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Autore: JasonTheHuman    23/03/2021    0 recensioni
Umani.
Verità o finzione? Antica civiltà perduta o solo una vecchia favola dei pony?
Nessun pony ne ha mai visto uno, e molti non ne hanno neanche sentito parlare. Ma Lyra sa che queste creature meravigliose sono più di una vecchia leggenda, ed è determinata a scoprirne di più… e possibilmente far impazzire la sua coinquilina nel processo.
Genere: Avventura, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 10

LYRA

 

Erano probabilmente circa le due di notte. Le strade di Canterlot erano vuote. Lyra sapeva che stanotte non avrebbe preso il treno per Ponyville, come aveva pianificato, ma anche se avesse potuto, doveva prima tornare a casa dei suoi genitori. Avevano cose di cui parlare.

Era ancora difficile non pensare a loro come i suoi genitori.

Le avevano mandato una lettera chiedendole di fargli una visita. Non le era sembrato insolito allora. Ma loro avevano saputo. Per tutto questo tempo...

“E’ passato troppo tempo. Niente magia, nessun cutie mark. E se fosse perché lei è-”

Sinceramente, Lyra non era sorpresa di venire a sapere che gli umani fossero estinti. Ma non si sarebbe mai aspettata il modo in cui lo era venuto a sapere. Ma lo stesso concetto che ci fosse un altro mondo là fuori, e che lei era in realtà…

“Un normale unicorno,” Lyra bofonchiò tra sé e sé. “Mi hanno sempre detto di comportarmi come ‘un normale unicorno.’”

Arrivò alla porta di casa. Alzò uno zoccolo con esitazione, e bussò. Mentre aspettava nervosamente, guardò le altre case e i loro vetri oscurati attorno a sé. Sentì i passi degli zoccoli da dentro, e finalmente la porta si aprì.

“Heartstrings?” disse Cirrus. “Mi chiedevo se saresti venuta dopo il Galà. Come è andata la serata?”

Il Galà? Lyra aveva totalmente scordato che si era tenuto quella stessa sera. “Uh… Mamma, se non ti dispiace… Vorrei che mi chiamaste Lyra. Cioè… Heartstrings è un nome da pony…”

L’espressione di consapevolezza negli occhi di Cirrus le disse che sapeva esattamente a cosa si riferiva Lyra. “Hai parlato con la Principessa.”

“Già.”

Cirrus sospirò. “Entra dentro.”

Lyra la seguì fino al salotto, dove posò la custodia del suo strumento e i libri. Era passato del tempo dalla sua ultima visita, ma non era cambiato molto. Cirrus salì sopra a cercare Dewey. Lyra osservò la sua casa d’infanzia mentre aspettava. Alcune foto dei suoi genitori, scattate poco dopo che si erano conosciuti, erano appese sui muri. E c’erano pure delle immagini di Lyra, ai tempi in cui era una puledrina. Realizzò che non aveva mai visto una sua foto da infante.

I suoi genitori tornarono e si sedettero. La fissarono dall’altro lato del tavolino, non sapendo da dove cominciare. L’unico suono era il ticchettio dell’orologio nel corridoio. 

Cirrus ruppe infine l’imbarazzante silenzio con un sospiro. “La Principessa ci aveva informati che ti avrebbe parlato. Era il pony più adatto a spiegarti le scelte fatte.”

“Ormai cominciava a sembrare inevitabile. Sapevamo che non avremmo potuto tenertelo nascosto per sempre,” aggiunse Dewey.

“A prescindere di cosa tu sia, per noi sei ancora nostra figlia.”

“L’unico motivo per cui abbiamo provato a tenerti lontana da tutte quelle storie sugli umani era per proteggerti. Se avessi scoperto la verità – “

Lyra li interruppe. “Sentite… Non sono arrabbiata con voi,” disse. “Comprendo pienamente perché i pony siano spaventati da noi. Dagli umani, intendo. Ed apprezzo davvero che vi siate presi cura di me. So che rischio dovete aver corso.”

