Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Greenleaf    27/03/2021    4 recensioni
Sotto l’ombra degli alberi di Amon Hen giace il corpo di una ragazza di nome Eldihen. Quando riapre gli occhi ed incrocia lo sguardo di Legolas, entrambi avvertono una sensazione intensa, qualcosa di inspiegabile e ancestrale.
La storia di Eldihen però, prenderà forma attraverso delle scoperte che le indicheranno il percorso giusto da seguire e, tra intrighi e falsi nemici da combattere, si ritroverà a vivere momenti mai pensati. Stregata da parole, sguardi e mostri che in realtà non sono poi così crudeli come lei temeva.
Vivrà l’incanto di un amore minacciato dalla guerra. Sarà vittima di un nemico tanto incantevole quanto misterioso. La sua storia inizia ad occhi chiusi, e per giungere alla fine Eldihen dovrà imparare a camminare nel buio.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eowyn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 5
 
 
Le bianche lenzuola di lino aiutarono Eldihen a riposare. Cadde nel classico dormiveglia degli elfi. Era parecchio stanca,  si girava da una parte all’altra del letto,  trascinando con sé le coperte. La luce delle candele si era leggermente affievolita. Eldihen estenuata si alzò con la schiena, portandosi le gambe vicino al mento. Lanciò un veloce sguardo fuori dalla finestra, notando un timido bagliore. Era difficile capire se fosse notte o giorno, visto che gli alberi fuori coprivano completamente la luce del sole.
 
Con un gesto deciso tolse le coperte dal suo corpo, sistemò in fretta il letto e si lavò il viso nella tinozza piena di acqua.
 
Da quando aveva messo piede in quella casa si sentiva triste, gli mancavano i suoi compagni, Legolas più di tutti. Le sembrava di essere indifesa senza lui che si prodigava a  difenderla, curandosi dei suoi bisogni. L’aveva fatta sentire a suo agio dal primo momento, rispettando i suoi tempi, rivolgendosi a lei con estrema gentilezza.
 
Sospirò, non avrebbe potuto rimuginare a lungo o il cervello le sarebbe esploso a furia di pensare. Ma era anche vero che per lei era difficile sopportare il carattere di Nihil. Certo, era stato gentile ad ospitarla, ma lo trovava invadente ed indiscreto. Si sentiva fuori luogo, ed infatti lo era, ma non ancora per molto. Era decisa ad andarsene da lì quel giorno stesso.
 
Seguendo il pensiero di lasciare la casa di Nihil, si vestì, riponendo la vestaglia che indossava sul letto. Strinse i lacci della tunica rossa e allacciò bene la cintura, avvicinandosi alla porta. Piegò la maniglia, trovandosi immediatamente in cucina, davanti a Nihil.
 
Una piccola nuvoletta di fumo ricopriva l’intera stanza immersa nell’ombra. Solo due candele vicino all’entrata illuminavano un po’ le pareti. Eldihen cercò con lo sguardo l’elfo ritrovandoselo seduto dinanzi al fuoco con la pipa in bocca. Era girato di spalle.
 
 Lentamente la giovane si fece coraggio e gli si avvicinò incuriosita. Nihil sembrava perso in chissà quale pensiero, nemmeno lei era riuscita a catturare la sua attenzione, eppure la porta di camera si era aperta producendo un tonfo percettibile.
 
“Sembri pensieroso” prese a sedere su una sedia vicino lui, ammirando i suoi occhi azzurri, illuminati dalla luce del camino.
 
Girò il viso, lanciandogli uno sguardo talmente penetrante che Eldihen si sentì quasi toccata.
 
“E lo sono!”
 
Il fuoco scoppiettante illuminò i capelli castani di lei, esaltando le linee del volto. Eldihen congiunse le mani, accavallando i piedi. Era sorpresa, quell’elfo non riusciva proprio a comprenderlo, doveva ammettere di non aspettarsi di trovarlo così giù di morale abbattuto e pensieroso, sembrava che gli fosse accaduto qualcosa.
 
Nervosamente giocherellò con una ciocca di capelli, attorcigliandola su sé stessa -forse sta così perché la mia presenza gli da fastidio, infondo ho limitato i suoi spazi e Legolas l’ha praticamente costretto a partire verso Lorien- risucchiò le labbra, mordicchiandole  -O forse vuole che me ne vada, magari si stava riposando e l’ho disturbato!- non riuscì proprio a capirlo, i dubbi attanagliavano la sua mente, e l’odore disgustoso di fumo non l’aiutò a risolvere l’enigma.
 
“Posso sapere cos’è successo?” stupita di quella domanda espressa ad alta voce, Eldihen piegò il viso, per scrutare bene gli occhi di Nihil.
 
“Te ne ho già parlato, è l’arco Eldihen, l’arco che Legolas mi ha rubato” allontanò la pipa dalla bocca, divaricando le gambe, girandosi con il busto verso la ragazza. Nihil si era promesso di prendere per sé l’arco dei Galadhrim; avrebbe raccontato ogni menzogna pur di ottenerlo, ormai era diventato un chiodo fisso nella sua testa.
 
