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Autore: NorwegianWoodFields    31/03/2021    2 recensioni
Artù, un ragazzo viziato seppur di buon animo, è da sempre vissuto nell'agiatezza e si ritroverà a fare i conti con la realtà più cruda, quella dei comuni mortali, a vivere senza la sua stabilità economica e privilegi vari, cominciando a capire cosa significhi dover provvedere a se stesso, più o meno da solo, senza alcun appoggio da parte del padre.
Merlino è un ragazzo che si fa in quattro con i suoi lavori part time tentando di sostentarsi ed aiutare la madre. Conosce da sempre la realtà nella sua forma più cruda, eppure questo non gli ha mai impedito di essere una persona dalla serenità travolgente.
Entrambi cominciano con il piede sbagliato carichi uno di aggressività e l'altro di pregiudizi. Le "ragioni" della loro ingiustificata antipatia sono effettivamente inconsistenti: si contendono le attenzioni della stessa ragazza, Viviana.
Presto però, la sorte farà si che debbano cominciare a passare molto tempo insieme per lavoro. Scopriranno di essere tanto simili nonostante le loro evidenti differenze. Questa velocità con la quale si legheranno subito in un'amicizia e la rapidità con cui la chimica tra loro esploderà, sarà causa di dubbi esistenziali, paure e rivalutazioni di aspetti abbastanza personali del proprio essere.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Gwen, Merlino, Morgana, Principe Artù, Will | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Nel futuro
Capitoli:
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Artù fu svegliato bruscamente da un movimento secco e pesante, sobbalzò nel percepire un altro corpo accanto al suo, per un momento si era scordato di non essere da solo nel suo letto, poi ricordò, c'era quel marziano idiota, che gli dava le spalle e che pareva star avendo una metamorfosi dolorosa che lo avrebbe trasformato in un elefante. Forse era stato un sogno a destarlo in quel modo violento, poi il biondino lo percepì rannicchiarsi su se stesso, respirando affannosamente e pensò fosse stato carino accertarsi che stesse apposto.


 


 

"Tutto bene?" Chiese Pendragon, con voce impastata dal sonno.


 


 

"Oh...scusa se ti ho svegliato!" Sussurrò costernato. Artù suppose che le sue visioni oniriche non fossero state poi tanto piacevoli a giudicare dal suo tono provato, ansioso e preoccupato.


 


 

"Non fa niente!" Lo rassicurò, iniziando a tremare appena, per il gelo penetrante di quella notte.


 


 

"Uno stupido sogno!" Farfugliò Merlino, più per convincere se stesso e farsi coraggio che per altro, non ne poteva più di sentire il suo cuore battere così forte, per delle sciocche visioni notturne nel suo cervello idiota, mica erano reali!


 


 

"Quasi quasi avrei preferito facessi una di quelle tue pippe mentali erotiche su Dracula!" Scherzò il biondino, apprensivo per quel tono tanto agitato e l'altro, a quella battuta, si girò verso di lui, con un leggero sorriso che poteva intravedersi fiocamente, grazie alla luce dei lampioni che era riuscita ad intrufolarsi attraverso le persiane. Che ore potevano essere? La sveglia di Emrys ancora non aveva suonato, forse era poco prima dell'alba?


 


 

"Racconta, dai!" Lo spronò Pendragon, la voce purtroppo ne uscì più affettuosa di quanto volesse. Il moro aveva pur sempre interrotto la sua splendida dormita, l'asino avrebbe potuto anche sforzarsi un minimo per mostrarsi contrariato e scocciato, invece di essere così affabile. Merlino stette zitto per un po' a guardarlo, aspettando che i suoi occhi si abituassero al buio e che divenissero in grado di percepire le fattezze di Artù con il solo ausilio della tenue luce a disposizione. Come se il non poter discernere, neanche vagamente, il volto dell'altro, gli impedisse in qualche modo di comunicare con lui.


 


 

"Sto da solo, in un supermercato desolato con le pareti rosse, sembrava tipo un film di Dario Argento!" Incominciò a narrare, non appena poté distinguere le forme e soprattutto gli occhi assonnati dell'amico, che si chiusero e riaprirono buffamente, un po' fuori sincronia, per un paio di volte.


 


 

"C'è solo un commesso con la faccia inquietante, ovunque mi giro, c'è lui, in ogni angolo, come se si teletrasportasse! Poi diventa tutto un labirinto asfissiante. Mi giro e c'è quel tizio, molto vicino a me, mi invita a fare qualcosa con un'espressione agghiacciante, non ricordo, voglio scappare e corro dandogli le spalle, ma poi tutti i corridoi si chiudono, lasciandomi in un vicolo cieco. Il tipo da dietro, mi afferra per i capelli e mi trascina, come se fossi stato un sacco di patate! E poi mi porta in un vortice scuro e mi ci butta..." Raccontò sconnessamente per poi ridere un po' nel sentire la propria voce spiegare quella roba.


 


 

"Che ridi? È un film horror diamine!" Disse il biondino sconcertato, in realtà anche Emrys lo era, o perlomeno lo era stato fino a pochi attimi prima.


 


 

"È che...a parole fa ridere!" Spiegò, tentando di darsi un contegno, per evitare di spaventare troppo Pendragon, poteva forse risultare inquietante se un momento prima era come un moccioso spaurito da un horror e l'attimo dopo divertito come se avesse appena visto la faccia di Oliver Hardy. Era anche un po' imbarazzato per essersi svegliato terrorizzato da ciò che, espresso a voce, poteva prendere una piega comica se la si interpretava meglio. Era arduo raccontare un sogno, lo era ancora di più far trapelare le esatte emozioni provate, perché puntualmente sembravano sempre meno intense quando venivano messe a parole, di quanto non lo fossero state per davvero.


 


 

"Forse è per il discorso che abbiamo avuto prima..." Ipotizzò Artù, facendosi serio, l'altro sbarrò gli occhi come se volesse maledirsi per non averci pensato egli stesso.


 


 

"Qualcuno che ti aggredisce, o anche un qualcuno di indefinito che ti costringe a percorrere una via che a te sta stretta..." Continuò e vide gli angoli della bocca del moro tirarsi in un sorriso malinconico.
Il marziano immaginò il biondino in una baracca in mezzo ad una strada mistica, vestito con una tunica particolare, ad interpretare i sogni di perfetti sconosciuti, con la gente che pendeva dalle sue labbra, senza che si sforzasse troppo, perché a volte era decisamente intelligente, quell'intelligenza non artificiosa e che era in grado di notare cose semplici che però spesso sfuggivano.
Quell'intelligenza che attraeva. E Merlino si che ne era attratto, sempre di più, con una rapidità quasi vertiginosa, da intontirlo, come se non bastasse già il sonno a spappolargli il cervello. In quel momento, pareva una falena che sentiva il richiamo della luce, o una cimice che sbatteva, imperterrita, sul soffitto.


 


 

"Oppure senti che qualcuno ti sta portando via dalla tua vita?" Chiese Pendragon, se riusciva ad essere un po' più sfacciato del solito e diretto, era da ricollegarsi al sonno, avrebbe dovuto ricordarselo però, di evitare discorsi importanti quando era tanto stanco. Il collega si fece di nuovo serioso.


