MY HERO ACADEMIA - THE REBIRTH OF TRUE HEROES
«Ehi,
Ishimaru! Svegliati! È ora di andare a scuola!»
Il
suono delle tende scostate da mia madre e l’accecante
luce filtrante il vetro della mia finestra; quello era il mio abituale
risveglio da diverso tempo, ossia da quando avevo cominciato a
frequentare il
liceo.
«Altri cinque minuti…»
«…
l’ultima volta che l’hai detto hai perso la prima
ora di
lezione! Oggi non avevi una relazione da presentare in
classe?»
Già.
La presentazione…
… non potevo
scamparla, o Haibara sen-sei stavolta mi avrebbe fatto passare
l’intero
semestre a pulire l’intera scuola.
Arresomi
all’idea, scostai le coperte del mio letto e
cominciai a prepararmi. Mezz’ora dopo, io ero già
sceso in salotto con
l’uniforme della scuola già addosso, per fare
colazione con la mia famiglia.
«Comunque
non ci hai ancora detto su cosa sarà il progetto!»
«Invece
ve l’ho già detto, mamma!» insistetti
io,
visibilmente scocciato «La prof ci ha chiesto di raccontare
la storia di un
Eroe Professionista, a nostra scelta…»
«…
allora so per certo che il tuo eroe sarà sicuramente All
Might!» provò a indovinare il mio papà,
addentando il suo toast con estremo
gusto «È il tuo preferito, giusto?»
«Ehm…
a dire il vero…»
«…
C-COSA?! Non è di lui che parlerai?»
«Ecco… il fatto
che quasi tutta la classe, al cento per cento, avrà avuto la
stessa idea.
Volevo fare qualcosa di diverso…»
Non
era del tutto vero, ma non me la sentivo di raccontare
loro la verità. Non mi andava di turbarli con tutti i miei
dubbi sul mio
futuro.
«…
e non vuoi neanche anticiparci nulla?»
«A
dire il vero, io l’ho già letto e credo che sia
una
bomba!»
«EH?
Quando lo avresti fatto, scusa?!» mi rivolsi con rabbia
alla mia sorellona, Ai, quella che io potrei definire facilmente come
“impicciona
di prima categoria”, ma alla quale avrei sempre voluto un
bene dell’anima.
«Ieri
sera!» mi prese in giro lei, con una linguaccia
scherzosa, affermando con decisione «Se ti daranno un brutto
voto, andrò
direttamente dal preside della Yuei e gliene canterò
quattro…!»
«Ti supplico… non
farlo, o la mia vita sociale andrebbe letteralmente a farsi fottere!»
«Di
certo ti beccherai un altro castigo se non ti
sbrighi…»
mi avvisò la mamma, puntando il dito verso
l’orologio appeso al muro «…
soprattutto se perderai nuovamente il treno!»
Sgranai
gli occhi quando mi resi conto dell’orario.
La
mamma aveva ragione: era tardissimo!
«IO
VADO! CI SI VEDE STASERA!»
*
Sin
dalla mia nascita, ho appreso che gli uomini non sono
tutti uguali alla nascita. Tutto cominciò a Qing Qing, in
Cina, quando balzò
fuori la notizia sulla nascita di un “bambino
fluorescente”. Da quel momento,
il “paranormale” si era diffuso ovunque; era
passato molto tempo, ma non venne
mai scoperta la causa di tale fenomeno. Nel giro di pochissimi anni, i
superumani diventarono la maggioranza della popolazione mondiale grazie
ai loro
Quirk, capacità genetiche che consentivano loro di ottenere
poteri
inimmaginabili, e questo spinse la società a ideare nuove
leggi e nuove
istituzioni per fronteggiare il cambiamento.
Fu
così che nacquero gli Eroi, un’associazione di
professionisti
in grado di fronteggiare ogni singolo male della nostra
società. Da quel giorno
erano passati almeno un centinaio d’anni, e il mondo si era
ormai abituato a
vivere in quelle condizioni.
Perfino io possedevo un
Quirk, anche se saper sparare getti di inchiostro dalla punta delle mie
dita mi
faceva assomigliare più a un calamaro che a un eroe.
Come
tantissimi altri ragazzi della mia età, provai a
superare l’esame di accesso alla Yuei, il liceo per Eroi
più famoso di tutto il
Giappone; se all’esame teorico ottenni un ottimo voto, lo
stesso non fu per
quello pratico nel quale non fui in grado di ottenere neanche un punto.
Non era
da tutti distruggere e fare a pezzi robot alti più di trenta
metri; un
partecipante si sbriciolò ogni osso del braccio per
abbatterne uno, a
dimostrazione di quanto fosse complicata quella prova.
Risultato?
Esame non superato, ma ottenni un posto in quel
liceo nelle classi ordinarie.
E sapete? Quel
fallimento non mi abbatté più di tanto.
L’esame
mi aveva fatto comprendere tutti i limiti che avevo,
e non era giusto pretendere un posto dentro quelle due classi composte
da
ragazzi a dir poco straordinari. Ci sarei rimasto male se non avessi
neanche
tentato, ed essermi tolto quel peso dalla coscienza mi aveva fatto
scoprire
nuovi orizzonti…
…
sarei sopravvissuto anche senza diventare un Eroe
Professionista…
…a
differenza di molti miei altri compagni di classe che,
invece, avevano la bava alla bocca ogni volta che si nominavano le
classi del
corso per Eroi.
Raggiunta
la fermata predestinata, uscì dalla stazione e
incominciai a camminare per i marciapiedi di Tokyo, direzione liceo
Yuei.
Peccato
solo che mi ritrovai nel bel mezzo di una protesta
contro l’Associazione Eroi.
«…
È TUTTA COLPA DEGLI EROI! LA MIA ATTIVITÀ
È STATA CHIUSA
PER SEMPRE!»
«LE
NOSTRE FAMIGLIE SONO STATE UCCISE DAI VILLAIN!»
«PRETENDIAMO
RISPETTO! VOGLIAMO DEGLI EROI CAPACI!»
«E
ti pareva…» esclamai con insoddisfazione, cercando
in
tutti i modi di non farmi trascinare dalla folla
«… se non altro, non stanno
andando nella mia stessa direzione. Non puntano alla
Yuei…»
In
fin dei conti, però, non potevo che comprendere lo stato
d’animo di tutta quella gente.
Poco
meno di un mese prima, l’Associazione Eroi tentò
l’arresto di un villain molto pericoloso chiamato Shigaraki
Tomura, capo del
Fronte di Liberazione del Paranormale. Questo gruppo di folli era
convinto che
ogni super-umano avesse il diritto di sfruttare il suo Quirk senza
alcuna
limitazione, e che le leggi attuate puntassero solo ad aumentare la
fama e la
notorietà degli eroi “professionisti”;
peccato solo che le loro rivolte fossero
tutt’altro che pacifiche, spingendo l’Associazione
Eroi a compiere il primo
passo…
…
tuttavia quel tizio fu non solo in grado di fuggire via
dopo uno scontro feroce contro i migliori eroi del Giappone, ma con i
suoi
scagnozzi compì una strage a dir poco efferata.
Nella
mia mente riecheggiavano le stime riguardanti il
fallimento della missione; 359741 morti, 2839182 civili privati delle
loro
case, e un numero indiscriminato di persone che avevano perso il loro
lavoro,
oltre una lunghissima lista di eroi professionisti che avevano
ufficialmente
rassegnato le loro dimissioni dal proprio incarico, ritirandosi
definitivamente.
Come
se non bastasse, gli eroi posizionatisi ai primi due posti
della classifica si rivelarono non così puliti e puri di
cuore come apparivano
in pubblico; il loro torbido passato venne a galla, portando la gente
comune a
sfiduciare la figura degli eroi professionisti.
In
poche parole, stava per nascere una vera e propria
rivoluzione atta a modificare per sempre il mondo che io conoscevo.
Bel periodo in cui
vivere… non c’era che dire!
Furono
tutti questi avvenimenti che mi spinsero a prendere
il nuovo progetto della mia professoressa in maniera del tutto
differente.
Conoscevo alla perfezione vita e morte del mio super-eroe preferito,
All Might,
il quale era ormai andato in pensione l’anno precedente; ero
convinto che se
avessi fatto una relazione su di lui, l’aria dentro la mia
classe sarebbe
notevolmente peggiorata e tutti avrebbero vissuto quella giornata solo
con
nostalgia.
Con
lui questi problemi non c’erano. Lui non falliva mai,
lui riusciva sempre a salvare tutti…
…
All Might era inarrivabile, e la sua assenza si faceva
sentire eccome.
Questo
sarebbe passato nella loro mente, e io non ero per
niente d’accordo.
«Ehi,
Ishimaru! Siamo qui!»
Sorrisi
quando riconobbi i miei migliori amici, Mitsuiko e
Shizuka, che mi stavano salutando nei pressi del semaforo al quale ci
incontravamo ogni giorno.
Li
conoscevo sin dai tempi delle elementari, e insieme
avevamo deciso di provare a entrare nel corso per eroi professionisti.
Nonostante fallissimo tutti e tre, Shizuka, con le sue innate
capacità manuali,
era entrata nel Corso di Supporto mentre Mitsuiko si trovava nel Corso
Ordinario,
nella mia stessa classe. Dopo averli raggiunti, mi incamminai assieme a
loro
verso la Yuei, parlando del più e del meno…
…
no; a dire il vero, era da un mese circa che l’argomento
era pressoché identico.
«Visto
che macello, all’incrocio?»
«Già…
si tratta delle famiglie che hanno subito delle
perdite per colpa dell’incidente di un mese
fa…» dichiarò Mitsuiko, amareggiato
«… vorrebbero risposte certe da parte degli eroi,
che non riescono a gestire
tutte le loro richieste…»
«…
non è colpa dell’Associazione» aggiunse
Shizuka,
dispiaciuta «Da quell’incidente i villain
continuano ad attaccare senza alcuna
sosta, e la maggior parte degli eroi professionisti ha deciso di
ritirarsi. Se
continueremo di questo passo…»
«…
ci ritroveremo presto nella merda sino al collo» ammisi,
cercando al volo di cambiare discorso e domandando al suo compagno di
classe
«Ti sei ricordato del progetto, vero?»
«…
EH?! IL PROGETTO ERA OGGI!? SONO ROVINATO!»
Sia
io che Shizuka ci tirammo un ceffone sulla fronte,
sconcertati. Potevano passare gli anni, ma il nostro amico restava un
vero pasticcione
quando si trattava dei compiti per casa.
Per
fortuna, avevo previsto sarebbe accaduta
un’eventualità
simile e mi ero cautelato; scuotendo il capo assieme a Shizuka, infilai
la mano
dentro il mio zaino a tracolla per recuperare una pila di fogli
già spillati.
«Sappi
che mi devi un favore…»
«… ma questa…
è
una relazione su All Might?! Mi stai dando il permesso di parlarne,
Ishimaru?»
«Permesso?
Di che cavolo parli?»
«Ecco… è pur
sempre il tuo eroe preferito, giusto? Lasceresti che uno smidollato
come me
parli di All Might lo stesso giorno in cui ne parlerai tu?»