“Ma posso sapere perché Legolas te l’ha rubato?” chiese sospettosa, non credendo che l’elfo avesse sottratto l’arco a Nihil. No, Legolas non l’avrebbe fatto, ma era anche vero che Nihil stava soffrendo molto. Eldihen si trovò confusa.
 
“Perché lui è ingiusto Eldihen, ecco perché! Per lo stesso motivo per cui mi ha bandito da Bosco Atro. Io ero profondamente scosso, non gli servivo, così mi ha buttato via capisci?” tutta la frustrazione trattenuta fino a quel momento evaporò dalla sua bocca attraverso parole taglienti, come una nebbia di fumo nera, uscita da un vulcano.
 
Eldihen sgranò gli occhi, incapace di ribattere ed anche un po’ impaurita. Non sapeva cosa dire, come comportarsi per farlo calmare, ma nel buio, lei scorse per un attimo la lunga tenebra che viveva dentro il cuore di Nihil. Fu come attraversata da un fulmine. Percepì qualcosa di sinistro e pericoloso.
 
“Mi dispiace vederti così”
 
Resosi conto della sua reazione fin troppo esagerata, Nihil recuperò il senno, ritornando composto. Guardò Eldihen, analizzando la sua espressione seria e dispiaciuta. Gli sembrò che lei non volesse essere lì in quell’istante, lo poteva vedere dalla sua faccia persa e dal modo in cui si stava attorcigliando freneticamente le punte dei capelli. Allungò la mano e strinse il dorso di quello di Eldihen, facendole sollevare le palpebre.
 
“Dispiace a me Eldihen, perdonami ma la faccenda mi sta particolarmente a cuore, cerca di comprendermi.” 
 
“Nihil, immagino quanto tu abbia sofferto, ma come potrebbe un arco alleviare il tuo dolore?”
 
“E’ un ricordo di tempi felici, di mio padre. E’ l’unica cosa che voglio” cercò di apparire quanto più tormentato possibile, mostrando ad Eldihen il suo volto dispiaciuto e afflitto “non me lo darà mai”
 
“Ma prova a fare qualcosa” suggerì spostando la lunga gonna sul tappeto, inumidendosi le labbra con la lingua.
 
“No, credimi lui non me lo darà mai!” si voltò verso il fuoco pensieroso.
 
“Io penso che dovresti parlare con Legolas, è inutile discuterne con me. Non conosco niente e non so nemmeno cosa dirti” confessò stringendo le spalle.
 
“Eldihen, l’unico modo per riaverlo è…” la guardò nuovamente, per poi scuotere la testa più volte, come a voler accantonare l’idea appena avuta.
 
“Parla Nihil!” curiosa Eldihen si avvicinò con la sedia, trascinandola affianco a lui.
 
“Lascia perdere!”
 
“Insisto”
 
Notando che Eldihen era incuriosita e comprensiva nei suoi confronti proprio come lui voleva, Nihil respirò, continuando a parlare “E va bene. L’unico modo sarebbe prenderglielo, ma io non posso perché si accorgerebbe, ma tu…” si girò lasciandola sorpresa “Secondo me tu potresti, non si insospettirebbe mai visto che si fida ciecamente di te. Sai, si è molto affezionato l’ho notato. Eldihen sono sicuro che tu potresti prendere l’arco di mio padre e riportarmelo”
 
Completamente meravigliata Eldihen indietreggiò, come se si fosse appena bruciata “Mai...” scosse la testa, alzandosi repentinamente dalla sedia “Non lo farei mai, ma come ti salta in mente?” Chiese alzando il tono di voce. Avevano passato pochissime ore insieme e già le aveva proposto di rubare, tralasciando i suoi atteggiamenti che lei non gradiva affatto.
 
“L’ho detto perché tu l’hai voluto, ma se l’ho fatto è perché ci tengo, cerca di capirmi” si alzò anche lui dalla sedia, seguendo la ragazza con gli occhi “Io voglio quell’arco, mi potresti aiutare…”



“Nihil, io non so se l’arco te l’abbia preso sul serio Legolas!” sottolineò irritata dalla sua presunzione.
 
“Non mi credi? Pensi che io ti abbia mentito” serio mosse dei passi verso di lei, cercando di trattenersi, anche se dai suoi occhi uscivano scintille.
 
“Non ho detto questo. Semplicemente non conosco la faccenda, capisci? Ma in ogni caso, non ruberei mai l’arco alla persona che mi ha salvato la vita” si nascose dietro la sedia, un po’ impaurita da Nihil. Sembrava fuori di sé.
 
“Ti ha salvato è vero, ma sono stati i Valar a volerti viva, non so nemmeno come tu sia riuscita a scappare dagli orchi sinceramente. Chissà come tu ci sia riuscita!”
 
“Che cosa cerchi di insinuare?”
 
Era stato Nihil a chiamare gli orchi, Eldihen se non collaborava esaudendo le sue richieste, non sarebbe servita a nulla. Fin a quel momento aveva pensato che lei fosse sopravvissuta per esaudire le sue richieste, ma la sua utilità si limitava solo al riavvicinamento di Legolas. Avrebbe voluto ottimare i suoi piani vendicandosi dell’elfo attraverso Eldihen, ma se lei si dimostrava così dura aveva solo una strada da prendere per la riuscita delle sue idee.
 
