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Autore: ballerina 89    23/03/2021    2 recensioni
Prima di introdurvi questa storia voglio rassicurare tutti i miei lettori dicendo loro che a differenza di alcune storie scritte in precedenza e lasciate purtroppo incompiute, questa storia è stata già portata a termine prima di essere pubblicata. Ho già tutti i capitoli pronti, compreso l’epilogo finale e non aspettano altro che essere letti da voi. E’ per questo che sono sparita per un po’ ma sono pronta a tornare in carreggiata e darvi compagnia.
Bene... dopo questa piccola premessa ecco un piccolo anticipo di quello che stiamo per affrontare.
Emma Swan è una giovane ginnasta che sogna di prendere parte un giorno ai famosi giochi olimpici ma che aimè proprio ad un passo dalla realizzazione di tale sogno è costretta, cause di forza maggiore, a rinunciarvi. Riuscirà a raggirare l’infausto destino e a trovare la strada per il successo o il suo sogno rimarrà per sempre solo ed esclusivamente un sogno?
Scopriamolo insieme.
Genere: Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills, Zelena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Amore olimpico
Capitolo 3

 

Il giorno del mio primo incontro con Killian fuori dalle mura ospedaliere fu assai strano per me. Fino a quel giorno non ero mai uscita con ragazzo, da sola intendo, senza amici in comune presenti ed ero alquanto imbarazzata dalla cosa. Non sapevo cosa avrei dovuto dire, cosa avrei dovuto fare e questo mi metteva ansia. Sono sempre stata una ragazza precisina, che calcola tutto nel minimo dettaglio, quindi ritrovarmi a non sapere bene cosa aspettarmi non fu affatto semplice per me. Ricordo di non aver dormito per tutta la notte e la mattinata la passai interamente a prepararmi per l’incontro. Cambiai come minimo sei o sette volte acconciatura tanto che dovetti correre a lavarmi nuovamente i capelli e per quanto riguarda il vestiario non c’era nulla nel mio armadio che mi andasse a genio. Tutto era o troppo serio o troppo esagerato. Chiamai in mio soccorso la mia migliore amica, aveva più o meno l’età di Killian e sapevo per certo che ci sapesse fare con i ragazzi. In palestra girava voce che era stata bene o male con tutti i ginnasti della squadra maschile. Quando la chiamai spiegandole il problema non potè credere alle sue orecchie e in neanche mezz’ora fu da me. Mi consigliò di mettere uno dei vestiti che avevo nell’armadio, a tema floreale visto il clima primaverile, un paio di sandali bassi visto che i tacchi era fuori questione per via della gamba infortunata e per i capelli decise di lasciarmeli sciolti ma ondulati grazie alla piastra per le onde che si era addirittura portata da casa. 

Per il trucco battibeccammo un pochino, a me non piaceva truccarmi, ma mi convinse ad osare un po’ più del solito solo perché a detta sua avevo ancora la

Faccia da malata. Risultato finale? Non sembravo neanche io ma la cosa non mi dispiaceva. Ero abituata a vedermi in tuta o con il body di allenamento, quel tipo di vestiario era una novità per me ma visto il mio improvviso cambio di vita forse anche il cambio look era necessario. 

  • sei perfetta! Lo stenderai! - mi disse ammirandomi.
  • Non voglio stenderlo! È solo un caffè con il mio ex fisioterapista! - risposi cercando di metterla a tacere. 
  • Fisioterapista? Nom avevo capito che.... Ai capito la santarellina.... zitta zitta si fa anche il dottorino. 
  • ZELINAAAA!!!!! Non mi faccio proprio nessuno! Andiamo solo a prendere un caffè te l’ho già detto! Non è nulla.
  • Punto primo... si inizia sempre dal caffè! Punto secondo: se davvero è solo un caffè innocente per quale motivo mi hai chiamata in preda al panico più totale? - mi guardò con uno sguardo che era tutto dire. Possibile che quella ragazza pensasse solo ad una cosa? 
  • Perché fino a qualche tempo fa la mia vita era semplicemente la palestra, non sono mai uscita da sola con qualcuno che non fosse della federazione e anche quando neal e August si sono fatti avanti lo sai bene anche tu che Regina mi ha rimesso in riga prima di fare qualsiasi cosa. 
  • Pivellina.... a saperlo ti avrei insegnato qualche trucchetto! - rise - a proposito della Mills: hai avuto modo di parlare con lei? - mi domandò tornando seria.
  • Sa che sono stata dimessa, glielo hanno detto i miei e mi ha scritto se potessimo incontrarci ma sinceramente non ho nulla da dirle! Non le ho neanche risposto. Non sono più la sua pupilla quindi.... 
  • l’hai presa un po’ troppo sul personale secondo me, non dovresti essere felice che in squadra qualcuno abbia l’onore di allenarsi con lei? 
  • Quel qualcuno mi ha rubato il posto quindi no! Non sono affatto felice. E poi regina ha sempre allenato solo futuri campioni... vorrei proprio vedere chi sia questa sottospecie di fenomeno. La conosci? Io la conosco???
  • Che ti importa di chi sia adesso: hai un appuntamento galante no? - ammiccò cambiando argomento - smetti di pensare alla ginnastica per una volta e goditi la vita. 
  • Hai ragione, devo smettere di pensare alla ginnastica, non è più la mia priorità! 
  • Sono d’accordo e ora prendi la borsa, le tue fiammanti stampelle e fai girare la testa al dottorino. - mi abbracció - Ah... non dimenticarmi di scrivermi! Devi raccontarmi tutto.
  • Sarà fatto! Grazie Zelina... sei una vera amica. 

