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Autore: Ghostclimber    28/03/2021    2 recensioni
Gokudera ha passato due mesi in Italia nel vano tentativo di dimenticare il Decimo.
Ora è di ritorno, e dovrà decidere se continuare a fingere o guardare in faccia la realtà.
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Genere: Demenziale, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So let me in tonight,
so we two losers might start to win.









La telefonata di Nana arrivò nel primo pomeriggio.

Nel frattempo, Basil aveva richiamato, ma non aveva altre informazioni: Iemitsu era irrintracciabile, e per quanto riguardava Tsuna avrebbero anche potuto continuare così. Tuttavia, disse Basil, Lal aveva già inviato una squadra di recupero per trovarlo.

Nel frattempo, avevano ammazzato l'attesa proseguendo il discorso con Lambo, e Tsuna doveva ammettere che il ragazzino stava cominciando a diventare piuttosto sveglio. Aveva chiesto dettagli che lui non aveva mai preso in considerazione, e persino Bianchi aveva dovuto googlare un paio di cose per potergli rispondere. Era stata una conversazione decisamente imbarazzante, soprattutto considerando che Gokudera era seduto di fianco a lui sul divano e che il discorso lasciato in sospeso era grossomodo incentrato sull'argomento. Sentiva la sua speranza, il suo imbarazzo e la sua urgenza arrivare in ondate, e si era visto costretto ad ignorarlo di proposito: intuiva che, se l'avesse guardato negli occhi, avrebbe finito per baciarlo davanti a tutti, cosa che non intendeva assolutamente fare prima di aver messo le cose in chiaro.

Per quanto infatti capisse che c'era dell'interesse romantico da parte del suo Guardiano della Tempesta, non sapeva fino a che punto arrivasse: forse si trattava solo di una questione fisica, o forse al contrario Gokudera non era pronto a passare a quel livello, inoltre c'era da considerare il suo intero atteggiamento. Gokudera sembrava venerarlo, ma la sua ammirazione cos'era davvero? Sarebbe svanita una volta che la familiarità l'avrebbe portato a notare gli innumerevoli difetti di Tsuna? Lui sperava che sarebbero riusciti a superarli insieme, e che quell'adorazione un po' malsana sarebbe sfumata in un quieto amore, ma non ne poteva essere del tutto sicuro: se Gokudera davvero lo vedeva perfetto, avrebbe presto sbattuto la faccia contro un bel muro di mattoni.

L'unica cosa veramente buona della mattinata fu che Reborn evidentemente non aveva voglia di rompere le scatole, perché se ne rimase zitto e quieto in un angolino a bere caffè e guardare fuori dalla finestra, perso nei suoi pensieri. Non si degnò nemmeno di prendere in giro Lambo quando chiese come fa ad essere bello fare l'amore tra due maschi se ogni tanto, quando la cacca è troppo dura, fa male quando esce, osservazione che riuscì a far arrossire persino Bianchi.

 

In ogni caso, la vibrazione del telefono sul tavolino fu un sollievo.

Bianchi prese per mano Lambo per portarlo in un'altra stanza e Tsuna ricacciò indietro la sensazione che fosse scattata una scintilla di astio: aveva già letto il nome della persona che lo chiamava e fremeva per rispondere. Reborn abbassò il giornale che stava fingendo di leggere e si mise in ascolto; Gokudera si alzò per seguire I-Pin e Fuuta fuori dal salotto, ma Tsuna gli prese la mano e lo trattenne. Intrecciò le dita alle sue e rispose alla telefonata: -Mamma! Ciao!

-Tsu kun, tesoro, come stai?- chiese Nana. Sembrava molto stanca, e la sua voce era un po' roca, ma si stava chiaramente sforzando di sembrare allegra.

-Tutto bene, Gokudera è appena tornato dalla sua vacanza. Mi era mancato.- disse di slancio, giusto per parlare di qualcosa, poi si maledì: la sua mamma era sul punto di divorziare e lui gli raccontava del suo forse-quasi-mezzo-ragazzo.

-Oh, bene!- rispose Nana senza esitare, -Stavo cominciando a preoccuparmi, sembravi un'anima in pena senza di lui... salutamelo!

-Mamma ti saluta.- disse Tsuna, guardando Gokudera, che arrossì: -Oh! Grazie, ricambio di cuore!

-Ho sentito.- disse Nana. Un sorriso sembrava aver fatto capolino nella sua voce.