“Niente…” cercò di limitarsi, piegò il viso e strinse i pugni, tornando a guardare il fuoco a braccia conserte, lasciando Eldihen spaesata e confusa.
 
La ragazza respirava irregolarmente a causa della rabbia che nutriva. Chiuse le palpebre e si girò fulminea, correndo amareggiata verso camera sua, lasciando Nihil solo dentro la cucina.
 
Richiuse a chiave la porta, trattenendo a stento le lacrime “Per questo non volevi lasciarmi qua Legolas? Perché l’hai fatto! Ti prego vienimi a prendere. Ti prego torna da me” si appoggiò alla porta, lasciandosi trascinare a terra. Strinse i capelli, soffocando i singhiozzi con una mano. Pianse senza nemmeno volerlo, pianse dal nervoso e dalla paura.
 
Non si spiegò perché, ma l’unica persona che aveva cercato e voluto accanto era proprio lui: Legolas. Sicuramente l’elfo biondo non l’avrebbe trattata in quel modo, anzi, poteva già immaginare la sua reazione se avesse saputo del comportamento sgradevole di Nihil. Ma con quali pretese le aveva proposto una cosa simile? E poi cosa si aspettava? Che lei sarebbe andata di corsa a prendere l’arco a Legolas per compiacerlo? Si sbagliava. Eldihen scrutò imbronciata la stanza, con le mani penzolanti sulle ginocchia e la testa appoggiata sulla porta. Avrebbe tanto voluto andarsene e lo avrebbe fatto o con Nihil o da sola.
 
 
In cucina l’elfo guardava la porta chiusa di camera. Accese una candela avvicinandola al fuoco, meditando sul da frasi. Era proprio costretto a ricorrere a degli stratagemmi non proprio leali, ed anche se riluttante all’idea, si convinse che fosse l’unica soluzione visto il modo in cui Eldihen gli aveva risposto.
 
Avrebbe usato le sue arti magiche per governare il suo pensiero, riuscendo in tal modo a manipolarla, anche se non avrebbe mai immaginato che Eldihen fosse così testarda e radicata alle sue idee. Gli era sembrata ingenua, tanto da credere che usando la dialettica l’avrebbe attirata a sé.
 
Appoggiò la mano alla mensola del camino, fissando in silenzio la camera da letto. La magia era un buon mezzo per ottenere ciò che voleva, ma come avrebbe dovuto agire? Di certo non voleva palesarsi. Se Eldihen l’avesse scoperto e bloccato le sue idee sarebbero sfumate e poco avrebbe potuto fare. Pensò a lungo su come agire, finché illuminato trovò la soluzione che avrebbe risolto i suoi problemi: le avrebbe preparato una tisana, qualcosa da bere, recitando una formula magica per intrappolare la ragazza senza insospettirla. Si, era l’unico modo.
 
Si mosse in fretta, preparando un infuso, recitando a bassa voce un incantesimo in elfico. Il fuoco dentro il camino si agitò come se il vento lo avesse investito. Nihil, ignorò completamente i movimenti dentro la cucina: dal luccichio strano delle candele, agli spostamenti sinistri dei quadri appesi ai muri, continuando a recitare la formula magica, aprendo le mani davanti all’acqua nella tazza di ceramica. Quando completò il rituale, il fuoco dentro il camino si spense completamente, rilasciando del fumo dentro la cucina. La cenere scivolò sul pavimento, sporcandolo completamente.
 
Nihil aggiunse dentro l’acqua delle foglie e dei fiori, attendendo diversi minuti che la tisana fosse pronta. Svelto afferrò il manico della tazza e si avvicinò alla porta, bussando per ricercare Eldihen dentro la camera.
 
Attese qualche istante prima che la porta si aprisse. Eldihen piegò la maniglia, schiudendo di poco l’entrata. Aveva il viso leggermente bagnato, i suoi occhi erano spenti.
 
“Eldihen cara, esci dalla camera”
 
Eldihen curvò le sopracciglia, osservando Nihil e la tazza che stringeva in mano. Non lo comprese affatto, cambiava umore improvvisamente. Sospirò, decisa a lasciarsi alle spalle la discussione appena avvenuta, conscia  del fatto che si trovava a casa sua e che doveva comportarsi bene, almeno in quel breve periodo in cui Nihil la stava ospitando. Era saggio mostrarsi compassionevole, per non rischiare di farlo innervosire, conoscendo la parte irascibile del suo carattere.
 
Uscì dalla stanza guardando sospetta l’elfo. Si fermò di fronte a lui, puntando i gli occhi dentro i suoi.
 
“Senti Eldihen mi spiace per prima, ero nervoso e…” abbassò il mento porgendogli l’infuso “scusami, ti ho fatta arrabbiare. Ho preparato questa tisana pensando che ti saresti ripresa, ti prego accettala” insisté sorridendole. Eldihen guardò il suo riflesso dentro l’acqua. Prese la tisana tra le mani in silenzio.
 
