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Autore: FrancyF    27/03/2021    1 recensioni
Zac Efron sta passando un periodo complicato e vuole solo prendersi del tempo per stare da solo con sè stesso. Vanessa Hudgens, invece, vuole solo stare vicino al suo fidanzato, e sperare che la felicità tanto conquistata a fatica non la lasci mai. Ma il destino ha altri piani per loro, e presto i fili rossi dei due giovani finiranno nuovamente per ingarbugliarsi e li legheranno come mai prima d’ora.
Secondo la tradizione orientale ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella. Il filo ha inoltre la caratteristica di essere indistruttibile: le due persone sono destinate, prima o poi, a incontrarsi e a sposarsi.
“Fate is pulling you miles away and out of reach from me. But you're here in my heart, so who can stop me if I decide that you're my destiny?” - “Rewrite the stars” The Greatest Showman
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Vanessa Hudgens, Zac Efron
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 21. Ci saranno nuovi sviluppi. Grazie per l'affetto che state dimostrando per questa ff. Ci vediamo sabato prossimo (3 aprile) con il capitolo 22. -Fran 

“But we were something, don't you think so?
Roaring twenties, tossing pennies in the pool
And if my wishes came true
It would've been you”
- “The 1” Taylor Swift
 

Vanessa camminava velocemente e con la testa bassa. Fuori faceva più freddo di quello che lei ricordava e il vento fresco di settembre la fece rabbrividire. O forse era solo la rabbia che la faceva tremare. L’esito disastroso di quella prima riunione famigliare era l’ultima cosa che si sarebbe mai aspettata. Non si aspettava un supporto completo, non si aspettava che i suoi genitori cattolici e credenti, sostenessero da subito la scelta che lei e Zac avevano preso, ma almeno si aspettava che si sforzassero di comprenderla. Invece l’avevano bellamente rifiutata. Nel suo cuore sapeva che Greg e Gina l’amavano comunque, probabilmente erano solo terrorizzati e, da un certo punto di vista, la ragazza non poteva di certo biasimarli. Tuttavia non poteva nemmeno giustificare la reazione di rifiuto che avevano avuto nei suoi confronti. Grosse lacrime solcarono il volto della ragazza. Sentì i passi di Zac dietro di lei e cercò di camminare più velocemente. Non voleva parlare di quello che era appena successo, le faceva troppo male.
-Vanessa aspetta- Zac accelerò il passo e gli si parò davanti mettendo entrambi le mani sui suoi fianchi. La presa del ragazzo era salda, ma estremamente delicata. Non voleva ferirla in alcun modo, voleva solo cercare di capire e di proteggerla.
-Vanessa- ripetè e solo allora la ragazza realizzò che, a pochi metri da loro, c’era già un fotografo in agguato. Si strinse subito al petto del ragazzo, tirandosi su il cappuccio della felpa e nascondendo il viso arrossato e bagnato di lacrime. Erano davvero poche le volte che Zac la chiamava con il suo nome completo.
-Portami a casa- gli sussurrò lei contro il petto, bagnandogli la giacca di lacrime.
-Ehi, va tutto bene…- Zac le accarezzò dolcemente i capelli, tentando  di calmarla –Sali in macchina senza voltarti, va bene? Stammi accanto e nessun ti scatterà nemmeno una foto, piccola-.
Camminò davanti a lei, stringendole forte la mano e cercando di ignorare il flash incessante del fotografo, le aprì la portiera e la fece salire in auto ignorando le domande del paparazzo.
Vanesse rimase in silenzio per tutto il viaggio di ritorno verso casa. Zac parcheggiò dentro il garage per evitare altri incontri spiacevoli con i fotografi, la aiutò a scendere dall’auto e le scoprì il volto, abbassandole il cappuccio.
Si era calmata durante il tragitto in auto: non piangeva più, ma aveva gli occhi gonfi e arrossati.
-Vuoi una tisana?- chiese dolcemente, scostandole una ciocca di capelli dal viso.
