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Autore: heliodor    25/03/2021    1 recensioni
Valya sogna di diventare una grande guerriera, ma è solo la figlia del fabbro.
Quando trova una spada magica, una delle leggendarie Lame Supreme, il suo destino è segnato per sempre.
La guerra contro l’arcistregone Malag e la sua orda è ormai alle porte e Valya ingaggerà un epico scontro con forze antiche e potenti per salvare il suo mondo, i suoi amici… e sé stessa.
Aggiunta la Mappa in cima al primo capitolo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Cambiamo le regole. Di nuovo
 
“Aspetta” gridò Valya sperando che la guerriera dagli occhi sottili la sentisse.
Lei percorse rapida lo spazio tra le tende e svoltò dietro una di esse. Valya la seguì e quasi andò a sbatterle addosso quando se la ritrovò di fronte, le braccia incrociate sul petto e l’espressione contrariata.
“Perché mi segui? Che vuoi da me?” le chiese la guerriera.
Valya non aveva preparato un discorso. “Ascolta” disse cercando le parole adatte. “Tu sei una donna.”
“L’hai già detto nell’arena” rispose la guerriera.
“Come ti chiami?”
“Chi lo vuole sapere?” fece lei accigliata.
Valya raccolse il coraggio e alzò la celata dell’elmo. “Io” disse con voce ferma. “Valya. Sono una donna anche io.”
La guerriera si sporse in avanti. “Tu non sei una donna, ma una ragazzina.”
Valya ignorò l’offesa. “Ora dimmi il tuo nome.”
“Perché dovrei farlo?”
Ricordò una delle lezioni di Olethe. “Sarebbe da maleducati tacere il proprio nome di fronte a una persona che si è appena presentata.”
La guerriera sospirò. “Yun Ti. È questo il mio nome.”
“Yun Ti” ripeté Valya. “Onorata di fare la tua conoscenza.” Quella era un’altra delle frasi formali che Olethe le aveva insegnato.
“Onore mio” rispose Yun Ti con poca convinzione. “Ora che ci siamo presentate posso andare?”
“Voglio solo chiederti una cosa.”
“Sbrigati” disse lei spazientita.
“Perché ti sei arresa?”
“Ha importanza per te? Hai vinto e andrai avanti nel torneo.”
“Ma tu mi stavi mettendo in difficoltà.”
Yun Ti si accigliò. “Stavo solo giocando con te, ragazzina.”
“Perché?”
“Ero annoiata” rispose la guerriera guardando altrove.
“La tecnica che hai usato” disse Valya cercando di conquistare la fiducia della guerriera. “È davvero interessante. Sembrava che tu riuscissi a prevedere le mie mosse. È così?”
“Può darsi.”
“Come ci riesci?”
“È il Wah.”
Valya la fissò in silenzio.
“Non so che cos’è questo Wah” ammise. “È una tecnica di combattimento?”
“Certo che no, sciocca” disse Yun Ti.
“Allora che cos’è?”
“Sarebbe complicato da spiegare a una dagli occhi tondi come te. È una tecnica che solo noi delle Isole Orientali sappiamo usare.”
“Per favore” disse Valya con tono supplice.
Yun Ti sospirò di nuovo. “Il Wah è tutto questo” disse la guerriera con un ampio gesto del braccio.
“Cosa intendi con questo?”
“Quello che vedi. Quello che tocchi. Quello che annusi. Tutto, insomma.”
Valya scosse la testa.
“Nella nostra lingua Wah significa materia” spiegò Yun Ti. “Lo usiamo per distinguerlo dal Kah.”
“Il Kah” ripeté Valya.
“Il Kah è il vuoto che separa la materia.”
“Intendi l’aria?”
“No, sciocca” disse Yun Ti. “Come posso spiegarti? Io stessa ho impiegato anni per comprendere questo concetto. Il Kah è il vuoto che separa la materia e che la unisce al tempo stesso. È grazie al Kah che tutto ciò che vedi è in equilibrio e perfetto.”
Valya non pensava che tutto fosse perfetto e faticava ad accettare quelle parole per vere, ma aveva visto Yun Ti combattere e tanto le bastava. “Davvero stavi solo giocando con me?”