“Ti ringrazio” lo lascò in piedi, avvicinandosi ad una sedia. Aveva il viso abbassato e la tazza in mano. La stanza era molto più scura di prima, ciò le mise addosso un’ansia inconcepibile. Guardò fuori dalle finestre, scorgendo una fievole luce bianca.
 
“Nihil, vorrei partire al più presto verso Lothlorien” confessò non spostando il suo sguardo, immersa nei suoi pensieri e desiderosa di tornare a casa sua.
 
“Ma aspetta, non vorrai andartene per ciò che è successo prima?” la voce di Nihil era sorpresa e vibrante. Non se l’aspettava e non avrebbe acconsentito a quella richiesta. Eldihen non sarebbe rientrata a Lothlorien mai. Lei doveva andare da Legolas prendergli l’arco dei Galadhrim e portarglielo, rimanendo insieme a lui.
 
Alzò gli occhi stupito dei suoi pensieri, la guardò, desiderando di godere della sua compagnia anche nei giorni futuri, infondo lui era stato sempre solo ed Eldihen era una presenza gradevole dentro quella casa. Sperò che Epon fosse riuscito a rintracciare la compagnia. Aspettava solo lui per capire dove si trovassero per dirigere Eldihen da Legolas.
 
“No, ma voglio tornare a casa mia, cerca di capirmi, se per te non è un problema desidererei partire oggi stesso!” confessò sospirando pesantemente, stanca di rimanere sempre in allerta.
 
“Ma Eldihen, ti prego non essere frettolosa, stasera è un po’ presto, insomma, sarebbe saggio organizzare il viaggio almeno un giorno prima, cerca di ragionare, non essere impulsiva” si inginocchio ai suoi piedi, posando le mani sul bracciolo della sedia. La guardò con un certo trasporto.
 
“Organizziamo tutto per domani allora” disse decisa ad andarsene il prima possibile da quella casa buia.
 
“Si, ma ti prego bevi la tisana è calda, non voglio che si raffreddi” posò la sua mano su quella di Eldihen, invitandola a bere con un cenno di capo.
 
La ragazza annuì. Portò le labbra sulla tazza, bevve del liquido, assaggiando l’infuso. Strinse le labbra, abbassando la tazza.
 
“Non ti piace?”
 
“E’ un po’ dolce, cos’hai messo del miele?” chiese continuando a sorseggiare ignara dell’incantesimo che le era stato lanciato, proprio dentro la bevanda calda.
 
“Forse ho esagerato un po’, ma finiscila ti farà bene” soddisfatto Nihil la scrutò mentre beveva dalla tazza.
 
“Non mi piace così dolce, la sento strana” stava per posarla sul tavolo quando Nihil la fermò, avvicinandola alla bocca.
 
“Finiscila, la prossima volta sarà meno dolce!”
 
“E va bene” terminò di bere, fino all’ultimo sorso. Non riuscì a capire cosa non gli piacesse di quello strano e zuccherato infuso, ma lo terminò per accontentare l’elfo.
 
“Sono molto, molto felice mia cara”
 
Alzandosi dalla sedia Eldihen sentì un forte dolore alla testa, si massaggiò con le mani la fronte sostenendosi al tavolo in legno. Respirò profondamente, allungando una mano verso Nihil. Sentiva dei tremori lungo la schiena, sembrava che le avessero rovesciato un secchio pieno d’acqua ghiacciata “Nihil…” lo chiamò. Stava per cadere, le gambe non reggevano il peso del suo corpo, si sentiva debole.
 
L’elfo svelto la strinse dalla vita tenendola in piedi. Portò le braccia della fanciulla dietro il suo collo, guardando le sue palpebre serrate. Il suo viso era sofferente, ma era del tutto normale, l’incantesimo stava facendo effetto. Nihil era riuscito a stregarla, lanciandole una magia senza che lei se ne accorgesse.
 
“Eldihen non aver paura” le spostò un ciuffo dal viso, si piegò e le afferrò le gambe sollevandola facilmente dal pavimento. La strinse a sé sorridendo compiaciuto “Ti porto in camera” la guardò felice di averla tra le sue braccia. Si recò in camera da letto, la distese sul materasso, appoggiano la sua testa sul cuscino di piume.
 
“Mi fa male la testa”
 
“Non ti preoccupare” accarezzò la guancia guardando il suo petto alzarsi ed abbassarsi ritmicamente “Rimanderemo la partenza Eldihen ti devi riprendere!”
 
“No”
 
“Mi spiace ma è deciso!” sfiorò le sue labbra piene, rialzandosi poi dal letto. La lasciò riposare, contento di averla completamente in pugno. Si incamminò, dirigendosi in cucina, ma prima di entrare si fermò sullo stipite della porta, guardando la ragazza in lontananza.
 
“Eldihen, ma l’arco di Legolas quando andrai a prenderlo?” chiese sorridendo, convinto delle che l’incantesimo avesse fatto effetto.
 
Eldihen mugugnò qualcosa di incomprensibile, contorcendosi dai dolori.
 
