Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
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Autore: Jigokuko    25/03/2021    1 recensioni
Storia ambientata trent'anni dopo la fine dell'anime, che vede come protagonisti gli eredi dei precedenti predestinati.
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Un drago, una duellante misteriosa ed una canzone che stordisce chiunque l'ascolti.
Cosa sta succedendo a Nuova Domino? Toccherà a quattro ragazzi ed un pappagallo venire a capo del mistero e scoprire se Stelle Cadenti può essere considerata un'alleata od un temibile nemico.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Altri, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: Kidfic | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Livello 22

Fiabe e coltelli

 

C'era una volta, tanto tempo fa, un popolo di umani in una valle lontana.
La loro civiltà era molto sviluppata e basata sulla religione, essi infatti vivevano sotto la protezione delle due divinità che si stagliavano nel cielo stellato. Si trattava di due splendidi draghi gemelli: uno rosso ed uno azzurro.
Avevano l'aspetto di lunghi serpenti eterei dotati di grandi ali, il primo pareva fatto di brucianti fiamme ed il secondo di luce alla massima purezza.
Il drago rosso, dotato di estrema bontà, all'inizio dei tempi fece loro dono del fuoco, ma il drago azzurro, più razionale, promise al popolo che avrebbe dato loro molto più della semplice luce, a patto che si fossero comportati bene e li avessero sempre venerati come meritavano.
I mortali, attratti dal premio in palio, presero a venerare con ancor più veemenza le due divinità, erigendo templi, facendo sacrifici e pregando a qualsiasi ora del giorno e della notte.
Il Drago Cremisi era preoccupato per l'eccessiva devozione: gli umani stavano perdendo interesse nello sviluppo della civiltà a favore della preghiera, ma il Drago Ceruleo li osservava con un sorriso, con fierezza, senza preoccupazione. Essere venerato in quel modo era motivo di orgoglio, e il sapere quanto fossero malleabili le menti di quelle creature lo mandava su di giri.
Voleva saperne di più, cos'avrebbero fatto se la promessa fosse stata mantenuta?
Nonostante il tentativo del gemello di dissuaderlo, fece loro dono della tecnologia. Le conoscenze subirono un'impennata improvvisa e tutto ciò che avevano costruito si evolse in fretta: edifici, città, armi, vestiario... e la religione stessa.
Gli umani erano estremamente grati al Drago Ceruleo e le gratificazioni aumentarono, come le statue ed i templi in suo onore, mentre il Drago Cremisi fu messo in ombra per via del suo dono "minore".
La serpe azzurra si divertiva sempre più, quasi l'essere elevata al di sopra del fratello le avesse dato alla testa, perciò decise di regalare un'altra cosa al popolo: la magia.
Fece cadere una pioggia di stelle e, quando esse toccarono il terreno, gli umani iniziarono a sviluppare capacità innate ed impossibili. C'era chi volava, chi aveva capacità sensoriali fuori dal comune, chi governava gli elementi piegando la natura al proprio volere e chi aveva addirittura cambiato aspetto. Ormai quelli non erano più considerabili "esseri umani", ma una nuova razza a sé stante. I figli ereditavano i poteri dai genitori ed essi si evolvevano a vista d'occhio con il passare delle generazioni.
Divennero sfrontati, sempre più incapaci di venerare e ringraziare le divinità che avevano permesso tutto ciò. Quando alcuni provarono a sfidare gli dèi in solitudine e fallendo miseramente, il popolo iniziò a coalizzarsi per farlo tutti all'unisono, con la volontà di controllare i draghi come mero bestiame.