«…
io non parlerò di All Might, oggi»
Ecco.
Lo avevo detto.
Come
era prevedibile, entrambi si erano voltati verso di me
con sguardo a dir poco sconvolto.
«È
davvero così strana la mia scelta?»
«A
dire il vero… sì, lo è» si
trovò costretta ad ammettere
Shizuka, con sincerità «In un periodo di crisi
come questo, noi ci saremmo
aspettati che uno come te, fan accanito di All Might, inneggiasse al
suo eroe
preferito… che dessi a tutti un
messaggio
di speranza…»
«… basta…»
Entrambi
i miei amici si fermarono, stupiti dal mio tono
innervosito.
Mi
ero rotto le palle di sentire quella frase.
«Ishimaru…»
«…
scusaci. È una tua scelta… non abbiamo il diritto
di
giudicarti…»
«…
no. Scusatemi voi. Sono stato troppo duro con voi… il
punto è che lui non tornerà» affermai
io, con decisione, riprendendo a
camminare assieme a loro «Si è ritirato un anno fa
dopo aver combattuto contro
quel villain potentissimo, e non sarebbe cambiato nulla se fosse ancora
in
attività. Perciò, se darò un messaggio
quest’oggi, non riguarderà solo lui.
L’incidente con Tomura Shigaraki è solo colpa
nostra, e dobbiamo essere noi a
rimediare!»
«…
gli Eroi Professionisti, semmai» dichiarò
Mitsuiko, con
tono nuovamente cupo e depresso «Noi non diventeremo mai
eroi, giusto? Non potremo comunque cambiare
le cose…»
Mitsuiko
e Shizuka ripresero a discutere della situazione di
crisi dell’intero paese, mentre io riflettei sulle parole
pronunciate dal mio
amico.
Noi
non eravamo eroi, perciò la situazione non sarebbe
cambiata. Quella dichiarazione non mi rassicurò affatto; al
contrario, mi
oppresse ancor di più.
La
nostra voce valeva davvero così poco nella nostra
società?
“L'importante
non è stabilire se
uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura
e non farsi
condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo,
altrimenti non è più coraggio
ma incoscienza.”
GIOVANNI FALCONE
*
«…
un po’ sintetica, come presentazione, ma perlomeno era
sufficiente! Puoi tornare al tuo posto, signorino Yamanaka!»
«Grazie
mille, Haibara sen-sei!»
Cercai
di trattenere le risate quando vidi Mitsuiko
saltellare per la gioia davanti a tutta la classe; non era un fan di
All Might,
ma se non altro conosceva i suoi gesti più eroici, cosa che
gli permise di
superare la relazione senza alcuna figuraccia.
Come
era prevedibile, la maggior parte della classe aveva
deciso di parlare di All Might, e solo in pochi avevano avuto il
coraggio di
enunciare le gesta di altri eroi professionisti. Una che venne citata
più
frequentemente fu una nostra ormai deceduta professoressa,
l’eroina
professionista Midnight…
… era morta il mese
prima, durante la Guerra contro il Fronte di Liberazione del
Paranormale,
assieme a tanti altri eroi dell’associazione.
Non
mi stupì neanche l’assenza delle relazioni su
Endeavor
od Hawks, gli attuali numero 1 e 2 dell’associazione, rei di
aver infangato il
nome degli eroi professionisti. C’era da aspettarselo, viste
le loro recenti
confessioni; l’eterno “rivale” di All
Might, per poter dare un futuro al
Giappone, aveva deciso di sposare una donna con un Quirk opposto al
suo, in
modo da poter crescere un figlio con dei poteri talmente immensi da
farlo
diventare il nuovo eroe professionista numero uno del Sol Levante. Nel
mentre,
sua moglie era finita in un ospedale psichiatrico e uno dei suoi figli
era, a
sua insaputa, diventato un tirapiedi di Shigaraki.
I
miei genitori, quando sentivano parlare di lui,
discutevano delle sue gesta e mi rimase impressa una frase pronunciata
da mia
madre, che si era sentita in dovere di proteggere Endeavor.
“Credo
che ognuno di noi debba
essere giudicato per ciò che ha fatto. Contano le azioni non
le parole. Se
dovessimo dar credito ai discorsi, saremmo tutti bravi e
irreprensibili.”
GIOVANNI FALCONE
«…
signorino Yamashiro! Ti sei imbambolato?»
«O-OPS!
Mi scusi, Haibara sen-sei!» risposi al volo con
agitazione, quando mi resi conto di essermi perso tra i miei pensieri
«Arrivo
subito…»
Mentre
raggiungevo la cattedra della mia insegnante, potevo
udire i commenti di tutti i miei compagni di classe che, con mio sommo
disappunto, non stavano prestando la minima attenzione.
«Tanto
sarà solo un’altra relazione su All
Might… sai che noia…»
«Silenzio!»
li rimproverò Haibara sen-sei con severità,
ricevendo il mio progetto senza batter ciglio «Che sia una
relazione su All
Might o su un altro eroe, la dovrete ascoltare come avete fatto con
tutti gli
altri! Altrimenti dovrete fare i conti con la sottoscritta… sono stata chiara!?»
Riacquistata
l’attenzione di tutti i suoi studenti,
l’insegnante si accinse subito a controllare il contenuto
della mia relazione
mentre io non avevo il coraggio di osservarla in faccia.
Con
lei avevo sempre avuto degli alti e bassi nel nostro
rapporto studente-insegnante. Come Mitsuiko, anche io non ottenevo
altissimi
voti con Haibara sen-sei, ed ero consapevole che la mia scelta poteva
comportare
rischi a dir poco enormi sul mio rendimento scolastico…
… come minimo,
rischiavo una visita dal preside della Yuei per il contenuto della mia
relazione.
Il
solo fatto che, per diversi secondi, lei non proferì
alcuna parola fece comprendere ai miei compagni che, forse, stava per
succedere
qualcosa di estremamente interessante.
Quel
momento di quiete totale si spezzò nel momento in cui
qualcuno bussò la porta della nostra aula, cosa che mi
mandò ancora più in
paranoia.
Chi
si era azzardato a disturbarci? Ero già nel panico
più
totale!
«Ehi,
amico… stai
sudando freddo?» si rese immediatamente conto
Mitsuiko, notando la mia
palpabile agitazione, mentre la professoressa Haibara poggiò
momentaneamente il
mio progetto sulla scrivania, ricevendo i nostri ospiti.
«SALVE
A TUTTI, GIOVANI ALLIEVI DELLA YUEI! Coff…
bleah!»
No.
Poteva
entrare chiunque, in quel momento…
… chiunque…
…
ma non All Might!
E
c’era anche il preside Nezu!
Era
stata una pessima idea…
…
un’idea a dir poco folle!
Chi me l’aveva fatto
fare di scrivere quella relazione? Non potevo semplicemente raccontare
a
memoria le gesta di All Might?
Se
non altro, loro due non avrebbero ascoltato il mio
progetto…
…
vero?
Vero?!
«Abbiamo
saputo che oggi era il giorno delle Relazioni sui
vostri Eroi Professionisti preferiti! Volevamo ascoltare uno dei nostri
studenti… ah!» esclamò subito il
preside, notando che fossi già in piedi «Vedo
che uno di voi sta per cominciare! Non vi dispiace se restiamo qui ad
ascoltarvi?»
…
cazzo!
Cosa avevo fatto di
male, Kami-Sama, per meritarmi una simile gogna mediatica!?
«Calmati,
Ishimaru! Va tutto bene… respira!»
provò a tranquillizzarmi Mitsuiko, ormai nel panico
assieme a me «Di solito sono io che finisco nella tua
situazione! Cosa diavolo
hai scritto in quella relazione?! Non vorrai svenire di fronte al tuo
eroe
preferito?»
«Quello
non sviene, mio caro Mitsuiko…» lo contraddisse un
nostro compagno di classe, con tono beffardo «…
come minimo gli viene un
infarto tra dieci secondi!»
«Ti
offro una cosa al distributore se sviene come un pesce
lesso!»
«Ci
sto!»
Bei
compagni di classe che avevo. Tutti a sfottermi nel
momento in cui avevo più bisogno del loro aiuto.
L’unica
speranza rimastami era la professoressa Haibara. Lei
si era sicuramente resa conto del pasticcio che avevo combinato, e non
mi
avrebbe mai fatto fare una figuraccia davanti a due figure
così autorevoli; il
suo ruolo da insegnante sarebbe stato irrimediabilmente
danneggiato…
…
giusto?
Giusto?!
«Certo
che potete… siete
arrivati al momento giusto! Il progetto che mi è
stato consegnato ha
letteralmente catturato il mio interesse e vorrei che lo ascoltaste
assieme a
noi!»
… la mia anima
svolazzò via dal corpo.
Era
ufficiale…
… la mia vita sociale
era ufficialmente finita.
All
Might, nella sua versione scheletrica, aveva raggiunto
il mio banco e si era seduto sulla sedia, mentre il topo antropomorfo
si era
accomodato sul cornicione della finestra.
Era
tutto pronto. Non potevo fare altro che cominciare…
…
Kami-sama…
… perché!?
«Va
tutto bene, giovanotto? Sei sicuro di poter discutere la
tua relazione?»
«N-no… cioè…
s-si…
ecco… n-non lo so…»
Il
mondo attorno a me cominciò a vorticare pericolosamente,
segno che la mia mente fosse andata definitivamente in tilt…
…
stavo per svenire come un baccalà davanti al mio preside,
davanti ad All Might e alla mia professoressa…
…
davanti a tutta la mia classe…
… che figura di merda…
PAFF!
Nella
classe era crollato un silenzio di tomba; ogni singolo
alunno del corso ordinario aveva sentito il sangue gelarsi nelle sue
vene,
quando la professoressa Haibara si era portata di fronte a me.
Lo
schiaffo sulla guancia che mi sferrò, fu così
forte da farmi
tornare nel mondo dei vivi, donandomi l’adrenalina necessaria
a recuperare del
tutto il mio autocontrollo; il panico precedente stava lentamente
svanendo, ma
non la mia confusione.
Perché
la mia sen-sei si era spinta fino a questo punto?
«Dimmi, signorino
Yamashiro… mi credi davvero così crudele da farti
fare una presentazione
davanti a tutti quanti se non avessi ritenuto valido il tuo progetto?»
Le
sue parole, sussurrate nel mio orecchio, ebbero lo stesso
effetto di una scarica elettrica. Alzai lo sguardo verso di lei,
stupito, prima
che la donna si portasse alle spalle dei miei compagni, con la mia
relazione
sul petto.
Per
la prima volta da quando l’avevo conosciuta, quella
donna mi stava sorridendo e mi aveva donato la sua fiducia…
… e io avevo tutto
tranne che intenzione di deluderla.
“La
paura è umana, ma
combattetela con il coraggio.”
PAOLO BORSELLINO
Se
lei era convinta che io potessi parlarne con tutta la
classe, perché non avrei dovuto farlo? Era il mio progetto,
la mia relazione…
… il mio pensiero su
quello che stava accadendo nel mondo.