“Non ho capito bene!” attento Nihil attese la risposta, per confermare la riuscita del suo piano.
                                       
“Quando vorrai tu io andrò e ti prenderò l’arco” la sua mente era offuscata, non ricordava nulla, vi era il buio. Sapeva solo che doveva andare da Legolas e prendergli l’arco, era quello il suo compito. I suoi pensieri erano confusi. Avvertiva uno strano presentimento, come se avesse dimenticato qualcosa, ma non comprese nulla. Stordita serrò le palpebre schiudendo le labbra.
 
“Brava, mi piaci ancora di più. Riposati, più tardi parleremo!”
 
“Nihil, ma devo andare a Lothlorien!”
 
“Certo, ma riprenditi stai male”
 
 
 
 
 
Rimasero  dentro quella casa per due lunghe settimane, trascorse a parlare insieme ed a condividere sprazzi di vita quotidiana, come una coppia vera e propria. Nihil aveva completamente il controllo su Eldihen grazie agli incantesimi che le aveva lanciato. Era riuscito a convincerla a prendere l’arco a Legolas, ma nulla di più. In quei giorni aveva cercato in tutti i modi di denigrarlo, ma il cuore di Eldihen provava dei sentimenti molto forti verso Legolas, quali la riconoscenza, l’affetto e la massima e profonda ammirazione.
 
 
Un giorno particolarmente freddo, Epon ritornò da Nihil. Si appollaiò su uno spesso ramo, battendo sul vetro della finestra con il becco. L’elfo fu felice di rivederlo, accogliendo il falco in casa con emozione. Eldihen dal canto suo era sorpresa, ma Nihil le chiarì subito le idee.
 
 
“Eldihen Epon ha visto Legolas, mi dirà dove si trova” la ragazza stava preparando da mangiare. Aveva tagliato le carote e mezza cipolla. Quando udì il nome di Legolas si bloccò, avvertendo un forte calore al petto.
 
 
“Dove si trova?” chiese con entusiasmo, asciugando le mani umide con una pezza.
 
 
Nihil irritato la guardò, odiava vederla felice per Legolas, consapevole che lei era completamente infatuata e poco poteva fare per eliminarlo dai suoi pensieri.
 
“Aspetta, devo parlare con Epon” Nihil lasciò che il falco con i suoi versi gli raccontasse ciò che aveva visto. Attento ascoltò ogni cosa, camminando avanti e indietro lunga la stanza, sotto lo sguardo di Eldihen.
 
“Dunque si trovano nelle terre del Mark “ esclamò sorpreso “Bene. Epon, domani stesso condurrai la ragazza da Legolas, ha un compito molto importante da svolgere, vero Eldihen?”
 
“Partirò domani?” lasciò il cibo sul tagliere, affiancando Nihil.
 
La guardò sorridere e per un attimo si ingelosì, sapendo che lei era felice di rivedere il suo principe “Prenderai l’arco e tornerai da me, devi seguire Epon lui ti condurrà da Legolas. Passerai per sentieri sicuri, nessuno ti farà del male. Una volta che avrai completato la missione tornerai” le strinse il braccio, avvicinandosi al suo viso. Sfiorò il suo naso e respirò sulle sue guance.
 
“Certo” rispose confusa, indietreggiando di poco.
 
“Prepara le tue cose” ammaliato guardò gli occhi chiari di Eldihen, tentò di baciarla sulle labbra, ma lei repentinamente voltò il collo, sfuggendogli all’improvviso.
 
“Ma cosa gli dirò? Sarà sicuramente stupito di vedermi!” pensierosa si appoggiò alla mensola del camino fumante.
 
“Certo. Gli dirai che io mentre ti accompagnavo a Lothlorien sono stato trattenuto e che per proteggerti ti ho mandata da Legolas, perché in giro c’era una minaccia più grande che ti avrebbe colpita e tu eri più al sicuro con loro!”

“E di quale minaccia parliamo?” chiese mettendo le mani sui fianchi.
 
“Inventa che si trattava di un groppo di Goblin. Dirai che mentre combattevo ti ho mandata via con Epon, per salvarti”
 
Dubbiosa Eldihen storse le labbra, abbassando il capo“Come farò a prendergli l’arco? se ne accorgerà!”
 
“Eldihen, non deve insospettirsi, mi raccomando, altrimenti il nostro piano andrà in fumo!” Nihil girandosi dalla sua parte le prese le spalle con le mani, stringendole con apprensione. Non poteva permettersi di essere scoperto. Puntò i suoi occhi, freddi come il ghiaccio, dentro quelli della ragazza, incutendole un certo timore.
 
“E come farò?” leggermente infastidita, scrollò con un gesto le mani di Nihil, incrociando le braccia sotto il seno.
 
“Agisci  in silenzio, coglilo alla sprovvista. Sarà un attacco che non si aspetterà, questo è vero, ma devi stare attenta Legolas è molto arguto!”
 
“Lo so!” abbassò il viso, ricordando vagamente il loro ultimo momento insieme. Un brivido percorse la sua schiena, al solo pensiero delle sue mani, dei suoi occhi bellissimi e del suo irresistibile profumo.
 