Uscimmo insieme da casa, prendemmo la metropolitana dopodichè lei andò in palestra mentre io, dopo altre tre fermate  raggiunsi il parco dove avevamo appuntamento. Quando arrivai lui era già lì ad aspettarmi e al solo vederlo, anche se in lontananza, mi iniziarono a tremare le gambe tanto che sarei voluta fuggire via a gambe levate. Non so perché mi fece quell’effetto, in fondo fino al giorno prima era una routine vedersi, ma non potevo di certo far la figura della bambina e così presi coraggio e lo raggiunsi. 

  • confermo quanto detto ieri: sei davvero molto carina in tenuta non ospedaliera. - esordì per poi avvicinarsi e salutarmi con due baci sulle guance. Non mi aspettavo tutta questa intraprendenza sinceramente e questo gesto inaspettato mi portò ad arrossire visibilmente. “cavolo Emma contieniti o penserà che ti piace” ricordo di aver pensato. 
  • Anche tu non stai affatto male senza quell’odioso camice. - ok qualcuno si era impossessato di me, non vi era altra spiegazione. La vera me non avrebbe mai fatto un apprezzamento del genere così su due piedi senza prima essere entrata in confidenza con la persona. 
  • Ma come... tu ami il mio camice. - scherzò facendomi come da routine alzare gli occhi al cielo. 
  • Lo amo hai ragione! Lo amo  come la sabbia nel costume guarda! - risposi a tono facendolo ridere.
  • Ora sì che ti riconosco! Mi mancavano già le tu battutine sarcastiche. - mi fece l’occhiolino - Allora cosa ti andrebbe: caffè come stavamo dicendo ieri o un bel gelato vista la bella giornata di oggi? 
  • Caffè! Non mangio un gelato da anni. Avrò avuto undici anni l’ultima volta che ne ho preso una. Non ricordo neanche che sapore abbia. - dissi ridendo.
  • Cosaaaa???? Stai scherzando vero? 
  • Affatto, non mi era permesso mangiare il gelato in federazione. Per la  mia allenatrice era puro veleno.
  • La tua allenatrice è una pazza esaltata fidati. - in effetti non aveva poi tutti i torti. - Rimediamo subito non temere e se vuoi il caffè prenderemo anche quello! Forza in marcia Swan, ti farò assaporare il miglior gelato di New York. 

Ci incamminammo per il parco chiacchierando più che altro della mia prima mattinata  senza visite mediche poi arrivammo in gelateria. Mi chiese di scegliere un minimo di tre gusti, optai per cioccolato fondente, fragola e lampone dopodichè mi fece accomodare al tavolo e mi chiese di aspettare. Tornò da me con due coppe gelato enormi decorate con panna zuccherini vari e cialde di varie forme e dimensioni... Era il paradiso. Aveva ragione a dire che era il miglior gelato di New York, forse era il miglior gelato in assoluto, non ricordo di averne mai mangiato uno così buono... o semplicemente non ricordavo che sapore avesse il gelato. 

  • allora??? Che ne pensi??? 
  • È spettacolare! A saperlo prima me ne sare fatta ordinare una vaschetta da mangiare in ospedale mentre mi piangevo addosso. Avrei affogato su questa delizia i miei problemi. - sorrise - è ingiusto che lo sport, quello agonistico almeno, ti porti a fare così tante rinunce piacevoli. Mi sono persa molte cose in questi cinque anni. 
  • Beh... occorrerá fare una lista e rimediare allora. - propose - Dimmi: cos’altro ti sei persa?
  • Avrei da elencarti una lista infinita credimi.... ma dovresti bene o male saperle queste cose, non eri forse un atleta anche tu? 
  • Io non seguivo alla lettera proprio tutto tutto quello che diceva il mio coach.... il weekend quando eravamo liberi abbiamo comunque fatto tutti le nostre esperienze.
  • Io non so neanche cosa sia un weekend libero.... - dissi con nostalgia facendo scendere sul mio viso un velo di tristezza. Mi mancava la mia routine... mi mancava da matti ma dovevo superare la cosa e andare avanti. 
  • Vedo i tuoi ingranaggi nel cervello muoversi freneticamente. Smetti di rimuginare Swan, sei qui per divertirti. - mi riportò alla realtà - allora dimmi: il cibo più trasgressivo che hai mangiato?
  • Patate al forno? 
  • Al forno? Mai fritte? - scossi la testa 
  • Non da quando mi sono trasferita almeno.
  • E non ti mancano certi sapori? 
  • Non li ricordo neanche più....
  • mio Dio scherzi vero???? Ce ne sarà di lavoro da fare con te! Almeno al cinema e nei pub ci sei mai stata? Dimmi di sì o potrei collassare. 
  • Non sono mica una suora di clausura! Ci sono stata al cinema e anche nei pub, l’ho fatta di nascosto quest’ultima esperienza, ma non ho mai bevuto se vuoi saperlo
  • questo non te lo insegnerò di certo! - rise per poi afferrarmi una mano e bloccandomi la respirazione. - e il fidanzato? Un fidanzato che hai nascosto c’è stato? - divenni paonazza in viso e lui sorrise per questa mia impacciataggine. - non imbarazzarti, sono solo curioso! Una bellissima ragazza come te non può essere rimasta sola tutto questo tempo. - il mio cuore stava esplodendo e facendo finta di prendere qualcosa dalla borsa ritirai la mano cercando di non farlo rimanere male. Accidenti, in altri casi non me ne sarebbe importato nulla del pensiero della persona davanti a me, perché mi stavo preoccupando che potesse restarci male a quel gesto???? Swan regolati e torna in te! 
  • A parte i due ragazzi di cui ti ho parlato l’altra volta, quelli con cui la mia insegnante mi ha beccato un paio di volte a flirtare direi di no: non c’è stato nessun altro. A dire il vero neanche loro sono mai diventati miei partner... é strano lo so non c’è bisogno neanche che tu lo dica ma la ginnastica...
  • Ehi... non è affatto strano e anche se lo fosse non dovresti di certo giustificarti. - mi fece l’occhiolino. Finimmo li l’argomento ragazzi, aveva capito che mi imbarazzava alquanto ma non smettemmo certo di parlare e dopo aver finito di mangiare il gelato e battibeccare perché a mia insaputa aveva già pagato il conto lasciammo la gelateria per fare un’altra passeggiata. Mi sentivo strana, diversa e questo mi portò a non godermi a pieno l’uscita. Notavo che lui cercava di avvicinarsi a me di tanto in tanto, mi sfiorava la mano, mi sistemava i capelli, ma io ogni volta prendevo le distanze. Non mi sentivo a mio agio e questo mi agitava. Arrivai anche al punto di sperare che quell’uscita finisse al più presto ma quando questo avvenne, dopo avermi riaccompagnata a casa per evitarmi di prendere la metro da sola e avermi salutata con un abbraccio e un bacio sulla guancia, mi sentii improvvisamente vuota. Prima di andare via però mi propose di rivederci ancora e anche lì feci un errore... gli dissi che non lo sapevo, che dovevo pensarci su. Una grande stupida lo so da me, ero stata benissimo in sua compagnia, ma avevo paura. 

