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Autore: Simon Kog 95    27/03/2021    1 recensioni
Da diverso tempo, Ishimaru è assillato da una sola e semplice domanda...
... cosa è un Eroe?
Era solo un privilegio per i professionisti del mestiere, o chiunque poteva diventarlo?
Il giovane studente del corso Ordinario alla Yuei sembra aver trovato una risposta alla sua domanda, ma le forze del male cercheranno in tutti i modi di distruggere il suo ideale...
... e quello di due persone ben note a noi italiani, a cui il ragazzo deciderà di ispirarsi per trasmettere il messaggio a una società terribilmente corrosa dagli esiti della Guerra contro il Fronte di Liberazione del Paranormale.
Riuscirà, Ishimaru, a piantare il seme che darà nuova linfa al mondo dei Super-Eroi?
P.S. Questa breve storia prende spunto da tutti i capitoli del manga, fino al 306. Chi non è al passo, sconsiglio la lettura.
Genere: Generale, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dabi, Eri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Shōta Aizawa
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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MY HERO ACADEMIA - THE REBIRTH OF TRUE HEROES

«Ehi, Ishimaru! Svegliati! È ora di andare a scuola!»

Il suono delle tende scostate da mia madre e l’accecante luce filtrante il vetro della mia finestra; quello era il mio abituale risveglio da diverso tempo, ossia da quando avevo cominciato a frequentare il liceo.

«Altri cinque minuti…»

«… l’ultima volta che l’hai detto hai perso la prima ora di lezione! Oggi non avevi una relazione da presentare in classe?»

Già. La presentazione…

… non potevo scamparla, o Haibara sen-sei stavolta mi avrebbe fatto passare l’intero semestre a pulire l’intera scuola.

Arresomi all’idea, scostai le coperte del mio letto e cominciai a prepararmi. Mezz’ora dopo, io ero già sceso in salotto con l’uniforme della scuola già addosso, per fare colazione con la mia famiglia.

«Comunque non ci hai ancora detto su cosa sarà il progetto!»

«Invece ve l’ho già detto, mamma!» insistetti io, visibilmente scocciato «La prof ci ha chiesto di raccontare la storia di un Eroe Professionista, a nostra scelta…»

«… allora so per certo che il tuo eroe sarà sicuramente All Might!» provò a indovinare il mio papà, addentando il suo toast con estremo gusto «È il tuo preferito, giusto?»

«Ehm… a dire il vero…»

«… C-COSA?! Non è di lui che parlerai?»

«Ecco… il fatto che quasi tutta la classe, al cento per cento, avrà avuto la stessa idea. Volevo fare qualcosa di diverso…»

Non era del tutto vero, ma non me la sentivo di raccontare loro la verità. Non mi andava di turbarli con tutti i miei dubbi sul mio futuro.

«… e non vuoi neanche anticiparci nulla?»

«A dire il vero, io l’ho già letto e credo che sia una bomba!»

«EH? Quando lo avresti fatto, scusa?!» mi rivolsi con rabbia alla mia sorellona, Ai, quella che io potrei definire facilmente come “impicciona di prima categoria”, ma alla quale avrei sempre voluto un bene dell’anima.

«Ieri sera!» mi prese in giro lei, con una linguaccia scherzosa, affermando con decisione «Se ti daranno un brutto voto, andrò direttamente dal preside della Yuei e gliene canterò quattro…!»

«Ti supplico… non farlo, o la mia vita sociale andrebbe letteralmente a farsi fottere!»

«Di certo ti beccherai un altro castigo se non ti sbrighi…» mi avvisò la mamma, puntando il dito verso l’orologio appeso al muro «… soprattutto se perderai nuovamente il treno!»

Sgranai gli occhi quando mi resi conto dell’orario.

La mamma aveva ragione: era tardissimo!

«IO VADO! CI SI VEDE STASERA!»

 

*

 

Sin dalla mia nascita, ho appreso che gli uomini non sono tutti uguali alla nascita. Tutto cominciò a Qing Qing, in Cina, quando balzò fuori la notizia sulla nascita di un “bambino fluorescente”. Da quel momento, il “paranormale” si era diffuso ovunque; era passato molto tempo, ma non venne mai scoperta la causa di tale fenomeno. Nel giro di pochissimi anni, i superumani diventarono la maggioranza della popolazione mondiale grazie ai loro Quirk, capacità genetiche che consentivano loro di ottenere poteri inimmaginabili, e questo spinse la società a ideare nuove leggi e nuove istituzioni per fronteggiare il cambiamento.

Fu così che nacquero gli Eroi, un’associazione di professionisti in grado di fronteggiare ogni singolo male della nostra società. Da quel giorno erano passati almeno un centinaio d’anni, e il mondo si era ormai abituato a vivere in quelle condizioni.

Perfino io possedevo un Quirk, anche se saper sparare getti di inchiostro dalla punta delle mie dita mi faceva assomigliare più a un calamaro che a un eroe.

Come tantissimi altri ragazzi della mia età, provai a superare l’esame di accesso alla Yuei, il liceo per Eroi più famoso di tutto il Giappone; se all’esame teorico ottenni un ottimo voto, lo stesso non fu per quello pratico nel quale non fui in grado di ottenere neanche un punto. Non era da tutti distruggere e fare a pezzi robot alti più di trenta metri; un partecipante si sbriciolò ogni osso del braccio per abbatterne uno, a dimostrazione di quanto fosse complicata quella prova.

Risultato? Esame non superato, ma ottenni un posto in quel liceo nelle classi ordinarie.

E sapete? Quel fallimento non mi abbatté più di tanto.

L’esame mi aveva fatto comprendere tutti i limiti che avevo, e non era giusto pretendere un posto dentro quelle due classi composte da ragazzi a dir poco straordinari. Ci sarei rimasto male se non avessi neanche tentato, ed essermi tolto quel peso dalla coscienza mi aveva fatto scoprire nuovi orizzonti…

… sarei sopravvissuto anche senza diventare un Eroe Professionista…

…a differenza di molti miei altri compagni di classe che, invece, avevano la bava alla bocca ogni volta che si nominavano le classi del corso per Eroi.

Raggiunta la fermata predestinata, uscì dalla stazione e incominciai a camminare per i marciapiedi di Tokyo, direzione liceo Yuei.

Peccato solo che mi ritrovai nel bel mezzo di una protesta contro l’Associazione Eroi.

«… È TUTTA COLPA DEGLI EROI! LA MIA ATTIVITÀ È STATA CHIUSA PER SEMPRE!»

«LE NOSTRE FAMIGLIE SONO STATE UCCISE DAI VILLAIN!»

«PRETENDIAMO RISPETTO! VOGLIAMO DEGLI EROI CAPACI!»

«E ti pareva…» esclamai con insoddisfazione, cercando in tutti i modi di non farmi trascinare dalla folla «… se non altro, non stanno andando nella mia stessa direzione. Non puntano alla Yuei…»

In fin dei conti, però, non potevo che comprendere lo stato d’animo di tutta quella gente.

Poco meno di un mese prima, l’Associazione Eroi tentò l’arresto di un villain molto pericoloso chiamato Shigaraki Tomura, capo del Fronte di Liberazione del Paranormale. Questo gruppo di folli era convinto che ogni super-umano avesse il diritto di sfruttare il suo Quirk senza alcuna limitazione, e che le leggi attuate puntassero solo ad aumentare la fama e la notorietà degli eroi “professionisti”; peccato solo che le loro rivolte fossero tutt’altro che pacifiche, spingendo l’Associazione Eroi a compiere il primo passo…

… tuttavia quel tizio fu non solo in grado di fuggire via dopo uno scontro feroce contro i migliori eroi del Giappone, ma con i suoi scagnozzi compì una strage a dir poco efferata.

Nella mia mente riecheggiavano le stime riguardanti il fallimento della missione; 359741 morti, 2839182 civili privati delle loro case, e un numero indiscriminato di persone che avevano perso il loro lavoro, oltre una lunghissima lista di eroi professionisti che avevano ufficialmente rassegnato le loro dimissioni dal proprio incarico, ritirandosi definitivamente.

Come se non bastasse, gli eroi posizionatisi ai primi due posti della classifica si rivelarono non così puliti e puri di cuore come apparivano in pubblico; il loro torbido passato venne a galla, portando la gente comune a sfiduciare la figura degli eroi professionisti.

In poche parole, stava per nascere una vera e propria rivoluzione atta a modificare per sempre il mondo che io conoscevo.

Bel periodo in cui vivere… non c’era che dire!

Furono tutti questi avvenimenti che mi spinsero a prendere il nuovo progetto della mia professoressa in maniera del tutto differente. Conoscevo alla perfezione vita e morte del mio super-eroe preferito, All Might, il quale era ormai andato in pensione l’anno precedente; ero convinto che se avessi fatto una relazione su di lui, l’aria dentro la mia classe sarebbe notevolmente peggiorata e tutti avrebbero vissuto quella giornata solo con nostalgia.

Con lui questi problemi non c’erano. Lui non falliva mai, lui riusciva sempre a salvare tutti…

… All Might era inarrivabile, e la sua assenza si faceva sentire eccome.

Questo sarebbe passato nella loro mente, e io non ero per niente d’accordo.

«Ehi, Ishimaru! Siamo qui!»

Sorrisi quando riconobbi i miei migliori amici, Mitsuiko e Shizuka, che mi stavano salutando nei pressi del semaforo al quale ci incontravamo ogni giorno.

Li conoscevo sin dai tempi delle elementari, e insieme avevamo deciso di provare a entrare nel corso per eroi professionisti. Nonostante fallissimo tutti e tre, Shizuka, con le sue innate capacità manuali, era entrata nel Corso di Supporto mentre Mitsuiko si trovava nel Corso Ordinario, nella mia stessa classe. Dopo averli raggiunti, mi incamminai assieme a loro verso la Yuei, parlando del più e del meno…

… no; a dire il vero, era da un mese circa che l’argomento era pressoché identico.

«Visto che macello, all’incrocio?»

«Già… si tratta delle famiglie che hanno subito delle perdite per colpa dell’incidente di un mese fa…» dichiarò Mitsuiko, amareggiato «… vorrebbero risposte certe da parte degli eroi, che non riescono a gestire tutte le loro richieste…»

«… non è colpa dell’Associazione» aggiunse Shizuka, dispiaciuta «Da quell’incidente i villain continuano ad attaccare senza alcuna sosta, e la maggior parte degli eroi professionisti ha deciso di ritirarsi. Se continueremo di questo passo…»

«… ci ritroveremo presto nella merda sino al collo» ammisi, cercando al volo di cambiare discorso e domandando al suo compagno di classe «Ti sei ricordato del progetto, vero?»