«Sei
pronto, ragazzo?»
Dopo
aver tirato un lungo sospiro, annuì con fermezza
tranquillizzando definitivamente il mio amico Mitsuiko che, al
contrario degli
altri miei compagni, aveva avuto paura assieme a me.
Ora
gliel’avrei fatto vedere…
… avrei fatto
conoscere a tutti chi era Ishimaru Yamashiro.
«Quando
ci venne chiesto di presentare questo progetto, il
mio primo pensiero fu quello di raccontare le gesta del mio super-eroe
preferito, All Might. Sin da piccolo avevo sognato di diventare come
lui… un
eroe in grado di salvare tutti con il sorriso! Con il passare degli
anni, mi
sono dovuto accontentare di entrare nel corso ordinario della Yuei, ma
non ne
sono affatto deluso; la 2-A e la 2-B sono composte da ragazzi ben
più pronti e
più preparati del sottoscritto, e non posso che essere
felice per loro. Un
altro fatto che mi ha spinto a scrivere questa relazione è
quello che è
avvenuto il mese scorso, con la fuga di Tomura Shigaraki e della
maggior parte
dei suoi seguaci nella Guerra contro il Fronte di Liberazione del
Paranormale…
in quella missione, tantissime persone sono morte ingiustamente, sia
tra la
gente civile sia tra gli eroi, e tra questi ultimi ci sono stati
tantissimi
ritiri improvvisi. Non mento se dico che, al momento, non vedo un
futuro roseo
per il nostro mondo… e questo ha
riempito
il mio cuore di paura e angoscia. Per la prima volta da
quando mi trovo
qui, mi sono fatto una domanda alla quale credevo di saper
già la risposta… cosa
è un Eroe?»
Tirai
un lungo sospiro, dopo aver dato questa premessa a
tutti i presenti. Non avevo il coraggio di guardarli in faccia, non
ancora, ma
posso giurare di non aver mai sentito quell’aula
così silenziosa in tutta la
mia vita.
«In
casi come questi, io ho sempre cercato il parere di una
persona che, per me, è stata essenziale per farmi diventare
quello che sono, ed
è mia sorella Ai. Lei è… beh, è una
sorella davvero fuori dal comune, e non si fa scrupoli a dire le cose
in
faccia. Quando le ho fatto questa domanda, tre settimane fa,
la sua
risposta è stata questa: “Perché lo chiedi alla tua sorellona?
Esistono i dizionari! Sono fatti apposta, lo sai?”»
rivelai, suscitando
qualche risata da parte di qualche mio compagno di classe, prima di
continuare
«E sapete? Alla fine l’ho
fatto sul
serio. Ho cercato un dizionario a casa mia, e ne ho trovato
uno così
vecchio che, per poco, non si è polverizzato quando ne ho
sfogliato le pagine»
«Cosa
c’era scritto sopra, ragazzo?» mi
domandò All Might,
con estrema curiosità.
«Vi
stavano due definizioni di Eroe, apparentemente simili
ma completamente differenti l’una
dall’altra» risposi, con sincerità
«La prima
pronunciava questo: “Nella
mitologia di vari popoli primitivi,
essere semidivino al quale si attribuiscono gesta prodigiose e meriti
eccezionali; presso gli antichi, gli eroi erano in genere o Dei
decaduti alla
condizione umana per il prevalere di altre divinità, o
uomini ascesi a divinità
in virtù di particolarissimi meriti”.
La seconda, invece, pronunciava
questo “In
imprese guerresche o di altro genere, dà prova di grande
valore e
coraggio affrontando gravi pericoli e compiendo azioni straordinarie”.
Inoltre, facendo una ricerca su internet, mi sono reso conto che i
dizionari
moderni non pronunciano neanche una di queste definizioni, asserendo
che un
Eroe è: “Una
figura professionale che svolge servizi a favore di ogni cittadino,
anche a costo della sua vita”. Quando
l’ho scoperto, la prima domanda
che mi sono fatto è… perché
questa
definizione è cambiata così tanto, nel corso
degli anni?»
«Un
momento… a me non
sembrano così tanto differenti, queste
definizioni…»
«…
tu non riusciresti a trovare neanche un pennarello nero
in una scatola di matite, signorino Matsuda!»
dichiarò la professoressa
Haibara, facendo nuovamente ridere la classe «La definizione
di “Eroe” è
cambiata dal giorno in cui cominciarono ad affiorare i Quirk, evento
che portò
alla nascita dell’Associazione Eroi e alla creazione delle
leggi che tutti
conosciamo…»
«…
in parole povere, la definizione moderna paragona l’eroe
a un qualunque lavoro professionale, portandolo allo stesso livello di
un
panettiere o di un medico» intuì subito il
preside, battendo un pugno sul palmo
della sua mano «Ho indovinato, signorino Yamashiro?»
«Ecco…
sì, è quella la
risposta» confermai io, con estremo imbarazzo,
notando che il mio discorso
era ben seguito «Appurato ciò, ho notato un
particolare nelle definizioni del
dizionario cartaceo che avevo in casa. La prima definizione descrive
l’Eroe
come una figura semi-divina, quasi impossibile da raggiungere per
persone
comuni come noi…»
«…
un eroe alla All Might, in parole povere…»
comprese
Mitsuiko, venendo però smentito dallo stesso eroe in
pensione.
«No, mio caro ragazzo.
Se parli di figure semi-divine, allora io non faccio parte di questa
categoria.
Altrimenti non sarei stato costretto a ritirarmi…»
«…
appunto. Parliamo di eroi come Achille dell’Iliade, o
personaggi raccontati nei miti
dell’Antichità» appuntò
Haibara sen-sei, con
severità «Solo dopo tantissimi anni si
è capito che tali storie fossero frutto
di leggende e che, se un Achille è davvero esistito, non
morì solo dopo essere
stato colpito al tallone da una freccia. Narrare queste gesta,
però, invogliava
gli eserciti a dare il massimo nelle loro battaglie, così
che le loro gesta venissero
narrate nel corso dei secoli. Questa è la prima definizione
di “Eroe” che
possiamo trovare nella storia
dell’umanità…»
«…
esattamente. La seconda definizione, invece, è molto
più
difficile da interpretare e può contenere tantissimi
significati. In imprese guerresche o di altro
genere, dà
prova di grande valore e coraggio affrontando gravi pericoli e
compiendo azioni
straordinarie… in imprese guerresche o di altro genere…
come interpretereste
questa definizione?»
I
miei compagni di classe si guardarono tra di loro,
visibilmente confusi dalle mie parole. Li compresi; anche io ci avevo
messo un
po’ a capire il significato di quella definizione…
… quella che, secondo
me, si avvicinava realmente al vero significato di Eroe.
«Per
la miseria… ora
sì che il mio cervello andrà in pappa, Ishimaru!»
esclamò Mitsuiko, con il
fumo che gli usciva dalle orecchie «Mi arrendo! Non riesco
proprio a starti
dietro, amico. Potresti darci tu la risposta?»
Immaginavo
sarebbe andata a finire in quel modo. Fare quelle
scoperte mi aveva dato tante risposte sul tempo in cui io vivevo, e non
potevo
fare altro che condividerle e dare linfa al mio pensiero.
«Sei un eroe quando,
per esempio, decidi di offrire un pezzo di pane a una persona che si
trova in
mezzo alla strada… se sei un medico o un infermiere, diventi
un eroe quando
riesci a salvare la vita di un tuo paziente, e lo stesso vale per un
poliziotto… se sei un amante degli animali, diventi un eroe
quando decidi di
dare ospitalità a un cucciolo senza casa…
quando il dizionario parla di
imprese di altro genere, si riferisce a qualunque azione, della nostra
vita
quotidiana, che porta beneficio o aiuto a qualcuno che ne ha bisogno.
Questa è
la definizione che più preferisco di Eroe, perché
ci dimostra che tutti lo
possiamo diventare se lo desideriamo sul serio, e non servono
necessariamente
gesta estreme… basta dare tutto
noi
stessi nel momento decisivo, e anche oltre. D’altra
parte, è questo il
motto della nostra scuola, vero? PLUS ULTRA ci invita a superare i
nostri
limiti, ma non parla solo di quelli fisici… ci
invita a crescere, maturare e comprendere quale sia il nostro ruolo nel
mondo,
nella collettività»
«Assomiglia
ai discorsi che ci facevano da piccoli, negli
asili nido…» ammise una delle mie compagne, con
sincerità «… peccato solo che
non sia realmente così, alla fine…»
«…
e allora rispondi a questa domanda, Chisa… come
lottavano gli esseri umani contro le ingiustizie e le
malvagità, prima della
nascita dei Quirk? »
«Beh… ecco…»
«… qualcuno, qui, deve
fare delle ripetizioni di Storia…»
affermò la professoressa Haibara,
riuscendo a imbarazzare la mia compagna «Non esistevano i
Quirk, ma l’umanità
riusciva comunque ad andare avanti. Gran parte della tecnologia che voi
conoscete è frutto delle scoperte scientifiche di uomini o
donne vissute anche
più di cento anni fa. Lo stesso valeva per la lotta contro
la criminalità o le
ingiustizie sociali… se l’Associazione Eroi fu in
grado di nascere fu grazie
allo sforzo di tantissime persone, con o prive di Quirk, che
già da prima hanno
combattuto il male con coraggio e dedizione!»
«Eh?!
Gli eroi esistevano anche prima della nascita dei
Quirk?!» domandò Mitsuiko, visibilmente scioccato.
«Già…
le loro gesta sono meno note, perché gli eroi moderni
li hanno offuscati con le loro imprese di maggior impatto. Non venivano
nemmeno
considerati come degli eroi effettivi, ma è solo grazie al
loro contributo se siamo
ancora qui…»
«Giusto»
confermai io, felice del fatto che tutti mi
stessero prestando attenzione «Mio padre, quando era molto
piccolo, visitò la
Sicilia, una piccola isola italiana, e gli raccontarono la storia di
due
magistrati di quelle terre che, con coraggio e dedizione, hanno lottato
contro
la criminalità organizzata nazionale e internazionale. Se ne
appassionò al
punto che, da grande, volle diventare un magistrato anche lui, e mi
racconta la
storia di quei due uomini ogni volta che ne ha l’occasione,
al punto che a casa
mia lo prendiamo in giro per quella fissazione. Per avere un termine di
paragone… io sono fan di All Might come lui lo è
di questi due magistrati
italiani! Il mio progetto parlerà proprio di
loro… gli
Eroi di cui voglio parlare
sono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino…»
“Chiunque
è in grado di esprimere
qualcosa deve esprimerlo al meglio. Questo è tutto quello
che si può dire, non
si può chiedere perché. Non si può
chiedere ad un alpinista perché lo fa. Lo fa
e basta. A scuola avevo un professore di filosofia che voleva sapere
se,
secondo noi, si era felici quando si è ricchi o quando si
soddisfano gli
ideali. Allora avrei risposto: Quando si è ricchi. Invece
aveva ragione lui.”
