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Autore: Nephertiti    28/03/2021    1 recensioni
*SEQUEL DI GIRL OF LIFE*
Molte cose sono cambiate dalla prima volta in cui Mitsuko ha messo piede in villa Sakamaki.
E adesso può affermare di essere parte della famiglia.
Ma con il suo diciottesimo compleanno alle porte, il destino sembra avere in serbo altri piani per lei.
***
Estratto da un capitolo:
“All’improvviso, a qualche chilometro di distanza, notai una figura in mezzo alla strada e, man mano che ci avvicinavamo, realizzai si trattasse di un uomo.
Mi resi conto che non accennava a muoversi, mentre il maggiordomo, al mio fianco, sembrava ignorare la sua presenza.
Urlai a George di frenare e questo, colto di sorpresa, affondò il piede nel freno: la limousine ruotò su sé stessa, facendomi sbattere contro il finestrino.
Un’auto dietro di noi ci tamponò.
Quando sollevai lo sguardo, ancora dolorante per il colpo, dell’uomo non v’era traccia.
Tuttavia, ciò che mi era rimasto impresso, prima che quella sagoma svanisse nel nulla, erano stati i suoi lunghi capelli bianchi.
***
Per poter leggere questa storia avrete bisogno di conoscere “Girl of Light” e “Girl of Life”, quindi correte a recuperare!
La fan fiction prende alcuni spunti dal videogioco, ma la trama sarà ben diversa.
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Ruki Mukami, Shuu Sakamaki, Sorpresa, Subaru Sakamaki
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 19 - Weak spot (part one) -

 

 

 

 

 

 

Ayato avrebbe voluto prendersi a schiaffi: sostava davanti quel cancello da più di mezz’ora, ma ancora non aveva avuto il coraggio di suonare.
Si era detto che aveva visitato quella casa troppe volte negli ultimi giorni, che aveva dedicato troppo tempo ad una semplice umana.
Umana che non aveva morso, neppure una volta.

Decise di tornare alla villa, avrebbe mentito, dicendo ai suoi fratelli di aver parlato con Yuki.
Poco prima che riuscisse ad andar via, qualcosa gli toccò una gamba.
Si chiese quale astuto nemico fosse riuscito ad avvicinarlo di soppiatto, ma quando abbassò lo sguardo, si rese conto che si trattava di un gatto dal pelo grigio.

“Ah? Che vuoi bestiaccia?”, domandò, mentre il micio continuava a strusciarsi sul suo piede.
Il vampiro lo ritrasse, indietreggiando di qualche passo, ma il gatto gli si avvicinò miagolando.
“Come osi rivolgerti così ad Oree-sama!”, inveì contro l’animale.

 “Mimì? Mimì dove sei?”
Ayato riconobbe il suono di quella voce e valutò per un istante l’idea di teletrasportarsi via, ma rimase fermo dov’era, con il micio che faceva le fusa ai suoi piedi.

Yuki comparve dietro il cancello e il suo viso si illuminò, quando vide il gatto in compagnia del ragazzo dai capelli rossi.
“Oh, Ayato hai trovato Mimì.”

È più lui che ha trovato me, avrebbe voluto replicare il vampiro, ma si limitò a scrollare le spalle.
La biondina superò il cancello e si chinò per afferrare il suo animale domestico.
“Sembra che tu gli piaccia.”
Ayato non rispose immediatamente, troppo preso dal sorriso dell’altra, poi si riscosse dai suoi pensieri.
“È ovvio, io piaccio a tutti.”

Yuki ridacchiò lievemente, mentre il gatto strofinava il muso sulla sua spalla.
“Vuoi entrare?”
“No, sono qui per parlarti.”

Il cuore della ragazza si fermò per un istante: era forse giunto il momento in cui lui si sarebbe dichiarato?
Scioccamente diede una rapida occhiata ai suoi indumenti, ricordò di essere ancora in pigiama ed arrossì bruscamente, dandosi della stupida per essere uscita a cercare il suo gatto in pantaloncini e canotta.
Avrebbe preferito indossare qualcosa di più indicato per l’occasione, ma non c’era tempo, tutto ciò che le importava era ascoltare quello che Ayato aveva da dirle.
“C- certo, dimmi pure.”, balbettò.
“Si tratta di Mitsuko.”
L’espressione gioiosa di Yuki si spense.
Ed Ayato lo notò, chiedendosi come mai il suo umore fosse cambiato così repentinamente.
Ma la ragazza scosse il capo: se si trattava di Mitsuko, allora doveva essere qualcosa di serio, non c’era tempo per i suoi drammi amorosi.
“Le è successo qualcosa?”
“Qualcuno l’ha rapita.”