“Non siamo spaventati di te, Heartstrings,” disse Cirrus, corrucciandosi. 

“Sono solo Lyra ora,” disse lei. “La Principessa Celestia mi ha detto praticamente tutto, ma… da dove provengo io?”

Suo padre – non riusciva ancora a non definirlo tale – scambiò uno sguardo con sua moglie. “Stavamo camminando nei giardini del castello assieme. La prima cosa che notammo era… beh, mobili, sparpagliati nel giardino. Naturalmente non sapevamo cosa stesse accadendo. Ti abbiamo trovato in una culla, ma… tu non eri un pony. Non eravamo sicuri che cosa fossi.”

“Sapevamo solo che eri da sola. Portarti dalla Principessa sembrava la migliore idea al momento.  Le circostanze erano a dir poco bizzarre,” disse Cirrus. “Le guardie reali esaminarono tutto ciò che si trovava nel giardino, ma neanche loro riuscirono a venirne a capo. Pertanto ci hanno concesso di vedere la Principessa, e, beh… Lei ci raccontò le stesse cose che ha spiegato a te.”

“Cosa... sono gli umani,” disse Lyra. “E cosa abbiamo fatto.”

“La Principessa sostiene che tu non sei di Equestria. Non era però sicura da dove venissi,” disse Dewey. “A giudicare da come erano sparpagliati gli oggetti rinvenuti, sembrava fosse stato un incidente, qualunque cosa fosse accaduto. Ed inoltre, eri solo un infante. Sarebbe stato sbagliato abbandonarti solo a causa di gesta della tua specie risalenti a migliaia di anni prima della tua nascita. Altri pony, però, potevano non essere così comprensivi, perciò…”

“Trasformarti in un pony era la soluzione migliore per tutti. Specialmente per te,” disse Cirrus. “La Principessa Celestia ci disse che gli umani erano creduti estinti. Non sapeva da dove fossi arrivata, quindi non ti poteva mandare indietro. Inoltre… non avremmo mai potuto avere una nostra figlia, e finché avresti avuto bisogno di qualcuno che si prendesse cura di te…”

Lyra fissò il pavimento.”Chi altri è al corrente di ciò?”

“Solo noi. E le Principesse. Nessun altro pony,” disse Dewey. 

Lyra annuì. “Quindi Twilight non era mai stata coinvolta.” I suoi genitori erano le ultime persone che potesse sospettare fare parte della cospirazione.

“La Principessa Celestia ci ha detto che non aveva intenzione di parlare con Twilight degli umani. Quando è venuta a casa tua ci siamo spaventati, ma inutilmente,” disse Cirrus.

“E voi siete stati in contatto con la Principessa per tutto questo tempo?” chiese Lyra.

“Dovevamo. Nessun umano era stato mai tramutato in un pony prima d’ora. Dovevamo informarla di quello che ti succedeva – di quando sei riuscita finalmente ad usare la magia, che sembravi crescere come un normale pony, e quando tu… hai trovato quei libri sulla tua specie…” la voce di Dewey si affievolì.

“Penso ancora che sarebbe stato meglio se non gliel’avessimo detto,” disse Cirrus. “Rende solo le cose più difficili.”

“Non deve per forza cambiare le cose,” rispose Dewey. Si rivolse a Lyra. “Ma ora che ne sei a conoscenza, non dovrai dirlo a nessuno quando torni a Ponyville. Se qualcuno scoprisse che eri un’umana, non sono sicuro di cosa potrebbe succedere,” disse Dewey. “Sicuramente lo capisci questo.”

La Principessa Celestia le aveva detto quelle stesse cose poco prima di andarsene. Tornando a casa, non avrebbe dovuto parlarne con nessuno. Era meglio che gli umani restassero dimenticati. Ed ora… era già stata dura finora, ma sentire Bon-Bon o Twilight dire che gli umani erano un’assurdità, e sapere di esserne una… Lyra non sarebbe riuscita a sopportarlo. C’era però un’altra opzione.

“Ecco…” disse Lyra. “Io non tornerò a Ponyville.”

