L’ultimo giorno di Kaori come sedicenne
“ad honorem”, come aveva scherzosamente detto Mick
un giorno al Cat’s Eye, la
ragazza lo passò da sola; dopo quel tentativo di seduzione
Ryo non si era più
fatto vedere, forse ancora turbato da cosa lei aveva tentato di fare la
notte
prima, terrorizzato all’idea che Kaori potesse
voler tentare un nuovo approccio. Non
fu mai sola, perché tutti i loro amici si dettero il cambio per stare con lei, ma
Kaori non riusciva ad
essere in sé, né a controllarsi del tutto, il
pensiero sempre rivolto a Ryo, a
come era stato bello stare tra le sue braccia la notte, quanto si
sentisse
amata e protetta quando era con lui.
Passò la giornata al buio, in un
angolo, con lo sguardo perso nel vuoto e le mani in grembo, le lacrime
e un nodo in gola
che non volevano saperne di
uscire.
Alle cinque del pomeriggio, Miki la
raggiunse sul divano, porgendole un toast su un piattino ed un
bicchiere di
latte; subito la rossa lo rifiutò, ma la donna non disse
nulla, si limitò a
rimanerle accanto e a guardarla con un sorriso.
Alla fine, timida, con lo stomaco che
brontolava ed i morsi della fame, con le guance arrossate, Kaori prese
il
panino, ed iniziò a mordicchiarlo, dando piccoli morsi quasi
fosse stata un
criceto.
“Tutto bene? Sei stata molto silenziosa
oggi…” Kaori afferrò il bicchiere di
latte e lo trangugiò tutto di un fiato,
facendo sorridere la donna che aveva scoperto essere la sua migliore
amica.
Dalla cucina proveniva rumore di piatti: Falcon, il marito di lei,
stava
preparando cena. “Sei preoccupata per domani?”
Kaori, con le mani in grembo, fece
cenno di sì con la testa. Guardò Miki per dirle
qualcosa, ma poi decise che era
meglio di no, poi fece per parlare di nuovo e di nuovo fu colta da un
improvviso attacco di codardia o forse di timidezza.
“Si tratta di Ryo, allora? Sei
preoccupata per lui?” le domandò la donna con
estrema gentilezza. “Ti manca,
vero?”
Kaori fece un lungo respiro, che fu
tuttavia un’ottima risposta per l’ex mercenaria;
Miki non pressò ulteriormente
la giovane Kaori, si limitò a guardarla, attendendo che lei
si aprisse, cosa
che, eventualmente, accadde, dal momento che la giovane sentiva quasi
il
bisogno fisiologico di riempire quel silenzio che le pareva colmo di
imbarazzo.
“Lui... Lui dice che lotterà
per me…
che se non ricorderò nulla lui affronterà
comunque la questione, ma…” ammise,
la voce poco più di un sussurro. Si voltò verso
la cucina, una mano sul cuore,
quasi a volersi premurare che ciò che lei e Miki si
sarebbero dette sarebbe
rimasto soltanto fra loro due. “Sono
stata così felice con lui in questi giorni,
Miki…. Come potrei non volere la
stessa cosa per la me adulta?”
La mercenaria non disse nulla, non
rispose; ma quando Kaori scoppiò a piangere, la
abbracciò, e le accarezzo il
capo. Cinque minuti ed era nel mondo dei sogni, stremata da quel pianto
liberatorio.
Ed intanto, la giornata era passata, e giunta
la sera, mentre la luna nuova sorgeva, Miki e Falcon lasciavano
l’appartamento,
incontrando Ryo sul pianerottolo; la mercenaria lo guardava con
un’espressione
di sfida, mentre Falcon faceva fatica a nascondere un lieve sorriso.
Passò
accanto al nemico-amico, posandogli una mano sulla spalla e
sussurrandogli che
adesso era ora di essere coraggiosi e vivere quell’amore.
Ryo sospirò. Sapeva che Falcon aveva
ragione ma non era certo di essere in grado- o degno – di
vivere una relazione
a tutti gli effetti con una donna come Kaori. Gettando la giacca su una
sedia,
raggiunse il divano dove la vide raggomitolata, e quando si rese conto
di cosa
era accaduto, non poté fare a meno di sorridere, lanciandole
un’occhiata compiaciuta:
la maglietta era corta e lasciava intravedere una striscia di pelle
all’altezza
dell’ombelico, ed il tessuto tirava sul seno, mettendo in
mostra le grazie che
Madre Natura aveva donato a Kaori, non più adolescente ma
nuovamente adulta.