Ciò fece arrabbiare il Drago Ceruleo, il quale decise di cancellare l'operato di millenni e ricominciare da zero. Seppur il Drago Cremisi odiasse quelle decisioni tanto drastiche fu costretto ad accettare il volere del gemello per avere salva la vita, nemmeno lui aveva intenzione di privarsi della libertà.
Ma i mortali li precedettero, facendo scoppiare una guerra che andò avanti per cento lunghi anni. Ci furono tantissime vittime, ma né le due serpi né i nemici sembravano volersi arrendere: nessuno voleva essere cancellato.
La svolta avvenne quando una strega fece la sua comparsa; era bellissima, dall'aspetto di una giovane donna, corti capelli neri ed occhi di un azzurro estremamente brillante, etereo. Spiccava tra tutte le creature perché sembrava la più umana tra loro.
Si presentò con il nome di "Akephalos", eppure la sua graziosa testa era ben salda su quel collo stretto e lungo dalla pelle diafana, circondato da collane d'oro. Essa sfidò apertamente il Drago Ceruleo, brandendo solamente una spada dall'elsa dorata.
Il mostro accettò la sfida e, trasformatosi in un essere umano, brandì anch'esso una spada, dando vita ad uno scontro epico a colpi di fendenti. Sembravano allo stesso livello per tutta la durata del duello, ogni volta che le lame si incrociavano stridevano impazzite, come se volessero chiedere ai loro padroni di terminare quell'inutile battaglia che non avrebbe portato a nulla.
Akephalos cedette all'improvviso e l'avversario con un colpo alla nuca le tagliò la testa di netto, facendogliela cadere tra le mani, ma il corpo si reggeva perfettamente in piedi.
Il Drago Ceruleo l'osservava sbalordito ed ancora sull'attenti, fisso su quell'esile figura che pareva una statua acefala.
Nel silenzio di quella situazione di stallo, la terra iniziò a tremare come se ci fosse un terremoto, e la quiete venne squarciata dalle urla battagliere perpetrate dai mortali, i quali si avventarono sul "vincitore" in una marea di corpi, bloccandolo in diecimila.
Fu in quel momento che il corpo della strega smise di sembrare un manichino: si mosse verso di lui, con la testa mozzata sottobraccio ed un'altra ricresciutale al suo posto. L'aveva ingannato.
Una misera umana che prendeva in giro una divinità?!
Iniziò ad agitarsi in un tentativo di liberarsi, ma lei colse l'occasione e brandì nuovamente l'arma; tagliò il suo corpo immortale in tre parti, dividendo il busto dalle ali e le gambe.
Privato di gran parte di sé, la serpe non poté far altro che perdere la potente forma eterea e si trasformò in un drago bianco con quattro occhi scarlatti. Per la prima volta in tutta la sua lunga esistenza si ritrovò a versare lacrime e urla di dolore, mentre il suo sangue continuava a sgorgare e ad impregnare di magia il terreno, facendo crescere a dismisura la vegetazione tutta intorno.
Akephalos tirò fuori uno specchio e gli fece guardare la sua immagine riflessa, ma il drago non voleva vedere in cosa era stato ridotto, perciò chiuse gli occhi. Lei, a quell'affronto, iniziò a pronunciare un sortilegio che lo rinchiuse all'interno dell'oggetto, sigillandolo lì per l'eternità, privato di parte del suo corpo e completamente da solo.
Il Drago Cremisi, che aveva osservato tutto lo scontro, decise che il fratello se l'era meritata quella fine come conseguenza del suo egoismo, ma pianse comunque lacrime di fuoco per la sua scomparsa, incendiando il campo di battaglia e bruciando vivi gran parte dei guerrieri ancora in piedi. Akephalos, invece, era scomparsa.

