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Autore: MusicAddicted    02/04/2021    13 recensioni
Il problema, o almeno uno dei problemi principali fra Jessica e Killgrave, è che non si capiscono, non sanno com’è la vita dell’altro/a, non sanno com’è avere il potere dell’altro/a…
E se le cose cambiassero? Se loro cambiassero? Letteralmente!
Una fanfic follissima (?) che parte dall’episodio 1x7 ‘AKA Top Shelf Perverts’ e poi degenera!
Genere: Commedia, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jessica Jones, Kilgrave
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tuttiii, grazie mille per la vostra calorosa accglienza a questa mia ennesima pazzia.
Solo per stavolta (almeno credo, non lo so) , aggiornamento consecutivo ;)

 

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Capitolo I: When the question is: ‘how can the other do that?’
 



Jessica’s POV

Dannazione, sta succedendo davvero, non mi sono immaginata niente, non sto sognando e non sono nemmeno sbronza.
Ieri quando sono tornata a casa ho bevuto giusto quella mezza bottiglia di whisky, prima di dormire.
Appunto, non sono nemmeno un minimo sbronza.
A proposito di quello che mi sono bevuta stanotte… cazzo, la mia vescica… o meglio questa vescica, mi sta suggerendo che devo fare pipì.

 

Per fortuna o purtroppo conosco quel dannato damerino snob come le mie tasche, lui vuole sempre le comodità, ecco perchè so già che il bagno sarà dietro la porta che c’è più in fondo in questa camera da letto che sembra una suite.
Pure il bagno è degno di un principe, beh, non ti starà bene che adesso sei in quella bettola del mio appartamento, quanto a lungo ci resisterai?

A proposito di resistere… devo urgentemente fare pipì, solo… come?

Okay, alzare la tavola e stare in piedi, fin qui è facile. 

Mi abbasso i pantaloni e, oh, a quanto pare indosso dei boxer, grazie al cielo non viola, c’è già il pigiama che è color melazana.

A proposito di melanzana… cioè io davvero dovrei afferrare quel … coso, con le mani?
Lo faccio più che altro perché sento che se aspetto un solo secondo di più per pisciare esploderò.

Ma quando mi libero, provando un certo sollievo e cercando di mantenere la mira, mi rendo contro che è più difficile di quello che sembra.
È come reggere un tubo dell’acqua che è impazzito.
A fatica, ma poi capisco come governarlo.
Alla fine do pure un paio di scrollate.
Che resti fra me e me, ma in un certo senso è stato anche divertente.

Voi maschi avete un sacco di comodità.

Mi lavo le mani e do una sciacquata al viso… dannazione, com’è ispido, magari dopo cerco dove tiene il rasoio e provo a radermi.

Però non adesso, cazzo, ho cose più importanti da fare.
Deve avere il suo telefono da qualche parte, quello stesso telefono dove ogni mattina alle dieci in punto gli mandavo una mia cazzo di foto.

Schifoso pervertito!
Dove cazzo lo tieni il telefono?
Sul comodino non c’è, non l’hai nemmeno dimenticato in bagno, non è sulla scrivania, aspetta… dov’è quella giacca violissima che avevi ieri? Ah sì, eccola appoggiata sulla sedia.

Metto una mano nella tasca a sinistra e … bingo!

Lo chiamo subito, dovrà rispondere prima o poi, a costo di tormentarlo tutto il giorno.
Sento che la chiamata viene presa al quarto squillo 

“Ciao Jessica, meno male hai chiamato tu, stavo provando a farlo io, ma a furia di nascondermi da te fino alla mia memorabile dichiarazione io non ricordavo il mio numero e a quanto pare tu non lo hai salvato in rubrica,” mi accoglie la mia voce, pacata e contrariata allo stesso tempo.

“Non voglio avere un solo singolo dettaglio che mi ricordi te. Mi bastava già soltanto guardarmi allo specchio, figuriamoci quando lo faccio adesso!” abbaio acida.