Cercai di non pensarci più di tanto ma la mente volente o nolente tornava sempre lì. Ripensai a tutto il pomeriggio trascorso insieme e poi mi sfogai al telefono con Zelina la quale mi diede dell’idiota per averlo mandato via senza una ricompensa.

  • ricompensa???? - le chiesi non capendo dove volesse arrivare.
  • È stato bravo no? Un bacio potevi regalarglielo... poveretto, devo proprio spiegarti tutto!!!
  • Ma quale poveretto! - mi opposi 
  • Poveretto è la parola giusta se dopo essersi fatto in quattro per te tu non l’abbia baciato. - che dire... Zelina era sempre la solita.

Durante la nostra conversazione, che riguardò al 90% solo Killian, mi chiese ancora una volta se avessi avuto modo di parlare con Regina il che era strano visto che me lo aveva chiesto poco prima di uscire. Le disse le stesse cose che le avevo già detto, non l’avevo sentita e non avevo intenzione di farlo. Ero ancora troppo arrabbiata con lei per avermi rimpiazzata così su due piedi. 

Riagganciai il telefono per mettermi a letto ma non chiusi occhio tutta la notte, i miei pensieri erano di gran lunga assordanti per permettermi di dormire. Da un lato c’era Killian e i ricordi della nostra giornata, dall’altro c’era Zelina che insisteva sul fatto che dovessi parlare con Regina. Alla mia amica non importa nulla dei suoi allenatori, ne ha fatti scappare a bizzeffe con i suoi modi di porsi, ma se insisteva così tanto un motivo c’era. Provai a farmi un’idea da sola ma niente mi venne alla mente così decisi il mattino seguente, subito dopo colazione, di prendere le mie ormai inseparabili stampelle e avviarmi a piedi in quella che era stata per anni la mia casa. Di solito impiegavo cinque minuti ad arrivare in palestra, vivevo nel residence messo a disposizione  Dalla federazione, ma ora la strada era un tantino più lunga da quando mi ero trasferita con i miei genitori in una casetta al centro di New York. Avevano affittato una villetta non appena saputo dell’incidente e avendo i miei medici qui concordarono di rimanere al massimo un anno per permettermi di essere sottoposta alle miglior cure. Storybrooke non vantava di certo di un personale fisioterapico all’avanguardia...  e a me serviva il meglio del meglio.

Arrivai in palestra che ero già stremata, camminare con le stampelle non era affatto facile, passai in segreteria per chiedere di Regina e loro senza farla chiamare, ero di casa ormai, mi dissero di scendere direttamente in palestra e che l’avrei trovata li. A quanto pare stava  facendo lezione.... bene, non solo avrei parlato con lei non appena avesse finito ma avrei conosciuto anche la ginnasta che mi aveva soffiato il posto. Mi avvisi verso la sala allenamenti più grande, quella che di solito utilizzano io e mi poggiai al vetro per poter osservare gli allenamenti nonostante sapessi già che vedere gli altri allenarsi mi avrebbe causato un dolore enorme. Avrei potuto entrare e interrompere ma non volevo disturbare la lezione, non era carino farlo e con la scusa magari avrei potuto anche vedere con i miei occhi questo “fenomeno” di bravura allenarsi. 

