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Autore: Domenico De Ferraro    01/04/2021    1 recensioni
Primavera , porta la pasqua , improvviso da solo un mio swing trascinandomi nel desolato mattino in questa città in bilico sul mare , con il mio canto in bocca , con il mio cuore in frantumi. Le mie intuizioni prendono il volo , verso altri intendimenti si trasformano in vari versi saltellanti
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: Incompiuta
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PRIMAVERA  IMPROVVISAZIONI SWING
 
Primavera , porta la pasqua  , improvviso  da solo  un mio swing trascinandomi   nel desolato mattino  in questa città in bilico sul mare , con il mio canto in bocca , con il  mio   cuore in frantumi. Le  mie intuizioni  prendono  il volo , verso altri intendimenti   si  trasformano in  vari  versi saltellanti . Giungo   fuori la stazione ferroviaria  , gigantesca e tetra  dalle mascelle d’acciaio , dall’alito  fetido.  Con una bocca  bagnata  di vino tracannato , dentro cantine ,ove si consuma la vita ed il senso di se stessi.  Entro nell’ampia sala d’attesa in questa  domenica delle palme con il mio vestito di  versi  fatto su  misura da un  sarto dall’accento francese . In tasca ho un libro , nella testa , molti versi  felici , altri tristi come il tempo trascorso.
 
Il mio tempo è trascorso , con le mie poesie , con le mie canzoni zoppicanti per strade desolate , dirette in altri luoghi ed in altre cicliche dimensioni che riassumano  il sopravvivere  nella logica del creare.  Lo scrivere mi ha spinto  a  perseguire la verità come io lo immaginata o come appare  in quella sua perdurante  utopia  che avvelena l’animo mio,  avvelena l’aria che respiro. Sulle panchine seggono diversi vagabondi , immobili nel loro dolore e nell’ora desta scocca e rintocca il canto dei disperati .I vagabondi affamati  d’amore , mangiano   un tozzo di pane, in compagnia  di dolci canzone nella domenica delle palme.
 
Io viaggerò verso altre mete  
Nella freddezza dell’essere diverso
Nella morte che reclama l’amore
La musica   è  quella cosa che dovrebbe  rendermi vivo
Io mi trastullo nel mesto  canto primaverile
Tutto scorre
Sono solo,  ma non mi sento male
Le donne  ti  tradiscono  sempre  con   un altro più ricco
Il jazz , mi arricchisce  e vince i miei pregiudizi
Io vado oltre
Io canto il mio mondo
Mi fermo  per   un attimo,  incredulo  a guardare la sofferenza altrui.
Poi il  treno entra nella pancia della città   il quale  mi porterà lontano , verso quello che vorrei ,  verso altri  giorni   , coloranti  il mio dire ed il  mio coraggio , il mio ridere , il mio nome, il vivere e sapere di essere  un altro assai diverso.
Una signorina  mi saluta
Io rimango in ascolto in  quello che sento
Io sono il viandante
Questa  è la mia storia
Questo cartone , il mio giaciglio dove dormo
Questo è il mio corpo
Queste le mie scarpe
Questo il mio viaggio
Nella  redenzione si racchiudono i tanti respiri affannosi
Svanisce il viandante
E con lui svanisce questa scena in  questa storia.
 
Le albe dei disperati sono chiare , come l’aria gelida che entra dentro le ossa. Ed io aspetto , ancora il treno della libertà  che mi porterà oltre quello che credo  , in questa domenica delle palme.  Sono ancora qui a  sera , sotto la stazione dalle grandi mascelle , con il mio  corpo peloso , il mio   capo pelato. Morbidi sono i sogni e questa vita fugge via tra i miei  versi improvvisati , tra  le mie canzoni preferite , con la melodia  che rende il mio viaggio , un tragitto allegro  dentro  un vagone  di seconda classe . All’arrivo , alla mia meta  , trovo tanta  gente intorno a me , alcune   donne donano  il loro cuore   ai  loro  uomini  in  diversi momenti  , c’è  chi  corre a cavallo di un  manico di scopa, mentre c’è chi subito riparte   per  scoprire alfine che l’esistenza  è  breve  come il fiorire di un bocciolo di rosa selvatica . Finalmente è giunta la  primavera.
 