“Può cambiare il corpo in cui ti trovi ma rimani sempre tagliente come sei, non è vero, Jessi?” ridacchia lui dall’altra parte… o dovrei dire lei, visto che ha la mia voce?

No lui, facciamo che Killgrave rimane sempre ‘lui’.
Cazzo, non ci capisco più niente, ma soprattutto, perchè lui non si sta agitando?

Ora glielo dico.

“Come cazzo fai a essere così calmo? Ti rendi conto in che situazione del cazzo siamo? Questa cosa non ha un fottuto minimo di senso e l’ultima cosa che mi serve per affrontarla è la tua cazzo di calma da cazzo di Inglese!” sbotto.

Come mi fa infuriare lui, non credo esista nient’altro.

“Jessi, Jessi.” ridacchia lui, cosa che mi innervosisce per due  motivi.

Il primo è che continua ad essere così fottutamente calmo.

Il secondo è che sa benissimo che quel nomignolo lo detesto.

“A dire il vero ora sei tu il ‘cazzo di Inglese’ e, mia cara, non stai suonando affatto calma! E poi non è gradevole sentirmi imprecare in quel modo così poco raffinato, tsk, tsk.”

“Fottiti!” ringhio, riattaccando.

No, un momento.
Ho appena detto: ‘“Fottiti!” con il potere di Killgrave a Killgrave che ora ha il mio corpo.
Oh cazzo, cazzo, cazzo.

Ricompongo febbrile il numero, sollevata quando lo sento rispondere al primo squillo.

 

Killgrave’s POV

In effetti, sono nel corpo di Jessica, nel sensuale, perfetto, impossibilmente sexy, eccitante corpo di Jessica e ancora non ho fatto nulla?

Mi sono rimbecillito tutto d’un tratto?

Sto giusto accarezzando le cosce percorrendole avanti e indietro per la loro infinita lunghezza, quando il cellulare di Jessica suona di nuovo.

E io so già chi è, per questo rispondo subito.

“Dim…”

“Non farlo, non farlo, non farlo!” mi interrompe lei, agitatissima. “Prima non intendevo quello che ho detto, quindi fermati subito.” chiarisce, un po’ più pacata, ma non ci conterei troppo.

“Jessica, non mi hai dato nessun comando, se è questo che temi.” la informo.

Lei ancora non lo sa.

“Oh beh, sì… vero, perché siamo al telefono, che stupida!”

Oh beh, no, non funzionerebbe nemmeno se me lo gridassi a due centimetri di distanza… ma avrai tempo per scoprirlo, cara mia.

“Non serve certo che tu me la comandi una cosa del genere perché io la faccia!” la provoco.

Provocare Jessica è fra le cose che più amo fare, anzi credo proprio sia il mio hobby preferito in assoluto.

“Non ti azzardare!” sbraita lei dal telefono.

“Oh, ma che belle mutandine nere di pizzo che indosso!”

“Smettila subito!” mi impone lei, invano.

Ah, ti piacerebbe comandarmi!

“Ahaha, ma io stavo solo bluffando!  Quindi ci ho preso…” le svelo il trucco e lei fa un mugugno che credo significhi che la cosa le sta bene, ma poi faccio l’azzardo e mi allargo gli shorts che ancora indosso. “Oh, ma che carine, coi fiocchetti ai lati!”

“Killgrave!” ringhia, furiosa, ma poi sembra calmarsi. “Puoi smetterla per un secondo di fare il bambino di dieci anni e cercare di parlare un po’ seriamente di questa cosa?”

Jessica, non hai idea di quanto mi facciano male certe tue frasi, di quanti ricordi rievochino. Del resto, non lo puoi sapere.

“Io sono nel tuo corpo, tu nel mio, io ho il tuo potere, tu hai il mio. E sono pressoché certo che lo scambio sia avvenuto a mezzanotte, dopo che abbiamo toccato quelle statuine, forse erano maledette, come tutta la casa.” le espongo la mia visione dei fatti.