«… EH?! IL PROGETTO ERA OGGI!? SONO ROVINATO!»

Sia io che Shizuka ci tirammo un ceffone sulla fronte, sconcertati. Potevano passare gli anni, ma il nostro amico restava un vero pasticcione quando si trattava dei compiti per casa.

Per fortuna, avevo previsto sarebbe accaduta un’eventualità simile e mi ero cautelato; scuotendo il capo assieme a Shizuka, infilai la mano dentro il mio zaino a tracolla per recuperare una pila di fogli già spillati.

«Sappi che mi devi un favore…»

«… ma questa… è una relazione su All Might?! Mi stai dando il permesso di parlarne, Ishimaru?»

«Permesso? Di che cavolo parli?»

«Ecco… è pur sempre il tuo eroe preferito, giusto? Lasceresti che uno smidollato come me parli di All Might lo stesso giorno in cui ne parlerai tu?»

«… io non parlerò di All Might, oggi»

Ecco.

Lo avevo detto.

Come era prevedibile, entrambi si erano voltati verso di me con sguardo a dir poco sconvolto.

«È davvero così strana la mia scelta?»

«A dire il vero… sì, lo è» si trovò costretta ad ammettere Shizuka, con sincerità «In un periodo di crisi come questo, noi ci saremmo aspettati che uno come te, fan accanito di All Might, inneggiasse al suo eroe preferito… che dessi a tutti un messaggio di speranza…»

«… basta…»

Entrambi i miei amici si fermarono, stupiti dal mio tono innervosito.

Mi ero rotto le palle di sentire quella frase.

«Ishimaru…»

«… scusaci. È una tua scelta… non abbiamo il diritto di giudicarti…»

«… no. Scusatemi voi. Sono stato troppo duro con voi… il punto è che lui non tornerà» affermai io, con decisione, riprendendo a camminare assieme a loro «Si è ritirato un anno fa dopo aver combattuto contro quel villain potentissimo, e non sarebbe cambiato nulla se fosse ancora in attività. Perciò, se darò un messaggio quest’oggi, non riguarderà solo lui. L’incidente con Tomura Shigaraki è solo colpa nostra, e dobbiamo essere noi a rimediare!»

«… gli Eroi Professionisti, semmai» dichiarò Mitsuiko, con tono nuovamente cupo e depresso «Noi non diventeremo mai eroi, giusto? Non potremo comunque cambiare le cose…»

Mitsuiko e Shizuka ripresero a discutere della situazione di crisi dell’intero paese, mentre io riflettei sulle parole pronunciate dal mio amico.

Noi non eravamo eroi, perciò la situazione non sarebbe cambiata. Quella dichiarazione non mi rassicurò affatto; al contrario, mi oppresse ancor di più.

La nostra voce valeva davvero così poco nella nostra società?

 

“L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza.”

GIOVANNI FALCONE

 

*

 

«… un po’ sintetica, come presentazione, ma perlomeno era sufficiente! Puoi tornare al tuo posto, signorino Yamanaka!»

«Grazie mille, Haibara sen-sei!»

Cercai di trattenere le risate quando vidi Mitsuiko saltellare per la gioia davanti a tutta la classe; non era un fan di All Might, ma se non altro conosceva i suoi gesti più eroici, cosa che gli permise di superare la relazione senza alcuna figuraccia.

Come era prevedibile, la maggior parte della classe aveva deciso di parlare di All Might, e solo in pochi avevano avuto il coraggio di enunciare le gesta di altri eroi professionisti. Una che venne citata più frequentemente fu una nostra ormai deceduta professoressa, l’eroina professionista Midnight…

… era morta il mese prima, durante la Guerra contro il Fronte di Liberazione del Paranormale, assieme a tanti altri eroi dell’associazione.

Non mi stupì neanche l’assenza delle relazioni su Endeavor od Hawks, gli attuali numero 1 e 2 dell’associazione, rei di aver infangato il nome degli eroi professionisti. C’era da aspettarselo, viste le loro recenti confessioni; l’eterno “rivale” di All Might, per poter dare un futuro al Giappone, aveva deciso di sposare una donna con un Quirk opposto al suo, in modo da poter crescere un figlio con dei poteri talmente immensi da farlo diventare il nuovo eroe professionista numero uno del Sol Levante. Nel mentre, sua moglie era finita in un ospedale psichiatrico e uno dei suoi figli era, a sua insaputa, diventato un tirapiedi di Shigaraki.

I miei genitori, quando sentivano parlare di lui, discutevano delle sue gesta e mi rimase impressa una frase pronunciata da mia madre, che si era sentita in dovere di proteggere Endeavor.

 

“Credo che ognuno di noi debba essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non le parole. Se dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e irreprensibili.”

GIOVANNI FALCONE

 

«… signorino Yamashiro! Ti sei imbambolato?»

«O-OPS! Mi scusi, Haibara sen-sei!» risposi al volo con agitazione, quando mi resi conto di essermi perso tra i miei pensieri «Arrivo subito…»

Mentre raggiungevo la cattedra della mia insegnante, potevo udire i commenti di tutti i miei compagni di classe che, con mio sommo disappunto, non stavano prestando la minima attenzione.

«Tanto sarà solo un’altra relazione su All Might… sai che noia…»

«Silenzio!» li rimproverò Haibara sen-sei con severità, ricevendo il mio progetto senza batter ciglio «Che sia una relazione su All Might o su un altro eroe, la dovrete ascoltare come avete fatto con tutti gli altri! Altrimenti dovrete fare i conti con la sottoscritta… sono stata chiara!?»

Riacquistata l’attenzione di tutti i suoi studenti, l’insegnante si accinse subito a controllare il contenuto della mia relazione mentre io non avevo il coraggio di osservarla in faccia.

Con lei avevo sempre avuto degli alti e bassi nel nostro rapporto studente-insegnante. Come Mitsuiko, anche io non ottenevo altissimi voti con Haibara sen-sei, ed ero consapevole che la mia scelta poteva comportare rischi a dir poco enormi sul mio rendimento scolastico…

… come minimo, rischiavo una visita dal preside della Yuei per il contenuto della mia relazione.

Il solo fatto che, per diversi secondi, lei non proferì alcuna parola fece comprendere ai miei compagni che, forse, stava per succedere qualcosa di estremamente interessante.

Quel momento di quiete totale si spezzò nel momento in cui qualcuno bussò la porta della nostra aula, cosa che mi mandò ancora più in paranoia.

Chi si era azzardato a disturbarci? Ero già nel panico più totale!

«Ehi, amico… stai sudando freddo?» si rese immediatamente conto Mitsuiko, notando la mia palpabile agitazione, mentre la professoressa Haibara poggiò momentaneamente il mio progetto sulla scrivania, ricevendo i nostri ospiti.

«SALVE A TUTTI, GIOVANI ALLIEVI DELLA YUEI! Coff… bleah!»

No.

Poteva entrare chiunque, in quel momento…

… chiunque…

… ma non All Might!

E c’era anche il preside Nezu!

Era stata una pessima idea…

… un’idea a dir poco folle!

Chi me l’aveva fatto fare di scrivere quella relazione? Non potevo semplicemente raccontare a memoria le gesta di All Might?

Se non altro, loro due non avrebbero ascoltato il mio progetto…

… vero?

Vero?!

«Abbiamo saputo che oggi era il giorno delle Relazioni sui vostri Eroi Professionisti preferiti! Volevamo ascoltare uno dei nostri studenti… ah!» esclamò subito il preside, notando che fossi già in piedi «Vedo che uno di voi sta per cominciare! Non vi dispiace se restiamo qui ad ascoltarvi?»

… cazzo!

Cosa avevo fatto di male, Kami-Sama, per meritarmi una simile gogna mediatica!?

«Calmati, Ishimaru! Va tutto bene… respira!» provò a tranquillizzarmi Mitsuiko, ormai nel panico assieme a me «Di solito sono io che finisco nella tua situazione! Cosa diavolo hai scritto in quella relazione?! Non vorrai svenire di fronte al tuo eroe preferito?»

«Quello non sviene, mio caro Mitsuiko…» lo contraddisse un nostro compagno di classe, con tono beffardo «… come minimo gli viene un infarto tra dieci secondi!»

«Ti offro una cosa al distributore se sviene come un pesce lesso!»

«Ci sto!»

Bei compagni di classe che avevo. Tutti a sfottermi nel momento in cui avevo più bisogno del loro aiuto.

L’unica speranza rimastami era la professoressa Haibara. Lei si era sicuramente resa conto del pasticcio che avevo combinato, e non mi avrebbe mai fatto fare una figuraccia davanti a due figure così autorevoli; il suo ruolo da insegnante sarebbe stato irrimediabilmente danneggiato…

… giusto?

Giusto?!

«Certo che potete… siete arrivati al momento giusto! Il progetto che mi è stato consegnato ha letteralmente catturato il mio interesse e vorrei che lo ascoltaste assieme a noi!»

… la mia anima svolazzò via dal corpo.

Era ufficiale…

… la mia vita sociale era ufficialmente finita.

All Might, nella sua versione scheletrica, aveva raggiunto il mio banco e si era seduto sulla sedia, mentre il topo antropomorfo si era accomodato sul cornicione della finestra.

Era tutto pronto. Non potevo fare altro che cominciare…

… Kami-sama…

… perché!?

«Va tutto bene, giovanotto? Sei sicuro di poter discutere la tua relazione?»

«N-no… cioè… s-si… ecco… n-non lo so…»

Il mondo attorno a me cominciò a vorticare pericolosamente, segno che la mia mente fosse andata definitivamente in tilt…

… stavo per svenire come un baccalà davanti al mio preside, davanti ad All Might e alla mia professoressa…

… davanti a tutta la mia classe…

… che figura di merda…

 

PAFF!

 

Nella classe era crollato un silenzio di tomba; ogni singolo alunno del corso ordinario aveva sentito il sangue gelarsi nelle sue vene, quando la professoressa Haibara si era portata di fronte a me.

Lo schiaffo sulla guancia che mi sferrò, fu così forte da farmi tornare nel mondo dei vivi, donandomi l’adrenalina necessaria a recuperare del tutto il mio autocontrollo; il panico precedente stava lentamente svanendo, ma non la mia confusione.

Perché la mia sen-sei si era spinta fino a questo punto?