Lei era tornata, proprio come aveva
detto la leggenda.
Ryo si appuntò di chiedere
scusa a Rui quando fosse tornata dal
viaggio in Grecia che le sorelle speravano le avrebbe condotte alla
tomba del padre,
in modo da potergli dare finalmente degna sepoltura, accanto
all’amata madre,
ed un luogo dove piangere la famiglia che avevano perso così
presto che Ai non
aveva il benché minimo ricordo dei genitori.
Ryo si abbassò su Kaori, lasciandole un
bacio sulla fronte; la donna, addormentata, stringeva inconsciamente il
ciondolo che Ryo le aveva donato contenente la sua foto, e la cosa gli
risollevò l’animo, ma gli donò una
nuova risolutezza che prima temeva di aver
perso. Ryo era felice, fiero che lei tenesse così tanto a
quell’oggetto, così
tanto che decise che il cerchietto d’oro avrebbe riposato per
sempre nella
vallata in mezzo ai seni della donna.
La prese in braccio, per portarla di
nuovo nella sua camera da letto, e lei si strinse a lui, mugugnando
come una
gattina. La posò sulle lenzuola, e fece per darle un altro
bacio sulla pelle ma
lei lo spiazzò; Kaori dischiuse leggermente gli occhi, e
fece soccorre una mano
tra i capelli scuri dell’uomo mentre gli sorrideva.
“Sono tornata,
Ryo….” Mormorò mezza
addormentata. “Sono tornata e ricordo
tutto…”
La mano della donna le ricadde sul
fianco, e gli occhi si chiusero, mentre il respiro di Kaori si faceva
sempre
più regolare.
Ryo, col cuore che batteva pazzo,
martellante, uscì dalla stanza, appoggiandosi con la schiena
contro il muro, la
mente invasa da mille e più pensieri.
Come ogni notte, il cielo di Tokyo era
così pieno di luci artificiali da impedire la visione delle
stelle, eppure lo
sweeper cercava risposte nel firmamento. Appoggiato alla ringhiera,
Ryo, la
sigaretta in mano che lentamente si spegneva, le dita ingiallite dal
filtro,
guardava col cuore in gola la sua amata città, chiedendosi
cosa ne sarebbe
stato del futuro, e se sarebbe mai più stato in grado di
guardare Kaori in
volto dopo ciò che era accaduto. Avrebbe perdonato
quell’attimo di debolezza
quando aveva quasi ceduto al desiderio? O sarebbe stato il suo rifiuto
a
convincerla a lasciarlo per sempre? Oppure la donna avrebbe compreso la
buona fede
del socio, decidendolo di dare ad entrambi una seconda
possibilità?
Ciò che più preoccupava Ryo
era il modo
in cui, la sera prima, le si era negato. L’aveva rifiutata, e
lei lo sapeva, era
bastata quella semplice parola, ricordo,
e lui non avrebbe osato raccontarle delle fredde menzogne, conscio che
Kaori
avrebbe capito. Lo sweeper si chiese se la giovane donna comprendesse
quella
sua scelta, tanto dolorosa perché sì, una parte
di lui era stata quasi tentata
di rispondere a quel bacio, di scoprire cosa nascondesse la fanciulla
sotto a
quella camicia troppo grande per lei. Perché sì,
quello era il corpo di Kaori
sedicenne, ma il suo cuore era rimasto, negli anni, immutato: dolce e
puro,
vedeva anche nell’anima più nera un barlume di
speranza, una flebile fiammella
che lei stessa alimentava, toccando i cuori con il suo animo puro e
luminoso.
Ryo mugugnò mentre si grattava la
testa: odiava il senso di confusione ed incertezza che gli salva dentro
quando
si trattava di Kaori; non era mai stato così con nessuna,
solo lei aveva quest’effetto
su di lui.
Un leggero rumore attirò la sua
attenzione, la porta che, cigolando, si apriva. Ryo sorrise quando
sentì i
passi quieti di Kaori, ed il suo cuore si rianimò a tal
punto che fu per un
attimo tentato di versare lacrime di gioia: perdonava qualsiasi cosa
lui
potesse averle fatto, comprendeva le sue ragioni, e forse, forse,
intendeva
dargli un’altra possibilità.
Amarla era ancora possibile.