-Cosa?-
-Vuoi una tisana? Ti puoi rilassare sul divano. Van, non voglio che..-
-Zac , sto bene-
-No! Non stai bene! Hai appena… hai appena litigato con i tuoi genitori, non stai bene. Ti conosco da anni e non vi ho mai visti discutere su nulla. So’ quanto loro ti amano e quanto tu li vuoi bene. Quindi no, non stai bene. Sarai sconvolta. E mi sto odiando perché  è tutta colpa mia- gli occhi di Zac era quasi verdi di rabbia. Avrebbe voluto prendere Greg a pugni per avere avuto una reazione del genere, avrebbe voluto prendere se stesso a pugni per avere costretto Vanessa a sottostare al giudizio dei suoi genitori.
-Zac, tutto questo non è colpa tua-
-No, sì che lo è! Tuo padre mi avrebbe preso a pugni se solo avesse potuto. Tua madre adesso mi detesta per averti messa incinta e tu li hai...-
-Li ho detto quelle cose perché è la verità. Non possono impormi la loro visione delle cose e del mondo. Non sono più una ragazzina di sedici anni-
-Ma non voglio che tu ti allontani da loro per causa mia. Non me lo perdonerei mai. Parliamoci chiaro Nessa, per loro sono io il problema. Non avrebbero fatto tutte quelle scene se il bambino fosse stato di Austin-.
Vanessa gli mise le mani su entrambi i lati del volto: allora era quello per lui il problema più grande, temeva il confronto con Austin. La ragazza sperava che dopo tutti i discorsi che avevano fatto alle Hawaii quello fosse diventato un problema superato. Evidentemente non era stato così.
-Non è vero. Zac, questo non è assolutamente vero e lo sai anche tu-
-Ma ho giurato che ti avrei protetto e che non ti avrei mai fatto de male! E adesso sono io la causa del tuo dolore. Sono io la causa del tuo litigio con i tuoi genitori. E mi sto odiando per questo. Quindi ti prego, puoi semplicemente dire di sì e bere questa dannata tisana?-.
Vanessa lo fissò negli occhi e appoggiò la fronte alla sua.
-Ti amo. Ti amo da quando ho sedici anni. Ti ho scelto e ti adoro. Non c’è niente che non va in te Zachary Efron. Non sei tu la causa di questo casino. Il bambino e tutto quello che ne consegue è una decisione che abbiamo preso assieme, ma è stata una mia scelta quella di tenerlo. E se devo andare contro la mia famiglia per proteggere mio figlio, beh stai certo che non ho dubbi su cosa fare. Voglio avere te al mi fianco in questo casino. E mamma e papà… possono non accettare la cosa adesso, ma li conosco. Rinsaviranno presto perché mi adorano e adoreranno anche loro nipote-.
Il ragazzo la scrutò con attenzione, come per accertarsi del reale significato di quelle parole per lei.
-Lo pensi davvero? Non lo dici solo per compassione o per farmi felice?-
-Oh Dio Zachary! Ho mai finto niente con te?-
Zac fece un ghigno.
-No-
-Ecco appunto- lo baciò sulle labbra.
Zac si staccò da lei e si avvicinò ai fornelli della cucina.
-La tisana te la faccio comunque… siediti sul divano-.
 
Los Angeles, California -  30 gennaio 2012
Vanessa posò i sacchi che le aveva consegnato Zac sul bancone della cucina e sbuffò. Non aveva senso portare tutta quella roba a casa sua: l’avrebbe lasciata a casa dei suoi genitori. Ancora non riusciva a crederci che Zac non l’aveva nemmeno fatta entrare in casa, ma le aveva consegnato la sua roba sulla soglia, come se fosse un’estranea qualunque, come se fosse solo un fastidio per lui. Le faceva terribilmente male e avrebbe voluto urlare, ma non poteva farlo vedere a Austin, non voleva che lui vedesse quanto lei stesse male per Zac perché ora amava Austin e lui non se le meritava quell’affronto.   
-Ho visto Zac l’altro giorno-.
La donna sussultò: non si era accorta che suo padre la stava osservando da dietro le lenti dei suoi occhiali da vista, seduto sulla poltrona reclinabile in salotto.
-Cosa?-
-Ho visto Zac alla fermato del bus l’altro giorno. L’ho salutato-.