 


 

"No...forse sono io che mi porto via dalla mia vita. Anzi, per portarmi via da qualcosa ci dovrei prima stare e io non ci sto ancora Artù..."


 


 

"Ma che significa? Come potresti allora essere qui se tu non stessi in vita?" Questionò stordito, no, decisamente non erano argomenti di cui parlare in quello stato di torpore.


 


 

"Ma non credo di vivere davvero...non so cosa sto facendo! Non cerco mica la risposta sul fine ultimo come fai te, non sono così masochista o crudele contro me stesso!" Scherzò, facendo una leggera pressione sulla spalla di Artù che finse di essersi offeso, cedendo appena alla spinta dell'amico.


 


 

"Mi basterebbe sapere ad esempio, cosa faccio e dove vado, tipo...che cazzo voglio fare della mia vita? Un lavoro che mi piacerebbe...Ma anche solo un sogno, tutti abbiamo un sogno! Forse io l'ho mangiato, magari me l'hai mangiato tu prima, con tutta quella famelicità!" Farfugliò, palesemente ancora con metà cervello spento.


 


 

"Mh..."


 


 

"A volte mi sembra di stare e basta, tipo 'mi ci hanno piazzato!' Come se fossi passivo nelle mie stesse decisioni, come se le mie decisioni fossero solo illusioni di una presa di posizione. In realtà non so chi sono e...tutto quello che scelgo non è per conseguire qualcosa, visto che non so che cazzo inseguo, quindi prendo false decisioni, giusto per passare tempo, dato che già ci sto. Mi sento come messo a caso, tipo le tre civette sul comò che facevano terrore alla figlia del dottore, o tipo le Madonne in mezzo ai vicoli dei paesini. Quelle mi spaventano, stanno la, a cazzo di cane! Cioè perché così, a buffo! Tipo, una volta mi sono spaventato che ce n'era una in un punto assurdo e una ragazza m'ha guardato male perché ho urlato!!" Vaneggiò, in quello che sembrava più un flusso disordinato di pensieri, piuttosto che un discorso logico. Il biondino era incuriosito e allo stesso tempo guardingo da quel modo tutto mirinoso di esprimersi. Mirino ci teneva anche fin troppo spesso a non essere molto pesante, eppure era comunque serio. Ironizzava persino quando si apriva a lui e lasciava uscire le sue più profonde paturnie, ma non importava quanto potesse far un uso spropositato della sua ironia, era chiaro che si sentisse perso. Ed era ovvio che Pendragon non sapesse come rassicurarlo, visto che provava le stesse cose, con la piccola differenza che Emrys era un ragazzo più pragmatico e limitasse i suoi tormenti su un livello pratico, quotidiano e reale.


 


 

"Oddio, ma tu vuoi dormire angioletto, scusa!" Esclamò il moro smarrito, visto che l'altro lo fissava in silenzio senza proferir parola. Poi gli si avvicinò impercettibilmente, con sguardo indagatore e titubante.


 


 

"O sei un sogno? Magari sto ancora sognando, sarebbe credibile se tu fossi un sogno, sei la mia personale percezione di Artù?" Gli chiese l'ospite, con un tono inutilmente tanto pacato e dolce, in quello che pareva un delirio a tutti gli effetti. Il dubbio gli inarcò le sopracciglia, poi, per controllare empiricamente, avvicinò le sue dita delicatamente, sulle guance dell'asino e col pollice gli sfiorò mento.


 


 

"Sono Artù, idiota!" Rispose imbarazzato, realizzando solo in quell'attimo di quanto fossero prossimi, ma in fondo il letto era quello che era!
Merlino tracciò la linea della sua mascella in tutto il suo perimetro, perlomeno fin dove gli era consentito arrivare, data la presenza fastidiosa del cuscino sotto il soggetto delle sue attenzioni, incatenandosi nel frattempo nello sguardo terrorizzato di Artù. Emrys si era definito e descritto proprio bene...invadente e oltremodo sfacciato!


 


 

"Penso di capirti...e decisamente non so come..." Farfugliò il biondino, appena quell'impudico si convinse di essere sveglio e che lui era lui e non un miraggio, liberandolo finalmente dal tocco di quelle manacce gelide e belle.


 


 

"Anche tu non hai un desiderio, un'aspirazione per il futuro?" Domandò il moro.


 


 

"No" Confessò Pendragon, iniziando a sbattere lievemente i denti, sempre più infreddolito.


 


 

"Siamo due coglioni!" Annunciò Merlino, ridendo affettuosamente, gli occhi ridotti a due mezze lune. Pazzo. Gli lasciò un'altra spintarella sulla spalla, più fastidioso di un gatto che continuava imperterrito a molestare il suo essere umano preferito, salendogli addosso nei momenti meno opportuni.



"Tu lo sei di più però!" Ribatté Artù, desiderando tanto possedere l'ultima parola.
Emrys richiuse gli occhi, stanco, ma stranamente soddisfatto nell'aver trovato qualcuno con cui chiacchierare nel bel mezzo della notte. Schioccò le labbra più volte e riaprì le palpebre, con sguardo trasognato, per il semplice fatto che ci fosse il suo collega con lui. Non c'era mai nessuno nel suo letto e nemmeno era mai nel letto di nessuno, perciò aveva percepito come rassicurante, svegliarsi e sentirsi accanto del calore umano. Non era affatto frequente provare quella quietezza, intimità, erano due mondi, due solitudini che però inspiegabilmente in quell'attimo riuscivano a toccarsi ed il moro sapeva quanto fosse difficile sfiorare un'altra solitudine.
Si sentiva grato e gioioso per quello, proprio come se fosse stato un bimbo di quattro anni, che dal divano si svegliava incredulo nel proprio letto, col pigiama addosso, senza ricordare da quando o come si trovasse nella propria stanza. Ma di certo non poteva imbucarsi ogni notte nel letto dell'amico, tanto meno gli era permesso sequestrarlo e portarselo sotto le proprie lenzuola. Sbuffò in un risolino sconnesso a quei pensieri strani ed immensamente idioti, poi richiuse gli occhi. Aggrottò lievemente le sopracciglia a causa di un brivido particolarmente pungente, cominciò così a sfregarsi le braccia con le mani, con l'intenzione di procurarsi un po' di caldo, effettivamente faceva proprio freddo quella serata ed il piumone pareva non essere abbastanza. Il marziano riaprì gli occhi a mezz'asta, molto lentamente, piantando le pupille addosso al biondino, fissandolo stanco, intontito, imperterrito e forse, fu un tantino fuori luogo quando si lasciò sfuggire un piccolo verso di assenso e appagamento. Pendragon si sentì a disagio per averlo udito, per aver assecondato il suo sguardo troppo casuale, non sapeva più dove puntare gli occhi, sarebbe bastato girarsi magari, o chiudere le palpebre, ma alle volte era impossibile non ricambiare, quando uno ti guardava in quel modo insistente, inamovibile, saldo... Non era di certo colpa di Artù se ce lo aveva davanti, diamine! Gli andava di stare da quel lato ed era il suo letto, tra l'altro!! Aveva pure il diritto di dormire nel verso che più lo aggradava!