-E tu come stai, mamma?- chiese Tsuna. In un attacco di nervosismo, strinse la mano di Gokudera.

-Bene, tesoro, ma ho dovuto abbreviare il viaggio. Il mio aereo parte tra poche ore, io...- Nana esitò, poi aggiunse in tono fintamente scherzoso: -Spero che tu faccia in tempo a pulire la casa da tutte le feste che starai facendo in mia assenza!

-Mamma, è successo qualcosa?- chiese Tsuna, diretto. Nana esitò a lungo.

-Io e tuo padre... ecco... ma non ti devi preoccupare, Tsu kun, va tutto bene!

-Mamma.

-Prepara un letto in più nella stanza degli ospiti, un'amica mi accompagna e rimane a dormire.- Nana si allontanò dal ricevitore: -No, niente storie, cara, non ti faccio spendere soldi per niente!- Tsuna aggrottò la fronte e attirò l'attenzione di Reborn con uno sguardo. Il killer si mise in allerta.

-Comunque, caro, arrivo domani all'alba. Non è necessario che ti alzi per salutarmi, ti faccio trovare la colazione pronta!

-No, mi alzo eccome, sarai stanca, la colazione te la preparo io!

-Sei tanto caro, Tsu kun...- bisbigliò Nana. La sua voce era soffocata, come se fosse sull'orlo delle lacrime. Tsuna attese, incerto su cosa dire, e Nana ricominciò: -Allora ci vediamo domani, bimbo mio! Fa' il bravo, e non preoccuparti per me!- senza attendere una risposta, riagganciò.

-Ha messo giù...- disse Tsuna, posando il telefono.

-Come ti è sembrata?- chiese Reborn. Tsuna ci pensò un attimo, poi rispose: -A pezzi. Senti, ha detto che con lei c'è un'amica che si ferma a dormire. Puoi scoprire chi è?

-Chiamo Lal.- Reborn uscì dal salotto, e Tsuna rimase solo con Gokudera. La tensione della giornata cominciava a farsi sentire: Tsuna scattò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro. Voleva sapere chi fosse quella fantomatica amica, se fosse davvero una persona di fiducia, se poteva stare tranquillo, voleva parlare con Gokudera e fidanzarcisi e archiviare la questione, archiviare tutto il mondo, smettere di pensare e passare il resto della vita sdraiato sull'erba, sotto al sole, mano nella mano con lui.

-Decimo, posso fare qualcosa per voi?- chiese dolcemente Gokudera. Tsuna si voltò e se lo ritrovò di fronte: il ragazzo si era alzato e l'aveva raggiunto senza che lui se ne accorgesse. Senza stare a rimuginarci sopra, Tsuna gli gettò le braccia al collo e nascose il viso nell'incavo del suo collo; era in punta di piedi, Gokudera continuava ad essere più alto di lui, ma non gli importava: l'unica cosa che desiderava era sentire le sue braccia intorno a sé, morire e rinascere nel suo abbraccio.

Gokudera gli circondò la vita con le braccia, lentamente, come se non credesse per davvero a ciò che stava accadendo, come se stesse cercando di non far scoppiare quella bolla di magia in cui si era di colpo trovato. O, perlomeno, così sembrò a Tsuna, e affondò la fronte nella curva del collo di Gokudera sperando ardentemente che non si trattasse solo di una proiezione dei propri sentimenti, ma che anche da parte dell'altro sembrasse tutto così meraviglioso. Almeno un pochino.

Le braccia di Gokudera erano calde, le sue mani fresche; Tsuna le sentiva attraverso la stoffa della maglietta, come sentiva anche il battito del suo cuore all'unisono con il proprio, rapido, frenetico eppure in qualche modo giusto, come il batter d'ali di un colibrì che medita di posarsi su una canna acquatica. Respirò a fondo il profumo della pelle di Gokudera, che si mescolava all'odore del proprio bagnoschiuma che il ragazzo aveva usato la sera precedente, e si sentì a casa.

Si rese anche conto di non essersi mai sentito a casa prima di allora.

Certo, Nana era una madre affettuosa, ma aveva dei grossi limiti, il primo dei quali era la sua indefessa decisione a chiudere gli occhi di fronte ai difetti del marito: Tsuna sperava che da ora le cose sarebbero cambiate, ma la verità era che non si era mai sentito del tutto a proprio agio con la madre, perché sapeva che se l'argomento fosse caduto su Iemitsu non avrebbe potuto dire a chiare lettere quanto lo trovasse ripugnante.