GIOVANNI FALCONE
*
Era
pomeriggio inoltrato, quando la campanella suonò
un’ultima volta, segno che fosse giunta l’ora di
andare via. Uscendo dalla
Yuei, quasi tutti i miei compagni mi salutarono con allegria, segno che
il mio
progetto avesse realmente fatto effetto.
Ne
fui soddisfatto. Ero riuscito nell’ardua impresa di
passare un messaggio importantissimo nelle loro menti, e potevo
solamente
sperare che tutti loro ne avrebbero tratto insegnamento. Perfino All
Might era
rimasto sbalordito dall’impegno che ci avevo messo,
chiedendomi il permesso di
leggere la mia relazione anche agli studenti della 2-A e della 2-B.
Cosa c’era di meglio
nell’aver impressionato il tuo eroe professionista preferito?
«Hai
spaccato, oggi! Chi l’avrebbe mai detto che Haibara
sen-sei ti avrebbe dato il massimo dei voti!?»
«Davvero
sei andato così bene?!»
«Basta,
ragazzi… così
mi fate arrossire…»
Io,
Mitsuiko e Shizuka eravamo usciti dalla Yuei e ci
stavamo dirigendo verso casa mia, dove avremmo passato la notte dopo
aver
ricevuto il permesso via smartphone da parte dei miei genitori che,
ovviamente,
esultarono davanti al mio successo scolastico.
«Chi
l’avrebbe mai detto che esistessero persone così
influenti nel passato… e pensare che non avevano neanche dei
quirk!»
«È
proprio per questo che sono speciali! Hanno avuto il
coraggio di lottare contro tutto e tutti!» affermò
Shizuka, dopo aver ascoltato
un breve riassunto delle vite di quei due uomini «Anche se
sono morti, il loro
messaggio ha continuato a viaggiare e, grazie a tantissime altre
persone
nell’ombra, ciò ha permesso alla nostra
società di formare l’Associazione
Eroi!»
«Peccato
solo che, in questo momento, qualcuno vuole
spazzare via la felicità del nostro
mondo…»
Già.
Shigaraki e il Fronte di Liberazione del Paranormale
non erano certamente intenzionati ad arrendersi così
facilmente. La Guerra
aveva permesso ai villain di ottenere una certa notorietà,
nonostante avessero
perso gran parte dei loro membri…
… e quando sarebbero
tornati, la battaglia che ne sarebbe conseguita avrebbe condotto a
tantissime
altre morti, se la società non si fosse riorganizzata al
meglio.
«VOGLIAMO
GIUSTIZIA!»
«DATECI
DELLE RISPOSTE!»
«C-cosa?!
La protesta non si è ancora interrotta?!»
esclamò
Shizuka, a dir poco incredula.
Era
così. Le proteste, invece di diminuire, si erano
moltiplicate e ora l’intero viale era percorso da migliaia e
migliaia di
civili, che alzavano e sbandieravano cartelloni e bandiere di ogni
tipo…
… e su alcuni di questi
vi stavano dei messaggi non molto rassicuranti.
-Liberate i nostri
poteri! -
- …
proteggeteci, o lo faremo da soli… -
- …
vogliamo dei veri Eroi… -
Non
andava per niente bene. Come un’erba infestante, il
messaggio di Tomura e dei suoi adepti si stava riproducendo in maniera
esponenziale, portando la gente all’esasperazione. Di quel
passo, a distruggere
l’Associazione Eroi non sarebbero stati i villain…
… ma il Giappone
stesso!
“Prima
ti delegittimano, poi ti
isolano e poi ti ammazzano.”
GIOVANNI FALCONE
«Ishimaru…
sta
accadendo esattamente quello che ci hai raccontato oggi!»
esclamò Mitsuiko,
visibilmente preoccupato «I villain stanno corrompendo i
civili e li stanno
portando dalla loro parte!»
«No…
è perfino peggio…»
ammisi però io, stringendo con forza i pugni per la rabbia
«… la mafia agiva
sempre per i propri interessi, ma lo faceva con estrema cautela. Le
loro mosse
erano più sottili e minacciose, e per tale motivo venivano
non solo temuti, ma
anche rispettati. Il Fronte di Liberazione del Paranormale, invece, si
è
caricato l’intero odio del popolo sulle
spalle…»
«…
e vuole sfruttarlo per radere tutto al suolo. Vogliono un
mondo anarchico, controllato solo da loro e da
nessun’altro» comprese Shizuka,
inorridita «Non si sono sentiti accettati o
rispettati…»
«… e faranno di tutto
per vendicarsi di noi… cominciando dal diffamare il nostro
punto di riferimento
principale!»
La
Mafia Italiana e il F.L.P. erano simili solo in una cosa…
“La
mafia non è una società di
servizi che opera a favore della collettività,
bensì un'associazione di mutuo
soccorso che agisce a spese della società civile e a
vantaggio solo dei suoi
membri.”
GIOVANNI FALCONE
…
peccato solo che i villain del Fronte di Liberazione
uccidessero solo per il gusto di farlo, e non si curavano di far fuori
anche
bambini o donne.
Se
non altro, in tal senso la mafia aveva un
“briciolo”
d’onore, se così si poteva definire.
«In
un modo, o nell’altro, dobbiamo oltrepassare la folla e
raggiungere la Stazione» affermai, prendendo il cellulare
dalla tasca e
attivando Google Maps «Ecco! A ottocento metri da qui
c’è la fermata della
Metropolitana. Ci metteremo una mezz’ora in più,
ma…»
«ATTENZIONE!
C’È UN VILLAIN!»
Prima
che potessimo rendercene conto, un boato a qualche
centinaio di metri di distanza ci fece rizzare i peli delle braccia per
la
paura…
… e la folla,
precedentemente ordinata, cominciò a fuggire in ogni
direzione per avere salva
la loro vita!
«FUGGIAMO
ANCHE NOI! Ouch…»
«NO!
MITSUIKO!»
Tentando
la fuga, il mio amico inciampò sul marciapiede e,
con nostro immenso orrore, venne calpestato sotto le migliaia di
persone in
fuga senza che io o Shizuka potessimo fare nulla.
«NO!
MITSUIKO! LASCIAMI ANDARE, ISHIMARU!»
«È
INUTILE! VUOI FARTI AMMAZZARE?»
Prontamente
afferrai Shizuka e la trascinai all’interno del
primo negozio aperto che avevo intravisto, prima che la marmaglia
schiacciasse
anche noi. Si trattava di un piccolo bar, al momento sprovvisto di
clienti, il
cui proprietario era visibilmente preoccupato a causa di quanto stesse
avvenendo fuori dal suo locale.
«Voi
due! Cosa diavolo
vi salta in testa? USCITE SUBITO FUORI!»
«C-cosa?!
Ma è impazzito?! Se usciamo adesso, la folla ci
schiaccerà sotto i loro…»
«SE
C’È UN VILLAIN, L’UNICA SPERANZA CHE
ABBIAMO È DI
ABBANDONARE IL LUOGO DELLO SCONTRO! VOLETE ESSERE SOTTERRATI DAI
DETRITI DELLA
BATT…!?»
BOOM!
La
seconda esplosione fu talmente potente e terrificante da
far esplodere ogni singolo vetro del bar, coi nostri corpi che vennero
letteralmente sbattuti addosso al muro più lontano.
L’impatto fu così tremendo
da farmi perdere istantaneamente i sensi.
*
«Sigh… Mitsuiko…
svegliati, ti prego…»
Quando
riaprì gli occhi, il mondo attorno a me era
offuscato. Ci misi diversi secondi a riprendere coscienza, notando che
la mia
divisa scolastica fosse coperta di sangue…
… il mio sangue,
quello che stava colando dalla mia fronte dopo il tremendo impatto.
«Non… non respira…»
«… mi spiace,
signorina… il tuo amico
è morto»
Quando
mi voltai verso il suono di quelle voci, vidi Shizuka
che si era gettata sul petto di una persona distesa per
terra…
… era, compresi con
orrore, il cadavere di Mitsuiko.
«Ti
sei svegliato, giovanotto…» si rese conto il
barista
avvicinandosi a me, mentre Shizuka era in preda alla disperazione
«… temevo ci
avessi lasciato le penne anche tu!»
Era
morto.
Il mio migliore amico
era appena stato ucciso, e io non ero stato in grado di fare nulla.
«Ehi!
Riprenditi, ragazzo!» mi avvisò l’uomo,
afferrandomi
il volto e puntando lo sguardo verso di me con aria impaurita
«Ho bisogno che
almeno tu sia lucido, in questo momento! Posso proteggere una ragazza
in preda
al panico… ma non due adolescenti!
Resto pur sempre il proprietario di una locanda, non un eroe
professionista!»
Per
quanto detestassi ammetterlo, quel tipo aveva ragione.
Fuori dalla locanda vi stava un villain che aveva tentato di ucciderci,
e
probabilmente era ancora lì. Se non fossi rimasto lucido, ci
avrei rimesso le
penne.
«… per quanto tempo
sono rimasto svenuto?»
«Una
decina di minuti. Un villain ha compiuto un attentato
verso la folla di civili che stava protestando. Ci saranno almeno un
centinaio
di morti in mezzo alla strada…» ammise
l’uomo, con sincerità «… vi
devo la
vita, al momento… se fossi riuscito a cacciarvi via,
l’esplosione ci avrebbe
sicuramente ammazzato!»
«Gli
Eroi sono già qui?»
«Solo
due… e non i
migliori, per giunta. Oggi ci sono state proteste in tutto il
Giappone… non
mi sorprenderebbe se il gruppo di quel Tomura abbia architettato di
attaccare
in ognuna di esse»
Nel
giro di pochissimi minuti, il mio mondo era crollato in
tanti pezzi. Ogni singola frase, ogni mia singola speranza per il mondo
si era
dissolta come carta arsa da un incendio.
Non
importava quanto le mie idee fossero intrise di
speranza…
… in un mondo come il
mio, vigeva solo la legge del più forte.
«Sarà meglio
entrare dentro i negozi… non deve esserci neanche un
sopravvissuto!»
Quella
voce, fuori dal bar, fu in grado di paralizzare ogni
muscolo del mio corpo. Di tutti i villain con cui potevamo avere a che
fare,
lui era sicuramente uno dei peggiori. Solo a sentire la sua voce mi
vennero i
brividi lungo la schiena…
… Touya Todoroki, aka
Dabi…
… era lui il villain
contro cui avevamo a che fare!
«Merda… se quel
tizio è già qui, significa
che…»
«… i due eroi che
dovevano fermarlo sono già stati sconfitti… o
peggio, sono stati uccisi!»
La
fuga non era un opzione fattibile; in tre avremmo
sicuramente attirato l’attenzione, soprattutto con la mia
amica Shizuka che, in
quel momento, non era nelle condizioni di combattere. Il problema
principale,
in quel momento, era rappresentato dal fatto che lei non la smetteva di
piangere ad alta voce sopra il petto di Mitsuiko. Riuscivo a
comprendere il suo
stato d’animo, perché ero consapevole dei
sentimenti che lei provava per lui, e
perfino io faticavo a trattenere le mie lacrime davanti a quella scena,
ma non
poteva rimanere lì o sarebbe stata la prima a lasciarci le
penne.