***

Ormai aveva il fiatone, ma non poteva fermarsi proprio in quel momento; non riusciva a fidarsi completamente di Izanagi, Artemis sarebbe potuta essere in serio pericolo, ogni secondo era prezioso, sprecarne solo uno rischiava di ucciderla. Lo aveva capito quando avevano ammesso di aver tentato di farli fuori sin dal primo momento.
Corse su per le scale di quell'edificio vuoto, con Uroboro sulla spalla e la luce proveniente dalle finestre come unica e povera fonte di illuminazione. Sembrava che il tempo stesse scorrendo fin troppo velocemente all'esterno da quando si era trovato lì all'interno.
Superata l'ennesima rampa, si ritrovò in un corridoio senza finestre, perciò completamente al buio... o quasi: in fondo riuscì a scorgere una porta a doppia anta i cui contorni erano leggermente illuminati, segno che all'interno era presente una luce artificiale.
Ansimò, dolorante per i calci presi. Solo nel momento in cui si era fermato la fatica e tutte le botte subite si erano fatte sentire. Però era certo che Artemis si trovasse là dietro, perciò doveva sopprimere il suo malessere, lei era certamente più importante.
Trascinatosi al culmine, spalancò le porte senza bussare e subito venne invaso da una forte luce al neon giallastra che lo accecò per qualche momento.
-Ciao.-
Una voce maschile e giovane si fece subito sentire. Yuichi si stropicciò gli occhi e, finalmente abituatosi a quell'illuminazione, poté vedere l'ambiente circostante ed il suo interlocutore.
Era una stanza bella grande, con un'ampia vetrata che si affacciava sulla pista; l'arredamento era essenziale e sui toni del bianco-grigio, mentre al centro c'era una grossa scrivania in legno di ciliegio. Un ragazzino di al massimo quindici anni ci aveva bellamente poggiato sopra le scarpe di pregevole fattura, mentre se ne stava stravaccato con il culo piantato su una poltrona in pelle nera. I capelli biondo platino erano tirati all'indietro e sul suo visetto immaturo si spiegava un sorriso strafottente, ma ciò su cui si era soffermato per più tempo erano i suoi occhi: anche lui li aveva di quell'inquietantissimo azzurro luminoso.
Lo sguardo a quelle iridi magnetiche durò meno di cinque secondi, perché subito si spostò verso un'altra figura, in piedi accanto al bimbetto; Artemis era lì, immobile, che lo guardava senza veramente vederlo. Non aveva fatto una piega da quando era entrato lì.
-Cosa le hai fatto?- Chiese, con inaspettata calma.
-Qui parlo io, è il mio territorio.- Notò che quell'altro in mano aveva un grosso coltello da cucina, con il quale stava giocherellando a toccarne la punta con le dita.
Strinse impercettibilmente i pugni.
-E allora parla.-
-Sai, Yuichi Fudo, che non mi è per niente piaciuto l'atteggiamento di quella gran zoccola di tua sorella?-
-Se devi dare aria alla bocca per insultare Ryoko davanti a me, quel coltello te lo ficco dritto su per il culo.-
-Non dovresti rivolgerti a me così... dopotutto ho la tua fidanzatina ai miei ordini. Potrei anche dirle di succhiarmelo proprio qui e lei lo farebbe! Divertente, no?-
Quel ragazzino era la persona più sgradevole che avesse mai incontrato, eppure era così giovane; non osava immaginare come sarebbe diventato una volta raggiunta la maggiore età. Decise di rimanere zitto a guardarlo, non poteva rischiare che coinvolgesse Artemis in tutto quello schifo. Era già successo quando Mutaforma aveva tentato di tagliarle la gola, non voleva si ripetesse. E di certo non voleva la violasse così.