Vanessa lo fissò senza dire niente.
-Baby V. è successo qualcosa? Mi ha salutato e io gli ho dato una pacca sulla spalla, ma sembrava quasi stranito-
-Papà, io e Zac ci parliamo a malapena da quando… da quando c’è  Austin-.
Greg tossì e si grattò il pizzetto.
-Da quando esci con lui. Zac è un uomo Baby V. ,siamo troppo orgogliosi e quell’altro…
-Quell’altro? Papà, puoi per favore iniziare a chiamarlo con il suo nome? Sono sei mesi che io e Austin usciamo assieme-
Greg Hudgens grugnì.
-Proprio quando avevo finito di addestrare l’altro-
-Addestrare?- Vanessa nascose uno sbuffo. Suo padre era veramente insopportabile a volte.
-Papà non sono una bambina e Zac è sempre stato un gentiluomo… davvero hai dovuto addestrarlo?-
-Mi ero abituato a lui. Tua madre… tua madre mi chiede se verrà a pranzo la domenica e Stella…-
-Stella ha i suoi momenti, lo so’- lo interruppe Vanessa -lei e Dylan parlano spesso e va bene così. Vuole bene anche a Austin-.
Suo padre la osservò corrucciato, ma non mosse altre obiezioni sull’argomento.
-Cosa hai in quei sacchi?-
-Vecchi vestiti che avevo a casa di Zac. Penso di lasciare tutto qui. A casa mia ho tutto-
-Austin…- Greg corrucciò le labbra in una smorfia –Austin vuole per caso venire a pranzo da noi questa domenica?-.
Vanessa sorrise e andò verso il genitore, sedendosi sul suo grembo e abbracciandolo.
-Glie l’ho chiederò papà, ma grazie. Credo che ne sarebbe felice-.
Greg sorrise: il suo unico desiderio era vederla felice. Si era affezionato a Zac, tutta la famiglia gli si era affezione e Greg, onestamente, non capiva ancora il reale motivo della rottura; ma doveva dare a sua figlia la fiducia che lei meritava. Se la sua Vanessa si era di nuovo innamorata, allora spettava a lui cercare di andare d’accordo con il nuovo fidanzato.
-Io voglio solo che tu sia felice piccola mia. Nient’altro. E se Zac pensa di stare meglio senza di te allora è lui l’idiota, non devi starci male. Non si merita tutte queste attenzioni-.
-Lo so’ papà e so’ anche che Austin adesso è il mio amore, ma Zac mi manca. Non ci posso fare niente, è così e basta. Non era solo il mio fidanzato, era il mio migliore amico. Lo sai questo. E il fatto che adesso stia facendo di tutto per evitarmi solo perché non è abbastanza maturo per vedermi con Austin mi fa pensare come sia possibile che io l’abbia amato così tanto quando si sta comportando da stronzo insensibile-.  
Greg gli passò un dito su una guancia e asciugò una lacrima che stava scivolando sul viso della ragazza.
-Lo so’ che adesso stai male Baby V., ma le cose andranno meglio vedrai. Ricorda, è lui quello che ci rimette volendo chiudere i ponti con te. Non tu. Ricordalo sempre questo-.
 
Vanessa si era appena svegliata dal suo riposino pomeridiano. Non si ricordava di essere andata a dormire. L’ultima cosa che ricordava era il fatto di avere accontentato Zac e di avere bevuto la tisana agli agrumi e zenzero che lui le aveva preparato. Aveva ancora gli occhi gonfi di pianto e il trucco sfatto, ma notò subito che i jeans e la maglia scamosciata che aveva indossato al pranzo con i suoi genitori e Stella erano stati rimossi, e sostituiti con i comodi leggins e una vecchia felpa rossa di Zac, nella quale cappeggiava il logo bianco dei “Wildcats”. Probabilmente l’uomo l’aveva portata a letto.
La ragazza si lavò la faccia e si diresse verso il salotto, ma si fermò dopo pochi passi. Seduti sul divano, rilassati come se non fossero mai stati distanti per anni, c’erano Stella e Zac.
-Ehi!-  non appena la vide Stella le corse incontro e la strinse forte in un lungo abbraccio.
