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Autore: Lodd Fantasy Factory    25/03/2021    1 recensioni
Non ho tempo per le introduzioni. Devo raccontare questa storia, e voglio farlo il prima possibile. Prima che qualcosa mi possa fermare... prima che loro... sono dietro ogni angolo. Sono nella mia casa... cancelleranno tutto. Persino me...
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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25 Marzo 2021,

 

 

Questa notte sono stato di nuovo in quella casa.

Mi sono risvegliato nel salotto, immerso in quel liquido fluorescente che mi è impossibile definire sangue umano. Poi, quell’Essere è piombato su di me. Ho urlato, mi sono dimenato, ma non ho avuto alcuna possibilità di fuga.

Gli artigli affilati di Avorio mi ha riportato alla realtà. Avevo finito con l’addormentarmi durante la lettura del Diario di Philipp; le cuffie mi erano cadute, e dunque avevo perso la protezione della musica. Sapete quanto sia difficile dormire con della musica nelle orecchie, abbastanza alta da non sentire i tetri lamenti dell’oscurità?

Quando lo guardo e lo vedo così abbattuto, un cattivo presagio mi attraversa la mente: Avorio è sempre più debole. Quel gesto di svegliarmi deve essergli costato molto. Si rifiuta di mangiare, di bere e andare in bagno. Si limita a dormire. Il suo respiro è affannato, il suo ventre si gonfia in modo convulso, per poi svuotarsi improvvisamente, quasi non avesse più ossa o organi sotto la fitta peluria. Vorrei portarlo da un veterinario, ma so che non si tratta di un gatto normale. Dovrei farlo? Mi appello al vostro consiglio, amici miei.

Temo possa avere a che fare con la sparizione di quei Dadi. Eppure, quando siamo usciti a fare quella passeggiata, non mi era parso così tormentato dalla lontananza. Forse ha a che fare con il distanziamento prolungato? Dove sono quei Dadi?

Devo assolutamente ritrovarli.

 

Non sono uno che guarda la televisione, ma ieri mi sono ritrovato sintonizzato su un programma che danno su Rai 3. Qualcuno di voi lo conoscerà, immagino: ‘Chi l’ha visto?’. Se mi capita, evito di seguire certi programmi che si giocano l’audience televisivo sulle disgrazie delle persone, anche se di quando in quando ‘hanno aiutato a trovare delle persone’, come diceva sempre mia madre. Si parlava della sparizione di alcuni giovani, tediati da oscuri presagi, da timori reconditi, nei giorni antecedenti alla loro scomparsa; i genitori sono arrivati ad affermare che “credevano di essere seguiti”, e “stavano svegli la notte, per assicurarsi che nessuno entrasse in casa.”

Sarà solo una mia impressione, ma vedo nei loro comportamenti un nesso con la mia esperienza? Certo, se io fossi sparito, nessuno avrebbe sentito la mia mancanza… ma loro non avevano ricevuto il supporto di Avorio. Non è stato menzionato nessun gatto, nelle loro storie.

I loro telefoni e computers sono stati ripuliti da ogni documento… è accaduta la stessa cosa anche a me, ricordate? È per questo che ho iniziato a scrivere su questo sito, accedendo da un browser in forma anonima, inserendo sempre la password, costringendomi a cambiarla regolarmente ogni giorno o due al massimo.

Il bambino... anche lui sarà dato per disperso?

A proposito di altre questioni strane: ieri ho scritto un messaggio segreto. Perlomeno, sono convinto di averlo fatto, prima di postare il mio aggiornamento. Oggi, quando sono tornato a controllare, non ho trovato niente. Alcuni di voi me lo hanno fatto notare nei loro messaggi. Non riesco a ricordarne il contenuto. Forse è stata solo una mia svista… ero così stanco, provato? Cercherò di fare più attenzione. */

 

*/Anduin, sono due giorni che non rispondi ai miei messaggi. È accaduto qualcosa?

Non vorrei ti fosse accaduto qualcosa… come a quei ragazzi. Attendo tue notizie.

 

Tornando a quell’incontro nella casa…

 

Avevo appena realizzato di essere stato attirato in una trappola.

L’Uomo Ombra stava per palesarsi davanti a me, o alle mie spalle, e non avrei potuto sentirlo arrivare con il volume delle cuffie al massimo. Mi costrinsi a fare un passo indietro, ma una parte di me esigeva vedere quella cosa uscire da sotto il letto. Dovevo vedere: ero lì proprio per quel motivo!

Rimasi fermo, afferrando la cosa più vicina: una fotografia incorniciata in argento del vicino e sua moglie, il giorno delle nozze. Finché morte non vi separi, oppure una mazzata sul cranio, o una creatura dell’oscurità! Ma erano stati uniti anche nella morte, quei due.

Provai disgusto per me stesso a riguardo di quella riflessione tanto cinica.

La morte non mi faceva più alcun effetto?

Forse, dopo tutto quello a cui sono stato sottoposto, la morte rappresenta per me il male minore in questo mondo. Non per mano di questo Uomo Ombra. Morire per lui significherebbe una dannazione in eterno, a dare ascolto alla linea di pensiero di Philipp Lloyd.

Il bambino – una sua piccola parte, perlomeno – venne fuori dal letto in un guizzo improvviso. Quella testa riccioluta rotolò fuori come una specie di armadillo appallottolato su se stesso. Poi, dalla sua vuota cavità orale, priva anche dei denti, sgusciarono fuori quattro zampe pelose, sul marroncino; gli occhi celesti si aprirono sulla mia figura imbacuccata, roteando come impazziti, frattanto che dal naso sgorgava un liquido del tutto simile a quello rilasciato da quelle specie di enormi chiocciole. L’attaccatura del collo, prossima alle orecchie, dove apparentemente la testa era mozzata, si presentava ricoperta da uno strato carapace, pulsante, color sangue raggrumato.

