Capitolo
19 - Weak
spot (part one) -
Ayato
avrebbe voluto prendersi a schiaffi: sostava davanti quel cancello da
più di
mezz’ora, ma ancora non aveva avuto il coraggio di suonare.
Si
era detto che aveva visitato quella casa troppe volte negli ultimi
giorni, che
aveva dedicato troppo tempo ad una semplice umana.
Umana
che non aveva morso, neppure una volta.
Poco
prima che riuscisse ad andar via, qualcosa gli toccò una
gamba.
Si
chiese quale astuto nemico fosse
riuscito ad avvicinarlo di soppiatto, ma quando abbassò lo
sguardo, si rese
conto che si trattava di un gatto dal pelo grigio.
Il
vampiro lo ritrasse, indietreggiando di qualche passo, ma il gatto gli
si
avvicinò miagolando.
“Come
osi rivolgerti così ad Oree-sama!”,
inveì contro l’animale.
Ayato
riconobbe il suono di quella voce e valutò per un istante
l’idea di teletrasportarsi
via, ma rimase fermo dov’era, con il micio che faceva le fusa
ai suoi piedi.
“Oh,
Ayato hai trovato Mimì.”
La
biondina superò il cancello e si chinò per
afferrare il suo animale domestico.
“Sembra
che tu gli piaccia.”
Ayato
non rispose immediatamente, troppo preso dal sorriso
dell’altra, poi si
riscosse dai suoi pensieri.
“È
ovvio, io piaccio a tutti.”
“Vuoi
entrare?”
“No,
sono qui per parlarti.”
Scioccamente
diede una rapida occhiata ai suoi indumenti, ricordò di
essere ancora in
pigiama ed arrossì bruscamente, dandosi della stupida per
essere uscita a
cercare il suo gatto in pantaloncini e canotta.
Avrebbe
preferito indossare qualcosa di più indicato per
l’occasione, ma non c’era tempo,
tutto ciò che le importava era ascoltare quello che Ayato
aveva da dirle.
“C-
certo, dimmi pure.”, balbettò.
“Si
tratta di Mitsuko.”
L’espressione
gioiosa di Yuki si spense.
Ed
Ayato lo notò, chiedendosi come mai il suo umore fosse
cambiato così
repentinamente.
Ma
la ragazza scosse il capo: se si trattava di Mitsuko, allora doveva
essere
qualcosa di serio, non c’era tempo per i suoi drammi amorosi.
“Le
è successo qualcosa?”
“Qualcuno
l’ha rapita.”
“Chi
potrebbe mai…?”
“Non
lo sappiamo, –, l’anticipò il vampiro.
– Ma stiamo facendo il possibile per
ritrovarla.”
L’altra
rimase a fissare un punto indefinito, lo sguardo preoccupato: la sua
amica non
aveva mai un attimo di serenità.
Sembrava
che il mondo si fosse accanito contro di lei, nonostante Mitsuko fosse
una
delle persone più gentili che avesse mai conosciuto.
Mimì,
che era ancora fra le braccia della biondina, iniziò a
muoversi irritato,
probabilmente stufo di essere ignorato o di non poter camminare
liberamente e,
nonostante gli sforzi di Yuki per calmarlo, decise di graffiarle il
braccio,
così da sfuggire alla presa.
Yuki
fu costretta a lasciarlo andare e realizzò che le unghie del
gatto le avevano
procurato diversi tagli, uno dei quali iniziava a sanguinare.
“Mimì
sei davvero dispettoso!”, urlò al gatto, che si
inoltrava nel giardino della
casa.
Non
sapeva se Ayato le avrebbe fatto del male, il suo cuore le diceva di
no, ma la
sua parte razionale le fece presente che si trattava pur sempre di un
vampiro,
un vampiro in carne ed ossa.
Una
parte di lui insisteva affinché la mordesse, in fondo era
nella sua natura e
aveva resistito anche fin troppo.
Ma
c’era una piccolissima parte che sapeva bene a cosa avrebbe
portato bere il suo
sangue: Yuki non avrebbe mai più voluto vederlo e Mitsuko lo
avrebbe ucciso,
cosa che adesso poteva fare letteralmente,
grazie ai suoi nuovi poteri.
In
più, una vocina nella testa gli ripeteva che non
c’era nulla di male nel
morderla e anzi, lei avrebbe dovuto sentirsi onorata.
“Ayato…”,
mormorò Yuki, ritrovandosi il vampiro a pochi centimetri dal
suo volto.
Ma
lui sembrò non sentirla, la vista annebbiata dal desiderio
di sangue.
