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Autore: Lodd Fantasy Factory    24/03/2021    1 recensioni
Non ho tempo per le introduzioni. Devo raccontare questa storia, e voglio farlo il prima possibile. Prima che qualcosa mi possa fermare... prima che loro... sono dietro ogni angolo. Sono nella mia casa... cancelleranno tutto. Persino me...
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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24 Marzo 2021,

 

 

E se siamo venuti al mondo in cerca di risposte, che senso avrebbe abbandonarci all’oblio in assenza di domande? È la nostra natura Umana ad imporci di fronteggiare l’ignoto: noi siamo parte del creato, e come frammento della vita stessa dell’Universo, è nostro compito rivelare quel che ora è incomprensibile, annientando così l’idea stessa dell’irreale. La differenza tra fantasia e realtà sta proprio nel trovare all’irreale una spiegazione. Sviscerare così il concetto astratto di Magia/Sovrannaturale. Dare all’ignoto una logica. Sono nato per questo motivo, ormai ne sono certo.

Indagherò, mettendo a repentaglio la mia stessa vita, perché tutti noi abbiamo un ruolo. Dobbiamo solo trovare il coraggio di accettarlo. Presa questa decisione, non si può più tornare indietro, amici miei. Il mio nome è Philipp Lloyd, e questa è stata la mia storia.”

 

Ho pensato a questa frase finale per chiudere il mio diario online.

L’ho pensata mentre aprivo la porta che si affaccia sul mio terrazzo e, ad un salto di un metro e mezzo, mi distanzia dalla proprietà del vicino. La era notte era scura, come al solito. Una bruma avvolgeva il cielo, offrendomi una discreta copertura per la mia sempre più prossima violazione.

Trovare il coraggio di affrontare questa impresa, lanciarsi a cuor leggero nel vuoto per trovare le risposte, ha richiesto una lunga meditazione. È stato il vero Philipp Lloyd ad ispirarmi questa riflessione. Non ho potuto fare a meno di leggere un suo estratto prima di lanciarmi nella sfida contro l’Uomo Ombra.

Folle, forse.

Sensato, dal mio punto di vista.

Ho pensato a molte altre questioni, nel frattempo che concedevo un’ultima carezza ad Avorio.

Ho pensato a tutti voi, amici miei, e mi sono interrogato su quali pensieri avrebbero potuto ghermire le vostre menti, in attesa di questo mio aggiornamento. Quanti di voi avranno rivolto la propria preoccupazione alla salute di Avorio, ignorando la pericolosità del mio gesto?

Io, alla fine, rimango sempre un personaggio di fantasia per molti di voi lettori. La mia sorte, invero, è un solo un pretesto per andare avanti nella lettura. Qualora dovessi fallire, morire, ed il fatto che stia scrivendo vi rivela il fatto che ancora non sia caduto per mano dell’Uomo Ombra, sarebbe forse per voi una buona conclusione. Ma non mi arrenderò al vostro tifo per l’oscurità, per il macabro spasso degli amanti dell’orrore.

Finché avrò fiato in corpo, lotterò contro la mia cattiva sorte!

 

Nascosto il Diario e chiusa a chiave la porta del salone, rassicurato dal fatto che solo Anduin saprebbe trovarlo, sono uscito nel terrazzo. Un venticello freddo s’insinuò sotto gli abiti, stringendomi le ossa.

In cuffia avevo quella stessa musica che ho condiviso con voi.

Nessun orizzonte luminoso davanti a me, solo una profonda e sconcertante oscurità.

Nessuno per le strade.

Un silenzio assordante, colmato dalla mia musica.

Avete mai provato la sensazione di stare in bilico sul ciglio di un cornicione, a svariati metri di altezza dal suolo? Il mondo appare improvvisamente più piccolo. Nessuna sensazione di vertigine, ma forse tutte queste vibrazioni positive erano dovute alla musica.