Dewey sbatté le palpebre. “Cosa vuoi dire? E la tua coinquilina?”

Lei esitò, sapendo che non sarebbero stati felici di sentire questa parte. “La Principessa ha tentato da tempo di capire da dove provenissi, e ha detto che, se volevo… Mi avrebbe potuto rispedire nel mio mondo.” Forzò un sorriso, sapendo già quale sarebbe stata la reazione.

Di nuovo, ci fu una lunga e dolorosa pausa.

“La Principessa Celestia ci ha informati che ha messo a punto l’incantesimo,” disse Dewey. “Ha studiato gli artefatti del tuo mondo. Le cose che erano nel giardino quando sei apparsa.”

Lyra sapeva già queste cose. La spiegazione dell’incantesimo che Celestia stava usando per localizzare il mondo umano era stata troppo complicata da capire, e combinata con l’attuale stato mentale di Lyra, risultava in un’amnesia totale di quella parte del discorso. Ciò che le importava era solo che ci fosse una possibilità per lei di tornare indietro e vivere come un’umana.

“Heartstr – o, Lyra, immagino…” disse Cirrus. La pronuncia non le era familiare. “Non devi per forza farlo. Gli umani sono pericolosi. La Principessa non ti ha raccontato della guerra?”

“Non sono tutti così!” insistette Lyra. “Cioè, io non sono così… E c’è molto di più in quello che siamo noi umani. Tutto ciò che abbiamo scoperto per migliorare le nostre vite. I pony ancora usano quelle invenzioni. Non siamo solo distruttivi, indipendentemente da quello che dice Celestia. Io lo so che non è così.” La sua voce calò.

“Non hai mai incontrato un altro umano,” disse Cirrus. “Ti abbiamo cresciuta come un pony. Non so cosa sarebbe successo se fossi restata lì.”

“È una parte del motivo per cui voglio andare. Io dovevo stare lì.” Lyra guardò giù al pavimento – ai suoi zoccoli. Non erano lì alla sua nascita. “Inoltre, la guerra fu causata da Discord, qui in Equestria. Gli umani della mia terra d’origine potrebbero essere… diversi.” Alzò appena gli occhi.

Cirrus stava per avanzare un’altra obiezione, ma Dewey alzò la zampa e la fermò. “Questa è una decisione che spetta a Lyra.” Sembrava che stesse cercando di convincere anche se stesso.

“La Principessa Celestia mi ha informato dei rischi, ma voglio sapere la verità sugli umani,” disse Lyra. “So che non possono essere così malvagi come pensano i pony.”

“Non stai ragionando correttamente,” disse Cirrus. “Sei stanca. La penserai diversamente domani mattina.”

Dewey confermò. “Forse dovresti dormirci sopra.”

Lyra scosse la testa. “Fin da quando ho scoperto gli umani, ho sempre voluto saperne di più su di loro… In verità, credo che volessi diventarne uno. È questo che desidero.”

“Non avresti mai dovuto permetterle di tenere quei libri,” mormorò Cirrus. 

“Quando l’ho trovata assieme a loro, era già troppo tardi,” replicò Dewey. “Non pensavo li avrebbe presi così seriamente.”

Lyra guardò suo padre, e poi sua madre. “Devo almeno provarci.” Esitò un attimo. “Perdonatemi.”

“Forse è meglio per tutti riparlarne di mattina,” disse Dewey. “Qualunque sarà la tua decisione, Lyra… Sii sicura che sia quello che vuoi veramente.”


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Lyra era sdraiata sul letto nella sua camera d’infanzia. Si era tolta l’abito e stava tentando di rilassarsi, ma non c’era modo di dormire questa notte. In ogni caso, era praticamente mattina.

Sarebbe dovuta sentirsi più felice di così. Aveva sempre amato gli umani.

I suoi genitori pensavano ancora che gli umani fossero pericolosi. Non solo loro, ma anche Principessa Celestia. Di norma Lyra non avrebbe avuto problemi a sostenere che si sbagliavano, ma stava ancora pensando alla guerra. E se non fosse stata colpa di Discord?