“Ma guardati, poco più di otto ore che sei me e già ti atteggi a detective.” ridacchia lei.

“Almeno sono bravo?” le chiedo.

“Mi duole ammetterlo, ma sì, lo sei. Anche io penso che le cose siano andate così.”

“Io la guardo la TV, ci sono un sacco di film sull’argomento e queste cose succedono sempre a mezzanotte!”

Tre, due, uno…

“Dannatissimo idiota, ho detto che ne dovevamo parlare seriamente!” sbotta lei, come avevo già previsto e in più riattacca.

Poco male, posso chiamarla io più tardi, il numero me lo sono appena salvato.

Mi alzo dal letto anche perché non posso starmene tutto il giorno in pantaloncini.

Vado in bagno per usare il gabinetto e in un primo momento resto in piedi, poi mi ricordo che stavolta la cosa potrebbe giocare a mio sfavore.
Certo che sì, è decisamente più comodo fare la pipì da seduti.

Non nascondo che mi sto guardando i seni, li sto anche toccando, ma… senza Jessica non è la stessa cosa, nemmeno se ora sono lei.
Questo significa che vorrei fare delle cose a lei, che ora ha il mio corpo?
Per l’inferno maledetto, questi sono pensieri troppo complicati e contorti per essere mattino presto!

Mi lavo le mani, mi sciacquo anche il viso.
Certo che questi capelli...qualunque cosa faccia me li ritrovo sempre davanti al viso. Sono un po’ fastidiosi… devo fare qualcosa a riguardo, ma non ora.

Li pettino in qualche modo e torno in camera da letto.

Altro che calmo, sono bravo a recitare e Jessica forse è fin troppo credulona, ma la verità è che sono sconvolto da questa situazione, sono cose che accadono solo nei film!

Sarà il caso che mi vesta… coraggio Jessica, dimmi che non hai solo jeans consumati e T-shirt di qualità scadente o felpe kitch, perché il solo pensiero mi fa impazz…

Accidenti.
Volevo solo aprire l’armadio… e invece mi ritrovo con l’anta in mano… e la sento leggera come una piuma, tanto che ci palleggio un po’, tirandola in aria e riprendendola.
Oh, Jessica, il tuo è un potere meraviglioso.
L’appoggio in terra, il più delicatamente possibile, poi penserò al da farsi.
È evidente che non devo fare le cose quando mi sento arrabbiato, altrimenti non gestisco bene il potere.
Meraviglioso o no che sia, rivoglio il mio, so gestirlo con ogni stato d’animo.
Per l’inferno maledetto, Jessica come fa?

Alla fine la scelta nel guardaroba è molto esigua, mi accontento di un paio di jeans neri che stranamente non hanno strappi e di una maglietta bianca.

Esco dalla stanza e la prima cosa che sento è un forte odore di alcool.

Mi accorgo che vicino alla scrivania ci sono i cocci di una bottiglia di whisky vuota, probabilmente Jessica deve aver giocato a fare canestro, mancando clamorosamente la mira.

Oh, amore mio, è così che ti riduci ogni sera?
Non va bene.

Cerco di non pensarci per il momento e mi reco in quel cucinotto misero, aprendo il frigo, stando ben attento a dosarne la forza stavolta, e a farlo da calmo.
Niente ante divelte stavolta.

C’è del latte e aprendo armadi a casaccio trovo una scatola di cereali.

Non è giusto che io mi debba accontentare di queste cibarie da discount di quart’ordine mentre nella mia attuale casa probabilmente a Jessica staranno servendo ogni tipo di colazione continentale e…

Un’altra lezione importante per me stesso.

Non è consigliabile aprire nemmeno una cosa innocua come una scatola di cartone quando sono nervoso.

C’è una pioggia di cereali che non ha ancora finito di depositarsi sul pavimento.

Al diavolo, andrò fuori a fare colazione!

