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Autore: Herondale66    28/03/2021    0 recensioni
Remus è un ragazzo tranquillo, frequenta l’ultimo anno del liceo classico e la sua vita si svolge più o meno normalmente. Ma tutto cambia quando la sua sbadataggine lo porta a scontrarsi e a conoscere il ragazzo che fino a quel momento aveva osato osservare solo da lontano: Sirius Black.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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CAPITOLO 5

Era nato come un tacito accordo fra loro, e naturalmente i loro amici se n’erano accorti. E, a quanto sembrava, non solo i loro amici, ma tutta la scuola. Quando, il giorno successivo, varcarono la soglia della loro scuola chiacchierando tranquillamente, un centinaio di sguardi si girò verso di loro. Loro non ci badarono più di tanto, ma era evidente che il resto della scuola fosse estremamente interessato alle nuove frequentazioni di Sirius Black e James Potter. Remus cercava di dissimulare l’ansia che tutti questi sguardi provocavano in lui, ma era evidente che non la sapesse reggere bene. Accompagnò SIrius fino alla porta della sua classe, che si trovava al piano inferiore al suo, per poi dirigersi con Lily verso la fatidica verifica di Matematica.
Tre ore più tardi, i quattro ragazzi si trovavano in cortile, a fare ricreazione. James stava tentando di capire come fosse strutturata la verifica, dal momento che anche loro ce l’avrebbero avuta la settimana successiva. Erano circondati dallo stesso nugolo di chiacchiere della mattina, ma cercavano di non farci caso. Peter, Mary e Marlene erano a poca distanza, e stavano facendo una diretta su Instagram. Remus segretamente sperava che qualche professore le scoprisse e confiscasse loro il telefono: sarebbe stata una scena epica. Sorseggiava lentamente il suo caffè, ripensando al compito, e agli errori che era sicuro di aver fatto. Matematica non era mai stata il suo forte, e aspettava con ansia il giorno in cui avrebbe potuto bruciare il libro e non svolgere più uno studio di funzione in vita sua. Un tocco lo riscosse dai suoi pensieri. Sirius gli stava bussando scherzosamente sulla tempia, “Hey, terra chiama Remus? A che pensi?”
“Al libro di Matematica a giugno. In fiamme”
Sirius scoppiò a ridere, e gli passò una mano tra i capelli, spostandogli un ricciolo ribelle dietro l’orecchio.
“Sei proprio il tipico ragazzo da liceo classico, sai? Odi la matematica, adori leggere, scrivere magari, fantasticare sui miti, ascoltare i podcast di storia e tutte quelle cose lì” lo prese in giro.
“Hey, io non ascolto i podcast di storia!” rispose Remus, fintamente offeso.
“Ma fai tutte le altre cose, non è vero?” continuò Sirius, per poi avvicinarsi al suo viso e sussurrare “Adoro quando ti imbarazzi”
Remus lo scostò, e gli fece una linguaccia, in modo assolutamente maturo.
“Voi due, la volete smettere di fare i colombi in amore?” li riprese Lily, ridacchiando.
“È tutta invidia la tua Evans!” le rispose Sirius, “Magari puoi trovare anche tu qualcuno con cui tubare, basta solo guardarsi un po’ attorno!”
James lo fulminò con lo sguardo, ma la campanella lo salvò da qualsiasi altra brutta figura avesse in mente per lui Sirius. I quattro ragazzi si incamminarono verso le loro classi, ma, prima che Sirius entrasse nella propria, Remus lo tirò in disparte.
“Senti, per caso oggi pomeriggio hai da fare?” gli disse con aria incerta.
“No, perché? Hai piani?” gli rispose Sirius.
“Se ti va puoi venire da me. Ci facciamo un piatto di pasta e poi magari studiamo assieme. Che ne dici? Tanto mia mamma è via per qualche giorno per lavoro”
“Mi piacerebbe molto”
“Allora aspettami al cancello, a fine scuola, che prendiamo l’autobus assieme”
***
Il viaggio in autobus era sempre tranquillo di solito, e anche quel giorno non faticarono a trovare due posti a sedere. Remus estrasse le cuffiette dallo zaino, e ne porse una a Sirius. Bisticciarono un po’ su che cosa ascoltare, ma alla fine optarono per una playlist dei Queen.