Yun Ti sospirò e scosse la testa. “Senti, è stata una giornata lunga e faticosa e voglio andare a riposare. La verità è che sei molto, molto veloce. Dico sul serio. La tua tecnica è rozza e sei sgraziata, ma vedevo appena i tuoi movimenti e mi hai quasi sorpresa quando mi hai attaccata e credimi, non è facile cogliermi di sorpresa.”
“Grazie” disse Valya.
“Aspetta a ringraziarmi. Sembra che tu abbia attirato l’attenzione di certi tizi.”
Valya si accigliò.
“Un uomo mi ha chiesto di farti vincere. Mi ha offerto una bella borsa piena di monete. Mille, per l’esattezza. E io ho accettato. Mi serviranno per tornare a Chazar, a casa mia. Sono stanca di questo continente e di voi occhi tondi. E ora che c’è la guerra mi interessa anche di meno restare.”
“Aspetta, aspetta” disse Valya, la mente affollata dai pensieri. “Qualcuno ti ha chiesto di farmi vincere?”
Yun Ti annuì.
“Non sono stata io.”
“Lo so.”
“Non ho mille monete” esclamò Valya.
“Lo immaginavo. Non sembri una ragazza che può permettersi di regalare soldi.”
Valya la fissò senza sapere cos’altro aggiungere.
“Io non so in che guaio ti sei messa” disse Yun Ti a voce bassa. “Ma se fossi in te starei molto attenta. Nessuno spende tante monete senza avere uno scopo preciso. E non penso che tu ne trarrai giovamento, Valya. O Val, come ti chiamano qui. A proposito, perché questo travestimento? Alle donne non è vietato partecipare.”
Valya fece per rispondere ma si fermò.
“Ho capito, è un segreto. Forse ha a che fare con le mille monete che mi hanno offerto. O forse no. In ogni caso, ora devo andare via. La strada verso Belliron è lunga e io ho fretta di trovare una nave per le Isole Orientali.” Yun Ti le rivolse un inchino. “Che la tua via sia dritta, Valya.”
“Valya Keltel” rispose.
“Addio, Valya Keltel.”
Yun Ti le voltò le spalle e si allontanò.
Valya la seguì con lo sguardo finché non lasciò la piazza e si confuse tra la folla che si accalcava oltre la staccionata che la delimitava.
Solo allora distolse lo sguardo, chiuse la celata dell’elmo e tornò alla tenda.
Bazon l’attendeva di fronte all’entrata insieme a uno degli inservienti che conducevano i guerrieri alle arene.
“Eccoti” disse l’uomo andandole incontro. “Te lo dicevo che non era lontano.”
Valya si accigliò.
“Devi venire subito con me” disse l’inserviente.
“Dove?” chiese preoccupata.
“Hai un nuovo duello” rispose l’uomo.
“Ma ho appena combattuto” si lamentò.
“C’è stato un cambiamento nella lista. Se non mi segui verrai squalificato.”
Valya non aveva intenzione di farsi buttare fuori dal torneo proprio adesso. Seguì l’inserviente in silenzio.
Bazon l’affiancò. “Ho saputo cosa è successo nel duello.”
“Io” fece Valya.
“È molto strano” disse il guerriero.
“È quello che stavo per dire io” disse Valya. “Qualcuno ha offerto a Yun Ti mille monete per perdere.”
Bazon corrugò la fronte. “Chi?”
“Non lo so. Non me l’ha detto. O forse nemmeno lei lo sapeva.”
“È molto sospetto. Stai attenta nell’arena. Sta accadendo qualcosa di strano.”
Valya annuì. “Starò attenta.”
Bazon le rivolse un cenno con la testa e si allontanò.
“Sbrigati” disse l’inserviente precedendola. “Non possiamo farlo aspettare oltre.”
Valya lo seguì in silenzio. Mentre si avvicinava alla palizzata che delimitava l’arena, la folla la osservò in silenzio. Stavolta nessuno gridò il suo nome né batté sulle assi di legno annunciando il suo arrivo.
