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Autore: saratiz    23/03/2021    12 recensioni
Oscar ha deciso di abbracciare la causa della rivoluzione. Il suo addio al padre affidato all'inchiostro...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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LIBERA
 
“Padre,
quando leggerete queste mie righe io sarò già lontana.
 Perdonatemi  se affido all’inchiostro le mie parole piuttosto che salutarvi di persona, ma so per certo che se cercassi di parlarvi così come sto facendo, finirei col non essere ascoltata, e quello che vorrei  fosse un saluto finirebbe in uno spiacevole diverbio fra di noi, come è spesso accaduto in questi anni.
 
Vorrei  innanzitutto ringraziarvi per tutto ciò che mi avete dato. In primis per la vita, questa mia vita che in realtà finora è sempre stata vostra, fin dal mio primo vagito, sin da quando mi avete dato il nome di Oscar, “guerriero di Dio”, un nome di cui vado fiera, perfetta espressione di quello che è stato il mio destino fin dal primo momento: il destino di un guerriero.
 
Mi avete cresciuta come un maschio, lo avete fatto per un vostro desiderio personale, per il vostro orgoglio, ma ciononostante anche di questo devo ringraziarvi. Solo così ho potuto vivere intensamente, muovermi liberamente, assaporare il gusto della battaglia, conoscere la realtà delle cose, fare esperienze che purtroppo alle donne sono negate.
Non ho mai rimpianto, come voi temevate, di non aver potuto godere delle gioie di una donna. Come non ho mai rimpianto di non aver avuto da parte vostra manifestazioni d’affetto.
Ero felice di rendervi orgoglioso di me, ogni vostro sguardo di approvazione  era per me una carezza, ogni vostro sorriso un abbraccio, ogni vostra parola  di encomio nei miei confronti equivaleva ad un bacio.
Vi ringrazio per i privilegi di cui ho potuto godere, per avermi fatto prestare servizio a fianco di una grande donna, la Regina Maria Antonietta che ho finora sempre stimato, ammirato e rispettato, e ancora e soprattutto per  avermi messo accanto Andrè, non un semplice compagno, ma un vero angelo custode.
 
Perché, sapete padre? Gli angeli non hanno le ali, gli angeli sono uomini comuni, camminano fra di noi.
Angelo è il bambino che perde la vita per mano di un uomo che di uomo ha ben poco e che ostenta solo titoli nobiliari, un vigliacco che colpisce alle spalle un bambino mosso dalla fame.
Angelo è una donna che a costo di sacrifici tira su due figlie, incurante della sua malattia e degli stenti,  per poi morire sotto le ruote di una carrozza la cui “nobiltà” è tale da non fermarsi neanche a prestare soccorso.
Angelo è un cavaliere che, dietro le sembianze di un ladro, ruba ai ricchi, per i quali un gioiello è solo un’ inutile piuma di vanità, per dare ai poveri che con quel gioiello invece possono sopravvivere qualche giorno in più.
Angelo è chi si batte per i propri e gli altrui diritti, senza pensare solo al proprio tornaconto.
Angelo è chi dedica tutta la sua vita alla persona amata, anche se questo può significare sacrificare i propri ideali e soffrire in silenzio per le ingiustizie sociali.
 
E’ vero, sono nobile di nascita, ma in questi anni ho visto tante cose, ho imparato tanto sulla nobiltà; non posso più restare a guardare questa Francia che soffre, piegata dalle ingiustizie e dai soprusi dei più potenti.
A volte il mio titolo mi pesa, come un lutto.
Mi hanno chiamata “cane della Regina”, ma non mi sono offesa, non come quando mi hanno chiamata “bambola da esposizione della corte”.
E’ questo che sono per voi, padre? Bene, da oggi la bambola decide di scendere dal piedistallo su cui è stata esposta e di camminare coi suoi piedi. (1)
Renderò onore al nome che porto, combatterò a fianco del mio angelo e della sua gente, a cui ormai sento di appartenere più che alla mia famiglia.
Affronterò la battaglia più importante della mia vita, che forse sarà anche l’ultima, ma non ho paura: non importa se per sentirmi viva dovrò morire, perchè sarebbe un onore morire nell’intento di dare alla Francia un futuro migliore e più giusto per tutti.
Ormai obbedisco ad una sola voce: la voce della libertà.
 
So che questa mia decisione vi farà soffrire, vi ho già visto soffrire quando volevate giustiziarmi con le vostre stesse mani. Non ve ne voglio per questo, anzi vi capisco, perché so quanto per voi sia importante l’onore della famiglia, il rispetto del vostro titolo e la fedeltà alla Corona. Ho sofferto anch’io per voi, perché volevate togliervi la vita e ancor più perché ciò che vi anima è qualcosa che purtroppo voi non siete in grado di valutare in modo oggettivo, qualcosa di effimero e ormai superato a cui state continuando a dare un peso eccessivo. Col tempo, forse, la verità diverrà chiara anche a voi.
Perdonatemi se potete,  ma è giunto il momento di afferrare le redini della mia vita e galoppare controvento.
 
Porterò sempre con me il rispetto e l’affetto che nutro per voi.
Addio.
Oscar Francois  “
 
 
Stringeva fra le mani il foglio appena scritto. La vista offuscata dalle lacrime le consentiva a stento di distinguere le parole. Aveva letto quella lettera già due volte,  ma continuava a non soddisfarla.
Alla fine la accartocciò e la gettò lontano. Prese un altro foglio bianco, intinse la piuma nell’inchiostro e scrisse:
“ Padre,
vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me.
Perdonatemi se vi ho dato dei dispiaceri.
Oscar ”
 
NOTE
(1): nel manga il Cavaliere nero insulta Oscar chiamandola “ bambola da esposizione della corte”. Il titolo originale giapponese dell’episodio 29 dell’anime è “Akuriki hajimeta ningyoo – la bambola ha iniziato a camminare”

Ho immaginato i pensieri di Oscar alla vigilia della Rivoluzione, con riferimenti sia all'anime che al manga, prendendo spunto dalla lettera lasciata al padre alla vigilia della sua partenza alla volta di Parigi. Ne ho immaginato una prima stesura poi cestinata. 
Progetto ambizioso quello di entrare nella testa di Oscar, spero di aver rispettato il personaggio creato dalla Ikeda e spero possiate apprezzare la "mia versione". Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere e a chi vorrà lasciare un commento.
  
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