«Dimmi, signorino Yamashiro… mi credi davvero così crudele da farti fare una presentazione davanti a tutti quanti se non avessi ritenuto valido il tuo progetto?»

Le sue parole, sussurrate nel mio orecchio, ebbero lo stesso effetto di una scarica elettrica. Alzai lo sguardo verso di lei, stupito, prima che la donna si portasse alle spalle dei miei compagni, con la mia relazione sul petto.

Per la prima volta da quando l’avevo conosciuta, quella donna mi stava sorridendo e mi aveva donato la sua fiducia…

… e io avevo tutto tranne che intenzione di deluderla.

 

“La paura è umana, ma combattetela con il coraggio.”

PAOLO BORSELLINO

 

Se lei era convinta che io potessi parlarne con tutta la classe, perché non avrei dovuto farlo? Era il mio progetto, la mia relazione…

… il mio pensiero su quello che stava accadendo nel mondo.

«Sei pronto, ragazzo?»

Dopo aver tirato un lungo sospiro, annuì con fermezza tranquillizzando definitivamente il mio amico Mitsuiko che, al contrario degli altri miei compagni, aveva avuto paura assieme a me.

Ora gliel’avrei fatto vedere…

… avrei fatto conoscere a tutti chi era Ishimaru Yamashiro.

«Quando ci venne chiesto di presentare questo progetto, il mio primo pensiero fu quello di raccontare le gesta del mio super-eroe preferito, All Might. Sin da piccolo avevo sognato di diventare come lui… un eroe in grado di salvare tutti con il sorriso! Con il passare degli anni, mi sono dovuto accontentare di entrare nel corso ordinario della Yuei, ma non ne sono affatto deluso; la 2-A e la 2-B sono composte da ragazzi ben più pronti e più preparati del sottoscritto, e non posso che essere felice per loro. Un altro fatto che mi ha spinto a scrivere questa relazione è quello che è avvenuto il mese scorso, con la fuga di Tomura Shigaraki e della maggior parte dei suoi seguaci nella Guerra contro il Fronte di Liberazione del Paranormale… in quella missione, tantissime persone sono morte ingiustamente, sia tra la gente civile sia tra gli eroi, e tra questi ultimi ci sono stati tantissimi ritiri improvvisi. Non mento se dico che, al momento, non vedo un futuro roseo per il nostro mondo… e questo ha riempito il mio cuore di paura e angoscia. Per la prima volta da quando mi trovo qui, mi sono fatto una domanda alla quale credevo di saper già la risposta… cosa è un Eroe?»

Tirai un lungo sospiro, dopo aver dato questa premessa a tutti i presenti. Non avevo il coraggio di guardarli in faccia, non ancora, ma posso giurare di non aver mai sentito quell’aula così silenziosa in tutta la mia vita.

«In casi come questi, io ho sempre cercato il parere di una persona che, per me, è stata essenziale per farmi diventare quello che sono, ed è mia sorella Ai. Lei è… beh, è una sorella davvero fuori dal comune, e non si fa scrupoli a dire le cose in faccia. Quando le ho fatto questa domanda, tre settimane fa, la sua risposta è stata questa: “Perché lo chiedi alla tua sorellona? Esistono i dizionari! Sono fatti apposta, lo sai?”» rivelai, suscitando qualche risata da parte di qualche mio compagno di classe, prima di continuare «E sapete? Alla fine l’ho fatto sul serio. Ho cercato un dizionario a casa mia, e ne ho trovato uno così vecchio che, per poco, non si è polverizzato quando ne ho sfogliato le pagine»

«Cosa c’era scritto sopra, ragazzo?» mi domandò All Might, con estrema curiosità.

«Vi stavano due definizioni di Eroe, apparentemente simili ma completamente differenti l’una dall’altra» risposi, con sincerità «La prima pronunciava questo: “Nella mitologia di vari popoli primitivi, essere semidivino al quale si attribuiscono gesta prodigiose e meriti eccezionali; presso gli antichi, gli eroi erano in genere o Dei decaduti alla condizione umana per il prevalere di altre divinità, o uomini ascesi a divinità in virtù di particolarissimi meriti”. La seconda, invece, pronunciava questo “In imprese guerresche o di altro genere, dà prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie”. Inoltre, facendo una ricerca su internet, mi sono reso conto che i dizionari moderni non pronunciano neanche una di queste definizioni, asserendo che un Eroe è: “Una figura professionale che svolge servizi a favore di ogni cittadino, anche a costo della sua vita”. Quando l’ho scoperto, la prima domanda che mi sono fatto è… perché questa definizione è cambiata così tanto, nel corso degli anni?»

«Un momento… a me non sembrano così tanto differenti, queste definizioni…»

«… tu non riusciresti a trovare neanche un pennarello nero in una scatola di matite, signorino Matsuda!» dichiarò la professoressa Haibara, facendo nuovamente ridere la classe «La definizione di “Eroe” è cambiata dal giorno in cui cominciarono ad affiorare i Quirk, evento che portò alla nascita dell’Associazione Eroi e alla creazione delle leggi che tutti conosciamo…»

«… in parole povere, la definizione moderna paragona l’eroe a un qualunque lavoro professionale, portandolo allo stesso livello di un panettiere o di un medico» intuì subito il preside, battendo un pugno sul palmo della sua mano «Ho indovinato, signorino Yamashiro?»

«Ecco… sì, è quella la risposta» confermai io, con estremo imbarazzo, notando che il mio discorso era ben seguito «Appurato ciò, ho notato un particolare nelle definizioni del dizionario cartaceo che avevo in casa. La prima definizione descrive l’Eroe come una figura semi-divina, quasi impossibile da raggiungere per persone comuni come noi…»

«… un eroe alla All Might, in parole povere…» comprese Mitsuiko, venendo però smentito dallo stesso eroe in pensione.

«No, mio caro ragazzo. Se parli di figure semi-divine, allora io non faccio parte di questa categoria. Altrimenti non sarei stato costretto a ritirarmi…»

«… appunto. Parliamo di eroi come Achille dell’Iliade, o personaggi raccontati nei miti dell’Antichità» appuntò Haibara sen-sei, con severità «Solo dopo tantissimi anni si è capito che tali storie fossero frutto di leggende e che, se un Achille è davvero esistito, non morì solo dopo essere stato colpito al tallone da una freccia. Narrare queste gesta, però, invogliava gli eserciti a dare il massimo nelle loro battaglie, così che le loro gesta venissero narrate nel corso dei secoli. Questa è la prima definizione di “Eroe” che possiamo trovare nella storia dell’umanità…»

«… esattamente. La seconda definizione, invece, è molto più difficile da interpretare e può contenere tantissimi significati. In imprese guerresche o di altro genere, dà prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie… in imprese guerresche o di altro genere… come interpretereste questa definizione?»

I miei compagni di classe si guardarono tra di loro, visibilmente confusi dalle mie parole. Li compresi; anche io ci avevo messo un po’ a capire il significato di quella definizione…

… quella che, secondo me, si avvicinava realmente al vero significato di Eroe.

«Per la miseria… ora sì che il mio cervello andrà in pappa, Ishimaru!» esclamò Mitsuiko, con il fumo che gli usciva dalle orecchie «Mi arrendo! Non riesco proprio a starti dietro, amico. Potresti darci tu la risposta?»

Immaginavo sarebbe andata a finire in quel modo. Fare quelle scoperte mi aveva dato tante risposte sul tempo in cui io vivevo, e non potevo fare altro che condividerle e dare linfa al mio pensiero.

«Sei un eroe quando, per esempio, decidi di offrire un pezzo di pane a una persona che si trova in mezzo alla strada… se sei un medico o un infermiere, diventi un eroe quando riesci a salvare la vita di un tuo paziente, e lo stesso vale per un poliziotto… se sei un amante degli animali, diventi un eroe quando decidi di dare ospitalità a un cucciolo senza casa… quando il dizionario parla di imprese di altro genere, si riferisce a qualunque azione, della nostra vita quotidiana, che porta beneficio o aiuto a qualcuno che ne ha bisogno. Questa è la definizione che più preferisco di Eroe, perché ci dimostra che tutti lo possiamo diventare se lo desideriamo sul serio, e non servono necessariamente gesta estreme… basta dare tutto noi stessi nel momento decisivo, e anche oltre. D’altra parte, è questo il motto della nostra scuola, vero? PLUS ULTRA ci invita a superare i nostri limiti, ma non parla solo di quelli fisici… ci invita a crescere, maturare e comprendere quale sia il nostro ruolo nel mondo, nella collettività»

«Assomiglia ai discorsi che ci facevano da piccoli, negli asili nido…» ammise una delle mie compagne, con sincerità «… peccato solo che non sia realmente così, alla fine…»

«… e allora rispondi a questa domanda, Chisa… come lottavano gli esseri umani contro le ingiustizie e le malvagità, prima della nascita dei Quirk? »

«Beh… ecco…»

«… qualcuno, qui, deve fare delle ripetizioni di Storia…» affermò la professoressa Haibara, riuscendo a imbarazzare la mia compagna «Non esistevano i Quirk, ma l’umanità riusciva comunque ad andare avanti. Gran parte della tecnologia che voi conoscete è frutto delle scoperte scientifiche di uomini o donne vissute anche più di cento anni fa. Lo stesso valeva per la lotta contro la criminalità o le ingiustizie sociali… se l’Associazione Eroi fu in grado di nascere fu grazie allo sforzo di tantissime persone, con o prive di Quirk, che già da prima hanno combattuto il male con coraggio e dedizione!»

«Eh?! Gli eroi esistevano anche prima della nascita dei Quirk?!» domandò Mitsuiko, visibilmente scioccato.

«Già… le loro gesta sono meno note, perché gli eroi moderni li hanno offuscati con le loro imprese di maggior impatto. Non venivano nemmeno considerati come degli eroi effettivi, ma è solo grazie al loro contributo se siamo ancora qui…»

«Giusto» confermai io, felice del fatto che tutti mi stessero prestando attenzione «Mio padre, quando era molto piccolo, visitò la Sicilia, una piccola isola italiana, e gli raccontarono la storia di due magistrati di quelle terre che, con coraggio e dedizione, hanno lottato contro la criminalità organizzata nazionale e internazionale. Se ne appassionò al punto che, da grande, volle diventare un magistrato anche lui, e mi racconta la storia di quei due uomini ogni volta che ne ha l’occasione, al punto che a casa mia lo prendiamo in giro per quella fissazione. Per avere un termine di paragone… io sono fan di All Might come lui lo è di questi due magistrati italiani! Il mio progetto parlerà proprio di loro… gli Eroi di cui voglio parlare sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino…»

 

“Chiunque è in grado di esprimere qualcosa deve esprimerlo al meglio. Questo è tutto quello che si può dire, non si può chiedere perché. Non si può chiedere ad un alpinista perché lo fa. Lo fa e basta. A scuola avevo un professore di filosofia che voleva sapere se, secondo noi, si era felici quando si è ricchi o quando si soddisfano gli ideali. Allora avrei risposto: Quando si è ricchi. Invece aveva ragione lui.”