-Oh Stella!- Vanessa la strinse di più. Cosa ci faceva lì sua sorella?
-Che ci fai qui?-
-Beh casa di casa è solamente a due isolati da casa nostra – le ricordò lei –e poi dovevo venire a darvi questo-.
La ragazza le porse una tutina da neonato microscopica: era bianca e sul davanti c’era il logo dei “Wildcats” in rosso, mentre sul retro c’era la scritta “Bolton” e il numero 14.
-Dio, Stelz non dovevi… è… si intona alla tua felpa Zac… è stupenda!-.
Vanessa strinse nuovamente la sorella a se’ e sorrise.
Zac sorrise, seduto sul divano, intendo ad osservare la scena.
-Stella Bella è passata di qui non appena io ti avevo spedito di sopra a riposare e credo proprio che voglia fermarsi per cena-.
Stella aveva un sorriso enorme in volto.
-Hai cinque camere da letto ancora libere sorellina e io avrò ancora diritto alla mia stanza spero! Bambino o non bambino non resisterò senza le nostre serate del venerdì!-.
-Nessuno intende rubarti la stanza Stella… e poi il piccolo dormirà nel lettone con noi-
-Lo vedremo questo- si intromise Zac, intromettendosi tra l’abbraccio fraterno.
-Senti voglio solo che sappiate che io sono dalla vostra parte e vi amo. Amo tutti e tre voi- Stella le fece l’occhiolino e Vanessa sentì di amarla ancora di più: aveva una sorella fantastica.
-Stella non dovevi farlo, davvero-
-Figurati. E’ costata solo pochi dollari-
-No, intendevo non dovevi schierarti. Nessuno si deve schierare in questa storia. Una nascita dovrebbe portare gioia in una famiglia, non dividerla-.
-A mamma e papà dispiace Nessa, lo sai questo. Mamma si stava per mettere a piangere quando ve ne siete andati via e papà ha digiunato e ha passato la serata a sfogliare  i tuoi vecchi album di foto. Ti chiameranno presto, ne so certa-.
 
Per cena Zac fu spedito dalle donne di casa a prendere un take-away. Non fece neanche in tempo ad uscire di casa che il suo I-Phone prese a squillare. Dalla suoneria “I’m your forever girl” poteva benissimo capire chi era.
-Zacchy Boo puoi comprarmi anche del cioccolato per favore?-
-Certo piccola-
-No, senti ho cambiato idea sai? Potresti comprarmi quei biscotti con la menta peperita?-
-Ok, certo.-
-No. Voglio un hamburger. Un hamburger gigante con patatine-.
Zac scosse la testa divertito. Lui e Vanessa seguivano un’alimentazione salutare, con poca carne. Quella sarà stata la prima volta che Vanessa nominava un hamburger in un decennio.
-Van, piccola devi deciderti. Non posso fare il giro della città e…-
Poteva sentire il broncio della donna a chilometri di distanza.
-Zac! Non posso avere voglia di tutte e tre le cose contemperante? Sono incinta di tuo figlio e sto mangiando per due! Mi merito di mangiare tutto quello che ho chiesto-
-Scusa amore. Comprerò tutto va bene? E ci aggiungerò anche un caffè decaffeinato di Starbuck va bene? Il tuo preferito. Ti amo-
La risposta di Vanessa non tardò ad arrivare.
-Noooo Efron!-
-No cosa?-
-Voglio un estratto di pompelmo, non il caffè di Starbuck-.
L’uomo alzò gli occhi al cielo: sarebbe stata una serata interminabile.
 
La tavola era piena di schifezze, ma a Zac non importava minimamente. Rubò qualche patatina fritta dal piatto di Vanessa e la sua risata  gli scaldò il cuore. Avrebbe fatto di tutto per lei e per distrarla dal dolore che provava in quel momento. Non avrebbe mai esitato per lei.
-Ehi!- Vanessa pizzicò il braccio del compagno –stai letteralmente rubando il cibo a tuo figlio così!-
-Cosa? Ne hai una marea nel piatto e tutto quel fritto gli farà male!-
-Non gli farà male! Oh Zac!-.