Finalmente il collega chiuse gli occhi, facendo uno stupido sorriso e si rannicchiò, approssimandosi al padrone di casa, che poteva percepirne con fin troppa facilità, la vicinanza e la temperatura del suo corpo. Il che era piacevole...il calore, visto che avevano freddo entrambi...ok.

Così si stava meglio, pure lui aveva cessato di tremare e per quello poteva farselo andare a genio. Andava bene, fin quando il collega non lo toccava, se lui non toccava il ragazzo...se non si toccavano allora era tutto normale e piacevole. Addormentarsi così sarebbe stato anche troppo facile, il respiro del biondino difatti, era andato quasi automaticamente a ritmo con quello del marziano appallottolato accanto a se, si era lasciato cullare da quello, come fosse stata una ninna nanna. Che idiota che era! Ma era il suo letto perbacco!! Non aveva di certo bisogno della presenza di Merlino per sentirsi accolto e comodo nel suo stesso materasso!
I sogni si susseguirono numerosi, in un tempo che, Pendragon ne era sempre stato sicuro, non andava affatto in sincronia con quello del mondo tangibile. Si destò, le visioni oniriche che fino ad un attimo prima erano state così vivide, sfuggirono dalla sua mente, rapide, disintegrandosi nell'evanescenza. Si aspettava che la sveglia del collega iniziasse a suonare da un momento all'altro.

Dopo alcuni momenti in cui la sua materia grigia si trovava ancora in una stasi metafisica, riuscì a percepire qualcosa di caldo e sostanzioso addosso al suo corpo. Sentiva una roba filamentosa che gli solleticava il viso ed il collo. Oddio...era la zazzera scompigliata di Emrys quella? Non ebbe più il minimo dubbio, quando avvertì di avere l'ossuto braccio di quel ragazzo invadente, frapposto fra il suo gracile petto ed il proprio, più ampio.
Si era accovacciato verso di lui...oltre ad essere una vacca-gatto, il moro era anche un Koala! Artù contrasse le dita della mano, non capendo dove diamine si fosse andata a cacciare in giro nello spazio, proprio come se non gli appartenesse. Sentì sotto il suo tatto una forma squadrata, decisa, seppur fine, indiscutibilmente delle forme da uomo. Trasalì quando la riconobbe come appoggiata, con troppa naturalezza, sui fianchi dell'amico. Immaginava che se mai si fosse svegliato appollaiato con qualcuno, con un braccio a cingere qualcosa, avrebbe dovuto sentire fattezze ampie, morbidezza, quella tipicamente femminile.
La sua parte indiscreta della mente, volò per un istante alla foto, a Merlino fasciato in quei dannati pantaloncini aderenti, erano belli pure i suoi...di fianchi, anche se erano profilati, maschili. In fondo che una caratteristica fosse piacevole, non escludeva il fatto che una figura tanto diversa, se non opposta, potesse esserlo ugualmente. L'asino sobbalzò quando diventò cosciente dei suoi stessi ragionamenti, reprimendo a stento un versaccio imbarazzante di frustrazione, ritirò automaticamente il braccio e lo fece con così tanta irruenza, che il materasso oscillò.
Il biondino si chiese se quello aveva mai dormito così...stretto ad un amico. Ma poi si ammonì lesto: era solo il freddo, era stato ovviamente un atto istintivo ricercarlo. Persino lui, lo aveva accolto in quel contatto, quindi non era colpa di Emrys, sicuramente non l'aveva fatto di proposito, così come non lo aveva fatto lui! Nel sonno succedevano tante cose, ci si poteva addirittura abbarbicare addosso ai cuscini! Agli amici...ai ragazzi...
Non poteva riaddormentasi sapendo di avere il suo amico accoccolato addosso, si, era più accurato dire accoccolato che abbarbicato seppur fosse imbarazzante pensarla così. E non voleva muoversi, lo avrebbe svegliato e si sarebbero visti, sarebbe stata una scena da sprofondare sotto terra, anzi, più sotto della terra, sarebbe stato più semplice aspettare che fosse il moro a destarsi, avrebbe dato meno all'occhio se fosse stato lui ad accorgersene e a discostarsi. Perché se se ne fosse accorto il marziano...si sarebbe spostato...no?! Stava pensando così intensamente che, la percezione di un qualcosa muoversi sul proprio collo, lo scosse appena.
Merlino bofonchiò qualcosa nel sonno. Erano le sue labbra quella roba morbida?
Pendragon arrossì violentemente. Doveva concentrarsi su quanto fosse ridicolo il fatto che parlasse mentre dormiva e no che fosse piacevole avercelo spalmato addosso, tanto da sentire sul collo il calore dei suoi respiri, i movimenti della sua bocca soffice, umida. Umida cazzo!.. gli stava sbavando addosso quindi, doveva soffermarsi su quello e provare schifo piuttosto!

Emrys fece un piccolo movimento con le dita stringendo appena un lembo del pigiama dell'altro, salendo poi verso la sua gola. Stese un'esile coscia, che Artù sapeva essere dolcemente scolpita dall'uso abituale della bici, sulle sue gambe, lasciandosi uscire un altro diamine di gemito soddisfatto, Un gemito, con le sue dannate labbra bagna...cioè...bavose per giunta! Spiaccicate sulla propria pelle, sul suo collo...sul suo immacolato e vergine collo!

Perché le persone quando dormivano beate, dovevano farsi sfuggire quei versi tanto ambigui? Perché il suo cervello aveva fatto un orribile e perverso volo in altri contesti? In una situazione decisamente più allarmante? Non avrebbe dovuto, non solo per quella sensazione di lui che parlottava, umido sul suo collo e soprattutto per quel cazzo di tono incrinato nella voce dell'amico. Scacciò quello schifo dalla mente, non poteva di certo mettersi a riflettere e domandarsi se quella, fosse la stessa voce con cui il marziano si lasciava andare alla lussuria.
L'ospite si svegliò, finalmente, non ricordava dove si trovasse, così premette sgraziatamente con una mano sul povero corpo del biondino, per alzarsi sul materasso e guardarsi attorno, non riconoscendo la camera, sul momento. Volse la sua testa in basso e tutto gli fu più chiaro, ma certo! Il piacere di avere qualcuno che dormiva accanto a lui! Era a casa di Artù, con Artù. Si rese conto poi, di avere una mano premuta sulla gola del suo amico, che lo stava guardando con l'espressione più terrorizzata che avesse mai visto, forse per lui era tipo uno jump scare! E ci credeva, povero asino, non doveva essere proprio rassicurante svegliarsi con una testa arruffata, sulla sua. Pendragon trovò ovviamente fastidioso nonché disagevole avere del peso sulla sua laringe, gli rendeva difficile respirare.


 


 

"Oh...Artù!" Disse stupidamente, non rendendosi conto di starlo vagamente a soffocare.