Più i secondi
passavano, più Dabi si stava avvicinando al bar, assetato di
sangue,
peggiorando ulteriormente la nostra situazione.
C’era
solo una persona in grado di fermare quel tipo, e
dovevamo contattarlo in qualche modo. Il problema è che, se
anche fossimo
riusciti a farlo, non saremmo mai riusciti a sopravvivere a uno scontro
contro
Dabi. Ci restavano poco meno di un minuto, e dubitavo seriamente che
Endeavor
fosse così veloce…
… soprattutto se, come
aveva ipotizzato il barista, quei bastardi del Fronte di Liberazione
del
Paranormale avevano attaccato in ogni angolo del Giappone, durante le
proteste
dei civili.
C’era un solo piano
che poteva funzionare per salvare, se non tutti, almeno due tra di noi.
«Signore…
porti via la
mia compagna e chiamate l’Associazione Eroi… quel
tipo è il figlio di Endeavor!»
«…
ragazzo… non vorrai…»
«…
sono uno studente della Yuei… è
un mio dovere proteggere i civili!»
Il
barista era visibilmente incerto nell’accettare la mia
proposta, ma si vedeva che non fosse in grado di fronteggiare una
simile
minaccia. D’altra parte non lo ero nemmeno io, ma non potevo
e non dovevo
mettere inutilmente in pericolo un civile.
Avevo
scelto di entrare nella Yuei per diventare un eroe
professionista; anche se avevo fallito il test pratico, non potevo
permettere
che il proprietario di un locale si assumesse la
responsabilità di proteggere
sia me che Shizuka.
«D’accordo,
ragazzo… se
è questo che desideri»
«Cosa… NO! NON
PUOI… ouch…»
Un
solo pugno, da parte di quell’uomo, fu più che
sufficiente per far perdere i sensi alla mia amica che venne
prontamente presa
in braccio da quello sconosciuto.
«Signore…
prima che lei vada… posso sapere
il suo nome?»
«…
è importante, al momento?»
«…
sono uno sciocco, ha ragione. Vada pure…»
«...
mi chiamo Hisashi Midoriya, e avevo un figlio come te
che andava alla Yuei…» mi rivelò
l’uomo, con sincerità «…
perciò vedi di non
farti ammazzare! Mi sono spiegato? Ci sono
già state abbastanza morti, per oggi!»
«… ci proverò…
grazie per essersi preso cura di noi, signor Midoriya!»
L’uomo
alzò il pollice e mi dette una pacca sulla spalla
prima di uscire dalla porta sul retro, con in braccio la povera
Shizuka…
… perdonami, amica
mia.
Avevo
già perso Mitsuiko, e non potevo perdere anche te.
«Dentro quel bar c’è
qualcuno… vorrà dire lo
ridurrò in
cenere!»
Merda!
Si era già reso conto della mia presenza.
Capendo
di avere solo pochi secondi, recuperai ogni singolo
grammo delle mie forze, scattai in piedi e mi gettai fuori dalla
vetrina del
bar, prima che una fiammata azzurra colpisse il negozio, nel quale
divampò un
incendio di proporzioni colossali. Per quanto volessi bene al mio
migliore
amico, l’istinto di sopravvivenza mi aveva spinto a lasciare
il suo cadavere
lì; in caso contrario, io lo avrei accompagnato
all’altro mondo.
«Ehi, nanerottolo!
Non penserai mica di poter sfuggire all’infinito!»
Ignorando
le sue parole, cominciai a correre a perdifiato
verso l’altro ciglio della strada, per spingerlo nel punto
opposto da cui
stavano fuggendo il signor Midoriya e Shizuka, e fui anche in grado di
evitare
un’altra fiammata, da parte del villain. Attorno a me
c’erano centinaia di
cadaveri immersi nelle sue fiamme; l’odore di carne bruciata
stava inondando i
miei polmoni, e faticavo a non vomitare davanti a quello spettacolo
orrido e
disgustoso. Il mio corpo, tuttavia, si stava muovendo in automatico e
balzava
sopra di essi per sfuggire alla morte.
Quella
fuga, però, avrebbe avuto presto una fine; ero
consapevole che, una volta uscito dal bar, le mie speranze di uscire
vivo da
quel disastro si sarebbero ridotte al lumicino…
… ma dovevo fargli
perdere tempo, così che Endeavor arrivasse in tempo per
combatterlo e
arrestarlo, mentre Shizuka e il barista di quel locale raggiungevano la
salvezza.
Esisteva
un modo per impedire a Dabi di uccidermi a sangue
freddo?
Forse sì.
Raccogliendo
tutto il coraggio che avevo in corpo, e anche
tutta la mia evidente pazzia, mi voltai verso quel feroce assassino e
conclusi
la mia fuga, urlando a squarciagola.
«Tu
sei Touya Todoroki, non è vero?! Sei il figlio di
Endeavor!»
Eccolo
lì.
Dabi,
il numero due del Fronte di Liberazione del
Paranormale, l’uomo che aveva sbriciolato le fondamenta
dell’Associazione Eroi raccontando
il suo torbido passato. Il suo aspetto era perfino più
raccapricciante di
quanto apparisse nelle foto dei giornali o nelle riprese su internet.
Tra
le sue mani portava un piccolo smartphone, con il quale
stava probabilmente riprendendo il disastro che aveva
causato…
... eravamo solo noi
due, faccia a faccia.
«Toh… una divisa
della Yuei! Vuol dire che conosci mio fratello, giusto?»
notò lui, con leggero
interesse «Eppure non mi pare di averti visto nel bosco, quel
giorno…»
«Sono…
uno studente
del corso ordinario…»
Non
aveva senso mentirgli. Se avessi provato a combatterci,
avrei fatto la stessa fine di tutti i cadaveri attorno a me, e
probabilmente sarebbe
andata così a prescindere dalle mie gesta. Cosa avrei potuto
fare, allora?
Ragazzo mio… il tuo
progetto è un messaggio di speranza non solo per noi eroi
professionisti, ma
per tutto il mondo. Vorrei leggerlo non solo alle nostre classi, ma
davanti a
una conferenza di livello mondiale! Ciò che non puoi fare
con i pugni, tu puoi
farlo con le parole…
… tu puoi diventare un
eroe, Ishimaru Yamashiro! Non arrenderti, e continua per la tua strada,
qualunque cosa ti riserbi la vita.
«Io… io volevo
parlarti!o» affermai io, tirando fuori il petto e
domandandogli con fermezza
«Volevo capire la tua storia, comprendere il motivo per il
quale sei diventato
un villain!»
«E
per quale motivo dovrei darti retta? Chi ti credi di
essere, moccioso?»
«È vero… non mi
sono presentato! Il mio nome è Ishimaru Yamashiro, e da
grande voglio diventare
un magistrato!»
L’uomo
incurvò il capo dopo aver ascoltato le mie parole. Il
suo sguardo era visibilmente confuso…
… lo avevo
innervosito!
«Ishimaru,
giusto? Sai… c’è
una regola che voglio insegnarti, prima di mandarti all’altro
mondo…»
Con
la coda nell’occhio mi resi conto che Dabi avesse
preparato un nuovo attacco di fuoco sul palmo della sua mano, che io
fui in
grado di evitare con un balzo.
«… non metterti
mai di fronte a un predatore assetato di sangue!»
«Sei
proprio un maleducato… uff…»
sbuffai io, dopo aver evitato il suo colpo «…
potrei esserti
molto più utile di quanto tu credi!»
«Utile?»
«A
fare pace con la tua psiche da folle genocida!» dichiarai
io, innervosendolo ulteriormente «Quando tuo padre e tuo
fratello sono stati in
ospedale, mia sorella ha ascoltato un discorso tra i tuoi fratelli,
Natsu e
Fuyumi… nel quale hanno parlato del tuo passato!»
Il
braccio di Touya era già carico delle sue fiamme azzurre,
ma non le aveva scagliate. Nonostante il suo volto fosse una maschera
di pura
rabbia, il solo fatto che avessi accennato alla sua famiglia lo aveva
fatto
tentennare.
«Ma
davvero… e cosa avrebbero detto?»
«Che
sono dispiaciuti per quello che è successo… che
avrebbero dovuto fare di più per darti una mano con tuo
padre»
Ci
stavo riuscendo. Dabi stava tremando per la rabbia e non
stava attaccando.
Quello
che stavo dicendo non era frutto di una menzogna, ma
era la pura verità; mia sorella aveva davvero beccato i due
ragazzi a discutere
di Touya, nell’ospedale in cui lavorava, e aveva perfino
cercato di consolarli.
Fu
così che venne a conoscenza del passato della famiglia
Todoroki.
«È
per questo che volevo parlarti… i tuoi fratelli hanno
detto che tu volevi diventare un Eroe, giusto? Perché non
hai perseguito quella
strada? Al contrario di me, tu hai un potere incredibile…
eppure hai mollato! Eri
davvero così ossessionato da tuo padre?»
«Non solo da lui…»
Il
calore che fuoriuscì dal suo corpo aumentò la
temperatura
dell’aria che respiravo, ma non potevo e non dovevo
allontanarmi da lì, a costo
di ustionarmi i polmoni.
«…
sin da piccolo, mio padre mi ha allenato con lo scopo di
farmi superare e oltrepassare All Might. A un certo punto,
però, quel bastardo
notò le bruciature del mio corpo e decise di piantarmi in
asso… e io non l’ho
accettato…»
«…
così hai continuato ad allenarti, anche contro il volere
dei tuoi genitori…»
«…
esattamente. Scoprì che le mie fiamme sono collegate alle
mie emozioni, e felice di quella rivelazione chiesi a mio padre di
osservare il
mio potere. Ma lui non volle… al contrario, si
arrabbiò ancora di più… e quel
giorno, sulla collina, non fui in grado di trattenere la mia
rabbia!»
Ricollegai
subito il fatto di cronaca a cui stava facendo
riferimento quel villain. Quella volta, tutti credettero che il figlio
di
Endeavor fosse morto, incapace di controllare le sue fiamme…
… tant’è vero che,
di
lui, trovarono solamente la mandibola.
«Credo
di aver capito. Sono stati questi avvenimenti ad
avvicinarti all’ideologia di Stain… non
è vero?»
Stranamente,
mi resi conto, la temperatura attorno a me si
raffreddò quel tanto che bastava per respirare un
po’ più di ossigeno. Era la
conferma di quanto Dabi avesse appena confermato…
… le sue fiamme erano
controllate dalle sue emozioni.
Se
il suo cuore era in uno stato di agitazione crescente,
quel tizio si trasformava in una bomba incendiaria in grado di
sciogliere tutto
ciò che aveva attorno a lui. Era bastato pronunciare la
parola Stain per
cancellare la sua precedente rabbia.
«Tu
conosci quest’ideologia, Ishimaru?»