Yuki sgranò i suoi occhi blu.
“Chi potrebbe mai…?”
“Non lo sappiamo, –, l’anticipò il vampiro. – Ma stiamo facendo il possibile per ritrovarla.”
L’altra rimase a fissare un punto indefinito, lo sguardo preoccupato: la sua amica non aveva mai un attimo di serenità.
Sembrava che il mondo si fosse accanito contro di lei, nonostante Mitsuko fosse una delle persone più gentili che avesse mai conosciuto.
Mimì, che era ancora fra le braccia della biondina, iniziò a muoversi irritato, probabilmente stufo di essere ignorato o di non poter camminare liberamente e, nonostante gli sforzi di Yuki per calmarlo, decise di graffiarle il braccio, così da sfuggire alla presa.
Yuki fu costretta a lasciarlo andare e realizzò che le unghie del gatto le avevano procurato diversi tagli, uno dei quali iniziava a sanguinare.
“Mimì sei davvero dispettoso!”, urlò al gatto, che si inoltrava nel giardino della casa.

Ma quando tornò a guardare Ayato, si rese conto che i suoi occhi verdi le fissavano con intensità il braccio ed i canini iniziavano a spuntar fuori dalle labbra.

Yuki deglutì, non lo aveva mai visto per ciò che era veramente e adesso ne era spaventata.
Non sapeva se Ayato le avrebbe fatto del male, il suo cuore le diceva di no, ma la sua parte razionale le fece presente che si trattava pur sempre di un vampiro, un vampiro in carne ed ossa.

Ayato, d’altro canto, continuava ad osservare quei graffi: poteva sentire l’odore del sangue, che scorreva nelle vene della giovane ragazza, ed era un richiamo così forte, che stentava a controllarsi.
Una parte di lui insisteva affinché la mordesse, in fondo era nella sua natura e aveva resistito anche fin troppo.
Ma c’era una piccolissima parte che sapeva bene a cosa avrebbe portato bere il suo sangue: Yuki non avrebbe mai più voluto vederlo e Mitsuko lo avrebbe ucciso, cosa che adesso poteva fare letteralmente, grazie ai suoi nuovi poteri.

Tuttavia non riusciva a contrastare la sua natura e più cercava di trattenersi più il suo corpo si muoveva in automatico, avvicinandosi sempre più alla ragazza.
In più, una vocina nella testa gli ripeteva che non c’era nulla di male nel morderla e anzi, lei avrebbe dovuto sentirsi onorata.
“Ayato…”, mormorò Yuki, ritrovandosi il vampiro a pochi centimetri dal suo volto.
Ma lui sembrò non sentirla, la vista annebbiata dal desiderio di sangue.
“Ti prego Ayato, non farlo.”
Il vampiro le afferrò il braccio e lei sussultò per il gesto inconsulto.
Tutto il suo corpo tremava, non c’era modo di fermare la paura crescente.
Nonostante questo, Yuki non si mosse: si dichiarava infatuata del ragazzo, tuttavia non avrebbe mai potuto proclamare il suo amore, se non avesse conosciuto tutte le sue sfaccettature.
Sapeva bene che sarebbe stata una relazione impossibile, la loro, e forse vedere il “lato oscuro” di Ayato sarebbe servito a farle passare quella che credeva una semplice cotta adolescenziale.
Il vampiro le sfiorò il braccio con le labbra, procurandole dei brividi, e Yuki non seppe definire se fosse paura o altro.
Lui di certo poteva vedere il terrore negli occhi di lei, e questo gli donava una sensazione piacevole: sapere di incutere tanto timore lo aveva sempre compiaciuto, ed era assurdo che fino a quel momento si fosse imposto di non morderla.
L’istinto prevalse sulla ragione, i suoi canini bucarono la carne della bionda, che strabuzzò gli occhi per il dolore.
Ayato socchiuse i suoi, beandosi di quel liquido caldo che gli era esploso in bocca, era zuccherato proprio come aveva immaginato, non si sarebbe aspettato altrimenti da una ragazza dolce come Yuki.
Quest’ultima aveva la bocca spalancata, fin troppo sbigottita e dolorante per parlare.
Questo era ciò che Mitsuko viveva tutti i giorni, come poteva sopportarlo?
“Basta ti prego...”, sussurrò, venendo bellamente ignorata.
I canini le bruciavano sulla pelle e avvertiva il sangue fluire velocemente nel punto in cui Ayato la stava mordendo, si sentiva debole e delusa.