Il biondino voleva ribattere, spostarsi bruscamente, ma il suo corpo pareva impazzito, rimase immobile, peccaminosamente estasiato dalla visione e dalla percezione fisica del ragazzo che gli stava sopra, di lato, con le dita lungo la circonferenza del collo, le guance arrossate e con quella cazzo di espressione tanto assonnata da farla sembrare...languida. Quel pazzo schizzato lo rendeva vulnerabile e quella era la cosa più sbagliata che ci fosse!
Chiuse gli occhi e serrò la bocca girando la faccia, schifato da se stesso, per aver fatto caso alle sue labbra dischiuse, rilassate e per averle reputate di nuovo, nel giro di qualche ora, sensuali. Era indecente come fosse sì insoddisfatto, da essere tornato un ragazzino con gli ormoni a palla, che avrebbe potuto trovare degno di bramosia, persino un palo della luce. Morgana aveva ragione! Non faceva bene rimanere “frustrati” per tutti quegli anni di vita. Se solo avesse avuto anche l'ombra di una normale vita sentimentale e sessuale come la maggior parte dei suoi coetanei, probabilmente avrebbe evitato di rischiare di avere pensieri troppo melliflui per un uomo. Era così...squallido immaginare alcune cose, seppur veloci, per un amico! Era diventato davvero così putrido?


 


 

"Oddio!" Urlò il moro, scansandosi e portando entrambe le mani sulla propria bocca in segno di shock.


 


 

"Ti sto facendo male e non dici niente? Scusa, non volevo!" Si discolpò intontito dal sonno, ancora potentemente inebriato dal torpore, quasi come fosse ubriaco, chiedendosi come mai fossero così vicini e come mai quella poca distanza fosse quasi stimolante, tanto da farlo affrettare ad interporre uno spazio decente tra i loro corpi. Sobbalzarono nel sentire una risata femminile provenire dalla porta della camera. Semplicemente agghiacciante! La strega...come al solito non si faceva i cazzi propri, a differenza di Ginevra. Capitava che quest'ultima entrasse una volta ogni tanto e che gli lasciasse del cibo, ma mica si intrufolava nelle sue stanze ad impicciarsi, a differenza di sua sorella...quella si che era pessima!


 


 

“Gwen! Vieni qui, c'è un uomo nella stanza del moccioso! Un U – O – M – O ! Anche tu quindi hai 'una condotta deplorevole' Per citare tuo padre! Tesoro, potevi dircelo, ci sono passata prima di te...o almeno credo prima... insomma a meno che tu non sia stato bravo a nasconderti per tutti questi anni!” Urlò Morgana ed il fratello la fissò impaurito, incazzato, desiderava solo evaporare via dall'esistenza.


 


 

“Oddio non sai come sono felice, potevi dircelo che hai il ragazzo, pensavo saresti morto vergine!” Continuò, schernendolo, ma sinceramente felice. A quell'affermazione, Artù si girò di scatto, con l'intento di allontanarsi dall'altro ed un crescente desiderio di fargli presente che non era in una relazione con nessuno, tanto meno con un uomo, SUO AMICO PER GIUNTA e che non voleva morire vergine, ma a quanto pareva, non aveva valutato bene le dimensioni del letto ed era caduto rovinosamente a terra, sbattendo la testa sul comodino.
Il rumore sordo fece ridere Merlino, che si mise seduto sul materasso, vedendo di fronte a se Morgana che lo fissava ad occhi sgranati, probabilmente perché lo aveva riconosciuto. Ancora intontito dal sonno, non disse nulla, in realtà non aveva acceso abbastanza la sua mente per seguire quei discorsi veloci e scandalistici, quindi parve non trovarla una cosa troppo strana, quella di avere la sorella del suo amico piazzata sull'uscio. Oscillò una mano ingenuamente, per salutarla.


 


 

"Merlino? Sei Merlino?" Chiese la ragazza, con la faccia di chi la sapeva lunga ed il diretto interessato annuì tonto, mentre si apprestava a levare la sveglia dal cellulare, come se, se l'avesse lasciata squillare inutilmente quando era già sveglio, avesse potuto scatenare un potente sortilegio.


 


 

"Comunque, ci avevi invitate tu per la colazione Artù, ti sei dimenticato? Abbiamo portato dei cornetti! Mica volevamo interrompervi, non sapevamo fossi in tenera compagnia!" Gli ricordò e dalla porta sbucarono dei folti capelli ricci e luminosi, bene, ora si che erano al completo!


 


 

"Oh che carina, mi ha detto che sono tenero!" Si esaltò Emrys in tono acuto.



"NON È QUELLO CHE INTENDEVA, IDIOTA!" Urlò il biondino, finalmente uscito dal momentaneo mutismo in cui si era chiuso, si rialzò e lasciò un potente scappellotto dietro la nuca di Merlino, che evidentemente ebbe il potere di svegliarlo, per davvero.


 


 

“Hai frainteso, mi pare ovvio!” Chiarì Artù con una certa urgenza, cercando con lo sguardo, un appoggio, anche silente, da Ginevra e sospirò di sollievo quando lo trovò.


 


 

“Ma dai Morgana, pensi sempre male! Lui è il suo amico! Quello...hai capito?” La rimproverò l'orefice, evitando accuratamente di finire la frase. Il moro si alzò e tese una mano verso la sorella dell'asino, non si erano mai presentati dal vivo.


 


 

"Piacere di conoscerti, Morgana! Ti avevo visto una volta!" Esclamò, scuotendole appena il braccio, per poi salutare anche l'adorabile Ginevra, facendosi uscire un complimento per le lasagne.


 


 

“Si certo, il ragazzo del bar, della giacca, che gira mezzo nudo a casa del Verginello!” disse Mo, per poi scoppiare a ridere malignamente con l'evidente intento di mortificarlo davanti a Gwen ma soprattutto di fronte al marziano.


 


 

"E smettila di chiamarmi così!" Si lamentò il biondino a voce bassa ed arrossì vistosamente, quando per caso incontrò lo sguardo dell'ospite, notando che anche lui rideva, ma in maniera diversa, non con le stesse implicazioni diaboliche della Strega, non si stava burlando di lui per quello, il che era strano, visto che solitamente le persone lo facevano sentire sbagliato, strano e sfigato quando scoprivano, per caso o meno, che fosse ancora...beh inesperto, sotto quello specifico punto di vista a quasi 24 anni.

Artù pose fine a quel contatto visivo. Se non lo stava deridendo con accezione negativa, bensì con quella cavolo di affettuosità sempre presente, era solo perché probabilmente doveva credere che Morgana stesse scherzando, che non intendesse usare quella parola col suo vero significato letterale. Si...doveva essere per quello, pensò.




"Come vedete, è solo Merlino!" Annunciò il biondino e Merlino le fissò con un sorriso enorme, come stesse girando una pubblicità di materassi, con un'offerta speciale che stava per scadere, ma che in realtà durava ormai da ben 20 anni, ininterrottamente.


 


 

"Oh per fortuna, credevo di aver...oh lasciamo stare!" Disse Morgana, poi Emrys decise finalmente di andarsi a lavare e vestire ed Artù si precipitò a preparare del caffè, ma sua sorella era rimasta immobile nella stanza, a fissare chissà cosa, tramando chissà che.