No… Era ridicolo. Celestia aveva ammesso che lei e Luna non erano riuscite a sconfiggerlo subito. Lui aveva avuto più tempo per accumulare potere, e aveva cominciato con gli umani. Avrebbe potuto corrompere i pony nello stesso modo se avesse voluto. Proprio come aveva provato a fare un anno prima.

Sarebbe stata perfettamente al sicuro nel mondo umano. 

Raccolse il suo diario dal comodino e lo sfogliò nuovamente. I suoi sogni provenivano probabilmente dal suo mondo, e non da Equestria. E ciò spiegava perché sembrassero così diversi dai libri.

Quante cose sarebbero state uguali? I sogni erano abbastanza simili da pensare che fossero gli stessi luoghi… Non c’erano altre alternative sensate. Era ancora turbata dall’idea di un “mondo umano” separato.

Sentì bussare alla porta, e guardò su. Dewey stava sbirciando dal corridoio. 

“Posso… entrare?” chiese.

“Sì, certo,” rispose Lyra, posando il diario.

Un oggetto stava levitando vicino a lui, avvolto da un’aura blu. Lyra non sapeva di cosa si potesse trattare. Era un oggetto rettangolare e piatto.

“Vuoi ancora tornare a vivere con gli altri umani,” disse lui.

Lyra annuì. 

“Forse è quello che dovresti fare. Non lo so più neanch’io...” Posò lo sguardo sull’oggetto che stava trasportando. Quello galleggiò sopra Lyra, e lei lo prese con la sua magia. “Celestia ti ha detto degli oggetti che hanno trovato. Cose che sono cadute nel varco con te. Lei voleva studiarli. Ma io ho tenuto questo.”

Lyra non riusciva a credere ai suoi occhi. Era solo una vecchia foto incorniciata, ma...

“Questi sono… veri umani?” chiese lei. Erano due – un uomo e una donna – in piedi davanti ad una grande casa, e una di quelle carrozze auto-moventi dei suoi sogni. L’uomo aveva capelli scuri e la barba, e poggiava il braccio sulla spalla della donna. Lo fissò. “Come fai ad averla?”

“Non ne sono sicuro, ma potrebbero essere i tuoi genitori.”

Lei era senza parole. Poggiò la foto sul comodino, ma riusciva a malapena a staccarci gli occhi. Una prova fotografica degli umani sarebbe stata eccitante, ma quella… Beh, i suoi genitori biologici erano sicuramente umani, ma vederli così rese d’un tratto il tutto molto più reale.  

“L’avete avuta per tutto questo tempo?” chiese Lyra.

Dewey annuì. “Tua madre non sa che l’ho conservata, ma è la nostra unica prova di chi eri un tempo. Mentirei se negassi che ero curioso di saperne di più sulla tua specie. Mi sono sempre interrogato su di loro da quando ti abbiamo trovata.”

Lyra guardò di nuovo la foto, e poi suo padre. “Non posso crederci che tu abbia una cosa del genere…”

“Non ti voglio dire che direzione prendere. Ma prima di prendere una decisione su cosa vuoi fare… Sii certa di esserne sicura. Se lasci Equestra, potresti non tornarci mai più.”

“Lo so…” disse Lyra.

“Capisco che tu voglia partire,” disse lui. “È pur sempre una tua scelta.” Si girò e si incamminò verso la porta, per uscire dalla stanza.

“Aspetta.”

Volse di nuovo la testa indietro, verso di lei. La faccia mostrava tutta la sua stanchezza.

“Papà, tu non pensi che… tutti gli umani siano cattivi, vero?” chiese Lyra.

Lui sorrise. “Ne ho conosciuto solo uno finora.”

Lei guardò nuovamente la foto sul comodino, quell’immagine che sembrava ancora così impossibile, e poi nuovamente lui. “Buonanotte.”

“Buonanotte, Lyra.” Se ne andò, chiudendo la porta dietro sé. 