Tra i vari attrezzi intravidi Regina, seria e tutta d’un pezzo come al solito, mi si strinse il cuore nel vederla all’opera, mi mancava allenarmi... mi mancava terribilmente, ma presto i miei sentimenti vennero accecati da un qualcosa che mai e poi mai mi sarei aspettata. Guardai meglio per essere sicura di non essermi confusa ma era difficile sbagliare, un colore di capelli come quello era assai raro da trovare: la mia migliore amica Zelina, colei con cui credevo di avere un legame unico e speciale, se ne stava felice e sorridente in quella stramaledetta sala ad allenarsi con colei che era stata la mia allenatrice. Era lei che mi aveva sostituito? Una mezza calzetta come lei  stava per realizzare quello che era sempre stato il mio sogno? Non ci vidi più, una scarica d’odio mi pervade l’intero corpo e prima di poter fare scenate imbarazzanti decisi di allontanarmi da lì il prima possibile. Avevano chiuso entrambe con me, non avrebbero mai più dovuto farsi vive. Correre non era di certo il mio punto di forza in quel momento ma provai ugualmente ad accelerare il passo per uscire al più presto da lì. Arrivai davanti la prima rampa di scale ma non ebbi neanche il tempo di raggiungere il primo gradino che me le ritrovai entrambe dietro.    Mi avevano intravista mentre mi stavo allontanando e capendo di aver appena innescato una bomba corsero a cercare di giustificarsi. Non c’era nessuna giustificazione che tenesse per me, entrambe avevano sbagliato alla grande. 

  • Emma aspetta! - fu Zelina la prima a parlare - io....
  • Tu cosa Zelina!!!! TU COSA????? - mi voltai verso di lei gridandole in faccia. - ci siamo viste  Ieri  te ne rendi conto si???? CI SIAMO VISTE IERI E TU NON HAI AVUTO NEANCHE LE PALLE DI DIRMI COSA CAZZO STAVA SUCCEDENDO????
  • Io....
  • Hai fatto finta di niente per tutto questo tempo, mi hai presa in giro dagli inizi.... 
  • Non volevo mentirti giuro è che non sapevo come fare! Sapevo che non lo avresti accettato e non volevo che per questo si rovinasse la nostra amicizia. Ho chiesto a Regina di dirtelo, è per questo che continuavo a suggerirti di parlarle ma tu hai rifiutato ogni sua chiamata. 
  • Regina ha le sue colpe ma tu.... tu la batti su tutta la linea! - le dissi con disprezzo - mi sono sempre fidata di te, non ho mai dubitato una sola volta sulla tua amicizia ma adesso.... adesso non credo più di poter continuare così! Mi hai fatto un affronto troppo grande, non credo riuscirò mai a passarci sopra.
  • Emma... Emma ti prego!!! Prova a metterti nei miei panni: rinunceresti mai a un’opportunità del genere??? È un’olimpiadi cavolo, il sogno di ogni ginnasta! Non faresti lo stesso anche tu se te ne capitasse l’opportunità. - Ero arrabbiata a morte per il Semplice fatto che Regina la stesse  allenando ma non avevo capito per cosa lo stesse facendo. Sapere che Zelina avrebbe partecipato alle olimpiadi al mio posto fu l’ennesima doccia gelata della giornata.
  • Cosa???? Tu... tu andrai alle olimpiadi??? Aspetta un secondo: tu... TU ANDRAI ALLE OLIMPIADI? TU SARESTI QUELLA CHE MI SOSTITUIRÁ? MI FAI ANCORA PIÙ SCHIFO DI PRIMA. 

Voltai loro le spalle e fregandomene del pianto di Zelina cercai di allontanarmi nel minor tempo possibile. Venni richiamata all’ordine da Regina ma feci finta di nulla, non era più la mia insegnate, non poteva più impartirmi ordini. Riuscii ad arrivare fino alla parta d’ingresso ma una volta messo piede sul marciapiede ecco che mi raggiunse. Era sola questa volta.