 


 

“E adesso? Che hai?” Chiese Gwen apprensiva.


 


 

“Non hanno scopato e ok...” Sussurrò, venendo subito ammonita dallo sguardo severo della compagna, molto probabilmente per aver usato un certo tipo di linguaggio.


 


 

“Ma c'era qualcosa di strano!” Continuò.


 


 

“Mh si, tipo noi due che gli abbiamo fatto un attentato mentre stavano per i fatti propri? E poi a tuo fratello non piacciono i ragazzi, ce lo avrebbe detto dai!”


 


 

“A parte la nostra intrusione...ho percepito una certa intimità, quell'intimità! Secondo me hanno già dato, ma su altri piani dell'esistente. Te lo dico io Gwen, quelli hanno già scopato con la mente e con gli occhi, lo so! Me lo sento!”


 


 

“Dovresti sentirti a volte...” Rispose l'altra scoppiando a ridere per quelle assurdità.


 


 

“Credimi, sono seria! E per il fatto che sia un ragazzo...beh ti ricordo che io ho avuto la fortuna di allontanarmi dalla nostra educazione familiare molto molto prima di Artù, lui è diverso, lo sai. Hanno scop...” Una potente gomitata di Ginevra la fece azzittire giusto in tempo, prima che il biondino, ritornato per invitarle in cucina, le sentisse.


 


 

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IL NOME MIO NESSUN SAPRÀ. NO, NO! SULLA TUA BOCCA LO DIRÒ QUANDO LA LUCE SPLENDERÀ! ED IL MIO BACIO SCIOGLIERÀ IL SILENZIO CHE TI FA MIA!” Gridò il moro, mentre guidava la macchina dell'asino, con estrema sicurezza. Il proprietario dell'auto si affrettò a chiudere i finestrini, ormai era Marzo e non faceva più troppo freddo, ma di certo non desiderava una denuncia per disturbo alla quiete pubblica.


 


 

“Oddio Merlino, ti prego, stai zitto!” Implorò Pendragon, quasi pentendosi di aver accettato di farsi insegnare le partenze in salita dal suo amico.


 


 

"Dai, cominciamo con la tecnica del freno a mano!" Illustrò, tirando lo stesso all'indietro. Aveva portato Artù in un punto più ripido della strada, che somigliava parecchio al dislivello che si trovava nei pressi dell'abitazione del biondino.


 


 

"Ora, lascio lentamente il pedale della frizione, al contrario, pigio quello dell'acceleratore. Poco prima di lasciare completamente la frizione SBAM!" Urlò, togliendo il freno a mano.


 


 

"Togli il freno, spingi ancora di più sull'acceleratore, stacchi completamente il piede dalla frizione e via, partiamo, è fatta!" Annunciò e la macchina riprese senza alcun intoppo.


 


 

"Devi solo trovare i tempi giusti, ok? Poi questa è una macchina recente, diciamo che è super difficile anche per una testa di fagiolo come te farla spegnere!" Tentò di incoraggiarlo, non sapendo affatto che Pendragon fosse riuscito davvero a farla spegnere e lui non glielo disse, beh non c'era bisogno che lo sapesse, se glielo avesse confessato, magari Merlino avrebbe smesso di credere nelle sue capacità e non voleva che il marziano potesse non riporre fiducia in lui.
Emrys fece il giro, tornando di nuovo alla base della salita che avevano scelto per fare pratica, si fermò proprio davanti ad un distributore ed i due poterono scambiarsi di posto.


 


 

"Aspetta un attimo, non partire!" Esclamò il moro una volta entrato, quando, girandosi alla sua destra, notò l'erogatore ed un lampo di genio e scaramanzia, lo colpì.


 


 

"Che?" Chiese Artù, non capendo cosa stesse succedendo.


 


 

"Hai bisogno di preservativi?" Domandò, con la stessa naturalezza con cui avrebbe tentato di offrirgli un caffè ed iniziò ad abbassare il finestrino.


 


 

"NO!” Gracchiò il biondino a disagio e l'altro lo guardò stranito, non si spettava affatto di scaturire tutto quel nervosismo da una semplice richiesta.


 


 

“Non...non c'è nessuna..."Balbettò Pendragon, tentando di darsi una calmata.


 


 

"Idem! Ma porta fortuna comprarli!" Annunciò, particolarmente convinto, sporgendosi poi dal finestrino spalancato.


 


 

"Non l'ho mai sentita questa cosa che porta fortuna! Chi lo ha detto?"


 


 

"Io!" Ribatté con ovvietà, ma certo, Artù avrebbe dovuto arrivarci da solo, quella era una delle tante sue mirinate.


 


 

"Oh wow!" Bofonchiò con sprezzo la testa di fagiolo, mentre il collega studiava con attenzione tutti i prodotti disponibili.


 


 

"Ne vuoi di quelli normali, o preferisci quelli che sanno di...qualcosa di finto probabilmente. Ehm ci sono alla fragola, poi..."


 


 

"No, no, no! Smettila, andiamo via!" Farfugliò nervosissimo, tentato seriamente di partire, rischiando di far cadere l'amico sulla strada.


 


 

"Ok, ne prendo un pacchetto di classici e ce lo smezziamo!" Annunciò, anche se già prima di parlare, aveva scelto, digitato ed inserito il denaro. Afferrò il piccolo contenitore e tornò a sedersi composto, porgendo poi tre pezzi all'amico. Anche se in realtà, più che passarglieli, era stato costretto ad incastrarglieli in mano, visto che l'altro pareva essersi impietrito dall'imbarazzo.


 


 

"Oh andiamo, non prendermi per un tirchio, è che non porto abbastanza soldi con me, accontentati di questi" Disse, interpretando la reazione del biondino, come biasimo, per aver acquistato, invece che due pacchetti, solo uno.

Pendragon alzò le bustine per guardarle velocemente in controluce, si umettò le labbra improvvisamente secche e li inserì bruscamente nella tasca, con occhi sbarrati, quasi rischiando di richiudersi un dito nella zip.



"Sei a disagio? Ti incomoda l'argomento sesso? Vissuti strani eh!?" Chiese Merlino, sorridendo.



"No...macché! Io non..." Incespicò nella propria lingua, prendendosi un momento per raccogliere la vergogna.


 


 

“Io...non ho...mai” Continuò, fissandolo come se si aspettasse che l'altro capisse quale fosse il punto, senza che ci fosse la necessità di dirlo...di dire quella parola.


 


 

"Che?" Domandò, cosa diamine era a renderlo così turbato ed insicuro?


 


 

“Oh andiamo...non essere stronzo!”


 


 

“Non capisco! Cosa è che sei?”


 


 

"Sono... vergine." Sussurrò Artù, piano e mortificato, come se stesse ammettendo di aver investito una vecchietta e di averla lasciata in mezzo alla strada senza chiamare i soccorsi.


 


 

"Perché?" Chiese Emrys sinceramente incuriosito. Ora poteva capire come mai di quel nomignolo ingiustamente canzonatorio che gli aveva affibbiato Morgana, ovviamente l'aveva già sentita appellarlo in quella maniera in passato, credeva però che fosse solo un modo stupido per scherzare, tra fratelli. In fondo quella parola si usava anche ad indicare persone particolarmente impacciate e timide sotto il punto di vista prettamente sentimentale.