Lyra giacque distesa sul letto tutta la notte, ma non riuscì a dormire. Continuava a fissare le facce di quegli umani. Tutte le immagine di umani che aveva visto finora erano state disegni. Oppure nei suoi sogni. Ma questi umani… forse, i suoi genitori… Erano veri. Erano là fuori, da qualche parte.

 

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La mattina dopo, Lyra uscì a fare un giro.

Canterlot le era familiare. Ci aveva vissuto la maggior parte della sua vita, e anche dopo essersi trasferita da Bon-Bon a Ponyville, tornava a fare visita ogni tanto. Quindi come mai d’improvviso sentiva di non appartenervi più?

La Principessa Celestia le aveva spiegato, mentre era in silenzio frastornata, che lei era ancora una cittadina d’Equestria, nonostante le sue origini. Poteva rimanere qui. Era persino ciò che consigliava. E certamente i suoi genitori non volevano che se ne andasse.

Passando vicino la stazione, guardò arrivare una locomotiva. Lyra poteva facilmente tornare a Ponyville quella sera stessa se avesse voluto. Tornare e impacchettare tutti i suoi libri, dire a Bon-Bon che aveva chiuso per sempre con gli umani. Dimenticare che aveva visto i suoi veri genitori, e che non era mai stata un pony, fin dall’inizio...

No, non era per niente fattibile.

Camminò a fianco allo stadio dove si tenevano i derby dei Wonderbolt. C’erano delle locandine con scritta una data, ci sarebbe stata una corsa tra pochi giorni. A Lyra piaceva vederle…

La sua discendenza dai pegasi era una bugia. Pensava fosse stato quello il motivo per cui le veniva difficile usare la magia. Ed ora stava realizzando, la prima volta che aveva utilizzato la magia per suonare la lira, aveva immaginato delle dita che si muovevano tra le corde. E quando aveva utilizzato vere mani per suonare, le era venuto molto più semplice. 

Dei pony, vestiti coi loro stravaganti cappelli e seguendo la loro altolocata moda di Canterlot, la superarono senza badare a lei. Non avevano idea lei fosse un’entità che si pensava esistesse solo nei miti.

Non era cambiato niente. Così come lei non era davvero cambiata. Era sempre stata un’umana. La sola differenza era che ora ne era cosciente. Tutte quelle volte in cui Bon-Bon l’aveva guardata negli occhi e le aveva detto di lasciare perdere la sua ossessione per quei “folli sogni...”

Da puledrina, credeva che gli umani potessero ancora essere da qualche parte in Equestria. Solo da grande si era convinta con dispiacere della loro probabile estinzione. L’offerta della Principessa era fin troppo buona per essere vera.

Ed era anche una bella cosa. Perché tutte quelle paure sugli umani erano completamente infondate. No?

Gli umani non erano davvero estinti. Gli avvenimenti in Equestria furono una disgrazia per loro, ma ciò non voleva dire che Lyra dovesse avere paura a tornare a casa.

Lyra si fermò e stette ferma per un istante. Quindi sospirò. Non la stava aiutando. Doveva prendere una decisione definitiva. 

Girandosi, si diresse verso casa per fare gli ultimi preparativi.

 

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Il Castello di Canterlot dava un’impressione diversa alla luce del giorno, rispetto a quella che aveva avvertito al Galà due giorni prima. Era più luminoso, ma anche silenzioso. Superarono un po’ di guardie assegnate ai cancelli, sulla strada per la camera della Principessa. Dewey non aveva avuto problemi ad entrare, essendo il capo bibliotecario. 

Non ci furono lunghe discussioni quando arrivarono. La Principessa Celestia aveva intuito all’istante il motivo della loro visita. Cirrus sembrava irrequieta, Dewey continuava ad aprire la bocca per dire qualcosa, ma la sua voce non aveva il coraggio di uscire.

Un mondo intero oltre Equestria, pensò Lyra. Con degli umani in vita.