C’è gente di varie religione nei vagoni della metro. Attraversano la città come fosse il mare rosso  che ti congiunge  nell’immaginare altri mondi. Ora tutto continua  , come una corda tesa tra due versi , tra questa canzone ed il resto del mondo.
Ci si incontra nel viaggio , sotto la veste di  venere  in quel tenero ventre   che racchiude la verità desiderata.
 
Ho ascoltato le voci degli ultimi
Ho letto la Divina Commedia
Ho sfogliato il Decamerone
Poi mi sono lavato la faccia con acqua di mare
E nel silenzio mi sono arreso al senso di me stesso all’estremo tentativo di vivere una vita aldilà del bene e del male.
 
Quando avrò spento il mio intimo fuoco,  la cenere  rimarrà da sola.
Qualcuno mi dica dove andare in questa tormenta  di versi e tristi canzoni.
Chi mi prende per mano
Chi  urla il mio nome nel vuoto della storia
Chi prende la mia mano e mi dice ti amo
Io in preda ad una crisi di ansia   
Io a piedi  lungo il corso principale
Io alle quattro di mattino dopo aver bevuto  un po’ di vino
Con  tanta voglia di fuggire lontano.
Io  che non ho capito un accidente
Chi busserà  alla mia porta  di casa in questo trapasso
La festa sarà  domani ed io aspetto l’angelo benedetto
Tre colombe mi seggono sopra le gambe tubano tra loro.
Il colore rosso dei pensieri,  ruotano  intorno alla mia testa  
Tre colombe volano nel mio universo immaginario.
Sono tre idee ribelle.
Sono  le visioni  prodotte da questo vino che bevo in silenzio
Sono il tutto ed il resto di nulla
Sono la  mia poesia che prende piede
Ecco dove ho lasciato la mia anima  appesa su  quell’accento
Non mi dici  nulla ?
Sei uno scapestrato
Mi sono venduto l’anima al diavolo
Oh mio Dio ,  chiamate il curato
Chi corre a vedere
Chi cova vendetta
Chi dice sei bella
Io t’aspetto sotto casa
Con te vorrei andare  a Parigi
Io non viaggio con gli sconosciuti
Come dici io sono tuo marito
Io ti ho voluto bene
Mi scusi  mi  sa dire  se questa  è rue des mille ?
Io sono di Napoli
Di Napolììììì 
Che bella città  ci sono stata nel quarantatré
Ero militare ,mi portarono  in un  bordello  nei pressi di  Mergellina
Eh  dico dove vai ?
Io sono tua moglie
Non diciamo bugie
Lo so hanno, le gambe lunghe
Le mie sono più belle
Ed io arrossisco al sole di Mezzogiorno
Il gallo canta una ave Maria
Una sirena fa il bagno a Santa Lucia
Io dirigo il traffico
E tutto il resto è jazz
Primavera
Venere e vino 
Ritmo e rime ed altre improvvisazioni pasquali.
 
Giungerà  la morte ballando intorno al corpo del redentore ed  il canto si udirà  per città  e paesi in  lungo e in largo s’udirà  come portato dal vento che viene e va , vestendo  di malinconia questa vita che rincorsi in pigri pomeriggi ai limiti della ragione. Ed  il mio canto salirà  lentamente come fosse portato con mano dal signore del cielo e della terra  verso ogni uomo di buona volontà.  Voce s’udirà in ogni vicolo,  s’udirà  giù al porto dove scendono i viaggiatori dalle grandi navi.
Sono ad un passo dal cadere dentro una fossa
Sono un  cretino  che galleggia nel vuoto della sua storia
Sono questo ritmo jazz che mi mette i brividi addosso
Sono e non sono   il mio  improvvisare  
Vita di se  piena e cruenta , come questo canto innocente
Come le lacrime scese lungo la croce di legno di nostro signore.
Pecorelle pensieri ,sparse nel  gregge di un pastore
La danza del capro
La spaccata della pecora
Inni e canti , le pecore belano
Senza senso  , ballano intorno a me
Hehi  vuoi venire a giocare con me , con il  cane
Non ci vogliono venire ho da fare
Sei ancora arrabbiato con me
Io arrotolo il gomitolo dei miei racconti
Ho una  lunga scia di versi da mostrare
Una rima dentro un ritmo
Tante parole da cantare
Sono  stato a New Orleans
Ci sono stato con la mia poesia
Dopo essere  morto,  dopo essere risorto   
Improvvisazioni swing 
 
 
 
 
   
 
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