 


 

"Pensi che sia una mia scelta per caso? Non è successo e basta!" Sputò inacidito, in un palese tentativo di mettersi sulle difensive, come se avesse avuto qualcosa per cui effettivamente difendersi. Il moro scoppiò a ridere quando intuì che l'amico aveva frainteso la sua domanda. Scorse il biondino scuotere la testa, oltremodo deluso, così comprese di aver peggiorato di molto quel malinteso. Ci mancava solo che la testa di fagiolo credesse che lui potesse prenderlo in giro per una cosa così!

E pensare che l'asino si fidava di quel ragazzo, gli pareva che quella volta, non si stesse burlando di lui, quando Morgana glielo aveva spiattellato in faccia, appositamente. Allora aveva avuto ragione nel sospettare che Merlino potesse credere che sua sorella non intendesse davvero dire che fosse inesperto. Anche lui quindi, inaspettatamente, come tanti altri, lo trovavano ridicolo e sfigato, per non aver ancora avuto quell'esperienza.


 


 

“Ti stavo chiedendo perché ti imbarazzasse la cosa, non il perché sei vergine! E ovviamente non ti sto perculando! Mi hai fatto ridere perché avevo immaginato chissà cosa stessi nascondendo...invece!" Si affrettò a chiarire Emrys, con occhi sinceri ed il collega tirò un sospiro di sollievo nel sapere che almeno lui, almeno il moro, non era proprio uno stronzetto patentato, non lo derideva, non lo faceva sentire deliberatamente un disgraziato per ciò.


 


 

"Perché è un problema! Ecco perché mi imbarazza!" Rispose, per Pendragon era un'ovvietà che quello fosse un evidente disagio.


 


 

"Problema di cosa? Pensi di avere una scadenza?" Chiese, avvicinandoglisi, parlandogli con voce seriosa. Si rivedeva in lui, decisamente, vedeva quel Merlino pressato silenziosamente da quella stupida fretta, da quelle insulse aspettative, invece gli sarebbe bastato semplicemente un qualcuno che gli avesse rivelato una cosa tanto scontata eppure tanto dimenticata dalla società, ovvero che si era pronti quando ci si sentiva pronti e non quando ci si aspettava che lo si dovesse essere. Avrebbe desiderato molto che un amico lo avesse avvertito che il fatto di ritrovarsi eccitato, non significasse automaticamente, per tutti ed in ogni caso, che si bramasse davvero la condivisione di un momento così intimo con qualcun altro. Emrys lo aveva sperimentato sulla propria pelle, quel sentimento orrendo di vuoto ed immensa solitudine, per non aver ascoltato il proprio animo che gli urlava “non voglio, non voglio ancora, non con lei!” Avrebbe dovuto dare retta a se stesso, l'io che avrebbe avuto bisogno di un forte legame mentale ed emotivo prima di inoltrarsi così in profondità con un altro essere umano. Era cosciente che il sentirsi pronti, non era dato da un periodo di attesa in se, costante, quasi come fosse una formula matematica, non esisteva una ricetta per una questione tanto personale e sfaccettata. Ognuno aveva le proprie diversità, esse stesse potevano avere molte variabili, per ogni partner a cui ci si avvicendava nel corso dell'esistenza. Il moro, personalmente, sentiva che in futuro avrebbe capito, si trattasse di cinque, due mesi o di mezza giornata, avrebbe colto e avrebbe saputo quando avrebbe desiderato donarsi e condividere quell'intimità con qualcun altro che ricambiava i suoi sentimenti e che fosse altrettanto pronto.

Non aveva mai e poi mai sfiorato un altro mondo, un'altra personalità, non si era mai sentito davvero vicino alla solitudine di qualcun altro, non fino al mese passato o poco più, dove aveva provato delle sensazioni ignote... che neanche con la sua ragazza di anni fa aveva avuto. Con lei era stata simpatia, rispetto e contatto fisico, solo i loro corpi erano stati appiccicati, nulla di più, se non mancanza. Era strano perciò che Merlino, per un breve istante, si ritrovò a paragonare il sesso con la sua fidanzata, allo stare assonnati e stravaccati sotto le lenzuola, con un amico. Fu quando si era fermato da Artù, quando avevano parlato, che aveva sentito quell'intimità, l'aveva provata mentre discutevano davanti al fuoco e soprattutto quando stavano dormendo, si erano sfiorati, i loro mondi, si tangevano il che era assurdo, inappropriato, forse imbarazzante. Emrys arrossì fin sulle orecchie all'aver realizzato tale consapevolezza.


 


 

"È un problema Merlino! Ho quasi 24 anni diamine!" Spiegò il biondino, abbassando per un attimo lo sguardo, mortificato. Non doveva esserlo, non ne aveva motivazioni.



"Dove sarebbe la vergogna Artù? A me è successo appena un paio di anni fa e poi, voto di castità! Di fatto sono praticamente vergine anche io, è vero e forse non avrò il diritto di dirti certe cose perciò, ma ti prego... ascoltami. Avrei voluto qualcuno con cui parlarne prima...per cui so quanto sia importante un amico che ti ricordi che non tutti abbiamo le stesse opportunità, negli stessi tempi per fare esperienze! Né tanto meno necessitiamo tutti delle stesse cose, ognuno di noi ha esigenze peculiari...non dovresti vederlo come un problema!"


 


 

"Ma io mi sento indietro, parecchio indietro e non è solo per il sesso in se, davvero! Vuol dire proprio che non ho incontrato nessuna, che tra poco sarò adulto senza aver sperimentato storie più tranquille, senza...senza aver avuto esperienze adolescenziali, saltando delle tappe fondamentali! Come faccio ad amare da adulto se non ho amato in questi ultimi anni? Sarò un eterno bimbo! Sarebbe come non aprire libro e pretendere di dare un esame con l'ardire e l'aspettativa di passarlo!"


 


 

"Non è la stessa cosa, te ne rendi conto? Non è colpa né merito farlo ad una certa età piuttosto che a un'altra! Non hai avuto esperienze adolescenziali ok, ne avrai quando troverai una ragazza e ti sentirai pronto e lei con te! È un momento intimo, prezioso...e... Mica è una gara!" Annunciò il marziano, con estrema fermezza e Pendragon lo ascoltò attento, stupito, perché nessuno mai aveva creduto davvero a quelle parole. Quando altri tentavano di rassicurarlo così, era perché sentivano pena per lui, era chiara come il sole quell'impietosita ipocrisia, ovvio, come quelli non fossero concetti espressi con sincerità, non erano realmente sentiti ed era stato così per Artù da molto tempo, perlomeno fino a che non aveva incontrato quegli occhi blu, fermi, ma soprattutto autentici, in ogni opinione che esternasse.


 


 

"Immagina se io uscissi con una tipa. Ci conosciamo, ci innamoriamo e arriverà il momento. E quando scopre che io non ho esperienza che succede?" Chiese il biondino, con una voce alterata dall'insicurezza, apprezzava la limpidezza dell'altro, ma chiaramente i suoi timori erano ben radicati.