Lyra non aveva portato molto con lei. Aveva senza dubbio la sua lira, conservata nella grossa borsa a lato. Inoltre, il suo diario – vi aveva documentato i suoi sogni, e quelli erano l’unica documentazione che aveva sul suo mondo, in aggiunta al passato di Equestria. E la foto dei suoi genitori umani. Li avrebbe trovati… In qualche modo.

Ora Lyra e Celestia si trovavano da sole in una delle stanze degli ospiti. 

“Sei assolutamente certa,” disse la Principessa. Stava più ripetendo un’affermazione che ponendo una domanda.

“Sono sicura,” disse Lyra. “Ho bisogno di sapere chi sono realmente.”

“La mia offerta è ancora valida. Sei più che benvenuta a stare qui in Equestria,” disse Celestia. “Sono stata in grado di dare solo poche occhiate al mondo da cui provieni. È molto diverso dalla società umana che conoscevo. La tua specie è sopravvissuta per più tempo… La loro tecnologia è molto più avanzata.”

“L’ho vista nei miei sogni. È quello che vedevo, vero?”

“Forse…” disse Celestia. “Pensavo che fossi troppo piccola per ricordare.”

Lyra si sentì battere il cuore. Presto non sarebbe più stata un pony. Non avrebbe mai più avuto gli zoccoli. La Principessa Celestia era il solo essere abbastanza potente per lanciare questo tipo di incantesimo di trasfigurazione… No, in realtà era il contrario. Stava solo rimuovendo l’incantesimo.

“Allora, non prolunghiamo oltre.” Celestia abbassò la testa, puntando il corno verso Lyra. “Rilassati. Ci vorrà solo un attimo.”

Il suo corno risplendette di una delicata luce bianca pura. Lyra strinse i denti, pensando che il processo fosse doloroso, come quando si era fatta crescere le mani, solo moltiplicato per cento, ma… si stava trasformando e non sentiva quasi niente.

 

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Lyra non era ancora tornata dal Galà. Aveva detto che sarebbe rientrata due giorni prima.

Bon-Bon cominciava a preoccuparsi. Eppure, sul serio, cosa le sarebbe potuto succedere? Nonostante tutti i suoi deliri su complotti governativi e umani, e su come la Principessa Celestia “le stesse dando la caccia” o quello che era, non c’era niente da temere a Canterlot. Bon-Bon si sentiva leggermente in imbarazzo ad essere così in apprensione.

Bussarono alla porta. La testa di Bon-Bon scattò su, e andò a rispondere. Aprì la porta. Trovò un pegaso grigio, con gli occhi storti in direzioni differenti.

“Ho una lettera per lei, Signora Bon-Bon!” disse allegramente.

Bon-Bon prese la busta, e vide il nome “Rainbow Dash” scritto davanti. Aggrottò la fronte.

“Uh, grazie…” disse. C’era del tempo per sistemare la faccenda prima di timbrare il cartellino a lavoro.

Si rivelò presto innecessario, dato che Rainbow Dash comparve proprio dietro la pony postino con un’altra lettera tra i denti.

“Hey, Bon-Bon,” disse con voce piatta. “Ho la tua posta.”

“Grazie, Rainbow Dash. E io ho la tua.” Si scambiarono le buste. La sua lettera aveva “Bon-Bon” scarabocchiato nella familiare grafia di Lyra. Sembrava pesante per qualche ragione. C’era qualche extra dentro.

Rainbow Dash si rivolse all’altro pegaso, che se ne stava lì sconfortato. “Uh… Ci stai andando vicina, almeno. Sono dovuta andare solo in una casa questa volta.” La pony postina fece un goffo sorriso e sventolò le sue ali.

Bon-Bon portò la lettera dentro casa, domandandosi cosa potesse contenere. Una giustificazione del suo ritardo, forse. Almeno Lyra aveva avuto la decenza di scriverle in caso fosse stata bloccata per qualche ragione. 

Aprendo la busta, alcune monete d’oro caddero e tintinnarono sul tavolo. In realtà, dopo averla scossa, c’era un sostanziale ammontare di soldi allegato. Sorpresa, Bon-Bon tirò fuori la lettera e cominciò a leggerla.

