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Autore: Flappergiuly    24/03/2021    1 recensioni
“Mediante l’esperienza scopriamo una scorciatoia per mezzo di un lungo vagabondare.”
(Thomas Hardy, the writer)
Aspettando la vera sesta serie, vi posterò la mia versione della mia sesta serie.
Genere: Poesia, Storico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Crack Pairing | Personaggi: John Shelby, Nuovo personaggio, Sorpresa, Thomas Shelby
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Threesome, Triangolo, Violenza
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3. EVERYBODY HURTS, SOMETIMES
 
(Tommy Shelby) 7 febbraio 1930. Sono sepolto da una marea di carte che navigano tra gli scaffali e la scrivania del mio studio, nella mia tenuta di Arley Hall. É un pantano, sembrano tante e innumerevoli meduse che galleggiano sull’oceanico cuoio grigio topo che preserva, quanto più è possibile, il delicato legno di platano secolare per non far sì che si danneggi facilmente e gratuitamente, quasi si trattasse di qualcosa di sacro, il che non è totalmente escluso, essendo un mobile piuttosto di pregio alquanto datato e nobiliare. Carte bianche e giallastre imbevute di inchiostro nero sommergono persino me stesso come gli infiniti escamotages diplomatici che mi identificano prettamente da uomo d'affari che sono e tutti quei pensieri che altrettanto non mi hanno ancora abbandonato. Questi corvi opachi fanno più rumore di questi innumerevoli catasti d'origami che continuano ancora a svolazzare come gabbiani in lungo e in largo per tutta la stanza. É come se facessero non altro che acquisire le sembianze di albatros e fenici leggiadri nel cuore di una crepuscolare staffetta in cui il giorno è sempre pronto a cedere il testimone alla notte, le cui tenebre sono sempre pronte puntualmente ad incombere, prima parzialmente, poi completamente. Castelli di carta che mi giocherei in scommesse persino di poker, io mi gioco tutto. Mettiamo che ho un re ed un asso di cuori, mi prendo tutto quello che c’è in campo e almeno tutto quello che ho azzardato e, se ho fatto azzardare a sua volta qualcuno dei giocatori incalliti ivi presenti convincendolo a seguirmi, ancora meglio, ancora più vincente, semplice, quando poi di semplice non ci sarebbe alcunchè. Bussano alla porta, entra Lizzie, mia moglie, dicendo che è l’ora di cena. Mi aspetta il caviale, suggerisce, mentre ho lo sguardo ancora che continua a fluttuare e fissare perdutamente il vuoto, quello sguardo vitreo come il ghiaccio e non solo perchè proviene dai miei occhi cerulei. Uno sguardo pietrificato dalla sua stessa lava, uno sguardo che brucia più della canna della revolver nel momento in cui si preme il grilletto al di là di quegli occhiali, più vitrei delle lenti stesse. È uno sguardo senz’anima, uno sguardo che incute ignoto e paura persino a me stesso. I pensieri della guerra sono tornati da quando è morta Grace, la mia prima moglie, il mio unico amore. Nemmeno una voce soave cotanto simile riesce a distogliermi da tutto questo caos che lievita dentro me, che si nutre del mio sangue ormai prosciugato, cicatrizzato più degli stessi solchi incisi e ormai parte della mia pelle e che mi differenziano, di un nero più tetro di queste stesse parole. Ancora la storia dei russi che non vuole finire, pensavo fosse capitolo chiuso ma quello che era stato precedentemente battuto era non appena che un sottotitolo di una lunga sfilza di tanti altri, altrettanto ancor più svilenti. La rivoluzione bolscevica e il biennio rosso li avrebbero dovuti segnare già da un pezzo, ma qui mi risulta, invece, che non li hanno minimamente scalfiti. Anche il Cremlino ormai di imperiale non ha altro se nonché una lunga serie cupole e dipinti pronti a rievocare lievi ed evanescenti sprazzi di un percorso vitale lungo secoli e secoli andati in fumo e cenere come il foro della calibro e la macchina a vapore del non ritorno pilotate da Trotskij, ha fatto sì che finisse vittima egli medesimo dello stesso, di se stesso e so benissimo tutto questo cosa voglia veramente dire ma non del tutto. Eppure nonostante tutto questi, sono sicuro che resisteranno anche alle guglie moscovite della cattedrale bizantina da qui a poco millenaria ancora eretta, nonostante la loro ospitante capitale fosse stata continuamente dilaniata da fiamme e gelo. Il sovietismo ha posto radici già da un pezzo e loro stanno ancora qui e non solo ancora brillano del loro onnipresente splendore. Sono fortunati e si vede che persino la roulette ha paura di loro. No, ancora la duchessa Tatiana. Già, ora combaciano tutte le combinazioni, ora si spiega tutto, avrà sedotto pure loro con le sue più dionisiache provocazioni, avrà ricattato anche loro pur di salvare la propria vita in una maniera o nell’altra fatale.
   
 
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