 Una volta arrivati a casa di Remus, accesero la radio e cucinarono una veloce pasta col tonno, piatto universalmente amato da tutti gli adolescenti. Remus trovò anche un paio di birre nella dispensa, e si accontentarono di berle calde.
“Che lavoro fa tua mamma?” gli chiese Sirius ad un tratto.
“È un interior designer, a volte deve viaggiare per alcuni progetti, ma per la maggior parte del tempo lavora da casa. Non guadagna molto, ma tiriamo avanti come possiamo, anche se da quando quel bastardo di mio padre ha perso il lavoro non riesce più a mandarci gli assegni” disse Remus, con un tono un po’ risentito.
“Mia madre non fa nulla, si limita a godersi tutti i soldi che fa mio padre, a sperperarli in cose inutili per far vedere a tutto il mondo quanto la nostra famiglia si invidiabile. Li odio, veramente. E la cosa che più mi dispiace è che cercano di comprare la nostra obbedienza con i soldi, e se io non ci casco, Regulus ne sta approfittando. Spero riesca a capire in che mondo del cazzo si sta infilando, perché ormai è grande abbastanza per farlo” Sirius aveva un tono risentito. Sembrava avesse litigato anche con il fratello, ed era strano perché di solito ne parlava sempre in modo positivo.
“Hey, Sir. Vedrai che andrà bene, Regulus è un bravo ragazzo” gli disse Remus, stringendogli la mano.
Dopo aver combinato un disastro in cucina, aver schizzato i fornelli, il muro e anche la maglietta di Sirius, Remus servì soddisfatto due piatti di pasta enormi. Una volta fatto sparire quasi mezzo chilo di pasta, si buttarono letteralmente sul divano, e decisero di rilassarsi un po’ prima di fare i compiti per il giorno successivo. Guardarono una puntata dei Simpson, e commentarono su quanto fosse uno show idiota e geniale al tempo stesso.
A Remus piaceva parlare con Sirius. Potevano fare dei discorsi stupidi e dopo due secondi trovarsi a parlare di politica, oppure di filosofia. Le loro conversazioni non erano mai scontate, e Sirius aveva sempre qualcosa di interessante da dire, su tutto.
Decisero poi di studiare: Remus aveva una versione da fare per il giorno successivo, mentre Sirius faceva degli esercizi di Chimica per prepararsi al compito. Non c’era nessun imbarazzo tra loro. Ad un certo punto, Remus chiese all’altro ragazzo “Sirius?”
“Hm?”
“Sicuro che ti faccia piacere venire qui da me? Magari avevi altri piani, tipo uscire con James oppure qualche allenamento, non so…”
“Remus”
“Sì?”
“Non sarei qui se non mi facesse piacere, credimi. E poi se voglio conquistarti dovrò pur passare del tempo con te, o no?” disse Sirius, scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi, con fare seduttore.
“Conquistarmi dici?” rise Remus
“Che cosa ridi, scemo?”
“Sirius, tu mi hai conquistato già da un bel pezzo, credimi” disse Remus, tranquillo “Vieni, ti faccio vedere una cosa” per poi prendere la mano dell’altro ragazzo e trascinarlo verso la propria camera.
Si mise a rovistare dentro una scatola di cartone, una scatola da scarpe a voler essere precisi. Sembrava colma di striscioline di carta, scarabocchiate. Bigliettini. A Remus piaceva conservare tutti i bigliettini più scemi che si scambiavano lui e Lily in classe. Ne scelse uno e lo passò a Sirius.
Ma hai visto quanto era figo Sirius ieri? Con il costume e la camicia hawaiana aperta su tutto quel ben di dio dei suoi addominali? Vorrei fosse carnevale tutti i giorni!
