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Autore: Marti Lestrange    02/04/2021    1 recensioni
Raccolta più o meno omogenea di racconti che nasce in occasione di una drabble night, e che prosegue in una challenge mensile, entrambe organizzate da Gaia Bessie su rispettivi gruppi Facebook, ma che rimane aperta a nuove aggiunte, nuovi tasselli e nuovi stralci.
T. e J. ne sono i protagonisti, ma nemmeno io che li ho scritti (che li scrivo) li conosco, non fino in fondo — so solo che rimarranno con me ancora per un po’, almeno finché non riuscirò a lasciarli andare. Il titolo è ispirato agli omonimi “Notturni” di Fryderyk Chopin.
[ dal testo: Anche io ricorderò tutto, ricorderò ciò che è accaduto dietro le porte chiuse, in letti sfatti, sotto luci accecanti; ricorderò ciò che è accaduto mentre nessuno guardava, quando mi parlavi sottovoce e arricciavi il naso; ricorderò le tue mani grandi su di me, quando mi chiedevi di tenerti stretto. ]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Storia nata per la challenge “Apri le challenge” indetta da Gaia Bessie su Facebook.

 

T. e J. sono tornati e questa volta li ho calati in una veste “nuova” e “diversa”. Mi rendo conto che questa storia molto probabilmente ha poco senso, ma può essere vista come il frutto amaro di ogni guerra, e di ogni amore (per quanto complicato, e a tratti surreale) messo a dura prova da essa. Grazie a chiunque si fermi per una lettura.

 

NB: il prompt è della giornata di ieri, ma io lo posto oggi perché ieri non ero in grado di intendere e di volere.

 


 



notturni.
parte terza

 

GIORNO 1:

 “L’amavo senza averlo conosciuto | Fuori di te nessuno lo ricordava.”
— Eugenio Montale, ‘Satura. 1962—1970’

 

 

[J.]

L'amavo senza averlo conosciuto. Il mio era un amore d’apparenza, me ne rendo conto. Era forse un amore di carta, relegato in una fotografia, confinato in una cornice dorata sbiadita dagli anni, puzzolente di muffa e ricordi e dolori, infestato da antichi fantasmi fatti di sofferenza e rimpianti, circoscritto in un seppia spento poco prima che le luci dell’alba ne illuminino i bordi. 

 

L'amavo senza averlo conosciuto. Amavo i suoi capelli con la riga di lato, amavo la sua divisa seria, amavo le sue labbra piene ma strette, tirate senza un sorriso, amavo le sue mani unite, le dita affusolate intrecciate, mentre le braccia gli ricadevano composte in grembo, le gambe perfettamente allineate mentre sedeva su una sedia scomoda, mentre posava per quell’ultimo scatto. 

 

L'amavo senza averlo conosciuto. Lo so. 

«Lo so», ti ho detto quel giorno, mentre sedevamo insieme nel salotto della vostra casa di famiglia, e quella fotografia ci occhieggiava da una mensola.

«Lo sai ma non ti importa», mi hai detto, paziente come sei sempre stato in tutto questo tempo sospeso, da buon fratello, anche tu in attesa di lui. 

«Lo so ma non mi importa.»

«E ti basta?» Ti basta amare l’immagine dell’amore?, è questo che volevi aggiungere? Ti basta un banale accontentarsi, una vuota speranza e un miraggio, una promessa mai mantenuta, un ritorno perduto per sempre, un forse che puzza di maledizione? 

 

«Non tornerà», hai aggiunto. «Lo sai.»

Era una domanda? Me lo hai chiesto o hai assunto che lo sapessi? 

«Lo so.»

 

Fuori di te nessuno lo ricordava. O almeno così credeva. 

“Fuori di te nessuno mi ricorderà, fratello”, così ha scritto sul retro di quella fotografia prima di partire. 

 

Fuori di te nessuno lo ricordava.

No. 

Non solo te.

Anche io.

 



Molto probabilmente la raccolta si arricchirà di nuovi racconti, in occasione della challenge di Gaia. Quindi potremmo rivederci molto presto. Se vi va di partecipare, cercate Gaia Ferro su Facebook.

   
 
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