GIOVANNI FALCONE

 

*

 

Era pomeriggio inoltrato, quando la campanella suonò un’ultima volta, segno che fosse giunta l’ora di andare via. Uscendo dalla Yuei, quasi tutti i miei compagni mi salutarono con allegria, segno che il mio progetto avesse realmente fatto effetto.

Ne fui soddisfatto. Ero riuscito nell’ardua impresa di passare un messaggio importantissimo nelle loro menti, e potevo solamente sperare che tutti loro ne avrebbero tratto insegnamento. Perfino All Might era rimasto sbalordito dall’impegno che ci avevo messo, chiedendomi il permesso di leggere la mia relazione anche agli studenti della 2-A e della 2-B.

Cosa c’era di meglio nell’aver impressionato il tuo eroe professionista preferito?

«Hai spaccato, oggi! Chi l’avrebbe mai detto che Haibara sen-sei ti avrebbe dato il massimo dei voti!?»

«Davvero sei andato così bene?!»

«Basta, ragazzi… così mi fate arrossire…»

Io, Mitsuiko e Shizuka eravamo usciti dalla Yuei e ci stavamo dirigendo verso casa mia, dove avremmo passato la notte dopo aver ricevuto il permesso via smartphone da parte dei miei genitori che, ovviamente, esultarono davanti al mio successo scolastico.

«Chi l’avrebbe mai detto che esistessero persone così influenti nel passato… e pensare che non avevano neanche dei quirk!»

«È proprio per questo che sono speciali! Hanno avuto il coraggio di lottare contro tutto e tutti!» affermò Shizuka, dopo aver ascoltato un breve riassunto delle vite di quei due uomini «Anche se sono morti, il loro messaggio ha continuato a viaggiare e, grazie a tantissime altre persone nell’ombra, ciò ha permesso alla nostra società di formare l’Associazione Eroi!»

«Peccato solo che, in questo momento, qualcuno vuole spazzare via la felicità del nostro mondo…»

Già. Shigaraki e il Fronte di Liberazione del Paranormale non erano certamente intenzionati ad arrendersi così facilmente. La Guerra aveva permesso ai villain di ottenere una certa notorietà, nonostante avessero perso gran parte dei loro membri…

… e quando sarebbero tornati, la battaglia che ne sarebbe conseguita avrebbe condotto a tantissime altre morti, se la società non si fosse riorganizzata al meglio.

«VOGLIAMO GIUSTIZIA!»

«DATECI DELLE RISPOSTE!»

«C-cosa?! La protesta non si è ancora interrotta?!» esclamò Shizuka, a dir poco incredula.

Era così. Le proteste, invece di diminuire, si erano moltiplicate e ora l’intero viale era percorso da migliaia e migliaia di civili, che alzavano e sbandieravano cartelloni e bandiere di ogni tipo…

… e su alcuni di questi vi stavano dei messaggi non molto rassicuranti.

 

-Liberate i nostri poteri! -

- … proteggeteci, o lo faremo da soli… -

- … vogliamo dei veri Eroi… -

 

Non andava per niente bene. Come un’erba infestante, il messaggio di Tomura e dei suoi adepti si stava riproducendo in maniera esponenziale, portando la gente all’esasperazione. Di quel passo, a distruggere l’Associazione Eroi non sarebbero stati i villain…

… ma il Giappone stesso!

 

“Prima ti delegittimano, poi ti isolano e poi ti ammazzano.”

GIOVANNI FALCONE

 

«Ishimaru… sta accadendo esattamente quello che ci hai raccontato oggi!» esclamò Mitsuiko, visibilmente preoccupato «I villain stanno corrompendo i civili e li stanno portando dalla loro parte!»

«No… è perfino peggio…» ammisi però io, stringendo con forza i pugni per la rabbia «… la mafia agiva sempre per i propri interessi, ma lo faceva con estrema cautela. Le loro mosse erano più sottili e minacciose, e per tale motivo venivano non solo temuti, ma anche rispettati. Il Fronte di Liberazione del Paranormale, invece, si è caricato l’intero odio del popolo sulle spalle…»

«… e vuole sfruttarlo per radere tutto al suolo. Vogliono un mondo anarchico, controllato solo da loro e da nessun’altro» comprese Shizuka, inorridita «Non si sono sentiti accettati o rispettati…»

«… e faranno di tutto per vendicarsi di noi… cominciando dal diffamare il nostro punto di riferimento principale!»

La Mafia Italiana e il F.L.P. erano simili solo in una cosa…

 

“La mafia non è una società di servizi che opera a favore della collettività, bensì un'associazione di mutuo soccorso che agisce a spese della società civile e a vantaggio solo dei suoi membri.”

GIOVANNI FALCONE

 

… peccato solo che i villain del Fronte di Liberazione uccidessero solo per il gusto di farlo, e non si curavano di far fuori anche bambini o donne.

Se non altro, in tal senso la mafia aveva un “briciolo” d’onore, se così si poteva definire.

«In un modo, o nell’altro, dobbiamo oltrepassare la folla e raggiungere la Stazione» affermai, prendendo il cellulare dalla tasca e attivando Google Maps «Ecco! A ottocento metri da qui c’è la fermata della Metropolitana. Ci metteremo una mezz’ora in più, ma…»

«ATTENZIONE! C’È UN VILLAIN!»

Prima che potessimo rendercene conto, un boato a qualche centinaio di metri di distanza ci fece rizzare i peli delle braccia per la paura…

… e la folla, precedentemente ordinata, cominciò a fuggire in ogni direzione per avere salva la loro vita!

«FUGGIAMO ANCHE NOI! Ouch…»

«NO! MITSUIKO!»

Tentando la fuga, il mio amico inciampò sul marciapiede e, con nostro immenso orrore, venne calpestato sotto le migliaia di persone in fuga senza che io o Shizuka potessimo fare nulla.

«NO! MITSUIKO! LASCIAMI ANDARE, ISHIMARU!»

«È INUTILE! VUOI FARTI AMMAZZARE?»

Prontamente afferrai Shizuka e la trascinai all’interno del primo negozio aperto che avevo intravisto, prima che la marmaglia schiacciasse anche noi. Si trattava di un piccolo bar, al momento sprovvisto di clienti, il cui proprietario era visibilmente preoccupato a causa di quanto stesse avvenendo fuori dal suo locale.

«Voi due! Cosa diavolo vi salta in testa? USCITE SUBITO FUORI!»

«C-cosa?! Ma è impazzito?! Se usciamo adesso, la folla ci schiaccerà sotto i loro…»

«SE C’È UN VILLAIN, L’UNICA SPERANZA CHE ABBIAMO È DI ABBANDONARE IL LUOGO DELLO SCONTRO! VOLETE ESSERE SOTTERRATI DAI DETRITI DELLA BATT…!?»

 

BOOM!

 

La seconda esplosione fu talmente potente e terrificante da far esplodere ogni singolo vetro del bar, coi nostri corpi che vennero letteralmente sbattuti addosso al muro più lontano. L’impatto fu così tremendo da farmi perdere istantaneamente i sensi.

 

*

 

«Sigh… Mitsuiko… svegliati, ti prego…»

Quando riaprì gli occhi, il mondo attorno a me era offuscato. Ci misi diversi secondi a riprendere coscienza, notando che la mia divisa scolastica fosse coperta di sangue…

… il mio sangue, quello che stava colando dalla mia fronte dopo il tremendo impatto.

«Non… non respira…»

«… mi spiace, signorina… il tuo amico è morto»

Quando mi voltai verso il suono di quelle voci, vidi Shizuka che si era gettata sul petto di una persona distesa per terra…

… era, compresi con orrore, il cadavere di Mitsuiko.

«Ti sei svegliato, giovanotto…» si rese conto il barista avvicinandosi a me, mentre Shizuka era in preda alla disperazione «… temevo ci avessi lasciato le penne anche tu!»

Era morto.

Il mio migliore amico era appena stato ucciso, e io non ero stato in grado di fare nulla.

«Ehi! Riprenditi, ragazzo!» mi avvisò l’uomo, afferrandomi il volto e puntando lo sguardo verso di me con aria impaurita «Ho bisogno che almeno tu sia lucido, in questo momento! Posso proteggere una ragazza in preda al panico… ma non due adolescenti! Resto pur sempre il proprietario di una locanda, non un eroe professionista!»

Per quanto detestassi ammetterlo, quel tipo aveva ragione. Fuori dalla locanda vi stava un villain che aveva tentato di ucciderci, e probabilmente era ancora lì. Se non fossi rimasto lucido, ci avrei rimesso le penne.

«… per quanto tempo sono rimasto svenuto?»

«Una decina di minuti. Un villain ha compiuto un attentato verso la folla di civili che stava protestando. Ci saranno almeno un centinaio di morti in mezzo alla strada…» ammise l’uomo, con sincerità «… vi devo la vita, al momento… se fossi riuscito a cacciarvi via, l’esplosione ci avrebbe sicuramente ammazzato!»

«Gli Eroi sono già qui?»

«Solo due… e non i migliori, per giunta. Oggi ci sono state proteste in tutto il Giappone… non mi sorprenderebbe se il gruppo di quel Tomura abbia architettato di attaccare in ognuna di esse»

Nel giro di pochissimi minuti, il mio mondo era crollato in tanti pezzi. Ogni singola frase, ogni mia singola speranza per il mondo si era dissolta come carta arsa da un incendio.

Non importava quanto le mie idee fossero intrise di speranza…

… in un mondo come il mio, vigeva solo la legge del più forte.

«Sarà meglio entrare dentro i negozi… non deve esserci neanche un sopravvissuto!»

Quella voce, fuori dal bar, fu in grado di paralizzare ogni muscolo del mio corpo. Di tutti i villain con cui potevamo avere a che fare, lui era sicuramente uno dei peggiori. Solo a sentire la sua voce mi vennero i brividi lungo la schiena…

… Touya Todoroki, aka Dabi…

… era lui il villain contro cui avevamo a che fare!