Compiuto il salto, mi sono guardato attorno come aspettandomi che una volante mi attendesse in strada, gli agenti con le armi spianate verso la mia figura. Tutto solo frutto della mia mente.

La portafinestra era aperta, e la tapparella abbassata per metà.

Tirato un profondo sospiro, mi sono quindi preparato per addentrarmi nella casa: guanti alle mani, dei fogli di polistirolo resistenti e di forma circolare sotto le scarpe, un passamontagna per nascondere i capelli e il viso. Avevo anche fatto la barba, per sicurezza. Ammetto di essermi sentito un po’ come Diabolik.

Un olezzo che avevo già avvertito in passato tornò subito ad infastidirmi, sino a trasformarsi in quell’assurdo profumo. La casa era buia ma, e questo era il mio piano sin dall’inizio, le luci dei lampioni esterni mi avrebbero favorito nel vedere nella penombra, fintanto che mi fossi tenuto dalla parte della strada. Avevo con me anche una piccola pila, per dare meno nell’occhio.

Mi riesce difficile, pur tornando indietro con la mente a quei momenti, descriverveli con la stessa inquietudine che avrebbero dovuto trasmettermi. C’era sangue ovunque: sui divani, sui mobili, sulle pareti… ho avuto l’impressione di avvertire sin da subito una presenza, il che mi spinse ovviamente a guardarmi spesso attorno. Ero solo.

Camminare con quelle basi di polistirolo ai piedi è stato complesso, e mi faceva apparire goffo; perlomeno avrei evitato di lasciare tracce che potessero rimandare alla mia persona.

Il primo fatto sconcertante fu quel sangue: quando posai la mano su una zona completamente imbrattata, mi resi conto che non si fosse del tutto raggrumato; permaneva in uno stato semiliquido, appiccicoso. In pochi secondi il mio palmo prese ad emettere un flebile bagliore intermittente tra il verde-violaceo, come una sorta di pulsazione, la medesima che avevo potuto scorgere all’interno di quelle grotte sotto il ponte.

La musica mi ha illuso per un attimo di essere un personaggio dei fumetti, dotato di chissà quale super potere; tuttavia, la consapevolezza di avere sulle mani il sangue del mio vicino mi fece raggelare, riportandomi alla realtà.

Era ancora il suo sangue? Mi domandai.

La ragione mi invitò a convincermi del fatto che quel liquido non potesse più dirsi Umano.

La luce mi tornò tuttavia utile, e mi saltarono subito all’occhio i brandelli di carne sparsi sul pavimento come briciole di pane; abbandonavano la sala in favore del corridoio, proprio come una pista da seguire.

Per quanto sciocco da farsi, decisi di pulirmi il guanto su una poltrona. Il luccichio svanì, e ciò mi diede da credere che fosse proprio il mio calore corporeo a stimolarne quella caratteristica luminescenza.

Accesi la pila e la utilizzai per guardarmi attorno. Il sangue aveva il colore tipico di quello umano; la casa non presentava eccessivi segni di violenza, eccetto quell’enorme chiazza sul tappeto, dove la testa del vicino doveva essere stata fracassata a colpi di mazza. Che ci crediate o meno, era come se potessi vedere quel gesto compiersi proprio sotto ai miei occhi. Vidi la donna preda di una frenesia immotivata.

Perché ucciderlo? Mi chiesi.

Non avrebbe semplicemente potuto fingersi normale?

Doveva esserci una spiegazione per quell’atto di estrema violenza, anche se ormai era chiaro che l’Uomo Ombra fosse entrato in quella casa. L’intero luogo aveva il suo odore. Forse, poteva essere ancora là dentro.

Prima di avventurarmi, indirizzai il fascio della torcia sulla parete che doveva corrispondere alla fine del mio corridoio e, con tutta la mia forza d’animo, trattenni un conato di vomito. Provai un’atroce fastidio alle mani, come se potessi provare quello stesso dolore…

Frammenti di unghie spezzate erano incastonati nel muro, lungo i solchi marcati a furia di grattare sino al consumarsi delle falangi. Vi erano delle parti bianche che mi riuscii che non potei non associare alle ossa. Mi chiesi a questo punto se la moglie non avesse ucciso il marito per salvarsi la vita.