Solo che prima mi servono dei soldi. Vediamo…

Se conosco bene Jessica, e la conosco, lei non è certo da cassaforti o robe simili, è anzi più probabile che i soldi li tenga…

Mi avvicino come calamitato verso la scrivania, ci sono dei cassetti e non sono nemmeno chiusi a chiave.
Apro il secondo e … bingo! C’è una busta, probabilmente la ricompensa per una delle ultime sue indagini.

Conto i soldi, sono a sufficienza per quello che ho in mente.

 

Jessica’s POV

Sono ancora piuttosto innervosita dopo la telefonata con Killgrave, quando lascio la stanza, e non so quanto questo sia un bene.
Forse sono innervosita anche dal fatto che per forza di cose mi sono dovuta vestire con uno dei suoi sofisticati completi, meno male ne aveva uno anche blu, viola non lo metterei nemmeno se da quello dipendesse la mia vita! C’è già la camicia che è viola, mi basta e avanza.

 

“Buongiorno Mr. Killgrave, dormito bene?” mi accoglie una donna di mezza età, dai capelli rossi raccolti in un cucchetto, affiancata da un uomo alto e stempiato, probabilmente il marito e un adolescente sui quindici anni, deduco sia il loro figlio.

È inquietante quanto tutti e tre non la smettano di sorridermi.

Guardo l’orologio alla parete che indica le nove passate, se Killgrave è rientrato ieri sera, probabilmente deve aver parlato a queste persone prima di andare a dormire, poniamo che fossero le undici, undici e mezza… significa che sono ancora sotto l’influsso delle dodici ore di quel bastardo.

“Le abbiamo preparato la sua colazione preferita: quella Inglese!” mi informa il capofamiglia, con aria inorgoglita, indicando il tavolo da pranzo. “Bacon fritto, uova in camicia, toast imburrati, fagioli stufati, black pudding, funghi grigliati…” 

Se nomina anche solo un’altra fottuta pietanza, giuro che vomito sul pavimento.

“Le lucido un’altra volta le scarpe, Signore?” si offre il ragazzino, chinandosi davanti a me con un tovagliolo.

Basta, non sopporto più queste persone e le loro attenzioni soffocanti.

“Andate via!” esclamo, senza pensare troppo a quello che ho appena detto.

Vedo i tre abitanti della casa incamminarsi verso la porta e uscire come niente fosse, senza nemmeno prendere alcunché con loro.

 

Complimenti, Jessica, ottimo lavoro, stai cacciando delle persone dalla loro stessa casa.

Le rincorro sulle scale, prima che perda le loro tracce.

“Fermi!” dico e loro si immobilizzano come statue.

Dannazione, di male in peggio, ma Killgrave come ci riesce?

“No, okay, voglio dire, potete muovervi, ma non per andare via, semmai per rientrare. È casa vostra, se c’è un intruso, quello sono io.” spiego loro e finalmente li vedo fare quello che voglio, risalendo nel loro loft.

Entro anche io ma solo per prendere il cellulare che ho lasciato in camera, potrebbe servirmi.

“Ho approfittato fin troppo della vostra disponibilità, consideratevi liberi, non appena avrò lasciato questa abitazione.” spiego loro, che sembrano guardarmi piuttosto sollevati.

Sto per raggiungere la soglia, quando mi rendo conto che non posso lasciare le sue cose qui, potrebbero esserci indizi utili, prove che possono servirmi a incastrarlo, qualcosa che può aiutare Hope.

Solo che non ho alcuna voglia di mettermi a raccogliere tutto quanto, non sono nemmeno brava in questo genere di cose. Inoltre, tutto sommato, questa famiglia sembra così ben disposta ad aiutare…

Mi giro verso di loro, quando sono ancora sul pianerottolo, in attesa dell’ascensore.

“Non è che cortesemente potreste farmi trovare i bagagli con tutte le mie cose fuori dalla porta? Sarebbe una cosa molto gradita.” domando con una gentilezza che di solito non mi compete.

Il capofamiglia però non sembra più guardarmi con aria amichevole.

