Nel
silenzio della notte, delle urla si alzarono da un casolare poco fuori
Cortenova, nella Valsassina, in provincia di Lecco. Al suo interno, vi erano tre
militari e un civile, che stava venendo preso a frustate dal più alto in grado
dei soldati.
«Perché
non vuoi dirmi dov’è?»
Ricevendo
in risposta l’ennesimo silenzio, il capitano Rolf Krause diede un altro colpo
di frusta al corpo quasi esanime di Nicola Longhi. Il pastore trentottenne crollò
a terra.
«Fuchs,
Lang, tiratelo su.»
I
due soldati che erano dietro di lui presero Nicola per le braccia e lo misero
in ginocchio.
«Posso
continuare per tutta la notte, Nicola.» disse in un italiano quasi perfetto,
afferrandogli poi il volto. «Dimmi dov’è e non avrai più a che fare con noi.»
«Non
so di chi tu stia parlando, crucco.» fece il pastore, sputando sangue.
Un’altra
frustata lo raggiunse in pieno volto.
«Non
mentirmi!» urlò il tedesco. «Sappiamo che nascondi un’ebrea!»
«Ebrei?
Ma se li avete portati tutti via...» sussurrò Nicola, vincendo il dolore alla
bocca.
Il
tedesco tirò fuori dalla tasca un foglietto.
«Questo
è arrivato al comando tedesco di Lecco ieri pomeriggio.» fece, preparandosi a
leggere ad alta voce.
«“Il
signor Nicola Longhi, residente nell’unica fattoria presente in Contrada Fiordelmonte,
a Cortenova, ospita una donna ebrea che risponde al nome di Tamara Fiano…”»
Giacomo, il suo migliore amico e membro
della cellula partigiana locale, lo trovò mentre stava mungendo una delle sue
mucche.
«Nicola, hai un angolo dove nascondere una
persona?» fece, venendo subito al dunque.
Il pastore si alzò, e vide dietro di lui
una donna, avvolta in una coperta. I suoi occhi neri e le pupille dilatate
lasciavano trasparire puro terrore.
«Si chiama Tamara Fiano. È un’ebrea.» le
disse Giacomo.
A
Rolf non sfuggì lo sguardo assente di Nicola quando pronunciò il nome della
donna, mal celato dalle macchie di sangue sul suo volto.
«Cos’è
quella giudea per te, italiano?» domandò, con una calma innaturale.
Sentì bussare alla porta. Era Giacomo.
«Dobbiamo portar via l’ebrea, stanotte.»
fece, non appena il pastore aprì la porta.
«Perché? Che succede?»
«Luciano ha intercettato un foglio
lasciato da un delatore anonimo al comando tedesco di Lecco. Parla della tua
ospite. Non può restare qui.»
«E dove? I crucchi sono ovunque!»
«La villa rossa. C’è un gruppo di
sfollati al suo interno. Si mimetizzerà tra loro. Non cercheranno mai lì.»
Non
uscirono parole dalla bocca del pastore. Il tedesco ricevette in risposta solo
lo stesso sguardo assente.
I due andarono nella stalla.
Seminascosta in mezzo al fieno, Tamara lanciò loro un’occhiata preoccupata.
«Devi andare.»
La donna uscì dal suo nascondiglio. Si
diresse verso Nicola, dandogli un bacio.
«Grazie per tutto.» gli disse.
«Ci rivedremo. Promesso.»
Poi sparì nel buio, assieme al
partigiano.
Rolf
sospirò.
«Presto
sarete di nuovo insieme.»
Poi,
il tedesco agguantò la Walther nella fondina, e piantò un proiettile nella
testa dell’uomo. Sugli occhi di Nicola, ancora l’immagine di Tamara dormiente dopo una notte d'amore.