Si riferiva ovviamente al carnevale dell’anno scorso. Ogni anno nel loro liceo veniva organizzata un’assemblea di istituto, in cui ogni classe poteva scegliere un tema e vestirsi in maschera. La classe di Sirius aveva deciso il tema ‘spiaggia’, e tutti i maschi erano venuti a petto nudo, con solo le camicie aperte, mentre le ragazze in costume e pareo. Inutile dire che avevano rischiato la sospensione per abbigliamento inappropriato.
Sirius leggeva il bigliettino e rideva di gusto, ricordando quel momento.
“Non scherzavi quando dicevi che eri il mio stalker allora”
“Direi proprio di no”
Sirius si avvicinò a lui e gli scoccò un bacio sulle labbra, “Sei adorabile” gli disse, per poi tornare a baciarlo in modo più serio. Dapprima era solo un tenero sfioramento di labbra, ma poi il bacio si accese e diventò una danza intricata di labbra e sussurri. I due ragazzi indietreggiarono, fino a trovarsi seduti sul lettino sgangherato di Remus. Si tolsero entrambi le scarpe, calciandole via, per poi adagiarsi sul materasso. La mano di Remus andò a sfiorare i morbidi capelli dell’altro ragazzo, mentre quella di Sirius iniziò a scivolare sotto la maglietta di Remus. Nel sentire il tocco gelato dell’altro ragazzo sul proprio addome, Remus si bloccò. Arrossì di botto.
“Che c’è?” disse Sirius, ansimante “Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
“No, no… è solo che…” disse Remus incapace di proseguire il discorso, il respiro affannoso.
“Cosa Remus, dimmi?”
I loro occhi si incatenarono, mentre una lacrima solitaria scendeva sulla guancia di Remus. Sirius si affrettò ad asciugargliela con il palmo della sua mano, per poi condurlo a sedersi sul letto.
“Rem, parlami”
Remus sapeva che quel momento sarebbe arrivato, e avrebbe voluto parlarne prima con l’altro ragazzo. Prima di arrivare a questo, prima di doversi bloccare ed esplodere del tutto. Ma non ci era riuscito. Ne aveva parlato solo con sua madre e con Lily prima di allora, e non sapeva se avesse la forza di confessare tutto a Sirius. Sirius che era stato così perfetto con lui fino a quel momento, che rischiava di perdere per colpa del suo passato. Ma forse, pensò, forse era il caso di fidarsi. Ne valeva la pena, per Sirius. Per quel magnifico ragazzo che sembrava capirlo nel profondo.
Remus lo continuava a fissare, incapace di parlare, gli occhi pieni di lacrime. Alla fine, sussurrò solo una cosa “Cicatrici…”
***
“È successo due anni fa. Guidavo il vecchio motorino di mio padre, un aggeggio un po’ sgangherato ma funzionante. Stavo facendo lo scemo, correvo per tornare a casa perché dovevo assolutamente studiare per una verifica per il giorno successivo. Facevo la mia solita strada che conosco a memoria, che passa davanti alle elementari. C’era una macchina parcheggiata sulle strisce pedonali e io ti giuro, ti giuro che non l’ho vista. Una bambina si è buttata in mezzo alla strada. La stavo per investire, capisci? L’avrei uccisa, perché era così piccola, avrà fatto la prima elementare. Ho sterzato all’ultimo secondo e sono stato sbalzato fuori dal motorino. Mi sono spaccato in due il femore destro, ho fratturato la rotula sinistra, ho incrinato quattro costole, e una mi ha perforato il polmone. Mi si sono conficcate schegge di vetro e pezzetti di asfalto dappertutto, anche in faccia. Sono stato in coma farmacologico per due giorni, avevo un trauma cranico abbastanza preoccupante, mi hanno intubato e operato per ore. Ma non importa di me, l’importante è che la bambina non si è fatta nulla. È caduta e si è sbucciata le ginocchia, ma a parte un bello spavento non si è fatta nulla. Non avrei potuto vivere altrimenti. È per questo che vado ancora a fare fisioterapia, ho preso una bella batosta. Ma sto migliorando. Non tornerò mai a giocare pallavolo in modo serio, ma piano piano sto migliorando.”