“Eldihen!” la richiamò Nihil.
 
“Scusami ero sovrappensiero” accorgendosi dello sguardo curioso di Nihil, Eldihen alzò il viso, sospirando “Ho capito tutto… inizio a prepararmi, non voglio perdere tempo” dicendo questo si lanciò in una corsa frenetica, raggiungendo quella che da tempo era divenuta camera sua, la sua ampolla di vetro, che la isolava da Nihil e dalla sua fermezza.
 
Fece scorrere lo sguardo lungo la stanza, soffermandosi sul letto. Pensò a cosa portare, a come sarebbe stato per lei partire verso quel viaggio. Dopo l’attacco degli orchi si sentiva impaurita, anche se, in quel momento, pensando di rincontrare Legolas il suo cuore esultò dalla gioia, ignorando completamente ogni possibile minaccia passata o presente.
 
A causa degli incantesimi di Nihil, nella mente di Eldihen regnava l’assoluta confusione:  si sentiva combattuta, come sé, una parte dentro di lei fosse riluttante all’idea di sottrarre l’arco a Legolas, ricordando i gesti premurosi nei suoi confronti da parte sua . D’altro canto sentiva, senza darsi una spiegazione, che era quello il suo compito, lei non poteva rimanere indietro doveva farlo, ed ogni qual volta i sensi di colpa la torturavano, il pensiero di prendere l’arco per portarlo a Nihil strisciava nella sua mente, facendola sentire male.
 
“Non vedo l’ora di rivederlo”confessò buttandosi sul materasso, accucciandosi tra le morbide coperte.
 
Il giorno seguente, all’alba Eldihen uscì da camera. Nihil la stava aspettando, le aveva preparato un sacco pieno di cibo, due coltelli affilati e una borraccia d’acqua. La guardava con Epon sul suo braccio, era serio e preoccupato.
 
“Tutto apposto?”
 
“Si” Eldihen afferrò il sacco sul tavolo, girandoselo tra le mani “Che c’è qui dentro?”
 
“Pane, ortaggi, un po’ di tutto” spiegò brevemente.
 
Eldihen leggermente assopita sistemò distrattamente la cintura e il mantello di Gimli dietro le spalle, sfregandosi gli occhi con le dita ”E questi coltelli?”
 
“Ho pensato di donarteli, non correrai rischi con Epon ma ti potrebbero servire. E’ bene che tu parta armata”
 
“Epon mi guiderà, si!” guardò il falco, chiedendosi in cuor suo, come sarebbe arrivata da Legolas, immaginando la sua reazione.
 
“Va bene, prendo tutto e vado!” avvertì l’ansia dentro al suo cuore, erano passati molti giorni, ma non si sentiva pronta a rimettersi sulla strada.
 
“Eldihen!” Nihil la bloccò dal polso, obbligandola a guardarlo.
 
“Ci ho pensato stanotte, vorrei accompagnarti”
 
“Non penso che i ragazzi ti accoglierebbero visto che avevi promesso di portarmi a Lorien”
 
”E ti porterò, ma prima l’arco! In ogni caso, vorrei seguirti fino a metà tragitto, per non lasciarti sola” la presa sul polso si fece debole. Nihil contemplò il viso incuriosito di Eldihen, ed i suoi occhi pieni di domande.
 
“Meglio di no… ci andrò con Epon come stabilito” sistemò i suoi capelli frettolosamente, allontanando la mano di Nihil. Prese il sacco e lo portò sulla schiena, legando la cordicella alla vita. I pugnali li posizionò con cura sulla cintura, senza riflettere. Il potere di Nihil era grande e la fanciulla, catturata completamente dai suoi incantesimi, quella mattina, aveva come unico scopo prendere l’arco “Vado sono pronta!”


“E va bene” rispettando la sua scelta, Nihil le cinse le spalle con una mano, accompagnandola alla porta. Aprì la serratura e spalancò l’entrata. Un vento gelido entrò in casa, muovendo i lunghi capelli di Eldihen, che temeraria fissava gli alberi, e la sottile coltre di nebbia che copriva il sentiero, oscurando i cespugli e le rocce.
 
Nihil superò Eldihen, alzò il braccio lasciando volare Epon. Lo guardò, intimandogli delle parole senza che Eldihen sentisse “Seguilo, ti condurrà dalla compagnia!”
 
Eldihen guardò le ali del falco muoversi energicamente, spostando l’aria con le piume ambrate. Era meravigliata, annuì in silenzio, accettando di partire per la sua missione “Ci rivedremo presto!” uscì definitivamente dalla casa, guardando Nihil prima di allontanarsi, superando le scale.
 
Lasciò l’elfo, fermo sullo stipite della porta, mentre lei ed Epon si allontanavano per riportargli l’arco.
 
 
 
 
 
Fangorn, la foresta nera si presentava alla compagnia misteriosa e grigia, con i suoi suoni sinistri e i movimenti strani del terreno. Gli alberi stessi avevano vita propria e si muovevano, quasi come se avvertissero la presenza della compagnia.
 
