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Autore: Joy2000    29/03/2021    1 recensioni
Olivia è stata arrestata...e ci eravamo lasciati lì. Dal testo:" Non posso crederci. Chi ha osato toccare il mio pub? Chi si è permesso di darlo in pasto alle fiamme?"
TOM POV
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Thomas Shelby
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Partiti con la nostra Ford questa mattina, io e i miei fratelli siamo a pochi chilometri dall’entrata a Leicester, dove ci sono enormi distese di terra con poche e modeste casette distanziate tra loro non più di una ventina di piedi. Una volta scesi dall’auto ci avviciniamo alla prima casa, bussiamo alla porta e ci apre una signora anziana. Mi sforzo di sorriderle e di sembrare il meno minaccioso possibile, anche se sono consapevole che John e Arthur non mi aiutano. Infatti la signora ha una faccia piuttosto spaventata, tanto che apre solo uno spiraglio della porta.
“Signora, sa se abita nei dintorni la signorina Olivia Stone?” le chiedo con il tono più gentile che conosco. La signora annuisce, con l’aria titubante.
“Dovete proseguire dritto, la terza casa oltre la mia. Ha il recinto rotto, lo riconoscerete subito” mi risponde con la voce tremante. Ringrazio con un cenno del cappello. Solo ora mi viene in mente il perché del recinto rotto: quando siamo andati a trovare il padre di Olivia era stato John, aveva sparato al lucchetto e poi con un calcio ben assestato il recinto era caduto a terra. Sono stupito che non lo abbiano ancora aggiustato.
“La casa deve essere questa” sussurro ai miei fratelli, con il massimo silenzio per non far sospettare della nostra presenza. “Vado io per primo, voi rimanete dietro di me” ordino con fare protettivo, visto che le due giovani donne potrebbero essere armate. In realtà sono certo che lo siano: mi odiano entrambe.
Faccio un breve respiro e busso. Attendiamo impassibili, ma nessuno ci viene ad aprire. Riprovo e questa volta avvicino l’orecchio alla porta per sentire rumori o passi. In apparenza non si sente niente. Sto per bussare la terza volta, quando una voce ci ordina di girarci con le mani alzate. Facciamo come ci dice e vedo due ragazze. C’è Olivia, e c’è quest’altra giovane dai capelli ramati, così arrabbiata, ma così bella da mettere in ombra per un istante la mia piccola Lily. Le due ci puntano rispettivamente un fucile e una pistola.
“Siamo disarmati”  mi precipito a dire, ma a loro sembra non interessare, visto che non accennano ad abbassare le armi.
“Olivia li conosci, non è vero?!” chiede la rossa ad Olivia, che annuisce stringendo i denti. Decido di avvicinarmi lentamente a lei, cauto, attento ai loro movimenti almeno tanto quanto loro lo sono con me.
“Lily, sono felice che tu stia bene” le dico a bassa voce, alla distanza effimera d’un bacio che però non oso neppure immaginare. Lei ha gli occhi lucidi e la mascella indurita. Sta facendo leva sul suo orgoglio, e tutto ciò non fa che farmi sentire in colpa, perché so di aver sbagliato e so che lei sta soffrendo a causa mia.
“Bene un corno. Mi hai abbandonata, mi sono fidata di te, di nuovo, e tu mi hai tradita!” grida infuriata spingendomi con il fucile lontano da lei, mentre comincia a piangere dalla rabbia. La rossa non dice niente.
“Olivia, devo spiegarti, permettimi di farlo!” le chiedo cortesemente, evitando di supplicarla davanti ai miei fratelli. “In tutta questa storia abbiamo bisogno di spiegazioni, anche tu devi darmele!” aggiungo serio, sperando di scoprire la verità. Solo a quel punto interviene Margaret
“Sorellina, va tutto bene, adesso sentiamo cosa vogliono questi tre balordi, va bene?”
Sorellina? Cazzo, sono sorelle...avevo ragione…peggio di così non può andare. Mi bastava mettermi contro una delle due per aizzare anche l’altra contro me. Non che l’eventualità fosse molto distante dalla realtà..
“Parlare, vogliamo solo parlare” risponde John, affiancandosi a me seguito da Arthur. Margaret lo guarda con gli occhi attenti, studiandolo dall’alto in basso prendendosi tutto il tempo di cui ha bisogno, senza fretta.
“Entriamo” ordina infine abbassando le armi.
La dimora è piccola, poco accogliente in verità. Ha pochi mobili d’arredamento, in particolare un tavolo di legno al centro, scheggiato sulle gambe, e una credenza con pochi alcolici, ma tra questi spiccava il whiskey irlandese. Ci sediamo attorno al tavolo e so che tutti attendono da me il primo cenno, che tuttavia non precipito a dare, perché mi prendo il tempo di capire come esporre la questione. Mi accendo quindi una sigaretta, mentre Olivia alza gli occhi al cielo seccata e impaziente. La pazienza non è mai stato il suo forte e questo lo ricordo benissimo. Trattengo un sorriso divertito e aspiro il tabacco. Inspiro il fumo che si disperde velocemente nell’aria. Poi estraggo la fotografia dalla mia tasca, gesto che solo per un istante viene visto con sospetto. Getto la fotografia sul tavolo verso Margaret, che la prende e sorride orgogliosa.