«Ne
parlano tutti, ormai…» dichiarai io con
sincerità «… è
il pensiero secondo cui gli Eroi che proteggono la gente solo per
ricevere fama
e fortuna sono solo degli impostori, indegni di essere chiamati
tali… che
l'unico vero eroe sia All Might, e che tutti gli altri non debbano
neanche
esistere… lo ammetto. Per un po’ di tempo, il
messaggio che voleva lasciare
Stain è rimasto impresso nella mia mente… e
cominciavo a credere che, in parte,
lui avesse anche ragione»
Era
la verità.
Il
ritiro di All Might fu letteralmente in grado di
sbriciolare ogni mia certezza sul futuro dei supereroi. Ero convinto
che una
figura come la sua fosse insostituibile, e quanto era avvenuto nei mesi
successivi aveva accentuato i miei dubbi. Fu proprio quel senso di
oppressione
che attirò la mia curiosità
sull’ideologia di Stain l’Ammazza-eroi.
«Forse mi sono
sbagliato sul tuo conto, Ishimaru Yamashiro…»
affermò Dabi, del quale ero
riuscito a catturare il pieno interessa «…
sai… in questo momento, io sono in
diretta nazionale per mezzo di questo smartphone! Cosa ne dici se, in cambio della
tua vita, tu dica a tutto il mondo cosa pensi davvero di questa
società marcia
sino al midollo?»
Quella
non era una semplice richiesta. Io ne ero
consapevole…
…
lui mi stava ordinando di ripetere quello che avevo detto
sull’ideologia di Stain l’Ammazza-eroi, in modo da
sbriciolare anche le
fondamenta della mia scuola, la Yuei.
Sarebbe
stato il colpo di grazia per la nostra società.
Eppure,
in un modo o nell’altro, ero riuscito a ottenere un
briciolo di controllo in quella situazione; la poca lucidità
di quel giovane
ragazzo aveva giocato a mio favore…
…
e io non avrei sprecato quell’opportunità, anche a
costo
della mia vita perché una cosa l’avevo
senz’altro capita.
Dabi non avrebbe
mantenuto la sua promessa a prescindere dalla mia risposta.
«D’accordo… punta
quel cellulare verso di me!»
Touya
Todoroki mi mostrò un ghigno a dir poco famelico,
segno che fossi riuscito a convincerlo e a conquistare parte della sua
fiducia.
«Perfetto!
Comincia quando vuoi, Ishimaru Yamashiro!»
C’era
solo un piccolo problema, mio caro Touya…
…
come tu avevi puntato a distruggere le fondamenta
dell’Associazione Eroi, io avrei disgregato le fondamenta
della tua fazione di
folli psicopatici assassini.
Quella
sarebbe stata la relazione scolastica più difficile
che avrei presentato…
…
ed era dedicata al mio migliore amico, Mitsuiko, che aveva
perso la vita per colpa di Dabi e del Fronte di Liberazione del
Paranormale.
Tu puoi diventare un
Eroe, Ishimaru Yamashiro…
«Non
mi pento di ciò che ho appena affermato. Gran parte dei
problemi che abbiamo affrontato in questi mesi sono frutto della
sufficienza
mostrata da tantissimi eroi professionisti, che hanno sottovalutato la
minaccia
dei villain e sopravvalutato le loro capacità. Per anni
abbiamo creduto che
ogni nostro problema sarebbe stato risolto dall’Eroe
Professionista di turno,
ma la verità era che avevamo il prosciutto negli occhi.
L’Associazione Eroi
odierna non può farcela contro una tale
minaccia…»
«… ottimo, ragazzo!
Ora che lo hai…»
«…
non così in fretta, Touya… io non ho ancora finito! Ho altre critiche da
rivolgere a questa
società!»
Ogni
singola fiamma presente su quel viale si estinse al
volo, come se qualcuno avesse soffiato su una candela accesa. Ero
riuscito a
spiazzare uno dei villain più pericolosi del Fronte, il
quale era rimasto
impietrito dalla mia presa di posizione.
Accertatomi
che lui non avesse interrotto le riprese del suo
smartphone, io continuai il mio discorso.
«…
l’Associazione Eroi giapponese non può
farcela… non da sola! Io
sono uno studente della
Yuei e faccio parte del corso ordinario, e oggi dovevamo presentare una
relazione sul nostro eroe preferito. E sapete cosa ho fatto? Davanti
alla mia
classe e davanti al mio Eroe Professionista preferito, All Might, mi
sono messo
a parlare di due persone che sono vissute più di duecento
anni fa, quando i
Quirk neanche esistevano! Quando ho letto le loro storie, io mi sono
reso conto
di quanto avessi torto… di quanto avesse torto Stain! Se
siamo finiti in una
situazione del genere, la colpa non è solo degli
eroi… MA È ANCHE NOSTRA, E CON
NOI INCLUDO LA MIA PERSONA!»
«Ma…
ma cosa…?!»
esclamò Touya, visibilmente scosso dalle mie parole.
«Hai
sentito benissimo, Dabi… se ci troviamo a combattere
tra di noi, la colpa è di tutti quanti! Gli uomini di cui ho
parlato si
chiamano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Sono due magistrati
italiani che,
per anni, hanno combattuto contro la Mafia Italiana facendo arrestare
centinaia
di villain con le loro indagini, mettendo a nudo tutto il marciume che
vi stava
nel loro paese. Nonostante siano stati uccisi dopo due attentati, il
loro
messaggio di speranza ha continuato a viaggiare per tantissimi anni,
ispirando
ogni persona che desiderava assaporare la
libertà… QUELLA VERA, DOVE OGNI
PERSONA SI SAREBBE COMPRESA PER DAVVERO! NON QUELLA CHE VOGLIONO DABI E
SHIGARAKI, NELLA QUALE NOI POTREMMO SEMPLICEMENTE SPARIRE DALLA FACCIA
DELLA
TERRA! E sapete cosa ne penso, adesso, dell’ideologia di
Stain l’Ammazza-eroi? CHE
SONO UN SACCO DI CAZZATE! Tutti vorrebbero che, a proteggerci, ci fosse
un uomo
senza macchia e senza paura, ma questo non esiste… E NON
ESISTERÀ MAI! Tu, All
Might, che salvavi ogni persona con il sorriso stampato sulla
faccia… solo
adesso mi rendo conto che dietro di esso ci fosse ben altro, che tu non
hai
voluto condividere con noi! Perché non ti sei fidato anche
di noi, dei tuoi
civili? Perché non ci hai mai raccontato di All For One?!
Perché non ci hai mai
fatto presente delle tue fragilità e dei tuoi stati
d’animo?! PERCHÉ HAI
CONTINUATO AD AGIRE COME SE FOSSI UN DIO SCESO SULLA TERRA PER
SALVARCI?! LA
TUA AURA CI HA OFFUSCATO LA MENTE, CI HA FATTO CREDERE CHE NIENTE E
NESSUNO CI
AVREBBE PIÙ FATTO DEL MALE… e ciò ci
ha rammollito… ci ha fatto credere che
solo gli Eroi Professionisti potessero cambiare il nostro mondo, ma non
è così…
SE UN EROE COME TE È ESISTITO, IL MERITO È ANCHE
DI QUEI DUE MAGISTRATI SENZA
QUIRK CHE, NONOSTANTE SI FOSSERO TROVATI IL MONDO CONTRO, ANCHE DOPO LA
MORTE
HANNO IMPRESSO UN MESSAGGIO D’AMORE VERSO LA VITA!»
Touya
stava visibilmente tremando come una foglia, al punto
che il suo cellulare stava quasi per cadergli di mano.
Quell’imbecille aveva
creduto che mi sarei semplicemente arreso, che avrei usato il suo
articolato
piano per mettere in cattiva luce la mia scuola, la Yuei…
…
il futuro del nostro mondo.
Quanto
si era sbagliato…
«E
tu, Touya, che tanto desideri vendicarti di tuo padre e
della tua famiglia… vuoi sapere realmente cosa penso di te?
Se anche tu fossi
diventato un Eroe Professionista, Stain ti avrebbe senz’altro
inserito nella
lista di quelli da uccidere… PERCHÉ TUO PADRE HA
SEMPRE AVUTO RAGIONE SUL TUO
CONTO! TU NON SARESTI MAI DIVENTATO UN EROE, E NON PERCHÉ
NON SAPEVI
CONTROLLARE IL TUO POTERE… MA PERCHÈ il
tuo solo scopo era quello di diventare piÙ forte di all
might e tuo padre! SEI
LA PERSONIFICAZIONE DI NARCISO… A TE NON FREGA NIENTE DI
NESSUNO, MA SOLO DI TE
STESSO!»
«Basta,
moccioso… adesso
stai oltrepassando il…»
«…
limite?! Troppo tardi, mio caro Touya… ormai non fai
più
paura a nessuno. Tutti hanno visto cosa sei davvero… UN
RAGAZZINO VIZIATO CHE
NON HA SAPUTO DARSI UN CONTEGNO. Endeavor e tua madre ti avranno spinto
a
diventare ciò che sei adesso, ma almeno tuo padre ha il
coraggio di guardare in
faccia la realtà e di prendersi le sue
responsabilità! Sai perché le mie parole
ti danno così tanto fastidio? PERCHÉ TU SEI IL
PRIMO A ESSERTENE RESO CONTO, AD
AVER NOTATO IL CAMBIAMENTO IN POSITIVO DI ENDEAVOR, AD AVER VISTO LA
TUA
FAMIGLIA RIUNIRSI, E TU NON RIESCI AD ACCETTARLO!»
Il
calore era tornato ad aumentare vertiginosamente, ma non
potevo e non volevo fermarmi. C’era un solo modo per
concludere quel discorso…
… usare le stesse
parole che quei due magistrati italiani hanno sempre pronunciato, per
il bene
del nostro futuro…
…
sia in Italia, che nel Giappone e nel resto del mondo!
«E
sai cos’altro penso? Che voi del Fronte di Liberazione
del Paranormale, non siete affatto invincibili; è un fatto
umano e come tutti i
fatti umani ha avuto un inizio… MA AVRÀ ANCHE UNA
FINE! Forse non possiamo
chiedere l’impossibile a dei cittadini inermi, ma se
impegniamo in questa
battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni, per voi non
c’è alcuna
speranza di vittoria!»
«…
basta… smettila, moccioso…»
«Questo
non significa che solo gli eroi possono darci una
mano… LORO POSSONO FARCELA SOLO SE SIAMO NOI I PRIMI A
SOSTENERLI! POSSIAMO
DIVENTARE EROI ANCHE CON UN SOLO GESTO, CON UN VERO ATTO DI FEDE! NOI
POSSIAMO
SEMPRE FARE IL BENE, E QUESTO SARÀ SUFFICIENTE! Giovanni
Falcone disse questa
frase, nella sua vita, ben sapendo cosa gli sarebbe potuto succedere
alla fine:
“Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro
tensioni morali e
continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini”.
È proprio così, non è vero?
Se è vero che il nostro mondo sta andando in mille
pezzi… ALLORA NON CI RESTA
CHE RICOSTRUIRLO DA CAPO, PARTENDO PROPRIO DALLE FONDAMENTA! NON CI
ARRENDEREMO
AL MALE, NÉ ORA NE MAI!!!»
