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Autore: IndianaJones25    26/03/2021    2 recensioni
È una luminosa e calda giornata estiva di fine Ottocento quando, in una casa di Princeton, nel New Jersey, nasce l’unico figlio del professor Henry Jones Sr. e di sua moglie Anna.
Nel corso dei venticinque anni successivi, il giovane Junior vivrà esperienze indimenticabili e incontrerà persone straordinarie, in un viaggio di formazione che, tappa dopo tappa, lo porterà a diventare Indiana Jones, l’uomo con frusta e cappello, il più celebre archeologo del mondo…
Genere: Avventura, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abner Ravenwood, Henry Jones, Sr., Henry Walton Jones Jr., Marion Ravenwood, René Emile Belloq
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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XXIV.
ISOLE TROBRIAND, NUOVA GUINEA, MAGGIO 1922

   Anche se erano trascorsi ormai molti anni da quando aveva sentito narrare quella storia da un vecchio cieco che chiedeva l’elemosina tra le vie di Atene, Indy non era mai riuscito a togliersi dalla testa il leggendario diamante noto come Occhio del Pavone.
   Aveva continuato a tenere le orecchie aperte e i sensi all’erta, deciso a impossessarsi di quell’oggetto di inestimabile valore. Una pietra preziosissima per le sue qualità economiche, certo; ma, anche e soprattutto, perché aveva vegliato il sonno eterno di Alessandro il Grande. Così, quando nel novembre dell’anno precedente aveva sentito dire che, forse, il diamante si trovava celato da qualche parte in un’isola del Pacifico, era stato colto dall’ansia di andare laggiù e cercarlo.
   Non certo una bazzecola. Al di là del fatto che l’Oceano Pacifico fosse immenso e contasse qualcosa come venticinquemila isole, c’era anche un altro problema, all’apparenza insormontabile: le spese da coprire. Viaggiare costava, e impegnarsi in una ricerca archeologica costava ancora di più.
   La soluzione gli si era presentata quasi spontaneamente: ne aveva parlato con Marcus. Il curatore aveva ascoltato con interesse la sua proposta. Se le cose fossero andate come previsto, lui si sarebbe fregiato della gloria di un rinvenimento tanto importante, compiuto prima ancora di conseguire la laurea, e il museo del Marshall College avrebbe potuto esporre il gioiello tra i pezzi forti della sua collezione.
   Brody, naturalmente, subodorando un ottimo investimento, aveva accettato subito. Si fidava di lui e, proprio per questo, si era subito impegnato a raccogliere finanziamenti. Però, riguardo a un punto era stato irremovibile: Indy non sarebbe andato in quei luoghi selvaggi da solo. Anche se, ormai, il ragazzo si riteneva più che maturo, il suo padrino aveva insistito perché si facesse accompagnare da una persona capace ed esperta.
   «Non lascerò che tu vada su quelle isole da solo» gli disse, chiaro e tondo, mentre mettevano a punto i dettagli nell’ufficio adiacente al museo. «Quei posti sono ancora pieni di cannibali. Non potrei chiudere occhio, sapendoti in balia degli antropofagi.»
   Indy, comprendendo di non potersi rifiutare di obbedire, aveva riflettuto a lungo e, alla fine, aveva pensato di rivolgersi al vecchio amico Remy Baudouin. Gli aveva parlato spesso dell’Occhio, in passato, e più di una volta, durante le loro missioni per l’Intesa, avevano effettuato delle lunghe deviazioni per provare a rintracciarlo; Baudouin ne era rimasto affascinato quanto lui ed era stato dunque sicuro che non avrebbe esitato ad accompagnarlo in quella ricerca.
   E, infatti, Remy non aveva rifiutato. Il matrimonio non era riuscito a smorzare il suo spirito da avventuriero. Aveva acconsentito più che volentieri a seguire Indiana Jones in un’ultima, straordinaria ed eccitante impresa.
   «Comme au bon vieux temps, mon ami!» gli aveva scritto, entusiasta, dandogli appuntamento all’estate.
   Per quanto si fossero dati da fare, impegnando tutte le loro risorse, tuttavia, non erano riusciti a raggiungere nemmeno un risultato. Alla fine non avevano potuto fare altro che dichiararsi sconfitti. Se il diamante esisteva, non si trovava nella Nuova Guinea, dove invece avevano creduto di poterlo trovare. Ciascuna delle piste che avevano seguito non avevano condotto a niente, rivelandosi niente altro che vicoli ciechi.
   Indy, sempre più abbattuto nel constatare il fallimento, si era trovato a rimpiangere di essere lì. Sarebbe stato meglio trovarsi in Egitto, insieme ad Abner, a fare carriera per diventare archeologo. Sì, sarebbe stato decisamente molto meglio.
   «Non ti devi lasciare scoraggiare da una sconfitta» gli disse una sera Bronislaw Malinowski, mentre sedevano di fronte a un allegro falò scoppiettante.