«Merda… se quel tizio è già qui, significa che…»

«… i due eroi che dovevano fermarlo sono già stati sconfitti… o peggio, sono stati uccisi!»

La fuga non era un opzione fattibile; in tre avremmo sicuramente attirato l’attenzione, soprattutto con la mia amica Shizuka che, in quel momento, non era nelle condizioni di combattere. Il problema principale, in quel momento, era rappresentato dal fatto che lei non la smetteva di piangere ad alta voce sopra il petto di Mitsuiko. Riuscivo a comprendere il suo stato d’animo, perché ero consapevole dei sentimenti che lei provava per lui, e perfino io faticavo a trattenere le mie lacrime davanti a quella scena, ma non poteva rimanere lì o sarebbe stata la prima a lasciarci le penne.

Più i secondi passavano, più Dabi si stava avvicinando al bar, assetato di sangue, peggiorando ulteriormente la nostra situazione.

C’era solo una persona in grado di fermare quel tipo, e dovevamo contattarlo in qualche modo. Il problema è che, se anche fossimo riusciti a farlo, non saremmo mai riusciti a sopravvivere a uno scontro contro Dabi. Ci restavano poco meno di un minuto, e dubitavo seriamente che Endeavor fosse così veloce…

… soprattutto se, come aveva ipotizzato il barista, quei bastardi del Fronte di Liberazione del Paranormale avevano attaccato in ogni angolo del Giappone, durante le proteste dei civili.

C’era un solo piano che poteva funzionare per salvare, se non tutti, almeno due tra di noi.

«Signore… porti via la mia compagna e chiamate l’Associazione Eroi… quel tipo è il figlio di Endeavor!»

«… ragazzo… non vorrai…»

«… sono uno studente della Yuei… è un mio dovere proteggere i civili!»

Il barista era visibilmente incerto nell’accettare la mia proposta, ma si vedeva che non fosse in grado di fronteggiare una simile minaccia. D’altra parte non lo ero nemmeno io, ma non potevo e non dovevo mettere inutilmente in pericolo un civile.

Avevo scelto di entrare nella Yuei per diventare un eroe professionista; anche se avevo fallito il test pratico, non potevo permettere che il proprietario di un locale si assumesse la responsabilità di proteggere sia me che Shizuka.

«D’accordo, ragazzo… se è questo che desideri»

«Cosa… NO! NON PUOI… ouch…»

Un solo pugno, da parte di quell’uomo, fu più che sufficiente per far perdere i sensi alla mia amica che venne prontamente presa in braccio da quello sconosciuto.

«Signore… prima che lei vada… posso sapere il suo nome?»

«… è importante, al momento?»

«… sono uno sciocco, ha ragione. Vada pure…»

«... mi chiamo Hisashi Midoriya, e avevo un figlio come te che andava alla Yuei…» mi rivelò l’uomo, con sincerità «… perciò vedi di non farti ammazzare! Mi sono spiegato? Ci sono già state abbastanza morti, per oggi!»

«… ci proverò… grazie per essersi preso cura di noi, signor Midoriya!»

L’uomo alzò il pollice e mi dette una pacca sulla spalla prima di uscire dalla porta sul retro, con in braccio la povera Shizuka…

… perdonami, amica mia.

Avevo già perso Mitsuiko, e non potevo perdere anche te.

«Dentro quel bar c’è qualcuno… vorrà dire lo ridurrò in cenere!»

Merda! Si era già reso conto della mia presenza.

Capendo di avere solo pochi secondi, recuperai ogni singolo grammo delle mie forze, scattai in piedi e mi gettai fuori dalla vetrina del bar, prima che una fiammata azzurra colpisse il negozio, nel quale divampò un incendio di proporzioni colossali. Per quanto volessi bene al mio migliore amico, l’istinto di sopravvivenza mi aveva spinto a lasciare il suo cadavere lì; in caso contrario, io lo avrei accompagnato all’altro mondo.

«Ehi, nanerottolo! Non penserai mica di poter sfuggire all’infinito!»

Ignorando le sue parole, cominciai a correre a perdifiato verso l’altro ciglio della strada, per spingerlo nel punto opposto da cui stavano fuggendo il signor Midoriya e Shizuka, e fui anche in grado di evitare un’altra fiammata, da parte del villain. Attorno a me c’erano centinaia di cadaveri immersi nelle sue fiamme; l’odore di carne bruciata stava inondando i miei polmoni, e faticavo a non vomitare davanti a quello spettacolo orrido e disgustoso. Il mio corpo, tuttavia, si stava muovendo in automatico e balzava sopra di essi per sfuggire alla morte.

Quella fuga, però, avrebbe avuto presto una fine; ero consapevole che, una volta uscito dal bar, le mie speranze di uscire vivo da quel disastro si sarebbero ridotte al lumicino…

… ma dovevo fargli perdere tempo, così che Endeavor arrivasse in tempo per combatterlo e arrestarlo, mentre Shizuka e il barista di quel locale raggiungevano la salvezza.

Esisteva un modo per impedire a Dabi di uccidermi a sangue freddo?

Forse sì.

Raccogliendo tutto il coraggio che avevo in corpo, e anche tutta la mia evidente pazzia, mi voltai verso quel feroce assassino e conclusi la mia fuga, urlando a squarciagola.

«Tu sei Touya Todoroki, non è vero?! Sei il figlio di Endeavor!»

Eccolo lì.

Dabi, il numero due del Fronte di Liberazione del Paranormale, l’uomo che aveva sbriciolato le fondamenta dell’Associazione Eroi raccontando il suo torbido passato. Il suo aspetto era perfino più raccapricciante di quanto apparisse nelle foto dei giornali o nelle riprese su internet.

Tra le sue mani portava un piccolo smartphone, con il quale stava probabilmente riprendendo il disastro che aveva causato…

... eravamo solo noi due, faccia a faccia.

«Toh… una divisa della Yuei! Vuol dire che conosci mio fratello, giusto?» notò lui, con leggero interesse «Eppure non mi pare di averti visto nel bosco, quel giorno…»

«Sono… uno studente del corso ordinario…»

Non aveva senso mentirgli. Se avessi provato a combatterci, avrei fatto la stessa fine di tutti i cadaveri attorno a me, e probabilmente sarebbe andata così a prescindere dalle mie gesta. Cosa avrei potuto fare, allora?

 

Ragazzo mio… il tuo progetto è un messaggio di speranza non solo per noi eroi professionisti, ma per tutto il mondo. Vorrei leggerlo non solo alle nostre classi, ma davanti a una conferenza di livello mondiale! Ciò che non puoi fare con i pugni, tu puoi farlo con le parole…

… tu puoi diventare un eroe, Ishimaru Yamashiro! Non arrenderti, e continua per la tua strada, qualunque cosa ti riserbi la vita.

 

«Io… io volevo parlarti!o» affermai io, tirando fuori il petto e domandandogli con fermezza «Volevo capire la tua storia, comprendere il motivo per il quale sei diventato un villain!»

«E per quale motivo dovrei darti retta? Chi ti credi di essere, moccioso?»

«È vero… non mi sono presentato! Il mio nome è Ishimaru Yamashiro, e da grande voglio diventare un magistrato!»

L’uomo incurvò il capo dopo aver ascoltato le mie parole. Il suo sguardo era visibilmente confuso…

… lo avevo innervosito!

«Ishimaru, giusto? Sai… c’è una regola che voglio insegnarti, prima di mandarti all’altro mondo…»

Con la coda nell’occhio mi resi conto che Dabi avesse preparato un nuovo attacco di fuoco sul palmo della sua mano, che io fui in grado di evitare con un balzo.

«… non metterti mai di fronte a un predatore assetato di sangue!»

«Sei proprio un maleducato… uff…» sbuffai io, dopo aver evitato il suo colpo «… potrei esserti molto più utile di quanto tu credi!»

«Utile?»

«A fare pace con la tua psiche da folle genocida!» dichiarai io, innervosendolo ulteriormente «Quando tuo padre e tuo fratello sono stati in ospedale, mia sorella ha ascoltato un discorso tra i tuoi fratelli, Natsu e Fuyumi… nel quale hanno parlato del tuo passato!»

Il braccio di Touya era già carico delle sue fiamme azzurre, ma non le aveva scagliate. Nonostante il suo volto fosse una maschera di pura rabbia, il solo fatto che avessi accennato alla sua famiglia lo aveva fatto tentennare.

«Ma davvero… e cosa avrebbero detto?»

«Che sono dispiaciuti per quello che è successo… che avrebbero dovuto fare di più per darti una mano con tuo padre»

Ci stavo riuscendo. Dabi stava tremando per la rabbia e non stava attaccando.

Quello che stavo dicendo non era frutto di una menzogna, ma era la pura verità; mia sorella aveva davvero beccato i due ragazzi a discutere di Touya, nell’ospedale in cui lavorava, e aveva perfino cercato di consolarli.

Fu così che venne a conoscenza del passato della famiglia Todoroki.

«È per questo che volevo parlarti… i tuoi fratelli hanno detto che tu volevi diventare un Eroe, giusto? Perché non hai perseguito quella strada? Al contrario di me, tu hai un potere incredibile… eppure hai mollato! Eri davvero così ossessionato da tuo padre?»

«Non solo da lui…»

Il calore che fuoriuscì dal suo corpo aumentò la temperatura dell’aria che respiravo, ma non potevo e non dovevo allontanarmi da lì, a costo di ustionarmi i polmoni.

«… sin da piccolo, mio padre mi ha allenato con lo scopo di farmi superare e oltrepassare All Might. A un certo punto, però, quel bastardo notò le bruciature del mio corpo e decise di piantarmi in asso… e io non l’ho accettato…»

«… così hai continuato ad allenarti, anche contro il volere dei tuoi genitori…»

«… esattamente. Scoprì che le mie fiamme sono collegate alle mie emozioni, e felice di quella rivelazione chiesi a mio padre di osservare il mio potere. Ma lui non volle… al contrario, si arrabbiò ancora di più… e quel giorno, sulla collina, non fui in grado di trattenere la mia rabbia!»

Ricollegai subito il fatto di cronaca a cui stava facendo riferimento quel villain. Quella volta, tutti credettero che il figlio di Endeavor fosse morto, incapace di controllare le sue fiamme…

… tant’è vero che, di lui, trovarono solamente la mandibola.

«Credo di aver capito. Sono stati questi avvenimenti ad avvicinarti all’ideologia di Stain… non è vero?»

Stranamente, mi resi conto, la temperatura attorno a me si raffreddò quel tanto che bastava per respirare un po’ più di ossigeno. Era la conferma di quanto Dabi avesse appena confermato…

… le sue fiamme erano controllate dalle sue emozioni.