Con l'arrivo di Reborn e di tutto il folle carro dei Vongola, poi, la situazione era peggiorata: Tsuna si ritrovava da anni in uno stato di ansia costante. E come poteva essere altrimenti, si disse, quando da un momento all'altro un proiettile poteva colpirlo e spedirlo a correre in giro per la città in mutande? Per non parlare del rischio di ritrovarsi a mangiare inavvertitamente qualcosa di velenoso, o del fastidio di ritrovarsi due bambini esagitati per casa. E Fuuta negli ultimi tempi sembrava divertirsi a tirare fuori dal nulla classifiche inutili e imbarazzanti: un paio di settimane prima, mentre erano a fare una passeggiata nei boschi fuori città, si era ritrovato sospeso a mezz'aria ad ascoltarlo suo malgrado. Reborn sosteneva che si trattasse di scompensi ormonali legati all'adolescenza, ma ciò non ripagava Tsuna dall'essere consapevole che il mafioso col pene più grosso fosse Xanxus. E di certo non gli avrebbe restituito le notti che aveva passato a desiderare e temere il sonno, stanco morto ma consapevole che avrebbe avuto incubi sul cannone di Xanxus ancora per un po'.

Tsuna cercò di non considerare gli altri aspetti della situazione in cui viveva da quasi sette anni ormai: Mukuro e il suo vizio di apparire dal nulla, le sue minacce maliziose, Chrome che ogni tanto si presentava, lasciava del cibo e scappava, Yamamoto che alternava il baseball alla pratica agonistica dello Shigure Soen, Ryohei che ogni tanto tirava giù la porta alle cinque di mattina come se fosse normale andare a correre insieme per tre ore in pieno inverno prima dell'alba, Hibari che vagava minaccioso ai margini del suo campo visivo e Dino, che da un lato sembrava un bravo ragazzo, ma che dall'altro era così pazzo da andare a rompere le scatole all'individuo più pericoloso di Namimori e forse del mondo intero, e che riusciva sempre ad uscirne vivo. Il che, probabilmente, la diceva lunga su quanto in realtà fosse forte, cosa che gettava Tsuna nello sconforto: Dino inciampava nell'aria eppure riusciva a tener testa a Hibari Kyoya, Enma era un imbranato ancora peggiore eppure gli aveva quasi fatto il culo a strisce e lui invece sembrava vincere solo a suon di botte di culo.

Si afflosciò, demoralizzato, e Gokudera si chinò su di lui per non interrompere l'abbraccio. Tsuna trovò un enorme conforto in quel minuscolo gesto.

-Dame Tsuna. Se ti degni di schiodarti da Gokudera per trenta secondi, ho parlato con Lal.- chiamò Reborn. Tsuna strofinò il viso contro la pelle di Gokudera e bofonchiò: -Ti sento anche da qui.

-...bene.- disse Reborn dopo un po', -Pare che Nana sia con Oregano, e che sarà lei la persona che la riaccompagnerà in Giappone.

-Lal sa qualcosa?- chiese Tsuna; chiuse gli occhi e avvertì un fremito di solletico al tocco delle ciglia contro il collo di Gokudera.

-Sì, Oregano si è confidata con lei qualche ora fa. Pare che fosse in una relazione con Iemitsu, ma solo perché lui le aveva fatto credere di aver divorziato.

-Che pezzo di merda!- esclamò Tsuna, staccandosi di colpo da Gokudera. Reborn, che l'aveva sempre preso a martellate quelle rare volte che Tsuna si lasciava scappare una parolaccia, si ficcò le mani in tasca e disse: -Stavolta te la faccio passare, giusto perché è l'unica definizione possibile.

-È da lei che Sawada san ha scoperto tutto?- chiese Gokudera.

-Esatto. Lei l'ha raggiunta e le ha raccontato come stanno le cose. Credo che si siano aggrappate l'una all'altra per qualche motivo.

-È logico, adesso lo capisco,- disse Tsuna, -Papà ha ferito entrambe, si stanno appoggiando l'una all'altra.- Reborn lo fissò; una vaghissima espressione di orgoglio aleggiava sul suo volto.

-Può essere, Tsuna.- concordò.

-Bene, se questi sono i fatti, credo che possiamo essere tranquilli, no?- chiese Tsuna, passandosi le mani tra i capelli. Reborn annuì: -Sì. Non c'è ragione per cui Oregano potrebbe fare del male a Nana, e la sua presenza garantisce che non le succederà nulla. È un'ufficiale del Cedef, potrebbe tener testa ad un manipolo di uomini armati da sola.