Zasi ficcò in bocca una manciata di patatine.
-La smetto, va bene- fece l’occhiolino a Stella che scoppiò a ridere.
Vanessa scosse la testa, divertita. La sua vita non era di certo perfetta: dovevano prendere una miriade di decisioni riguardanti il bambino, doveva riallacciare i rapporti con i suoi genitori, lei e Zac dovevano comunicare la notizia agli Efron, avevano le loro carriere da mandare avanti; ma lì seduta con Zac, Stella e un fantastico hamburger con patatine, Vanessa si sentiva a casa.
-Quindi è ufficiale?- Stella ne approfittò per rubare anche lei una patatina fritta dal piatto della sorella.
-Cosa?-
-Che Zac Attack abiterà qui?-.
Zac gettò un rapido sguardo verso Vanessa, come per avere un’ulteriore conferma. Lei annuì leggermente.
-Penso che per ora terrò la mia casa dato che ho amici che vivono a Los Angeles solo per un paio di mesi all'anno, e invece di affittare la loro casa o stare in un hotel, di solito stanno con me e io voglio ancora lasciare loro questa opzione- rispose Zac, cercando di soppesare ogni parola. Effettivamente lui e Vanessa non avevano approfondito più di tanto la questione del suo imminente trasloco. Avevano solo avuto una conversazione al riguardo ed era accaduta dopo avere fatto l’amore, cosa che rendeva la medesima discussione priva di qualsiasi elemento razionale. Tuttavia Vanessa non emise nessun cenno di protesta, anzi strinse forte la mano di Zac e lo incitò a finire il suo discorso.  -E sono anche sicuro che Van non sia pronta a vedermi portare i miei circa trecento skateboard nel suo salotto… quindi credo che la mia casa serva come deposito per adesso- l’uomo si grattò la barba – si. Non mi è mai dispiaciuto avere i miei amici attorno, mi aiuta a sentirmi meno solo. Mi tengono con i piedi per terra quando dormono da me… ed è successo una volta anni fa e poi è diventato un rituale avere Lily, Bubba o Adam vivere assieme a me per un paio di giorni. Anzi, per intenderci, ero quasi sul punto di cederla a Dyl e a Courtney. Cedere la casa intendo.  Dyl praticamente vive già lì e se lui accettasse di restare potrebbero ristrutturarla, ma senza dover trovare una seconda casa ai miei skateboard-.
Stella alzò gli occhi al cielo: Zac amava i suoi dannati skateboards tanto quanto amava Vanessa. Vanessa aveva ascoltato ogni singola parola del discorso di Zac. Ovviamente non si era frequentati per anni, ma mai avrebbe pensato che lui avesse paura di essere solo. Da quello che aveva sentito da amici comuni, sembrava che stesse vivendo davvero la sua vita. Ma sentirlo dire che avere compagnia intorno a lui era fondamentale per il suo benessere, era stata una sorta di rivelazione.       -Penso che chiedere a tuo fratello se vuole stare lì con la sua ragazza avrebbe davvero più senso- rispose lei, alzando le spalle.
Zac sorrise e le baciò la mano, posandole poi un altro bacio sulla pancia. Questa volta era determinato a mantenere le promesse fatte. Ovviamente c'era sempre una possibilità che non funzionasse come voleva lui, a volte c'erano cose ed eventi che nessuno poteva controllare ma lui avrebbe combattuto se fossero mai state sul punto lasciarsi di nuovo. Non avrebbe sprecato quella seconda possibilità.
-E quando l’avete deciso?- Stella sorrise nell’osservare i due ragazzi.
-Beh una notte alle Hawaii dopo avere passato una notte fantastica con tua sorella- Zac le fece l’occhiolino e rise nel vedere Vanessa diventare rossa per l’imbarazzo.
-Sei sicuro Zachary? Sei veramente sicuro?-.
Vanessa usò il suo nome completo con l’intenzione di avere la sua piena attenzione. Non voleva costringerlo in nessun modo. Lei aveva convissuto benissimo con Austin, ma Zac era inesperto in fatto di connivenza. Voleva che si sentisse veramente pronto.
-Senza un minimo dubbio-.
   
 
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