   Indy e Remy avevano posto la loro base in un villaggio di nativi trobriandesi. Qui, con loro sorpresa, avevano incontrato un occidentale: il grande antropologo Malinowski, che da anni studiava quelle culture.
   «E, allo stesso tempo, non devi lasciare che essa si tramuti in un’ossessione» proseguì il saggio uomo.
   «Che intende dire?» domandò Indy, distogliendo lo sguardo dal fuoco per voltarsi verso di lui.
   «Intendo dire, ragazzo» continuò l’antropologo, «che il mondo è pieno di occasioni. Quel diamante esiste, o forse è solo una fantasia, chi lo sa. O, magari, entrambe le cose al medesimo tempo: studiare le culture umane mi ha insegnato che non esista una sola verità che ne escluda per forza un’altra. Sia come sia, tu non puoi sprecare la tua vita rincorrendo un fantasma. Non ha alcun senso. Non sprecare inutilmente le tue energie. Rivolgiti verso qualcos’altro. Il tuo avvenire ti aspetta, ma devi essere tu stesso a scriverlo, non idee decise da altri o strade tracciate da qualcuno che non sia tu.»
   Indy a quelle parole aveva sospirato, comprendendole appieno. Sapeva bene che cosa significasse essere ossessionati da qualcosa: bastava vedere come la ricerca del Graal aveva ridotto suo padre. Lo stesso professor Ravenwood, seppure riuscisse ancora a controllarsi, alle volte aveva una luce di follia accesa nello sguardo, quando parlava della sua preziosa Arca. Lui non voleva fare quella fine. Non voleva diventare come l’uomo di cui portava il nome. Con poche parole, Malinowski gli aveva aperto gli occhi.
   Il giorno dopo ne parlò con Remy, comunicandogli la sua decisione di tornare in America.
   «Ma ci sono ancora tantissime piste da battere!» aveva insistito Baudouin, che si era già ripreso dallo scoramento iniziale. «Non possiamo arrenderci così!»
   «Remy, bisogna saper riconoscere quando una partita è conclusa da una sconfitta.»
   Il belga lo fissò con espressione disgustata. Un’espressione che il ragazzo non gli aveva mai visto ma da cui si sentì ferire in profondità, come se Remy lo avesse appena colpito con una coltellata.
   «Tu non sei più l’Indiana Jones che ho conosciuto in Messico» disse, in tono duro. «Un tempo ti saresti gettato a capofitto nella mischia senza pensarci due volte. Vivere in città ti ha rammollito. Chi lo avrebbe mai creduto che ti saresti tramutato in un autentico damerino, proprio tu che mi hai insegnato a non avere paura di nulla, nemmeno delle granate.»
   Indy scosse il capo, cercando di non mostrare il proprio sconforto davanti a quello che appariva come un vero e proprio atto di accusa da parte dell’amico.
   «Io non sono cambiato affatto, Remy» rispose, con tranquillità. «Sono lo stesso di sempre, te lo assicuro. Semplicemente, sono in grado di riconoscere quando andare avanti sarebbe del tutto inutile.»
   L’altro si impuntò.
   «Be’, evidentemente io non ne sono capace. Per questo intendo proseguire con questa ricerca, anche da solo, se necessario. Però, se dovessi farcela, non aspettarti di venire poi a dividere insieme a me la gloria che mi sarò meritato con le mie sole forze.»
   «Ma Remy, pensaci bene. Tu hai famiglia. Tua moglie e i tuoi figli ti attendono a casa. Non vorresti tornare da loro?»
   «Ci sono cose ben più importanti della famiglia, Indy!» sbottò Baudouin, la voce carica di veleno. «Tu dovresti saperlo meglio di chiunque altro, visto che te ne sei andato di casa che non avevi ancora quindici anni, per sfuggire a una realtà che ti opprimeva. L’Occhio del Pavone è una di queste. Trovarlo conta più di qualsiasi altra cosa al mondo»
   Indy lo ascoltò incredulo e profondamente deluso. Il suo amico Remy stava ragionando esattamente come Henry. In lui aveva visto molto a lungo una figura paterna, senza rendersi conto di aver trovato soltanto una replica dell’uomo da cui si era sentito abbandonato.
   Stando così le cose, non avevano davvero più niente da spartire. Era tempo che le loro strade si separassero di nuovo. E, questa volta, per sempre.
   «Devi fare ciò che ritieni giusto per te, Remy, come io devo fare lo stesso per me» rispose, forse con un tono di voce più duro e secco di quanto avesse desiderato. «Ti auguro buona fortuna e…»
   Non seppe cos’altro aggiungere. Dirsi addio non era facile e, forse, a giudicare dagli sguardi rancorosi di entrambi, sarebbe stato meglio farlo in silenzio. Quella era una di quelle occasioni, come gli aveva detto Brody una volta, in cui era preferibile non sprecare il fiato in inutili parole.
   Si limitarono a una veloce e fredda stretta di mano, poi ciascuno proseguì la propria vita in direzioni diverse, che non si sarebbero incrociate mai più.
   
 
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