“Non faremo niente del genere e ora se ne vada una volta per tutte e ci lasci in pace!” bercia l’uomo in procinto di chiudere la porta.

Ma certo, ora capisco.

Ho detto che appena me ne sarei andata dalla loro casa loro si sarebbero di nuovo sentiti liberi. Tecnicamente essendo sul pianerottolo, ho lasciato la loro abitazione.
E quello che ho appena chiesto non era nella forma di un comando.

“Non così in fretta,” infilo rapida la scarpa nella porta, prima che la possa chiudere.

“Sarò di ritorno fra qualche ora, fatemi trovare tutte le mie cose in un borsone, fuori dalla porta.” ordino.

“Ma certo, Mr. Killgrave!” torna a sorridermi affabile l’uomo, prima di richiudere la porta.

È orribile quello che ho appena fatto.
Semplicemente orribile.
Tuttavia ho sentito una certa adrenalina.
Non mi piace. Questo potere dà alla testa.

 

Killgrave’s POV

Tutto sommato, me la sto cavando piuttosto bene.
Ho usato l'ascensore, senza spaccare il pulsante, ho aperto il portone senza romperlo e ora sto camminando per strada, tranquillo, senza dare nell’occhio.

 

Spero che non si presenti nessuna dannatissima situazione da eroe perché non ho affatto voglia di comportarmi da tale.

Non senza la mia Jessica.

A un certo punto incrocio una via dove c’è un edificio circondato da un muro che sarà almeno alto tre metri.
Non c’è nessuno nei paraggi e io ho un altro potere da sperimentare.
Inoltre, ho scarpe parecchio comode.
Comincio a capire perché Jessica si vesta così.

Non serve nemmeno che faccia leva sui miei piedi.
Faccio un salto in apparenza normale e in pochi secondi sono in cima a quel muro.
Fantastico!
Scendo con la stessa facilità con cui sono salito.
Chissà se anche Jessica si starà divertendo coi miei poteri.

Parli del sole ed ecco che risplende.
Suona il telefono ed è lei.

“Sì?”

“Killgrave, dobbiamo assolutamente vederci.”

Oh sì, mia cara, dobbiamo proprio.

“Stavo per dirtelo io. Io credo di essere nei pressi della casa stregata di ieri, vogliamo trovarci lì davanti?” le propongo.

“Mi sembra perfetto. Quindici minuti e sono lì.”

“Ah-ah. mia cara, ti ricordo che non puoi più saltare a destra e manca, procedi pure lentamente.” la punzecchio.

“Però posso farmi dare un passaggio da qualcuno se non trovo un taxi.” ribatte lei.

“Ah-ah, allora ammettilo che ti piace avere il mio potere!”

Per tutta risposta lei riattacca, ma a me la cosa diverte ancora di più.

In un modo o nell’altro entrambi arriviamo puntuali al nostro appuntamento.

Lei non indossa il completo che avevo ieri ma è comunque uno dei miei preferiti.
Quella camicia viola mi… le sta d'incanto e si è pure presa la briga di mettersi la cravatta. Impeccabilmente, devo dire.

“La smetti di guardarmi così?” rompe il silenzio fra noi lei, innervosita.

“Perché? Tu non mi stai osservando?” la metto in difficoltà, perché mi sono accorto eccome dei suoi sguardi.

“Il mio è un occhio analitico. Cercavo di capirci qualcosa, ma vedere te è ancora peggio… allora è successo davvero!” borbotta lei, mentre volgiamo lo sguardo verso le macerie.

Quando Jessica si gira di nuovo verso di me, c’è una luce diversa nel suo sguardo… o dovrei dire nel mio?
E quando sorrido in quel modo non c’è mai da stare tranquilli.

“Che ti prende?” le chiedo.

“Non pensavo saresti stato così ingenuo da presentarti,”

Ora lei sta addirittura sogghignando.

Se possibile, la trovo ancora più affascinante.