  • te ne avrei parlato se solo me ne avessi data l’opportunità! - mi disse con calma, quasi materna. 
  • Non giustifica quello che la tua pupilla mi ha fatto! Mi ha presa in giro.... si è finta mia amica nonostante sapesse. 
  • Non sono cose che mi riguardano le vostre ma se ti aiuta saperlo posso garantirti che ci ha provato. Ha provato a dirtelo un paio di volte ma poi si è sempre bloccata.... è per questo che ha chiesto a me di farlo. Le ho detto che non era fattibile la cosa, che mi avevi esclusa dalla tua vita già da un pezzo ma lei ha confidato comunque  in me... ha confidato nel nostro rapporto... il tuo è il mio....- prese un respiro - Emma non puoi arrabbiarti con me per averti mentito e lo sai bene anche tu questo! Come potevo renderti partecipe di una cosa del genere se non mi hai dato mai modo di poterti incontrare o chiamare?  Non essere superficiale.
  • Superficiale.... superficiale.... non mi importa nulla se non mi hai detto di Zelina! Regina non spettava a te dirmi questo.
  • E allora???? Perché ce l’hai a morte con me.
  • PERCHÉ MI HAI RIMPIAZZATA NEANCHE UNA SETTIMANA DOPO ESSERMI INFORTUNATA ECCO PERCHÉ!!!! - dovevo darmi un contegno o mi sarei sentita male. - Tu, la campionessa olimpica per eccellenza, colei che è inarrivabile, colei che non allena nessuno se non dopo anni e anni di attenda supervisione, che cosa fa? Allena la prima ginnasta da quattro soldi che le passa davanti solamente per non rinunciare a portare qualcuno alle olimpiadi? Che scifo, non credevo arrivassi a tanto... non credevo fossi così superficiale. Mi hai delusa.
  • Emma stai sparando una marea di cazzate! Non conosci la verità, non hai mai voluto conoscerla quindi...
  • Mi basta quello che vedo! 
  • Eri data per vincente alla finale del campionato mondiale...
  • Non voglio saperlo Regina, non mi interessa più ormai. 
  • E INVECE AFESSO MI STARAI AD ASCOLTARE OK?? MI ASCOLTERAI EMMA PERCHÉ  NON CI TENGO MINIMAMENTE A PASSARE PER LA STRONZA MENEFREGHISTA LA QUALE NON SONO. - non mi aveva mai urlato contro in quel modo e questo mi fece alterare ancora di più. Lo avrei accettato prima ma non adesso... non dopo quello che mi aveva fatto.
  • NON SONO TENUTA AD ASCOLTARE NESSUNO, SPECIALMENTE UNA STRONZA COME TE! - le diedi le spalle e senza darle modo di replicare andai via, non potevo continuare a restare lì, la rabbia stava sfociando in pianto e non volevo farmi vedere piangere da lei. Non meritava neanche più  le mie lacrime. Presi la metro, avevo camminato troppo e le gambe mi facendo un male terribile ma nonostante questo non andai a casa, no... continuai a girare la città e senza volerlo mi ritrovai negli immensi giardini dell’ospedale dove fino a qualche tempo prima  ero stata ricoverata. Fu istintivo anadare li, non lo avevo di certo pensato quando presi la metro e improvvisamente mi ritrovai a pensare al giorno prima quando Killian mi chiese di vederci l’indomani durante la pausa pranzo. Avrebbe fatto il doppio turno quel giorno quindi la pausa pranzo era l’unico orario possibile di vedersi. Gli avevo detto di non sapere che ci avrei pensato su ma eccomi li, a pochi metri da lui, riuscivo a vederlo in lontananza, senza aver minimamente ragionato sul da farsi o quantomeno averlo chiamato. piombai li senza pensarci due volte e rimasi imbambolata a fissarlo fin quando i suoi occhi azzurri non incrociarono i miei. Sorrise raggiante nel vedermi, non se lo aspettava,  ma quel suo sorriso fu la goccia che fece traboccare il vaso delle mie emozioni e le lacrime che avevo trattenuto fino a quel momento, cariche di rabbia e dolore, vennero fiori con una facilità inaudita. 

Lasciò il suo pranzo incustodito e corse senza pensarci due volte da me. Mi abbracciò e tra le sue braccia mi sentii finalmente al sicuro. Mi lasciò piangere per un po’ ma poi mi prese il viso tra le sue mai e mi costrinse a guardarlo.