Se il suo cuore era in uno stato di agitazione crescente, quel tizio si trasformava in una bomba incendiaria in grado di sciogliere tutto ciò che aveva attorno a lui. Era bastato pronunciare la parola Stain per cancellare la sua precedente rabbia.

«Tu conosci quest’ideologia, Ishimaru?»

«Ne parlano tutti, ormai…» dichiarai io con sincerità «… è il pensiero secondo cui gli Eroi che proteggono la gente solo per ricevere fama e fortuna sono solo degli impostori, indegni di essere chiamati tali… che l'unico vero eroe sia All Might, e che tutti gli altri non debbano neanche esistere… lo ammetto. Per un po’ di tempo, il messaggio che voleva lasciare Stain è rimasto impresso nella mia mente… e cominciavo a credere che, in parte, lui avesse anche ragione»

Era la verità.

Il ritiro di All Might fu letteralmente in grado di sbriciolare ogni mia certezza sul futuro dei supereroi. Ero convinto che una figura come la sua fosse insostituibile, e quanto era avvenuto nei mesi successivi aveva accentuato i miei dubbi. Fu proprio quel senso di oppressione che attirò la mia curiosità sull’ideologia di Stain l’Ammazza-eroi.

«Forse mi sono sbagliato sul tuo conto, Ishimaru Yamashiro…» affermò Dabi, del quale ero riuscito a catturare il pieno interessa «… sai… in questo momento, io sono in diretta nazionale per mezzo di questo smartphone! Cosa ne dici se, in cambio della tua vita, tu dica a tutto il mondo cosa pensi davvero di questa società marcia sino al midollo?»

Quella non era una semplice richiesta. Io ne ero consapevole…

… lui mi stava ordinando di ripetere quello che avevo detto sull’ideologia di Stain l’Ammazza-eroi, in modo da sbriciolare anche le fondamenta della mia scuola, la Yuei.

Sarebbe stato il colpo di grazia per la nostra società.

Eppure, in un modo o nell’altro, ero riuscito a ottenere un briciolo di controllo in quella situazione; la poca lucidità di quel giovane ragazzo aveva giocato a mio favore…

… e io non avrei sprecato quell’opportunità, anche a costo della mia vita perché una cosa l’avevo senz’altro capita.

Dabi non avrebbe mantenuto la sua promessa a prescindere dalla mia risposta.

«D’accordo… punta quel cellulare verso di me!»

Touya Todoroki mi mostrò un ghigno a dir poco famelico, segno che fossi riuscito a convincerlo e a conquistare parte della sua fiducia.

«Perfetto! Comincia quando vuoi, Ishimaru Yamashiro!»

C’era solo un piccolo problema, mio caro Touya…

… come tu avevi puntato a distruggere le fondamenta dell’Associazione Eroi, io avrei disgregato le fondamenta della tua fazione di folli psicopatici assassini.

Quella sarebbe stata la relazione scolastica più difficile che avrei presentato…

… ed era dedicata al mio migliore amico, Mitsuiko, che aveva perso la vita per colpa di Dabi e del Fronte di Liberazione del Paranormale.

 

Tu puoi diventare un Eroe, Ishimaru Yamashiro…

 

«Non mi pento di ciò che ho appena affermato. Gran parte dei problemi che abbiamo affrontato in questi mesi sono frutto della sufficienza mostrata da tantissimi eroi professionisti, che hanno sottovalutato la minaccia dei villain e sopravvalutato le loro capacità. Per anni abbiamo creduto che ogni nostro problema sarebbe stato risolto dall’Eroe Professionista di turno, ma la verità era che avevamo il prosciutto negli occhi. L’Associazione Eroi odierna non può farcela contro una tale minaccia…»

«… ottimo, ragazzo! Ora che lo hai…»

«… non così in fretta, Touya… io non ho ancora finito!  Ho altre critiche da rivolgere a questa società!»

Ogni singola fiamma presente su quel viale si estinse al volo, come se qualcuno avesse soffiato su una candela accesa. Ero riuscito a spiazzare uno dei villain più pericolosi del Fronte, il quale era rimasto impietrito dalla mia presa di posizione.

Accertatomi che lui non avesse interrotto le riprese del suo smartphone, io continuai il mio discorso.

«… l’Associazione Eroi giapponese non può farcela… non da sola! Io sono uno studente della Yuei e faccio parte del corso ordinario, e oggi dovevamo presentare una relazione sul nostro eroe preferito. E sapete cosa ho fatto? Davanti alla mia classe e davanti al mio Eroe Professionista preferito, All Might, mi sono messo a parlare di due persone che sono vissute più di duecento anni fa, quando i Quirk neanche esistevano! Quando ho letto le loro storie, io mi sono reso conto di quanto avessi torto… di quanto avesse torto Stain! Se siamo finiti in una situazione del genere, la colpa non è solo degli eroi… MA È ANCHE NOSTRA, E CON NOI INCLUDO LA MIA PERSONA!»

«Ma… ma cosa…?!» esclamò Touya, visibilmente scosso dalle mie parole.

«Hai sentito benissimo, Dabi… se ci troviamo a combattere tra di noi, la colpa è di tutti quanti! Gli uomini di cui ho parlato si chiamano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sono due magistrati italiani che, per anni, hanno combattuto contro la Mafia Italiana facendo arrestare centinaia di villain con le loro indagini, mettendo a nudo tutto il marciume che vi stava nel loro paese. Nonostante siano stati uccisi dopo due attentati, il loro messaggio di speranza ha continuato a viaggiare per tantissimi anni, ispirando ogni persona che desiderava assaporare la libertà… QUELLA VERA, DOVE OGNI PERSONA SI SAREBBE COMPRESA PER DAVVERO! NON QUELLA CHE VOGLIONO DABI E SHIGARAKI, NELLA QUALE NOI POTREMMO SEMPLICEMENTE SPARIRE DALLA FACCIA DELLA TERRA! E sapete cosa ne penso, adesso, dell’ideologia di Stain l’Ammazza-eroi? CHE SONO UN SACCO DI CAZZATE! Tutti vorrebbero che, a proteggerci, ci fosse un uomo senza macchia e senza paura, ma questo non esiste… E NON ESISTERÀ MAI! Tu, All Might, che salvavi ogni persona con il sorriso stampato sulla faccia… solo adesso mi rendo conto che dietro di esso ci fosse ben altro, che tu non hai voluto condividere con noi! Perché non ti sei fidato anche di noi, dei tuoi civili? Perché non ci hai mai raccontato di All For One?! Perché non ci hai mai fatto presente delle tue fragilità e dei tuoi stati d’animo?! PERCHÉ HAI CONTINUATO AD AGIRE COME SE FOSSI UN DIO SCESO SULLA TERRA PER SALVARCI?! LA TUA AURA CI HA OFFUSCATO LA MENTE, CI HA FATTO CREDERE CHE NIENTE E NESSUNO CI AVREBBE PIÙ FATTO DEL MALE… e ciò ci ha rammollito… ci ha fatto credere che solo gli Eroi Professionisti potessero cambiare il nostro mondo, ma non è così… SE UN EROE COME TE È ESISTITO, IL MERITO È ANCHE DI QUEI DUE MAGISTRATI SENZA QUIRK CHE, NONOSTANTE SI FOSSERO TROVATI IL MONDO CONTRO, ANCHE DOPO LA MORTE HANNO IMPRESSO UN MESSAGGIO D’AMORE VERSO LA VITA!»

Touya stava visibilmente tremando come una foglia, al punto che il suo cellulare stava quasi per cadergli di mano. Quell’imbecille aveva creduto che mi sarei semplicemente arreso, che avrei usato il suo articolato piano per mettere in cattiva luce la mia scuola, la Yuei…

… il futuro del nostro mondo.

Quanto si era sbagliato…

«E tu, Touya, che tanto desideri vendicarti di tuo padre e della tua famiglia… vuoi sapere realmente cosa penso di te? Se anche tu fossi diventato un Eroe Professionista, Stain ti avrebbe senz’altro inserito nella lista di quelli da uccidere… PERCHÉ TUO PADRE HA SEMPRE AVUTO RAGIONE SUL TUO CONTO! TU NON SARESTI MAI DIVENTATO UN EROE, E NON PERCHÉ NON SAPEVI CONTROLLARE IL TUO POTERE… MA PERCHÈ il tuo solo scopo era quello di diventare piÙ forte di all might e tuo padre! SEI LA PERSONIFICAZIONE DI NARCISO… A TE NON FREGA NIENTE DI NESSUNO, MA SOLO DI TE STESSO!»

«Basta, moccioso… adesso stai oltrepassando il…»

«… limite?! Troppo tardi, mio caro Touya… ormai non fai più paura a nessuno. Tutti hanno visto cosa sei davvero… UN RAGAZZINO VIZIATO CHE NON HA SAPUTO DARSI UN CONTEGNO. Endeavor e tua madre ti avranno spinto a diventare ciò che sei adesso, ma almeno tuo padre ha il coraggio di guardare in faccia la realtà e di prendersi le sue responsabilità! Sai perché le mie parole ti danno così tanto fastidio? PERCHÉ TU SEI IL PRIMO A ESSERTENE RESO CONTO, AD AVER NOTATO IL CAMBIAMENTO IN POSITIVO DI ENDEAVOR, AD AVER VISTO LA TUA FAMIGLIA RIUNIRSI, E TU NON RIESCI AD ACCETTARLO!»

Il calore era tornato ad aumentare vertiginosamente, ma non potevo e non volevo fermarmi. C’era un solo modo per concludere quel discorso…

… usare le stesse parole che quei due magistrati italiani hanno sempre pronunciato, per il bene del nostro futuro…

… sia in Italia, che nel Giappone e nel resto del mondo!

«E sai cos’altro penso? Che voi del Fronte di Liberazione del Paranormale, non siete affatto invincibili; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha avuto un inizio… MA AVRÀ ANCHE UNA FINE! Forse non possiamo chiedere l’impossibile a dei cittadini inermi, ma se impegniamo in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni, per voi non c’è alcuna speranza di vittoria!»