“Non è quello che mi hai chiesto tu?” mi acciglio.

“Appunto, chiesto. Ora però posso comandarti,” controbatte trionfante lei.

Oh, tesoro mio, stai per fare un’amara scoperta.

Recito la parte spaventata, giusto per potermi divertire di più dopo.

“Sta’ fermo immobile e non dire una parola.” ordina lei, con aria determinata.

All’inizio l’accontento, ma solo per qualche secondo.

“Naah, stare zitto e fermo non fa per me!” scrollo le spalle con aria annoiata.

L’espressione di Jessica è impagabile, mentre indietreggia.

“Ma che cazzo? Non è possibile, non sono passate dodici ore, cazzo, non sono passati nemmeno dodici secondi…” si morde il labbro, cercando di capirci qualcosa.

“Oooh, è vero, Jessi, non te l’ho detto ieri al commissariato, vero? Non ti posso più controllare, da quella notte che mi hai lasciato sotto l’autobus. Non ricordi come te ne sei andata, ignorando i miei comandi? Quello che hai fatto quella sera ha innescato qualcosa nel tuo cervellino e da allora sei diventata insensibile al fascino del mio controllo mentale.” la informo una volta per tutte.

“Tu… non mi puoi controllare più!” ripete lei, allibita.

 

“Ironico, vero? Il mio potere non funziona più su di te, ma…” e dicendolo con uno scatto rapido le serro la gola sollevandola da terra, con una sola mano. “Il tuo direi che funziona benissimo.” sogghigno.

Lei mi guarda spaventatissima.

“Ė così bello averti alla mia completa mercè. Potrei ucciderti come niente…”

Jessica ora è davvero terrorizzata.

“Se non fosse che ti amo,” preciso, rimettendola delicatamente a terra.

Non le lascio nemmeno il tempo di riprendersi e, stavolta, senza metterci troppa forza, la spingo contro il cancello, baciandola, chiedendo insistentemente accesso alla sua bocca… cioè alla mia.

Forse perchè è ancora molto confusa dalla situazione, ma quell’accesso me lo concede molto prima del previsto.
Ci baciamo per un po’, con la stessa intensità alla quale eravamo abituati.
Sarebbe più esatto dire che ci stiamo divorando a vicenda.
E Dio solo sa quanto mi era mancato tutto questo.

Jessica di colpo mi spinge via.

“Che cazzo t’è preso?” sbotta, stropicciandosi la bocca con le mani. “Cristo! Ė ancora più orribile essere baciati da... se stessi!”

“Quindi preferivi quando a baciarti ero io, nel mio corpo?” la provoco, ridacchiando.

“Non ho fottutamente detto questo!” ringhia, guardandomi furente. “E comunque non è servito a niente!”

“Come scusa?” la guardo confuso.

“Io sono ancora nel tuo corpo e tu nel mio. Se il modo per spezzare questo sortilegio è un bacio del vero amore siamo fottuti!” commenta lei.

“Beh, almeno da parte mia c’è,” mi imbroncio.

“Non certo da parte mia!” bercia lei.

“Non c’è bisogno di ribadire così aspramente il concetto!” alzo gli occhi.

“Con te c’è sempre bisogno!” ottiene l’ultima parola lei.

 

Hai solo bisogno di tempo, Jessica, io lo so, e poi cambierai idea su di me, su di noi.
 

“Allora, come sta andando?” le chiedo. “Come ti trovi nei miei panni?” 

“Le persone fanno davvero tutto quello che dici, ogni singola parola… stavo per sfrattare quella famiglia dalla loro stessa casa” mi fa ridere Jessica. “E tu nei miei panni come ti trovi?”

“Ho rotto l’anta del tuo armadio e… è meglio che non apra niente in stato nervoso!” le strappo un sorriso. 

“Non sai quanti mobili ho rotto a casa di Dorothy, i primi tempi,” ride lei. 

“Ti sistemerò tutto. O meglio, se tornassi lì con me sarebbe più facile fare sistemare tutto a qualcun altro.” le butto lì, come suggerimento.