Gimli preoccupato si girò intorno, con l’ascia tra le mani, scrutando il suolo nero e le foglie scure. Un lieve venticello muoveva le fronde degli alberi, portando con sé, il profumo della terra, una terra che sembrava morta da tempo.
 
“Gimli, non ti spaventare, abbassa l’ascia!” gli suggerì Legolas, osservando esterrefatto gli impetuosi arbusti. Da quando era entrato in quella foresta avvertiva dentro di sé una strana sensazione, percependo il tremolio dei rami vicino a lui. Storie antiche sussurrate da albero ad albero, da foglia a foglia, solo i più sapienti sapevano riconoscere quei rumori.
 
L’elfo camminò lentamente sul terreno molle, guardandosi smarrito dentro l’immensa boscaglia. Aragorn saltò da una sasso, intimando a Legolas di seguirlo.
 
Gandalf il bianco si era fermato. La compagnia lo aveva trovato proprio in quel posto, scoprendo la sorte di Merry e Pipino.  Teneva il suo bastone tra le mani, muovendo gli occhi avanti e indietro, come attirato da una presenza sconosciuta. Assottigliò le palpebre ed alzò il viso, spostandosi dal punto in cui si trovava “Fermi ragazzi!” alzò un braccio, la sua veste chiara oscillò per qualche istante.
 
Legolas si bloccò, guardando lo stregone. Come lui, iniziò a scrutare il sentiero immerso dalla grigia penombra. Aguzzò la vista e si lasciò alle spalle ogni pensiero, isolandosi da tutto ciò che lo circondava, per ricercare in lontananza la stessa presenza che aveva attirato l’attenzione di Gandalf: oltre gli alberi vide due ali scure, foglie mosse, una figura correre e girarsi, di nuovo foglie, dei capelli danzare freneticamente all’aria.  Era difficile concentrarsi, ma ugualmente si portò in avanti, scorgendo una veste rossa muoversi come una fiamma viva tra gli alberi, su di essa vi era un volatile che agile si spostava roteando sui tronchi spogli.
 
 “Che c’è?” il nano si avvicinò a Legolas. Lo guardò esaminare concentrato la foresta, cercò anche lui di guardare in avanti ma non vide nulla. Strinse l’ascia, spostando di poco l’elmo sulla testa, giusto per sciogliere i capelli che gli si erano attorcigliati.
 
“Gimli, lasciali guardare” Aragorn giudizioso posò una mano sulla spalla di Gimli, affidando ai due compagni il compito di perlustrare la zona. Loro avrebbero scorto ogni minaccia senza difficoltà grazie alla loro vista superiore.
 
“Si, ma che succede?”
 
“Non lo so Gimli!” Aragorn alzò i suoi occhi verdi, chiudendo le labbra, in attesa come il nano di ricevere spiegazioni.
 
Gandalf passò il suo bastone tra le mani, allungando il collo quando i passi che aveva avvertito prima si fecero attigui, sempre più forti. Anche Legolas attento, portò davanti a sé l’arco, allungando velocemente una mano per prendere una freccia dalla faretra, pronto ad affrontare qualsivoglia nemico.
 
Udirono un forte rumore, il verso acuto di un uccello che gli si stava avvicinando, sbattendo energicamente le sue ali, spostando l’aria e muovendo le foglie. Sembrava esperto, come se l’animale conoscesse la foresta.
 
Aragorn in lontananza vide il falco, sembrava un puntino in mezzo agli alberi che si faceva più grande mano a mano che si avvicinava.
 
“Non può essere” Legolas aveva incoccato la freccia, abbassando l’arco appena riconosciuto Epon. Era proprio lui, lo guardò raggiungerli e poi roteare sulle loro teste, attirando gli occhi su di sé. Era maestoso ed emetteva dei versi acuti ed incomprensibili. Gandalf meravigliato si girò, come Aragorn e Gimli, mentre Legolas avvertendo un moto di irritazione, rimase immobile, per scoprire davanti ai suoi occhi la figura di Eldihen. Non riuscì a capire se fosse solo frutto della sua immaginazione o se realmente la ragazza era davanti a lui, infondo Fangorn era una foresta oscura.
 
Eldihen aveva il fiato corto, ansimava stanca. Appoggiata ad un albero anche lei si trovò incantata a guardare Legolas.
 
L’elfo schiuse le labbra e la osservò senza proferire parola: indossava una tunica rossa, una cintura alla quale teneva ben custoditi due pugnali d’argento. I suoi capelli erano leggermente ondulati ed il suo viso affaticato e sorpreso. Non riusciva a credere ai suoi occhi, Eldihen era di fronte a lui, e lo guardava. Si trovò investito da un grande stupore e da svariate sensazioni: rabbia nei confronti di Nihil che l’aveva lasciata andare via, grande sorpresa e preoccupazione.
 
 Rimase attonito passando vari istanti a studiarla. Strinse il suo arco tra le dita, lasciò perdere il falco e le si avvicinò velocemente, salendo su un grosso masso.
 