Ce
l’avevo fatta. Ero riuscito a dire tutto ciò che
pensavo;
ero stato in grado di parlare a tutto il Giappone, e forse anche
davanti al mondo
intero.
Ero
riuscito a gettare un nuovo seme di speranza,
esattamente come aveva predetto quel giorno All Might.
Ora
non avevo più rimpianti, nella mia vita.
«Alle
classi degli Eroi Professionisti, e a tutti i ragazzi
della mia età e non… il mio discorso non
avrà valore se, voi per primi, non
darete il giusto esempio. Io… io non sopravvivrò,
oggi… ero consapevole dei
miei limiti e, nonostante ciò, mi sono gettato in faccia al
pericolo come uno
stupido. Promettetemi solo questo… che
nessun’altro, come me, si spinga fino a
questo punto. Siate voi lo scudo per il nostro
futuro…»
«Pezzo
di merda… tu… hai rovinato tutto… la
mia
preparazione… il mio piano… come hai
potuto»
«…
smettila, Touya. È finita… che io viva o che io
muoia, tu
oggi hai perso letteralmente la faccia, e non solo in senso letterale.
Paolo
Borsellino disse questa frase: “È bello morire per
ciò in cui si crede; chi ha
paura muore ogni giorno, chi non ha paura muore una volta
sola”. La tua
arroganza e la tua sete di vendetta hanno creato non solo il seme che
ha
distrutto le fondamenta del nostro mondo… ma anche quello
per ricostruirlo.
Uccidimi pure, se ciò ti farà stare
meglio… ma ormai dubito fortemente che tu
possa trovare più la pace, nella tua anima… oggi, Touya Todoroki
è morto per
sempre!»
Fu
un attimo.
Il
corpo di Dabi si coprì di fiamme talmente incandescenti
che ne rimasi quasi accecato. Le mie parole avevano spezzato
definitivamente la
sua maschera.
Non
sarei sopravvissuto a quell’attacco. L’intero
quartiere
sarebbe stato sciolto dalle fiamme di Dabi, la cui psiche era ormai
stata messa
a nudo.
Chiusi
gli occhi, pronto ad accettare il mio destino…
… mamma, papà, Ai…
… Shizuka…
… All Might…
… professoressa Haibara…
…
perdonatemi, se vi lascio in questo modo così improvviso.
“Sto
per raggiungerti, Mitsuiko…” pensai, con amarezza,
mentre le fiamme cominciarono a ustionare il mio corpo, incenerendo
tutti i
miei vestiti.
Il
dolore fu talmente accecante che non fui neanche in grado
di urlare. Quel lampo di luce azzurra venne presto sostituito da un
nero oscuro
quanto la notte, e non fui in grado di rialzarmi più.
“Parlate
della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali.
Però
parlatene.”
PAOLO BORSELLINO
*
«Non
capisco… perché non si sta svegliando?»
«Tranquilla,
piccola… questo giovanotto è ancora privo di
forze. L’importante è che tu sia riuscita a
salvargli la vita!»
Che
stava succedendo?
Di
chi erano quelle voci?
«…
ci sono novità, ragazzi! Shoto ed Endeavor hanno
finalmente catturato Dabi!»
Dabi…
…
chissà perché quel nome mi faceva venire i
brividi…
…
un momento…
…
Endeavor…
…
Dabi…
…
Touya!
Io
mi trovavo assieme a lui, e gliene avevo cantate di
tutti i colori prima di…
…
essere arso vivo dalle sue fiamme.
Ero
davvero sopravvissuto a quell’attacco? O quello era
l’aldilà?
Avevo
un solo modo per scoprirlo…
«Ehi!
Si è svegliato!»
Nel
momento esatto in cui io riaprii gli occhi, mi ritrovai
davanti i volti di alcuni ragazzi a me sconosciuti.
Dove
mi trovavo?
«Tranquillo…
sei in ospedale!» mi rassicurò subito una
ragazza dai capelli lunghi, legati con una coda di cavallo
«Credevamo tu fossi
spacciato, ma la tua amica Shizuka ha riconosciuto subito i tuoi poteri
e siamo
riusciti a salvarti!»
«I…
i miei poteri?»
«La
chiazza d’inchiostro sul terreno!»
affermò con
esaltazione un altro ragazzo, dai capelli rossi «Sei riuscito
a trasformarti in
quella sostanza prima che Dabi ti incenerisse del tutto!»
«Dategli
un po’ di spazio… non vedete che è
ancora in preda
alla confusione?»
Era
così. La mia testa faticava a elaborare tutte le
informazioni
che avevo ricevuto: per prima cosa, io neanche sapevo di poter
trasformare il
mio corpo in inchiostro; seconda cosa, dovevo ancora assimilare il
fatto di
essere ancora vivo…
…
ero sopravvissuto. Con tanta fortuna, vero, ma ero ancora
vivo.
«Sembra
proprio che ti abbiano rispedito sulla Terra senza
preavviso, giovanotto» mi disse un uomo
dall’aspetto molto singolare, che io
riconobbi al volo come Eraser Head, uno dei nostri insegnanti alla Yuei
«È
probabile che il tuo corpo abbia reagito in quella maniera per istinto
di
sopravvivenza. A prescindere da ciò, non sei ancora del
tutto fuori pericolo…
dovrai passare un paio di settimane qui, per ricevere quanto
più sangue
possibile visto che non te ne era rimasto molto!»
Provai
a mettermi seduto su quel lettino d’ospedale, e ci
riuscì a fatica. Dando un’occhiata più
da vicino, mi resi conto che quei
ragazzi, almeno di vista, li conoscevo perfettamente. Erano gli
studenti della
2-A, alla Yuei…
…
coloro che, un giorno, sarebbero diventati degli eroi
professionisti.
«Sei
stato incredibile! Gliel’hai proprio cantata a quei
villain da strapazzo!»
«Hai
lasciato Dabi a corto di parole!»
«Al
posto tuo, io me la sarei fatta sotto per la
paura…»
«Sei
sempre il solito, Mineta-kun…»
Un
momento…
…
loro mi avevano ascoltato?
Avevano
assistito alla diretta di Dabi?
«Ora
basta!» li rimproverò subito Eraser Head,
riuscendo
nell’ardua impresa di zittire la sua classe prima di
rivolgersi nuovamente a me
«La tua amica e quell’uomo, una volta raggiunto un
posto sicuro, hanno contattato
l’Associazione Eroi e ci siamo subito attivati per
raggiungerti. Quando siamo
giunti sul posto, temevamo fosse troppo tardi. Quando abbiamo notato la
chiazza,
tuttavia, abbiamo deciso di raccoglierla per farti tornare
normale… e se non
fosse stato per questa piccolina, a quest’ora ti saresti
prosciugato completamente»
Solo
a quel punto riuscì a notare la figura di una piccola
bambina, nascosta dietro la gamba dell’eroe. Capelli
argentati e occhi cremisi,
aveva un piccolissimo corno sulla fronte; indossava un abitino rosso
sopra una
camicia bianca, e portava degli stivaletti in pelliccia.
Lei?
Quella bambina mi aveva salvato?
«Su,
Eri-chan… Ishimaru vuole conoscerti!»
Sorrisi
quando vidi quella piccina portarsi timidamente di
fronte al mio capezzale, con lo sguardo puntato verso il pavimento.
«…
s-sta bene, signore? Non le ho fatto male, ver…»
Istintivamente,
la mia mano si poggiò sulla sua piccola
testolina e la accarezzò con dolcezza e amore. A quella
bambina, a Eri, io
dovevo la mia vita per quello che aveva fatto. Mi aveva ridato un
futuro.
«…
sei stata bravissima! Non mi ha fatto male neanche un
pochino, Eri-chan! Ti ringrazio per avermi salvato… e da
oggi, chiamami semplicemente
Ishi-kun! Niente signore, d’accordo?»
«…
c-certo!» esclamò lei, meravigliata da quel
contatto,
prima di rivolgermi un sorriso a dir poco stupendo…
…
fu davanti a quella vista stupenda che il mio cuore fu in
grado di accettare la verità.
Ero
vivo.
Potevo
ancora dare molto, alla mia vita…
…
potevo onorare ancora di più il mio migliore
amico…
…
Mitsuiko…
«…
posso… posso restare da solo per cinque minuti?
Solo…
solo cinque minuti… vi prego…»
Tutti
si guardarono tra di loro, ma alla fine compresero cosa
non andasse, segno che Shizuka avesse spiegato cosa fosse accaduto poco
prima
del faccia a faccia tra me e Dabi. Con rispetto e garbo, tutti quanti
abbandonarono la stanza, lasciandomi completamente da solo…
…
no…
…
era entrato qualcun altro, al loro posto.
«Haibara
sen-sei?»
«Mi
sono precipitata qui, una volta saputo tutto…»
La
mia insegnante si era portata vicino a me e mi aveva
stretto la mano con gentilezza.
«…
perciò lei…»
«…
sì, Ishimaru… so cosa è successo a
Mitsuiko. Lo sanno
tutti i tuoi compagni di classe. I suoi genitori sono già
stati in Obitorio per
il riconoscimento…»
«…
avrei dovuto aiutarlo… dovevo…»
«…
no. Se tu avessi provato a salvargli la vita, saresti
morto schiacciato dalla folla» affermò lei, con
severità «Perfino Shizuka se ne
è resa conto, e non ce l’ha affatto con te per
averla trascinata dentro quel
bar. Ti sei spinto addirittura ad affrontare faccia a faccia quel
villain, nonostante
avessi paura… a differenza mia…»
«…
a differenza…»
«…
sai, Ishimaru… io ti capisco, più di chiunque
altro. I
miei genitori erano dei poliziotti e, quando avevo la tua
età, sono stati uccisi
da un villain davanti ai miei occhi…»
«…
oddio… non lo sapevo. Mi dispiace
tantissimo…»
«…
tranquillo. Non mi è mai piaciuto parlarne perché
quel
giorno, a differenza tua, io non ebbi la forza di reagire nonostante mi
trovassi nel corso per Eroi Professionisti…
quell’evento segnò la mia vita in
maniera irreparabile. Non ebbi più il coraggio di proseguire
il corso e mi
ritirai dalla scuola, e ci tornai solo dopo moltissimi anni, quando
diventai un’insegnante…»
«…
lei lasciò il corso?!»