“Ti
prego Ayato, non farlo.”
Il
vampiro le afferrò il braccio e lei sussultò per
il gesto inconsulto.
Tutto
il suo corpo tremava, non c’era modo di fermare la paura
crescente.
Nonostante
questo, Yuki non si mosse: si dichiarava infatuata del ragazzo,
tuttavia non
avrebbe mai potuto proclamare il suo amore, se non avesse conosciuto
tutte le
sue sfaccettature.
Sapeva
bene che sarebbe stata una relazione impossibile, la loro, e forse
vedere il
“lato oscuro” di Ayato sarebbe servito a farle
passare quella che credeva una
semplice cotta adolescenziale.
Il
vampiro le sfiorò il braccio con le labbra, procurandole dei
brividi, e Yuki
non seppe definire se fosse paura o altro.
Lui
di certo poteva vedere il terrore negli occhi di lei, e questo gli
donava una
sensazione piacevole: sapere di incutere tanto timore lo aveva sempre
compiaciuto, ed era assurdo che fino a quel momento si fosse imposto di
non
morderla.
L’istinto
prevalse sulla ragione, i suoi canini bucarono la carne della bionda,
che
strabuzzò gli occhi per il dolore.
Ayato
socchiuse i suoi, beandosi di quel liquido caldo che gli era esploso in
bocca,
era zuccherato proprio come aveva immaginato, non si sarebbe aspettato
altrimenti da una ragazza dolce come Yuki.
Quest’ultima
aveva la bocca spalancata, fin troppo sbigottita e dolorante per
parlare.
Questo
era ciò che Mitsuko viveva tutti i giorni, come poteva
sopportarlo?
“Basta
ti prego...”, sussurrò, venendo bellamente
ignorata.
I
canini le bruciavano sulla pelle e avvertiva il sangue fluire
velocemente nel
punto in cui Ayato la stava mordendo, si sentiva debole e delusa.
Doveva
immaginare che prima o poi sarebbe accaduto.
Seppe
che lei era allo stremo delle sue forze, quando pronunciò
delle parole
sconnesse e le sue guance persero colore.
Ritrasse
i canini e leccò i buchi che le aveva procurato: lei
aggrottò le sopracciglia, probabilmente
domandosi cosa significasse quel gesto.
Magari
glielo avrebbe spiegato in un altro momento.
Leccò
anche i tagli che le aveva procurato quella bestiaccia.
Poi
sistemò un braccio intorno al suo collo ed uno intorno alla
sua vita, per
sollevarla.
In
quel modo si teletrasportò nella stanza di lei, adagiandola
sul letto.
Notò
che tremava come una foglia, nonostante la temperatura esterna fosse
piuttosto
calda, per cui la coprì col lenzuolo.
Ayato
avrebbe voluto dire qualcosa, ma non sapeva esattamente cosa.
Non
aveva mai provato rimorso nel succhiare il sangue di qualche umano,
Mitsuko
stessa non era un’eccezione, seppur avesse condiviso
l’infanzia con lei e
trascorso insieme gli ultimi due mesi.
Allora
perché si sentiva così colpevole
per
aver morso Yuki?
Ayato
la fissò qualche istante e poi si smaterializzò.
Reiji
continuò a pestare delle erbe, mentre la osservava con un
cipiglio.
“Ho
portato qui la Dama, ti pare poco?”
“Non
ci ha dato alcuna informazione utile.”
La
Predatrice dai capelli neri sbuffò.
“Pretendi
sempre troppo dagli altri.”, annunciò, scendendo
dalla scrivania con un balzo aggraziato.
Il
vampiro versò le erbe in una ciotola con del liquido scuro.
“Mia
madre pretendeva tanto da me.”
Quasi
si morse la lingua per quella confessione, ma Edith gli aveva sempre
fatto
quest’effetto.
“E
ti ha trasformato nel figlio perfetto che desiderava, ma non puoi
aspettarti
che gli altri siano perfetti quanto te.”
La
vampira fu improvvisamente alle sue spalle, Reiji smise di mescolare il
contenuto della ciotola e ruotò il busto, trovandosi faccia
a faccia con lei.
“Hai
affinato le tue tecniche di tortura?”
Edith
sorrise, conscia che Reiji odiasse parlare apertamente dei suoi
sentimenti, e
doveva solo essere grata se, ogni tanto, si faceva sfuggire qualcosa
con lei.
“Oh
beh, un vampiro quattr’occhi mi ha insegnato qualche
trucchetto.”