 


 

"Ma tu hai paura che la persona con cui accadrà, possa prenderti in giro per questo!?"


 


 

"Ovvio!" Confermò, guardando il moro con uno sguardo da capriolo bastonato.


 


 

"Guarda..Artù, se ho capito anche solo un po' come sei fatto, la persona con cui starai, la persona che ti prenderà la testa, il cuore, il corpo e la tua essenza più profonda, non potrebbe mai denigrarti per questo!" Sussurrò, picchiettandogli un dito sul petto, con il tono più sicuro del mondo.


 


 

"Lo credi?"


 


 

"Lo spero vivamente, che tu non finisca a letto con una persona che possa pensare che è un qualcosa per cui prenderti in giro e farti sentire strano!" Affermò Merlino, sorridendogli.
L'asino lo scrutò, come se lo stesse vedendo per la prima volta ma era ovvio che non fosse affatto così, perché si accorgeva sempre di lui, il suo amico, con quel suo modo di fare, la sua estrema e calda tenerezza ed empatia, quel bagliore che irradiava tutto ciò a cui si avvicinava.
Pendragon si sentiva così libero, non aveva mai espresso le sue paure a riguardo, in un modo tanto esplicito, fu meraviglioso perciò, parlare con quel ragazzo. Era vero che all'inizio c'erano stati quei pregiudizi odiosi, ma successivamente, gli aveva potuto confidare di tutto, non lo aveva mai più giudicato, Emrys era interessante, intelligente, anche se non pareva, profondo, aperto e comprensivo. Sempre. Artù se ne sentiva travolto, con progressiva irruenza, violenza. Tale emozione, indubbiamente infastidiva e spaventava a morte un lato di se, mentre l'altro se ne sarebbe rimasto beato, sotto o sopra, accanto ed ovunque potesse arrivare il suo calore ad accoglierlo.


 


 


"Ora... ti ho detto di essere anche io praticamente come te, perché è successo poche volte. Ma nonostante questo so, so per certo che l'esperienza non è tutto, è tutto solo se vuoi fare il porno attore. Ma se trovi un legame tanto forte, che coinvolge più piani della conoscenza e dell'attrazione tu, non potrai fare nulla di sbagliato. Ti verrà naturale!" Continuò il moro, sogghignando un po' con l'intenzione di spaccare a metà quell'inutile tensione e disagio. Ghignò prima in modo vagamente malizioso, per poi sfumare in un dolce sorriso.


 


 

"Sei un ragazzo molto sensibile, per quanto tu non voglia mostrarlo più apertamente, sei attento ai bisogni di chi ti sta vicino e questo è importante, sentire l'altra persona mentre...mentre...ora sono diventato io pudico, mi stai influenzando!" Si interruppe Merlino arrossendo, iniziando a giocherellare con le proprie mani, il vederlo improvvisamente timido, provocò una risatina nervosa al biondino.


 


 

"Molti, con tanta esperienza, dimenticano che si è in due. Dimenticano che se non vogliono sentire i bisogni, le voglie e i tempi dell'altro, farebbero prima a...fare da soli!" Continuò, solenne, tanto solenne da parere buffo.

Pendragon non rispose, non c'era nulla che potesse dire, o che sarebbe riuscito a pronunciare e si fermò, incatenandosi ai suoi occhi profondi, dalle ciglia lunghe, intensi. Appena una domanda continuava a sfrecciargli per la mente, quasi come fosse stato un mantra: Perché non si erano incontrati prima?

Non che fosse tardi per qualcosa, ma...in quel momento l'asino si chiese se fosse possibile conoscere una persona ed iniziare a sentirne la mancanza per tutto il periodo anteriore in cui quel qualcuno ancora non aveva fatto irruzione nella propria vita. Perché era proprio ciò che Artù provava in quell'esatto momento. Emrys gli era mancato per tutta la sua breve vita, ma adesso, adesso era li.

Ma forse avrebbe dovuto semplicemente smetterla di farsi tutte quelle pippe mentali e sforzarsi di staccargli gli occhi di dosso, piuttosto! Non era il caso di impazzire a quel modo!


 


 

"E poi, credo che dall'altra parte non dia affatto fastidio, è così tenero e prezioso essere la prima volta di qualcuno di cui sei innamorato...o anche solo che ti piace. Tipo un privilegio! Pensaci, sarebbe davvero la cosa più dolce del mondo!" Annunciò il moro, con voce esaltata, scuotendo le mani a destra e a manca.


 


 

"MA SEI UN ROMANTICONE!" Gridò il biondino prendendogli la testa con entrambe le mani e, nel burlarsi di lui, gliela fece oscillare come se fosse stato un pendolo. Lo aveva scambiato per un pastore tedesco misto ad un husky?
Merlino avrebbe voluto fargli notare che gli stava letteralmente staccando il collo, ma non riuscì a parlare, sembrava che quasi tutte le sue energie fossero concentrate a guardare il sorriso bellissimo, dai denti un po' storti, del ragazzo che aveva davanti. Il marziano strinse appena le mani di Pendragon, ancora ancorate sulle sue guance, aveva intenzione di levargliele, ma tutto ciò in cui riuscì, fu soltanto toccargliele. Inerme.
E poi Artù, con quello sguardo e quegli occhi enormi, con un taglio leggermente all'insù che lo accarezzavano, sempre, sempre più spesso nell'ultimo periodo. Iridi espressive. Troppo. Magari Emrys si sbagliava, probabilmente era perché, col fatto che avessero ottenuto un contratto in un'accademia privata, cominciavano a passare davvero molto tempo, loro due, insieme ed era inevitabile che accadesse...quello a cui non sapeva trovare una definizione.

La presa dell'altro sulle sue gote si allentò, pur non accennando affatto a porre fine a quel contatto. Anche il biondino iniziava a cercarlo, in quel modo...toccoso.


 


 

“Ma ti sei imbambolato? Non hai nessuna battutaccia da sputare fuori?" Chiese Pendragon con voce affabile per poi incominciare con estrema casualità, a muovere i propri pollici sulla pelle morbida del volto dell'amico, che aveva le mani poggiate ancora sulle sue. Erano carezze quelle? Carezze senza un motivo plausibile? Da parte dell'asino?
Il moro sentì il cuore accelerare per quello stupido sfiorarsi, lui avrebbe dovuto essere abituato a quegli approcci amichevoli...eppure...


 

I due presero ad osservarsi in maniera sempre più fervente, sfacciati, nonostante anche prima si stessero guardando e l'uno già possedeva l'attenzione dell'altro, c'era qualcosa di diverso, qualcosa che, con molte probabilità aveva iniziato a mutare da mesi ormai, ma cresceva così nascosta, da poter essere scorta solo una volta che si sarebbe resa estremamente evidente ed incontenibile. Poteva essere un problema, l'irrefrenabilità.