 

Cara Bon-Bon,

Mi dispiace per il poco preavviso. Sono saltate fuori delle cose a Canterlot, e devo trasferirmi. I soldi che ti sto mandando dovrebbero coprire l’affitto per qualche mese. Forse potrai trovare qualche altro coinquilino. È stato bello conoscerti. Grazie per essere stata così paziente con me.

– Lyra

 

Fissò incredula la missiva scritta in fretta e furia. Lyra si stava davvero trasferendo, così? Bon-Bon non potè fare a meno di sentirsi forse responsabile. Era stata troppo dura con lei su quell’incidente col carro?

Bon-Bon mise il broncio. Era da proprio da Lyra essere così impulsiva. Non ne sarebbe dovuta essere sorpresa. Eppure, era troppo drastico. Cosa voleva dire che certe cose erano “saltate fuori”? E tutti quei soldi… Gli occhi di Bon-Bon si spalancarono. 

Il Galà... ma certo!

Lyra doveva essere stata individuata al Galà e assunta per una sinfonica. Celebrità da tutta Equestria partecipavano a quella festa, quindi non era possibile sapere dove fosse finita. Si sarebbe trasferita in una grande città, probabilmente, dovunque avesse sede la sinfonica. I soldi in più erano magari solo una parte di quello che le avevano offerto.

Ma lei aveva deciso così ed era partita. Senza neanche un saluto, a parte quella lettera. Aveva lasciato tutte le sue cose – i vestiti, mobili, libri…

Tutte le sue folli teorie sugli umani…

Nonostante tutto, un sorriso fece capolino sulla sua faccia.

Possibile? Lyra aveva finalmente capito chi era. Era destinata ad essere una musicista di successo, oserei dire famosa. I suoi giorni di caccia agli umani erano finalmente finiti.

 

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Lyra era in piedi nella camera da letto privata, esaminandosi allo specchio. Aveva appena finito di indossare i vestiti che le aveva fornito la Principessa. Portandosi una mano alla fronte, percepì la pelle liscia dietro il ciuffo. Niente corno. Non succedeva niente quando provava a spostare qualcosa con la sua magia. 

E la cosa le andava perfettamente bene.

Alzando le mani, si esaminò le dita. La incantavano ancora, nonostante fosse riuscita a crearle già quando era un pony. Confrontate con quelle che aveva adesso, però, i suoi tentativi erano stati grezzi – le dita erano troppo grosse, e non così flessibili. Queste erano vere mani umane. Snelle, eleganti, e assolutamente straordinarie. Rinunciare alla magia era stato uno scambio equo. 

Aveva ancora gli occhi dorati, e la sua chioma –  no, i suoi capelli – erano verde menta con una striscia bianca, gli stessi colori che aveva da pony. Non erano normali per gli umani, a quanto ne sapeva. Ma aveva la pelle chiara come la maggior parte degli umani nei suoi sogni. Era strano essere quasi interamente senza peli, ma Lyra non ne era totalmente scontenta. In realtà, quasi le piaceva.

Era vestita con una semplice maglietta verde, pantaloni beige e scarpe – quelle le erano nuove. Le uniche scarpe che avesse mai portato erano le sofisticate calzature che Rarity le aveva confezionato assieme al vestito per il Galà, ma quelle che stava indossando erano semplici e pensate per essere funzionali. Ora che la pelle dei suoi piedi era così morbida, aveva bisogno di scarpe al posto degli zoccoli.

Tra i vestiti che trovò, vi era una collana d’oro, con un piccolo ciondolo dorato modellato sul suo cutie mark. Il quale era sparito, proprio come il corno. Aveva controllato su tutto il suo corpo. La collana le sarebbe servita come ricordo di Equestria.

Essere un’umana era un’esperienza surreale, anche se in qualche modo familiare. Forse era istinto, o forse tutti quei sogni in cui aveva esattamente la stessa figura di adesso. Lyra passò le mani sulla liscia e glabra pelle delle braccia. Era tutto reale, e non un sogno questa volta. Era umana.