Remus aveva sputato tutto fuori, come un fiume in piena. Una volta iniziato a raccontare, le parole erano uscite da sole. Non sapeva come fosse possibile che si fidasse così tanto di Sirius, ma lo aveva fatto. E Sirius lo aveva ascoltato, gli aveva passato la mano sulla schiena in modo rassicurante mentre parlava. Sentiva che lo aveva capito. E ora lo fissava. Lo fissava con occhi imperscrutabili. Remus stava piangendo piano, in silenzio. Le lacrime bollenti gli solcavano le guance, ma non abbassava lo sguardo. Non si sentiva giudicato, ma compreso. Sirius gli accarezzò la guancia, con fare gentile e amorevole. Gli posò un bacio leggerissimo a fior di labbra, e poi cominciò a spogliarlo. Remus lo lasciò fare, lo sguardo incatenato nel suo, fidandosi completamente e sentendo una connessione che mai prima di quel momento aveva percepito con qualcuno.
Quando a Remus rimasero solo i boxer addosso, completamente esposto e vulnerabile, si lasciò guardare da Sirius. Sirius che lo stava osservando in adorazione, e che aveva preso a tracciare con le dita il percorso delle sue cicatrici. Che le accarezzava, per conoscerle e imprimerle nella propria memoria. Ognuna di quelle cicatrici trasudava dolore e sofferenza, ma al tocco di Sirius veniva trasformata in un segno nuovo, diverso, che pulsava di vita anziché di morte. Poi cominciò a depositare dei baci leggerissimi su ognuna di esse, a partire dal taglio sulla sua guancia, giù verso la brutta cicatrice della tracheotomia, alla miriade di segni che gli ricoprivano il petto, alla cicatrice del drenaggio sulle costole, per poi scendere giù sulle cicatrici più brutte, il lungo segno che copriva la sua coscia e l’altro che copriva il suo ginocchio. Alla fine, tornò su e lo baciò nuovamente, con una delicatezza estrema.
“Remus, tu sei la persona più coraggiosa e buona e altruista che io abbia mai conosciuto. Non devi vergognarti delle tue cicatrici, non davanti a me. Io comprendo il tuo dolore e lo rispetto, ma non accetto che tu ne sia sopraffatto.”
Remus fissò quegli occhi sinceri e luminosi, determinati e dolci al tempo stesso e si chiese che cosa avesse mai fatto per meritarsi quelle parole. Alla fine, si limitò a sussurrare un “grazie”, e a lasciare un bacio umido sulla guancia dell’altro ragazzo.
Il resto del pomeriggio lo passarono avvinghiati sul letto, ad accarezzarsi piano, in silenzio, a darsi qualche bacio leggero e ad ascoltare i battiti dei loro cuori.
Remus si sentiva leggero, come poche volte gli era successo dopo l’incidente. Sonnecchiarono per qualche tempo, fino a quando Sirius non annunciò di dover andare, visto che i suoi genitori lo aspettavano per cena. Remus, ancora seminudo, lo accompagno alla porta. Prima che andasse, gli prese il volto, e depositò un tenero bacio sulle sue labbra, per poi sussurrare “Non sparire, ok?”
Sirius lo afferrò per i fianchi e lo tirò a sé, stringendolo in un abbraccio rassicurante. “Mai”.
***
Sirius si incamminò verso la fermata dell’autobus, pensieroso. Mai avrebbe immaginato tutta la sofferenza che Remus si portava dietro. Certo, poteva vederla nei suoi occhi, la percepiva nelle sue parole, ma solo ora capiva del tutto. Capiva perché a Remus piacesse vederlo giocare a pallavolo, e perché si fosse offerto di farlo entrare in quadra, capiva perché non volesse venire in moto con lui, perché si affaticava camminando, perché Lily fosse così protettiva nei suoi confronti. Capì, e si ripromise che avrebbe impegnato tutto sé stesso nel comprenderlo ancora più a fondo. Ma la cosa più importante era che Remus si era fidato di lui. Gli aveva permesso di vedere la parte più vulnerabile di sé, e Sirius ne era onorato.
Ora era il momento che anche lui prendesse in mano la sua vita.
   
 
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