“E’ palesemente ovvio che Leo mi ama!”
Gridò Elliot, sollevando la mano destra, che stringeva ormai la sesta, o settima, lattina di birra.
“Non me lo dice, ma lo pensa. È dannatamente ovvio!!”
Vincent sbuffò, chiudendo definitivamente la finestra e raggiungendo Gilbert in camera da letto.
Il moro stava leggendo un libro, già disteso comodamente tra le coperte, e alzò brevemente lo sguardo con aria tra il divertito e l'esasperato.
“È di nuovo ubriaco?”
Il più piccolo annuì, sospirando e chiudendo la porta in modo tale da non sentire in nessun modo i lamenti di Elliot che continuava a gridare il nome di Leo.
“Sì. Andando avanti così domani lo troveremo svenuto, o morto, da qualche parte nella villa”
“Vince…”
“Che c’è? E’ vero”
Entrambi sospirarono ancora nel sentire la voce del loro fratellino adottivo.
“Leo mi ama! E ho già deciso che domani si dichiarerà a me! Perché sì e perché io sono meraviglioso e tutti mi amano! Anche quel disadattato di Oz Vessaliuis. Vero, Lucy?”
La gatta del ragazzo sembrò esasperata, quasi quanto Gilbert e Vincent.
Lentamente si accovacciò, sbadigliando, intenzionata a dormire nonostante i vaneggiamenti da sbronza del suo padrone.