  • non che non mi faccia piacere vederti Emma ma.... cos’è successo? Chi ti ha ridotto così? - era preoccupato, riuscivo a leggerglielo dagli occhi e anche se non sono solita raccontare le mie cose al primo che passa la mia bocca iniziò a raccontare senza che gliene dessi il comando. Gli raccontai tutto, sia di Zelina che di Regina e lui non potè far altro che stringermi ancora più forte a se sperando che quell’abbraccio mi facesse sentire un pochino meglio. Per certi versi fu davvero così, mi sentii subito un meglio accanto a lui, ma non potevo di certo affermare che tutto il dolore fosse andato via... tutt’altro: la mia migliore amica mi aveva ingannata e la mia ex allenatrice si era rivelata una stronza. Non disse nulla per rincuorarmi e lo apprezzai, molti altri non ci avrebbero pensato due volte prima di sparare frasi fatte o quant’altro. Mi tenne stretta a se e  non mi lasciò andare fin quando non mi fui calmata. 
  • Aspettami qui ok? - disse dopo aver sciolto l’abbraccio. - vado a chiedere un permesso di un paio d’ore e ti accompagno a casa ok? 
  • Cos... no Killian non... non devi. Io sto bene, prenderò la metro.
  • Non se ne parla, non ti lascio tornare a casa da sola in queste condizioni e poi in fase di riabilitazione non dovresti sforzarti di stare in piedi così a lungo.potresti compromettere la gamba buona visto che sei stata fino a due giorni fa allettata per gran parte del giorno. - potevo discutere o replicare? No, il suo sguardo parlava chiaro. Ci mise un attimo a chiedere il permesso ed eccolo tornare da me in men che non si dica senza il camice che odiavo e con le chiavi della sua auto. Mi aiutò a salire e ci mettemmo subito in marcia. Non mi feci portare subito a casa, non volevo far preoccupare i miei presentandomi a casa in quello stato; ne approfittano quindi per fare un giro della città e per chiacchierare e conoscerci ancora un po’. Non era poi così male il mio ex fisioterapista in versione umana: forse a lungo andare sarebbe potuto entrare a far parte della cerchia dei miei amici.   Un’ora passo come se niente fosse ma nonostante sapessi che ne avesse anche un’altra a disposizione gli confessai di sentirmi meglio e gli chiesi di riaccompagnarmi. Mi accontentò e con le mie indicazioni ci recammo verso casa. Non avevo problemi a mostrargli dove vivevo ma non appena arrivai a pochi metri da casa vidi Regina ferma davanti il mio cancello così lo feci proseguire  dritto come se nulla fosse per poi farmi scendere dietro l’angolo. 
  • Non c’è nulla qui! - disse facendomi notare che non vi era nessuna casa. -  che c’è: hai paura che possa venirti a rapire in piena notte? - non aveva fatto battutine fino a quel momento ma naturalmente non era riuscito a resistere fino alla fine. Purtroppo era più forte di lui. 
  • Ho un bel sistema dall’allarme credimi, non ci riusciresti! - risposi alla sua provocazione - comunque no, casa mia l’abbiamo passata da poco solo che non vi erano parcheggi per potersi fermare. Tutto qua. Non temere comunque: cinque passi a piedi posso anche farli. 
  • D’accordo ma mi stai mentendo lo so... non è per questo che mi hai fatto fermare qui ma va bene lo stesso, mi fido di te! - sorrise mentre prese il cellulare per poter credo scrivere un messaggio. - mandami un messaggio in giornata per farmi sapere come stai ok? 
  • Un messaggio? Sul serio??? E come? Non ho mica il tuo numero. - neanche a farlo a posta mi arrivò un sms su whatsapp con un cuore da un numero a me sconosciuto.
  • Adesso ce l’hai! - e con il suo sorrisetto malizioso mi salutò di nuovo e andò via. Rimasi imbambolata li su quel marciapiede a capire come avesse potuto avere il mio numero poi ricordai che ero stata sia paziente! Il numero lo aveva preso molto probabilmente dalla mia cartella clinica. Risi immaginando già che avrei potuto ricattarlo per questa cosa “non professionale” ma tornai subito seria in quanro ricordai che davanti casa mia c’era Regina. Non avevo assolutamente voglia di incontrarla ma non potevo fare altrimenti se volevo rincasare.  
  • Concedimi solo un minuto per favore! - mi disse non appena mi ritrovai faccia a faccia con lei. 
  • Non  ho voglia di ascoltare nessuno in questo momento mi dispiace! - feci per superarla ed entrare nel vialetto di casa mia ma fu impossibile: mi si parò davanti. - Regina ti ho già detto quello che penso, non ho intenzione di ripetermi ancora e sopratutto non ho intenzione di voler intraprendere una nuova discussione con te! 
  • Dobbiamo farlo invece: non mi hai dato modo di spiegare. 
  • Io sono stufa di sentire voi tutti parlare a vanvera nella speranza di ripulirvi la coscienza. Mi avete fatto del male, mi avete ferita... non basteranno delle scuse per farmi sentire meglio o per farvi alleggerire la coscienza. Come ti ho già detto non mi interessa se hai coperto Zelina, non mi interessa che non mi hai detto che la stavi allenando, non spettava a te farlo e come hai tenuto a sottolineare prima sono stata io a non darti modo di parlare con me. Sai perché ce l’ho con te... sai cosa mi ha fastidio.... e ora scusami ma ho da fare. - mi fece passare questa volta ma non ebbi il tempo neanche di aprire il cancello che iniziò nuovamente a parlare. 
  • Eri data per vincente quel giorno, tutti sapevano che saresti passata viste le tue innumerevoli capacità, io stessa ne ero fermamente convita ma poi la caduta ha cambiato tutto. Da regolamento, e lo sai anche tu,  passano ai giochi olimpici solamente le prime dieci in classifica ma essendo tu la decima e non potendo partecipare per ragioni ovvie la giuria ha deciso di far passare comunque la nostra squadra, in rispetto al lavoro da te svolto, ma come atleta sarebbe entrata la prima delle nostre classificata dietro di tè e tra sara e Zelina  ha avuto la meglio. 
  • E questo cosa centra con il fatto che sia proprio tu ad allenarla. Lei aveva già i suoi allenatori. Tu non sei mai stata la sua allenatrice...
  • È vero, non lo sono mai stata ed è vero anche, come tieni tanto a sottolineare, che ho sempre scelto io chi allenare. 
  • Ecco! è proprio questo che non mi va giù!!!! Tu non hai mai...
  • Alt!!!! Fammi parlare, non ho finito. Sono una persona molto esigente e selettiva per cui pochi, pochissimi eletti possono vantare il lustro di essersi allenati con me. Io avevo scelto già la mia ginnasta Emma e quando è successo quello che è successo sono stata la prima a fare un passo indietro. Non ti avrei mai permesso di gareggiare e mai avrei voluto allenare qualcun’altro così a breve distanza. Zelina mi è stata imposta! Mi è stato imposto di allenarla. Volevano che la portassi ad un livello superiore per poter affrontare queste maledettissime olimpiadi. 
  • Potevi rifiutarti, se non la ritenevi all’altezza potevi rinunciare all’incarico. 
  • Non è così semplice... io cerco la perfezione nell’atleta che alleno e non ho mai visto in Zelina questa qualità. Mi sono rifiutata, ho spiegato alla federazione le motivazioni che mi spingevano a farlo  ma a loro sono stati irremovibili: mi hanno obbligata a farlo!
  • Non ci credo! Tu non hai mai allenato nessuno contro la tua volontà. 
  • Lo so ma è andata così e sai perché? Perché a detta loro sono stata io a metterti fuori gioco Emma. Già... io con le mie assurde pretese li ho provati della migliore ginnasta di sempre, pertanto, per farmi perdonare, avrei dovuto rendere Zelina una ginnasta vincente. - non potevo credere alle mie orecchie, sembrava tutto così surreale  ma che motivo aveva di mentirmi dopo aver scoperto chi stesse allenando? Mi sentii un tantino in colpa per averla trattata male in tutto quel periodo ma non riuscivo ugualmente a perdonarle il fatto che la stesse allenando. Ero una stronza  lo so ma io al suo posto mi sarei rifiutata categoricamente nonostante tutto. - È vero, tu hai perfettamente ragione: non ho mai allenato nessuno contro la mia volontà ma è anche vero che fino a quel giorno non avevo distrutto la carriera a nessuno. - cosa??? Dava retta a loro? Pensava sul serio fosse colpa sua il mio incidente. - non guardarmi così Emma, fai bene ad avercela con me Sbagli solo la motivazione per cui farlo. Non devi incolparmi di allenare un nuovo ginnasta, devi incolparmi per...
  • Regina non sei stata tu a farmi cadere non farmi incazzare ancora di più di quello che già sono! Sono caduta perché non ho preso il salto nella maniera corretta. Mi sono allontanata troppo dallo staggio e non sono riuscita ad afferrarlo per tempo. 
  • Era un elemento da senior rivisitato, aveva un grado di difficoltà molto alto ed è ritenuto anche abbastanza pericoloso. Eri ancora inesperta per farlo, hanno ragione loro... 
  • cazzate! Non l’ho mai sbagliato in palestra, l’ho sempre fatto ergo ero in grado di poterlo fare. Non possono accusarti per una cosa non vera e tu non puoi credere a tutto questo schifo. 
  • se avessi strafatto come al tuo solito sarei indubbiamente riuscita a ribellarmi al loro volere, non sarebbe stata colpa mia almeno, ma per una volta hai eseguito tutto il programma alla lettera e la caduta quindi diventa un mio errore. 
  • Regina non... - i miei occhi erano tornati lucidi e anche i suoi non erano da meno.
  • non avrei voluto nenache dirtelo in realtà, ma non pensavo ci rimanessi così male nel sapermi allenare un’altra persona. Mi sento già in colpa di mio Emma per averti negato un sogno non... non incolparmi anche di altro. - ok... avevo sbagliato su tutta la linea con lei, avrei dovuto lasciarla spiegare, non saremmo arrivati a questo punto. Avrei dovuto immaginare che per allenare un nuovo ginnasta dall’oggi al domani doveva esserci sotto qualcosa e invece no, mi sono semplicemente lasciata sopraffare dalle mie emoIoni. L’avevo ferita ancora di più di quanto già non fosse e improvvisamente mi sentii una cretina per averla accusata senza motivo. Con Zelina continuai ad avercela, lei me l’aveva fatta davvero grossa mentendomi ma con Regina no... la perdonai all’istante e corsi ad abbracciarla. 
  • Non è colpa tua! L’incidente dico... non è dipeso da te mettitelo in testa. Se ti fa sentire meno in colpa con te stessa allena pure Zelina, allena chi vuoi, ma non è colpa tua. Sarei potuta cadere anche facendo un’elemento più facile... - presi una pausa - evidentemente doveva andare così... la ginnastica forse non era poi il mio destino.
  • Oh si che lo era... emma tu...
  • No no no... non voglio più tornare in merito a questo discorso. ormai è acqua passata, ho chiuso con la ginnastica.
  • Dovresti pensare alla mia proposta invece e non per sentirmi meno in colpa... hai la stoffa per essere una validissima allenatrice.
  • Mi fa piacere che lo pensi ma il mondo della ginnastica non può più darmi quello che desidero e accontentarmi non è di certo una cosa che so fare.
  • Lo so bene, ti ho preso sotto la mia ala anche per questo. - mi sorrise dolcemente - Mi dispiace davvero tanto Emma.... 
  • Lo so ma non è colpa tua anzi... scusa se ti ho reso la cosa ancora più complicata. 