Fermo nella sua posizione, voltò
leggermente il capo, e gettò la sigaretta a terra,
spegnendola col piede,
mentre lei lo raggiungeva. Vestita leggera, forse già col
pigiama, era scalza,
e teneva una coperta sulle spalle come a ripararsi della leggera
frescura
serale, che a settembre iniziava a farsi sentire.
Stettero l’una accanto
all’altro in
silenzio, godendosi la vista, il vocio che arrivava dalla strada; era
tarda
notte, eppure Shinjuku pullulava di vita, come e più che
durante il giorno, le
sue mille insegne al neon, le musiche dei locali che attiravano la
gente come
farfalle che cercano la luce della candela nella notte più
buia.
In quella bolla di pace, la mente di
Kaori vagò alle settimane passate con Ryo, a come la lei
adolescente avesse
cercato di irretirlo, guidata da un’irrazionale ed istintiva
attrazione, e da
un calore che non partiva dal ventre, ma dal cuore, per prendere
possesso del
suo intero essere. La lei ragazzina aveva avuto il coraggio di fare
ciò che la
sua versione adulta, sminuita da anni di non troppo velati insulti, non
aveva
mai osato fare, aveva desiderato corteggiarlo, sedurlo…
E quel desiderio, Kaori, ora di nuovo
padrona del proprio corpo, lo sentiva ancora prepotente: che fosse
questo ciò
che era stata destinata a capire, con quello strambo viaggio a ritroso
nel
tempo? Che Ryo sarebbe stato sempre una parte importante della sua
vita, che il
suo amore per lui, sbocciato quando era ragazzina, e rimasto
addormentato per
tanti anni per fiorire una volta che era divenuta adulta, era così radicato
che niente e nessuno avrebbe
mai potuto sradicarlo, nemmeno lo stesso sweeper, o le
avversità della vita?
Con le guance arrossate dall’emozione
ed il cuore che le martellava nel petto, Kaori finalmente
osò alzare lo sguardo
verso di lui, che la osservava un po’ confuso; la donna fece
un paio di passi
indietro, tornando dalla porta, e si voltò verso il suo
socio.
“Potresti venire sotto, per favore?
Dobbiamo parlare…” gli disse con calma e
tranquillità, ed un sorriso sul volto
che lo rinfrancò e lo colmò di speranza che gli
fece capire che, qualunque
fosse stata la scelta di Kaori, per lui sarebbe andata bene, che loro
sarebbero
stati bene, qualunque cosa fosse potuta accadere: sapeva che,
nonostante lei lo
amasse, non poteva pretendere che le cose tra loro cambiassero subito,
non si
aspettava certo che Kaori, dopo quell’incidente, lo
accettaste immediatamente
come compagno di vita. Con tutte le sofferenze che nel tempo le aveva
inflitto,
gli insulti, le cattiverie piccole e grandi, avrebbe dovuto lavorare
sodo per
guadagnarsi la fiducia di Kaori e farla capire che con lei stavolta
faceva sul
serio e che non voleva più essere un codardo.
Ci avrebbe messo parecchio, Ryo ne era
pienamente consapevole, ma non gli importava: non avrebbe
più ceduto nel suo
proposito, ora che sapeva esattamente cosa voleva e quanto valesse,
l’avrebbe
conquistata e nel frattempo si sarebbe accontentato di essere il suo
socio ed
esserle amico. Ma col tempo, Kaori sarebbe divenuta la sua famiglia,
non
sorella o madre surrogata, ma bensì sposa, solo di nome, ma
quello sarebbe
stato il loro punto di partenza.
Entrò nel loro appartamento,
chiudendosi la porta alle spalle, e lo sweeper avvertì il
cuore in gola quando
vide lo spettacolo che lo stava attendendo: la casa era avvolta dalla
luce
soffusa delle candele profumate, sul tavolino da caffè
spiccava una profumata
ciotola di pop-corn, il fotogramma statico di un film – la
spia che mi amava -
svettava sullo schermo, indicazione che il registratore era acceso, e
Kaori,
che aveva fatto scivolare a terra la coperta, indossava una sua camicia
– la
stessa che l’irruenta Sugar aveva scelto per il suo tentativo
di seduzione.
Un leggero sorriso apparve sul suo volto:
Kaori stava sfruttando un po’ della sfrontatezza che era
stata della lei
ragazzina per portare a termine il suo lavoro di seduzione.