“E tu che ci fai qui?” erano vicinissimi al punto da percepire lo stupore dei loro volti, senza perdersi le occhiate curiose e ricche di pensieri non detti.
 
Eldihen impacciata si morse un labbro, stringendo nervosamente le maniche della sua tunica. Osservò la veste di Legolas, i suoi capelli color dell’oro e le sue labbra sottili, ammaliata dalla voce cristallina di lui.
 
“Sono fuggita da  Nihil!” spiegò brevemente inumidendosi la bocca con la lingua.
 
Legolas era sempre più confuso “Perché? ti ha fatto del male?” chiese preoccupato.
 
“No!” rispose scuotendo le mani.
 
L’elfo alzò la testa cercando di placare la rabbia che stava salendo lentamente. Non avrebbe mai voluto rimproverarla, ma era difficile trattenersi. Abbassò il capo di poco e le lanciò uno sguardo preoccupato, calmandosi quando incrociò i suoi occhi chiari.
 
“Quale pazzia ti ha condotto a Fangorn? Ti credevo al sicuro a Lorien, anzi a quest’ora saresti dovuta essere a Gran Burrone!” parlò piano ma ugualmente l’attenzione di Aragorn, Gimli e Gandalf venne completamente catturata dalla presenza di Eldihen. I tre dietro Legolas rimasero in silenzio, Gimli era stato preso alla sprovvista, mentre Aragorn vedendola non cambiò espressione.
 
Eldihen ricordò i consigli di Nihil, ma trovò molta difficoltà a raccontare a Legolas quelle bugie. Non riusciva a concentrarsi, gli occhi di tutti erano puntati su di lei, ma più di ogni altro Legolas riuscì a farle un certo effetto. Sollevò il mento e quando guardò il suo viso sentì un calore strano e coinvolgente, partire dal petto ed espandersi su tutto il corpo, come se i suoi occhi l’avessero bruciata.
 
“Durante il viaggio Nihil ha dovuto affrontare dei nemici, per non essere coinvolta nello scontro ha chiesto a Epon di portarmi da te”
 
Legolas sospirò pesantemente, strinse con vigore i pugni e serrò le palpebre, agitando lievemente il viso. Era arrabbiato, si girò per lanciare uno sguardo complice ad Aragorn, quasi a volergli far capire la sua profonda irritazione. Non avrebbero dovuto lasciarla da Nihil, lo sapeva, ma non poteva minimamente immaginare del sortilegio che l’elfo aveva lanciato ad Eldihen.
 
“Io gli avevo detto di stare attento a te, ti avevo affidata a lui e ti ha fatta ritornare da noi, ma cos’è uno scherzo?” chiese sdegnato. Il suo volto saggio si incupì. Avrebbe solo voluto saperla sana e salva, non in una foresta piena di pericoli e di minacce.
 
“Non sei contento che io stia bene?” domandò cercando di calmarlo, era troppo agitato ed aveva perfettamente ragione ad esserlo “Non sei felice di rivedermi?” chiese a bassa voce sollevando il mento. I loro occhi si guardarono intensamente, senza dir nulla, accecati da una forte attrazione.
 
“Eldihen…”senza preavviso gli strinse il braccio, attirandola maggiormente a sé, le sfiorò il dorso della mano con le dita e la guardò, perdendosi nei suoi occhi da cerbiatta “Nihil deve ringraziare il cielo, perché se fossi stata ferita, anche un minimo graffio,  io l’avrei punito senza ripensamenti!”
 
“Sto bene e non puoi immaginare come io sia contenta di vederti. Mi sei mancato tantissimo Legolas” confessò disarmata sotto gli occhi dell’elfo che la stringeva. Tra loro vi era un’alchimia ancestrale, qualcosa di inspiegabile ed incomprensibile, legati dai loro sguardi e dal sentimento che cresceva nei loro cuori.
 
La rabbia di Legolas mutò in stupore. Si specchiò all’interno delle iridi azzurre della fanciulla, continuando a stringerle le braccia. Gli sembrò sollevata, come se durante la sua assenza avesse sopportato chissà che cosa. Il suo cuore si scaldò a contatto con il suo respiro caldo. I lineamenti del suo viso si addolcirono mentre la guardava.
 
 
Note autrice:
Buona sera. Spero vi sia piaciuto questo capitolo. L’ho riletto due volte, spero non ci siano errori, ma confesso che non sono nel mood adatto nemmeno per pubblicare, ma vabbè, la mia unica felicità è che Marzo se ne sta andando, diciamo che è stato veramente ”Marzo pazzerello”
Non so che altro dire, spero di riuscire a scrivere la fine spensieratamente, perché per me questa storia ha dato molta felicità e nel concluderla sarei veramente soddisfatta…. Mi sono impegnata molto e vorrei tanto ritornare ad essere come i primi capitoli. Menomale che esistono le fan fiction va XD
Ringrazio come sempre chi legge, recensisce e segue <3
Riguardo gli aggiornamenti: indovinate? Sabato. Almeno vi lascio anche gli auguri di Buona Pasqua<3
Niente adesso smetto di rompervi con il mio pessimo umore xD
Un bacio e alla prossima
 
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Greenleaf