“Scordatelo, non costringerò Malcolm a fare quei lavori!”

“Chi, il tossico? Ma io non mi riferivo a lui, pensavo più a ingaggiare un’impresa di pulizie e un falegname e poi … convincerli che li hai già pagati!”

Jessica sembra pensarci su e già questo mi diverte.

“No, non sarebbe giusto!” fa capolino la sua coscienza.

“Che progetti avevi per oggi?” la interrogo io.

“Beh, andare a ritirare le tue cose dove vivevi ora e starmene in un B&B da una stella,” annuncia lei, ma io aspetto solo che prosegua. “... convincendo il proprietario che lo avessi già pagato.” si arrende all’evidenza dei fatti.

Sto per dirle qualcosa, ma lei mi anticipa.

“‘Questo solo perchè devo ancora trovare in quale cazzo dei tuoi duecento completi firmati tieni dentro il portafogli!” sbotta lei.

“Ma certo. E, dimmi, come l’hai chiesto ai McCarthy di impacchettare tutte le mie cose?” le domando.

“A chi?!” mi guarda stranita Jessica.

“La famiglia che mi ospitava. Oh, andiamo, che sgarbata, non ti sei nemmeno presa la briga di sapere come si chiamassero!”

“Non venirmi a parlare di cortesia. Hai ridotto il loro figlio minorenne a farti da lustrascarpe!” ribatte lei con un tono d’accusa.

“Ma almeno io so il suo nome: Charley!”

Jessica mi guarda come se volesse che esplodessi, ma per me significa solo che questa diatriba verbale me la sono aggiudicata io.

Anzi, no, la mia vittoria è incompleta, lei non mi ha ancora risposto.

“Non mi hai ancora detto come li hai convinti a fare ciò che volevi.” insisto.

“Ultime notizie, psicopatico maniaco del controllo, non servono sempre  metodi estremi, a volte basta solo parlare alla gente, mostrarsi un po’ affabili e…”

“Allora, Jessica, come?” la metto alle strette con aria sorniona.

“Ha fottutamente ignorato le mie gentili richieste e allora gliel’ho dovuto ordinare!” ammette lei, sconfitta.

Vittoria su tutti i fronti.

“Facciamo che quando riesco a trovare il tuo portafoglio te lo porto e paghi impresa di pulizie e falegname come si meritano.” propone lei. “Lo so che non sono soldi onesti, ma almeno voglio sperare tu li abbia spillati a un fottuto riccastro!”

Quanto mi conosce bene.

 

“Quindi, ci rivediamo domani…” fa per andare via lei, ma io la fermo, trattenendola per un braccio, senza forza.

Non vorrei certo ritrovarmi con un suo braccio staccato come è successo con la sua anta.

Lei mi guarda interrogativa, senza parlare.

“Vuoi davvero andare in quel B&B scadente?”

“E dove altro dovrei andare? Che torni dai McCosi è fuori discussione!”

“McCarthy,” la correggo io.

“Sì, loro!” sbuffa lei. “Stare nel mio appartamento, con queste sembianze, è fuori discussione…”

“Io ce l’avrei un’alternativa…” ammicco, misterioso.

TBC

Se conoscete la prima stagione, forse potete capire a cosa si riferisca Killy ;)

Spero continui a piacervi,  questa storia comincia ad allungarsi a tradimento, pensavo che questa sarebbe stata solo la parte iniziale del capitolo e invece a momenti arrivo a quattromila parole ^^’

Vorrà dire che quello che pensavo che avrei scritto lo troverete nel prossimo, forse.

Solo che al momento la fermo qui, faccio il giro degli aggiornamenti (c’è pure una challenge pasquale che mi sta chiamando peggio delle sirene con Ulisse) e poi la riprendo ^^’

Se nel frattempo vi va di dirmi che ne pensate mi fate solo felice <3
 

Buonanotte… e buona Pasqua!

   
 
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