Quale sorte atroce.

Avevo provato a salvarli…

Abbandonata la sala, decisi di proseguire per il corridoio, dove le briciole di lembi di pelle umana mi avrebbero condotto alla stanza da letto. Tre volte sentii il cuore salirmi in gola, ritrovandomi davanti ad uno specchio. Con terrore, indagai l’oscurità nel riflesso per individuare orme di altre entità: l’intero luogo ne era invaso. È quelle strisciate viscide sulle pareti!?

Non avevo potuto salvare il vicino.

Avevo giocato male le mie carte, e qualcuno era morto. Ma era come se non mi risultasse del tutto nuovo quello scenario, quasi fossi già stato in quella casa.

Era una sensazione assurda! Come?

Nella stanza da letto mi sentii raggelare. Il giaciglio era sottosopra, i cuscini squarciati, i mobili devastati e la tapparella abbassata del tutto. Delle cinghie erano state strette ai bordi del letto, quasi qualcuno vi fosse stato legato, ed una chiazza più grande macchiava il materasso. Mi tremò la mano, tanto da farmi cascare la pila. Nel raccoglierla, la calciai sino a farla finire sotto il letto.

Mi ritrovai nell’oscurità...

La luce, posta contro qualcosa che la ostacolava, ne proiettava la strana sagoma sul muro. Mi ci volle un po’ per riconoscere il profilo di un viso. Delle zampette pelose, quattro in tutto, sbucarono fuori dalla cavità orale, trascinandosela appresso. Verso di me!

Istintivamente accesi la luce, finendo per accecarmi. Ottima idea…

Quando mi riuscì di riaprire gli occhi, la prima cosa che notai fu una scarpina da bambino incastrata tra le lenzuola, praticamente dello stesso colore, se non per una chiazza di sangue. Doveva essere sfuggita alla scientifica.

Ripensai a quella forma proiettata dalla mia torcia, e non potei fare a meno di associarla a qualcosa di abbastanza piccolo da poter essere illuminato da un fascio così minuscolo. Tremai da capo a piedi perché, anche se non potevo sentirlo, probabilmente quell’Essere stava uggiolando sotto il letto, grugnendo, o qualsiasi verso orribile avesse voglia di emettere.

L’Uomo Ombra mi aveva attirato nella sua trappola!

Quell’omicidio era solo un trucco. Far trovare quei cadaveri dalla polizia era parte del suo piano per spingermi ad entrare lì dentro. Aveva trovato un altro corpo in cui trasferirsi...

Ho dimenticato di specificare una cosa: i vicini non avevano un bambino! */

 

Vorrei continuare a raccontarvi tutto, ma sarei costretto a dilungarmi troppo.

Ho dormito sino a tardi, ed è già buio. Posso sentire la sua risata infantile echeggiare attraverso la parete.

Chiama il mio nome!

M’invita ad andare a giocare con lui. L’Uomo Ombra…

Questo aggiornamento risente del mio irrequieto bisogno di trascriverlo; perdonate i repentini salti di tempo e gli errori… Non ho tempo per revisionarlo…

Mi sento improvvisamente stanco.

Sento gli occhi chiudersi, anche se non vorrei.

Ho messo su un po’ di caffè.

Non voglio dormire; non durante la notte, perlomeno.

Devo restare vigile.

Devo riuscire a contattare il figlio del vicino. Nessuno deve più entrare in quella casa… ora è il suo Santuario!

Quante cose devo ancora raccontarvi….

Avorio continua a sembrarmi sempre più debole...

Non c’è più tempo.

 

Aggiornerò,

 

 

Philipp Lloyd.

   
 
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