Ma stavolta c’era qualcosa in
più a
rendere quell’atmosfera magica e solo loro, un qualcosa che fece capire a Ryo che
stavolta Kaori
sarebbe andata fino in fondo. La giovane donna teneva in mano un
balloon
riempito di liquore, che faceva ondeggiare facendo danzare il liquido
rossastro, il cui profumo lo colpì con forza, come un pugno
allo stomaco,
sovrastando ogni altro aroma nella stanza.
Non era liquore, era un cocktail…
pericoloso,
ma che faceva faville coi palati giusti.
L’atmosfera era la stessa della sera
precedente, ma stavolta, Ryo era con la donna giusta, una donna che,
con quel
piccolo tocco in più, si dimostrava determinata e dolce, e
lo attendeva sul divano
con quel sorriso, a braccia aperte ed il cuore colmo
d’amore… no, decise
fermamente mentre chiudeva la distanza tra di loro, raggiungendola con
un’agonizzante calma, averla nella sua vita come socia ed
amica non gli sarebbe
più bastato: la certezza che lei lo volesse ancora, con la
stessa intensità di
sempre, di prima, lo spronò a combattere perché
potessero, finalmente, vivere
quell’amore il più presto possibile.
Kaori lo amava – e l’unico
modo per
essere degno di quel sentimento era ricambiarlo, donarsi a lei come lei
si
donava a lui, tanto nei piccoli quanto nei grandi gesti. Era giunto il
momento
si mettere di fare l’idiota.
Fissandolo negli occhi, Kaori assaporò
il drink, e mentre lei si leccava le labbra per non lasciare sfuggire
nemmeno
una goccia, Ryo le tolse il bicchiere di mano, e sfiorando con le
labbra lo
stesso punto da cui lei aveva bevuto, quasi si stessero finalmente
baciando sul
serio, incatenato al suo sguardo, lentamente bevve il loro drink,
L’XYZ, il rum
e la vodka al lampone che gli bruciavano la gola, facendolo sentire
vivo,
intraprendente…*
Accettava il caso, quella sfida: vivere
per la donna che amava.
Ryo si sedette sul divano, il braccio
disteso lungo lo schienale, le dita che le solleticavano i capelli
corti, ed i
loro occhi si incontrarono, caldi, frementi di desiderio ma soprattutto
di
amore; Ryo rimase incantato dal modo in cui lei, ancora intimidita,
forse
irrazionalmente spaventata da una sua possibile reazione, si mordeva le
labbra
e tirava l’orlo della camicia per coprire quanta
più pelle possibile.
“Stai
forse cercando di sedurmi, Kaori?”
Spavaldo, le pose la fatidica domanda, mentre portò la mano
che non stava
giocherellando con i capelli della giovane al mento di Kaori,
sollevandolo
prima di avventarsi su di lei. Non la baciò, tuttavia: si
limitò a sussurrare,
caldo e roco, al suo orecchio quanto non ce ne fosse alcun bisogno,
prima di
stuzzicarle il lobo con i denti e la lingua, facendola impazzire. Kaori
gli
saltò letteralmente addosso,
artigliò i
suoi capelli, avventandosi sulla bocca dell’uomo come una
creatura famelica,
prendendosi cosa aveva sempre ritenuto suo di diritto ma di cui troppe
altre
donne negli anni avevano goduto: adesso era il suo momento.
Le mani di lui frugavano sotto al
tessuto della camicia, tirarono i lembi di stoffa fino a far strappare
i
bottoni, lacerando il tessuto e lasciando Kaori esposta al suo sguardo
dolce ma
famelico; e mentre lei, guidata dall’istinto
dell’amore, accarezzava la pelle
calda del petto di lui, martoriato dalle cicatrici di tante battaglie,
lui
lasciviava una scia di umidi e caldi baci ovunque le sue labbra
potessero
toccare, sussurrando roco quelle parole che lei, da quel giorno in cui
lo aveva
visto ragazzina, aveva sempre desiderato ascoltare – parole
che lei ripeté a
lui, mentre sfiorava con le labbra il suo cuore, avvertendo il suo
battito
impazzito per lei sola.
Mia,
per sempre mia.
Mio,
per sempre mio.
*
ndr: L’XYZ reale è 273 di rum, 173 di triple sec,
un liquore trasparente
all’arancia, e una spruzzata di succo di lime. Dato che
L’XYZ mostratoci
nell’anime è rosato ho sostituito il triple sec
con vodka al lampone ;)