«… basta… smettila, moccioso…»

«Questo non significa che solo gli eroi possono darci una mano… LORO POSSONO FARCELA SOLO SE SIAMO NOI I PRIMI A SOSTENERLI! POSSIAMO DIVENTARE EROI ANCHE CON UN SOLO GESTO, CON UN VERO ATTO DI FEDE! NOI POSSIAMO SEMPRE FARE IL BENE, E QUESTO SARÀ SUFFICIENTE! Giovanni Falcone disse questa frase, nella sua vita, ben sapendo cosa gli sarebbe potuto succedere alla fine: “Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”. È proprio così, non è vero? Se è vero che il nostro mondo sta andando in mille pezzi… ALLORA NON CI RESTA CHE RICOSTRUIRLO DA CAPO, PARTENDO PROPRIO DALLE FONDAMENTA! NON CI ARRENDEREMO AL MALE, NÉ ORA NE MAI!!!»

Ce l’avevo fatta. Ero riuscito a dire tutto ciò che pensavo; ero stato in grado di parlare a tutto il Giappone, e forse anche davanti al mondo intero.

Ero riuscito a gettare un nuovo seme di speranza, esattamente come aveva predetto quel giorno All Might.

Ora non avevo più rimpianti, nella mia vita.

«Alle classi degli Eroi Professionisti, e a tutti i ragazzi della mia età e non… il mio discorso non avrà valore se, voi per primi, non darete il giusto esempio. Io… io non sopravvivrò, oggi… ero consapevole dei miei limiti e, nonostante ciò, mi sono gettato in faccia al pericolo come uno stupido. Promettetemi solo questo… che nessun’altro, come me, si spinga fino a questo punto. Siate voi lo scudo per il nostro futuro…»

«Pezzo di merda… tu… hai rovinato tutto… la mia preparazione… il mio piano… come hai potuto»

«… smettila, Touya. È finita… che io viva o che io muoia, tu oggi hai perso letteralmente la faccia, e non solo in senso letterale. Paolo Borsellino disse questa frase: “È bello morire per ciò in cui si crede; chi ha paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta sola”. La tua arroganza e la tua sete di vendetta hanno creato non solo il seme che ha distrutto le fondamenta del nostro mondo… ma anche quello per ricostruirlo. Uccidimi pure, se ciò ti farà stare meglio… ma ormai dubito fortemente che tu possa trovare più la pace, nella tua anima… oggi, Touya Todoroki è morto per sempre!»

Fu un attimo.

Il corpo di Dabi si coprì di fiamme talmente incandescenti che ne rimasi quasi accecato. Le mie parole avevano spezzato definitivamente la sua maschera.

Non sarei sopravvissuto a quell’attacco. L’intero quartiere sarebbe stato sciolto dalle fiamme di Dabi, la cui psiche era ormai stata messa a nudo.

Chiusi gli occhi, pronto ad accettare il mio destino…

… mamma, papà, Ai…

… Shizuka…

… All Might…

… professoressa Haibara…

… perdonatemi, se vi lascio in questo modo così improvviso.

“Sto per raggiungerti, Mitsuiko…” pensai, con amarezza, mentre le fiamme cominciarono a ustionare il mio corpo, incenerendo tutti i miei vestiti.

Il dolore fu talmente accecante che non fui neanche in grado di urlare. Quel lampo di luce azzurra venne presto sostituito da un nero oscuro quanto la notte, e non fui in grado di rialzarmi più.

 

“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene.”

PAOLO BORSELLINO

 

*

 

«Non capisco… perché non si sta svegliando

«Tranquilla, piccola… questo giovanotto è ancora privo di forze. L’importante è che tu sia riuscita a salvargli la vita!»

Che stava succedendo?

Di chi erano quelle voci?

«… ci sono novità, ragazzi! Shoto ed Endeavor hanno finalmente catturato Dabi!»

Dabi…

… chissà perché quel nome mi faceva venire i brividi…

… un momento…

… Endeavor…

… Dabi…

… Touya!

Io mi trovavo assieme a lui, e gliene avevo cantate di tutti i colori prima di…

… essere arso vivo dalle sue fiamme.

Ero davvero sopravvissuto a quell’attacco? O quello era l’aldilà?

Avevo un solo modo per scoprirlo…

«Ehi! Si è svegliato!»

Nel momento esatto in cui io riaprii gli occhi, mi ritrovai davanti i volti di alcuni ragazzi a me sconosciuti.

Dove mi trovavo?

«Tranquillo… sei in ospedale!» mi rassicurò subito una ragazza dai capelli lunghi, legati con una coda di cavallo «Credevamo tu fossi spacciato, ma la tua amica Shizuka ha riconosciuto subito i tuoi poteri e siamo riusciti a salvarti!»

«I… i miei poteri?»

«La chiazza d’inchiostro sul terreno!» affermò con esaltazione un altro ragazzo, dai capelli rossi «Sei riuscito a trasformarti in quella sostanza prima che Dabi ti incenerisse del tutto!»

«Dategli un po’ di spazio… non vedete che è ancora in preda alla confusione?»

Era così. La mia testa faticava a elaborare tutte le informazioni che avevo ricevuto: per prima cosa, io neanche sapevo di poter trasformare il mio corpo in inchiostro; seconda cosa, dovevo ancora assimilare il fatto di essere ancora vivo…

… ero sopravvissuto. Con tanta fortuna, vero, ma ero ancora vivo.

«Sembra proprio che ti abbiano rispedito sulla Terra senza preavviso, giovanotto» mi disse un uomo dall’aspetto molto singolare, che io riconobbi al volo come Eraser Head, uno dei nostri insegnanti alla Yuei «È probabile che il tuo corpo abbia reagito in quella maniera per istinto di sopravvivenza. A prescindere da ciò, non sei ancora del tutto fuori pericolo… dovrai passare un paio di settimane qui, per ricevere quanto più sangue possibile visto che non te ne era rimasto molto!»

Provai a mettermi seduto su quel lettino d’ospedale, e ci riuscì a fatica. Dando un’occhiata più da vicino, mi resi conto che quei ragazzi, almeno di vista, li conoscevo perfettamente. Erano gli studenti della 2-A, alla Yuei…

… coloro che, un giorno, sarebbero diventati degli eroi professionisti.

«Sei stato incredibile! Gliel’hai proprio cantata a quei villain da strapazzo!»

«Hai lasciato Dabi a corto di parole!»

«Al posto tuo, io me la sarei fatta sotto per la paura…»

«Sei sempre il solito, Mineta-kun…»

Un momento…

… loro mi avevano ascoltato?

Avevano assistito alla diretta di Dabi?

«Ora basta!» li rimproverò subito Eraser Head, riuscendo nell’ardua impresa di zittire la sua classe prima di rivolgersi nuovamente a me «La tua amica e quell’uomo, una volta raggiunto un posto sicuro, hanno contattato l’Associazione Eroi e ci siamo subito attivati per raggiungerti. Quando siamo giunti sul posto, temevamo fosse troppo tardi. Quando abbiamo notato la chiazza, tuttavia, abbiamo deciso di raccoglierla per farti tornare normale… e se non fosse stato per questa piccolina, a quest’ora ti saresti prosciugato completamente»

Solo a quel punto riuscì a notare la figura di una piccola bambina, nascosta dietro la gamba dell’eroe. Capelli argentati e occhi cremisi, aveva un piccolissimo corno sulla fronte; indossava un abitino rosso sopra una camicia bianca, e portava degli stivaletti in pelliccia.

Lei? Quella bambina mi aveva salvato?

«Su, Eri-chan… Ishimaru vuole conoscerti!»

Sorrisi quando vidi quella piccina portarsi timidamente di fronte al mio capezzale, con lo sguardo puntato verso il pavimento.

«… s-sta bene, signore? Non le ho fatto male, ver…»

Istintivamente, la mia mano si poggiò sulla sua piccola testolina e la accarezzò con dolcezza e amore. A quella bambina, a Eri, io dovevo la mia vita per quello che aveva fatto. Mi aveva ridato un futuro.

«… sei stata bravissima! Non mi ha fatto male neanche un pochino, Eri-chan! Ti ringrazio per avermi salvato… e da oggi, chiamami semplicemente Ishi-kun! Niente signore, d’accordo?»

«… c-certo!» esclamò lei, meravigliata da quel contatto, prima di rivolgermi un sorriso a dir poco stupendo…

… fu davanti a quella vista stupenda che il mio cuore fu in grado di accettare la verità.

Ero vivo.

Potevo ancora dare molto, alla mia vita…

… potevo onorare ancora di più il mio migliore amico…

… Mitsuiko…

«… posso… posso restare da solo per cinque minuti? Solo… solo cinque minuti… vi prego…»

Tutti si guardarono tra di loro, ma alla fine compresero cosa non andasse, segno che Shizuka avesse spiegato cosa fosse accaduto poco prima del faccia a faccia tra me e Dabi. Con rispetto e garbo, tutti quanti abbandonarono la stanza, lasciandomi completamente da solo…

… no…

… era entrato qualcun altro, al loro posto.

«Haibara sen-sei?»

«Mi sono precipitata qui, una volta saputo tutto…»

La mia insegnante si era portata vicino a me e mi aveva stretto la mano con gentilezza.

«… perciò lei…»

«… sì, Ishimaru… so cosa è successo a Mitsuiko. Lo sanno tutti i tuoi compagni di classe. I suoi genitori sono già stati in Obitorio per il riconoscimento…»

«… avrei dovuto aiutarlo… dovevo…»

«… no. Se tu avessi provato a salvargli la vita, saresti morto schiacciato dalla folla» affermò lei, con severità «Perfino Shizuka se ne è resa conto, e non ce l’ha affatto con te per averla trascinata dentro quel bar. Ti sei spinto addirittura ad affrontare faccia a faccia quel villain, nonostante avessi paura… a differenza mia…»

«… a differenza…»

«… sai, Ishimaru… io ti capisco, più di chiunque altro. I miei genitori erano dei poliziotti e, quando avevo la tua età, sono stati uccisi da un villain davanti ai miei occhi…»

«… oddio… non lo sapevo. Mi dispiace tantissimo…»

«… tranquillo. Non mi è mai piaciuto parlarne perché quel giorno, a differenza tua, io non ebbi la forza di reagire nonostante mi trovassi nel corso per Eroi Professionisti… quell’evento segnò la mia vita in maniera irreparabile. Non ebbi più il coraggio di proseguire il corso e mi ritirai dalla scuola, e ci tornai solo dopo moltissimi anni, quando diventai un’insegnante…»

«… lei lasciò il corso?!»