 

I loro occhi avevano cominciato a guizzare, famelici, desiderosi ed uno strano calore si impossessò del petto di Merlino. Deglutì a vuoto ed avvampò fin sulle orecchie. Che diamine erano quelle reazioni ai suoi sguardi, alle sue parole ed alla sua vicinanza, la sua pelle calda? Era Artù, solo Artù. Il suo amico e basta.


 


 

"Oh, ma di che ti vergogni? Ultimamente arrossisci spesso! O sbaglio?" Lo richiamò il biondino, intrappolandogli la testa nel gomito ed incominciando a sfregare sul capo, scompigliandogli così i capelli. Emrys se lo fece fare, senza troppe storie, lasciandosi sfuggire un sorriso di autocommiserazione per come stava iniziando a cambiare approccio con il suo amico, per come tutto stava mutando. Increscioso! Percepiva che ci fosse un continuo e strano scambio tra di loro, lui aveva acquisito più decenza, pur mantenendo intatta la propria schiettezza, mentre la testa di fagiolo si stava trovando sempre più confidente (anche troppo per i gusti del marziano) con il contatto fisico e con le esternazioni affettuose che non fossero le solite stereotipate robe virili e da super macho alfa.

Quando finalmente fu rilasciato, tornò a sedere composto, tentando di sistemarsi i boccoli sparati all'aria, proprio come se gli fosse esplosa una bomba sul viso, oppure come se fosse accaduto come in quei film comici degli anni trenta, in cui ai personaggi scoppiavano i sigari tra le labbra.


 


 

"Che dici se partissi eh, asino!? Stai tentando di distrarmi dalla nostra missione?" Bofonchiò, con l'intenzione di tornare normale.


 


 

"PARTIAMO! CE LA POSSO FARE!" Gridò Pendragon, fiero e ieratico. Guardò dritto davanti a se ed incominciò a salire, fermandosi nel punto più ripido della salita.


 


 

"E se non ce la faccio e scivoliamo giù?"


 


 

"Artù, esiste il freno, se scivolassimo giù!" Rispose il moro, fissando il cruscotto quasi senza battere ciglia.
Artù mise in pratica ciò che aveva visto fare all'amico, all'inizio si lasciò andare un paio di volte all'indietro, poiché aveva staccato troppo presto, ma sentiva di avere più controllo su di se e alla terza prova, riuscì finalmente a partire, con un enorme sorriso soddisfatto, quasi da orecchia ad orecchia. Cercò speranzoso lo sguardo del collega, con l'intento di trovarvi approvazione e fierezza, ma lui continuava ad osservare ininterrottamente pezzi di interno macchina, molto probabilmente iniziavano a sembrargli davvero affascinanti, a quanto pareva.


 


 

"Sono andato bene no?" Chiese il biondino, destandolo. Merlino alla buon ora si girò a guardarlo, il ragazzo era di profilo rispetto a lui, sorrideva gioioso come un bambino sull'altalena, gli occhi attenti sulla strada parevano quasi gialli a causa della luce calda del sole che gli sbatteva in faccia, lo avvolgeva, esaltava le sue fattezze e lo rendeva ancora più bello, se umanamente possibile.


 


 

"Porca puttana!" Esternò Emrys, non riuscendo a far rimanere per se quel rimprovero per aver pensato certe cose sul suo amico e quando si accorse di aver parlato per davvero, sbarrò gli occhi, schiaffandosi una mano su quella boccaccia farneticante. Si ok, ammirare le armonie di qualcuno era normale, ma il confine con l'ammirazione e l'attrazione era labile e forse il moro lo stava un tantino scavalcando. Forse.


 


 

"Ho fatto qualcosa di sbagliato? Sono andato bene dai! Che!?" Domandò Pendragon, non capendo a cosa fosse dovuta quell'esclamazione, visto che gli sembrava di aver fatto tutto abbastanza bene e di non aver messo in pericolo nessuno.


 


 

"Oh no, ehm si, ce l'hai fatta, vedi, avevo ragione!"


 


 

"Cos'era quel 'porca puttana'?" Insistette l'asino.


 


 

"Non ripetere le mie espressioni scurrili!" Lo sgridò il marziano, provocando una fragorosa risata ad Artù.


 


 

"Non so se ci hai fatto caso, ma non sono un bambino!" Gli fece notare, tra le risate e l'altro pensò fosse meglio piombare nel silenzio.

Il biondino guidò, accompagnando l'amico fino al bar e poco prima che il collega uscisse dall'auto parcheggiata, si decise finalmente a dirgli quello che desiderava proporgli.


 


 

“Senti Mirino, c'è questo teatro no... ogni tanto però mettono dei film cult e ho visto che danno 'Help'. Beh insomma ho notato che, mi pare, ti piacciano i Beatles e, sai non è il solito film biografico, ha una trama tutta sua, è molto meglio di 'A hard day's night' quindi non so perché sia meno conosciuto. Però...è demenziale, pensavo che...che potremmo andarci. Se ne hai voglia...cioè così è un'idea stupida...però ecco...se non hai di meglio...” Balbettò e Merlino sorrise appena, sollevato nel sentire che almeno quella cosa non era cambiata, Pendragon ancora si impappinava e vergognava a chiedergli di uscire, se fino ad un mese prima Emrys avrebbe desiderato che fosse più spigliato con lui, per quelle cose, in quel momento aveva invece davvero bisogno di un segnale che gli dicesse che tra di loro andava tutto come al solito, che non stava mutando nulla, perché percepiva proprio una strana sensazione che lo stava agitando abbastanza nel profondo.


 


 

“Ma certo che ne ho voglia! Se sei libero, io lo sono dopodomani sera, ok?” Rispose, con una mano già sulla maniglia dello sportello.


 


 

“Ok!” Confermò, nascondendo un sorriso elettrizzato e gioioso al solo pensiero. L'altro fece per aprire il portellone ed avviarsi a lavoro, ma la stretta di Artù attorno al suo braccio glielo impedì. Il moro si girò a guardarlo, che cosa aveva scordato adesso? Il cellulare? No, quello lo aveva in tasca... Avvampò, quando l'amico lo attirò a se, volendo lasciargli un bacio sulla guancia, in segno di saluto. Beh...lui lo faceva spesso, non c'era assolutamente alcun male se per una volta era il biondino a congedarlo con quel gesto. Eppure non riuscì nemmeno a sostenere il suo sguardo dopo che il tocco delle sua labbra sulla propria pelle, era ormai cessato e i loro volti erano tornati ad una distanza decente. Merlino mugolò un ciao strozzato dalla vergogna per tutte quelle attenzioni un po' troppo piacevoli, prima di uscire dall'autovettura, prendere la bici e scappare dentro il locale, dimenticandosi come un perfetto idiota, di richiudergli lo sportello.


 


 

_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_^_


 

Ciao!

Mi sto accorgendo che le cose che avevo piazzato negli appunti, convinta che potessero starci tutte in un solo capitolo, creano roba da una quarantina e passa di pagine, il che per me è seriamente indecente, quindi ne stanno venendo fuori più parti di quante ne ipotizzassi. Scusateh.

Spero di essermi mantenuta sul delicato. Shish.

Ringrazio chiunque legga, abbia salvato e recensito la storia.


 

A presto!

   
 
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