La invitai ad entrare e insieme anche ai miei genitori parlammo del più e del meno. La informai delle mie terapie, che mi stavo allenando anche da sola per rimettermi in sento quanto prima dopodiché le dissi che non sapevo se tornare con i miei a Storybrooke dopo la fine della terapia o se restare, iscrivermi a scuola pubblica per terminare i miei due ultimi anni di liceo per poi decidere a che facoltà iscrivermi. Avevo 16 anni ancora non potevo smettere di studiare, anzi... dopo la tragedia lo studio sarebbe stata l’unica cosa che mi avrebbe garantito ancora un futuro. Mi consigliò naturalmente di terminare gli studi ma non smise di ribadire che le porte in federazione per farmi diventare allenatrice erano ancora aperte. I miei genitori non sapevano ancora nulla di questa storia e ad essere onesti non volevo lo sapessero. Anche loro stavano male per ciò che mi era successo ma speravano ancora in un lieto fine e l’allenamento per loro poteva essere un ottimo compromesso per raggiungere un degno finale.

  • tesoro hai sentito? È....
  • È sbagliato papà! Non voglio fare l’allenatrice ok? Volevo fare la ginnasta! - specificai - per voi sarà anche la stessa cosa visto che raggiunta una certa età avrei di sicuro insegnato ma per me non è così. Ok l’insegnamento ma prima le olimpiadi... il mio sogno si è spento per sempre con quell’incidente e niente potrà cambiare questo. - andai  in camera mia e ancora una volta scoppiai in lacrime. Mi chiedevo se mai sarebbe finita prima o poi tutta quella tristezza, se sarei tornata a sorridere e a combattere come un tempo ma non avevo ancora risposta.  