“Sì, c’è la mia firma” mi dice, ovvia. Mi infastidisce ma mi trattengo dallo urlarle contro
“Scrittura elegante, complimenti” le rispondo serio “Sei stata tu ad incendiare il Garrison?” le chiedo poi a bruciapelo. Margaret non risponde con il sorriso che le rimane stampato in faccia. È inquietante e ha gli occhi troppo furbi, tutto l’opposto di sua sorella che li ha più dolci.
“Si. Diciamo che non mi era andata giù la questione relativa all’arresto di mia sorella” mi risponde lei pungente. Sospiro, seccato.
“è un problema che devo affrontare con Olivia, se naturalmente lei sarà disposta ad ascoltarmi. Quindi era solo una vendetta?” le chiedo ormai vicino a perdere la pazienza. Margaret rimane in silenzio, di nuovo, e questa volta lo sguardo le si fa più malinconico. Sbatte rapidamente la testa come per scacciare via i pensieri. Poi si accende anche lei una sigaretta e prende una boccata di fumo, con lo sguardo basso. Mi sta nascondendo qualcosa ed è evidente. Olivia la guarda interrogativa, ma lei è immobile.
“Senti” sbotta improvvisamente “l’incendio al bar te lo sei meritato. Hai ucciso mio padre, hai lasciato in carcere Lily, e chissà cos’altro hai fatto per guadagnartelo. Non posso garantirti che le nostre strade non si incroceranno più, ma farò in modo che questa sia la prima e ultima volta che ci siamo visti. Ora se non vi dispiace, andatevene da casa mia o sarò davvero costretta a spararvi.” Conclude alzandosi di scatto dalla sedia e aprendo la porta da cui siamo entrati. Rivolgo un ultimo sguardo alla mia piccola Lily, che non ricambia, ma che anzi distoglie il suo verso la finestra. Mi alzo rassegnato. Faccio un cenno col cappello per salutare e poi esco seguito dai miei due fratelli. Torniamo a casa con un pugno di sabbia che il vento si porta via nel giro di istanti. Non sono riuscito a parlare con Lily, Margaret mi ha confermato l’unica teoria significativa che avevo pensato, e non ho scoperto nulla di nuovo. Sono di nuovo a 0, anche se perlomeno so che Lily sta bene e che Margaret è sua sorella, quindi dovrebbero prendersi cura una dell’altra. L’interrogativo irrisolto è ancora: “ Perché ha bruciato il mio bar?”
Tornati a Birmingham, mi incontro con Johnny Dogg al cantiere di mio zio Charlie. Almeno lui può darmi buone notizie, fresche e nuove che potranno aiutarmi a gestire la situazione.
“Tom sto per dirti qualcosa che ti lascerà di stucco” esordisce il mio amico, facendomi agitare “Qualcosa che non ti aspetteresti mai” continua lasciandomi sulle spine “Margaret Stone sta con i Birmingham Boys, guidati da…”
“Billy Kimber” completo io, colto dal panico per un momento.
“Esatto”
Ecco cosa mi ha nascosto Margaret. Fa parte di una gang rivale alla mia, vogliono togliermi il monopolio sulle corse e mi hanno dato l’avvertimento dando a fuoco il mio locale. E chi meglio di Margaret, con conti irrisolti con me, poteva realizzare meglio l’arduo compito?! 
“Johnny, ti devo un favore” gli dico poggiandogli una mano sulla spalla in segno di riconoscenza. “Non appena il pub sarà ricostruito potrai bere tutto ciò che vuoi senza spillare un penny”. Johnny Dogg si toglie il cappello per dimostrarmi la sua gratitudine e mi sorride sincero. A quel punto sto per andarmene
“Tom?” mi chiama lui. Mi giro
“Sì?”
“Sta’ attento” si raccomanda questa volta serio. Annuisco e mi abbasso il cappello per coprire i miei occhi che ormai non riuscivano più a nascondere il senso di disagio e inquietudine che stavo provando. Kimber è un capo con i controcazzi, non esita ad uccidere chiunque gli ostacoli la strada e io sono uno di loro. Non pensavo che le corse potessero portarmi nei guai. Ma a chi prendo in giro?! Certo che lo sapevo, solo che mi sono illuso, dal primo giorno in questo settore, che nessuno avesse potuto mettersi contro uno dei pochi superstiti della guerra, un ex sergente maggiore tornato trionfante e vincente dal massacro della Prima Guerra Mondiale.

nda: non ho avuti molti riscontri per il primo capitolo e sono alquanto titubante su quanto scritto. Penso di aver lasciato quella suspance e quel dramma che tanto adoro, ma non sono convinta che la storia vi piaccia...mi date conferme e smentite? Grazie
-Joy
  
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