-Tipo Lal?- chiese Tsuna. Reborn ghignò: -Beh, non a quel livello. Lal potrebbe invadere un piccolo stato con una graffetta e un metro di spago per il pollo.

-Sì, ce la vedo, mamma mia, e...

-E adesso vi lascio soli prima che mi venga il diabete.- senza aggiungere altro, Reborn uscì.

 

Tsuna, rimasto solo con Gokudera e con il proprio Iper Intuito, esitò solo per un istante.

Poi, allungò le mani in avanti e intrecciò le dita a quelle di Gokudera. Era come una chiave perfetta che gira senza il minimo attrito, una sensazione paradisiaca. Vide Gokudera chinare il viso verso il suo, e per qualche istante sperimentò uno stato di percezione aumentata; gli sembrava di poter vedere ogni poro della sua pelle, ogni piega sulle sue labbra, ogni pagliuzza di smeraldo nei suoi occhi. Si umettò le labbra con un rapido colpo della lingua, e per riflesso condizionato Gokudera fece lo stesso. Tsuna sentì una scarica di adrenalina nelle vene e comprese che il momento a cui aveva invano cercato di non pensare durante il periodo della loro lontananza era finalmente arrivato.

Si mise in punta di piedi e sporse il viso.

Le sue labbra incontrarono quelle di Gokudera. Erano morbide, calde e leggermente umide. Solo sfiorarle diede a Tsuna una sensazione di capogiro così forte che dovette sciogliere l'intreccio delle sue dita e passargli le braccia intorno al collo per sorreggersi.

Una volta recuperata una parvenza di equilibrio, mentre sentiva che anche Gokudera si stava a sua volta appoggiando a lui per trovare stabilità, premette la bocca un po' di più contro la sua. Il suo labbro inferiore scivolò appena tra le labbra di Gokudera, che si schiusero appena, e Tsuna lo sfiorò con la punta della lingua, d'istinto.

Ripensò alla lontana al suo primo bacio, con Kyoko, ormai anni prima: nemmeno gli era passato per l'anticamera del cervello di fare una cosa simile. Realizzò l'immane differenza che divideva quello che credeva essere amore e quello che ora sapeva essere amore, e quando Gokudera gemette appena sulla sua bocca si diede coraggio e sporse ancora un po' la lingua. La parte interiore delle labbra di Gokudera era liscia e bagnata; Tsuna superò il limite dei suoi denti e incontrò la sua lingua. Fu certo di sentirla tremare all'incontro con la propria.

Dischiuse la bocca, alla ricerca di un contatto più intenso, e affondò le dita tra i capelli di Gokudera; sentì le braccia dell'altro che lo cingevano, appena un po' più in alto del punto vita, più o meno dove terminava la sua gabbia toracica. Amò la sensazione di pressione e di colpo comprese la vastità dei sentimenti di Gokudera: si trovava tra le braccia di una persona che sarebbe morta per lui senza la minima esitazione, e per la prima volta da che aveva memoria si sentì al sicuro.

 

Non sentì il campanello che suonava, né la porta che si apriva. Per quanto lo riguardava, l'intero universo al di fuori delle braccia di Gokudera aveva completamente cessato di esistere.

Poi, una risata cristallina: -Maa, maa, era ora!- Tsuna sussultò e si staccò da Gokudera. Si aspettava qualche commento a tema “Idiota del Baseball”, ma non arrivò nulla.

Yamamoto si coprì la bocca con le mani, imbarazzato, e disse: -Ops! Non volevo parlare ad alta voce!

-Ah... non importa, Yamamoto, prima o poi avremmo dovuto respirare, ahaha!- Tsuna ridacchiò, sentendosi le guance che andavano a fuoco, e si grattò la nuca. Ricacciò indietro il fastidio per essere stato interrotto: se c'era una persona che davvero non poteva averlo fatto di proposito, quella era proprio Yamamoto Takeshi.

-Beh, sono davvero felice per voi.- disse Yamamoto. I suoi occhi di cioccolato saettarono dall'uno all'altro, sorridenti, luminosi. Aggiunse: -Bentornato a casa, Gokudera!

-Io... grazie.- rispose Gokudera. Tsuna si voltò verso di lui e gli sorrise.

E, per la prima volta, dalle labbra di Gokudera scaturì una sincera risata di felicità.

 
   
 
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