“Dev’essere
un vampiro interessante.”
“Eh
già, finge di essere un bravo ragazzo, tutto regole ed
etichetta, ma sotto
sotto è piuttosto… libertino.
-,
replicò Edith. – Che poi è la parte di
lui che preferisco.”
Così
dicendo, circondò con le braccia il collo del vampiro.
Senza
Shu nei dintorni, anche Reiji si decise a stringere la vampira a sua
volta.
Lei
gli sfilò gli occhiali.
“Molto
meglio.”, affermò.
In
fondo li indossava per pura estetica, perché gli donavano un
tocco in più da
intellettuale, e non perché ne avesse realmente bisogno.
Lo
baciò con passione e Reiji ricambiò, incapace di
resisterle.
E
lui, che aveva vissuto sempre con un atteggiamento rigido, con la
responsabilità di essere il
“capo-famiglia” e anche il migliore fra i Sakamaki,
non poteva abbandonarsi a certe frivolezze.
Tuttavia,
non avrebbe rinunciato a quel momento.
Dubitava
che ce ne sarebbero stati altri e in quell’istante voleva
solo goderne appieno.
Finché
un tonfo catturò la loro attenzione.
Seppur
riluttanti, si separarono, Reiji inforcò gli occhiali e
chiuse velocemente i
bottoni aperti.
Poi
si affacciò nel salotto, trovando Yuma sul pavimento e la
sedia dov’era legata
la Dama ridotta in pezzi.
I
due vampiri si fissarono: era evidente lo sguardo di rimprovero di
Reiji e
quello stizzito del Mukami.
Il
primo sapeva che la Dama era allenata a combattere, ma non credeva che
quel
gigante buono a nulla
l’avrebbe
lasciata scappare così facilmente.
“Non
dirmelo.”
Edith
fece capolino dietro la porta dello studio e si spiaccicò
una mano sul viso.
“È
scappata.”
“Avevo
chiesto di non dirmelo.”
Yuma
si rimise in piedi, cocente per la rabbia, ma anche
l’imbarazzo.
Reiji
annuì.
“Io
mi occuperò del veleno, nel frattempo.”
I
due si congedarono e il vampiro dai capelli viola avrebbe voluto dirle
di fare
attenzione, ma sapeva bene che lei se la sarebbe cavata egregiamente da
sola.
Ma
qualcuno bussò alla porta: i due si scambiarono
un’occhiata, consapevoli che
nessuno dei loro fratelli avrebbe bussato prima di entrare, il portone
di legno
si spalancò cigolando e i vampiri si prepararono ad
attaccare, invece rimasero
stupiti nel vedere Mitsuko entrare nella villa.
Yuma
fu accanto a lei in un baleno.
“Ma
dove ti eri cacciata?”
Mitsuko
chiuse il portone alle sue spalle: sembrava sconvolta.
“Io…
–, si schiarì la voce. – Io ho
incontrato mio padre. Il mio vero padre.”
Reiji
inarcò un sopracciglio.
Il
Sakamaki fece un cenno col capo.
“Yuma,
va’ a chiamare Subaru e Ruki, saranno già alla
Cattedrale, dai Cacciatori.”
Mitsuko
sussultò.
“Hanno
solo informato tuo padre, non temere, la Chiesa non sa nulla.”
Yuma
assentì e scomparve.
“Io
andrò a cercare Shu e Azusa. –, aggiunse Reiji.
– Erano usciti a cercarti.”
Mitsuko
fu lieta di sapere che i due vampiri fossero insieme, sebbene fosse una
coppia
bizzarra ed improbabile.
Ripensandoci,
la vera coppia improbabile era quella formata da Ruki e Subaru.
Quand’erano
diventati amici per la pelle?
Comunque,
l’idea che tutti si fossero mobilitati per lei, le
scaldò il cuore.
Ora
era completamente da sola e avrebbe dovuto pensare a come camuffare la verità.
Voleva
imparare a controllare i suoi poteri, quegli incontri con Carla le
sarebbero
tornati utili, ma non aveva intenzione di assecondarlo nella sua
battaglia contro
Karl Heinz.
Avrebbe
dovuto fingere con Mukami e Sakamaki.
Le
tornò in mente, però, che con un Mukami non
avrebbe potuto fingere: Kou avrebbe
usato il suo occhio magico per scoprire la verità.
Probabilmente
un complice le poteva far comodo.
Avrebbe
preferito confidarsi con Shu, ma lui non era stato sincero con lei, per
l’ennesima volta, e comunque non aveva altra scelta.