Il silenzio l’accompagnò anche quando l’inserviente spalancò la porticina di legno che conduceva all’arena e la invitò a entrare.
“Svelto.”
Valya inspirò l’aria e lo superò.
L’inserviente chiuse la porta facendo scattare la serratura.
Al centro dell’arena c’era una sola figura, in piedi, la spada già sguainata. Il sole batté sull’argento della lama mettendo in risalto la mano sapiente del fabbro che l’aveva lavorata.
Donn Ballard la guardò come se avesse di fronte un cane randagio. “Ce ne hai messo di tempo, Val.”
Valya si arrestò di colpo, lottando per restare in piedi come se il terreno le stesse scivolando da sotto i piedi. Si guardò attorno alla ricerca del giudice dello scontro, ma nell’arena c’erano solo loro.
Lei e Ballard.
Lui fece un ampio gesto col braccio come a voler includere tutta l’arena. “Sei sorpreso o spaventato?”
“La tua spada” disse Valya. “Non l’hai fasciata.”
Donn sollevò l’arma come a volerla mostrare a tutti quelli che stavano guardando. “Per questo scontro le regole sono cambiate. Si combatte per sopravvivere. Chi resta vivo, vince. E chi muore, perde.”
Valya deglutì a vuoto. “Io non voglio combattere con queste regole.”
Ballard strinse la mascella. “Devi” ringhiò. “Altra regola. Vietato ritirarsi. Chi si ritira dal combattimento, muore.”
 Valya annaspò alla ricerca di una risposta. “Allora combattiamo, ma non fino alla morte.”
Ballard sorrise. “Di che cosa hai paura, Val il Leone? È così che ti chiamano, vero? Hai sconfitto tutti gli avversari con facilità. Ti ho osservato, sai. Hai una tecnica semplice, ma efficace. Ho persino faticato a seguire le tue mosse ed è molto difficile che certe cose mi sfuggano. Sei agile e veloce ma anche forte quando colpisci. Credo che sarà interessante ucciderti.”
Valya strinse la mano sull’elsa. Non voleva uccidere Ballard. Aveva cercato di evitarlo ma lui non le stava dando altra scelta che affrontarlo.
Forse se gli spezzo solo una gamba o un braccio, si disse, dovrà arrendersi. No, non basterà. Non sembra uno che si arrende.
Ballard roteò la spada con un rapido movimento del polso. “Togli le fasce che nascondono la tua lama, su. Sarà un combattimento leale, il nostro.”
Valya tirò vie la fascia e la buttò a terra dopo averla arrotolata.
Ballard socchiuse gli occhi. “È davvero bella. Come ha fatto uno come te a venirne in possesso?”
“È un regalo di mio padre” mentì Valya.
“Falso” rispose Ballard. “Ti rifarò rimangiare questa menzogna, Val il leone.” Sollevò la spada e la puntò verso di lei. “Ora combattiamo.”
Valya strinse l’elsa e avanzò verso di lui, i piedi che sembravano volare sul terreno rosso mattone dell’arena. Il sorriso di Ballard si allargò quando lei balzò in avanti, la spada sollevata sopra la testa e calò un fendente verso la sua spalla.
Il cane da guardia di Dalkon, come Ferg l’aveva chiamato una volta, scartò di lato ed evitò l’affondo mandandola a vuoto.
Valya eseguì un mezzo passo in avanti e fece ruotare il bacino per colpirlo di taglio all’addome, ma Ballard balzò indietro ed evitò di nuovo il colpo.
“Sei veloce proprio come pensavo” disse muovendosi in cerchio attorno a lei.
È agile, pensò Valya, anche più di Yun Ti. Anche lui conosce la tecnica del Wah o sta usando un trucco? O un incantesimo?
Quel pensiero la colpì come un fulmine che cadeva a pochi passi di distanza.
Ballard non indossava il mantello, ma forse se l’era solo tolto per combattere e stava usando qualche suo potere da stregone per evitare i suoi attacchi.
No, pensò. C’erano stregoni che assistevano agli scontri. Erano uomini silenziosi che fissavano i combattenti con gli occhi che brillavano.