Si voltò e raggiunse la porta camminando. Tutti gli oggetti nella stanza erano a misura di pony, e pertanto ora le sembravano miniaturizzati. Da pony, era alta circa quattro piedi, e ora era tra i cinque e i sei. Posata vicino, c’era una nuova borsa in cui aveva trasferito un po’ di cose. La cinghia le andò sulla spalla. Come una bisaccia, ma fatta per camminare su due gambe. Afferrò il pomello con la mano – non girava, come la maggior parte dei pomelli in Equestria  –  e spinse la porta aprendola.

Lyra attraversò i vuoti corridoi del Castello di Canterlot. Il pavimento sembrava essere così lontano quando si guardava i piedi. Teneva le braccia incrociate davanti a lei. Era un po’ strano, avere due arti in più di cui non avere bisogno per camminare. Non che non potesse abituarcisi. 

Infine, raggiunse la sala del trono, dove i suoi genitori adottivi la stavano aspettando assieme alla Principessa Celestia. Si girarono a guardarla.

Esitando un attimo, Lyra infine disse “sono pronta.”

Cirrus indietreggiò, scioccata dall’aspetto di Lyra. “S-sei ancora in tempo a cambiare idea,” disse Cirrus. “Ne sei… assolutamente convinta?”

Lyra tamburellò irrequieta le dita sulle sue braccia. “Sì. Ho studiato gli umani per fin troppo tempo. Penso sarò in grado di cavarmela.”

“Una volta arrivata nel tuo mondo, non potrai probabilmente tornare indietro.” disse Celestia. Lyra era ora quasi ad altezza occhi della Principessa, nonostante avesse una stazza imponente. “Sarai da sola.”

Lyra andò con la testa alla foto nella borsa che le pendeva vicino al girovita. Non era da sola… Doveva solo trovarli.

“Suppongo sia questa la tua decisione…” disse Dewey. La guardò dal basso, e le rivolse un timido sorriso. “Non avevo realizzato quanto saresti stata alta.”

“È circa normale per gli umani, penso” disse Lyra. Non potè fare a meno di sorridere. “Voglio dire, wow. Non posso credere che sono davvero…” Si mise una mano in fronte. 

“L’incantesimo è simile al teletrasporto, sebbene sia una variante molto più complessa,” disse Celestia. Lyra tornò a guardarla. “Appena sei pronta. Prenditi il tempo che vuoi.”

Lyra si girò, e si inginocchiò davanti ai suoi genitori. “Mi mancherete davvero. Ma io penso… che sia la cosa migliore per me.”

“Non possiamo convincerti a non andare, vero?” disse Cirrus.

Scuotendo la testa, Lyra rispose, “Starò bene.”

“Sii prudente,” disse Dewey. “Desideriamo solo che tu stia al sicuro.”

“Lo sarò. Io… so perfettamente cosa sto facendo…”

Gli portò le braccia attorno, e lo strinse in uno stretto abbraccio, quindi si voltò verso Cirrus. Lei era ancora un po’ turbata dalla sua vera forma, ma ricambiò l’abbraccio. Lyra sentì una lacrima solcarle la guancia. 

Infine si alzò e si voltò per guardare la Principessa Celestia. “Penso di essere pronta ora.”

Celestia fissò l’umana in piedi davanti a lei, desiderando di vedere qualcosa di diverso dagli esseri corrotti di centinaia di anni prima. Lyra presentava ancora alcune delle sue caratteristiche da pony in lei – il colore dei capelli, gli occhi. Ma anche così, Lyra era umana tanto quanto lo era stata da appena nata.

“Per il tuo bene… Mi auguro che tu abbia ragione, e che gli umani siano diversi nel tuo mondo,” disse Celestia. 

Abbassò nuovamente il corno, e cominciò a brillare.

Lyra rimase ferma mentre il Castello di Canterlot, la Principessa Celestia, i suoi genitori, e tutta Equestria si dissolveva davanti a lei.

   
 
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