Credeva forse che lui avrebbe potuto negare la sua vera natura? Che, per amor suo, non le avrebbe succhiato nemmeno una goccia di sangue?
Doveva immaginare che prima o poi sarebbe accaduto.

E Ayato non era famoso di certo per il suo autocontrollo, tant’è che sentiva il corpo della biondina infiacchirsi gradualmente, così gli venne spontaneo avvolgerle i fianchi con un braccio, per impedirle di cadere.
Seppe che lei era allo stremo delle sue forze, quando pronunciò delle parole sconnesse e le sue guance persero colore.
Ritrasse i canini e leccò i buchi che le aveva procurato: lei aggrottò le sopracciglia, probabilmente domandosi cosa significasse quel gesto.
Magari glielo avrebbe spiegato in un altro momento.
Leccò anche i tagli che le aveva procurato quella bestiaccia.
Poi sistemò un braccio intorno al suo collo ed uno intorno alla sua vita, per sollevarla.
In quel modo si teletrasportò nella stanza di lei, adagiandola sul letto.
Notò che tremava come una foglia, nonostante la temperatura esterna fosse piuttosto calda, per cui la coprì col lenzuolo.

Yuki lo guardava, ma era come se non lo vedesse realmente, troppo affaticata e scossa per pensare lucidamente.
Ayato avrebbe voluto dire qualcosa, ma non sapeva esattamente cosa.
Non aveva mai provato rimorso nel succhiare il sangue di qualche umano, Mitsuko stessa non era un’eccezione, seppur avesse condiviso l’infanzia con lei e trascorso insieme gli ultimi due mesi.
Allora perché si sentiva così colpevole per aver morso Yuki?

“La nostra saliva può curare le ferite –, esordì infine. – Non resterà traccia del morso o dei graffi sul tuo braccio.”

Yuki assorbì l’informazione con un’espressione indecifrabile, poi si girò nel letto, dando le spalle al vampiro, e si coprì meglio col lenzuolo.
Ayato la fissò qualche istante e poi si smaterializzò.

***

Reiji aveva notato Edith seguirlo nella stanza, tuttavia non aveva posto domande quando lei si era chiusa la porta alle spalle.

Lui aveva iniziato a lavorare sul nuovo veleno da somministrare alla Predatrice dai capelli biondi ed Edith aveva preso posto sulla sua scrivania, incurante dell’occhiataccia che il vampiro le aveva rivolto.

“Sai, un grazie non guasterebbe.”, esclamò lei, richiamando su di sé l’attenzione del vampiro.
Reiji continuò a pestare delle erbe, mentre la osservava con un cipiglio.
“Ho portato qui la Dama, ti pare poco?”
“Non ci ha dato alcuna informazione utile.”
La Predatrice dai capelli neri sbuffò.
“Pretendi sempre troppo dagli altri.”, annunciò, scendendo dalla scrivania con un balzo aggraziato.
Il vampiro versò le erbe in una ciotola con del liquido scuro.
“Mia madre pretendeva tanto da me.”
Quasi si morse la lingua per quella confessione, ma Edith gli aveva sempre fatto quest’effetto.
“E ti ha trasformato nel figlio perfetto che desiderava, ma non puoi aspettarti che gli altri siano perfetti quanto te.”
La vampira fu improvvisamente alle sue spalle, Reiji smise di mescolare il contenuto della ciotola e ruotò il busto, trovandosi faccia a faccia con lei.
“Hai affinato le tue tecniche di tortura?”
Edith sorrise, conscia che Reiji odiasse parlare apertamente dei suoi sentimenti, e doveva solo essere grata se, ogni tanto, si faceva sfuggire qualcosa con lei.
“Oh beh, un vampiro quattr’occhi mi ha insegnato qualche trucchetto.”

Reiji si sistemò gli occhiali sul naso.
“Dev’essere un vampiro interessante.”
“Eh già, finge di essere un bravo ragazzo, tutto regole ed etichetta, ma sotto sotto è piuttosto… libertino. -, replicò Edith. – Che poi è la parte di lui che preferisco.”
Così dicendo, circondò con le braccia il collo del vampiro.
Senza Shu nei dintorni, anche Reiji si decise a stringere la vampira a sua volta.
Lei gli sfilò gli occhiali.
“Molto meglio.”, affermò.
In fondo li indossava per pura estetica, perché gli donavano un tocco in più da intellettuale, e non perché ne avesse realmente bisogno.
Lo baciò con passione e Reiji ricambiò, incapace di resisterle.