«Non
sarei mai riuscita a diventare un Eroe Professionista,
non dopo aver visto tutto il mio mondo cadere in mille pezzi davanti ai
miei
occhi…» ammise Haibara sen-sei, con gli occhi
lucidi «Come tantissimi ragazzi
della tua età, avevo sottovalutato l’importanza
dell’incarico che volevo
ottenere, e questo mi aveva offuscato gli occhi. Per anni avevo vissuto
nel
rimpianto di non essere riuscita a salvare la mia famiglia…
ma tu, oggi, hai
compiuto un vero miracolo, Ishimaru. Non sarai riuscito a salvare la
vita di tutte
quelle persone uccise da Dabi, ma hai reso le loro anime immortali e
nessuno si
dimenticherà di loro. Forse ora non riesci ancora a notarlo,
ma col passare
degli anni ti renderai conto della straordinarietà del tuo
gesto e di quanto
ogni persona abbia apprezzato il tuo messaggio…»
«…
io… io le credo… però…
però… sniff…»
«…
lo so… fa male… sfogati pure con me. Non
vergognarti di piangere
le loro anime, ragazzo mio…»
Con
l’animo rotto e distrutto dal pianto, non potei fare
altro che poggiarmi sulla spalla di quella donna, lasciando che il mio
dolore esplodesse
come una bomba, esattamente come era capitato a Dabi dopo aver
ascoltato il mio
discorso.
“Avete
chiuso cinque bocche, ne avete aperte 50 milioni.”
GIOVANNI
FALCONE
“Se
la gioventù le negherà il consenso, anche
l’onnipotente e misteriosa mafia
svanirà come un incubo.”
PAOLO
BORSELLINO
*
Trent’anni
dopo…
La
mia vita cambiò moltissimo dopo essere sopravvissuto
all’attacco
di Dabi.
Per
prima cosa, una settimana dopo l’incidente, la Yuei
aveva provato a inserirmi nei corsi per eroi professionisti, ma io mi
ero definitivamente
rifiutato. Non sarebbe servito a nulla passare in quelle classi, visto
che non
desideravo più diventare quello che, avevo ormai capito,
fosse un compito troppo
arduo per uno come me.
Non
fraintendetemi. Io volevo ancora diventare un Eroe, ma
lo avrei fatto in una maniera completamente e totalmente
differente…
…
seguendo le orme di mio padre, che aveva talmente preso
a cuore la mia esperienza impegnandosi a fondo nel suo lavoro da
Magistrato.
La
guerra contro il Fronte di Liberazione del Paranormale si
concluse l’anno successivo, con la vittoria degli eroi
professionisti. Anche quella
volta ci furono tantissimi morti, ma i nostri sforzi furono ripagati al
meglio.
All for One fu tolto di mezzo, mentre Tomura Shigaraki venne sconfitto
proprio
da due giovani della Yuei…
…
uno si chiamava Bakugo Katsuki, il cui nome da eroe era
“Dynamight” …
…
mentre l’altro, scoprii con mia grande sorpresa, era il
figlio di quel barista e si chiamava Izuku, il cui nome da eroe era
“Deku”.
Poco
meno di un mese dopo, si tenne un Maxi Processo al
quale mio padre fu incaricato di prendere parte, che portò a
migliaia di
condanne per tutti i villain del Fronte di Liberazione del Paranormale.
Questi furono
privati dei loro quirk, e lasciati dietro le sbarre per il resto dei
loro
giorni.
Mi
piacerebbe dirvi che tutto si concluse così, ma non fu
così.
“Se vogliamo
combattere efficacemente la mafia, non dobbiamo trasformarla in un
mostro né
pensare che sia una piovra o un cancro. Dobbiamo riconoscere che ci
rassomiglia.”
GIOVANNI FALCONE
Bene
e Male, imparai con il passare degli anni, erano facce
della stessa medaglia e si sarebbero sempre combattuti tra di loro. Non
poteva
esistere l’una senza l’altra.
“Si muore
generalmente perché si è soli o perché
si è entrati in un gioco troppo grande.
Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie
alleanze, perché si è
privi di sostegno.”
GIOVANNI FALCONE
Quella
battaglia si rivelò troppo grande da combattere per mio
padre che, sei mesi dopo il maxi-processo, venne ucciso da un attentato
da parte
dei pochi villain ancora in circolazione. Esattamente come avevano
fatto con Giovanni
Falcone, quei farabutti attaccarono una bomba sotto un tombino e la
fecero deflagrare
quando mio padre ci passò sopra…
…
proprio mentre tornava a casa nostra, la sera del suo
compleanno.
Fu
un duro colpo da digerire per mia madre e mia sorella, le
quali decisero di trasferirsi in una nuova città per non
mettere a rischio la
vita di Sasuke, il mio piccolo nipotino.
A
nulla valsero le suppliche di entrambe, che fecero di
tutto per portarmi con loro. Non potevo più sfuggire al mio
destino, anche se
un giorno mi avrebbe condotto alla morte.
“Guardi, io
ricordo ciò che mi disse Ninnì Cassarà
allorché ci stavamo recando assieme sul
luogo dove era stato ucciso il dottor Montana alla fine del luglio del
1985,
credo.
Mi disse:
Convinciamoci che siamo dei cadaveri che camminano.”
PAOLO BORSELLINO
Qualche
anno dopo, io intrapresi finalmente gli studi per
diventare Magistrato, e riuscì a laurearmi
all’Università di Tokyo con il
massimo dei voti. Una volta tracciata la mia strada, venni affiancato
dai
migliori amici e colleghi di mio padre, i quali mi presero subito sotto
la loro
ala protettiva…
…
e da quel momento, la mia vita fu una continua guerra
contro le forze del male.
Fu
dura accettare una scorta per il resto della mia vita. Potetti
contare, però, sul sostegno e sulla fiducia incondizionata
dell’Associazione
Eroi, con la quale la Magistratura e le forze di Polizia collaborarono
per ripulire
la società e la politica giapponese da tutti gli uomini
corrotti dal male.
Con
tantissimi eroi, che ci crediate o meno, divenni anche
molto amico. Deku e Dynamight li incontravo quasi ogni giorno, per via
della
loro popolarità, ed ero un abituale frequentatore della
famiglia Todoroki.
E
vi ricordate quella piccola bambina che mi salvò, quel
giorno? La ritrovai dopo più di quindici anni, che svolgeva
il suo compito da
eroina professionista…
…
neanche due anni dopo, io e lei diventammo marito e
moglie…
…
e avemmo anche un piccolo bambino, che chiamammo
Mitsuiko!
“Possiamo
sempre fare qualcosa: massima che andrebbe scolpita sullo scranno di
ogni
magistrato e di ogni poliziotto.”
GIOVANNI FALCONE
«Ehi,
papà! Dove stiamo andando, adesso?»
«Pazienza
Mitsuiko… tra non molto arriveremo a
destinazione!»
Ne
è passato di tempo…
…
trent’anni, per essere precisi, e per commemorare il
giorno in cui morì il mio migliore amico, avevo deciso di
fare un bel viaggio
di famiglia, con mia moglie Eri e con mio figlio Mitsuiko. Avevo
invitato anche
Shizuka, la quale però preferì passare quel
giorno assieme a sua figlia Rin e
al suo nuovo marito.
Ne
fui contento. Era riuscita ad accettare il dolore e ad
andare avanti, tornando a essere felice e innamorata della sua vita.
Dove
ero rimasto?
Già…
il viaggio con la mia famiglia…
…
indovinate dove andammo!
«Ahi
ahi… i miei piedini…!»
«Tranquillo,
amore mio! Quando avremo visitato questo posto,
andremo a comprarci un dolcetto tutti insieme!»
«Davvero,
mamma?!»
«Certo!
Qui, in Sicilia, di dolci buonissimi ce n’è in
abbondanza. Chissà se ci sono le mele
caramellate…»
«…
non ne ho idea, Eri… certamente non
mancherà la Frutta
di Martorana!»
«Mmmhhh…
ho già l’acquolina in bocca!»
Ebbene
sì.
Non
potevo non visitare gli stessi luoghi tanto cari a
mio padre.
Avremmo
passato tre giorni a Palermo, prima di raggiungere
Messina e visitare anche altre parti di Italia, risalendo il tacco.
Saremmo
rimasti in quella nazione per circa un mese, approfittando di una delle
mie
pochissime pause dal lavoro. Per fortuna, il piccolo Mitsuiko non aveva
ancora
cominciato la scuola, cosa che ci avrebbe permesso una
libertà maggiore.
«Toh!
Eccoci qui! Siamo arrivati!»
Ci
fermammo alla Cala di Palermo, proprio di frontela
facciata di un palazzo sul quale vi stavano i resti malandati di un
vecchio dipinto,
ormai troppo sbiadito per poter essere letto.
Poco
male.
«Amore…
credo sia giunto il momento!»
«Con
piacere, Ishimaru-kun… Mitsuiko! Ti ricordi ciò
che io
e il tuo papà ti abbiamo insegnato, a casa?»
«Ehm…
sì… perché?»
«Semplice…
voglio vedere se sei in grado di far riapparire
il murales che c’era, anni fa, su questa parete!»
«C-che
cosa?! Siete sicuri che ne sarò in grado?»
«Certo,
piccolo mio!» lo incoraggiò mia moglie, alzando un
braccio al cielo e facendogli un occhiolino «È
come un puzzle… se ci riesci,
sul palazzo apparirà un immagine!»
«DAVVERO?!
ALLORA CI PROVERÒ! CHISSÀ COSA USCIRÀ,
ALLA FINE…»
«…
eh eh eh… solo tu puoi scoprirlo, amore
mio!»
La
mano di Mitsuiko, il quale era più elettrizzato che mai,
si posò sulla facciata dell’edificio, e il corno
posto sulla sua tempia
sinistra cominciò a illuminarsi di luce propria…
…
e la facciata di quel muro riprese nuovamente vita,
mettendo in mostra un murales in bianco e nero di due uomini, che io
avevo visto
non so quante volte tra le ricerche e i documenti trovati in ogni
angolo del
mondo.
«U…
uao!»
«Visto?
Ci sei riuscito!» si complimentò con lui Eri,
prendendolo
in braccio e facendolo roteare in aria per diversi secondi prima di
tenerlo in braccio
«Solo tu, con il tuo Quirk, potevi compiere
quest’impresa!»
«Solo
io?!»
«Già!»
confermai io, dandogli una carezza sulla testa «Come
la tua mamma è in grado di riportare indietro gli esseri
viventi, tu puoi fare
lo stesso con gli oggetti inanimati! E visto che sei stato
così bravo…»
«…
i dolci che compreremo saranno due! Contento?»
«Davvero?!
Grazie!»
Tantissime
persone, nel mentre, si erano fermate ad ammirare
il murales che era apparso su quel palazzo e avevano cominciato a
fotografarlo
con estrema curiosità, mentre noi ci stavamo allontanando da
lì, con l’intento
di raggiungere una pasticceria di Palermo.
«…
mamma… papà…»
«…
ehi, Mitsuiko! C’è qualcosa che non va?»
«…
ecco… chi sono quelle due persone che ho fatto
riapparire sul palazzo?»
Sia
io che Eri ci guardammo negli occhi, con sguardo
stupito, prima di rivolgerci a nostro figlio con un sorriso orgoglioso.
Poteva
avere solo tre anni, ma io e la donna che amavo sapevamo
fosse pronto a sapere quella storia…
…
perché Mitsuiko aveva già deciso cosa sarebbe
diventato
da grande, dopo aver visto le gesta dei suoi due eroi preferiti, Deku e
Dynamight!
«Si
chiamano Giovanni e Paolo… e sono due Eroi
straordinari!»
FINE