-Dicevo, prima che mi interrompessi, che tua sorella è una gran zoccola. A quest'ora sarebbe già dovuta essere mia assieme a quello stupido drago ed invece mi ha dato un pugno allo stomaco. Non lo accetto! Io la voglio! Izanagi me l'ha promessa!-
"Izanagi me l'ha promessa"... suonava terribilmente odioso da parte sua, ma non credeva l'avesse fatto per davvero: l'obiettivo era ucciderla, non farla diventare l'action figure di quel viziatello, sicuramente aveva raggirato anche lui, il suo stesso alleato. Certo che era proprio subdolo, quando ci si metteva... e, conoscendolo, era sicuro che non gli avrebbe fatto toccare Ryoko a proprio piacimento. Lei era importante per lui, o lo era stata, l'onore di farla fuori l'avrebbe voluto in ogni caso.
-Non è colpa mia se ti sei fatto raggirare da lei nonostante stesse risentendo degli effetti dei suoi poteri psichici. In quel momento era debole, e tu te la sei fatta scappare.-
-Taci!- Urlò, tirando giù i piedi dalla scrivania e sbattendoci sopra i pugni chiusi, come se volesse aggiungere teatralità a quella scena ridicola.
-Sei solo un ragazzino, pensi davvero di riuscire a tenere testa ad una come mia sorella? E davvero credi che Izanagi te l'avrebbe lasciata tanto facilmente?- Continuò a provocarlo, per vedere dove volesse andare a parare e nel frattempo cercare di recuperare le energie.
-Sta zitto. Stupido, inutile, banale poveraccio che ha paura solo di salire su una moto, tu non sai chi sono io.- Il biondino digrignava i denti, sempre più arrabbiato.
-Sì che lo so: un riccone viziato, appena svezzato dalla tetta di sua madre con manie di protagonismo ed un completo orribile addosso.-
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, ma non nel modo in cui credeva lui; si aspettava che gli saltasse addosso cercando - inutilmente - di picchiarlo, ma invece passò il coltello in mano ad Artemis, con un'inaspettata calma ritrovata. Una calma prima della tempesta, però.
-Sai, Yuichi, penso che un membro della famiglia valga l'altro se ti vuoi vendicare di qualcuno. Ora Ryoko è andata a morire in un altro mondo, perciò non posso attuare la mia vendetta su di lei. Ma tu sei qui, e mi hai fatto veramente incazzare con quel tuo modo calmo e posato di mancarmi di rispetto.-
-Hai cominciato tu ad insultare mia sorella. Ti ho solo restituito il favore, Masashi.-
-Fammi finire!- La sua irritazione cresceva ad ogni parola, proprio come voleva Yuichi: le persone, quando erano particolarmente arrabbiate, finivano per accecarsi e commettere errori. Era ciò che voleva fargli fare. -Dicevo... quindi... penso che la attuerò su di te, facendoti ammazzare dalla cara, dolce ed adorabile Artemis e magari farle fare un servizietto completo a me subito dopo, davanti al tuo corpo morente. Oppure puoi sempre ucciderla tu, vedetevela voi. È tua la scelta, amico mio.- Mentre parlava, accarezzava i capelli della ragazza e giocherellava con le sue ciocche arancioni, intrecciandole tra le dita; quell'odioso sorriso era ricomparso sul suo viso.
-Io non farei mai del male ad Artemis.- Sibilò a denti stretti. Doveva mantenere la calma, se avesse perso la lucidità e si fosse distratto, il suo piano sarebbe potuto andare in fumo.
-Allora è deciso: sarai tu a morire, caro il mio psichico.-
Masashi appoggiò i gomiti sulla scrivania, incrociando le dita ed allargando il sorriso. Giurò anche di vedere i suoi occhi illuminarsi ancor di più.
Pochi secondi dopo, come mossa da dei fili, Artemis si scollò da quella posizione che la faceva sembrare una bambola e, brandendo il coltello con entrambe le mani, gli si avventò addosso con l'intento di pugnalarlo all'addome. Spaventato, il pappagallo gli volò via dalla spalla, emettendo versi striduli e sbattendo forte le ali.