Buttai di nuovo giù il conato che aveva provato a risalirmi in gola alla sua vista. Senza indugiare oltre, le scagliai contro la cornice d’argento. Un centro perfetto!

Uno spigolo aprì uno squarcio nella fronte, facendo sprizzare fuori un liquido putrescente, stantio, color bile. Ma si dimostrò anche quella una pessima scelta: come una frustata, una sorta di sottile e scuro tentacolo, che in qualche modo mi ricordò una specie di lingua, approfittò della nuova apertura per mandare in frantumi il lampadario, facendo ripiombare la stanza nell’oscurità.

Non avevo armi con me, e quando vidi – grazie alla torcia - quelle zampe pelose scattare in mia direzione, producendo un suono simile al crepitare d’ossa – ma forse questo l’ho solo immaginato -, presi l’unica decisione sensata: correre via!

Nel farlo, costringendomi a guardare dietro di me, mi convinsi a giocare d’astuzia, pur correndo il rischio di rimanerci secco. Mi fermai poco oltre la porta del salone e, quando percepii quella cosa superarmi di tutta fretta, agitando il tentacolo a mo’ di lazzo, le sferrai un calcio dritto sulla calotta cranica, spedendola contro una vetrinetta che andò in mille pezzi. Avrei riso della scenetta al limite del comico, se non fosse che nella penombra della sala non avrei potuto vedere facilmente quell’essere…

Mi affrettai allora a tornare nella camera da letto; tutto quel rumore avrebbe di per certo allertato i vicini: dovevo nascondere le mie tracce! Ma quando infilai la mano per afferrare la pila, qualcosa mi morse l’avambraccio, provocandomi una tetra sensazione di gelo. Cacciai un urlo, al pensiero che vi fossero altre teste di bambino annidate nell’oscurità!

La torcia era di nuovo mia. Ritrassi al mano, ma la sentii come paralizzata. Sentii i tendini contrarsi in uno spasmo frenetico. Se foste curiosi di conoscere questa sensazione, v’invito a distendere il braccio, concentrando tutta la vostra forza nella mano; stringetela a pugno, poi inclinante il polso verso di voi finché riuscite e, infine, allo stremo della resistenza pizzicatevi il tendine!

 

Avete davvero avuto il coraggio di farlo? Perché?

Troviamo sempre il modo di farci del male… proviamo piacere nell’infliggercelo, nel provare sensazioni sgradevoli. Per questo apprezziamo il senso dell’orrore. Siamo esseri viventi molto strani, più di quanto ci piacerebbe ammettere. Quella sensazione vi rimarrà addosso per un bel po’, specialmente se avete continuato a provarci.

 

 

Alzandomi di scatto, avvertii come il passaggio di qualcosa alla mia sinistra, dalla porta. Mi sarebbe però stato impossibile dedicargli la mia attenzione, perché era già tutta per qualcosa che riempiva la parete alla quale si poggiava il letto: un simbolo circolare, pulsate dello stesso colore delle grotte, bruciava di rune informi, forse un linguaggio perduto, custodendo al centro un simbolo che mi sovvenne subito l’impressione di aver già scorto: un verde occhio verticale con una lacrima violacea al suo interno.

Mi ero giù arreso all’idea di essere divorato, quando ritrovai la mia immagine riflessa nello specchio del mio bagno. Il simbolo era marcato sul vetro, come ad opera di una lama sottilissima. Lo toccai, ed era freddo e tagliente, tanto da segnarmi il polpastrello. Il sangue prese a sgorgare copioso dalla ferita.

È stato un sogno? Mi chiesi più volte.

Era tutto così reale.

Ero completamente nudo!

Niente più musica nelle mie orecchie.

Non ricordavo come fossi arrivato al bagno, davanti a quello specchio. Mi assalì l’idea di essere stato plasmato, di essere divenuto un burattino nelle loro mani. Riuscii tuttavia a portami il braccio davanti agli occhi: il morso era reale! Si presentava differente da qualsiasi altra cosa avessi visto in vita mia. Il segno non era circolare, bensì a forma di clessidra tagliata verticalmente a metà. Somigliava alla diciottesima lettera dell’alfabeto greco: Sigma.

 

Ʃ

 

Quale Essere poteva essere dotato di fauci simili?

Bruciava ora, dopo il freddo che mi aveva trasmesso. Mi affrettai dunque a buttarci sopra un po’ di acqua ossigenata. Pessima scelta! Fu come cospargere di sale la ferita, ma non fermai a questo episodio; dopo aver aver intinto la ferita con l’alcool, le diedi letteralmente fuoco, rischiando di incendiare l’intera casa. Il terrore che mi diede il pensiero di aver qualcosa dentro il mio organismo mi perseguita, specialmente a causa di questa improvvisa stanchezza che m’impedisce di spingermi oltre con il racconto.

Col piede ho finito per pestare la coda di Avorio, che per tutto il tempo era stato lì, proprio dietro di me. Non batté ciglio. Non si lamentò. Lo vidi respirare a fatica, emettendo un rantolo soffocato.

Era stato lui a riportarmi indietro?

Come?

Quel simbolo era lo stesso apparso sui Dadi!

Malgrado la preoccupazione, mi fiondai nel salone: la porta era aperta!

Non mi interrogai oltre, fiondandomi a chiudere la portafinestra, prima che una di quelle cose potesse entrare a casa mia tramite il terrazzo.

Poi, tornai a raccogliere avorio.

Era freddo.

Non potei fare altro...

 

 

Aggiornerò,

 

 

Philipp Lloyd

   
 
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