Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: PerseoeAndromeda    02/04/2021    1 recensioni
[Fanfic scritta per la Battleship Weekend Challenge del gruppo Facebook Hurt/Comfort Italia – Fanart and Fanfiction]
La mente non risponde più, davanti agli occhi solo nebbia, il mondo intorno si fa nero e i volti mostruosi dei titani, con le fauci intrise di sangue e affondate in pezzi di carne umana, prendono ad oscillargli davanti, nelle orecchie risuonano urla, pianti, richieste di aiuto che lo fanno sentire impotente.
Non è più con i suoi compagni, ma solo in quel nulla di morte, circondato da mostri e dolore.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Armin Arlart, Eren Jaeger, Jean Kirshtein, Mikasa Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Fanfic scritta per la Battleship Weekend Challenge del gruppo Facebook Hurt/Comfort Italia – Fanart and Fanfiction
 
Autrice: PerseoeAndromeda, Heather-chan
Fandom: Attack on Titan
Prompt: Un personaggio è in stato catatonico in seguito a un trauma
Titolo: Inutile
Personaggi: Armin e compagni
Genere: Hurt/Comfort, introspettivo, angst
Rating: giallo
Note: l’idea è quella che questo missing moment vada inserito in qualche punto della prima stagione e dei primi numeri del manga. Rimango ancora sul vago, perché devo studiare ancora bene per sentirmi sicura e precisa sulla scansione temporale e il rischio di commettere errori e incoerenze è dietro l’angolo XD
 
INUTILE
 
Gli succede tanto spesso che giunge ad odiare se stesso, ma non è una novità.
Di colpo si blocca, non vede più nulla, non sente niente, rimane come uno stupido a fissare il vuoto e a tremare, mentre intorno lo chiamano senza che lui mostri il minimo segno di comprensione o presenza a se stesso.
La cosa assurda è che non gli succede nel bel mezzo della battaglia, non più. Da quando ha visto Eren inghiottito dal gigante per salvare lui, da quando in seguito a quell’evento lui si è ritrovato su quel tetto a piangere e tremare senza essere neanche in grado di scappare o muoversi, si è ripromesso che prima di crollare di nuovo in un momento simile, avrebbe commesso una follia, mettendosi nel pericolo più grande pur di non sentirsi di nuovo un fallito.
Non gli è più successo, no, non durante la battaglia o gli attacchi dei titani.
Ma quando il pericolo passa, quando la calma torna, vengono contati i morti e si respira l’odore del sangue, quando si può riposare, rapiti dal sonno, e le visioni e i ricordi giungono a visitare i sogni, allora non può farne a meno.
E non solo nel sonno.
Anche in momenti come quello, in cui sta parlando con i compagni, mentre con loro discute di ciò che è successo e di come evitare danni maggiori, ecco che accade.
La mente non risponde più, davanti agli occhi solo nebbia, il mondo intorno si fa nero e i volti mostruosi dei titani, con le fauci intrise di sangue e affondate in pezzi di carne umana, prendono ad oscillargli davanti, nelle orecchie risuonano urla, pianti, richieste di aiuto che lo fanno sentire impotente.
Non è più con i suoi compagni, ma solo in quel nulla di morte, circondato da mostri e dolore.
«Armin…».
«Armin… che ti succede?».
«Ma che cos’ha?».
Eren… Mikasa… Jean…
Da dove vengono le loro voci?
Sono lontane… forse sono dentro ai titani, forse sono tutti titani e più niente è come sembra.
Scuote il capo, geme.
Un tocco sul viso lo fa sobbalzare, cerca di ritrarsi, ma viene trattenuto per le braccia.
Dibattersi non serve, sono in tanti a tenerlo, a toccarlo.
Lo uccideranno, lo faranno a pezzi, lo… lo mangeranno.
Come quella volta non riesce a fare nulla, rimane lì fermo, ad aspettare di morire, gli occhi sgranati sul mostro e questa volta non arriverà Eren a salvarlo.
Non deve arrivare, non deve venire mangiato al suo posto, non di nuovo!
«Armin!».
Il tocco sul volto si fa deciso, sono due mani, caldissime e forti.
Sussulta e piange, ancora non vede nulla, ma la nebbia davanti ai suoi occhi comincia a dissolversi.
«Va tutto bene adesso, calmati».
«E-ren…».
Un’altra mano tra i capelli che lo accarezza e altre voci che si fanno strada nell’orrore, voci belle, amate…
«Non sta succedendo niente».
«È solo la tua immaginazione, è un sogno, stiamo tutti bene».
«Mi-Mikasa… Jean…».
Sente le gambe tremare, non lo reggono più e cade, si sente precipitare nel vuoto, finché non viene raccolto da un abbraccio accogliente.
Trema più forte, viene scosso da nuovi singhiozzi, serra forte le palpebre e, quando le riapre, non c’è più nebbia, niente morte e niente sangue.
Ci sono gli occhi verdi di Eren che lo guardano, pieni di ansia, ci sono le braccia di Jean, in ginocchio, che gli ha impedito di cadere accogliendolo contro di sé, c’è Mikasa che gli accarezza la guancia.
«Cosa…».
Vorrebbe parlare, gridare: cosa è successo? Cosa ho fatto? Perché sono stato di nuovo così debole e inutile?
Non esce niente, solo flebili sillabe appena sussurrate, un unico mormorio, pieno di sconfitta, mentre Eren gli stringe la mano:
«Mi dispiace… non accadrà più… sto bene adesso».
E se accadrà, farà in modo di fuggire, più lontano possibile, perché nessuno di loro dovrà preoccuparsi per lui, mai più.
   
 
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