«Non sarei mai riuscita a diventare un Eroe Professionista, non dopo aver visto tutto il mio mondo cadere in mille pezzi davanti ai miei occhi…» ammise Haibara sen-sei, con gli occhi lucidi «Come tantissimi ragazzi della tua età, avevo sottovalutato l’importanza dell’incarico che volevo ottenere, e questo mi aveva offuscato gli occhi. Per anni avevo vissuto nel rimpianto di non essere riuscita a salvare la mia famiglia… ma tu, oggi, hai compiuto un vero miracolo, Ishimaru. Non sarai riuscito a salvare la vita di tutte quelle persone uccise da Dabi, ma hai reso le loro anime immortali e nessuno si dimenticherà di loro. Forse ora non riesci ancora a notarlo, ma col passare degli anni ti renderai conto della straordinarietà del tuo gesto e di quanto ogni persona abbia apprezzato il tuo messaggio…»

«… io… io le credo… però… però… sniff…»

«… lo so… fa male… sfogati pure con me. Non vergognarti di piangere le loro anime, ragazzo mio…»

Con l’animo rotto e distrutto dal pianto, non potei fare altro che poggiarmi sulla spalla di quella donna, lasciando che il mio dolore esplodesse come una bomba, esattamente come era capitato a Dabi dopo aver ascoltato il mio discorso.

 

“Avete chiuso cinque bocche, ne avete aperte 50 milioni.”
GIOVANNI FALCONE

 

“Se la gioventù le negherà il consenso, anche l’onnipotente e misteriosa mafia svanirà come un incubo.”
PAOLO BORSELLINO

 

*

 

Trent’anni dopo…

 

La mia vita cambiò moltissimo dopo essere sopravvissuto all’attacco di Dabi.

Per prima cosa, una settimana dopo l’incidente, la Yuei aveva provato a inserirmi nei corsi per eroi professionisti, ma io mi ero definitivamente rifiutato. Non sarebbe servito a nulla passare in quelle classi, visto che non desideravo più diventare quello che, avevo ormai capito, fosse un compito troppo arduo per uno come me.

Non fraintendetemi. Io volevo ancora diventare un Eroe, ma lo avrei fatto in una maniera completamente e totalmente differente…

… seguendo le orme di mio padre, che aveva talmente preso a cuore la mia esperienza impegnandosi a fondo nel suo lavoro da Magistrato.

La guerra contro il Fronte di Liberazione del Paranormale si concluse l’anno successivo, con la vittoria degli eroi professionisti. Anche quella volta ci furono tantissimi morti, ma i nostri sforzi furono ripagati al meglio. All for One fu tolto di mezzo, mentre Tomura Shigaraki venne sconfitto proprio da due giovani della Yuei…

… uno si chiamava Bakugo Katsuki, il cui nome da eroe era “Dynamight” …

… mentre l’altro, scoprii con mia grande sorpresa, era il figlio di quel barista e si chiamava Izuku, il cui nome da eroe era “Deku”.

Poco meno di un mese dopo, si tenne un Maxi Processo al quale mio padre fu incaricato di prendere parte, che portò a migliaia di condanne per tutti i villain del Fronte di Liberazione del Paranormale. Questi furono privati dei loro quirk, e lasciati dietro le sbarre per il resto dei loro giorni.

Mi piacerebbe dirvi che tutto si concluse così, ma non fu così.

 

“Se vogliamo combattere efficacemente la mafia, non dobbiamo trasformarla in un mostro né pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci rassomiglia.”

GIOVANNI FALCONE

 

Bene e Male, imparai con il passare degli anni, erano facce della stessa medaglia e si sarebbero sempre combattuti tra di loro. Non poteva esistere l’una senza l’altra.

 

“Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno.”

GIOVANNI FALCONE

 

Quella battaglia si rivelò troppo grande da combattere per mio padre che, sei mesi dopo il maxi-processo, venne ucciso da un attentato da parte dei pochi villain ancora in circolazione. Esattamente come avevano fatto con Giovanni Falcone, quei farabutti attaccarono una bomba sotto un tombino e la fecero deflagrare quando mio padre ci passò sopra…

… proprio mentre tornava a casa nostra, la sera del suo compleanno.

Fu un duro colpo da digerire per mia madre e mia sorella, le quali decisero di trasferirsi in una nuova città per non mettere a rischio la vita di Sasuke, il mio piccolo nipotino.

A nulla valsero le suppliche di entrambe, che fecero di tutto per portarmi con loro. Non potevo più sfuggire al mio destino, anche se un giorno mi avrebbe condotto alla morte.

 

“Guardi, io ricordo ciò che mi disse Ninnì Cassarà allorché ci stavamo recando assieme sul luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del 1985, credo.

Mi disse: Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano.”

PAOLO BORSELLINO

 

Qualche anno dopo, io intrapresi finalmente gli studi per diventare Magistrato, e riuscì a laurearmi all’Università di Tokyo con il massimo dei voti. Una volta tracciata la mia strada, venni affiancato dai migliori amici e colleghi di mio padre, i quali mi presero subito sotto la loro ala protettiva…

… e da quel momento, la mia vita fu una continua guerra contro le forze del male.

Fu dura accettare una scorta per il resto della mia vita. Potetti contare, però, sul sostegno e sulla fiducia incondizionata dell’Associazione Eroi, con la quale la Magistratura e le forze di Polizia collaborarono per ripulire la società e la politica giapponese da tutti gli uomini corrotti dal male.

Con tantissimi eroi, che ci crediate o meno, divenni anche molto amico. Deku e Dynamight li incontravo quasi ogni giorno, per via della loro popolarità, ed ero un abituale frequentatore della famiglia Todoroki.

E vi ricordate quella piccola bambina che mi salvò, quel giorno? La ritrovai dopo più di quindici anni, che svolgeva il suo compito da eroina professionista…

… neanche due anni dopo, io e lei diventammo marito e moglie…

… e avemmo anche un piccolo bambino, che chiamammo Mitsuiko!

 

“Possiamo sempre fare qualcosa: massima che andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato e di ogni poliziotto.”

GIOVANNI FALCONE

 

«Ehi, papà! Dove stiamo andando, adesso?»

«Pazienza Mitsuiko… tra non molto arriveremo a destinazione!»

Ne è passato di tempo…

… trent’anni, per essere precisi, e per commemorare il giorno in cui morì il mio migliore amico, avevo deciso di fare un bel viaggio di famiglia, con mia moglie Eri e con mio figlio Mitsuiko. Avevo invitato anche Shizuka, la quale però preferì passare quel giorno assieme a sua figlia Rin e al suo nuovo marito.

Ne fui contento. Era riuscita ad accettare il dolore e ad andare avanti, tornando a essere felice e innamorata della sua vita.

Dove ero rimasto?

Già… il viaggio con la mia famiglia…

… indovinate dove andammo!

«Ahi ahi… i miei piedini…!»

«Tranquillo, amore mio! Quando avremo visitato questo posto, andremo a comprarci un dolcetto tutti insieme!»

«Davvero, mamma?!»

«Certo! Qui, in Sicilia, di dolci buonissimi ce n’è in abbondanza. Chissà se ci sono le mele caramellate…»

«… non ne ho idea, Eri… certamente non mancherà la Frutta di Martorana!»

«Mmmhhh… ho già l’acquolina in bocca!»

Ebbene sì.

Non potevo non visitare gli stessi luoghi tanto cari a mio padre.

Avremmo passato tre giorni a Palermo, prima di raggiungere Messina e visitare anche altre parti di Italia, risalendo il tacco. Saremmo rimasti in quella nazione per circa un mese, approfittando di una delle mie pochissime pause dal lavoro. Per fortuna, il piccolo Mitsuiko non aveva ancora cominciato la scuola, cosa che ci avrebbe permesso una libertà maggiore.

«Toh! Eccoci qui! Siamo arrivati!»

Ci fermammo alla Cala di Palermo, proprio di frontela facciata di un palazzo sul quale vi stavano i resti malandati di un vecchio dipinto, ormai troppo sbiadito per poter essere letto.

Poco male.

«Amore… credo sia giunto il momento!»

«Con piacere, Ishimaru-kun… Mitsuiko! Ti ricordi ciò che io e il tuo papà ti abbiamo insegnato, a casa?»

«Ehm… sì… perché?»

«Semplice… voglio vedere se sei in grado di far riapparire il murales che c’era, anni fa, su questa parete!»

«C-che cosa?! Siete sicuri che ne sarò in grado?»

«Certo, piccolo mio!» lo incoraggiò mia moglie, alzando un braccio al cielo e facendogli un occhiolino «È come un puzzle… se ci riesci, sul palazzo apparirà un immagine!»

«DAVVERO?! ALLORA CI PROVERÒ! CHISSÀ COSA USCIRÀ, ALLA FINE…»

«… eh eh eh… solo tu puoi scoprirlo, amore mio!»

La mano di Mitsuiko, il quale era più elettrizzato che mai, si posò sulla facciata dell’edificio, e il corno posto sulla sua tempia sinistra cominciò a illuminarsi di luce propria…

… e la facciata di quel muro riprese nuovamente vita, mettendo in mostra un murales in bianco e nero di due uomini, che io avevo visto non so quante volte tra le ricerche e i documenti trovati in ogni angolo del mondo.

«U… uao!»

«Visto? Ci sei riuscito!» si complimentò con lui Eri, prendendolo in braccio e facendolo roteare in aria per diversi secondi prima di tenerlo in braccio «Solo tu, con il tuo Quirk, potevi compiere quest’impresa!»

«Solo io?!»

«Già!» confermai io, dandogli una carezza sulla testa «Come la tua mamma è in grado di riportare indietro gli esseri viventi, tu puoi fare lo stesso con gli oggetti inanimati! E visto che sei stato così bravo…»

«… i dolci che compreremo saranno due! Contento?»

«Davvero?! Grazie!»

Tantissime persone, nel mentre, si erano fermate ad ammirare il murales che era apparso su quel palazzo e avevano cominciato a fotografarlo con estrema curiosità, mentre noi ci stavamo allontanando da lì, con l’intento di raggiungere una pasticceria di Palermo.

«… mamma… papà…»

«… ehi, Mitsuiko! C’è qualcosa che non va?»

«… ecco… chi sono quelle due persone che ho fatto riapparire sul palazzo?»

Sia io che Eri ci guardammo negli occhi, con sguardo stupito, prima di rivolgerci a nostro figlio con un sorriso orgoglioso.

Poteva avere solo tre anni, ma io e la donna che amavo sapevamo fosse pronto a sapere quella storia…

… perché Mitsuiko aveva già deciso cosa sarebbe diventato da grande, dopo aver visto le gesta dei suoi due eroi preferiti, Deku e Dynamight!

 

«Si chiamano Giovanni e Paolo… e sono due Eroi straordinari!»

 

FINE

   
 
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