriverla una minilong IwaOi.

Bene, vado a drogarmi di KuroOi ora *parte OST dei filmini*

 

 

   
 
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