Yuichi schivò il primo fendente indietreggiando, ma sapeva di non poterlo fare all'infinito: doveva trovare il modo di fermarla. Essendo controllata dal ragazzino, sicuramente la sua furia non si sarebbe arrestata in fretta.
Gli venne un'idea assurda ed estremamente pericolosa, ma al momento sembrava la più plausibile. Dopotutto era stanco per via di tutte le botte prese in precedenza, non avrebbe retto a lungo.
Prese un profondo respiro ed attese l'ennesimo tentativo di accoltellamento, smettendo di indietreggiare nel momento in cui arrivò. Quando la lama fu abbastanza vicina, l'afferrò con entrambe le mani e la strinse forte, riuscendo a strappargliela di mano ed a lanciarla via.
Per la spinta, Artemis rischiò di cadere all'indietro, ma riuscì ad avvolgere il suo corpicino con le braccia ed a stringerla a sé. Solo nel momento in cui sentì la sua camicetta impregnarsi di sangue percepì tutto il dolore che si era provocato da solo.
Ma il suo sguardo assassino era rivolto alla figura del ragazzino, ancora immobile sulla poltrona a godersi la scena.
-Davvero? Uno spettacolo così deludente?-
-Va via di qui, subito!- L'urlo del corvino squarciò l'ambiente e si sovrappose ad ogni suono circostante mentre, tutto intorno a lui e la ragazza, si alzò un vento anomalo che fece prendere il volo a tutti gli oggetti presenti nella stanza tranne che alla pesantissima scrivania in legno massiccio. -Muoviti.-
Si fece intendere fin troppo bene: Masashi scappò lontano in fretta e furia. Si era già visto buttare fuori dalla vetrata e cadere da quasi trenta metri sull'asfalto, perciò preferì la ritirata, mormorando la parola "mostro".
Nel momento in cui si trovarono soli, tutti gli oggetti in aria caddero e si liberò in un secondo urlo, stavolta straziante, dilaniante. Mentre la luce azzurrina dei suoi occhi si spegneva lentamente, il dolore alle mani contro la schiena di lei si faceva sempre più intenso e pungente, ma non aveva il coraggio di lasciarla.
-Yuichi... che succede...?-
Artemis si era ritrovata avvolta da due braccia possenti, strette attorno al suo corpo come se non volessero lasciarla andare per nulla al mondo.
-S—stai bene...?- La sua voce era un sibilo carico di dolore. Non riusciva a capire nulla.
Si allontanò e subito gli occhi le caddero prima sulle lacrime che sgorgavano a fiotti da quegli splendidi occhi nocciola e poi, più in basso, sulle sue mani aperte.
Sbiancò, coprendosi la bocca per il disgusto: il palmo destro era attraversato in orizzontale da un profondissimo taglio, mentre nella sinistra erano le dita ad essere tagliate allo stesso modo. Entrambe, però, erano colorate di un rosso che si espandeva sempre più.
Pochi secondi dopo, Yuichi si accasciò sul pavimento con la schiena contro al muro. Ansimava forte, le lacrime continuavano a sgorgare ed il viso cominciava ad impregnarsi di sudore. Non sapeva minimamente cosa fare in quella situazione, era in un totale stato di panico che la faceva agitare sempre più.
-Ma cosa hai fatto?!- Sbottò, di colpo. -Sarebbe potuta andare molto peggio di così!-
-L'ho fatto... sbagliare... con la rabbia...- Mormorò, tra un ansito e l'altro.
Anche lei aveva preso a piangere, girando nella stanza con le mani nei capelli. Aveva perso il cellulare chissà dove e constatato di essere all'ultimo piano di un edificio, quindi non avrebbe nemmeno potuto trascinarlo fuori - di prenderlo in braccio non se ne parlava proprio, non aveva tutta quella forza -. Ma non voleva lasciarlo lì da solo, quel tizio sarebbe potuto tornare in ogni momento e fargli del male.