E mentre le loro lingue si scontravano, ricordò perché aveva deciso di allontanarla, anni prima: lei lo rendeva vulnerabile.
E lui, che aveva vissuto sempre con un atteggiamento rigido, con la responsabilità di essere il “capo-famiglia” e anche il migliore fra i Sakamaki, non poteva abbandonarsi a certe frivolezze.
Tuttavia, non avrebbe rinunciato a quel momento.
Dubitava che ce ne sarebbero stati altri e in quell’istante voleva solo goderne appieno.

La sua mano scivolò sulla coscia della vampira, mentre lei gli sbottonava la camicia.
Finché un tonfo catturò la loro attenzione.
Seppur riluttanti, si separarono, Reiji inforcò gli occhiali e chiuse velocemente i bottoni aperti.
Poi si affacciò nel salotto, trovando Yuma sul pavimento e la sedia dov’era legata la Dama ridotta in pezzi.
I due vampiri si fissarono: era evidente lo sguardo di rimprovero di Reiji e quello stizzito del Mukami.
Il primo sapeva che la Dama era allenata a combattere, ma non credeva che quel gigante buono a nulla l’avrebbe lasciata scappare così facilmente.
“Non dirmelo.”
Edith fece capolino dietro la porta dello studio e si spiaccicò una mano sul viso.
“È scappata.”
“Avevo chiesto di non dirmelo.”
Yuma si rimise in piedi, cocente per la rabbia, ma anche l’imbarazzo.

“Sarà il caso che vada a cercarla.”, esclamò Edith.
Reiji annuì.
“Io mi occuperò del veleno, nel frattempo.”
I due si congedarono e il vampiro dai capelli viola avrebbe voluto dirle di fare attenzione, ma sapeva bene che lei se la sarebbe cavata egregiamente da sola.

Quando il Mukami es il Sakamaki rimasero da soli, nessuno dei due spiccò parola: Yuma prese posto su uno dei divani e Reiji fece per tornare nel suo studio.
Ma qualcuno bussò alla porta: i due si scambiarono un’occhiata, consapevoli che nessuno dei loro fratelli avrebbe bussato prima di entrare, il portone di legno si spalancò cigolando e i vampiri si prepararono ad attaccare, invece rimasero stupiti nel vedere Mitsuko entrare nella villa.
Yuma fu accanto a lei in un baleno.
“Ma dove ti eri cacciata?”
Mitsuko chiuse il portone alle sue spalle: sembrava sconvolta.
“Io… –, si schiarì la voce. – Io ho incontrato mio padre. Il mio vero padre.”
Reiji inarcò un sopracciglio.

“Ma vorrei parlarne con tutti.”
Il Sakamaki fece un cenno col capo.
“Yuma, va’ a chiamare Subaru e Ruki, saranno già alla Cattedrale, dai Cacciatori.”
Mitsuko sussultò.
“Hanno solo informato tuo padre, non temere, la Chiesa non sa nulla.”
Yuma assentì e scomparve.
“Io andrò a cercare Shu e Azusa. –, aggiunse Reiji. – Erano usciti a cercarti.”
Mitsuko fu lieta di sapere che i due vampiri fossero insieme, sebbene fosse una coppia bizzarra ed improbabile.
Ripensandoci, la vera coppia improbabile era quella formata da Ruki e Subaru.
Quand’erano diventati amici per la pelle?
Comunque, l’idea che tutti si fossero mobilitati per lei, le scaldò il cuore.

Prese posto su un divano e Reiji lasciò la villa.
Ora era completamente da sola e avrebbe dovuto pensare a come camuffare la verità.
Voleva imparare a controllare i suoi poteri, quegli incontri con Carla le sarebbero tornati utili, ma non aveva intenzione di assecondarlo nella sua battaglia contro Karl Heinz.
Avrebbe dovuto fingere con Mukami e Sakamaki.
Le tornò in mente, però, che con un Mukami non avrebbe potuto fingere: Kou avrebbe usato il suo occhio magico per scoprire la verità.
Probabilmente un complice le poteva far comodo.
Avrebbe preferito confidarsi con Shu, ma lui non era stato sincero con lei, per l’ennesima volta, e comunque non aveva altra scelta.

 

 

 

   
 
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