Presi il cellulare che avevo sul comodino per vedere se mentre ero di là qualcuno mi avesse cercato e notai, oltre alle numerose chiamare e sms  di Zelina vi era anche un messaggio di Killian.  Voleva sapere come stavo e che era in pensiero per me.  Risposi dicendo lui la verità ovvero che non mi sentivo affatto bene, che stavo vivendo un periodo davvero difficile e che non sapevo davvero come uscirne. 

“ ci vediamo tra dieci minuti dove ci siamo salutati oggi, non farmi aspettare” mi rispose in questo modo è il mio cuore riprese a pompare a tutta velocità. Non gli risposi nenache, la mia risposta era scontata e dopo essermi sistemata alla meglio uscii dicendo ai miei che stavo andando ad incontrare dei vecchi amici. Non ci sarebbe stato nulla di male a raccontare loro la verità ma mi sentivo in imbarazzo a dire loro che uscivo con il mio fisioterapista. 

Come al solito era sempre puntuale e come girai l’angolo lui era già li, fuori dall’auto ad aspettarmi. Mi chiese di salire in macchina, mi aiutò a farlo dopodiche si mise al volante e mi portò verso una meta a me sconosciuta. Ci fermammo poco dopo davanti ad un McDonald. 

  • spero tu abbia fame! - mi disse sorridendo 
  • Vuoi forse farmi ingrassare? - replicai io improvvisamente più serena. 
  • No, mi piaci così ma ti avevo promesso di rimediare alle tue rinunce no? Il cibo spazzatura è la nostra seconda tappa. Ci stai?
  • Si... certo che sì! muoio di fame in realtà! 
  • Perfetto allora ma facciamo il mcdrive ok? Così possiamo sparlare di chi vogliamo senza che nessuno ci ascolti. - lo lasciai fare e dopo aver ordinato ritirammo il nostro sacchetto e andammo a mangiare in un parcheggio poco distante. 
  • Risolto il problema di questa mattina? Hai avuto modo di chiarirti con la tua migliore amica? - mi chiese addentando il suo panino.
  • Giammai... non voglio neanche sentirla nominare. Con me ha chiuso ma in compenso ho chiarito con la mia allenatrice. 
  • Ne sono felice, è davvero brutto essere in collera con qualcuno a cui si vuole bene e non riuscire a chiarire...
  • Parli di tua madre vero? - chiesi ricordandomi del suo racconto.
  • Esatto... ci sono parecchie cose che vorrei dirle adesso. Sono ancora arrabbiato per tutta la nostra discussione e tutto ma almeno adesso capisco perché l’ha fatto. Credeva in me... nel mio sogno e io per colpa di una donna ho mandato tutto all’aria rovinandomi la vita. 
  • Non ti sei rovinato la vita, hai un lavoro meraviglioso e super apprezzato adesso. Sarà di sicuro orgogliosa. 
  • Sai cosa intendo dire... avevo un sogno e ora farlo avverare sarà pressoché impossibile. - fece una lunga pausa. - sai... ti ho dato ascolto:  ho chiesto ad un ex allenatore della federazione di scherma per allenarmi e ha accettato di buon grado. 
  • Davvero???? È... è meraviglioso Killian!!!!! 
  • Già, ed è tutto merito tuo, è merito tuo se ho ripreso a sognare. Non so se si avvererà mai, ormai ho perso il mio tocco, ma mi sento vivo finalmente e lo devo a te piccola Swan. - gli sorrisi e prontamente arrossii. Non aveva detto nulla di imbarazzante ma io mi sentii avvampare ugualmente. - potremmo provare a sognare insieme se ti va: nella palestra dove mi alleno c’è l’attrezzatura per fare ginnastica pensavo che magari tra qualche mese, una volta rimessa in sesto....
  • No! Non... non dirlo Killian per favore.... non roviniamo questo bel momento con questa discussione. Non tornerò a fare ginnastica, non lo farò nenache per hobby. Sarebbe troppo doloroso. - abbassai lo sguardo.
  • D’accordo ma prometti di venire ugualmente in palestra con me a vedermi allenare. Ho capito che sei una tipetta senza peli sulla lingua pertanto voglio sapere cosa ne pensi del mio livello di ripresa e sapere se per te ho ancora una possibilità.
  • Non ne capisco nulla di scherma io! - gli feci notare. 
  • Lo so ma mi fido del tuo giudizio e poi è una scusa per poterti vedere ancora. - mi accarezzò il viso mentre lo disse e senza avere il tempo per capire cosa stesse per succedere me lo ritrovai a due centimetri dal viso. Avrei voluto scappare in quel preciso istante, dissolvermi nel nulla e tornare a casa ma non potevo... scansai di conseguenza il viso di lato in maniera elegante e non troppo scattosa e sentii le sue labbra premere contro mia guancia neanche un secondo dopo. Non sapevo se avessi capito seriamente il suo gesto, girai il viso più che altro per istinto e imbarazzo ma non appena mi bacio la guancia capii di non essermi affatto sbagliata. Avevo visto giusto... Killian aveva appena tentato di  baciarmi. 

 

 

NOTE DELL’AUTORE: buonasera a tutti e come promesso ecco il terzo capitolo di questa storia. Ho ripreso il via a quanto pare e spero di non prendermi più pause così lunghe. Mi siete mancati in questo periodo e vi dimostrerò la cosa sommergendovi di nuove storie ma per ora vi lascio con questo bacio mancato tra Emma e Killian. Mi starete sicuramente odiando per questo lo so ma l’attesa renderà migliore le cose ve lo posso garantire. A domaniiiiiii


 
  
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