Bazon le aveva spiegato che con la loro vista speciale potevano scoprire se un combattente stesse usando la stregoneria.
Fino a quel momento nessuno stregone era stato scoperto a usare il proprio potere in un combattimento, ma poteva significare poco.
Forse Ballard aveva fatto un accordo con gli stregoni dagli occhi brillanti o riusciva a nascondere il suo potere. O forse non stava usando alcun potere e quella era solo la sua tecnica.
“Sei già stanco, Val il Leone?” disse Ballard sorridendo. “Sembravi più forte da lontano.”
“Da vicino sono ancora più forte” disse Valya.
“La tua spada” disse Ballard. “Parlami di lei. Come l’hai avuta?”
 Valya balzò in avanti e finse di affondare il colpo per poi ruotare il bacino e colpire di taglio Ballard, che fece un salto all’indietro.
Sulla camicia, poco sotto il bavero, c’era un lungo taglio da cui stillava il sangue che stava imbrattando di rosso la seta.
Ballard toccò la ferita con la mano. “Notevole” disse. “Davvero notevole. Mi aspettavo una cosa del genere.”
“Hai voluto tu uno scontro mortale” ringhiò Valya. Sentì la rabbia crescere dentro di lei. “Vuoi tirarti indietro e arrenderti?”
“Non ti è bastata la facile vittoria con la guerriera dagli occhi sottili? Pensavi che sarebbe stato altrettanto facile, Val?”
“Sei stato tu a darle le mille monete?” chiese Valya, la mente attraversata all’improvviso da quel pensiero.
Ballard sogghignò. “Te l’ha detto lei? Appena avrò finito con te darò ordine di farla cercare e impiccare. Hai firmato la sua condanna a morte.”
Valya scattò di nuovo in avanti e ripeté l’assalto di prima. Stavolta Ballard danzò rapido sulle gambe e la evitò, mandandola fuori tempo. Con una veloce rotazione alzò la spada sopra la testa e la colpì alla schiena.
La forza del colpo le fece perdere l’equilibrio per un istante, ma riuscì a tenersi in piedi. Si voltò di scatto, sicura che Ballard fosse pronto ad approfittare del suo momento di difficoltà, ma l’uomo era rimasto a una decina di passi di distanza, l’espressione interdetta.
“La tua spada” disse con occhi sbarrati. “Ho sentito qualcosa mentre ti colpivo. Veniva da quell’arma, ne sono certo.”
Valya sentì l’ansia crescere dentro di lei.
“C’è qualcosa in quella lama, lo sento” disse Ballard. “E anche tu lo senti, vero?”
Valya strinse le mani sull’elsa della spada.
“Sì” disse Ballard. “Tu lo senti, quel potere. Se ho potuto avvertirlo, lo puoi fare anche tu. Sai, ho sempre avuto una certa sensibilità per queste cose, ma erano anni che non avvertivo una sensazione del genere. Ero giovane l’ultima volta che accadde ma non ho mai potuto dimenticarlo. E adesso, dopo tanti anni.” Scosse la testa. “Stavo divagando, come al solito, mentre invece dovrei mantenere la concentrazione.”
Valya sentì delle grida alle sue spalle e un tonfo sordo, ma ci badò appena. Tutta la sua attenzione era rivolta a Ballard che stava avanzando verso di lei.
“Abbiamo già perso abbastanza tempo qui” disse il guerriero. “Si sta facendo tardi e io ho fretta di mettere le mani sulla tua spada. È un peccato che debba ucciderti per strappartela. Non saprò mai come l’hai ottenuta, ma sono le regole. Il portatore deve morire perché un altro ne diventi il proprietario.”
“Io” disse Valya. “Non ti darò la spada.”
“Lo so” fece Ballard. “È lei che non vuole separarsi da te, ma io sarò un padrone migliore. Quante cose meravigliose potremo fare insieme.”
Valya sollevò la spada. “Vieni.”
La figura di Ballard sembrò sfocare per un attimo mentre alzava la spada e si preparava ad attaccarla. In quel momento il cielo venne squarciato da un boato e la tribuna dove il pubblico stava seguendo lo scontro esplose.

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