-Serve aiuto?- Si voltò di colpo in quella direzione, riconobbe subito quella voce.
Il ragazzo che aveva sfidato Ryoko era lì, a braccia conserte, appoggiato allo stipite della porta. Il suo viso era gonfio e sporco di sangue, ma non aveva perso il sorriso. E sicuramente sembrava più in forma di Yuichi.
-S-Sì, per favore, aiutami, è ferito!-
Lui entrò nella stanza, esaminando la situazione e trasalì alla vista di tutto quel sangue, però si ricompose subito.
-Che cazzo...- Sibilò.
-Izanagi... ti prego...-
-Prima, però, devi saldare il tuo debito con me, piccola.-
-Debito?-
-Ho vinto il duello, mi devi un bacio.-
-Non mi sembra il momento ada—-
Prima che finisse di parlare, lui le aveva già afferrato la testa tra le mani e le aveva baciato la fronte in un modo tanto delicato da sembrare quasi impossibile sentirlo. Poi, si allontanò, sorridendole.
-Posso accontentarmi di questo. Ora aiutiamo Yuichi.-
Gli si avvicinò, esaminando meglio quei profondi tagli.
-Amico, ti dispiace se uso il tuo maglione per fermare l'emorragia?-
-Vaffanculo, hai baciato la mia ragazza.-
-Lo prendo per un no.-
Eseguì, strappando via pezzi delle maniche e legandoglieli stretti attorno alle mani per tentare di tamponare le ferite. Non sapeva nulla di medicina o cose simili, ma gli sembrò la soluzione migliore.
Artemis si soffermò sulle profonde cicatrici che gli sfregiavano le braccia. Era la seconda volta che le vedeva, ma non aveva mai avuto il coraggio di chiedergli come se le fosse procurate.
-Il vetro.- Izanagi parlò. -Al momento dell'incidente, grossi pezzi di vetro e lamiera provenienti dalla sua duel runner gli si sono conficcati nelle braccia. L'ho visto con i miei occhi.-
Mentre il castano si caricava Yuichi in spalla, Artemis si portò una mano alla bocca, sconvolta. Più dettagli veniva a sapere su quel giorno, meno riusciva a comprendere quanto dolore avesse potuto provare, così distante da tutto ciò che aveva passato lei.
Tutti e tre, presero a scendere le scale.
-E comunque, non ho ancora capito come cazzo hai fatto a farti questi tagli enormi.-
-Non l'hai capito? Sei stato tu a mandarmi da quel ragazzino fuori di testa perché mi ammazzasse.-
-Ormai il portale si è aperto! Che senso avrebbe ucciderti adesso? Io gli ho solo detto di prendere Artemis per farti allontanare, ma di non fare del male a nessuno dei due. Quando l'ho visto venire da me urlando non ne capivo il motivo, perciò sono venuto a controllare, non pensavo di trovare un casino del genere.-
-Ebbene, il tuo amichetto l'ha usata per tentare di accoltellarmi, o in alternativa farmi uccidere lei. Dovresti sceglierti meglio gli alleati, qualcuno di obbediente.-
-È per questo che ora siete voi i miei alleati, tu dici di odiarmi, ma mi hai ascoltato e sei corso subito qui. E non preoccuparti per Masashi, gli darò una bella lezione per avermi disobbedito.-
Yuichi borbottò qualche insulto sommesso, ma nonostante ciò rimase docile sul suo dorso. Il dolore era troppo per lottare ancora.
-Artemis, cara, se ti senti confusa, posso spiegare le cose anche a te.-
-Lo apprezzerei.-


Angolo autrice

Akephalos (᾿Ακέϕαλος): Acefalo, senza testa.

Hello.
Oggi capitolo dall'inizio un po' strano, ma doveroso: abbiamo la storia di Krigsgaldr e del perché sia stato confinato nell'altro mondo, con l'aggiunta di un personaggio che già avevo nominato, ovvero la Dea a Due Teste, Akephalos.
Sì, il nome vuol dire "acefalo" ma le sue teste sono due. Mi sembrava divertente l'ossimoro. :D

Scrivere di Masashi mi fa schifo, l'ho reso così repellente che non riesco a sopportarlo. Ed io solitamente amo i miei OC, anche quelli più stronzi (tipo Suetiekh, lui è il peggiore ma il mio prefe).
Scusatemi se l'ho fatto riapparire, serviva alla trama... e rip mani di Yuichi, ma almeno è riuscito a salvare Artemis, è questo l'importante. :')

Noi ci vediamo al prossimo capitolo con l'idiota VS il drago. Non mancate.

Questo a lato è un disegno di Håkan, cliccateci sopra per vederlo a risoluzione massima.

Jigokuko

   
 
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